Abbiamo da poco cominciato a parlare dell'idealismo e abbiamo visto il primo filosofo che in un certo senso è il fondatore di questa corrente, cioè Fichte. Oggi però iniziamo ad allargare il campo perché affrontiamo quello che è considerato il più importante filosofo idealista, sicuramente quello che ha avuto il maggior successo e che ha segnato nel bene e nel male la filosofia dell'Ottocento. Il suo nome è Hegel.
Andiamo a cominciare. allora Hegel è un nome che avrete sentito nominare molte volte perché è uno di quei filosofi che nel corso degli studi dalla terza alla quarta si cita parecchio un po'come Kant e quindi quando lo si inizia a fare veramente si è un po'già preso preparati e psicologicamente ad affrontare questo filosofo, ma vedrete che Hegel è uno dei filosofi che non si cita solo prima di farlo, lo si cita molto anche dopo, perché tutti i filosofi che faremo da qui in poi, almeno per qualche mese, tendono a fare un tenteranno in un modo o nell'altro di rispondere a Hegel, ispirandosi a lui, modificando alcuni tratti del suo pensiero e a volte criticandolo anche in maniera molto dura, segno che questo filosofo tedesco ha lasciato sicuramente un segno fortissimo sulla filosofia dell'Ottocento. Intanto come al solito diamo qualche coordinata cronologica, Hegel nasce nel 1770, muore nel 1831, ancora relativamente giovane, probabilmente di colera. Chiaramente il momento clou del suo percorso accademico e filosofico sono i primi decenni dell'Ottocento, quando d'altronde la filosofia idealistica sta iniziando a prendere piede prima in Germania e poi anche nel resto d'Europa.
E in effetti quando muore, come vi dicevo, probabilmente di colera, Hegel è il filosofo più rispettato, più letto e forse più ammirato di tutto il mondo, almeno delle persone che non sono stati ammissibili. dell'Europa che all'epoca voleva dire quasi tutto il mondo e questo certamente lascia una profonda impressione sui suoi contemporanei che come vi dicevo dovranno gioco forza fare i conti con lui. Hegel è nativo di Stoccarda in Germania ovviamente, anche se nasce prima dell'unità tedesca e muore anche prima dell'unità tedesca e studia all'università Tubinga.
Questo periodo universitario è abbastanza importante perché... Durante l'università Hegel conosce due personaggi che avranno una certa influenza nella sua formazione e che sono da un lato Schelling, un filosofo, e dall'altro Hodelin, un poeta. Schelling è un filosofo idealista, è il secondo della grande triade idealista composta appunto da Fichte, poi c'è Schelling e poi c'è Hegel.
E'un filosofo che in realtà è successo prima di Hegel, quando Hegel deve ancora diventare famoso, Schelling lo è già. E anzi, Schelling... fa anche un po'pena leggere la sua biografia perché fu proprio scalzato dall'ex amico Hegel che ebbe per lui parole anche abbastanza brusche, potremmo dire così, ma le vedremo perché ne parleremo. L'altro è Holderlin che è un poeta famoso e importante all'interno del romanticismo tedesco e che anche lui in questi anni giovani li si sta andando formando.
E'segno che Hegel vive sicuramente in un ambiente abbastanza vivace, vivace... sia dal punto di vista culturale ma anche dal punto di vista degli interessi politici, perché Hegel e i suoi compagni frequentano l'università proprio negli anni in cui in Germania iniziano ad arrivare le notizie della rivoluzione francese, vi ricordo 1789 scopre la rivoluzione e Hegel ha 19 anni in quell'anno. e inizialmente questi giovani studenti tedeschi accolgono queste notizie provenienti dalla Francia con grande entusiasmo, ne sono talmente presi e talmente infervorati da addirittura piantare un albero della libertà.
libertà a Tubinga, l'albero della libertà era un simbolo rivoluzionario tipico molto usato in quegli anni. Hegel poi lo vedremo dal punto di vista politico, cambierà idea nel corso del tempo, invecchiando, ammorbidirà molto i suoi entusiasmi giovanili, anzi si farà molto conservatore. fin troppo forse conservatore, ma diciamo una certa ammirazione per la rivoluzione francese e in particolare per Napoleone rimarrà per tutta la sua vita, infatti parleremo anche di Napoleone. È famosa una pagina che Hegel dedica proprio in questi anni giovanili all'imperatore francese. quando nel 1806 Napoleone arriva a Iena in Germania, Hegel è proprio tra la folla che lo saluta e lo accoglie in città e la pagina appunto del filosofo saluta in maniera entusiastica questo grande uomo E quindi simbolo appunto di questa ammirazione che durerà nel tempo.
Dopo la laurea inizia a peregrinare un po'per la zona, per l'area tedesca, perché si stabilisce prima Berna, in Svizzera, dove lavora come precettore. passa a Francoforte, poi a Iena e fino a quando suo padre non muore, non gli lascia in eredità una piccola somma di denaro che gli permette di pubblicare finalmente, dopo aver scritto alcuni scritti negli anni precedenti, di pubblicare. la sua prima vera opera filosofica che si intitola Differenza dei sistemi filosofici di Fichte e Schelling.
Questa prima opera gli consente dopo qualche anno di ottenere una prima cattedra come insegnante di filosofia all'università. Tra il 1808 e il 1816 poi lavora a Nuremberg come direttore del ginnasio locale, una sorta di preside potremmo dire. Rimane lì qualche anno, dopodiché ottiene la cattedra all'università di Heidelberg e infine il trasferimento a Berlino. Berlino, in quella che in quel momento siamo appunto verso gli anni 20-30 dell'Ottocento, è la cattedra di filosofia più importante di tutta la Germania perché Berlino è la capitale della Prussia e la Prussia ormai è l'astronascente della politica e della cultura tedesca, proprio mentre a Berlino insegna, diventa celebre, famoso e però anche muore appunto come vi dicevano in 1831. In vita scrive e pubblica diverse opere, in genere si distingue un primo periodo giovanile.
caratterizzato da un interesse religioso, politico e un secondo periodo, invece quello maturo, contrassegnato da un interesse storico politico. Noi ci concentreremo solo su questo secondo periodo di scritti giovanili, non abbiamo qui il tempo di approfondirli, per chi vuole, sui libri di testo si trovano qualche pagina dedicata anche ad essi. Più importante, però più rilevante, è quanto viene scritto da Hegel nella fase matura. Tale molte opere ne segnalo due, che sono quelle che studieremo a profondità. La prima sono i due capolavori.
La prima è la Fenomenologia dello Spirito, ripeto, Fenomenologia dello Spirito, a suo tempo spiegheremo il significato di questo titolo, che è datata a 1807. La seconda grande opera che... è praticamente il sunto di tutte le idee di Hegel, il compendio della sua stessa filosofia è l'Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, datata invece 1817. Questo per dire molto velocemente della vita di questo grande e importante filosofo. Ora, ci sarebbero molti modi in cui potremmo affrontare la sua filosofia, perché Hegel è un filosofo sistematico che ha scritto molto e che si può raccontare da diversi approcci. L'approccio che però a me sembra più efficace e che utilizzo di solito almeno da qualche anno a questa parte è quello di presentare prima quelli che potremmo chiamare i capisaldi del sistema hegeliano, cioè le basi, le fondamenta della sua filosofia e poi dopo aver capito bene queste basi passare ad affrontare le sue opere filosofiche.
appunto Hegel è un filosofo al suo interno molto coerente, cioè una volta ha capito l'impianto generale del suo pensiero, i tasselli ulteriori si vanno a incastrare benissimo all'interno di queste basi già predisposte. Quindi mi pare che sia più corretto e didatticamente più efficace l'approccio che in fondo è suggerito dalla Bagnano, che è un classico libro di filosofia, quello cioè di andare prima al nozzolo delle questioni, presentare le idee di fondo di Hegel e poi spiegarle meglio, approfondirle meglio nella fenomenologia dello spirito e nell'enciclopedia delle scienze filosofiche. Quindi oggi ci dedicheremo, ripeto, a questi capisaldi, a queste basi. volta farò un video apposito per presentarvi la dialettica che può essere considerata un'altra di queste basi ma meglio trattarla a sé perché è sicuramente una legge decisiva di cui parleremo molto e parlerete molto a lungo anche nei prossimi mesi e poi vedremo la fenomenologia da un lato e l'enciclopedia dall'altro. Allora io direi che oggi ci possiamo concentrare su tre tesi fondamentali, su tre cardini di questo sistema.
Una volta che noi avremo capito bene bene questi tre elementi, secondo me saremo già a buon punto per affrontare proficuamente l'analisi del pensiero di Hegel. Il primo di questi punti, ed è un punto che si collega benissimo con l'idealismo in generale e con le idee romantiche, riguarda il rapporto tra finito e infinito. Infatti, il finito non ha una sua consistenza ontologica, cioè il finito di fatto non esiste in sé.
Il finito esiste solo in quanto parte di un infinito più grande che lo comprende. Cioè, detti in altri termini, tutto ciò che ci circonda e che a noi pare esistere e che ovviamente ci appare come finito, come limitato, un uomo è limitato nello spazio e nel tempo, una casa è limitata nello spazio e nel tempo, una tazza è limitata nello spazio e nel tempo, ebbene tutto questo non è veramente esistente di per sé, autonomamente. È più che altro, nell'ottica hegeliana, la faccia parziale di un organismo più grande, di un tutto. di un intero che lo comprende. Ripeto, il finito è non è altro che una manifestazione parziale dell'infinito.
C'è il tutto, c'è l'infinito, che poi a noi si mostra con una sua piccola faccia. D'altronde, sfruttando una frase celebre di Hegel, il vero è l'intero. Cioè solo l'intero, il tutto, la totalità, l'infinito ha senso. Solo l'infinito esiste realmente.
Il finito è una sua piccola parte, una sua faccia, come un grande prisma, un grande dado, se volete, i dadi dei giochi di ruolo con 32 facce, ma facciamo miliardi di facce, infinite facce, tutte finite ovviamente, ma la somma di infinite facce finite compone l'infinito ovviamente, quindi l'infinito è la somma di tante parti, infinite parti finite e da Però la verità dove sta? La verità non sta nella parte finita, nella sua piccola manifestazione parziale e limitata, la verità sta nel dado, nel tutto, nell'intero appunto. E qua già iniziamo a vedere che siamo su una prospettiva nuova rispetto all'illuminismo, perché l'illuminismo aveva esaltato invece il limite, aveva esaltato il finito, il limite in campo politico, limitare i poteri del sovrano, il limite in campo conoscitivo. Vi ricordate quanto… quando diceva che l'uomo può conoscere solo fino a un certo punto, solo la realtà fenomenica e mai andare oltre, non può mai parlare del tutto e così via, Hegel è all'esatto opposto, è agli antipoli, perché per Hegel l'infinito è l'unica cosa che davvero esiste e più che richiamarsi quindi a Kant e agli illuministi che anzi criticherà fortissimamente, qua c'è già un richiamo a qualcuno che abbiamo fatto quest'anno in filosofia a Spinoza, se vi ricordate perché anche Spinoza aveva parlato dell'infinito.
che poi si manifestava in forme finite nel mondo. A proposito di Spinoza, conviene però proprio subito fare una distinzione, perché è vero che anche Spinoza aveva parlato di Dio, dell'assoluto e l'aveva definito infinito, e aveva detto poi che questo infinito si manifesta nei modi, vi ricordate, tramite gli attributi, in forme finite, cioè ad esempio nelle cose che compongono il nostro mondo, che però... hanno senso solo in quanto parti dell'infinito, parti di Dio, parti della sostanza. Questo era Spinoza.
Hegel si richiama in parte a questa concezione spinoziana che ha anticipato molto dell'idealismo, però c'è una importante differenza tra i due. La differenza è questa, per Spinoza Dio, l'assoluto, la natura, era un ente immobile, possiamo dire, eterno e immobile. non soggetto al divenire, c'era la natura che poi si manifestava, le cose finite divenivano, cambiavano, ma la sostanza era immobile, immutabile.
L'assoluto di Hegel invece non è immobile, l'assoluto di Hegel si muove, cioè meglio ancora è soggetto al divenire, sta compiendo un percorso di realizzazione, sta camminando verso una certa direzione. Questo è fondamentale, perché questo, come vedremo, ha un ruolo nella storia, ha un ruolo in tutta la realtà che ci circonda. L'assoluto hegeliano non sta fermo. L'assoluto hegeliano diviene, cambia, cambia secondo una legge, non cambia a caso e ne parleremo, però cambia. Ovviamente questo significa che tutto il panteismo hegeliano è un panteismo in divenire.
Dio è tutto, Dio è in tutte le cose, perché tutte le cose sono Dio, però questo Dio muta, cambia e tanto vale non chiamarlo neppure Dio, tanto vale chiamarlo assoluto a questo punto. capite? attenti eh panteismo l'abbiamo detto l'abbiamo detto mille volte dovreste aver chiaro cos'è il panteismo il panteismo è quella con te La situazione filosofica che vede Dio in ogni cosa, per cui Dio è presente nel mondo e si confonde con il mondo.
Ora, quando abbiamo detto con Hegel che il finito è una parte dell'infinito, stiamo dicendo, abbiamo detto, che io essere finito sono una parte dell'assoluto, che io essere finito non esisto come sostanza autonoma. esiste solo come manifestazione parziale dell'assoluto. Idem per la tazza. La nostra amica tazza è una manifestazione parziale dell'assoluto.
Ok? E quindi è l'assoluto. È una faccia del dado, no?
questo grandissimo dado ha miliardi di facce, infinite facce, il dado è l'assoluto, le facce siamo noi, quindi è un panteismo ovviamente, ma è un panteismo che cambia perché il dado sta cambiando, sta mutando nel tempo e sta mutando secondo una legge che scopriremo. Infine, ultima cosa per passare all'altro, è anche per questo motivo che Hegel preferisce non usare il termine sostanza per parlare dell'assoluto, vi ricordate che Spinoza aveva parlato sempre di sostanza, Dio era la sostanza. sostanza, la natura era la sostanza, aveva definito la sostanza in un certo modo, eccetera. Hegel non usa il termine sostanza perché ritiene che il termine sostanza dia un'idea di immobilità, appunto. La sostanza è, insieme alle caratteristiche immobili di una cosa che sempre ci sono e mai non potranno scomparire, capite?
Non dà l'idea del divenire. E allora Hegel, appunto, preferisce altri termini, parla di assoluto, parla di infinito, con la I maiuscola. vedremo che parlerà anche di ragione, insomma userà vari termini, però in genere assoluto, ma in sostanza.
Questo era il primo caposaldo, la prima colonna su cui costruiremo il nostro edificio, passiamo alla seconda, ne vedremo tra oggi, la seconda riguarda il rapporto invece tra ragione e realtà, che viene ben espresso da un famoso aforisma di Hegel, Hegel è uno che sa scrivere e ogni tanto sforna delle frasi molto incisive. Questo secondo aforismo, anche questo celeberrimo da ricordare assolutamente, dice questo, ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale. Sembra un gioco di parole ma non lo è.
Lo ripeto, ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è... razionale. Cosa significa?
Significa che l'assoluto che muta nel tempo, che cambia nel tempo e che si mostra nel mondo in modi diversi e finiti, non cambia nel tempo secondo una legge completamente casuale. ma cambia nel tempo secondo ragione, cioè il suo divenire e in generale tutta la realtà è guidata dalla ragione. Ciò che è reale è razionale, cioè ciò che esiste, ciò che è reale, ciò che contraddistingue la nostra realtà è perfettamente razionale. Egli è convinto che il mondo, l'universo, l'assoluto non seguano il caso.
siano frutto del caso, ma siano frutto piuttosto di una legge, di un progetto, di un ordine che è stato deciso, non da Dio, perché quando parlo di progetto, ordine, sembra che io stia parlando della provvidenza divina cristiana che plasma le cose e fa realizzare i progetti di Dio sul nostro mondo, sì e no, perché è vero che c'è un richiamo a questo concetto provvidenziale, la filosofia di Hegel lo vedremo. in qualche misura provvidenzialistica ma la differenza forte è che per la religione cristiana c'è Dio un ente separato dal mondo e poi c'è il mondo e Dio lancia il suo progetto e fa realizzare il suo progetto sul mondo tramite la provvidenza quindi c'è Dio c'è il mondo e poi progetto di Dio sul mondo in questo caso in Helge non c'è Dio da una parte il mondo dall'altra Dio e il mondo sono la stessa cosa mondo è una manifestazione dell'assoluto, quindi non è che l'assoluto ha un progetto sul mondo, l'assoluto è il progetto sul mondo, l'assoluto è il mondo, l'assoluto è la ragione, capite? È la ragione che regola il mondo, potremmo anche dire, quindi ciò che è razionale è reale, ciò che esiste nel mondo è reale, ma anche ciò che la ragione vuole che esista poi. esiste davvero, capite?
Non solo il mondo è razionale, ma anche la razionalità si realizza nel mondo, quindi il mondo è sempre come deve essere, potremmo dire, capite? Non esistono nella realtà dei mondi, non esistono nella realtà dei mondi, non esistono nella momenti, delle fasi storiche irrazionali. Questo sta dicendo Hegel.
Esiste solo la ragione in ogni momento storico, in ogni realtà c'è la ragione a dominare. Quindi quando ci capita un momento storico, una fase storica che non ci torna, che non sembra avere significato, sembra essere completamente irrazionale, Hegel ci direbbe che stiamo sbagliando a pensarla così, a vederla irrazionale, che può sembrare magari irrazionale, ma semplicemente sembra irrazionale a chi non è in grado di cogliere gli aspetti razionali della realtà. Di questo parleremo, perché Hegel poi cerca anche di… di sostenere questo suo punto di vista, non è che lo butta lì così come un punto di vista da accettare, to cure oppure rifiutare, cerca di portare argomenti e tutto sommato anche argomenti all'epoca ritenuti abbastanza convincenti, poi dopo vedremo nella storia della filosofia l'idea della razionalità del reale è stata messa in dubbio parecchie volte ormai. non bisogna neppure sottovalutare questo Hegel. Prima di passare al terzo caposaldo del sistema voglio chiudere il discorso un attimo sulla ragione e realtà con un'ultima riflessione che vi ho in parte accennato prima parlando dell'aforismo ma che vale la pena sottolineare meglio vi ho detto che ciò che è reale è razionale cioè che in ogni momento storico in ogni fase la realtà è perfettamente razionale cioè risponde a ragione esattamente come la ragione vuole che essa sia ok questo implica due cose prima cosa che non si può immaginare una realtà diversa da come è che che sia più razionale di quella che c'è.
Dete in altri termini, la realtà è sempre la migliore possibile dal punto di vista della ragione, capite? Cioè la realtà è come deve essere. Dete in altri termini, non c'è differenza in Hegel, lui lo dice esplicitamente, non ci può essere addirittura differenza tra essere e dover essere. Cioè l'essere, la realtà, il mondo come… come esiste e in cui noi viviamo, è sempre esattamente nel modo in cui deve essere, secondo la ragione. Il che, attenzione, non vuol dire che il mondo sia sempre bello, non banalizziamo un discorso.
Hegel non ci sta dicendo il mondo è sempre bello, che bello il mondo, siamo felici. Hegel sa bene che il mondo è fatto anche di momenti negativi, di dolore, di sofferenza, di negatività e quindi ha delle cadute clamorose alla storia del mondo. Ma queste cadute clamorose, ci sta dicendo Hegel, sono tappe di un percorso, non sono momenti di crisi casuale, non sono crolli immotivati, sono momenti di crisi che hanno un loro significato, perché sono momenti di passaggio attraverso cui bisogna passare appunto per poter arrivare a un'ulteriore tappa del percorso dell'assoluto.
cambia nel tempo, ma cambia secondo una legge, questa legge che è razionale, è una legge che prevede anche delle cadute, sono previste delle cadute, sono previsti dei momenti bui, ma questi momenti bui servono, bisogna necessariamente passarci attraverso, perché senza passare attraverso questi momenti bui non si arriva dove si vuole arrivare. capite? Hegel è convinto che la negatività sia una tappa, un passaggio fondamentale per un esito positivo della storia ok?
quindi il mondo non è sempre bello il mondo è anche brutto e può darsi anche che noi siamo in mezzo alla fase buia del mondo, alla fase negativa, alla caduta magari può essere, adesso stiamo vivendo a casa col coronavirus e questo può essere un momento di negatività potrebbe anche dire di sì, sicuramente, però direbbe, ebbene, nel percorso della storia tutti i momenti negativi sono poi stati superati e quello che è venuto dopo è stato un miglioramento di quello che c'era prima, cioè c'è un punto A di partenza che è abbastanza positivo, un punto B di caduta più basso e poi il C che supera il B, di slancio e senza passare per la caduta di B, C non sarebbe stato più alto di A. Non so se mi spiego... Quindi... essere e dover essere coincidono anche quando le cose appaiono negativamente e i momenti storici sono sempre necessari attenzione a questa cosa la storia è un percorso fatto da tappe necessarie da tappe che non possono essere diverse da come sono anche qui c'è una bella critica pesantissima all'illuminismo e a Kant in particolare perché l'illuminismo cosa diceva il mondo è sbagliato il mondo va cambiato ricordate Voltaire il mondo non si può accettarlo così com'è, bisogna cambiarlo Hegel si sta dicendo che invece il mondo andrebbe accettato così com'è perché il mondo è esattamente come deve essere, è perfettamente razionale e poi di questo torneremo a parlare comunque ci rimane ora il terzo e ultimo caposaldo, la terza e ultima colonna che volevamo piantare oggi per introdurre questo filosofo tedesco e questa colonna, questo caposaldo non è altro che la colonna conseguenza di quello che abbiamo detto finora e riguarda il ruolo della filosofia perché per Hegel la filosofia assume un ruolo ben diverso da quella da quello che aveva avuto nei secoli precedenti nell'epoca anche solo illuminista se ci pensiamo nel settecento e vi ho citato non per caso da poco Voltaire e Kant la filosofia doveva essere lo strumento per cambiare il mondo ricordiamo proprio Voltaire no Voltaire è uno che non solo fa filosofia ma fa attivismo politico, scrive pamphlet, scrive lettere a Federico il Grande, vuole cambiare il mondo e lo stesso fa Montesquieu, lo stesso fa Diderot, lo stesso fa Rousseau, anche se a Rousseau le cose vanno meno bene degli altri perché viene perseguitato, insomma i filosofi illuministi ritenevano che il mondo fosse profondamente ingiusto e che andasse migliorato con la filosofia. Hegel la pensa in maniera diametralmente opposta, mondo non è ingiusto, il mondo è giusto razionalmente, è come deve essere e anche quando ci sono delle ingiustizie, sono ingiustizie attraverso cui bisogna necessariamente passare, quindi la filosofia non può avere il compito di cambiare il mondo, il mondo non va cambiato, il mondo si cambia da solo, perché l'assoluto cambia, ma certo non è l'uomo che cambia l'assoluto, non sono io che posso cambiare l'assoluto, io che non sono nulla.
io che sono solo una piccola parte dell'assoluto, una sua manifestazione. È l'assoluto che si cambia da solo e io subisco in un certo senso questo cambiamento, non lo produco. Quindi la filosofia non serve a cambiare le cose. La filosofia serve al massimo a spiegare le cose, cioè a mostrare che la storia sta cambiando, che l'assoluto sta cambiando secondo una legge razionale. cioè la filosofia ha il compito semmai di commentare la realtà non di cambiarla non a caso Hegel per spiegare meglio questo ruolo nuovo della filosofia usa un celebre paragone dice che la filosofia è come la nottola di Minerva.
Ricordate che Minerva, dea greca, viene spesso rappresentata con una civetta, che è proprio il simbolo della filosofia. Questa civetta veniva chiamata appunto nottola di Minerva. Ora, la filosofia secondo Hegel è esattamente rappresentata da questo animale, perché la civetta inizia il suo volo sul far della sera, quando il sole tramonta, cioè inizia a volare quando la giornata è al termine, quando tutto si è già compiuto. tutto si è già realizzato e ormai cala la sera, così dovrebbe fare la filosofia secondo Hegel, la filosofia non deve cambiare il mondo, non deve arrivare all'inizio, alla mattina e delineare le forme, spargere la sua luce, come dicevano gli illuministi che la ragione doveva illuminare. No, tutt'altro.
La ragione si illumina da sola. Certo, la ragione illumina, ma non quella del singolo uomo, quella dell'assoluto illumina. L'uomo arriva dopo, la filosofia arriva dopo, arriva alla fine, arriva alla sera, quando tutto è già fatto e si tratta solo di commentare quello che è avvenuto. mostrare quello che è avvenuto, spiegare perché è razionale.
Chiaro che una visione di questo genere ha portato a Hegel già nei primi anni della sua attività un'accusa che poi altri hanno rifocolato nel corso della storia della filosofia. e questa accusa è quella di giustificazionismo, cioè si imputa ad Hegel quello di aver creato un sistema che sembra avere come unico scopo quello di giustificare il reale, cioè dire che la realtà va bene così com'è e non va cambiata, cioè banalmente accettarla, un invito all'accettazione. Ora Hegel in realtà già in vita tentò di difendersi da questa accusa, sostenendo che intanto non è una banalità, ma è una banalità, banale accettazione quella che propone lui, non è solo semplicemente dire ah vabbè accetto il mondo, si tratta di cercare di cogliere la razionalità del mondo, non è che questa razionalità sia subito evidente, bisogna lavorarci, studiarla, cercare di capirla, infatti mica tutti sono convinti che la storia vada verso il bene, vada verso un progetto, quello sarà compito del filosofo spiegarlo, quindi sicuramente non è un'accettazione banale da 4 soldi la sua, è un'accettazione più complessa.
complessa. Inoltre Hegel sottolinea anche che in forno il filosofo non solo deve accettare più profondamente la realtà, ma deve anche saper distinguere tra gli aspetti veramente necessari della storia e quelli invece accidentali, perché a volte magari a una prima vista ci facciamo ingannare da alcune tappe. della storia che però non sono tappe veramente decisive, importanti e profonde, ma che sono elementi così casuali, un po'casuali, che si mettono in mezzo a tappe invece veramente fondamentali. Ora, questo discorso di Haeckel per difendersi dall'accusa di giustificazionismo è un po'ambiguo in realtà, perché abbiamo appena detto che la storia è fatta di tappe necessarie, non si capisce come all'interno di un percorso necessario possono esserci anche degli elementi accidentali. vabbè lo prendiamo così com'è l'idea di fondo di Hegel pur tra qualche ogni tanto piccola incoerenza che troveremo anche quando parleremo della filosofia della natura, ma nonostante queste piccole incoerenze è data un percorso necessario in cui c'è una fiducia nella realtà, c'è un'accettazione della realtà, certo non superficiale, ma c'è.
E'chiaro che l'esito, date queste premesse della filosofia di Hegel, già si inizia a delineare un filosofo che dice che il mondo non si cambia, la storia non si cambia, la filosofia non serve a cambiare nulla, e che il mondo è già razionale, è chiaro che è un filosofo tendenzialmente conservatore. Capite? Perché bisognerebbe lavorare per fare riforme, per fare rivoluzioni, per cambiare le cose, se le cose si cambiano da sole.
sono sempre come devono essere. È chiaro che l'esito da un'impostazione del genere non può essere altro che reazionario, cioè antirivoluzionario ovviamente e in effetti ne parleremo quando arriveremo a parlare della politica nel sistema hegeliano, Hegel ha una visione molto conservatrice, molto cauta, molto moderata della politica e per certi versi direi proprio reazionaria. Bisogna però anche dire che la filosofia di Hegel è così ampia e così anche ricca di spunti che è stata poi ripresa e ha influenzato paradossalmente anche filosofi esattamente rivoluzionari, in particolare Marx, di cui parleremo da più avanti, parte da Hegel, sicuramente è un allievo di Hegel, anche se poi criticherà Hegel per alcuni discorsi.
pronta a un'impostazione di stampo quasi hegeliano, direi hegeliano, c'è sicuramente anche in Marx, anche se lo stesso Marx imputerà a Hegel un metodo tutto sommato reazionario che lui tenterà di riformare. In ogni caso avremo modo di discutere anche di questo e vedremo che alla morte di Hegel si creeranno addirittura due correnti filosofiche, una chiamata della destra hegeliana, quindi che riprenderà agli aspetti più conservatori della cristianesima. filosofia di Hegel e una però anche chiamata sinistra hegeliana che invece ne mostrerà una certa carica rivoluzionaria e di cambiamento. Ecco questo era quello che volevo dirvi oggi erano questi punti chiave che mi premeva presentarvi e che volevo capiste Bene, spero di averli spiegati bene, spero che abbiate iniziato a farli vostri.
Andando avanti approfondiremo tutto perché li applicheremo questi principi, li vedremo in atto e quindi una volta che li avete studiati adesso e che li vedrete poi applicati diventeranno parte di voi quasi. Questi discorsi su Hegel vi usciranno anche dalle orecchie forse a un certo punto. Però intanto cercate di... mettere bene, scavare bene le fondamenta dell'edificio perché ci serviranno. Ci troviamo la prossima volta, la prossima volta parliamo di un altro in realtà elemento introduttivo che è la dialettica che però merita una trattazione a sé dopodiché faremo un breve confronto con altri filosofi contemporanei o di poco precedenti e poi partiremo con la fenomenologia dello spirito ma di questo parliamo nei prossimi video.
Ciao alla prossima!