Marx è un filosofo complesso ma anche molto importante. Nel suo pensiero si mescolano economia, politica, società e molta filosofia. Quindi, per spiegarlo bene, ci vuole ovviamente un po'di tempo e infatti abbiamo dedicato vari video al suo pensiero. Oggi però, per chi l'ha già studiato, per chi ha già visto e ha già sviscerato i temi più importanti della sua riflessione, facciamo un riassunto. Cioè, presenteremo tutto.
quello che c'è da sapere della filosofia di Marx in un'ora. Un video sarà veloce, sarà complicato, ma cercheremo di riassumere i punti chiave. Ripeto, non per sostituirci allo studio, ma per ripassare e riprendere in mano cose già approfondite. Andiamo a cominciare.
Un sottotitolo che fa nella solita tazza con la scritta andiamo a cominciare che pronuncio sempre come ci sono miei compagni Topolino, Tostoi, Batman, Den Re e il mostro peloso, io mi chiamo Ermanno Ferretti. Su internet noto anche come scrip, sono un professore di storia e filosofia che su questo canale da... anni, quasi ogni giorno, anzi direi ogni giorno, propone un video o un podcast dedicati alla storia e o alla filosofia.
La faccio breve perché oggi abbiamo poco tempo, in un'ora vorrei riuscire a spiegarvi tutto Marx, almeno nelle cose più importanti, nelle cose fondamentali. Ho qui con me il mio cronometro che mi indica quanto tempo ci sto mettendo, ho diviso ogni argomento in settore e spero di starci dentro, ultimamente ci riesco abbastanza bene. Allora, chi è Marx? Karl Marx, filosofo tedesco. Nascito nel 1818, muore nel 1883. Nativo di Treviri, città tedesca importante, proveniente da una famiglia ebraica di origine.
Il nonno era stato addirittura rabbino, anche se il padre di Karl Marx si era convertito al protestantesimo per ragioni opportunistiche. Esercitava la professione di avvocato e per avere più facile accesso nei circoli cittadini, per essere più facilmente inserito nella vita sociale della sua epoca. Il padre di Marx, che non era particolarmente interessato alle questioni religiose, decise di convertirsi.
Lo stesso Karl Marx viene educato in un ambiente laico, non interessato alla religione, interessato soprattutto alle idee. Infatti viene educato soprattutto agli ideali illuministici di cui il padre era ammiratore. Quindi si avvicina all'illuminismo, inizialmente studia poi giurisprudenza, perché sembrerebbe...
indirizzato a seguire le orme del padre ma proprio mentre all'università studia giurisprudenza prima a Bonn e poi a Berlino entra a contatto anche con i circoli della sinistra hegeliana. Hegel è morto da non molto tempo, il suo pensiero però è sedimentato, ha dato origine a varie correnti, tra cui appunto quella della sinistra hegeliana a cui il giovane Marx si interessa. Si laurea quindi in filosofia, passando la giurisprudenza a filosofia con una tesi su Democrito ed Epicuro, due materialisti antichi, e inizia a lavorare poco dopo la laurea come giornalista inizialmente in un giornale locale che si chiama La Gazzetta Renana.
Proprio però questa prima attività da giornalista lo costringe quasi subito a cambiare aria. Già nel 1843 si trasferisce a Parigi, perché in Germania rischia problemi per le sue idee che non sono ben accette dal potere vigente. Si trasferisce a Parigi, lì inizia a lavorare a alcune prime opere, ad esempio scrive il primo numero dei cosiddetti annali franco-tileschi e lì soprattutto conosce Friedrich Engels, che sarà... un suo compagno di studi di vita per molto tempo, suo grande amico, con lui scriverà alcune opere e soprattutto Engels lo aiuterà anche economicamente perché per tutta la vita Marx avrà difficoltà economiche.
Poi cambia città più volte, va a Bruxelles, torna in Germania, poi alla fine si stabilisce negli anni 40 a Londra dove passerà gran parte della sua vita, dove finalmente potrà stare abbastanza tranquillo dal punto di vista dei pericoli con la politica. una buonissima vita dal punto di vista economico a Londra perché si deve mantenere con lavori piuttosto umili, a un certo punto e per molto tempo anche, lavora come guardia al British Museum, segno di comunque una certa difficoltà a mantenersi con la sola filosofia. Comunque inizia a elaborare le sue idee, un punto di svolta importante arriva nel 1847 quando si riunisce la prima lega dei comunisti che dà a Marx ed Engels l'incarico di scrivere un'opera. un manifesto programmatico.
Da questa esperienza nel 1848 nasce il Manifesto del Partito Comunista, prima opera di Vuclano. divulgativa direi che espone le idee chiave del pensiero di Marx e che ha un grande successo e che per tutto poi il novecento sarà forse il testo base dei vari movimenti socialisti e marxisti mondiali. Comunque negli anni cinquanta studia, lavora a Londra e negli anni sessanta arriva la seconda svolta perché prima cosa viene fondata l'internazionale dei lavoratori, in descrizione vi metto un link per approfondire se volete, oltre a tutti i link sui video di Marx. internazionale dei lavoratori di cui Marx diventa il capofile, il leader, estromettendo altri esponenti come i Mazziniani, come i Bacuniani, eccetera.
Quindi lì ha un ruolo di impatto, diventa il teorico del socialismo europeo. Ma soprattutto, proprio in questi anni Sessanta, inizia a lavorare a quello che sarà il suo capolavoro, Il Capitale, che viene pubblicato il primo volume nel 1867. e poi gli altri due volumi verranno pubblicati postumi dopo la morte sulla base degli appunti che Marx aveva lasciato. Muore appunto nel 1883. Per affrontare i pensieri di Marx bisogna partire, dopo la vita, dalle critiche che Marx rivolge ai sistemi di pensiero allora dominanti, in particolare direi dalle critiche che Marx rivolge ad Hegel e all'idealismo in generale, che era la filosofia sicuramente dominante nella prima metà dell'Ottocento nell'area tedesca, e non solo, ma anche alla società liberale che ormai si stava imponendo in varie zone d'Europa. Allora, partiamo da Hegel. Marx, vi dicevo prima, muove i primi passi all'interno della sinistra hegeliana e in fondo può essere anche considerato come un allievo di Hegel ideale, perché Marx apprezza alcune idee di Hegel, alcuni concetti di Hegel, ad esempio...
apprezza moltissimo l'impostazione dialettica della storia. Hegel per primo aveva dimostrato che la storia procede per contrasti, per conflitti, per scontri tra una tesi e un'antitesi. E questo, secondo Marx, è vero. Effettivamente la storia è un percorso di lotte, di scontri, di conflitti, lotta di classe e di rapporti in particolare. Ma l'errore di Hegel è stato, casomai non tanto questo, che invece è corretto, l'errore di Hegel è stato pensare che questi conflitti si risolvescero autonomamente e automaticamente nella storia.
Per Hegel i conflitti ci sono ma poi dopo la tesi e l'antitesi arriva sempre la sintesi, ci arriva sempre un momento di pacificazione e di superamento che è figlio di di quei conflitti è figlio di quegli scontri ma che risolve anche quegli scontri secondo marx non è così o almeno non è sempre così la sintesi non sempre giunge i conflitti a volte rimangono endemici i conflitti a volte non vengono superati da una sintesi che prende il meglio della tesi dell'antitesi ma molto spesso i conflitti vedono trionfare un ramo della questione pensate alle classi sociali se c'è il proletariato che può rappresentare ad esempio l'antitesi e c'è la borghesia che può rappresentare la tesi che entrano in conflitto, non c'è poi una sintesi, cioè una soluzione pacificatoria che dà qualcosa al proletariato e dà qualcosa alla borghesia e fa tutti contenti magicamente come sembrava voler dire Hegel. No, piuttosto nella storia, dice Marx, noi assistiamo al trionfo di una classe sull'altra, non alla pacificazione, cioè o la tesi o l'antitesi schiaccia l'avversario. Questo è quello che più spesso avviene, quindi Hegel questo non l'ha capito ed è per questo criticabile. Ma poi Hegel ha creato, e l'idealismo in generale, hanno creato una storia troppo ideale, hanno creato una storia troppo astratta. Sono caduti in quello che Marx chiama il misticismo logico.
Cos'è questo misticismo logico? Quell'idea che... Il percorso della storia, se sempre necessario, sia sempre qualcosa di mistico, di divino, di fortissimo, che si impone necessariamente. E quindi, ripeto, una tesi o un'antitesi segue sempre necessariamente una sintesi, ma allo stesso tempo, nella storia, l'idea, l'ideale, l'astratto, lo spirito tende a emergere necessariamente. Secondo Marx non è affatto così.
Nella storia, soprattutto, non c'è un'idea che guida la storia, c'è piuttosto una condizione materiale che guida la storia. La storia è fatta di cose concrete, di cose materiali che collidono tra loro. E per dire questo Marx dice, riprendendo in parte Feuerbach, che gli idealisti e Regni in particolare hanno operato un rovesciamento tra soggetto e predicato.
Per gli idealisti vengono prima le cose astratte e poi le cose concrete, viene prima l'idea e poi la concreta. concretezza della storia, come se l'idea guidasse la storia, come se l'assoluto Dio, il divino, guidasse la storia. Secondo Marx è vero invece il contrario.
Prima viene il concreto, poi viene casomai l'astratto. Prima viene la storia vissuta giorno per giorno nelle sue lotte, nei suoi conflitti, poi eventualmente viene la teorizzazione. E Marx per appunto criticare questo rovesciamento idealistico. Un celebre esempio dice, per noi tutti, prima vengono i singoli frutti, le mele, le pere, le banane eccetera, e poi astraendone ai singoli frutti viene il concetto astratto di frutta. Per gli idealisti è il contrario, prima hanno il concetto astratto di frutta e poi arrivano le concretizzazioni nei vari frutti.
Ma è chiaramente assurdo, è chiaramente assurdo, non esiste l'astratto senza il concreto. prima verrà il concreto e poi verrà rastratto prima viene la storia dei lavoratori poi viene la teorizzazione l'idea eccetera questa è sostanzialmente in breve la critica a Hegel quale critica invece rivolge alla società liberale Marx? beh sostanzialmente la critica principale è quella di essere ipocrita la società liberale promette un miglioramento delle condizioni di tutti perché dice che Esiste una società civile dove c'è il conflitto, dove ognuno barra il proprio interesse, ma esiste, dice la società liberale, uno Stato che risolve quei conflitti, che pacifica la situazione.
Anche qui c'è un riflesso di Hegel, pensate al sistema hegeliano, famiglia, società civile, Stato. Lo Stato è la sintesi che risolve i conflitti della società civile. Nella società civile ognuno litiga, ogni classe sociale litiga, ma lo Stato risolve tutto, dà qualcosa ad ognuno e tiene in piedi la società perché riesce a essere il padre buono che dà ad ognuno quello che serve.
In realtà, dice Marx, lo Stato non funziona così. Lo Stato si schiera dalla parte della classe sociale più forte, dà ragione ai più forti. D'altronde sarebbe impossibile questa pacificazione perché nella società civile di oggi, nella società liberale...
Ogni cittadino di Cemars vive una sorta di conflitto tra la sfera pubblica e la sfera privata. Nel pubblico dovrebbe riuscire a essere giusto ed eco, ma nel privato dovrebbe cercare il proprio interesse. Allora come finisce per essere questa società liberale?
Finisce per essere una società egoistica, in cui ognuno guarda al suo proprio interesse e non si guarda mai al bene collettivo. Questo lo si vede, dice Marx, anche pensando ai diritti fondamentali dell'individuo nella società liberale. Quali sono?
Diritto alla proprietà privata, libertà di parola, libertà individuali, sono tutti diritti individuali dell'individuo. Perché? Perché quello che conta nella società liberale è l'individuo, mai la collettività, mai il gruppo, mai la società. Ognuno bada a se stesso e non bada agli altri. Questo è inevitabile, secondo Marx, in una società liberale.
D'altronde, e concludo, qual è il motto? principale delle società liberali. Ognuno è uguale, ogni cittadino è uguale davanti alla legge. Cioè nei tribunali noi dovremmo essere teoricamente uguali l'uno all'altro. Ma già a dir questo, sottolinea Marx, implica che al di fuori dei tribunali siamo tutti diversi.
Siamo uguali davanti alla legge, ma per quanto riguarda il denaro, la ricchezza, il potere, il prestigio, eccetera, siamo tutti diversi. La società liberale si basa sulla diversità, non solo. sull'egoismo, sulla sopraffazione. Bisogna cambiare questa società. I problemi della società liberale emergono in particolare nella condizione del lavoratore, secondo Marx, perché il lavoratore nella società del suo tempo, soprattutto lui pensa al proletario, all'operaio, si sente in una condizione di vita esistenziale direi drammatica e soprattutto, così lo delinea Marx, prova sulla propria pelle una alienazione.
economica e poi di riflesso anche religiosa. Cosa vuol dire alienazione? Vuol dire che l'individuo non si riesce a riconoscere più come uomo. Aliena da sé la propria umanità. Aliena vuol dire porta fuori, butta fuori, rende altro da sé.
Ogni lavoratore nella società industriale si sente sempre meno uomo è sempre più animale, macchina, qualcos'altro, perde la propria umanità, si sente alienato perché non si riconosce più come uomo. Questo lo si vede proprio soprattutto nell'alienazione economica, cioè nella condizione economica del lavoratore, nel lavoro di fabbrica. Marx in particolare delinea quattro forme di alienazione, termine che tra l'altro riprende da Feuerbach e prima ancora da Hegel.
Il lavoratore nel suo lavoro è alienato in quattro diverse situazioni rispetto a quattro diverse cose. cose. In primo luogo è allenato rispetto al prodotto che produce.
Il lavoratore realizza un prodotto che però non gli appartiene. Pensate all'operaio, lavora in una fabbrica che sa di automobili, l'automobile che lui costruisce non è sua e quindi lui non la sente appartenere. appartene a egli e quindi non si sente uomo perché gli uomini quando fanno qualcosa possiedono quella cosa che fanno.
Sono le macchine, gli animali a non possedere ciò che costruiscono. Quindi prima cosa allenato rispetto al prodotto che non è suo. Secondo aspetto il lavoratore è allenato rispetto alla sua attività, al suo modo di fare, al suo modo di procedere, al suo modo di lavorare.
Perché si scopre uno strumento per fini che sono estrani ad egli adesso. Cioè lui lavora per qualcun altro, lavora per... per lo scopo che non ha deciso lui, che ha deciso qualcun altro. Quindi il suo lavoro non gli appartiene neppure il lavoro, non solo il lavoro, prodotto, ma neanche l'attività che fa gli appartiene. Terzo aspetto, il lavoratore è allenato rispetto alla sua essenza, perché il lavoro che fa non è un lavoro libero, un lavoro fantasioso, quella è l'essenza dell'uomo, l'essenza dell'uomo è quella di dare libero sfogo alla propria fantasia, alla propria la propria creatività, la possibilità di creare quello che vuole, no?
Pensate a quello che fate voi, quando è che vi sentite pienamente realizzati, uomini, esseri umani? Quando appunto date libero sfogo alle vostre idee, alla vostra fantasia. L'operaio non può farlo, perché è costretto a svolgere un lavoro...
ripetitivo in cui fa quello che gli viene detto di fare, in cui obbedisce agli ordini e quindi anche lì si sente più macchina che uomo, più bestia che uomo e quindi è allenato rispetto alla sua essenza. Quarto aspetto di questa allenazione economica è allenato rispetto al suo prossimo, perché il suo prossimo, l'altro da sé, chi è l'uomo con cui lavora? Soprattutto, certo sono gli operai, ma soprattutto il suo prossimo è il suo datore di lavoro.
è il capitalista e questo capitalista non ha con lui un rapporto paritetico, non sono alla pari, il capitalista lo domina, il capitalista lo sottomette, il capitalista gli dà appunto gli ordini, è un padrone e quindi c'è un rapporto che è di servo padrone non un rapporto alla pari, come sarebbe invece lecito aspettarsi tra uomini. Allora vedete nel lavoro di fabbrica il lavoratore non si riconosce più come uomo, questo lavoro di fabbrica è l'aspetto fondamentale della società moderna secondo me. l'economia, i rapporti economici come vedremo tra poco sono la base della società, pertanto questa alienazione economica è la base di ogni forma di alienazione, è vero che l'uomo si può sentire alienato anche in altre condizioni, in altre situazioni, anche al di fuori della fabbrica, ma alla base di ogni forma di alienazione c'è la fabbrica, c'è quello che accade lì, c'è questo rapporto squilibrato tra uomo e lavoro, tra uomo e prodotto, tra uomo ed attore di lavoro. Quindi l'idea che Marx inizia a elaborare è che se...
Se io risolvessi il problema economico, questa alienazione economica, potrei risolvere tutte le altre forme di alienazione, potrei quindi risolvere questi problemi, questa condizione così esasperata dell'uomo moderno. Tenete conto che tutta questa alienazione economica si fonda in realtà sul possesso dei mezzi di produzione. Perché io mi sento alienato rispetto al mio prossimo?
Perché il mio prossimo è un padrone, lui possiede la fabbrica, io no. perché mi sento alienato rispetto alla mia attività perché il padrone mi impone di lavorare in un certo modo e non posso liberamente creare se fossi un artigiano se potessi decidere io cosa fare non sentirai quella alienazione quindi capite il problema risiede nel possesso dei mezzi di produzione cioè nel fatto che io non possedo la fabbrica Tra tutte le altre forme di alienazione che dipendono da questa c'è in particolare un'alienazione famosa che è l'alienazione religiosa su cui Marx si sofferma, ispirandosi in parte a Feuerbach. Già Feuerbach aveva parlato di questa alienazione religiosa, cioè aveva detto l'uomo allena la serie a tre caratteristiche, le riversa in Dio, che è un'invenzione, ha fede in dio ecco marx è d'accordo per molti aspetti con feuerbach anche se poi finisce per criticarlo cosa pensa marx che la religione sia un imbroglio sia un inganno dio non esiste e gli uomini sono stati tenuti per secoli per millenni sotto scacco sotto il dominio delle classi dominanti che hanno usato la religione per sottomettere gli uomini C'è una celeberrima frase di Marx tratta dagli annali franco-tedeschi «La religione è l'oppio dei popoli», dice Marx. Cioè, la religione è una sorta di narcotico, di droga, che le classi dominanti hanno rifilato alle masse per tenerle buone.
Perché? Perché la religione cosa ti promette? Ti promette che è vero che adesso in questa terra tu soffri, ma che avrai una ricompensa nell'aldilà.
E quindi ti dice non ribellarti, non criticare il potere oggi, perché se sarai buono, se sarai mansueto, detto se sarai sottomesso verrai ricompensato nell'aldilà e ti promettiamo il paradiso è uno strumento del potere secondo marz con cui il potere ti sottomette ti dice stai buono promettendoti falsamente una ricompensa poi per questo c'è anche una critica a feuerbach perché feuerbach aveva detto qualcosa di simile ma l'aveva vista come un rapporto personale l'uomo Alienava da sé certe caratteristiche e non si prendeva la responsabilità della sua vita. Marx dice che non è solo il rapporto dell'uomo, non è solo l'uomo ad alienare da sé queste caratteristiche, è il potere che gioca sulla religione. La religione è uno strumento di controllo politico.
e quindi per liberarsi da questa alienazione religiosa non basta capire cos'è un'alienazione bisogna cambiare la politica o meglio ancora bisogna cambiare l'economia bisogna rovesciare i rapporti di produzione se io rovescerò i rapporti di produzione se libererò l'uomo dall'alienazione economica cadrà anche l'alienazione religiosa A questo punto Marx è pronto per elaborare una propria dottrina dello Stato, della politica, dell'economia e già nell'ideologia tedesca un libro che inizia a scrivere ancora relativamente giovane ma verrà pubblicato posto inizia a elaborare una concezione che verrà chiamata concezione materialistica della storia. Come vi dicevo prima, Hegel e gli idealistici hanno insegnato una storia ideale, hanno detto che la storia viene guidata dall'idea, dall'assoluto, dallo spirito, dall'astratto. noi dobbiamo rifiutare quella visione, bisogna invece guardare la storia concreta, come dicevo prima, la storia materiale degli individui, perché alla fine è questo che guida la storia, sono i rapporti materiali, sono le condizioni materiali, tanto è vero che Marx arriverà a dire che la storia in realtà è storia del lavoro, cioè è storia di come l'uomo ha avuto delle aspirazioni, dei desideri, dei bisogni e ha cercato progressivamente nel corso della storia di soddisfare questi bisogni.
Cos'è il progresso tecnologico se non l'uomo che tenta di trovare mezzi per cacciare, sopravvivere, coltivare meglio, vivere meglio, eccetera. Alla fine la storia è storia di come l'uomo cerca di sopravvivere e cioè storia del lavoro. e cioè storia materiale. Materialismo storico vuol dire questo, guardare alle condizioni concrete e materiali dell'esistenza umana e come queste si sono evolute nel corso dei secoli.
Ragionando in questi termini Marx inizia a vedere che in ogni epoca storica si va a formare un binomio, cioè un rapporto dialettico tra due elementi che si rapportano tra loro. Lui li chiama forze produttive e rapporti di produzione, cioè da un lato ci sono i lavoratori, diciamo, chi lavora, la forza lavoro, possiamo dire meglio, ci sono i mezzi di produzione, cioè gli strumenti che si usano, ci sono le conoscenze tecniche che entrano in gioco e questi sono, ripeto, le forze produttive. Dall'altro ci sono i rapporti di produzione, cioè ci sono i contratti, le leggi, eccetera, che stabiliscono come il prodotto viene poi ripartito, chi detiene i mezzi di produzione e così via.
Facciamo un esempio concreto per capirci. Pensiamo ad esempio all'età feudale. medioevo cosa abbiamo? abbiamo delle forze produttive che sono i contarini ad esempio che lavorano la terra soprattutto loro il grosso era mondo agricolo quindi i contarini che lavorano la terra eventualmente le bestie che trainavano l'aratro eccetera ci sono dei mezzi di produzione l'aratro ad esempio i campi eccetera ci sono delle conoscenze tecniche ad esempio la rotazione triennale per l'ineuna oppure la semina il raccolto eccetera questa era la forza produttiva tipica delle terze unità medievale. I rapporti di produzione quali erano?
Io ho detto che erano i contratti, i rapporti tra chi lavorava. Ad esempio il feudalesimo rappresentava un rapporto di produzione perché stabiliva che la terra fosse in date in mano al feudatario e che il contadino lo lavorasse tramite che so le corvè tot giorni al mese, oppure che ci fosse la servitù della gleba, oppure altre forme di contratto di questo tipo. Questi rapporti di produzione da un lato e forze produttive dall'altro rappresentavano una base economica, dice Marx, cioè la base economica di quell'epoca.
L'epoca feudale aveva questa base, la chiamava anche modo di produzione di quell'epoca, la chiamava anche struttura di quell'epoca. Da questa base economica però deriva, secondo Marx, tutta una serie di conseguenze, cioè tutta una serie di, lui le chiama, sovrastrutture, cioè questo era il modo in cui era organizzata economicamente la società e la produzione. agricola ma da questa derivavano potere politico leggi cultura arte eccetera filosofia eccetera eccetera eccetera cioè le leggi medievali erano figlie di questa organizzazione economica perché stabilivano ad esempio il diritto del feudatario ad amministrare la giustizia riscuotere le tasse eccetera dicevano anche quali diritti avevano i lavoratori ma sempre partendo dal fatto che quei lavoratori lavoravano la terra in quel modo in quelle le circostanze. La cultura, ad esempio, che cultura c'era nel Medioevo?
Beh, la cultura che so del romanzo cavalleresco, il romanzo epico, la chanson de Roland, eccetera, che però si fondano, se ci pensate bene, su una mentalità che è una mentalità feudale, no? Una mentalità feudale che è il riflesso, dice Marx, dell'economia feudale. La mentalità, la filosofia, tutta la religione sono riflessi di una economia. Tutto deriva dall'economia. Nell'età moderna, quando si è imposta ad esempio quella rivoluzione francese, la borghesia, cosa è successo?
Sono cambiate le forze produttive perché non c'è più magari il contadino medievale, ma c'è l'operaio che lavora in fabbrica. Sono cambiate le conoscenze tecniche perché non c'è più la rotazione triennale, c'è la catena di montaggio magari, non ci sono più quei mezzi di produzione, non c'è più l'alatro, c'è la fabbrica. Ma sono cambiati anche i rapporti perché non c'è più.
Il federalesimo, c'è adesso il capitalismo, quindi ci sono contratti di lavoro, ci sono ripartizioni di prodotti in maniera diversa, eccetera. Ma quindi è cambiata l'economia, c'è un'economia borghese, ma di riflesso è cambiata anche la mentalità, perché adesso c'è una mentalità borghese che porta a leggi di un certo tipo, a organizzazioni statali di un certo tipo, a filosofie di un certo tipo. La filosofia borghese è pensata al potere. Positivismo è completamente diversa dalla filosofia medievale pensata a San Tommaso.
Ma questo perché? Non perché è solo diversa la mentalità, ma perché è diversa l'economia. È tutto riflesso dell'economia.
Porta a una cultura diversa il romanzo borghese, che è molto diverso da... dal romanzo medievale cavalleresco, là si esaltava la cavalleria e quindi il feorelesimo e quindi quel sistema economico, qui si esalta la borghesia, l'imprenditorialità e quindi un altro sistema economico. Allora, sovrastruttura vuol dire cultura, arte, religione, stato, leggi eccetera, sono tutti riflessi della struttura. la struttura economica, la sovrastruttura e tutto il resto che però si appoggia sull'economia quando cambia l'economia la sovrastruttura cambia di conseguenza magari ci vuole un po'di tempo ma cambia di conseguenza e però quando è che cambia la base, quando è che cambia la struttura, quando è che cambia l'economia Marx prova a dare una sua visione secondo lui questi rapporti di produzione e queste forze produttive si identificano di epoca in epoca con una classe cioè c'è sempre una classe sociale in ascesa che tende a identificarsi con le forze produttive e c'è sempre una classe sociale dominante ma in declino che tende invece a configurarsi, a rapportarsi come rapporti di produzione, con i rapporti di produzione.
Pensate all'età del capitalismo in cui Marx scrive i rapporti di produzione sono dominati dalla borghesia è la borghesia che stabilisce le leggi, che stabilisce chi detiene il potere e quindi i rapporti di produzione sono in mano alla borghesia classe dominante ma che funziona forse inizia già a perdere un po'di smalto, a perdere un po'di forza. Invece le forze produttive si legano maggiormente a una classe in ascesa, al proletariato, perché le forze produttive soprattutto si legano con gli operai in fabbrica. questa classe quella proletaria ha una classe che non ha il potere ma sta crescendo sta aumentando di numero si sta rafforzando e mira a prendere il potere quindi capite c'è un contrasto un conflitto d'altronde se ci pensate bene le forze produttive mutano molto rapidamente perché si basano anche sulle conoscenze tecniche e le conoscenze tecniche mutano quando io invento la fabbrica nel giro di pochi anni cambia tutto il modo di produrre quando invento la catena di montaggio nel giro di pochi anni cambia tutto il modo di di produrre e quindi cambia anche il lavoratore di cui ho bisogno.
Prima ho bisogno dell'artigiano, poi ho bisogno dell'operaio, poi ho bisogno dell'operaio macchina, come si diceva una volta, dell'operaio non specializzato. Quindi c'è una forte evoluzione, una forte spinta innovativa nelle forze produttive. Per questo la classe in ascesa inizia a premere, a crescere, a modificarsi rapidamente.
Nei rapporti di produzione invece il mutamento è più lento, perché i rapporti di produzione si basano sui contratti, sulle leggi, e i contratti e le leggi arrivano sempre sempre dopo, sempre un po'in ritardo rispetto ai mutamenti della società. La società e la tecnica si evolvono molto più in fretta delle leggi, quindi i rapporti di produzione tendono a essere statici, non dinamici. E anche la classe borghese che si identifica in questo momento storico con quel ramo della questione tende a essere statica.
Pertanto si arriva a un attrito. Ripeto, le forze produttive si muovono in fretta, vengono rappresentate da una classe sociale nascita che vuole il potere. Grazie. I rapporti di produzione sono più lenti, sono più statici e rallentano.
Quindi c'è proprio come l'idea di una frizione, di uno scontro dialettico tra le due classi. Cosa accade normalmente nella storia di Seconda Marcia? Cosa accade?
Che a un certo punto l'equilibrio tra le due classi si rompe. La classe inescesa sconfigge di solito con una rivoluzione la classe in declino. e la scalza, la caccia via. Ad esempio la rivoluzione francese è proprio un esempio di questo tipo.
C'era da un lato la nobiltà, che era classe dominante, però ormai statica, ormai passiva, ormai incapace di rinnovare la propria forza, e c'era una classe in ascesa alla borghesia, invece molto dinamica. Cosa è accaduto? La classe borghese a un certo punto è entrata in conflitto con la classe nobiliare e l'ha proprio cacciata via. Si è arrivata la rivoluzione francese, in cui la borghesia ha cancellato la nobiltà ed è diventata essa stessa classe dominante prima o poi arriverà di nuovo una rivoluzione di questo tipo la classe in ascesa, i proletari scalzeranno i borghesi.
A questo punto come vi dicevo nel 1848 Marx insieme ad Engels scrive il Manifesto del Partito Comunista che è un libricino abbastanza agile e divulgativo, vi dicevo dove non c'è tantissima filosofia, non di più di quello che vi ho però ha un grande successo perché diffonde l'idea. In questo libro Marx tra l'altro non è così tanto critico verso la borghesia, nel senso che la borghesia è stata per molto tempo una classe dinamica, una classe che ha cambiato la faccia del mondo, ha saputo rinnovare. Il proletariato deve un po'imparare anche della borghesia, ma adesso è arrivato il momento in cui deve non solo imparare ma anche scalzare la borghesia, deve metterla da parte.
Ovviamente per riuscire a scalzarla deve mettere in atto una lotta di classe. Quel rapporto che dicevo prima tra l'attrito, tra le classi sociali, tra... Le forze produttive e i rapporti di produzione devono essere messi in campo dallo stesso proletariato, che deve agire come classe in lotta contro la classe borghese, imparare dai borghesi che hanno fatto la rivoluzione francese.
Per realizzare questo bisogna però anche passare a una dimensione internazionale, perché ormai il capitalismo è internazionale, allora anche il proletariato deve diventare internazionale. La lotta deve essere fatta. a livello globale. Difatti la celebre frase con cui si conclude in pratica il manifesto è «Prioritari di tutto il mondo, unitevi! » Cioè, iniziamo a lottare insieme.
Ma, dopo il manifesto, come vi dicevo, Marx inizia anche a lavorare al Capitale, che è l'opera più tecnica, più difficile, ma anche più importante della sua produzione. Un'opera in cui Marx riversa anche tutta una serie di studi economici che aveva fatto negli anni precedenti. Marx studia... I grandi economisti borghesi studia Aaron Smith, studia David Ricardo e analizza il loro pensiero cercando di vedere quali sono i pregi della loro analisi e quali sono i difetti.
Il difetto principale è quello di aver pensato, questi economisti, che il capitalismo fosse... per sempre direi, cioè che il sistema capitalistico non fosse un effetto della storia, ma fosse un sistema destinato a dominare per sempre, invece secondo Marx il capitalismo è un effetto dello sviluppo storico, come abbiamo detto prima, prima c'era il sistema capitalistico, feudale poi arrivato nel sistema capitalistico e questo vuol dire che il capitalismo non c'è sempre stato e non è destinato ad esserci per sempre è possibilissimo che in futuro anche il capitalismo venga scalzato da un nuovo sistema economico il socialismo che dovrà sostituirsi al capitalismo. Questo come sarà possibile?
Beh, per capire come verrà questo rovesciamento bisogna studiare bene il capitalismo e in primo luogo Marx è convinto che questo capitalismo abbia in sé i germi della sua rovina, abbia in sé dei difetti strutturali che lui si premura di rimarcare proprio nel capitale. Quali sono i difetti del capitalismo? In prima cosa Marx studia il valore delle merci e distingue sulla scorta di quanto avevano già detto in parte anche Schmitt e Riccardo, quegli economisti borghesi dei primi, prima distingue tra un valore d'uso e un valore di scambio il valore d'uso è il valore che deriva dall'utilità che la merce ha per chi la utilizza esempio per me il valore d'uso di un libro che mi ha cambiato la vita è molto alto anche se poi in realtà il prezzo del libro il valore reale oggettivo del libro è relativamente basso, il libro costa pochi euro, ma per me, per l'uso che io ne faccio di quel libro, il valore è inestimabile, mentre per un altro, uno che non legge, il valore d'uso di un libro è scarso, magari lo usa per fare da, non so, arredamento nella libreria.
Quindi il valore d'uso dipende dall'utilizzo che ne facciamo. Il valore di scambio, invece, è un altro valore e dipende, sempre sulla base di quello che avevano già detto gli economisti borghesi, dice Marx, dalla quantità di lavoro necessaria per produrre quella merce. Cioè, ad esempio, pensate a un'automobile.
Perché l'automobile ha un valore di scambio alto? Perché per produrre e realizzare un'automobile servono, vabbè, materie prime, intanto abbastanza costose, ma poi tante, tante ore di lavoro. Tanti operai che ci lavorano per tante ore di lavoro. quindi un prodotto che viene realizzato con tante ore di lavoro con una forza lavoro elevata ha un valore di scambio più alto di un prodotto che viene realizzato in cinque minuti da un artigiano che lavorava solo magari capite ecco perché fa questa analisi marx che era una cosa che in realtà avevano in parte già detto gli economisti borghesi perché lui vuole sottolineare che le merci non hanno valore di per sé l'errore dell'età moderna del capitalismo è quello di pensare che le merci abbiano valore di per sé è quello di carere cosiddetto feticismo delle merci feticismo delle merci vuol dire nell'ottica marxista proprio questo cioè pensare che le merci detengano un valore intrinseco non è così le merci hanno valore perché dietro alle merci dietro al prodotto c'è qualcuno che ci ha lavorato il valore delle merci dipende dal lavoro deriva dal lavoro dietro la merce c'è sempre un operaio che lavora quindi Capire questo ci porta anche a capire che ogni merce, che sia il prodotto finito, che sia anche la forza lavoro, necessita di un lavoro dietro ad esso, necessita di un operaio che produce quella merce. Queste premesse permettono a Marx di analizzare come si produce valore nel capitalismo perché lui dice in primo luogo proviamo a vedere qual è lo schema economico del capitalismo e confrontiamolo con gli schemi economici precedenti.
Partiamo dal medioevo, l'età feudale di cui parlavamo prima. Lo schema, secondo Marx, della produzione della base economica era MDM. M sta per merce, D sta per denaro. Merce, denaro, merce.
Cosa accadeva cioè in pratica? Il contadino lavorava la terra, produceva una merce, quindi M era il punto di partenza del meccanismo economico, si lavorava, si produceva una merce, quella merce veniva venduta o passata, scambiata con denaro, quindi dalla merce si passava al denaro, quel denaro veniva utilizzato dal contadino, dall'artigiano o da chi per esso per comprare altre merci, perché il contadino che coltivava la terra aveva bisogno di vestiti, aveva bisogno di pagare le tasse, aveva bisogno di beni di qualsiasi tipo. Quindi, merce, denaro, merce.
Produceva una merce, il raccolto, lo vendeva, otteneva del denaro, con questo denaro comprava altre merci che gli servivano. MDM. Era un'economia di autosussistenza, quella medievale, in cui non c'era accumulo di capitali.
Tutto quel denaro che si otteneva col raccolto lo si spendeva per vivere. D'altronde in genere si era mediamente piuttosto poveri e anche per dire la nobiltà non accumulava capitali, spendeva tutto quello che aveva, spendeva in palazzi, spendeva in prestigio eccetera. Non c'era l'idea di conservare il denaro, di mettere da parte il denaro, di accumulare il denaro. Il capitalismo invece non ha più questo schema MDM, merce, denaro, merce, ma ha uno schema diverso secondo Marx che è DMD primo, denaro, merce più denaro.
Perché? Perché il punto di partenza non è più il lavoro, non è più la produzione, è il denaro. Il capitalista parte con un capitale, cioè di soldi che ha già pronti e che vuole investire.
Quindi si parte dal denaro. Questo denaro viene investito per produrre una merce. Cioè il capitalista ha il suo bel gruzzolo di soldi, costruisce la fabbrica, assume gli operai, spende questi soldi per produrre delle merci.
Quindi DM. Queste merci poi vengono rivendute sul mercato, immesse sul mercato, ma lo scopo del capitalista non è riottenere gli stessi soldi che ha investito all'inizio. Lo scopo del capitalista è quello di ottenere un profitto.
quando rivende la merce vuole guadagnarci e vuole ottenere non più D, cioè il denaro investito in partenza, ma un D'che è evidentemente maggiore di D, cioè mettiamo che investa 100.000 euro, produce una merce e non vuole più ottenere dalla vendita della merce 100.000 euro, vuole ottenere euro, vuole avere un profitto. Questo è lo scopo, quindi D, M di primo, denaro, merce, più denaro. Ora, il dubbio che si pone Marx, se questo è lo schema del capitalismo e lui ne è convinto, com'è possibile che si produca più denaro che non in partenza?
Cioè, qui c'è una sorta di... Meccanismo strano, per cui investo 100 ottengo 110. Com'è possibile che investendo 100 ottengo 110, quando prima non accadeva questo? Nelle epoche precedenti la conversione da merce a denaro era totale.
Ora invece sembra che in questo passaggio di M si generi un valore aggiuntivo, più denaro. Quel più denaro è un mistero che Marx si ripropone di svelare. plus denaro, come lo chiama lui, bisogna capire da dove trae origine. E secondo Marx quel plus denaro si basa su un plus valore. Questa è la dottrina del plus valore.
Cos'è il plus valore? È in pratica il valore in più che la merce assume in questa catena, in questo passaggio, in questa struttura produttiva. Com'è possibile che la merce che in partenza costava 100 alla fine valga 110. Allora, bisogna capire dove si origina questo plusvalore.
Secondo Marx questo plusvalore trae origine della particolare merce che il capitalista compra, perché come ho detto, quando investe 100 costruisce la fabbrica. che assumono gli operai eccetera ecco, compra le materie prime e così via il problema, o meglio, l'inghippo sta nel paga gli operai perché gli operai vendono la loro forza lavoro che è una merce, il capitalista effettivamente compra la forza lavoro, paga la forza lavoro come se fosse una merce, ma questa merce ha la capacità di produrre valore, vi ho detto che il valore dipende dalla quantità di lavoro prestato, il lavoro produce valore, il che vuol dire che gli operai lavorando vengono pagati x, ma producono qualcosa che non vale x, ma che vale x più x primo, è un x più alto, perché loro lavorando producono valore, il che vuol dire anche però che gli operai vengono pagati meno di quanto mediano, meriterebbero perché gli operai vengono pagati sulla base del loro valore di scambio cioè la loro forza lavoro viene pagata sulla base delle leggi del mercato come se fosse una merce e quindi sulla base dei valori di scambio e quindi viene pagata per quello che serve all'operaio per rigenerare la sua forza lavoro vi ricordo che valore di scambio è la quantità di lavoro necessario per produrre quella merce. Allora, il valore di scambio di un operaio, della forza di lavoro di un operaio, è quello che gli serve per rigenerare la sua merce, cioè quello che gli serve per pagare un affitto e per vivere, per campare, il minimo indispensabile. Tra l'altro, dice Marx, in una situazione di disoccupazione endemica, La paga dell'operaio è sempre bassa perché per la resa della domanda e dell'offerta ci sono più operai di quanti posti di lavoro ci siano e quindi il capitalista paga sempre i minimi indispensabili all'operaio. Ma l'operaio pagato poco produce un valore che è maggiore di quello che il capitalista spende per pagargli lo stipendio, il salario.
Capite? Quindi l'operaio produce un plusvalore. Eccomi se... lavorasse un tot di ore pagato e un tot di ore invece lavorasse gratis per il capitalista capite il capitalista magari paga fa lavorare l'operaio otto ore per sette ore gli dà la paga per un'ora in pratica lo imbroglia perché quello che l'operaio produce in quell'ora di lavoro in più è tutto guadagno è tutto profitto dell'operaio in pratica il profitto del capitalista in pratica il profitto del capitalista si fonda sullo sfruttamento del lavoratore se se non ci fosse questo assolutamento non ci sarebbe quel di primo perché il denaro guadagnato dal capitalista sarebbe uguale al denaro speso per pagare materie prime merci fabbrica e soprattutto stipendio degli operai in pratica il capitalista trae profitto pagando meno del dovuto il salario degli operai Tutto questo ci porta a capire la natura del capitalismo che, come vi dicevo, si basa sullo sfruttamento, si basa sul fatto che il plus valore deriva dal plus lavoro degli operai. Gli operai lavorano di più di quanto siano pagati e il valore che gli viene corrisposto nel salario non corrisponde al valore che loro creano.
È come se lavorassero gratis, plus lavoro. Ma tutto questo, secondo Marx, certo arricchisce il capitalista, però... porterà il capitalismo a una crisi secondo Marx perché già in questa struttura economica, in questi meccanismi che adesso approfondiremo ancora un attimo, si vedono i difetti strutturali del capitalismo. Il capitalismo ha dei difetti, ha dei difetti secondo Marx economici, strutturali che sono insiti nella sua natura e che lo porteranno probabilmente alla rovina.
Ma in Marx c'è un'ansia non sempre chiarissima, però l'aspettativa che il capitalismo prima o poi crollerà da solo perché... I suoi difetti saranno talmente grandi da farlo cadere. Certo, gli operai dovranno lottare per accelerare questo meccanismo di carutta del capitalismo, ma il capitalismo non può stare in piedi all'infinito in questo modo.
E allora vediamoli questi difetti strutturali. Per vederli però dobbiamo introdurre alcuni elementi economici, alcune definizioni economiche che Marx poi utilizza. In primo luogo lui distingue tra due forme di capitale. Come l'avevo detto il capitalista porta i soldi e fa partire tutta la sua impresa economica con un capitale, i soldi. il denaro di partenza, ma in realtà bisogna distinguere, secondo Marx, tra capitale variabile e capitale costante, così li definisce.
Il capitale variabile sono i salari, sono quanto il capitalista spende per pagare gli operai, variabile perché il numero di operai può cambiare, può aumentare, diminuire, quindi questa voce di spesa può variare. Il capitale costante, invece, dice Marx, è la spesa che il capitalista compie per le macchine, per i macchinari. Quindi un po'del suo capitale va investito.
in stipendi, in salari, un po'va investito nelle macchine. E questa è la prima cosa da tenere presente e poi la riprendiamo. Seconda cosa da tenere presente, per capire bene come funziona il meccanismo economico bisogna introdurre due saggi.
La parola saggio in economia, anche nel linguaggio di Marx, vuol dire rapporto, è un'equazione, una divisione, un rapporto. Allora, lui li chiama saggio del plusvalore e saggio del profitto. L'esagio di plusvalore è dato, ve lo mostro anche a schermo, dal rapporto tra plusvalore e capitale variabile. Vi ricordo che il capitale variabile sono i salari. Allora il plusvalore è quel di primo, o meglio la differenza tra di primo e di, quel valore in più che si acquisisce con la produzione.
Il capitale variabile sono i salari. Cosa indica questo esagio di plusvalore? Chiaramente ci indica quanto sfruttamento c'è in una fabbrica. Più è alto il esagio di plusvalore, cioè Più il plus valore è alto rispetto ai salari, più significa che il capitalista trae vantaggio dallo sfruttamento degli operai. Perché il plus valore, vi ripeto, è sostanzialmente il profitto, diciamo, anche se non è esattamente il profitto, ma per far breve diciamola così, è il profitto del capitalista.
Il capitale variabile è quanto spendi in salari. Se spende meno il rapporto al profitto vuol dire che sfrutta molto gli operai. quindi questo saggio del plus valore ci indica il percentuale di sfruttamento di una fabbrica ma poi introduce anche un altro saggio che è il saggio di profitto che è il rapporto tra sempre il plus valore al numeratore e la somma tra capitale variabile e capitale costante invece al denominatore. Questo saggio del profitto è più interessante perché, adesso ne parleremo tra poco, indica il rapporto, ripeto, tra il plus valore e la somma degli investimenti nelle macchine.
e degli investimenti nei salari. Poste queste premesse Marx dice che i capitalisti, capito come funziona il meccanismo, hanno provato e stanno provando in questa epoca ad aumentare sempre di più il plus valore, ad aumentare il loro profitto perché il profitto deriva dal plus valore. E come si può aumentare il plus valore? Ci sono due modi principali secondo Marx.
Lui parla di aumento assoluto del plus valore e aumento relativo, o meglio aumento del plus valore assoluto, aumento del plus valore relativo. Visto che il plus valore dipende dallo sfruttamento, da quanto lavoro fanno gli operai, si può aumentare ad esempio il numero di ore che gli operai prestano alla fabbrica. Vi ho detto, poniamo che l'operaio lavori 8 ore, io gli corrispondo, se sono il capitalista, un salario che corrisponde più o meno a 7 ore di lavoro, vuol dire che quell'ora in più di lavoro che l'operaio fa me la dona gratis, quello che produce in quell'ora è tutto riguadagnato per me.
Grazie. Ma se io invece di farlo lavorare 8 ore lo faccio lavorare 9 ore, allora il lavoro, il plus lavoro non sarà più di un'ora, sarà di due ore e quindi il plus valore aumenterà perché il plus valore dipende dal plus lavoro. Capite? Se io lo faccio lavorare 10 ore, un'ulteriore guadagno in più. Ecco, un modo che i capitalisti hanno tentato di sfruttare per aumentare il loro plus valore è stato quello di far lavorare di più gli operai, tenere lì in fabbrica più tempo, più ore.
Questo modo viene chiamato aumento del plus valore assoluto, ma dice Marx funziona. funziona certo dal punto di vista del capitalista ma ha un limite che gli operai a un certo punto non ce la fanno più ovviamente non può aumentare in maniera indefinita il numero di ore di lavoro gli operai hanno bisogno anche del riposo per poter essere di nuovo attivi il giorno dopo e quindi non puoi andare oltre un certo limite, quindi questo aumento del plus valore assoluto è stato utilizzato soprattutto nelle prime fasi del capitalismo quando gli operai lavoravano anche 12 ore, 13 ore al giorno, ma in tempi più recenti, dice Marx, si è preferito l'aumento del plus valore relativo, in cosa consiste questo aumento? Invece di far lavorare di più gli operai, più ore, li si fa lavorare, tra virgolette, meglio, cioè cosa accade?
Se io ad esempio compro una macchina nuova, innovativa, che... fa lavorare più in fretta gli operai, perché ha un nastro trasportatore che è più veloce, allora l'operaio lavora magari sempre 8 ore, ma se prima in 8 ore produceva, non so, 80 pezzi, deve fare un pezzo della macchina, ne faceva 80 in 8 ore. Se io accelero il processo produttivo, gli faccio arrivare i pezzi più velocemente, lui in 8 ore magari non ne farà più 80, ma ne farà 90, 100, ok? Pur lavorando sempre 8 ore.
Allora, dicono i capitalisti, io faccio lavorare, l'operaio... io sempre lo stesso numero di ore ma ne aumento la produttività gli faccio produrre più cose nello stesso numero di ore e quindi è come se lui invece vi dicevo lavora sette ore per ripagare i salari un'ora la regala aumentando la produttività riduco quelle ore necessarie ripagare i salari invece di lavorare sette ore per ripagare i salari lavora sei ore per per ripagare il salario e quindi due ore saranno donate gratuitamente. Capite?
Un altro modo per aumentare la produttività, per aumentare il tuo salore, è aumentare la produttività. E i capitalisti hanno fatto questo, ma questo ovviamente... porta a investimenti molto forti nelle macchine, perché se io voglio aumentare la produttività devo migliorare i macchinari, devo migliorare la tecnologia e quindi questo vuol dire che il capitalista inizia a spendere sempre di più in macchine, cosa che diventerà un problema per i capitalisti. Inoltre i capitalisti tendono a fare un altro errore che adesso vediamo subito che riprenderemo, quello di buttarsi a capofitto nei settori più redditizi, cioè quella che Marx chiama una sorta di anarchia della produzione, che fa sì che quando c'è magari un'innovazione, un nuovo prodotto che il mercato accoglie molto bene, positivamente, quindi una nuova macchina, un nuovo automobile, l'auto ibrida che tutti vogliono comprare, allora anche le fabbriche che non producevano quella merce iniziano a produrre quella merce. Vediamo che la Toyota, invento, lancia sul mercato un'innovazione nelle automobili.
È chiaro che nel giro di poco tempo tutte le altre fabbriche, la Ford, la BMW, la BMW la Ford, la Fiat, eccetera, tenteranno di replicare l'innovazione della Toyota e inizieranno a fare modelli simili. Allora, quando succede questo, quando tutte le fabbriche si buttano a capofitto su un settore che sembra arredditizio, avviene quella che Marx chiama appunto l'anarchia della produzione, cioè di colpo troppe fabbriche producono lo stesso prodotto. Quando magari il mercato non è in grado di assorbire quel prodotto. prodotto perché è vero che all'inizio magari c'era domanda ma questa domanda si satura molto in fretta si arriva cioè a una crisi di sovrapproduzione che secondo me è tipica del capitalismo mentre nell'età precedente, età feudale ad esempio, il nostro esempio classico, le crisi erano sempre crisi di sottoproduzione perché il problema è che arrivava il brutto tempo, la carestia e quindi mancava il raccolto e quindi si moriva di fame, si produceva meno di quello di cui c'era bisogno, nel capitalismo ci sono crisi di sovrapproduzione, si produce di più di quello che c'è bisogno, ad esempio si producono troppe automobili ibride quando la gente che vuole comprare le automobili ibride non è tantissima allora cosa succede? le fabbriche hanno prodotto queste automobili e queste automobili vanno invendute non vendute e quindi crisi di sovra-produzione si produce troppo rispetto a quello che il mercato è in grado di assorbire e questo è un difetto tipico del capitalismo secondo Marx che potrebbe portare a una grande crisi non è l'unico perché l'altro grande elemento di crisi l'altro grande difetto strutturale del capitalismo celeberrimo è la cosiddetta caduta tendenziale del saldo saggio di profitto.
Prima vi ho detto che il saggio di profitto è il rapporto tra il plus valore al numeratore e la somma tra capitali costanti e capitali variabili al denominatore, cioè detto in altri termini il saggio di profitto è il rapporto tra il plus valore e quanto il capitalista spende in macchine e salari. Ora prima vi ho detto che il capitalista memore del tentativo di aumentare il plus valore, quindi l'aumento plus valore relativo e memore anche della concorrenza perché tanti altri capisci. capitalisti gli fanno concorrenza è spinto ad aumentare progressivamente gli investimenti nelle macchine no a spendere sempre di più in innovazione e tecnologia in ricerca per creare macchine che funzionino sempre meglio che migliorino sempre la produttività ora se il capitalista fa questo noi secondo max potremo assistere di anno in anno a un aumento delle spese per le macchine sempre maggiore sempre più forte che arriverà a far crescere il numeratore di questo saggio di profitto più velocemente di quanto non cresca il plus valore.
E'chiaro che se io compro macchine aumento anche il plus valore, ma il plus valore, membro della concorrenza, complici di tutti questi problemi, il plus valore aumenterà più lentamente di quanto non aumenti il denominatore, cioè la spesa, cioè l'investimento. Il che vuol dire che il saggio di profitto tenderà a calare. Caduta tendenziale del saggio di profitto vuol dire questo.
Di anno in anno il saggio di profitto tenderà sempre di più a scendere. scende da scendere progressivamente e questo è un difetto perché il capitalismo nasce come un sistema di accumulazione nasce come un sistema per generare profitto e capitalista aveva detto all'inizio investi soldi perché vuole guadagnarci qualcosa ma dove si va progressivamente il guadagno e profitto del capitalista cala cala progressivamente fino quasi a tendere a zero e quindi il capitalismo ha un difetto nasce per uno scopo e non lo realizza e prima o poi questo difetto porterà pare alla caruta del capitalismo stesso il capitalismo Forse è destinato a crollare anche da solo, ma come vi dicevo il proletariato deve lottare per accelerare questa caduta e qui arriviamo all'ultimo discorso da fare che è quello sulla rivoluzione. Come farà il proletariato a scalzare la borghesia, a prendere il potere eccetera?
Allora Marx è un po'un divago negli anni su questa questione e più delle volte parlare di una rivoluzione vera e propria, d'altronde la borghesia ha preso il potere con la rivoluzione francese, è presumibile che anche il proletariato... dovrà prendere potere con una rivoluzione anche armata, anche violenta. In altri scritti però sembra anche ammettere che ci si possa arrivare al potere, anche per via democratica, anche senza fare per forza una rivoluzione, anche vincendo le elezioni. Però, insomma, c'è una certa ambiguità in Marx.
D'altronde tutto il discorso su cosa fare dopo... Una volta aver preso il potere, in Marx è poco chiaro, si parla a volte di vuoto teorico, perché Marx non ha sempre chiarito esattamente cosa sarebbe dovuto accadere. Diciamo che il testo più importante in questo senso è la critica del programma di Gotha, che è uno scritto del 1870. quindi anche tardo negli ultimi anni della sua vita, in cui Marx sembra delineare due fasi post-rivoluzionarie per descrivere come il socialismo si sarebbe dovuto imporre.
Due fasi che a volte vengono chiamate fase socialista alla prima. prima fase comunista alla seconda. In cosa consistevano? Allora, nella prima fase il proletariato doveva prendere potere e doveva prendere soprattutto possesso di tutti i mezzi di produzione, cioè le fabbriche dovevano passare in mano allo stato controllato dai proletari, quindi devono essere tolte alla borghesia, bisognava statalizzare i mezzi di produzione.
Questa prima fase infatti doveva portare a quella che Marx chiama una dittatura del proletariato, cioè il proletariato deve prendere in mano lo stato e dominare. senza seguire le classiche norme della democrazia, perché bisogna agire in fretta, bisogna agire risolutamente, evitare che la borghesia tenti di riprendere il potere, quindi agire anche con una certa fermezza. Ma questa è una fase transitoria, quindi dittatura sì, ma dittatura intanto di una classe che è numericamente molto ampia, perché sarebbe, dice Marx, la prima dittatura della maggioranza sulla minoranza, ma chiaramente questa fase è una fase di passaggio. Non è il punto adattivo, bisogna superare anche la dittatura, però in questo momento dittatura del proletariato.
Quindi, statalizzare i mezzi di evoluzione, abolire l'esercito e sostituirlo, dice Marx, con un corpo di operai armati, quindi abolire il Parlamento anche e sostituirlo con una serie di delegati nominati a suffragio universale e sempre removibili, quindi anche abolire il privilegio burocratico, cioè togliere dalle cariche dello Stato tutti quei funzionari che sono lì per... ereditarietà oppure perché appartengono alle classi agiate e sempre mettere dei delegati cioè eletti a soffraggio universale dal basso. In questo modo si impone la fase socialista dittatura del proletariato in cui dice Marx però vige ancora il sistema di giustizia distributiva cioè in cui la gente viene pagata e riceve incarichi e meriti sulla base dei propri meriti cioè in base a quanto lavora. Cioè, voglio dire, lo stipendio dell'operaio dipende anche da quanto lavori, dall'incarico che hai, eccetera. Questa fase però va superata, bisogna arrivare a una seconda fase, che viene chiamata fase comunista, in cui però c'è grande vaghezza in Marx, mentre questa è la prima fase.
qualcosa dice sulla seconda non si capisce bene esattamente come si sarebbe dovuta imporre perché secondo marzo a un certo punto liberati dalla mentalità borghese un po alla volta gli operai avrebbero dovuto capire che non bisogna intanto seguire una giustizia distributiva ma una giustizia egalitaria in cui non si viene più pagati sulla base di quanto lavori ma si viene pagati sulla base del bisogno da ognuno secondo le sue capacità ad ognuno secondo i suoi bisogni cioè a un certo punto anche il concetto di stato di potere dovrebbero sciogliersi non ci dovrebbe più essere lo stato capitalista che possiede i mezzi di produzione ma si dovrebbe estrarre un nuovo tipo di comunità dove si è tutti alla pari dove si lavora insieme dove l'egoismo e bandito e dove si lavora per i beni comuni ma come questo si sarebbe dovuto realizzare non si capisce del tutto bene per questo i rivoluzionari marxisti nel corso del Novecento avranno qualche difficoltà poi a immaginare lo stato post rivoluzionario ecco questo molto sinteticamente ma spero a maniera abbastanza chiara è Marx, sono le idee fondamentali della filosofia di Karl Marx in descrizione come al solito trovate i titoletti che sono comparsi qui se volete riscoltare un pezzo o un altro, trovate anche il link alla playlist completa con i video su Marx più estesi, con più esempi con più ragionamenti, con più dettagli quindi se non avete mai studiato Marx guardate prima là, se invece vi serviva solo come ripasso, bene, spero questo video, in più descrizione trovate anche il link alla playlist, il link ai social network se volete seguirmi e rimanere informati su quello che faccio e... il link alla newsletter settimanale gratuita anche quella per ricevere una volta a settimana una mail con i video che ho fatto i podcast che ho fatto, i consigli di lettura consigli di visione ed altro ancora basta ho finito ci siamo stati credo più o meno in un'ora devo ancora montare il video ma se ho ottenuto bene i conti ci siamo, ci vediamo presto per altri video anche più normali anche più calmi di storia, filosofia e educazione civica ciao alla prossima Musica