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Filosofia della Scuola Ionica di Mileto

Abbiamo posto tante premesse nelle scorse puntate del nostro podcast, ma adesso è finalmente giunto il momento di presentare anche i primi filosofi, cioè rivedere chi sono stati i primi pensatori, quali idee hanno proposto e cosa soprattutto li accomunava. Sto parlando dei pensatori che di solito vengono etichettati come i pensatori della scuola ionica di Mileto, provenienti dalle coste della Ionia, cioè dalle coste dell'attuale Anatolia, cioè della Turchia, però filosofi di lingua greca, che si trovarono per primi a cercare di dipanare la matassa sul nostro mondo, sulla sua natura e sull'origine delle cose. Andiamo a cominciare. Dentro alla filosofia, un podcast di Ermanno Scripp Ferretti. Terza puntata, la scuola ionica di Mileto. Eccoci qui, ben trovati per una nuova puntata di questo podcast che, come vi ho detto già più volte, ci aiuta ad entrare dentro alla filosofia, a scoprirne la storia e a ragionarci anche un po'sopra ovviamente, perché i filosofi sono soprattutto lo spunto iniziale da cui partire per poi operare alcune riflessioni, ragionare e vedere come ragionavano anche gli antichi e chi in generale ci ha preceduto. Come vi dicevo, oggi presentiamo la... prima scuola filosofica, o almeno quella che la tradizione ci ha consegnato, come la prima scuola filosofica, la scuola di Mileto. Mileto era una città abbastanza importante, una colonia perché fondata da mercanti. Si trovava infatti un po'lontana dalla Grecia classica a cui siamo abituati, non era vicino all'Atene, non era vicino a Sparta, era sulle coste dell'attuale Turchia. vicino ad Efeso, vicino ad altre città importanti dell'epoca e lì effettivamente abbiamo la storia, abbiamo notizia di tre pensatori che sono Talete, Anassimandro e Anassimene intanto cerchiamo di capire perché proprio lì, un po'l'abbiamo già detto nelle puntate precedenti la filosofia infatti nasce soprattutto all'interno di classi sociali giovani all'interno meglio ancora di città giovani che sono aperte al contatto con altre culture. Le città mercantili, le colonie mercantili erano da questo punto di vista enormemente avvantaggiate perché erano città in cui mancava un'aristocrazia, un certo conservatore e quindi potevano emergere idee più originali. Ed erano città che poi erano anche a stretto contatto con le città vicine e quindi questo confronto continuo col diverso, con l'altro con le altre culture, con le altre religioni, permetteva più facilmente di porsi delle domande e anche magari di cercare di rispondere a queste domande. Quindi la prima cosa che accomuna questi tre pensatori, ripeto Talete, Anassimandro e Anassimene, che tra poco vedremo anche uno ad uno, è proprio il fatto di provenire dalla stessa città, dallo stesso ambiente direi. Ma c'è anche un altro elemento che accomuna questi e anche altri pensatori delle origini. Sì. Ed è cioè la domanda da cui tutti partono. E questa domanda è forse la domanda più fondamentale di tutta la storia della filosofia, è una domanda a cui ancora oggi non abbiamo pienamente risposta. La domanda è qual è l'origine del mondo? Da dove derivano cioè tutte le cose? Infatti i filosofi di Mileto si chiedono se il mondo ha un principio dietro alla p***a. apparente mutevolezza se noi ci guardiamo attorno vediamo un mondo fatto di tante cose tra loro diversissime di tante cose che cambiano continuamente no io mi guardo attorno e vedo che adesso è giorno ma tra poco arriverà la notte e poi arriverà di nuovo il giorno e poi di nuovo la notte alla stessa maniera ci sono le stagioni c'è l'estate c'è l'inverno c'è la primavera e c'è l'autunno gli anni passano tutto cambia ma tutto anche in un certo senso torna Tutto cambia e non cambia mai, per certi versi. Tutto si corrompe, si corrompono le montagne, si corrompono le stagioni, si corrompono le città, si corrompono gli esseri umani, e però tutto rinasce anche per certi versi. Insomma, se ci guardiamo attorno, questo mondo pare diversissimo e però anche unito da qualcosa. Cioè, sembra che in questa grande difformità, in questa grande diversità, Ci possa essere però forse qualcosa di comune, qualcosa di più. Cosa che alla base unifica in un certo senso tutto il mondo. E proprio questo cercano di trovare i filosofi di Mileto. Si chiedono se dietro a tutto questo divenire, dietro a tutto questo cambiamento, ci sia qualcosa che permane, qualcosa di uniforme, di unico, di univoco. Un principio, loro lo chiamano proprio così, un principio comune. E la parola che in greco usano per identificare questo principio è la parola archè. Archè è di fatti la parola chiave di queste origini della filosofia. Tutti i filosofi che vedremo oggi e nelle prossime immediate puntate andranno alla ricerca dell'archè. Ripeto, parola che tradizionalmente viene tradotta come principio, ma che in realtà ha almeno due significati nella riflessione di questi primi pensatori. Perché l'archè è da un lato il principio generatore e dall'altra il principio conservatore delle cose. Mi spiego meglio. Loro sono abbastanza convinti che dietro a tutto ciò che ci appare, tutto ciò che esiste, ci sia una chiave unica, una base unica, appunto un principio unico. Ma questa base, questo principio È da un lato ciò che ha generato tutto, ciò che è responsabile di tutto, ma allo stesso tempo è anche ciò che mantiene in vita tutto. Capite? Cioè è ciò che ha dato il via alle cose, ma è anche ciò che fa sì che le cose continuino ad essere ciò che sono. Noi oggi, per la tradizione culturale a cui apparteniamo, siamo portati a cercare di rinforzare la nostra vita. identificare il creatore delle cose ci chiediamo come si è originato il mondo se è stato dio oppure se è stato il big bang oppure se è stato qualcos'altro vogliamo capire qual è l'origine no vogliamo capire qual è diremmo oggi il principio generatore ciò che ha generato tutto ma questi greci si chiedevano certo anche questo qual è il principio generatore ma anche erano convinti che ci fosse un principio conservatore cioè che il mondo continuava ad esistere Perché questo principio che aveva dato il via al mondo non era scomparso, non se n'era andato, ma continuava a mantenere in vita questo mondo. Quindi capite che loro non vanno tanto alla ricerca di un dio come lo intendiamo noi oggi, vanno alla ricerca di un principio naturale che sia la base di tutto. E infatti il concetto dell'archè si lega strettamente al concetto della physis. Physis è parola greca. si scrive tradizionalmente, viene traslitterato in caratteri latini col ph, ph y sis, physis, è la parola che sta a significare la natura. Così viene di solito tradotto il termine physis in italiano, physis uguale natura. Ma in realtà, etimologicamente, la parola physis ha un significato più complicato, più complesso, più articolato. Deriva infatti da... un verbo che vuol dire generare, produrre, crescere. Quindi la natura per i greci non era solo gli alberi, le piante, il prato eccetera come pensiamo noi oggi, la natura era ciò che genera le cose, è il principio generatore, per questo il concetto di physis, il concetto di natura e il concetto di archè si sovrappongono in un certo senso. Se l'archè è il principio generatore e il principio conservatore, questo principio deve essere un principio naturale, perché la physis è la natura, ma nel senso di natura che genera, natura che produce, natura che cresce, ok? Quindi, mentre noi, quando pensiamo all'origine del cosmo, andiamo alla ricerca di particelle, andiamo a ricerca di divinità, Andiamo alla ricerca di cose di questo genere. I greci, soprattutto i greci arcaici, andavano alla ricerca di un elemento naturale, di qualcosa che si legava alla natura e alla physis. Quindi abbiamo già due concetti importantissimi che ci terranno compagnia per un po'all'interno di questo podcast. Il concetto di archè e il concetto di physis. Ma dobbiamo introdurne subito altri tre, altrettanto complessi, altri tre paroloni che però... ci aiutano a comprendere meglio cosa pensavano questi primi filosofi. I tre paroloni sono questi, monismo, ilozoismo e panteismo. Perché effettivamente i filosofi di Mileto sono monisti, sono ilozoisti e sono panteisti. Cosa significa? Chiediamolo subito perché poi questi termini ci serviranno anche in futuro, ci serviranno anche quando parleremo di filosofi dell'età moderna. di filosofi rinascimentali, a volte anche di filosofi molto recenti. Monismo vuol dire che per questi filosofi, filosofi, dietro alla molteplicità delle cose c'è un principio unico, c'è un unicum, monos vuol dire uno, monismo vuol dire credere nell'uno in un certo senso. Effettivamente questi filosofi pensano che sì, il mondo è complesso, il mondo è molteplice, è formato da tante cose che sembrano tra loro tutte diversissime, ma in realtà questa è soprattutto un'apparenza, perché dietro a questa molteplicità si nasconde una unità, un monismo appunto, c'è un'unica natura delle cose, un'unica sostanza delle cose e questo in filosofia, questa concezione va sotto il nome appunto di monismo. Poi vi ho detto che sono anche ilozoisti, altra parola un po'difficile, ma il cui concetto è molto importante, significa che questi filosofi pensano che dentro alla materia Dentro a qualsiasi materia, questo vale per il nostro corpo, vale per la scrivania su cui adesso sto appoggiato, vale per un sasso, vale per l'acqua, dentro alla materia ci sia sempre una forza vivente che le dà un'energia, che le dà una spinta, che la fa muovere. Cioè gli lozoisti, e vale soprattutto per questi della scuola ionica di Mileto, sono convinti che la materia non sia mai inerte. La materia non è mai morta, in un certo senso, priva di vita, ma è vitale. C'è un'energia, c'è una forza vivente che la spinge a muoversi, che la fa agire. Quindi tutto è vivo, tutto è vitale, anche il sasso, anche la pietra, anche... il pezzo di plastica è vivo, anche se a noi magari non sembra. Attenzione che può sembrare assurda forse oggi questa concezione, ma guardate bene che in realtà la chimica moderna cosa ci dice? Che anche il sasso dentro ha degli elettroni che girano, che si muovono, che non stanno fermi, ha un'energia, ha un movimento, ha un'energia cinetica in un certo senso. La massa può essere convertita in energia cinetica. Allora capite che in fondo questi filosofi antichi non avevano detto delle complete assurdità. Ultima parola che vi ho citato e quella che troveremo più spesso, che ci terrà compagnia più spesso anche in futuro, è la parola panteista o panteismo. Ecco, il panteismo è quella concezione filosofica che ritiene che il creatore del mondo sia parte del mondo stesso. Il principio generatore non è un principio che sta al di fuori del mondo, ma è dentro al mondo stesso. Panteismo vuol dire infatti tutto è Dio, Pan vuol dire tutto, in greco Theos è Dio. Tutto è Dio, cioè Dio, inteso non tanto come Dio cristiano, ma il principio generatore delle cose, ciò che ha prodotto tutto, non è per loro qualcosa di estraneo al mondo, qualcosa che sta in un'altra dimensione, in un altro mondo. fuori da questa realtà ma è parte di questa realtà potremmo anche dire che è dentro a questa realtà è il principio interno di questa realtà per loro quest'archè è dio certo che è dio ma non è il dio a cui siamo abituati noi quando pensiamo a dio pensiamo a un signore barbuto che se ne sta lontano e che con le sue mani magari ha plasmato il mondo e poi lo guarda da un'altra dimensione ecco per questi filosofi dio è tutt'altra cosa dio non è una persona Ma Dio è, potremmo dire forse, un'energia, un'energia che ha creato tutto e che continua ad essere dentro a tutto. Per questo vi facevo prima il paragone con gli elettroni, con il Big Bang. Guardate che la fisica moderna... In fondo è molto vicina, molto più vicina di quanto crediamo a questa concezione dei primi filosofi, che certo avevano pochi mezzi, che certo erano ancora influenzati dai miti, dalla religione, dalla superstizione, però hanno avuto alcune intuizioni molto molto interessanti. E allora dopo tante premesse vediamoli un po'anche questi filosofi. Il primo, come vi dicevo, è Talete. che è considerato dalla tradizione il primo grande filosofo della storia. Visse nel VI secolo, pare che sia nato nel 625 a.C. e forse morto nel 548 a.C. Attenzione, queste date vanno prese un po'così come date indicative, perché chiaramente su personaggi vissuti così tanti secoli fa, così tanti millenni fa, abbiamo appunto... appunto dati molto incompleti e si va un po'a span, ecco, non vanno prese troppo alla lettera, però diciamo nel VI secolo a.C. visse appunto a Mileto e... Nella sua vita fu un personaggio davvero saggio, famoso e sapiente, tant'è vero che nella tradizione è anche uno dei famosi sette sapienti. Nella tradizione greca si ricordano spesso questi sette sapienti, i grandi saggi del passato, e uno di questi era appunto Talete. Nella sua vita fu filosofo, ma non fu solo filosofo, fu anche politico, astronomo e matematico. Si racconta ad esempio che come politico riuscì ad unire varie colonie in un unico stato, dare una forma statale a una serie di colonie. Come astronomo si racconta che riuscì a predire una famosa eclisse. E come matematico c'è ad esempio un teorema che porta il suo nome, il teorema di Talete, che avrete sentito nominare, avrete forse anche studiato. Anche se però molto probabilmente il teorema di Talete non fu dimostrato da Talete stesso, fu dimostrato solo parecchio tempo dopo da Eudosso, e però Talete, secondo la leggenda, sapeva già le conseguenze di quel teorema, non c'è la dimostrazione, ma lo sapeva già usare. Perché pare che Talete abbia usato sostanzialmente questo teorema per calcolare l'altezza delle piramidi, facendo una proporzione tra l'ombra lasciata da un palo e l'ombra lasciata appunto dalle piramidi. Visto che il teorema di Talete si basa sulla proporzione e volendo anche sulle ombre degli edifici e dei pali, effettivamente Talete usò questo teorema per calcolare in maniera approssimativa ma abbastanza efficace l'altezza delle piramidi e questo lo rese all'epoca molto famoso. Su di lui abbiamo anche molte leggende, essendo un personaggio vissuto molti secoli fa quasi mitico, Sappiamo ad esempio, ci viene raccontato ad esempio, ce lo racconta Platone, un aneddoto sulla sua vita. Secondo questo aneddoto lui era a volte talmente preso dallo studio degli astri, talmente attento alle cose del cielo da non vedere molto dove metteva i piedi, tant'è vero che una volta, secondo questo aneddoto, finì per cadere addirittura in un pozzo E per questo venne preso in giro da una serva che si fece beffe di lui perché era tanto attento alle cose del cielo ma tanto disattento alle cose concrete, alle cose banali. E questa è un po'l'idea del filosofo che ha anche Platone. Platone racconta questo aneddoto perché un po'è la sua stessa visione del filosofo questa. Il filosofo è uno molto bravo a parlare delle cose elevate, a parlare delle cose nascoste, a vedere la radice delle cose, ma non è altrettanto bravo nelle cose banali. è un po'come in quella famosa poesia di Baudelaire sull'Albatross, in cui Baudelaire paragona il poeta all'Albatross che è questo uccello nobile quando vola ma goffo quando cammina. Ecco il filosofo per Platone è anche sulla base di questo. aneddoto raccontato riguardo a Talete, il filosofo è un po'come un poeta perché è bravissimo su alcune cose, le cose più elevate, le cose più nobili, ma è molto scarso quando si tratta di vivere in maniera concreta. Il secondo aneddoto famoso invece è raccontato da Aristotele ed è però di segno radicalmente opposto rispetto all'aneddoto raccontato da Platone, perché Aristotele invece racconta che Talete era così abile. a predire le stagioni, a studiare gli astri, che arrivò a predire con una buona sicurezza un raccolto molto abbondante di olive. E prevedendo questo buon raccolto decise di prendere in affitto tutti i frantoi che c'erano a Mileto e poi quando arrivò l'abbondante raccolto di olive fece grandi affari subaffittando a prezzi molto alti questi frantoi. Aristotele quindi si presenta a un Talete che è all'esatto opposto di quello platonico, perché ci presenta un Talete sì molto esperto, ma in grado di usare questa sua sapienza anche per fini molto pratici e molto concreti, anche addirittura per arricchirsi. È probabile che questi aneddoti raccontati da Platone e Aristotele siano entrambi leggendari, cioè falsi, inventati, per raccontarci una visione di Talete che è un po' si confaceva alle idee che avevano o Platone o Aristotele. Platone, ve l'ho detta, aveva l'idea del filosofo come un personaggio che vive un po'con la testa tra le nuvole, Aristotele invece aveva l'idea di un filosofo molto concreto, capace di studiare la natura e dominare la natura e quindi probabilmente ci hanno raccontato queste storie per portare acqua al loro mulino, per confermare la loro visione. Però, al di là delle leggende che certo contano fino a un certo punto, quello che conta è sapere cosa pensava Talente e effettivamente qualcosa sapeva. perché vari filosofi, anche lo stesso Aristotele, ci riportano almeno in sintesi il pensiero di Talete. Talete si chiese qual era l'archè, cercò di trovare l'archè, cioè questo principio generatore e conservatore, e lo individuò nell'acqua. Secondo lui l'acqua era davvero la base di tutto, l'acqua era ciò che dava vita a tutto e ciò che manteneva tutto in vita. Anche la terra, secondo lui... poggiava sull'acqua, cioè era appoggiata letteralmente sull'acqua e d'altronde tutto nasceva dall'acqua e tutto prima o poi ritornava ad essere acqua. ovviamente questa concezione che a noi può fare un po'sorridere perché magari può apparire un po'ingenua in realtà insomma ha un suo fondamento se noi ci pensiamo l'acqua effettivamente nelle conoscenze che abbiamo è alla base della vita noi sappiamo che la vita nasce nell'umido nell'umidità il bambino quando nasce dalla pancia della madre nasce nel sacco amniotico e quindi immerso nell'acqua i semi per maturare hanno bisogno dell'acqua se non muoiono Noi stessi possiamo anche digiunare, rinunciare al cibo per qualche giorno, ma non possiamo rinunciare all'acqua. Insomma, l'acqua effettivamente è ciò che dà la vita e ciò che è più necessario di tutto, forse, per la vita. E probabilmente da queste banali osservazioni, Taleta arrivò appunto a ipotizzare che sia proprio l'acqua la base della vita, il larchè, il principio ultimo delle cose. Tutti gli elementi, la terra... L'aria e il fuoco devono in qualche modo quindi essere ricondotti all'acqua e anche il pianeta Terra, secondo Talete, probabilmente galleggiava sull'acqua. Questo per dire di Talete, ma come vi dicevo Talete è solo il primo di questo trittico di filosofi. Dopo Talete arrivò Anassimandro, contemporaneo di Talete anche se pare più giovane di una quindicina d'anni. Gli anni che di solito si riportano sono 611 a.C. per la nascita di Anassimandro e 547 a.C. per la morte di Anassimandro. Quindi morirono quasi in contemporanea Talete ed Anassimandro, ma Talete aveva appunto 14-15 anni più di Anassimandro. Proprio per questa differenza, questa giovinezza di Anassimandro rispetto a Talete, Anassimandro pare sia stato allievo di Talete. E però appunto fu un po'di tutto, anche lui fu per certi versi un tuttologo, cioè si occupò di vari ambiti, fu uomo politico, fu appunto filosofo, fu geografo, fu astronomo, fu inventore, insomma davvero fu un personaggio a tutto tondo. Rispetto a Artalete sappiamo che scrisse un'opera filosofica. Talete non si sa bene se abbiamo iscritto, non abbiamo notizie, invece a Nacimando siamo sicuri di sì. Scrisse un'opera filosofica che si intitolava Sulla Natura. Attenzione che però questo titolo è un titolo piuttosto standard, lo troveremo in tutti i primi filosofi, nel senso che quando i filosofi si occupavano di filosofia naturale, molto spesso il titolo che veniva attribuito alla loro opera era appunto Sulla Natura. Sappiamo che scrisse quest'opera perché ci è arrivato, ci è giunto un frammento breve, quindi poca roba per carità, però sappiamo almeno che qualcosa scrisse. Un frammento che tra l'altro, e questo è una cosa interessante, era scritto in prosa. Come vedremo, la scelta di scrivere in prosa è molto originale al tempo perché nelle prossime puntate vedremo vari filosofi e spesso vedremo che questi primi filosofi scrivono non in prosa ma... in forma poetica, scrivono in versi. Perché? Perché la filosofia è ancora vicina per certi versi alla mitologia, non si è ancora del tutto staccata dalla mitologia, dal mito e quindi dalla poesia e quindi appunto dalla scrittura in versi. Il fatto che Anassimando scriva in prosa è giudicato dagli studiosi da un segno di un vistoso passo in avanti, di un tentativo di ritrovare cioè un linguaggio che sia meno mitico e più concreto, meno poetico e più razionale, più esplicativo, quindi un segno sicuramente di modernità per Anassimandro. Cosa dice Anassimandro? Cosa pensa? Soprattutto confrontandosi anche col pensiero di Talete che lo ha di poco preceduto. Anassimandro si convince che, certo, è necessario trovare l'archè, che in fondo Talete... ha anche capito che è bene cercare un principio, ma ritiene Nassim Hanno questo principio Non può essere un elemento naturale, non può essere l'acqua, come ha detto Talete. Perché se io scelgo un elemento naturale, poi entro in difficoltà quando devo spiegare come da questo elemento naturale si sono generati gli altri elementi. Mi spiego meglio, per i greci, già da parecchio tempo prima di questi ionici di Mileto, gli elementi naturali erano sostanzialmente quattro. L'acqua. l'aria la terra e il fuoco questi erano quelli che la tradizione greca aveva portato avanti acqua aria terra e fuoco ora se io dico che l'archè è l'acqua come faccio a spiegare l'esistenza degli altri elementi dell'aria della terra e del fuoco se voglio spiegarli devo per forza di cose dire che se si originano dall'acqua perché abbiamo appena detto che l'acqua è l'archè cioè l'acqua è la madre di tutte le cose Ma allora, la terra, per carità, posso anche dire che forse si originava dall'acqua, perché se pensate alla terra coltivata, io devo innaffiarla perché dia frutto. Quindi la terra ha bisogno dell'acqua, certo. Ma il fuoco? Come faccio a spiegare il fuoco a partire dall'acqua? Quando il fuoco è tradizionalmente l'opposto dell'acqua. L'acqua spegne il fuoco. Fuoco e acqua non possono darsi insieme. E allora come posso spiegare l'origine del fuoco partendo dall'acqua? È sostanzialmente impossibile, è difficile, ritiene Anassimandro. Pertanto lui propone un archè diverso. Dice, secondo me l'archè non può essere uno dei quattro elementi, ma deve essere un principio che precede tutti i quattro elementi. deve venire prima, deve essere alla base dei quattro elementi e questi quattro elementi devono essersi originati da questo archè precedente, ok? In questo modo diventerebbe più facile spiegare appunto la diversità di questi quattro elementi originali. E quale può essere questo archè dunque? Niente, Arasimandro sceglie un archè che lui definisce indeterminato, lo chiama Aperon. Apiron è la parola con cui si indica l'infinito e l'indeterminato. Vuol dire proprio questo, infinito, indeterminato. Quindi l'archè non è un elemento presente in natura, non è qualcosa che noi siamo abituati a vedere, non è l'acqua o il fuoco o l'aria o la terra. L'archè è qualcosa che non si può determinare, che non si può dire bene che cos'è. È una sorta di miscuglio, un miscuglio indefinito, un mix, un melting pot direbbero oggi gli anglofoni, un grande brodo primordiale, io uso spesso questa espressione che non è di Anassimato ma per far capire, un miscuglio in cui sono immersi tutti gli elementi però mescolati tra loro, frammisti tra loro e indistinguibili l'uno dall'altro. È come davvero un brodo, un mix, in cui c'è tutto ma niente di chiaro, è tutto mescolato, è tutto indeterminato. E questo miscuglio è anche infinito, ovviamente, perché vi ho detto che apiron vuol dire infinito ed indeterminato. D'altronde, per dare origine al nostro mondo, secondo Anassimando, serve qualcosa che sia infinito nello spazio e nel tempo. Perché non deve essere soggetto né allo spazio né al tempo. Lo spazio, il tempo, il mondo, le cose eccetera si generano a partire da questo apiron, ma non possono precedere l'apiron. L'apiron infatti non è soggetto al tempo, è immortale. Non è soggetto allo spazio, infatti è infinito. È un principio divino, immortale, indistruttibile, appunto un caos primordiale che c'era sempre e a cui tutto prima o poi tornerà. Capite? Il nostro mondo, per come lo vede Anassimandro, non è altro che un derivato di questo apiron, di questo brodo, e rimane sempre in contatto con questo apiron perché prima o poi ritornerà nell'apiron. infatti Anassimando tenta anche di descrivere il meccanismo per cui dall'apiron si genera il mondo secondo lui questo apiron infatti non è fermo ma è in eterno movimento, si muove e questo movimento è un movimento non-verso rotatorio anche piuttosto veloce verrebbe da pensare un movimento rotatorio che è in un certo senso così vorticoso che un po la volta da questo apere non si staccano le cose vengono come dire espulse fuori le cose tramite una legge che anassimando chiama legge della separazione ma le cose che si staccano da questo apere non sono mai cose singolari le cose si staccano sempre a coppia Quindi L'apiron si muove e poi vengono fuori un paio di cose. Di nuovo si muove e poi ne vengono fuori altre due. Si muove e poi altre due. Queste coppie non sono coppie casuali ma sono coppie di contrari. Vengono fuori, ad esempio si espellono, in un certo senso da questo apiron, il caldo e il freddo. Poi un'altra volta il secco e l'umido. Poi un'altra volta il giorno e la notte. E così via, e così via, e così via. Tutti contrari. A coppie di contrari. Questi contrari escono dall'apenon, vanno a formare il nostro mondo, plasmano il nostro mondo, ma questi contrari rimangono nel nostro mondo in lotta perenne tra loro. Si combattono vicendevolmente. E dice Anassimandro, combattendosi, si commettono anche reciproca ingiustizia. Pensiamo al giorno e la notte che è un esempio classico. Il giorno e la notte certo escono insieme dall'albero, si generano insieme ma sono in antagonismo l'una con l'altra. Non sono in pace tra loro perché il giorno sconfigge la notte, quando c'è l'alba la annienta e prende il dominio dell'ambiente e però questo dominio non è eterno perché a un certo punto La notte riemerge e sconfigge a sua volta il giorno, mette a tacere il giorno, lo annulla e viene la notte. E poi però di nuovo la notte viene sconfitta dal giorno, eccetera. Si uccidono vicendevolmente, potremmo dire. Anassimando dice proprio che si commettono ingiustizia, si umiliano, si distruggono a vicenda, in un ciclo eterno. Quindi capite che è una visione ciclica ma anche così di equilibri instabili quella che è in mente Anassimando, di lotte perenni. Questi elementi sono in lotta, si uccidono a vicenda e lo continueranno a fare fino a quando il ciclo non si interromperà e non torneranno nell'apiron, perché tutti i contrari prima o poi torneranno nell'apiron. E tornando nell'Apiron, sciogliendosi in questo infinito originario, le loro macchie verranno cancellate, verranno redente. Vi ho detto che si commettono ingiustizia, ma il peccato che si commettono a vicenda verrà perdonato, verrà redento alla fine dei tempi quando torneranno nell'Apiron. Come vedete è un linguaggio che certo ha qualcosa di molto suggestivo ma anche qualcosa di religioso, questo insistere sull'ingiustizia, sulla redenzione, ci fa capire che anche nel linguaggio pur di prosa di Anassimando c'è ancora qualche influenza. poetica per certi versi e soprattutto qualche influenza religiosa. Ma Anassimandro è davvero un personaggio a cui si devono molte intuizioni. Questa della lotta dei contrari tenetela presente perché verrà ripresa spessissimo in questa epoca antica ma anche in epoche molto moderne e molto recenti. Ma poi ad esempio Anassimandro è stato il primo, per quanto ne abbiamo notizia, a parlare della possibilità che esistano infiniti mondi. È stato il primo anche a parlare del ripetersi ciclico dei mondi, cioè di una storia fatta di nascite, vite, distruzioni e poi rinascite, rivite, ridistruzioni. Il nostro mondo nascerebbe, si svilupperebbe, morirebbe più volte. Poi è stato anche il primo a dire che il pianeta Terra forse non è sostenuto da niente. Vi ho detto che per Talet era sostenuto dall'acqua, per molti miti e molte leggende era sostenuto da animali, da altre realtà. Ecco, Anasimando è forse il primo a dire che la Terra non è sostenuta da niente. Anticipa in un certo senso la gravitazione universale di Newton, certo in maniera molto più spartana, molto più così superficiale, però insomma c'è una prima intuizione anche se c'è anche da dire. che per la prossima anno il nostro pianeta aveva una forma cilindrica e non sferica e poi è il primo anche ad abbozzare un primo parlume di evoluzionismo perché ritiene che gli uomini siano derivati di altri animali non siano comparsi sulla terra così come sono oggi ma siano inizialmente nati dentro ai pesci addirittura e che poi una volta maturati siano stati in un certo senso sputati dai pesci buttati sulla terra e lì abbiano iniziato a vivere certo ripeto a qualcosa del mito questa spiegazione ma in fondo c'è anche l'intuizione che la vita sia nata nell'acqua e questo è vero da quello che dice la scienza oggi e che poi gli esseri viventi siano un po alla volta evoluti passando dall'acqua alla terra tramite i rettili via così questo è anassimandro L'ultimo della triade dei filosofi di Mileto è Anassimene, più giovane, probabilmente allievo a sua volta di Anassimandro, anche qui le date indicative sono 586 a.C. per la nascita e 528 a.C. per la morte, quindi come vedete ha 25 anni meno di Anassimandro probabilmente e vive una ventina d'anni di più di Anassimandro e di Talete. Questo è Anassimene, anche lui ovviamente di Mileto, abbiamo notizie molto scarse sulla sua vita, sappiamo che scrisse anche lui un testo, anch'esso in prosa e con un linguaggio un po'più semplice rispetto a quello di Anassimandro. Del suo testo, che si intitolava anch'esso come al solito Sulla Natura, abbiamo addirittura un paio di frammenti. Diciamo che Anassimene viene di solito presentato così, è il filosofo che... tenta di conciliare il pensiero di Talete e il pensiero di Anassimandro, cioè allievo di Anassimandro ma consapevole, ben conscio delle teorie di Talete, cerca un compromesso tra i due. Difatti per lui l'archè è l'aria, quindi è un elemento naturale, si torna un po'indietro perché si torna a scegliere uno dei quattro elementi, ma quest'aria, secondo Anassimene, è infinita come era infinito l'apiron di Anassimandro. Quindi riprende l'idea di un elemento naturale da Talete e l'idea dell'infinito da Anassimandro. D'altronde Anassimene tenta anche di spiegare come gli altri elementi si siano poi originati dall'aria, quindi tenta di rispondere anche a quella possibile critica che Anassimandro aveva rivolto a Talete. Ma prima di vedere la risposta a queste critiche, c'è da dire questo. L'aria per Anassimene circolla tutto il mondo. E il mondo a sua volta è una sorta di organismo vivente che respira quest'aria. L'aria è il principio creatore, l'aria è ciò da cui tutto è origine e che tiene in vita tutto perché tutto respira. L'aria è quasi, in un certo senso, una sorta di soffio vitale, quello che i greci chiamavano pneuma, proprio soffio vitale, cioè un'aria che dà vita, un'aria che vivifica il corpo. E chiaramente dà vita agli esseri umani. magari sotto la forma dell'anima che è psiche, ma dà vita a tutto il mondo, anche alle cose inanimate, anche alle pietre. Anche le pietre in un certo senso respirano, anche le piante respirano, anche gli animali respirano, anche l'uomo respira. Ma come fa l'aria a dare origine agli altri elementi? Anna Simene la spiega così. Dice intanto che l'aria quando si dare fa diventa fuoco. In fondo. Certo, la spiegazione di Nassimene è un po'superficiale, un po'banale, ma sappiamo bene che il fuoco per bruciare ha bisogno effettivamente dell'aria. Poi dice anche, quando l'aria invece si condensa, diventa nuvola. Diventando nuvola diventa anche acqua, perché dalle nuvole scende la pioggia. E la pioggia vivifica la terra e quindi nella terra deriva poi anche la pietra. Quindi capite? L'aria è responsabile di tutto, da un lato del fuoco, dall'altro dell'acqua e indirettamente anche della terra. E tutto questo meccanismo si basa su motivi puramente meccanici. Capite bene, questo è molto interessante. Non è che c'è un principio divino, cioè un Dio che pensa e che vuole creare le cose. Non è che l'aria pensa e vuole creare le cose. L'aria dà origine a tutto per motivi che oggi diremmo fisici, per motivi atmosferici potremmo dire, per leggi di natura, per questioni meccaniche. Non c'è cioè una intenzionalità, non c'è un'intenzione, non c'è una scelta. Tutto avviene sulla base delle leggi fisiche, tutto avviene sulla base delle leggi atmosferiche. Inoltre, ultima cosa da dire, l'aria come vi ho detto è infinita e quindi anche Anna Simene ammette che possono esistere infiniti mondi. Se l'aria è infinita può aver dato origine a infiniti mondi e quindi il nostro mondo, il nostro pianeta Terra, come già aveva anticipato Nassimandro, non è detto che sia l'unico. È possibile che ce ne siano anche degli altri. Ecco, 40 minuti circa, un pochino meno, ma per vedere... La scuola ionica di Mileto, questa prima scuola che come vedete certo è ancora in Genua, certo c'è poco da dire su ognuno perché abbiamo anche poche fonti, obiettivamente abbiamo qualche frammento, qualche notizia di rimando e quindi dobbiamo andare un po'scarni nella descrizione di questi filosofi. Però come vedete le prime domande importanti iniziano a... essere poste, qual è l'origine del nostro mondo, se c'è un principio dietro alle cose, se c'è un principio naturale o non naturale che spiega tutto. L'acqua, l'aria, l'apero, ci sono visioni diverse ovviamente, alcune che si basano proprio su elementi concreti presenti in natura. Altra è quella di Anassimandro in particolare che già passa un elemento invisibile a qualcosa di astratto potremmo dire perché non è concretamente conosciuto da noi, perché non è qualcosa di presente in questo mondo. Anassimandro per certi versi è il primo ad individuare un altro piano della realtà a noi invisibile ma che spiega il nostro piano della realtà. Quindi vedete... che le cose iniziano a farsi già da subito abbastanza complicate. Ma prossimamente andremo ancora avanti e vedremo come da queste prime intuizioni, da queste prime suggestioni, poi si crea un meccanismo filosofico sempre più complesso e sempre più interessante. La prossima volta, nella nostra quarta puntata, parleremo dei Pitagorici, un'altra scuola che avrà un'influenza decisiva. Non solo nell'età antica ma anche nell'età moderna perché tenete presente che anche la fisica moderna Galileo per l'inne 1 sarà pesantemente influenzato dai pitagorici. Ma di questo parleremo nel prossimo episodio. Per il momento questo è tutto, vi ricordo che le altre puntate di questo podcast le potete trovare su tutti i soliti canali Spotify, Apple Podcast. Google Podcast, Deezer, tutti i canali più tradizionali. 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