Transcript for:
I Medici: Potere e Arte nel Rinascimento

Appartiene a una famiglia, i Medici, venuta dal nulla, ma che in breve tempo acquisirà un immenso potere. giungendo perfino al soglio pontificio. Il loro era un mondo nel quale per il potere si era disposti a tutto. Intrighi, omicidi, assassini e guerre. Ma Firenze era anche la culla dell'arte e della cultura. I Medici, infatti, furono dei grandi mecenati e si circondarono dei più grandi artisti e pensatori dell'epoca. Michelangelo, Brunelleschi, Botticelli, Leonardo, Galileo. Con i Medici si ebbe una vera e propria rinascita artistica e intellettuale che segnò la fine del Medioevo e l'inizio di una nuova epoca, il Rinascimento. Nel Medioevo, le chiese e i monasteri subirono numerosi saccheggi e ruberie per le reliquie e per gli oggetti preziosi che custodivano. Ladri e delinquenti si introducevano nei luoghi sacri alla ricerca di oro, denaro e gioielli, profanando persino le tombe. Ma questi luoghi erano depositari anche di un altro genere di tesori, i testi antichi. Quando all'inizio del Quattrocento si risvegliò l'interesse per la cultura classica, i manoscritti e le pergamene custoditi nelle chiese divennero oggetto di studio e ricerca. All'inizio del Quindicesimo Secolo si riteneva che i capolavori dei classici in tutte le discipline, dalla filosofia all'architettura, dalla retorica alla scultura, fossero ineguagliabili. Si cominciò gradualmente a recuperare sculture antiche o di seppellire i manoscritti conservati nei monasteri. Solo con il tempo si comprese il reale valore di quei reperti. Il rinascimento fu caratterizzato da un grande entusiasmo nei confronti del passato. La passione per la cultura classica si sviluppò proprio a Firenze, la città natale di Cosimo de' Medici. Nel 1400 Firenze era una città unica in Europa. Era un fervido centro culturale e commerciale in cui le famiglie più influenti si contendevano il potere politico ed economico. Nel 1400 Firenze poteva essere considerata il centro del mondo. Ogni epoca ha avuto una città simbolo e Firenze rappresenta più di tutte il periodo che va dalla fine del 300 alla fine del 400. Nella Firenze del 400 inizia a emergere una famiglia molto ambiziosa, i Medici. Possedevano una banca di piccole dimensioni a carattere familiare. Giovanni De Medici, il padre di Cosimo, si occupava della gestione dell'attività. Giovanni era riuscito a farsi strada combinando l'atteggiamento aggressivo del venditore con quello più cauto del banchiere. Sceglieva i suoi clienti con molta attenzione, non guardava soltanto al profitto, ma anche alla fedeltà. Nella società quattrocentesca era fondamentale entrare a far parte della cerchia di un mecenate. Sotto la sua protezione si potevano incontrare persone influenti da cui ottenere favori. Il legame che si instaurava tra i membri di questo sodalizio li rendeva molto potenti. L'appoggio dei medici fu determinante per Baldassarre Cossa. Un nobile appartenente a un'illustre famiglia napoletana che ambiva al Vaticano. Giovanni de' Medici, il suo banchiere di fiducia, sapeva bene che la chiesa e il papato erano corrotti. Perciò decise di aiutare Cossa. nella sua scalata al soglio pontificio. Giovanni prese accordi con Cossa e gli concesse un generoso prestito, convinto che in seguito questa decisione avrebbe dato i suoi frutti. La potente famiglia fiorentina sostenne Cossa durante tutto l'iter ecclesiastico, dal sacerdozio al cardinalato. Nel 1410 Baldassarre Cossa salì al soglio pontificio. In seguito divenne famoso come l'antipapa Giovanni XXIII. La prima cosa che fece fu ricordarsi dei suoi amici, i Medici. Il nuovo papa, infatti, aveva bisogno di una banca fidata. L'accordo stipulato con Cossa, alla fine, diede molti frutti. Giovanni e Cosimo de' Medici controllavano molto da vicino le finanze papali. Ottennero ben presto la supremazia sulle altre grandi famiglie di Firenze e con il tempo riuscirono a fondare una vera e propria signoria. I Medici entrarono a far parte dell'élite di Firenze e come tutte le più potenti famiglie della città, presto... dovettero affrontare uno dei più grossi problemi che la affliggevano. Da oltre un secolo, infatti, quello che doveva diventare il Duomo di Firenze era in attesa di essere completato. Il progetto originario prevedeva la costruzione della più grande cupola mai vista fino ad allora, ma nessuno era riuscito a realizzarla. In epoca medievale o rinascimentale, Il Duomo simboleggiava, più di qualsiasi altro edificio, l'identità di una città. Per Firenze avere una cattedrale incompleta era una grande umiliazione. Evidentemente, senza cupola, non poteva essere considerato un vero e proprio luogo di culto. Lo sviluppo urbanistico in quel periodo aveva subito un arresto. La città aveva bisogno di idee innovative per la costruzione di nuovi edifici. Cosimo de' Medici era cresciuto negli anni in cui sembrava non esserci soluzione al problema della cupola. Ma ora che i Medici erano diventati molto influenti in città, potevano risolvere l'annoso problema che la attanagliava. In questo modo... avrebbero acquisito gloria e ulteriore potere. Molti, prima di allora, avevano cercato la soluzione nello studio delle opere classiche. Ma gli uomini di cultura, come Cosimo, erano consapevoli che solo una mente eccezionale sarebbe riuscita nell'impresa. E proprio a Firenze si trovava un uomo straordinario, un vero autodidatta, totalmente immerso nei misteri del mondo classico. Le sue idee erano grandiose, anche se difficili da capire. Era filippo. tipo Brunelleschi. Si tende spesso a non utilizzare la parola genio, ma credo che questo sia l'unico termine che descriva pienamente Brunelleschi. Tuttavia, come molti geni, era una persona fuori da ogni schema. Il modo di fare di Brunelleschi era poco ortodosso e gli valse ben pochi amici. Si raccontano molti aneddoti sul temperamento di Brunelleschi. Si dice che una volta, addirittura, fu costretto a uscire da Palazzo della Signoria perché aveva perso le staffe e aveva iniziato a insultare i presenti. I medici erano convinti delle sue qualità artistiche e non si scomponevano di certo per le sue bizzarrie. Nei Medici, Brunelleschi trovò infatti un importante sostegno. L'artista fiorentino riportò in auge i fasti dell'antichità. Fu così che nel 1419, a Firenze, surse un nuovo orfanotrofio, l'Ospedale degli Innocenti. Nella sua struttura erano ben visibili sia lo stile di Brunelleschi, sia l'ambizione medicea. Brunelleschi si rifece all'architettura classica, abbandonata da più di mille anni. Si racconta che i fiorentini ne furono così sorpresi che si radunarono dove sorgeva il cantiere per godersi lo spettacolo. Non avevano mai visto nessuno costruire un edificio secondo i canoni classici. Per la prima volta dai tempi dell'antica Roma, si tornò all'impiego delle colonne come strutture portanti. Oneleschi riportò in auge la linearità e la semplicità dello stile classico, dando il via a una vera e propria rivoluzione architettonica in tutta Europa. Innovazione e ambizione andavano di pari passo. Per i medici, questo era il suo primo obiettivo. fu solo l'inizio. Brunelleschi fu l'architetto di fiducia dei medici. C'era una sintonia perfetta tra quello che voleva Cosimo e quello che Brunelleschi poteva dargli. Entrambi aspiravano a ricreare una città classica sulle orme dell'antica Roma. La signoria Medicea, come tutte le famiglie che all'epoca detenevano il potere, cercò di accrescere la sua influenza con accordi e trattative di ogni tipo, ma soprattutto mettendosi in mostra, anche al di fuori della città, attraverso la promozione dell'arte e della letteratura. Il mecenatismo era un ottimo strumento di potere. Poggio dei medici, Brunelleschi poté dedicarsi alla questione della cupola del Duomo. Per lui fu una grande sfida. Ben presto, Brunelleschi si mise all'opera. Cosimo gli avrebbe lasciato carta bianca e le autorità ecclesiastiche avrebbero fatto qualsiasi cosa, purché la cupola fosse completata. Il progetto di Brunelleschi... prevedeva la cupola autoportante più grande nella storia della tradizione cristiana. L'eccentrico architetto, temendo che qualcuno potesse rubargli l'idea, scrisse tutti i calcoli in codice e si rifiutò di dare qualsiasi spiegazione al riguardo. I prelati fiorentini, tuttavia, pretesero di vedere il progetto prima di commissionargli la costruzione della cupola. Brunelleschi allora lanciò loro una sfida. Avrebbe rivelato la sua idea se fossero riusciti a tenere in piedi un uovo. Quando fallirono, mostrò loro che la soluzione era semplice. Bastava rompere la parte inferiore. Racconta il Vasari, grazie a questo stratagemma semplice ma astuto, Brunelleschi riuscì a mantenere il segreto sul suo progetto. La sua determinazione, alla fine, ebbe la meglio. Così. ottenne la commissione della cupola. Ciò che voleva realizzare era assolutamente innovativo e non aveva precedenti nella storia dell'architettura occidentale. Nonostante l'ingegnosità del progetto, non c'era alcuna garanzia che l'impresa riuscisse. Brunelleschi si ispirò all'antichità classica. Dalla sua aveva Cosimo de' Medici, il banchiere del pontefice, coinvolto in prima persona nel progetto. Nell'antica Roma erano sorti veri e propri capolavori, monumenti come il Pantheon, caratterizzato dalla più grande cupola autoportante fino ad allora realizzata. Senza dubbio il Pantheon è uno degli edifici più belli della Roma Antica. A lungo è stato considerato uno dei monumenti più ricchi di fascino dell'arte classica. Erano necessari studi molto approfonditi per riuscire ad appropriarsi delle tecniche di costruzione del Pantheon e per comprendere appieno i segreti della sua cupola. Brunelleschi si ispirò per la cupola fiorentina proprio al Tempio Romano. Voleva scoprire non soltanto le proporzioni del Pantheon, ma addirittura i più piccoli dettagli. La cosa più sorprendente della cupola del Tempio Romano sono le sue dimensioni. Inoltre è una delle poche a essersi conservata dall'antichità interamente. Gli architetti romani avevano realizzato la struttura interna del Pantheon in legno, poi avevano costruito la cupola in muratura. Ma per costruire la volta del Duomo di Firenze era necessaria una grande quantità di legname. Poiché i costi erano troppo elevati, la cupola del Brunelleschi doveva essere autoportante. Grazie a studi accurati, Brunelleschi riuscì a ricreare il procedimento di cementificazione che era andato perduto. con la caduta di Roma, svelando così i segreti del Pantheon. Si ispirò alla struttura circolare del Tempio e costruì due calotte sovrapposte, una esterna e una interna, che partivano dalla base ottagonale della cattedrale. Cerchi di pietra arenaria davano coesione all'intera struttura. Fu un'idea molto innovativa e a dir poco... Geniale. Brunelleschi si cimentò in un'impresa che nessuno prima di lui era mai riuscito a portare a termine. Presto avrebbe rivelato tutto il suo talento ai fiorentini. Firenze era tutta un fermento. Per le vie risuonavano i colpi di martello. Gli operai lavoravano alacremente dall'alba al tramonto. Si davano da fare senza sosta per costruire quello che sarebbe diventato il simbolo della città. Brunelleschi arrivava puntuale in cantiere e sovrintendeva ai lavori. Lasciava che gli operai pranzassero in cima alla cupola per non farli affaticare troppo. Per scendere e risalire avrebbero dovuto affrontare più di 400 gradini. Permetteva loro di bere addirittura del vino, dato che al tempo, per motivi igienici, era più sicuro dell'acqua. Ma prima si accertava che venisse diluito con l'acqua, così come si usava fare con le donne incinte. Poco dopo l'inizio dei lavori, la salute di Giovanni De Medici cominciò a peggiorare. Il padre di Cosimo conosceva le insidie in cui si poteva incorrere a Firenze. Nonostante la grande ricchezza accumulata, si era sempre sforzato di apparire umile per non suscitare invidie e antipatie. Prima di morire, diede precise istruzioni al figlio. Evita di andare a Palazzo della Signoria. Va solo se sarai convocato. Fai solo ciò che ti è richiesto e non mostrarti mai orgoglioso. Cerca di farti vedere in pubblico il meno possibile. Giovanni De Medici morì. Nel 1429 Firenze pianse un uomo di grande modestia e Cosimo perse il suo mentore e la sua guida. Fu grazie a Giovanni che i Medici diventarono una delle famiglie più ricche e potenti di Firenze. Giovanni fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo, che Brunelleschi aveva costruito secondo lo stile classico. sulle rovine di una chiesa precedente. La Basilica di San Lorenzo divenne il mausoleo dei Medici. La morte di Giovanni gettò un'ombra sul futuro della signoria. Cosimo doveva fare le veci del padre, ma non sarebbe stato facile, perché a Firenze la lotta per la supremazia tra le famiglie più potenti era spietata. I rivali dei Medici, gli Albizi, avevano governato la città per generazioni e non avrebbero permesso a nessuno di contrastare il loro potere. I Medici e gli Albizi si contendevano il potere su Firenze. La città non poteva essere governata da entrambe le famiglie. Una sola avrebbe avuto la meglio. La lotta tra famiglie rivali avrebbe messo in pericolo non soltanto il futuro della dinastia de' Medici, ma anche quello di Firenze, che sarebbe ricaduta in una situazione di arretratezza simile a quella medioevale. Nel frattempo, Brunelleschi era impegnato nell'immane progetto per la costruzione della cupola. Brunelleschi era architetto e ingegnere. Nel costruire la cupola si trovò ad affrontare numerosi problemi logistici. Per esempio, dovette trovare un metodo per portare a un'altezza di circa 76 metri travi in pietra arenaria che pesavano più di 7 quintali. Quello che scogitò non aveva precedenti nella storia dell'ingegneria. Migliorò il funzionamento degli argani e delle carrucole di epoca gotica. Riuscì ad aumentare l'efficacia di questi strumenti impiegando animali come cavalli e bovini. Inoltre aveva predisposto un sistema di illuminazione per favorire l'attività degli operai che lavoravano su alti ponteggi per intere giornate. Ma il successo del progetto di Brunelleschi era ancora incerto. Tutta Firenze fremeva, soprattutto Cosimo de' Medici, che aveva commissionato all'architetto la costruzione della cupola. I nemici di Cosimo avrebbero sicuramente gioito se Brunelleschi non fosse riuscito nell'impresa. Intanto, l'autorità e la ricchezza di Cosimo erano cresciute sempre di più, ma anche l'odio e il risentimento degli albizi aumentavano. La famiglia, che un tempo aveva il controllo della città, stava gradualmente perdendo potere. Cosimo cominciò a sentirsi in pericolo e trasferì gran parte dei suoi beni lontano da Firenze. Inoltre, provvide alla sicurezza dei suoi familiari. Firenze era sempre stata governata da famiglie molto potenti che avevano creato una sorta di oligarchia. Gli albizi non videro di buon occhio l'ascesa dei medici e ben presto in città si cominciarono ad avvertire le prime tensioni. Nella Firenze del 400 si verificavano lotte indiscriminate per ottenere il potere politico. Non esistevano regole. Si pagavano tangenti, si ricorreva a intimidazioni e si arrivava perfino a uccidere, pur di guadagnare appoggi e conquistare potere. Il 7 settembre 1433 Cosimo fu convocato a Palazzo della Signoria, la sede del governo. Gli albizi lo stavano aspettando. Gli avevano teso un agguato per liberarsi definitivamente dei medici. Quando arrivai al palazzo, la maggior parte dei miei amici era nel mezzo di un'accesa discussione. Poco dopo, mi fu ordinato dalle autorità della signoria di salire. Cosimo era in grave pericolo. Il più fidato consigliere dei medici era stato torturato dai sostenitori degli albizi per ottenere informazioni da utilizzare contro di loro. Senza avere il tempo di capire cosa stesse accadendo, il grande mecenate finì nelle mani dei nemici. Il capo delle guardie mi condusse in una cella. L'erede di Giovanni de' Medici fu imprigionato in una stanza al piano più alto della torre di Palazzo della Signoria. Era sicuro che l'avrebbero defenestrato, perché questa era la punizione che aspettava ai nemici in quel periodo. La sua famiglia era terrorizzata dall'idea di non rivederlo più. Tuttavia, nonostante la loro enorme influenza, Gli albizi non potevano governare senza il consenso del popolo, né tantomeno decidere delle sorti di Cosimo. Si indisse così una sorta di referendum, ma gli albizi assoldarono delle guardie per presidiare Piazza della Signoria, impedendo quindi ai sostenitori e agli amici di Cosimo di esprimere il loro voto. Cosimo era accusato di tradimento nei confronti della città e del popolo. Fu giudicato colpevole e per questo... condannato alla pubblica esecuzione. Tuttavia, grazie alla sua ricchezza e alle sue conoscenze, l'abile banchiere riuscì a negoziare in segreto per avere salva la vita. Gli fu risparmiata la vita poiché come lui stesso racconta nelle sue memorie, offri senza esitazioni una grande somma di denaro per essere liberato. Fu facile convincerli, avrei pagato qualunque cifra per salvarmi. Cosimo non fu giustiziato, ma fu bandito da Firenze con tutta la sua famiglia, la città. ritornò nelle mani degli albizi. Neanche gli amici dei medici ebbero vita facile, molti di loro furono imprigionati e i lavori alla cupola subirono una battuta d'arresto. Firenze si ritrovò in una situazione critica. La banca dei medici aveva dato impulso al commercio cittadino, ma senza Cosimo tutte le attività cessarono di colpo. I suoi sostenitori lo esortarono a tornare, prendendo la città con la forza se necessario. Ma Cosimo si ricordò delle parole di suo padre. Va solo se sarai convocato. Cosimo seguì i consigli paterni. Sapeva che senza il denaro che i medici erano riusciti a far circolare a Firenze, i fiorentini si sarebbero stancati presto degli albizi. E aveva ragione. Infatti, nel giro di un anno, gli oppositori dei medici Persero il controllo della città. Il popolo sostenne il ritorno dall'esilio di Cosimo e gli albizi furono spodestati. Cercarono di reagire occupando con la forza il palazzo della signoria, ma furono respinti dal capo delle guardie, fedele alleato dei medici. Di lì a poco, a sostegno di Cosimo, giunsero a Firenze i rappresentanti del Papa. Dopo l'intervento pacificatore degli emissari del Pontefice, il dominio degli Albizi finì per sempre. L'esilio di Cosimo era ormai solo un ricordo. Fummo accolti a Firenze da una folla in festa. Piazza della Signoria era gremita. Le guardie erano schierate intorno al palazzo per evitare disordini. I fiorentini vollero che fosse Cosimo a governare la città e lui, ricordandosi le parole del padre, accettò con modestia. Inoltre scelse di vendicarsi in modo sottile degli albizi. Cercò di screditarli pubblicamente evitando inutili spargimenti di sangue. Per i suoi avversari perdere la faccia davanti a tutta la città fu la peggiore delle umiliazioni. Un amico di Cosimo descrisse così il suo modo di governare. Le questioni politiche venivano affrontate tra le mura domestiche. Cosimo sceglieva un rappresentante che doveva occuparsi delle leggi e di tutto ciò che riguardava l'amministrazione di Firenze. I commerci rifiorirono in tutta la città. e la Banca dei Medici aumentò notevolmente il suo giro d'affari. Inoltre, il cantiere intorno alla cupola riprese la sua attività. Grazie a Cosimo, la banca poté espandersi e operare su scala internazionale. Sorsero infatti nuove filiali a Barcellona, a Bruges... e perfino al Cairo. I medici raccoglievano il denaro proveniente da tutte le parrocchie d'Europa per conto della Chiesa. Nessuna era esentata e i rappresentanti di Cosimo minacciavano addirittura di far scomunicare coloro che erano in ritardo con i pagamenti. Il Papa aveva aperto un credito con i medici che gli permise di acquistare una decina di palazzi. La banca Medicea era ormai nota in tutta Europa per le ingenti somme di denaro che era in grado di muovere. Ma per Cosimo la ricchezza non era tutto. L'arte lo appassionava a tal punto che prese al suo servizio i più grandi maestri dell'epoca. Cosimo investì molti capitali nello sviluppo artistico. Era in grado di trasformare il denaro in prestigio e magnificenza. Cosimo de' Medici divenne il mecenate più ambito di tutta Firenze. Cosimo arrivò a spendere 600.000 fiorini d'oro per commissionare opere d'arte. Il mecenatismo consentì la realizzazione di grandi capolavori, ma da un punto di vista economico era un investimento veramente irrazionale. Il mecenatismo può essere considerato un ottimo strumento per accrescere il proprio potere politico. Probabilmente è la chiave di lettura di tutto il Rinascimento. La rivalità per il potere si manifestava infatti anche in ambito artistico. Avere i migliori artisti al proprio servizio garantiva al mecenate un immenso potere. Un artista si trovava costretto a mettersi al servizio di un mecenate, perché all'epoca era l'unico modo in cui poteva esercitare il suo mestiere. Infatti non esistevano negozi come oggi in cui vendere le proprie creazioni. Le opere venivano realizzate solamente su commissione. Il ruolo del mecenate non era sempre facile. Cosimo de' Medici, ad esempio, fu più volte messo in difficoltà dalla condotta del monaco e pittore Filippo Lippi. Lippi era un monaco ma nel 1461 gli fu concesso lo scioglimento dei voti grazie all'intervento dei medici. Lippi non era adatto alla vita monastica, aveva un debole per le donne e la mondanità, era un bravo artista. ma qualcuno insinuò che rubasse dai fondi stanziati per i lavori. Cosimo era un uomo saggio. Capì che gli artisti lavoravano meglio se non erano sottoposti a pressioni esterne. Con loro non si comportava come un despota. Sapeva che avrebbe ottenuto delle opere di maggior pregio se avesse trattato umanamente chi lavorava per lui. Non dava importanza alla puntualità dell'artista. Era sufficiente che portasse a termine il suo lavoro. Cosimo era disposto a tollerare qualunque follia, poiché sapeva che gli artisti al suo servizio avevano grandi qualità. Oggi il loro talento è universalmente riconosciuto. Non era semplice essere un artista nel 400, perché si era costantemente sotto pressione. A Firenze c'erano molti mecenati e giravano grosse somme di denaro. Ma nonostante questo non era facile ottenere una commissione. Nell'ambiente la concorrenza era enorme e per un artista non era facile attestare il proprio talento e conquistarsi il favore di un mecenate. Spesso, prima di ottenere una commissione, gli artisti trascorrevano anni di duro lavoro. A Firenze, colui che lavorava i progetti di maggior rilievo era Filippo Brunelleschi. Le sue opere si spingevano oltre i limiti imposti dalle convenzioni e la sua visione dell'arte e del mondo era del tutto innovativa. Nel 1434 scoprì una tecnica che rivoluzionò l'arte occidentale, la prospettiva. Brunelleschi sviluppò la tecnica della prospettiva. grazie alla quale fu possibile riprodurre le figure dando l'illusione della tridimensionalità. Se l'arte gotica rappresentava lo spazio in modo piatto, l'arte rinascimentale riuscì finalmente a dare forma agli oggetti, dotandoli di profondità e rispettando le loro proporzioni. La prospettiva rivoluzionò l'arte perché cambiò completamente il modo di guardare e di rappresentare la realtà. Si può affermare che il punto di vista moderno nacque proprio nel 400, grazie a Brunelleschi. Cosimo aveva saputo radunare nel suo circolo molti artisti dell'epoca. Tra i suoi preferiti c'era un noto scultore, Donatello. Il signore di Firenze aveva una vera predilezione per Donatello. Erano molto amici. e il mecenate gli commissionò molti progetti. Donatello aveva un talento ineguagliabile, ma anche un pessimo carattere. Si dice che lo scultore distruggesse le sue stesse opere, piuttosto che venderle a chi, secondo lui, non aveva buon gusto. È capitato che Donatello, sentendosi in qualche modo offeso nell'ambito di una discussione, scatenasse delle vere e proprie risse. Per sua fortuna Cosimo interveniva prontamente, garantendo che si trattava di un amico, esminuendo la gravità del gesto. Lo difendeva perché lo considerava un artista di grande valore, perciò doveva essere stimato e rispettato. Donatello non aveva molti amici e Cosimo era uno dei pochi di cui si fidava. Per il suo mecenate realizzò un vero capolavoro. Il David di Donatello fu una delle opere più rivoluzionarie del Quattrocento. Per la prima volta dalla caduta dell'impero romano, un artista realizzò una scultura in bronzo che rappresentava un nudo maschile. In segno di vittoria, David calpesta la testa mozzata di Golia protetta dall'elmo. Il gigante è sconfitto, ma il volto del David non è quello di un uomo forte e sicuro, ma di un adolescente pensoso. Questa scultura esalta la bellezza, l'ambiguità e la sensualità efebica del giovane. Nell'arte, la sensualità non era vista di buon occhio nella Firenze dell'epoca. All'epoca, il David di Donatello fu considerato un'opera ardita. Firenze nel Rinascimento era nota per la sua licenziosità. Molti fiorentini furono processati nel 4° secolo. con l'accusa di avere commesso atti sodomitici. Ma la città non era ancora pronta ad accettare una simile espressione artistica. Donatello stava giocando col fuoco, ma il rischio, a differenza di certi suoi contemporanei, non lo spaventava affatto. Cosimo permetteva ad artisti e scrittori di portare avanti le proprie idee liberamente, anche se queste si scontravano con i principi della Chiesa. Pittura, scultura e architettura stavano finalmente superando i limiti imposti dalla tradizione. Nessun artista a Firenze seppe rischiare più di Brunelleschi. La sua cupola monumentale stava prendendo forma mattone su mattone, ma la fase finale della costruzione fu certamente la più critica. Nella fase finale della realizzazione della cupola, il problema più grande fu quello di sistemare i mattoni in modo che non cadessero all'interno. Così progettò una struttura a spina di pesce, in modo che i mattoni si incastrassero tra loro. Le file dei mattoni erano poste a intervalli regolari. L'una reggeva l'altra, evitando che crollasse prima che la calce facesse presa. La disposizione dei mattoni all'isca di pesce non era mai stata sperimentata prima. Bastava il più piccolo errore di calcolo perché tutto crollasse come un castello di carte. Il crollo della cupola sarebbe stato un fallimento totale, non solo per Brunelleschi, ma soprattutto per la città. Firenze, infatti, aspettava già da tempo il completamento dell'edificio che doveva diventare il simbolo della signoria. In molti pensavano che la cupola non avrebbe retto, ma il suo ideatore era sicuro di poter dimostrare il contrario. Brunelleschi dedicava anima e corpo al suo progetto. Controllava uno per uno i mattoni e li rispediva indietro se non andavano bene. Inoltre partecipava attivamente ai lavori di pose. Secondo gli operai, la disposizione all'isca di pesce non avrebbe funzionato. Brunelleschi allora salì in cima alla cupola di persona per mostrare loro che i mattoni avrebbero tenuto. Il genio brunelleschiano aveva sfidato dubbi e rischi di ogni tipo. Brunelleschi, che era sempre stato convinto di poter costruire la cupola senza impalcature o strutture di sostegno, alla fine compì il miracolo. Fu lui stesso a utilizzare questa espressione per definire il successo dell'impresa. Il capolavoro di Brunelleschi testimoniò l'ascesa della signoria più potente di Firenze. Fu una delle opere più straordinarie mai realizzate nella storia dell'architettura. Cosimo sapeva che la cupola rifletteva la gloria e il potere della sua famiglia. Per questo, volle che fosse il Papa consacrarla. Solo cento anni dopo la morte di Cosimo, iniziarono i lavori per affrescare la cupola, regalando a Firenze alcuni degli esempi più emblematici della pittura rinascimentale. Con un peso di 37.000 tonnellate e con più di 4 milioni di mattoni, la cupola del Brunelleschi era la prova che l'uomo poteva raggiungere anche ciò che sembrava impossibile. I fiorentini, ammaliati dalla sua imponenza, dicevano Arriva fino al cielo, estende la sua ombra su tutta la Toscana. Cosimo si preparò subito a celebrare il trionfo. L'evento doveva essere ricordato per molto tempo. Nel 1438-1439 si svolse nella cattedrale il Concilio di Firenze. La presenza di Papa Pio II e di Giovanni VIII Paleologo, imperatore bizantino, insieme a importanti filosofi e artisti dell'epoca, testimoniò la grandezza di Firenze e della sua arte, che aveva raggiunto il massimo splendore grazie alla dinastia dei Medici. Una nuova Roma era sorta sulle rive dell'Arno. Nelle vie e nelle piazze della città, La cultura occidentale incontrò quella orientale. Questo fu possibile grazie a Cosimo de' Medici. Cosimo provvedeva alle spese di viaggio degli ospiti che provenivano da luoghi esotici come l'India e l'Etiopia. Per invitarli mandò dei messaggeri nelle loro terre. Quei luoghi lontani, per i fiorentini, racchiudevano qualcosa di mitico e leggendario. Tutti guardavano ammirati la volta della cupola del Brunelleschi e sentivano di trovarsi davanti al trionfo dell'arte e della cultura. Cosimo era entusiasta, diede il meglio di sé per intrattenere i suoi ospiti, avrebbe ricevuto in cambio stima e soprattutto consenso politico, da sempre i suoi obiettivi principali. Cosimo si conquistò il rispetto di Firenze e dei suoi concittadini. Divenne la loro guida sotto ogni punto di vista. Nonostante gli onori tributatigli, Cosimo sapeva bene che la gloria non sarebbe durata a lungo. Quando tutti si saranno dimenticati di me, rimarrà la cupola di Santa Maria del Fiore a testimoniare la mia presenza nella storia. Cosimo si spense nel 1464, visse quindi abbastanza a lungo per raccogliere i frutti del suo impegno in campo politico e artistico. Dopo la sua morte fu proclamato dalla città di Firenze pater patrie, ovvero padre della patria. La dinastia de' Medici era all'apice del potere. Ben presto, gli eredi di Cosimo avrebbero proseguito l'opera intrapresa dal padre del Rinascimento.