Uno dei filosofi più interessanti, più importanti, più significativi tra quelli che si fanno in quinta superiore è sicuramente il tedesco Arthur Schopenhauer, filosofo che ha anticipato per molti versi Nietzsche, che ha criticato fortissimamente l'idealismo pur essendo comunque figlio del romanticismo. Un filosofo a cui abbiamo dedicato vari video nel corso dei mesi e li trovate anche linkati in descrizione. Oggi però tentiamo di fare un grande ripasso sul suo pensiero.
Come al solito con il formato che abbiamo varato da qualche tempo presentiamo in un'ora in maniera abbastanza completa anche se sintetica il pensiero di Arthur Schopenhauer. Andiamo a cominciare. Il sorso di caffè, anche se è stato nella solita tazza con la scritta andiamo a cominciare che è la frase che pronuncio sempre in apertura di ogni video, con me ci sono come al solito anche i miei compagni avventurieri, insieme a me c'è Topolino Tostò, il Batman, De Andrè, il mostro peroso, il cuscino, quest'altro mostro Il chatto è qui, mi chiamo Ermanno Ferretti, sono un insegnante di storia e filosofia, insegno nel liceo scientifico Paleocapa di Rovigo e dal marzo del 2020 su questo canale realizzo video spiegazioni che seguono il programma di storia e di filosofia che si fa alle superiori ma ogni tanto si lanciano anche in qualche approfondimento o argomenti collaterali. Siete studenti, superiori, dell'università o se siete semplicemente curiosi e appassionati, date un'occhiata al canale e anche in descrizione trovate le playlist principali per orientarvi e per trovare tanti video, ce ne sono centinaia e centinaia.
Come vi dicevo, a Shopping Hour ho già dedicato varie lezioni che trovate linkate in descrizione, c'è la playlist completa tutta su Shopping Hour con i vari argomenti che tratteremo anche oggi maggiormente approfonditi nel dettaglio. Oggi però faremo una sintesi perché... Perché a volte dopo aver studiato, prima bisogna studiare per bene, quindi basarsi su quei video che ci sono più lunghi, poi leggere anche i libri, leggere anche gli appunti, insomma, lavorare. Dopodiché però è anche vero che a posteriore distanza di tempo, se si vuole solo ripassare, ripetere, magari prepararsi all'esame di Stato, come a volte avviene, siamo nel periodo proprio dell'esame di Stato, una ricapitolazione generale un po'più veloce può essere utile per vedere cosa si sa, cosa si è capito e cosa non si è capito. I grandi pensatori in un'ora, abbiamo fatto i vari, abbiamo fatto Nietzsche, abbiamo fatto Marx, giusto per citare quelli che si fanno in quinta superiore, servono proprio a permettere di fare questa ricapitolazione e oggi faremo così anche per Schopenhauer, quindi questo video serve per fare un po'di risultati.
In descrizione, ve lo dico subito, trovate i titoli che compaiono qui mentre parlo, in modo poi da dividere in capitoletti la spiegazione. e recuperare quello che vi serve, anche se siete più fragili in un punto o in un altro, riascoltatevi magari più volte quella parte e tutto dovrebbe funzionare in descrizione, poi ci sono gli altri link. Cominciamo parlando di questo Schopenhauer, della sua vita, delle sue opere e poi anche ovviamente del suo pensiero. in primo luogo chi era questo Arthur Schopenhauer?
è filosofo tedesco vissuto tra il 1788 e il 1860 quindi sostanzialmente che si trovò ad operare nella prima metà dell'ottocento nel pieno del periodo romantico in effetti come vedremo anche andando avanti con questa lezione fu fortissimamente influenzato dal romanticismo, ma quello era anche il periodo del dominio, almeno dal punto di vista filosofico, nell'ambito tedesco dell'idealismo, la corrente creata, varata da Fichte, poi proseguita da Schelling e poi soprattutto da Hegel. Mentre Schopenhauer fu un seguace, o comunque fortemente influenzato dal clima e dall'atmosfera romantica, sicuramente non fu un seguace dell'idealismo, di cui fu anzi un fiero avversario, un nemico, un forte critico. E poi lo vedremo.
Dicevo, nasce nel 1788, nasce a Danzica, città portuale importante, oggi non più tedesca, oggi è polacca, ma all'epoca di lingua tedesca, figlio di un banchiere e di una scrittrice di romanzi, quindi respira già in famiglia da un lato la giatezza del mestiere del padre, dall'altro comunque l'interesse letterario e filosofico della madre. In realtà il rapporto tra i genitori funziona piuttosto male. Da giovane, da ragazzo, Schopenhauer viaggia molto seguendo gli affari del padre, ma poi il padre si suicida. E questo ha un certo influsso anche sul carattere del filosofo, che si fa particolarmente ombroso, particolarmente cupo, lo vedremo anche nella sua filosofia.
Sicuramente la filosofia di Schopenhauer è una filosofia fortemente pessimista. E il tema del suicidio, tra l'altro, ritornerà. Comunque si inizia a interessare di filosofia, studia in varie città, si trasferisce in vari luoghi, assista anche a lezioni di fitte, a un certo punto si stabilisce a Dresda.
e nel 1818 pubblica quella che è la sua prima opera importante. Tante persone che ha appena 30 anni ed è il suo capolavoro alla fine. L'opera si intitola Il mondo come volontà e rappresentazione, l'opera di cui parleremo.
È un'opera in cui già è delineato in maniera piuttosto chiara il sistema filosofico di Schopenhauer, ma è un'opera che purtroppo per il nostro Schopenhauer non ha alcun successo. Lui sperava che quest'opera gli potesse aprire le porte dell'università, del mondo accademico, del mondo culturale, ma in realtà è un flop sostanzialmente quest'opera. Perché?
Perché è un'opera profondamente pessimista e mal si accorda con il clima generale dell'Europa del tempo. Siamo, ripeto, in una Germania dominata dall'idealismo, dominata da una filosofia che è per certi versi anche ottimistica e lo scontro con il cupo pessimismo di Schopenhauer gioca tutto a sfavore del filosofo di cui parliamo oggi. Quindi è davvero un flop e inizia a insegnare in varie zone, inizia a spostarsi, viaggia anche in Italia, ma di fatto non va incontro a nessun successo, almeno fino al 1000. 851 quando pubblica dopo altre opere minori un'altra opera che si intitola Parerga e Paralipomena titolo un po'strano che riprende termini derivati dal latino un po'desueti ma sostanzialmente un'opera in cui Schopenhauer riprende gli stessi temi del mondo come volontà e rappresentazione in maniera un po'più discorsiva un po'più chiara e questo effettivamente stavolta gli gioca a favore nel senso che siamo nel 51 vi ho detto è successo da poco Quel grande movimento di popoli che è stato il 1848, ricorderete che il 1848 in Germania, in Italia, in Austria, a Praga, a Budapest, a Parigi, provoca grandi sommovimenti, la primavera dei popoli.
popoli. Grandi sono movimenti che però finiscono generalmente male, tramontano, falliscono e quindi proprio dopo il 48 il clima in Europa cambia. Se prima era stato un clima generalmente ottimista, il clima diventa profondamente pessimista perché tutte queste spinte risorgimentali per l'Italia o comunque nazionaliste tramontano e quindi paradossalmente il sistema filosofico di Schopenhauer così cupo adesso va di moda, tra virgolette, quindi...
Negli ultimi anni della sua vita Schopenhauer incontra un insperato successo. Però, insomma, a me sono gli ultimi anni, vi dicevo, muore nel 1860, carattere molto cupo, carattere ombroso. L'unica notiziola così biografica, un po'particolare, è il fatto che odiava particolarmente le persone Schopenhauer ed è famoso per avere a un certo punto spinto dalle scale una vecchietta che lo disturbava mentre lavorava a casa sua, da questa collutazione che finì per spingere questa vecchietta, Schopenhauer fu poi condannato a pagare un vitalizio alla vecchia per tutti gli anni successivi, perché la vecchia ha appunto richiesto i danni per questo incidente tra virgolette, insomma hanno carattere difficile. Visto che abbiamo citato alcuni maestri e nemici di Schopenhauer, facciamo un po'il punto prima di iniziare a vedere il suo pensiero nel dettaglio, anche sulle influenze che Schopenhauer ha. ebbe.
Allora in primo luogo sicuramente bisogna citare due filosofi del passato che Schopenhauer ritene in parte i suoi mestri, il primo un po'meno e il secondo un po'di più. Quello un po'meno è Platone. Schopenhauer riprende da Platone alcune idee, soprattutto l'idea di un mondo, quello dell'apparenza, che è appunto apparente. Ricordate il mito della caverna, l'esempio di Platone, no?
Quello che vediamo sono solo ombre, quello che percepiamo non è la vera realtà delle cose, è un... Davvero un'ombra, davvero un teatro in un certo senso, no? Ricordate che gli schiavi vedono sulla parete in fondo della caverna delle ombre derivanti da statue che passano alle loro spalle. Ebbene, è come un teatro.
Ecco, il mondo a cui noi assistiamo è un mondo fallace, finto, proprio teatrale e bisogna superare, rompere questo sipario, verrebbe da dire, vedremo che superare lo sarà proprio queste immagini per cercare di vedere cosa c'è al di fuori della caverna, cosa è la vera realtà del mondo. E qui Schopenhauer riprenderà molti anni di Platone e anche di idee in generale, di un meccanismo particolare tra mondo delle idee e realtà. Secondo grande maestro di Schopenhauer è sicuramente Kant.
vissuto pochi anni prima rispetto a Schopenhauer, Schopenhauer si ritiene un erede di Kant, un allievo di Kant, idealmente, chiaramente, un prosecutore delle suggestioni di Kant, lo vedremo proprio il mondo come volontà rappresentazione di questa opera, che poi è quella di cui parleremo, si fonda proprio sulla distinzione kantiana tra fenomeno e numero, che Schopenhauer riprenderà, poi porterà fino a delle estreme conseguenze, anche tradendo in parte Kant, che ma... Faremo un bel confronto tra pochi secondi, tra pochi minuti. Quindi, Cante e Platone sicuramente i due grandi maestri. Poi ci sono altre influenze minori, ma comunque rilevanti. Ad esempio, come dicevo, Schopenhauer è fortemente legato al romanticismo, pur essendo romantico poi un po'a moro suo.
Ad esempio, lo vedremo, c'è un grande peso dato all'arte, alla musica in particolare, con un tema tipicamente romantico. C'è un grandissimo peso dato al dolore, tema tipicamente romantico. C'è un ruolo fondamentale dell'infinito. tema tipicamente romantico e molto spesso si è visto proprio in Schopenhauer una sorta di corrispettivo filosofico della poesia di Giacomo Leopardi in Italia, nonostante i due poi per gran parte della vita non si conobbero, non conobbero le opere l'uno dell'altro ma in ogni caso due spiriti affini perché come vedremo le conclusioni a cui arriva Schopenhauer non sono poi così tanto diverse dalle conclusioni a cui in parallelo in Italia stava arrivando Giacomo Leopardi. questo grande poeta romantico italiano ha un bel corrispettivo nella filosofia romantica di Schopenhauer quindi romanticismo certo, non l'idealismo con cui invece come vi ho detto aveva Un rapporto molto difficile, soprattutto contro Hegel.
Schopenhauer ritiene Hegel un traditore, lo chiama proprio sicario della verità, lo chiama anche charlatano, pedante e stucchevole, cioè un bugiardo. Uno che ha venduto la verità per trarre vantaggi, cioè secondo Schopenhauer Hegel ha detto al potere quello che il potere voleva sentirsi dire per averne dei vantaggi. Quindi lo accusa proprio di essere un venduto e un falso, sostanzialmente per...
trarre le conclusioni. C'è una parziale influenza dell'illuminismo, soprattutto in alcuni atteggiamenti un po'sarcastici, Schopenhauer è anche abbastanza acuto nello scrivere, ma poi ecco, l'ultimo grande punto di riferimento di Schopenhauer è la spiritualità indiana, che Schopenhauer in realtà conosce fino a un certo punto. Ha modo, in questo primo ottocento tedesco, di conoscere alcuni scritti provenienti dall'estremo oriente.
soprattutto grazie a un amico che si chiama Friedrich Mayer che lo avvicina all'Eupanisad ad alcuni testi antichi orientali e queste letture hanno una certa influenza sul suo pennauro, vediamo riprenderà alcuni termini e alcuni temi dall'India, dalla spiritualità poi fino a un certo punto ha questa influenza nel senso che Schopenhauer non abbraccia completamente la filosofia orientale, ne riprende più che altro delle suggestioni, delle immagini, ma poi la sua filosofia rimane profondamente occidentale. Ma vediamo cosa pensa. Quindi parliamo di questo libro, Il mondo come volontà rappresentazione, in cui Schopenhauer parte proprio da Kant. Come vi ho detto, si ritiene il continuatore, il prosecutore di Kant e dice, ripartiamo da lì. Kant ci ha presentato un mondo distinto in due dimensioni.
Il mondo fenomenico è il mondo noumenico, ricordo per chi non ricorda Kant, il mondo fenomenico è la cosa per me, cioè è il mondo filtrato attraverso le mie forme priori e quindi il mondo per come io lo percepisco e per come la mia coscienza lo inquadra. Il mondo noumenico invece è il vero mondo, il mondo come davvero è la cosa in sé, che però io non riesco mai a conoscere, perché secondo Kant io ogni volta che guardo, ogni volta che percepisco, ogni volta che mi relaziono col mondo di fatto. mi relaziono con il mondo fenomenico perché il mondo fenomenico che è nascosto dietro al mondo fenomenico è inaccessibile mi devo ricordare che esiste perché altrimenti mi arrogo troppi diritti mi devo ricordare che c'è ma devo anche ben sapere secondo kant che è inconoscibile Ok? Ora, Schopenhauer riprende questa idea che, come vi ho detto, è un'idea anche platonica, no? C'è un mondo apparente davanti e c'è un mondo vero dietro.
Solo che, in Kant, questa distinzione tra fenomeno e numero aveva una valenza tutto sommato... direi quasi positiva nel senso che Kant ammetteva che il mondo che noi percepiamo non è il vero mondo al 100% ma sembrava anche tutto sommato concedere che il mondo fenomenico, il mondo come noi lo percepiamo non è poi così tanto diverso dal mondo nomenico, cioè su questo mondo come noi lo percepiamo, su questo mondo fenomenico noi possiamo fondare la matematica, possiamo fondare la fisica che sono forme di conoscenza nel loro ambito valide, che sono forme di conoscenza Grazie con alcuni limiti ma sicure certe che ci permettono di plasmare il mondo a nostra immagine e somiglianza Kant era comunque sempre un illuminista cioè ammetteva dei limiti alla conoscenza ma riteneva anche che questi limiti non fossero un difetto un limite appunto ma fossero piuttosto dei campi di sicurezza cioè se io delino un confine vuol dire che al di qua del confine io posso stare ben certo che quella conoscenza sia affidabile E quindi mi potevo tranquillamente accontentare del fenomeno secondo Kant, sostanzialmente, al lato pratico questa era la soluzione. Poi era vero anche che nella vita morale, nel tentare di sperare in Dio, bisognava ogni tanto fare qualche capatina, diciamo così, al di fuori dell'ambito fenomenico tramite dei postulati o altre cose di questo tipo.
Però sostanzialmente l'ambito fenomenico ci poteva anche abbastanza bastare. Ecco Schopenhauer che riprende questa impostazione però... cambia l'atteggiamento, perché per Schopenhauer non è vero che ci possiamo accontentare nel mondo fenomenico, per due motivi. Primo motivo, il mondo fenomenico non è così tanto simile al mondo neumenico come pensava Kant, anzi, probabilmente, secondo Schopenhauer, è assai diverso dal mondo neumenico.
Secondo motivo, l'uomo è, lo dice così, lo chiama così, Schopenhauer, un animale metafisico. cioè non si accontenta dei propri limiti, vuole superarli allora capiamo bene questo discorso intanto parliamo di questo fenomeno per come lo intende Schopenhauer è vero, il mondo come io lo percepisco è il fenomeno, dice Schopenhauer ma attenzione, questo fenomeno dobbiamo anche chiederci dove si trovi e Schopenhauer, influenzato molto dal romanticismo e anche in questo caso dall'idealismo ritiene che in realtà il fenomeno sia una mia rappresentazione cioè un qualcosa di interno alla coscienza Quando io dico che conosco il mondo, che mondo conosco? Certo, conosco il mondo come io lo percepisco, ma conosco il mondo al di fuori di me?
Cioè, se prendo Topolino, io sto conoscendo Topolino fuori di me? O sto conoscendo in realtà l'immagine di Topolino che mi sono formato dentro di me? In realtà io sto conoscendo l'immagine di Topolino che mi sono formato dentro di me, perché io adesso cos'è che conosco? Conosco Topolino o conosco quello che il mio nervo ottico trasmette al cervello?
Conosco quello che il mio nervo ottico trasmette al cervello. Cioè alla fine... La conoscenza è qualcosa di interno, è qualcosa di fondato sulla mia rappresentazione, è cioè uno stato della coscienza.
E questo vale per le cose, vale per il conosciuto, l'oggetto di conoscenza, ma vale anche per il soggetto, perché anche io stesso, in quanto soggiorno, oggetto o conoscente sono qualcosa all'interno della coscienza. Quindi soggetto e oggetto sono tutti e due elementi che sono interni alla coscienza, sono rappresentazioni. Dunque il mondo fenomenico è la rappresentazione, il mondo come volontà e rappresentazione. La rappresentazione vuol dire questo fenomeno.
Il mondo come io lo percepisco è un'immagine del mondo che io ho dentro di me. Queste immagini le ha creato tramite tre forme a priori, anche Kant aveva parlato di forme a priori, vi ricordate spazio, tempo e le 12 categorie. Schopenhauer dice sì, riduciamo, ne bastano tre, spazio, tempo e causalità, che Schopenhauer chiama anche principio di ragione sufficiente, ma insomma possiamo chiamarlo direttamente causalità.
che era già stata delineata da Kant come la più importante delle categorie. Queste tre forme a priori delineano il fenomeno, delineano la rappresentazione, ordinano i dati creando una rappresentazione. Cosa significa questo? Attenzione perché questo è importante.
Significa che lo spazio e il tempo, ad esempio, chissà se esistono davvero. Io so che esistono nel mio modo di percepire il mondo, nel mio modo di rappresentarmi il mondo, ma non so se esistono fuori di me. Ma allo stesso tempo anche il principio di causa-effetto, causalità vuol dire quello, principio di causa-effetto, cioè il fatto che a una certa causa segua necessariamente un certo effetto, esiste nella mia rappresentazione del mondo.
Non so se esiste anche nel mondo reale, davvero, come fuori. Capite il che vuol dire, fa questo ragionamento Schopenhauer, che se il principio di causa-effetto è un effetto della mia rappresentazione, significa che l'ordine del mondo, e questo c'era già un parte in Kant, L'ordine del mondo è una mia rappresentazione. Il principio di CosaEffetto è infatti quel principio che ci fa vedere il mondo come qualcosa di ordinato. Io so che se metto la pentola sul fornello, accendo il gas e porto l'acqua a 100°C, l'acqua inizia a bollire. Questo è un'applicazione del principio di CosaEffetto.
causa porto la temperatura a 100 gradi effetto l'acqua bolle a pressione normale così accadono benissimo e questo so che avverrà ogni volta che lo faccio ogni volta che io nel senso condizioni creo quella causa ottengo quell'effetto ogni volta che che ne so ingerisco un cibo questo cibo viene digerito ogni volta che lancio una palla a baseball questa palla arriva se la lancio in un certo modo arriva necessariamente in quel modo perché perché c'è un ordine del mondo alla causa corrisponde sempre un determinato effetto ma questo dice schopenhauer non è un meccanismo del mondo è un meccanismo della mia rappresentazione abbiamo appena detto quindi l'ordine del mondo è figlio della mia rappresentazione questo ordine esiste nel fenomeno nel nella rappresentazione, non è detto che il mondo reale sia ordinato, sia strutturato, segua delle leggi. Ora attenzione, questo fenomeno, questa rappresentazione, secondo Schopenhauer, quindi ci trae un inganno, perché ci fa credere che il mondo sia ordinato, che il mondo abbia un senso, una direzione, delle strutture ricorrenti, quando in realtà non è detto che sia così, è la nostra rappresentazione che ci fa credere che esista un tempo, che esista uno spazio, che esista un principio di causa e effetto. Quindi... Nell'ottica di Schopenhauer il fenomeno non è qualcosa di cui ci possiamo accontentare, ma è un ostacolo a capire come va davvero il mondo. È un'illusione, come diceva Platone, sono ombre sul fondo della caverna che mi illudono che il mondo funzioni in un certo modo quando non lo so come funziona il mondo.
Allora, proprio perché sono un animale metafisico, proprio perché voglio capire, devo tentare, dice così Schopenhauer, di squarciare il velo di Maya. Lui si immagina questa rappresentazione proprio come un scipario, un velo. ve lo rimargo è un'espressione che deriva proprio dall'india dalla spiritualità indiana ma era un'antica divinità che proprio tendeva a Ottundere la vista, nascondere la vista, calare in un certo senso metaforicamente sugli occhi degli uomini un velo, un velo che copre, che nasconde, un sipario che non ci permette di vedere al di là.
Allora io devo aprire il sipario, devo squarciarlo come prendere un coltello e fare un taglio e vedere. Questo bisogna farlo per capire cosa c'è oltre il fenomeno, per arrivare al numero, bisogna provare ad arrivare al numero. Kant non l'aveva fatto, Kant si era accontentato del fenomeno, convinto che il fenomeno tutto sommato fosse un buon compromesso.
Secondo il suo benavide invece il fenomeno è un inganno, lui lo definisce anche come uno stato onirico, è come sognare, ma non è realtà. Devo vedere oltre, allora come si fa a squarciare questo velo di maglia, come si fa ad arrivare al numero? Per Schopenhauer l'uomo deve ripiegarci su se stesso, perché in fondo anche noi siamo, abbiamo detto, rappresentazione, anche il mio corpo, come io lo percepisco, è una rappresentazione.
Però, però, il mio corpo è vero che esiste in uno spazio, in un tempo, che segue i principi di causa-effetto, ma ogni tanto mi dà dei segnali che mi permettono di andare oltre i principi di causa-effetto. Ecco, quei segnali, se riesco a capirli, a conoscerli meglio, forse mi possono permettere di accedere a una dimensione altra, più nascosta. Infatti Schopenhauer dice questo, ripieghiamoci su noi stessi e proviamo ad ascoltarci e ci renderemo conto che al di là del principio di causa-effetto, al di là dello spazio del tempo, ci sono delle forze che agiscono dentro di noi che sono qualcosa di più propriamente noumenico, che viene prima, precedente ad ogni... fenomenizzazione ad ogni rappresentazione e quali sono queste forze?
secondo schopenhauer dentro di noi esiste una volontà un impulso una spinta un'energia che ti spinge a vivere lui la chiama proprio volontà di vivere con la v maiuscola un'entità che ci spinge a volere a desiderare Quante volte abbiamo desiderato, sentito degli impulsi, delle spinte, delle voglie, senza capire perché, per come, senza che avessero uno spazio, un tempo, una causalità, senza che avessero una loro logica. Ebbene, proprio perché vengono prima della logica queste forze, questi impulsi. devono provenire dalla dimensione noumenica.
Ecco, la dimensione noumenica è proprio questa, la volontà di vivere, la volontà. Il mondo come volontà e rappresentazione è il titolo dell'opera, che vuol dire il mondo come noumeno e fenomeno. Se il fenomeno kantiano diventa rappresentazione in Schopenhauer, il noumeno kantiano diventa volontà. La vera essenza del mondo, di noi, ma anche del mondo stesso, è la volontà di vivere.
È questa spinta, questa energia, questa pulsione a esistere. che è qualcosa di precedente ad ogni razionalità. C'è in noi e c'è in tutte le cose del mondo.
Anche le piante hanno questa volontà di vivere, anche gli animali, anche la materia inanimata, anche Topolino ha questa energia dentro. L'energia irrazionale che viene prima a una volontà di vivere che è presente anche lui. Ovviamente questa volontà si sottrae alle forme a priori. Prima vi ho detto che la rappresentazione, il fenomeno, è determinato da un filtro che sono le forme a priori, come dicevamo già con Kant.
Io vedo il mondo, ma lo percepisco ingabbiandolo, inquadrandolo in uno spazio, in un tempo, in una causalità. Ma questo avviene per il fenomeno, per la rappresentazione, il numero, che è ciò che c'è oltre, dietro al sipario. Bisogna che si sottraga a queste forme.
Non è sottoposto a spazio, tempo e causalità. Cosa vuol dire che la volontà non è sottoposta a spazio, tempo e causalità? Alcune conseguenze importanti.
In primo luogo, se la volontà non è sottoposta allo spazio, vuol dire che è infinita. che non si può dire qui, è lì, è là, ma è dappertutto, è infinita. Se la volontà non è sottoposta al tempo non possiamo neppure dire che è ora o che era prima o che sarà dopo, è eterna.
E soprattutto se la volontà non è sottoposta alla causalità significa che non puoi dire perché avvenga, cioè qual è la causa e qual è l'effetto, non puoi applicare i principi di causa e effetto alla volontà. Non puoi... razionalizzare la volontà il che vuol dire che la volontà è una forza completamente irrazionale irrazionale, dice così Schopenhauer una forza libera e cieca che va dove le pare, che non segue nessun criterio che non segue nessuna logica, che non segue nessun principio di cosa effetto è una forza incausata che va dove le conviene e dove vuole Attenzione, il mondo che Schopenhauer ci sta delineando è un mondo abbastanza particolare.
C'è un mondo fenomenico, una rappresentazione che è il mio modo tradizionale di vedere il mondo, il modo di tutti gli uomini di vedere il mondo. Tutti gli uomini quando si guardano attorno... cercano un ordine nel mondo cercano delle cause degli effetti cercano di razionalizzare il mondo di capire le leggi del mondo ma questo è un inganno sono ombre proiettate sul fondo della caverna sono illusioni che ci facciamo se noi riuscissimo e alcuni possono farlo se noi riuscissimo ad andare oltre queste illusioni ci accorgeremmo secondo schopenhauer che il mondo è dominato da una forza completamente irrazionale, da una forza che non ha nessun senso, da una forza che non ha nessun ordine. Il mondo è caos, non è ordine.
Il mondo è irrazionalità, non è irrazionalità. Il mondo è disordine. Il mondo è mancanza di senso.
È una visione molto cupa, eh. Spero che stiate intuendo le conseguenze di questa impostazione di Schopenhauer. Il mondo è qualcosa di primo di senso, questa forza, questa energia, questa volontà di vivere è dentro ad ogni cosa, è una forza indistruttibile, è l'unico vero assoluto del mondo.
Non c'è Dio, per supernavore è abbastanza evidente che non c'è Dio. Nelle religioni Dio è quello che ha creato il mondo, lo guida per uno scopo, Dio ha sempre uno scopo. Dio ha creato il mondo per un motivo, ha delle cause e ha degli scopi da raggiungere.
ci assicura che ci sia un motivo per cui avvengono le cose. Per Schopenhauer non c'è nessun Dio, c'è solo la volontà di vivere che non ci assicura di niente perché la volontà fa cadere le cose senza motivo come le nostre voglie nascono a volte senza motivo. Ecco, quelli sono manifestazioni della volontà.
La volontà non segue criteri, non segue logiche, non segue razionalità. È un mondo caotico, è un mondo privo di ordine, è un mondo privo di Dio nel senso tradizionale del termine. Poi è anche vero che questa volontà sembra Dio, tra virgolette, perché è infinita, è eterna, è fortissima, è libera, però è un Dio cieco, capite?
È un Dio che va a casaccio, non è un Dio che va per ottenere uno scopo, per guidarci verso un obiettivo. è un dio che non ha obiettivi, o meglio, ha un unico obiettivo, la volontà di vivere, che è il continuare a esistere l'unico scopo della vita è la vita stessa, l'unico scopo della realtà è il continuare a esistere se voi guardate bene al corpo umano, l'uomo cosa desidera in fondo? questi sono gli aspetti più esteriori della volontà sono il desiderio di continuare a esistere, noi abbiamo il desiderio sessuale che è il desiderio di dare in fondo continuità alla specie abbiamo il desiderio di nutrirci che è il desiderio di non morire di fame. In fondo tutte le nostre spinte, i nostri impulsi irrazionali vanno nella direzione del continuare a esistere.
Tutto l'universo tenta di continuare a esistere, quindi lo scopo unico della volontà di vivere è continuare a vivere. Il che vuol dire però che non c'è uno scopo, no? Perché non c'è uno scopo per cui viviamo.
Non viviamo per arrivare là, viviamo per vivere. Cioè viviamo senza scopo. Tutta questa impostazione, come abbiamo già avuto modo un pochino di dire, porta Schopenhauer a una visione profondamente pessimistica. In primo luogo perché il mondo in cui noi viviamo è davvero ingannevole, è davvero un'illusione, ci facciamo dei sogni sul mondo, pensiamo che il mondo abbia uno scopo, che noi siamo qui per un motivo, che la nostra vita abbia un obiettivo.
che dobbiamo fare delle cose anche per Dio, per la religione, perché così ci guadagneremo la vita eterna. Sono tutte bugie consolatorie, secondo Schopenhauer, che ci raccontiamo per non affrontare la verità più profonda sulla vita, che è una verità tragica, che è una verità drammatica. Sono tutte illusioni. I tentativi di razionalizzare il mondo, cioè di trovare un ordine di qualche tipo, che sia nella scienza, che sia nella filosofia, che sia nella religione, sono tutte bugie, bugie consolatorie.
ma in secondo luogo anche perché una volta che arriviamo a scoprire la vera essenza del mondo cioè la volontà di vivere ci rendiamo conto che questa volontà come vi dicevo non ha alcun scopo ci fa solo soffrire e qui introduciamo il tema del dolore come vi ho detto è un tema tipicamente romantico ma sul quale Schopenhauer insiste tantissimo quando diciamo infatti che la vera essenza della vita è la volontà Significa che la radice ultima della nostra esistenza è il desiderio. Volontà vuol dire desiderare cose. Come vi dicevo, quali sono gli impulsi che ci nascono dentro? La volontà di nutrirci, la volontà di fare sesso, la volontà di riposarci. Sono tutti desideri, spinte, impulsi che segnano una mancanza.
ho fame quando sento la mancanza del cibo, ho desiderio sessuale quando sento la mancanza di affetto, ho questo quando sento la mancanza di qualcos'altro, quindi ogni volontà è un desiderio e ogni desiderio è una mancanza, è una sofferenza. Se io ho fame significa che sto soffrendo, se io ho desiderio sessuale significa che mi manca qualcosa che vorrei e che non ho. Allora, se la vera essenza della vita è la volontà vuol dire che la vera essenza della vita è il dolore.
Perché volontà implica desiderio, desiderio implica dolore. Capite che è un esito tragico, anche perché la volontà, vi ho detto, è la vera essenza nostra, ma è la vera essenza di ogni cosa che esiste nel mondo. Anche Topolino è volontà e anche Topolino soffre. La differenza tra me e lui, tra noi e le cose inanimate, è che noi ce ne rendiamo conto, siamo consapevoli della nostra sofferenza.
Le cose inanimate non hanno consapevolezza, però soffrono anche loro. C'è un pessimismo. che verrà chiamato pessimismo cosmico perché tutto soffre, tutto l'universo è una sorta di grande organismo che soffre continuamente.
Poi ci sono gradi diversi di consapevolezza di questa sofferenza, pertanto l'uomo che è quello che ha la consapevolezza più alta è quello che soffre di più di tutti, perché oltre a soffrire si sente anche beffato perché si accorge di soffrire e l'uomo più elevato o meglio più condannato da questo punto di vista è il genio. l'artista che sente più degli altri e quindi si rende conto più degli altri di soffrire e quindi è davvero tormentato, no? Ecco, la vita è dolore, la vita è sofferenza. Voi direte, ma come?
Esiste anche il piacere. Certo, a volte c'è il dolore della vita, ma a volte c'è anche il piacere. Schopenhauer dice, sì, ma attenzione, cos'è il piacere? Proviamo a chiederci cos'è il piacere. Schopenhauer, ispirandosi ad alcuni scritti di Pietro Verri, filosofo illuminista italiano, sostiene che in realtà il piacere sia la cessazione del dolore.
Provate a pensarsi, quando è che provate veramente piacere? Quando avete sofferto e poi di colpo non soffrite più. Esempio molto banale.
Dicevo, ho grande fame, ho fame, ho fame, ho fame, finalmente riesco a mangiare qualcosa di buono, provo piacere. Ma perché provo piacere? Perché?
quella cosa che sto mangiando dà sollievo alla sofferenza che ho avuto prima trovo una bella ragazza una bella persona che mi confida di essere innamorata di me provo piacere perché provo piacere perché ho sofferto tanto prima perché speravo speravo speravo di piacerle di essere ricambiato eccetera finalmente arriva la conferma che si sono ricambiato allora quella sofferenza che mi ha accompagnato per tanto tempo scema se ne va Più ho sofferto prima, più trovo piacere dopo. Perché trovate e provate piacere voi studenti quando ottenete un bel voto? Perché avete sofferto tanto per ottenerlo? E quando lo ottenete finalmente dite Ah, perché il voto di maturità è così importante? Perché dopo cinque anni di superiori Ah, finalmente ne è valsa la pena se il voto è buono, se poi il voto è negativo o no.
Però capite, il piacere deriva dal dolore, dice Schopenhauer. Se non c'è dolore prima, non c'è neppure piacere. Se uno vi fa un...
Se una ragazza... Vi confida di essere innamorata di voi, ma voi non ve la filate, quella ragazza non avete sofferto per lei, quella notizia non vi dà un vero piacere. Se vi regalano un qualcosa, certo magari c'è un brevissimo piacere, ma molto fugace, i piaceri più grandi derivano dal dolore.
Dunque, Dice Schopenhauer, c'è uno squilibrio tra il piacere e il dolore, è vero che esiste anche il piacere, ma c'è uno squilibrio nel senso che il piacere per esistere ha bisogno prima del dolore, mentre il dolore per esistere non ha bisogno del piacere. La frase che a me piace ricordare sempre di Schopenhauer è questa. proposito è la seguente non c'è rosa senza spine ma ci sono molte spine senza rose cosa vuol dire che per ottenere la rosa per ottenere il piacere io prima devo aver sofferto per star bene quando ottengo un bel voto devo prima aver sofferto a studiare a penare ad avere la tensione per quella verifica Ma molto spesso ci sono delle tensioni e delle sofferenze che non portano a piacere.
Può darsi che io abbia sofferto tanto e alla fine ottenga un bel voto, quindi piacere, ma può darsi anche che io abbia sofferto tanto e alla fine ottenga un brutto voto. E quindi quel dolore non viene ricompensato da nessun piacere. Non è detto che il dolore sia sempre ricompensato, a volte sia, a volte no. Quindi tanto il dolore è permanente. Perché c'è sempre dolore.
Il piacere invece è momentaneo. Anche perché quando io bevo, mangio e sto bene, oppure ottengo il voto e sto bene, quanto dura questo bene, questo piacere? È duraturo oppure no?
Schopenhauer dice no, non è affatto duraturo. Gli studenti lo sanno bene. Studiano, studiano, studiano, soffrono, soffrono, soffrono, finalmente fanno la verifica. Dopo due settimane di sofferenza ottengono un bel voto, hanno preso un bel 8, un bel 9, un 10, un 100 centesimo, e poi sono in autorità, tornano a casa felici.
Lo raccontano a tutti, tempo due giorni, se ne sono già dimenticati. Tempo due giorni per la maturità, per un voto, una verifica, tempo due ore, se ne sono già dimenticati, perché hanno preso il voto e due ore dopo arriva l'insegnante che dice domani facciamo verifica, dopo domani verifica. E già siete presi da nuovi problemi, da nuove ansie, da nuove paure, da nuove fatiche.
Maturità, bel voto, bene, ve la volete per due settimane, poi iniziate a pensare agli esami d'ammissione all'università. Capite che... Ogni piacere è momentaneo, dura fin tanto che c'è quel sollievo dal dolore precedente, ma appena il sollievo passa nascono sempre nuovi dolori, dice Schopenhauer, perché il desiderio è la nostra essenza, noi siamo volontà, noi siamo desiderio, quindi appena un desiderio si appaga, appena viene realizzato, volevo quel voto, lo ottengo, bene, Ma noi non riusciamo a stare senza desideri, quindi nascono sempre nuovi e alti desideri, quindi quel piacere viene messo in archivio subito e si ricomincia a desiderare.
Pertanto la nostra vita è essenzialmente dolore, con brevi pausi di piacere. Anzi, dice il suo penale, per essere più precisi, la nostra vita è come un pendolo. C'è questa frase. molto celebre di Schopenhauer, la nostra vita è come un pendolo che oscilla continuamente tra dolore e noia, con brevi istanti di piacere.
Perché noia? Perché esiste oltre al dolore e al piacere una terza condizione, la noia, che è quella fase di passaggio, diciamo, in cui momentaneamente per qualche giorno, tempo, ora... Non abbiamo desideri, ci sembra di non avere desideri ma non abbiamo neppure piaceri. Facciamo l'esempio. Studio, studio, studio.
Per un anno lavoro per la maturità. Ottengo un bel voto, sono felice per tre giorni. Poi subente la noia perché quella adrenalina che ho provato per aver raggiunto l'obiettivo si affievolisce, si calma, lascia lo spazio alla noia perché di colpo non ho altri desideri, per qualche giorno mi rilascio completamente ma non provo né piacere né dolore, provo solo noia.
Poi però mi dico, ah però c'è l'università, ah però c'è quella ragazza che mi piace, ah però c'è quest'altro e lì ricomincia il dolore. Quindi la vita è un pendolo che oscilla tra dolore e noia con brevi intervalli di piacere, con brevi istanti di piacere. Questa verità, noi la sappiamo, secondo Schopenhauer, è che facciamo finta di non saperlo.
Molte volte ci illudiamo che la vita abbia un senso, che i nostri sacrifici abbiano un senso, ma in realtà sotto sotto lo sappiamo che la vita non ha nessun senso, che il nostro dolore non ha nessun senso. E a dimostrazione di tutto ciò, Schopenhauer porta degli esempi. Pensiamo ad esempio ai romanzi, proprio, vi ho detto che la madre di Schopenhauer era una scrittrice, quindi Schopenhauer conosceva bene la letteratura. Pensiamo alle storie, ai racconti, o anche alle imprese epiche. Cosa succede nei, o al teatro, eccetera, cosa succede nelle storie, in un romanzo?
Noi leggiamo un romanzo e vediamo le peripezie di un eroe, di un personaggio, che vuole raggiungere uno scopo. In genere un romanzo ci racconta proprio La strada che fa il protagonista per raggiungere uno scopo, che può essere conquistare l'amore, che può essere conquistare il mondo, che può essere ottenere un certo lavoro, la pace interiore, quello che volete. Ma ogni storia, vale anche per i film, è la storia di un personaggio o due personaggi che lottano per ottenere qualcosa.
Ebbene, di solito, se c'è il lieto fine, il personaggio alla fine raggiunge quell'obiettivo, raggiunge... l'obiettivo che si era prefisso nelle favole il principe azzurro e la principessa dopo aver lottato con la strega col drago eccetera si sposano e vissero tutti felici e contenti finiscono le favole ma in genere i film all'ietto fine le storie finiscono sempre con formule magari meno banali di questa ma sempre con quest'idea e vissero tutti felici e contenti e lì dice Schopenhauer la storia finisce però alla fine ma perché succede così? perché se in realtà gli autori ci facessero vedere quello che accade dopo il sequel no quello che succede dopo cosa vedremo che non è è vero che magari dopo tante peripezie il principe e la principessa si sposano e sono felici, provano piacere, ma questo piacere dura poco, perché tempo, poche giornate, poche settimane subenterebbero nuovi desideri e quindi quella pace che sembra raggiunta non è eterna, ma di colpo ricomincerebbero le peripezie, i dolori, le fatiche in cercare nuovi obiettivi.
In fondo io in questi casi racconto spesso la storia di Ulisse, no? A fine dell'Odissee Ulisse trionfa, torna a Itaca e felice, sembra aver raggiunto il suo scopo dopo mille peripezie, ma Dante nella Divina Commedia dell'Inferno ci racconta che poi Ulisse a un certo punto sannoia e ricomincia a viaggiare. Questa è l'idea.
non ci raccontano mai la vita pacifica degli eroi che hanno raggiunto l'obiettivo, ma nuovi problemi per gli eroi. Perché? Perché la vita è affrontare problemi, non c'è pace, non c'è felicità.
E questo ce lo dimostra anche l'amore. Cos'è l'amore se non un inganno? dice Schopenhauer, l'amore, l'attrazione sessuale, l'amore fisico, cos'è?
È un'illusione, un inganno che la natura ci fa. Cioè la volontà di vivere ci dà questo impulso ad amare, no? Questo impulso sessuale ad innamorarsi delle altre persone.
Ma perché lo fa? Perché ci illude che nell'amore troveremo la nostra realizzazione. Molto spesso noi chiediamo che l'amore sia il compimento del nostro destino, che ci dia il senso della vita. E in realtà... L'amore non è niente di tutto questo.
L'amore ha come scopo il farci procreare e poi finisce in noia anche l'amore. Perché farci procreare? Perché come vi dicevo prima la volontà ha un unico scopo, continuare a esistere. La specie ha un unico scopo, continuare a esistere. Quindi bisogna che noi facciamo sesso, facciamo figli.
La volontà ci spinge a... raccopiarci e procreare. Per questo, dice Schopenhauer, le donne, qui è un discorso molto misogino, le donne sono belle solo finché sono fertili. Nell'età in cui le donne sono fertili, quindi possono fare figli, le donne sono bellissime, o almeno appaiono bellissime agli uomini e attraggono, no?
Perché? Perché la natura ci spinge a raccopiarci, ci spinge a procreare. Quando una donna passa l'età della fertilità invece si abbruttisce, dice Schopenhauer. Segno che non c'è più quello scopo, non c'è più quella spinta con cui la natura ci voleva ingannare, ci voleva spingere a procreare.
Di fatto l'uomo, dice Schopenhauer, è lo zimbello della natura, cioè la volontà di vivere lo inganna, gli fa credere che nell'amore troverà felicità, quando in realtà lo vuole solo spingere a far figli e poi lo lascia nel dolore, nella sofferenza o nella noia. Pertanto noi questo è un inganno l'amore, ma in fondo lo sappiamo. Non a caso noi proviamo vergogna quando parliamo di amore, perché in fondo lo sappiamo che l'amore è un inganno, lo sappiamo che far figli, fare sesso è qualcosa di peccaminoso, ma non peccaminoso perché lo dice la Chiesa Cattolica. Peccaminoso perché significa far nascere un nuovo individuo che soffrirà. Fare figli è il peggiore dei crimini per Schopenhauer, perché significa dar vita.
Sono due infelicità, l'uomo e la donna, che si incontrano per dar vita a una terza infelicità. il figlio che soffrirà. Da questo punto di vista è interessante anche la critica che Schopenhauer rivolge a tre forme di ottimismo che lui ritiene dominanti nella sua epoca e che però sbagliano ovviamente perché l'ottimismo è un errore, bisogna essere pessimisti. Queste tre forme di ottimismo sono quelle che Schopenhauer chiama l'ottimismo cosmico, l'ottimismo sociale e l'ottimismo storico. Parliamo dell'ottimismo molto brevemente cosmico.
L'ottimismo cosmico è quella forma di pensiero che crede che il mondo sia regolato, ordinato, strutturato, guidato da forze razionali che guidano il mondo. Pensate a Hegel che pensava che il mondo fosse guidato dall'assoluto, una legge razionale, logica, tutto ciò che è reale è razionale e viceversa. Ma questo vale anche per il cristianesimo, la provvidenza, tutte le visioni provvidenzialistiche pensano che il mondo sia regolato da una forza superiore e razionale.
Secondo Schopenhauer, come abbiamo invece detto, Il mondo è regolato, sì, ma da una forza completamente irrazionale, quindi non c'è nessun ordine, nessun senso, non c'è nessun dio nel senso classico del termine. Seconda forma di ottimismo contro cui si scaglia Schopenhauer è l'ottimismo sociale, l'ottimismo che crede che l'uomo sia buono e sia naturalmente portato a vivere in società con gli uomini, con gli altri uomini, l'uomo come animale sociale, ricorrerete da Aristotele in poi. Anche questa è un'illusione, in questo senso...
Schopenhauer si rifà abbastanza chiaramente a Hobbes, il pessimismo di Hobbes, ricorderete, l'uomo in realtà è una belva, l'uomo vuole solo sopraffare gli altri e se si mette insieme agli altri è solo perché ne ha una convenienza, perché gli conviene, perché è utile, per bisogno, non per bontà. L'uomo non è naturalmente buono, tutt'altro, è in realtà crudele, se può sopraffare gli altri, se può si impone sugli altri, quindi non esiste nessun ottimismo. sociale. Terza forma di ottimismo, l'ottimismo storico, cioè quell'idea che la storia proceda verso il bene, verso la realizzazione di certi scopi eccetera.
Un'idea molto diffusa nell'Ottocento, è l'Ottocento un secolo storicista sotto diversi punti di vista, c'è l'idealismo che lo pensa Hegel, ci sarà poi anche il marxismo che nascerà pochi anni dopo, che penserà questo, che la storia va verso il bene, ci sarà il positivismo che penserà che... la storia è il processo della scienza verso il bene eccetera ecco Schopenhauer rifiuta questa visione la storia non è neppure una vera scienza perché la storia procede sempre dal particolare i grandi progressi di cui ci vantiamo secondo Schopenhauer sono progressi fallaci, fittizi sono apparenza, certo c'è qualche apparente progresso ma la vera essenza dell'uomo è immutabile rimane quella e l'uomo rimane cattivo e la sua vita rimane priva di senso anche se andiamo sulla luna Questo non cambia, l'uomo rimane privo di senso. Avviamoci verso la conclusione, se questa è la situazione, se davvero l'uomo è condannato a soffrire e basta, non solo l'uomo ma tutti gli animali, le piante, l'universo soffre, non c'è nessuna via di salvezza, non c'è modo di uscire da questa gabbia del dolore, allora Schopenhauer affronta la questione.
E l'affronta riflettendo soprattutto all'inizio sul suicidio, come vi ho detto, il padre di Schopenhauer morì suicida e questo lo segnò abbastanza. C'è una famosa serie di pagine in cui analizza in particolare l'Amleto, il celebre monologo, vi ricordate, in cui Amleto si chiede se sia necessario suicidarsi, essere o non essere, questo è il problema. E però Schopenhauer dopo appunto questa analisi, il suicidio contemma anche questo tipicamente romantico, pensate Albert, Erdighete, che si suicida eccetera, Schopenhauer rifiuta il suicidio per due motivi. Dice che il suicidio non è la vera soluzione davanti a questo problema.
Due motivi. Il primo motivo... Il suicida che appunto commette questo atto drastico in realtà non sconfigge la volontà, perché il suicidio non è un rifiuto della volontà di vivere, è anzi piuttosto una riaffermazione della volontà. In fondo il suicida deve volere suicidarsi, è un atto di volontà molto forte quello di suicidarsi, non è un rifiuto della volontà. E'anzi un accettare, infatti, il suicidio, dice Schopenhauer, non è che non voglia vivere, rifiuta di vivere in quelle condizioni in cui si trova a vivere, è solamente scontento delle condizioni che gli sono capitate, ma non è in realtà scontento della vita in assoluto, è scontento di quella vita.
Se potesse, cambierebbe vita, è che gli pare di non riuscire e quindi si suicida. Quindi di fatto non è un vincere sulla volontà, è un arrendersi davanti alla volontà. è una vittoria completa della volontà, noi non dobbiamo arrenderci davanti alla volontà, dovremmo riuscire a sconfiggere la volontà se vogliamo davvero trovare una soluzione, è una resa che non porta da nessuna parte, primo motivo. Secondo motivo, in fondo anche ammettendo che il suicida si possa suicidare, per carità lui si libera da questo dolore, esce dalla catena del dolore, ma solo lui, e il resto dell'umanità rimane senza niente, noi dobbiamo trovare una soluzione che permetta di superare la volontà in assoluto altrimenti uno si suicida e la volontà continua a esistere in tanti altri individui sai cosa se ne fa la volontà del tuo suicidio è una cosa inutile e che non la colpisce bisogna trovare una soluzione migliore quindi il suicidio va scartato e tra le soluzioni migliori superare l'individuo ha tre vie di liberazione cioè tre modi per cercare di liberarsi e sono graduale, nel senso che la prima è un primo passo ma non è risolutiva, la seconda è già un passo un pochino migliore ma non è neppure questo completamente risolutivo, la terza via invece è quella che Schopenhauer ritiene possa risolvere i problemi davanti alla volontà.
In generale però in cosa consistono queste tre vie di liberazione che poi vediamo maggiormente nel dettaglio? Consistono nel Passare, dice Schopenhauer, dalla voluntas alla noluntas. Attenzione, voluntas è il termine latino per indicare la volontà. Quindi dobbiamo passare dalla volontà, in cui siamo immersi, alla noluntà.
In latino italiano non esiste un termine, in latino sì. Se avete fatto latino sapete che volo e nolo sono due verbi molto particolari. Volo vuol dire volere, nolo vuol dire non volere.
Esiste una parola, un verbo, che significa non volere in latino. E quindi la noluntas è la non volontà. Allora noi dobbiamo passare dalla volontà alla non volontà, cioè dobbiamo uccidere la volontà in noi stessi, dobbiamo imparare a non volere e come si fa?
Vediamo le tappe. Prima tappa è l'arte. Secondo Schopenhauer l'arte in effetti ci può aiutare a liberarci dalla volontà. Perché? Perché...
L'arte supera intanto la dimensione corporea della nostra vita, no? La rappresentazione va oltre la rappresentazione. Vi ho detto che la rappresentazione è un velo di maglia che ci ottunde la vista, che ci impedisce di vedere al di là. Però l'arte a volte riesce a superare la razionalità, riesce a superare le forme e riesce ad incanalarci verso la volontà stessa, no?
Ci porta un po'più in alto, ci porta a fare un salto in un certo senso verso una dimensione più alta. Allora, quest'arte effettivamente può permetterci di fare questo salto perché ci avvicina a quelle che Schopenhauer chiama le forme platoniche, le idee platoniche, perché in effetti, ho fatto un po'breve, non ho detto tutto quello che c'era da dire, ma secondo Schopenhauer tra la volontà e la rappresentazione c'è un grado intermedio che è costituito dagli archetipi, dalle idee platoniche. Allora, l'arte ci permette di avvicinarci a queste idee platoniche e quindi di elevarci, di staccarsi dalla materialità. Ha una funzione catartica, effettivamente.
Cosa vuol dire staccarsi dalla materialità? Vuol dire che quando io ascolto una sinfonia, quando sento una poesia, quando mi immergo in una storia artistica, a teatro, eccetera, mi sollevo dalla mia dimensione corporea, dalla mia rappresentazione. Pensate quando vedete un film che vi cattura, no?
Che vi prende. Vi dimenticate le vostre beghe, vi dimenticate momentaneamente i vostri dolori, le vostre angosce, e... vi sentite staccati dal mondo vi sentite liberati dai vostri dolori anche momentaneamente per questo ha una forma catartica catarsi vuol dire proprio elevazione, è un termine che spesso si usava in religione ma anche l'arte può avere questa meccanica e in particolare tra le varie forme d'arte Schopenhauer dice la più importante di tutte è la musica che è addirittura metafisica in suoni cioè si porta proprio completamente fuori Dalla dimensione della rappresentazione ci avvicina alle idee.
La tonalità è la meno materiale delle forme d'arte, se ci pensate. La musica non è niente di fisico, non la puoi toccare, la puoi solo sentire. E non ti dice parole concrete, ti dice suoni. E però ti stacca, ti eleva, ti fa un effetto profondo che tu non riusci neppure bene a capire. Ebbene, appunto, la musica, l'arte in generale, ti può sollevare dal dolore.
Qual è il problema? Che l'arte, la musica, eccetera, non durano in eterno. Io mentre ascolto una sinfonia mi sento sollevato dalle mie angosce, dalle mie paure, dai miei dolori, mi sento di elevarmi, però non dura.
Finita la sinfonia ritorno in me stesso, finito il film ritorno in me stesso, ritorno nel dolore. Quindi è solo una tappa di passaggio. Seconda tappa è la morale. Prima l'arte e poi la morale. Morale perché?
Perché la morale mi permette anche in questo caso di staccarmi dai miei dolori Soprelevandomi, cosa succede secondo Schopenhauer? Se vi ricordate anche in Kant la morale permetteva di arrivare al nome, alla vita noumenica, perché la morale ci dava il senso della libertà, ma la morale per Kant scaturiva da un imperativo categorico, cioè dalla ragione stessa dell'uomo. Secondo Schopenhauer invece la morale scaturisce da qualcos'altro, scaturisce da un sentimento, non da un ragionamento, da un sentimento di pietà.
Cioè, dice Schopenhauer, quando io mi rendo conto che gli altri soffrono come soffro io, che gli altri provano dolore come provo dolore io, allora provo pietà per loro, provo compassione, compassione vuol dire patire insieme, soffrire insieme, mi rendo conto che io soffro ma che anche gli altri soffrono. E questo sentimento di compassione, di pietà di comunanza, se volete, di fratellanza, anche se volete, nel dolore ci porta effettivamente a una vita morale ad esprimere delle virtù due virtù cardinali in particolare secondo Schopenhauer che sono la giustizia e la carità la giustizia ha un senso negativo cioè giustizia significa tentare di non fare qualcosa di ingiusto tentare di essere corretti senza fare qualcosa di sbagliato nei confronti degli altri senza arrecare dolore carità invece significa a un senso più positivo far fare del bene carità nel senso cristiano del termine cioè agire per fare del bene agli altri per alleviare il dolore verso gli altri ecco prima vi dicevo che l'uomo non è un animale sociale che l'uomo non è naturalmente portato a stare insieme agli altri la critica di schopenhauer e l'ottimismo sociale è vero è verissimo schopenhauer rimane di quell'avviso però dice anche che nonostante l'uomo sia egoista nonostante l'uomo sia cattivo in realtà può provare pietà per gli altri e questo sentimento lo può portare verso forme vere di bontà e di affetto È l'unica vera forma d'amore questa, secondo Schopenhauer, perché l'amore sessuale, abbiamo detto, è un inganno. L'amore sessuale è un desiderio egoistico di sollevarsi dal dolore.
L'amore invece, in questo senso caricatevole, l'amore morale, è un amore che ci permette di fare del bene in maniera disinteressata realmente. Qual è il problema? Che anche questa forma d'amore, questa morale, questa moralità, non dura, non basta, perché soprattutto rimaniamo sempre legati alla vita.
Cioè è vero che in certi casi posso cercare di fare del bene per gli altri, posso cercare di aiutare gli altri, posso cercare di sollevarli dal dolore, ma rimango ancorato a questa vita, ancorato a questo dolore. Quindi certo mi stacco un po'dai miei dolori concentrandomi sui dolori altrui, ma non li elimino del tutto. E allora come fare?
Terza tappa, quella rifinitiva, è la ascesi. Ascesi è un altro termine che si usa in ambito spesso religioso. l'ascesi per i monaci medievali, quelli che andavano nel deserto, si raggiungeva quando dopo mille privazioni si raggiungeva il contatto diretto con Dio, abbiamo parlato di ascesi anche con il neoplatonismo ad esempio, sempre nell'antichità, ebbene, Schopenhauer riprende queste idee ma le riprende in senso laico, nel senso che noi dobbiamo, secondo Schopenhauer, imparare a non desiderare più.
Come dicevo, dobbiamo passare dalla voluntas alla non voluntas. L'arte e la morale mi abituano un po'alla volta a non desiderare più per me, a staccarmi dai miei desideri con l'altro, a desiderare per gli altri con la morale. Ma l'unico, l'ultimo vero tappa è quando io smetto di desiderare in assoluto.
Com'è possibile farlo? Secondo Schopenhauer io mi devo abituare a non desiderare e questa abitudine si può raggiungerla solo iniziando a desiderare, dice lui, lo spiacevole. Cioè, quando noi desideriamo, qual è l'inganno della volontà?
Che ci fa desiderare qualcosa che ci dà piacere, no? Ho fame perché so che quando mangerò proverò piacere, ho desiderio sessuale perché so che il piacere, che il sesso ad esempio, genera piacere. Allora la volontà mi inganna e mi incatena le sue catene proprio con questa schiavitù del piacere. Se io invece mi abituo a non desiderare più il piacere ma a desiderare lo spiacevole, forse riesco a liberarmi.
Cioè bisogna fare come facevano i monaci che andavano nel deserto, andavano nel deserto a desiderare la scomodità. a desiderare le privazioni, a desiderare di mangiare le lumache, cioè i vermi del deserto, invece che mangiare cibi prelibati, allora anche io dovrei imparare a desiderare ciò che è spiacevole, a desiderare il dolore, non il piacere, perché così, a furia di allenarmi in questo modo, imparerò a staccarmi dai desideri, imparerò a non desiderare più, imparerò a raggiungere la pace, raggiungerò l'ascesi, l'ascensione. La pace del non desiderio, della noluntas.
Raggiungerò quello che lo stesso Schopenhauer, riprendendolo sempre dal mondo indiano, dal buddismo in questo caso, chiama il nirvana. Il nirvana, che Schopenhauer descrive in termini un po'vaghi, è la pace eterna, la mancanza di desiderio, un oceano di pace in cui io non verrò più sballottato dai mille desideri e quindi dai conseguenti dolori, ma troverò un equilibrio, troverò una pace. Questa è l'unica via. effettivamente per raggiungere l'ascesi che non è il contatto con Dio ma è il contatto con la nonunthas, liberazione dal dolore, l'unica e definitiva forma in cui io annullo anche il mio io stesso interiore, perché il mio io è la causa dei miei dolori, il mio io è la causa dei miei desideri e in fondo tutto il percorso è un percorso di distaccamento dall'io, nella musica, nell'arte, io.
Mi distacco dall'io perché vedo le imprese, le arti degli altri. Nella morale mi dedico agli altri, nell'ascesi, nell'inirvana mi libero completamente dal mio io e mi dissolvo in questa pace eterna. Ecco, direi che mi sembra di aver detto più o meno tutto, accetto se alcuni argomenti sono andati un po'più veloci, alcune cose non le ho dette, ma mi pare che la panoramica sia abbastanza completa. Le tappe sono queste, in fondo, capire... Cosa sono volontà e rappresentazione?
Partendo da Kant, ma andando chiaramente oltre Kant, capire quali sono le conseguenze, soprattutto la vita che è dolore, con alternanza di noia e piacere, e poi trovare le vie di liberazione, l'arte, la morale, l'ascesi. Schopenhauer, questo è il piano che ci offre, verrà ripreso, commentato, ripreso, ispirerà moltissimo Nietzsche ad esempio, anche se poi Nietzsche... rifiuterà l'ascesi, le soluzioni di Schopenhauer ma l'impronta di partenza è la stessa e poi influenzerà molte altre filosofie razionalistiche dell'Ottocento, del Novecento ancora molto studiato Schopenhauer, molto interessante ma insomma abbiamo detto mi pare tutto o più o meno tutto in descrizione come vi dicevo anche all'inizio trovate poi i titoletti che sono comparsi qui così da riascoltarvi un pezzo oppure un altro perché a volte ripetere aiuta e in ogni caso trovate anche la playlist dedicata completamente a Schopenhauer dove ci sono le stesse cose che abbiamo detto oggi ma più...
esempio, in maniera più approfondita un po'più in largo, non tanto più in largo perché tutto Schopenhauer credo di averlo spiegato in tre ore circa, ma in maniera più profondità, questo serve come ripasso, ripeto, per ricapitolare alla fine. In più comunque, come al solito, in descrizione trovate anche le altre playlist per il corso di filosofia e il corso di storia, se vi state preparando degli esami, guardate, c'è anche la playlist grandi filosofi in un'ora, in cui trovate Nietzsche, trovate Marx, trovate filosofi impegnativi che in un'ora ho tentato di sintetizzare, quindi c'è anche Nietzsche, se poi volete fare i collegamenti. trovate anche le playlist principali e poi trovate i modi per rimanere in contatto col canale se vi piace quello che facciamo per sapere quando escono i video sui social network facebook twitter instagram e c'è anche la newsletter settimanale gratuita se vi abbonate vi arriva una volta a settimana una mail che fa proprio il punto su tutti i video che ho fatto i podcast che ho realizzato, letture, insomma tante cose se vi interessano se poi se questo canale vi piace e vi piace quello che facciamo e volete darci la mano a farne sempre di più e sempre meglio ci sono sempre in descrizione anche i modi per sostenere il canale cioè donazioni, videocorsi, libri che se vi piacciono potete comprarli sono un bel regalo per voi e ci date una piccola mano anche a noi e poi mi pare aver detto tutto anche il merchandising, anche magliette se vi piacciono come questa che è proprio del canale, è citazione di Parmenide addirittura, roba di terza superiore ma insomma bisogna ricordare anche Parmenide, mi pare aver detto tutto e ho finito, buono studio in bocca al lupo per chi ha gli esami e ci vediamo presto per altri video di storia, filosofia, educazione civica, ogni tanto anche grandi filosofi in un'ora e anche grandi periodi storici in un'ora, se guardate vi metto anche quella playlist se dovete preparare gli esami ci sono anche grandi momenti della storia storia del novecento in un'ora. Bocca al lupo, ci vediamo, ciao alla prossima.