Ecco lui senz'altro ha saputo maneggiare le parole nei manuali che ha scritto per Zanichelli, l'ultimo dei quali si intitola Noi di ieri, noi di domani, scritti con la professoressa Chiara Frugoni e con Carla Sclarandis e sono sicura che saprà maneggiare altrettanto con cura le sue parole di oggi nel parlarci delle crociate, quindi auguro a tutti. tutti e tutte un buon ascolto e grazie professore. Grazie a lei e buongiorno a tutti. Allora dunque questa cosa sul tema delle crociate è concepita appunto come una breve lezione mia di tre quarti d'ora al termine della quale sarà possibile appunto fare alcune domande. Il tema ovviamente lo sapete tutti è un tema molto ampio.
Io penso di cercherò di impiegare questi tre quarti d'ora per dare un certo numero di indicazioni. come può essere impostato l'argomento, su quali sono gli aspetti fondamentali che secondo me è bene mettere in luce per dare un senso al problema e al fenomeno delle crociate. Partirei da questo, in primo luogo per capire le crociate è bene sapere che non si tratta soltanto di una serie di avvenimenti, di una serie di spedizioni militari, sette secondo il conteggio più frequente. un po' di più secondo altri, ma si tratta in realtà, diciamo così, di una lunga fase nella nostra storia durante la quale è sembrato ovvio a tutti nell'Europa cristiana che uno degli aspetti strutturali di questo nostro mondo, che uno dei compiti dell'Europa cristiana fosse di combattere il mondo musulmano, fosse di combattere gli infedeli musulmani.
Non è sempre stato così, non era stato così prima, non è così adesso e invece esiste un certo numero di secoli nella nostra storia in cui si dà per scontato che lo scontro violento, armato, la competizione violenta col massimo dell'ostilità fra cristiani e musulmani è una delle caratteristiche strutturali della vita umana, diciamo così. Ecco, tutto questo va al di là del periodo specifico. dell'espedizione crociata.
Comincia un pochino prima, comincia intorno all'anno 1000 e va avanti molto a lungo. È un'idea che si spegne lentamente questa di una competizione necessaria fra noi che siamo buoni e quegli altri che sono malvagi, inutile dirlo. Fino a tutto il Cinquecento ci siamo ancora dentro, al tempo della battaglia di Lepanto.
e quando il tasso scrive la Gerusalemme liberata, questi temi sono ancora totalmente attuali, tramontano lentamente nel corso del Seicento, ma lentamente. Quindi una fase lunghissima, all'interno di questa fase le crociate propriamente dette sono una serie di spedizioni con cui forze cristiane partite dall'Europa continentale hanno prima conquistato e poi cercato di difendere a tutti i costi la Terra Santa e in particolare la città di Gerusalemme. E questa è come dire una fase più specifica, lo sapete tutti, basta aprire un manuale per saperlo, si parte dalla prima crociata con la conquista di Gerusalemme nel 1099, dopodiché per due secoli i cristiani d'Occidente restano aggrappati ai possedimenti che hanno conquistato in Terra Santa, ne perdono via via una parte. perché ovviamente i musulmani reagiscono e ovviamente i musulmani entrano nello stesso identico clima e come per i cristiani è diventato improvvisamente importantissimo possedere Gerusalemme e la Terra Santa, così per i musulmani circostanti è importantissimo riprenderla e gettare a male, amare i maledetti infedeli.
Ecco, ci riescono definitivamente nel 1291 e lì di solito si conclude il capitolo sulle crociate. in senso stretto. Bisogna però sapere che appunto le crociate sono anche uno stato d'animo, sono una mentalità collettiva, sono una fase in cui nella cultura cristiana è entrata in circolo un'idea di guerra non solo giusta ma santa, che oggi saremmo lontanissimi dal condividere, e sono anche appunto non solo una serie di spedizioni separate, ma un tessuto della vita.
Durante quei secoli in cui i cristiani hanno tenuto un piede in Terra Santa, la gente lasciava per testamento dei soldi per pagare uno che vada a combattere in Terra Santa quando ci sarà il prossimo passaggio, come dicevano loro. La prossima volta che il Papa lancerà il suo appello e re e principi partiranno per andare. E in qualunque momento un singolo poteva decidere di andarci, a dare una mano, a fare volontariato, a salvarsi l'anima, a cambiare vita per sempre, oppure a fare un periodo, uno stage, diciamo, per vivere questa esperienza.
Quei due secoli durante i quali i cristiani d'Occidente hanno tenuto in mano un pezzo di Terra Santa sono anche stati, come dire, la prima occasione in cui l'Europa cristiana è partita a conquistare... pezzi di altri continenti. In termini geografici una piccola cosa rispetto al fatto che un po' di tempo dopo conquisteranno le Americhe, ma benché geograficamente le conquiste in Terra Santa siano una piccola cosa, sono però sintomatiche di questa nuova epoca che si è aperta dopo il 1000, in cui l'Europa cristiana è forte, aggressiva, lanciata alla conquista del mondo all'esterno. Tanto che Si può parlare senza troppo anacronismo della conquista di Gerusalemme, del regno di Gerusalemme, come di un esperimento di colonialismo, di colonialismo medievale.
È il titolo di uno dei grandi libri di Joshua Prower che racconta appunto la storia del regno cristiano di Gerusalemme. Ecco, queste sono diciamo le prime coordinate complessive che vale la pena di dare e ce n'è ancora un'altra di coordinata complessiva. che bisogna tenere presente.
Le crociate nascono e proseguono tutte le spedizioni armate dirette in Terra Santa che noi numeriamo e che si concludono alla fine del 200. Ecco, questi due secoli, tra la fine dell'undicesimo e la fine del tredicesimo secolo, sono anche l'epoca in cui nella nostra storia il papato... E quindi non in generale la Chiesa, il clero, ma proprio specificamente quel governo della Chiesa che si è creato in quel momento a Roma ha aspirato alla direzione del mondo cristiano, alla direzione non solo spirituale, voglio dire, non solo religiosa, ma proprio alla direzione politica e militare. Le crociate sono la grandiosa dimostrazione del fatto che i papi per due secoli sono in grado di mobilitare.
le energie della cristianità, di mettere in movimento re, principi, cavalieri, eserciti in imprese complesse, costosissime, pericolosissime, alla fine spesso anche disastrose, e tuttavia l'autorità che i papi in quella fase si sono conquistati è sufficiente per mettere in movimento questo meccanismo. Dopo non sarà più così. Dal Trecento in poi i papi, per quanto grande rimanga la loro autorità e il loro prestigio, non saranno mai più in grado di mobilitare le energie politiche e militari dell'Europa come invece era accaduto in quei due secoli. E allora, se vogliamo cominciare a mettere a fuoco l'inizio di questa vicenda, la prima crociata, perché poi la prima crociata è la più importante di tutte in questo senso, è la madre di tutte le altre.
L'intera vicenda... dipende dal fatto che c'è stata la prima crociata e allora una prima cosa da sottolineare appunto è questo siamo di fronte a un'impresa voluta dal papa e non da qualche altra autorità e questo sigillo rimarrà su tutte le crociate successive un'impresa voluta dal papa in un momento in cui chi insegna storia è abituato a maneggiare queste cose solo che magari sul manuale sono capitoli separati Ci vuole un po' di ginnastica mentale per far vedere ai ragazzi che le cose sono collegate. Per dire, siamo nel pieno della lotta per le investiture.
Siamo all'indomani dello scontro fra Enrico IV e Gregorio VII. Scontro che non è finito tanto bene per Gregorio VII, però in realtà nell'insieme il papato sta prevalendo. E l'iniziativa di Urbano II, appunto una decina d'anni dopo la morte in esilio di Gregorio VII, È proprio l'iniziativa di un Papa che sta giocandosi molto per affermare che lui è il vero capo della cristianità, lui e non l'imperatore. Siamo nel pieno della lotta per le investiture, ripeto che come sapete si conclude formalmente col concordato di Worms del 1122, quindi la prima Genusalemme era stata presa 23 anni prima, insomma, no? Prima crociata, siamo nel pieno di questa lotta.
E siamo in un momento in cui la prevalenza del Papa non è ancora scontata. Su questo una cosa che è interessante far notare è che chi ci va alla prima crociata? L'imperatore non ci va mica.
L'imperatore non partecipa a un'impresa lanciata da un papa che in quel momento è il suo competitore, è il suo avversario e non ci va neanche nessun re perché in quel momento i papi sono scatenati nella loro volontà di delegittimare le monarchie laiche per affermare che l'unico governo vero della cristianità è la chiesa, la chiesa di Roma. Non è passato molto da quando Gregorio VII ha messo in giro un testo in cui dice che non è vero per niente che i re e gli imperatori li ha messi Dio sul trono. Non è affatto vero, li ha messi il diavolo sul trono, perché sono quelli che hanno rubato più degli altri e ammazzato più degli altri per imporsi sugli uomini che invece sono tutti uguali.
Allora, in quel momento, ecco, nessun, né l'imperatore, né il re di Francia, né l'inghilterra, nessun re ci va. Ci vanno solo dei principi, cioè dei signori di rango subalterno. i quali tutto sommato hanno una visione molto diversa da quella dell'imperatore, ai quali non crea problema sottomettersi alla volontà del Papa.
Basta vedere l'elenco di quelli che sono i capi, il conte di Toloso, il conte di Fiandra, Boemondo d'Altavilla, principi, principi territoriali, signori molto più piccoli. In futuro non sarà così. Quando in futuro altre volte i papi chiameranno i cristiani ad armarsi e a...
correre a Gerusalemme per difenderla stavolta, non più per conquistarla. L'hanno conquistata nel 1099, ma le crociate successive partiranno per difenderla o per riconquistarla dopo che il Saladino l'avrà presa. Ebbene, ogni volta che i papi chiameranno di nuovo in seguito i cristiani alla crociata, imperatori e re ci andranno.
L'imperatore partecipa alla seconda crociata, alla terza. Ci muore anche Federico Barbarossa durante la terza crociata. Ci vanno i re di Francia, i re d'Inghilterra, avete presente, Riccardo Cuor di Leone alle crociate. Ecco, ma alla prima no, perché siamo ancora alla prova generale di questa nuova autorità politica che i papi si stanno arrogando sul mondo cristiano.
Poi direi che bisogna indicare alcuni elementi di contatto. contesto, contesto anche geografico oltre che storico. E il contesto è questo. Ho detto prima che in realtà lo spirito di crociata, cioè la convinzione che cristiani e musulmani sono nemici per la pelle e che è il loro destino combattersi e che Dio sta dalla nostra parte naturalmente, e in questo sono identici, ciascuno pensa la stessa identica cosa, Dio è con noi e quegli altri sono cani infedeli.
Questa idea... era già in circolo da un po' di tempo quando Urbano II concepisce il progetto della prima crociata. E in questo senso io penso che sia utile ricordare alcune grandi trasformazioni che si erano verificate nel mondo poco prima appunto di quell'epoca.
Primo, il mondo musulmano era stato a lungo un grande impero abbastanza centralizzato, il califo da Baghdad. era a tutti gli effetti un imperatore che esercitava un potere efficace sull'insieme del mondo musulmano, nell'undicesimo secolo non è più così. Nell'undicesimo secolo quell'impero si è disgregato in una serie di califati e mirati più o meno indipendenti, il califo c'è ancora sempre ma conta poco e questo significa che si tratta di un mondo più disordinato, più insicuro anche, più violento. rispetto a quella che era stata in precedenza.
Al tempo di Carlo Magno era possibile che l'imperatore Carlo Magno stringesse un patto col califo di Baghdad, Harun al-Rashid, per garantire il libero passaggio dei pellegrini cristiani verso Gerusalemme. Tocco qui il tema del pellegrinaggio che poi metteremo a fuoco perché è fondamentale. Ma al tempo di Carlo Magno era possibile che un accordo fra l'imperatore in Occidente e il califo a Baghdad sistemasse il problema e garantisse una certa tranquilla convivenza in tutto quel vastissimo spazio. Ma nell'anno 1000 non è più così, il mondo musulmano non ha più un'autorità centrale solida e impreda anch'esso alla disgregazione, agli scontri, alle guerre interne, esattamente come il mondo cristiano feudale e dunque per i pellegrini è molto più difficile viaggiare e andare a Gerusalemme. Poi c'è un secondo fattore, anch'esso importante, e su cui è bene secondo me appunto fermarsi un momento anche con i ragazzi, perché ha a che fare anche con come è fatto il mondo adesso, e cioè...
la comparsa dopo gli arabi di una nuova popolazione, i turchi, che subentra agli arabi come etnia dominante in gran parte del mondo musulmano. Il mondo musulmano rimane arabo come base, come massa di popolazione, come lingua, ma le elite guerriere dominanti, un po' dappertutto, sono diventate turchi. I turchi non c'entrano niente con gli arabi, sono un popolo completamente diverso.
che viene dall'Asia centrale, che parla una lingua completamente diversa e queste elite guerriere turche che prendono il potere dappertutto in Medio Oriente, in Nord Africa e si convertono all'Islam ma contribuiscono fortemente alla violenza e all'insicurezza generalizzate. Ed è sensazione comune di chi studia quest'epoca che i turchi convertiti da poco all'Islam è. siano anche meno allineati con la tradizione di tolleranza e convivenza fra musulmani, ebrei e cristiani che invece aveva caratterizzato l'impero arabo in precedenza.
Gli episodi, sarà per questo i turchi convertiti da poco, sarà per il fatto che al posto dell'impero c'è adesso un insieme di califfi e principi emiri in guerra fra loro, ma fatto sta che la tolleranza è meno evidente in queste episodi. Ci sono singoli episodi che hanno grandi ripercussioni, quando nel 1010, mi pare, intorno a quell'anno, il califo al-Hakim litiga con la comunità cristiana di Gerusalemme, perché ovviamente deve essere ben chiaro che in tutto il mondo musulmano sono rimaste comunità cristiane, con il loro clero, le loro chiese, i loro monasteri, nessuno li ha obbligati a convertirsi, anche se coi secoli sono diventati minoranza. ma ci sono dappertutto. All'inizio dell'undicesimo secolo il califo al-Hakim litiga con i cristiani di Gerusalemme e per rappresaglia rade al suolo la basilica del santo sepolcro che era stata edificata tanti secoli prima da Costantino.
Questa è una di quelle notizie che creano shock, che hanno un impatto vasto. E poco importa che il califo al-Hakim sia passato alla storia come il califo pazzo e che sia poi stato fatto fuori dai suoi stessi vassalli. Subito dopo, è poco importo che la Basilica del Santo Sepolcro poi sia stata ricostruita con un finanziamento dell'imperatore bizantino. Poco importa perché la cicatrice rimane.
La distruzione della Basilica del Santo Sepolcro è simbolica di una situazione in cui i cristiani non sono più al sicuro, ecco, in Medio Oriente, perfino in Terra Santa. E al tempo stesso i turchi hanno una spinta offensiva che li porta... ad avanzare a spese dell'ultima grande potenza cristiana che rimane in Medio Oriente, l'impero bizantino.
L'impero bizantino che fino a quel momento aveva conservato l'Asia minore, l'Anatolia, e adesso invece nel corso dell'undicesimo secolo ne perde gran parte ad opera proprio dei turchi. Ovviamente l'Anatolia oggi noi la chiamiamo Turchia, alla lunga i turchi la conquisteranno tutta. Per noi è perfino difficile ricordarci che fino a quel momento era stato un grande paese greco e cristiano. Ecco, l'avanzata turca in Anatolia. C'è una data specialmente che ha un forte impatto emotivo nel 1071, la sconfitta bizantina nella battaglia di Manzikert.
A partire da quel momento l'impero bizantino cristiano comincia a chiedere aiuto o comunque a far capire ai fratelli cristiani di occidente con cui sono in pessimi rapporti, però si comincia a far capire che un aiuto tutto sommato sarebbe accettato e in Occidente si comincia a pensare che effettivamente l'avanzata turca in Medio Oriente rappresenta un problema di cui bisognerebbe farsi carico. Aggiungiamo ancora un altro elemento di contesto che ci aiuta a capire come già prima dell'iniziativa di Urbano II si fossero create le condizioni perché nella mentalità dei nostri antenati si radicasse l'idea che i musulmani, i saraceni come dicevano loro, con parola antica peraltro non medievale ma di origine già antica, classica, che i saraceni sono i nostri nemici e contro di loro siamo chiamati a combattere e quest'altro elemento del contesto è la Spagna la Spagna che tanti secoli prima, all'inizio dell'ottavo secolo era stata conquistata dagli arabi la Spagna dove il regno dei Goti era crollato, dove principi cristiani avevano conservato soltanto il controllo di una stretta fascia nel nord, dove poi Carlo Magno aveva riconquistato oltre i Pirenei un'altra zona che è l'attuale Catalogna, non a caso diversa come lingue e come tradizioni del resto della Spagna perché è rimasta per pochissimo tempo sotto dominio arabo ed è stata poi aggregata. all'impero europeo di Carlo Magno, ma tuttavia gran parte della Spagna rimaneva ovviamente sotto controllo musulmano, con la sua popolazione in gran parte cristiana, con la sua vita cristiana regolare, il suo clero, i suoi vescovi, le sue chiese e tutto quanto, ma sotto dominio di emiri e califi arabi musulmani.
Ora, intorno all'anno 1000, i principi cristiani hanno incominciato quella epopea diciamo così che nella storia spagnola ha un ruolo assolutamente centrale, lo stesso ruolo che può avere il risorgimento nella nostra e cioè la reconquista. Per la Spagna moderna la fase cruciale identitaria della storia spagnola è appunto la riconquista cristiana della Spagna musulmana e durerà cinque secoli perché comincia a cavallo dell'anno 1000 e si conclude con la resa dell'ultima dominazione araba a Granada in quell'anno fatale che è stato il 1492. Nell'undicesimo secolo quindi questa reconquista è appena all'inizio ma è in pieno svolgimento e le notizie che arrivano dalla Spagna emozionano il mondo cristiano europeo. Tutti sanno che lì, ecco il punto cruciale è questo, lì c'è una guerra in corso, c'è un fronte aperto.
C'è un luogo in cui noi, chi noi? Eh, noi cristiani, noi cristiani stiamo combattendo contro gli infedeli. Diventa di moda andare a dare una mano, diventa di moda andare in pellegrinaggio a Santiago di Compostela, che oggi è un pellegrinaggio, come dire, con un'apparenza estremamente pacifica, ma Santiago, cioè San Giacomo nel folklore spagnolo, è Santiago matamoros, San Giacomo l'ammazzamori.
E il pellegrinaggio è strettamente legato col volontariato dei cavalieri che vanno in Spagna a combattere contro gli arabi per dare una mano ai cristiani in questa guerra contro il nemico, a questo punto il nemico inevitabile, il nostro nemico giurato. Ed è in questo contesto che si diffondono idee che poi la crociata consoliderà, ma che nascono già prima, e cioè... Che combattere in queste guerre e ammazzare il nemico in queste guerre non c'è niente di sbagliato, non c'è niente di brutto e che anzi è paragonabile a un martirio, non solo morire in queste guerre ma addirittura versare il sangue del nemico è una cosa positiva se si sta combattendo in quelle guerre lì.
L'undicesimo secolo è quando vengono messe per iscritto le più antiche canzoni di gesta, quelle chansons de geste che sono uno dei filoni importanti. della letteratura medievale, della letteratura cavalleresca medievale, che sono un genere di consumo popolarissimo e che ci rivelano qual era la mentalità collettiva. La più antica chanson de geste che noi possediamo è la chanson de Roland, che è stata scritta prima che Urbano II lanciasse l'appello alla crociata.
Nella chanson de Roland, come vedete sono anche possibili collegamenti con la letteratura e così via, nella chanson de Roland il tema è Guerra di Carlo Magno in Spagna contro i Saraceni, memoria della disgraziata sconfitta subita a Roncisvalle dalla retroguardia di Carlo Magno al comando del conte Rolando. Questa cosa viene trasformata nella chanson appunto in una straordinaria epopea di resistenza e di martirio in cui cavalieri cristiani morti combattendo a Roncisvalle. in poche decine contro un milione di saraceni, è una forma di martirio, ma non solo nel momento in cui loro muoiono, ma anche nel momento in cui uccidono gli altri.
C'è un paio di versi della chanson de Roland che di questo sono proprio emblematici, perché Rolando dice, rivolgendosi agli altri, quando ormai sono rimasti in pochi, circondati, e Rolando dice qui subiremo il martirio. Colpite, signori! con le spade lucenti e quindi noi moriremo martiri ma prima ce ne porteremo via un bel po' di loro e tutta la lunghissima tradizione cristiana di antimilitarismo, di antibellicismo, di rifiuto della guerra, eccetera, in questo nuovo clima evapora.
Parlerò poi magari un pochino più puntualmente alla fine di questo intervento. Quindi, come vedete, riassumendo c'è una serie di contesti, no, ce n'è ancora un altro, ce n'è ancora un altro, che mi offre il destro per dire che Essendo ovviamente la prima crociata anche un'impresa di conquista e addirittura un'impresa coloniale secondo una certa possibile percezione, è stato abbastanza naturale che in altre epoche gli storici tendessero a dire beh ma in fondo è questo, in fondo è la voglia di conquista. Ci sono state epoche in cui per uno storico europeo nella comodità della sua università riusciva difficile pensare che ci fosse della gente che voleva davvero morire per Gerusalemme dopo tutto Voltaire l'aveva detto le crociate sono il più grande esempio di come la gente è riuscita a essere stupida nel passato andare a farsi ammazzare per un posto del genere, sassi e rocce di cui non frega niente a nessuno più inutile perfino della Svizzera dice Voltaire, il che ci dice che cos'era la Svizzera ai suoi tempi, anche quella era un po' diversa da quella di adesso, ecco queste idee circolano, prendono piede E anche se nell'Ottocento si risveglia un certo orgoglio patriottico, specialmente in Francia, per le imprese dei nostri antenati crociati, però rimane anche fra gli intellettuali la difficoltà a capire la mentalità di quel tempo, ecco, la difficoltà a capire che davvero la gente andasse a farsi ammazzare per Gerusalemme.
Per noi oggi è meno difficile, credo, capirlo, che per una città santa. la gente possa essere disposta a fare la guerra e a morire. E invece appunto in passato si tendeva a dire no, le cause delle crociate sono cause economiche, nuovi mercati, conquiste e così via.
Non è così, non è quella la causa principale, almeno a quanto noi pensiamo oggi. Però al tempo stesso anche questo contribuisce al contesto. Cosa?
Il fatto che l'Europa è in crescita. L'Europa di fine undicesimo secolo da parecchie generazioni. Sta crescendo, banalmente la popolazione aumenta. Aumenta la popolazione, aumentano i mezzi, la produzione, la circolazione di denaro.
E con una popolazione che aumenta, giovane, ecco, è possibile pensare a imprese che in altri tempi più depressi non sarebbero state neanche concepibili. L'Europa di fine undicesimo secolo è in grado di mandare fuori un esercito composto da gente che in gran parte non tornerà mai più a casa. e di cui i vincitori resteranno nei territori conquistati.
E per due secoli l'Europa sarà in grado di alimentare questi territori conquistati con un flusso continuo di uomini, senza la congiuntura, appunto, la grande congiuntura della crescita basso-medievale, tutto questo sarebbe stato impensabile. Ecco, questo è direi quindi l'insieme dei temi che costituiscono lo sfondo per spiegare come sia venuta in mente a Urbano II l'idea di appellarsi ai principi, ai cavalieri cristiani e in genere a tutti i fedeli dicendo che cosa? Dicendo Gerusalemme è in mano agli infedeli e questa non era una novità, è dall'invasione araba del VII secolo che Gerusalemme è in mano agli infedeli.
Ma adesso questa cosa ci brucia, da un po' di tempo questa cosa ci brucia, da un po' di tempo quella cosa fondamentale per noi cristiani, che è la possibilità di andare in pellegrinaggio a Gerusalemme, è diventata quasi impossibile. E questo, se volete anche questo è contesto, anche questo è un dato già precedente, che dobbiamo capire che c'era già. L'enorme importanza che il cristianesimo delle origini e poi quello medievale dà.
al pellegrinaggio. Tendiamoci, il pellegrinaggio è una pratica che non è sparita neanche nel cristianesimo di oggi e anzi meriterebbe forse più attenzione perché poi è in grado di muovere masse e interessi considerevoli. Basta andare da Padre Pio a San Giovanni Rotondo per vedere cosa può voler dire il pellegrinaggio oppure a Medjugorje, supponiamo.
In ogni caso oggi non è più una pratica che sia al centro della mentalità cristiana, della riflessione cristiana, è una pratica in qualche misura residuale. Invece, fin dall'inizio e per tutto il Medioevo, il pellegrinaggio per i cristiani è una cosa importante. Non arriva mai...
a essere addirittura, come vorrà il profeta Mahometto invece, un obbligo per i credenti. Ma è chiaro che se Muhammad stabilisce che fra gli obblighi del credente musulmano c'è quello di andare in pellegrinaggio alla Mecca una volta nella vita, se ne ha i mezzi, se ha la possibilità di farlo, è perché il tema del pellegrinaggio fa parte della vita religiosa e della mentalità religiosa di quell'epoca. E Mahometto che costruisce la sua religione come...
Una continuazione, un superamento del cristianesimo, esplicitamente, attinge all'humus offerto dall'ebraismo e dal cristianesimo. Il pellegrinaggio era importante. Ripeto, per i cristiani non arriva mai a diventare un obbligo codificato, ma è una prassi popolarissima e il pellegrinaggio a Gerusalemme è il più importante di tutti.
Perché capite, il pellegrinaggio consiste nel far vedere Far vedere che si è capace di rinunciare, che si è capace di rinunciare a tutto, che si è capace di imbarcarsi in un viaggio lungo, pericoloso, da cui può darsi che non si tornerà e che in ogni caso ci impiegheremo mesi o anni in questo viaggio e tutto senza nessun guadagno, nessun vantaggio, anzi, esclusivamente il guadagno spirituale, per cui se io sarò andato in pellegrinaggio a Roma, quando morirò e andrò a bussare alla porta del paradiso... e aprirà San Pietro che tiene le chiavi, potrò dirgli, io ne avrò fatto di tutti i colori in vita mia, ma ti ricordi che sono venuto da te? Ti ricordi che sono venuto a Roma?
E ci sono venuto a piedi, da casa mia, fino a Roma, per venire da te. Allora capite che è ancora meglio poter dire Pietro, a Roma magari non sono venuto, però dove è Gesù? Io sono andato da lui, sono andato a Gerusalemme. Adesso la metto sullo scherzo, ma è questo proprio il tema.
aver fatto qualcosa per cui ci si ricorderà di te, aver accumulato un merito, fatto una cosa gratuita, con enorme fatica, enorme pericolo, importantissimo. Dopodiché l'enorme pericolo però tutto ha un limite, deve essere il pericolo del viaggio, degli strapazzi e così via, ma se andare a Gerusalemme vuol dire che i turchi probabilmente ti ammazzano, allora no, allora non lo facciamo più. Questo è il discorso sotteso all'appello del Papa. pappa. Andare a Gerusalemme è diventato pericoloso perché lì ci sono i maledetti infedeli, i quali stanno sconfiggendo i nostri fratelli amati, poco amati ma non importa, fratelli cristiani d'Oriente, si sono impadroniti della nostra città santa di Gerusalemme, della nostra terra santa, i luoghi dove Cristo con i suoi sandali calpestava la polvere, adesso ci sono i maledetti infedeli che celebrano i loro ignobili riti e non vogliono che noi ci andiamo in pellegrinaggio?
ma noi ci andiamo lo stesso e se non vogliono ci apriamo la strada, a forza, andate armati, che vadano i principi, i signori, i cavalieri, quelli che sanno combattere, gli altri, anche loro, dietro se voglio, andate in tanti, ma innanzitutto quelli che sanno combattere e bene armati e fategliela vedere ai maledetti infedeli. E dato l'insieme di contesti che ho cercato di tratteggiare... La gente ci va. I bizantini che vivono in un altro mondo, con altre idee, altre problematiche, in parte, eccetera, sono sì contenti che da Occidente partano eserciti per andare a combattere i turchi, ma l'idea che questi sono partiti per andare a conquistare Gerusalemme, ai bizantini sembra un po' la stessa cosa che sembrerà Voltaire tanti secoli dopo. Cioè, questi sono matti.
Cosa si sono messi in testa? Invece, nella nostra civiltà occidentale, Quest'idea ha un enorme successo. E a questo punto due parole sulle conseguenze della prima crociata. Conseguenza immediata. I crociati vanno a Gerusalemme, ci vanno a piedi attraverso i Balcani, l'Asia minore, il Medio Oriente, e dal momento in cui escono dall'impero bizantino, amico, per addentrarsi in territorio turco, sui confini tra quella che oggi è la Turchia, quella che oggi è la Siria più o meno, devono aprirsi la strada combattendo.
Il che vuol dire che combattono battaglie, assediano e conquistano città e si lasciano dietro guarnigioni a controllare i territori che hanno conquistato, a garantire la sicurezza della strada. Alla fine arrivano a Gerusalemme, prendono anche Gerusalemme dopo un lungo assedio. Quando si guardano indietro hanno conquistato un regno. hanno conquistato un regno perché il territorio che hanno occupato sull'asse della loro avanzata È un pezzo della Turchia attuale, un pezzo della Siria attuale, tutto il Libano, la Giordania, Israele, la Palestina.
È un piccolo regno. E a questo punto i cristiani, essendo in grado di dire adesso, va bene, missione compiuta, la maggior parte di quelli che sono ancora vivi decidono di restare. Perché Gerusalemme l'abbiamo presa, la dobbiamo difendere e abbiamo conquistato vasti territori. ricche terre, fattorie, poderi, masse di contadini, grandi città portuali, c'è di tutto, un regno. I capi decidono di restare, nasce il regno di Gerusalemme perché i capi, che sono tutti principi l'abbiamo detto, nessuno di loro è un re, però decidono che effettivamente un re bisogna nominarlo.
L'importante è che si crei un regno in cui il re non pretende di comandare troppo. un regno creato da un gruppo di principi tutti uguali fra loro come rango e come pretese, ecco, ci vuole un re e va bene. Nella loro mentalità collettiva in effetti l'idea della sacralità di un re incoronato e unto con l'olio santo ci vuole, d'accordo, ma questo re lo nomineremo noi, sarà uno di noi, scelgono poi, sembra di capire, quello più incapace e debole di tutti che non può dar fastidio a nessuno. un certo Goffredo di Buglione, che non si era distinto in alcun modo fino a quel momento, e che muore peraltro subito dopo, era già anche malato probabilmente, ma rimane anche dopo di lui l'idea che il regno è elettivo. I baroni del regno scelgono chi sarà il re e i baroni del regno in realtà comandano loro.
Ognuno ha la sua contea e tutti insieme formano il consiglio del re e gestiscono il regno. Questo regno viene attrezzato con tutto quello che serve. Ci sono porti commerciali e, guarda caso, in un'Europa in rapida espansione, le città italiane molto presto sono in grado di dire noi abbiamo delle flotte di galere che possono fare avanti e indietro da Pisa, da Genova, da Venezia, portare i rifornimenti, portare le notizie, portare tutto. Già durante l'assedio di Gerusalemme le prime galere genovese erano arrivate.
Il primo esercito crociato va a piedi a Gerusalemme, ma nelle crociate future non ci andranno più a piedi. Ci andranno per nave, naturalmente per mare. E dunque, grandi città portuali, collegamenti commerciali con l'Europa garantiti dalle repubbliche italiane, dai porti italiani. Si fa venire del clero latino, perché lì è pieno di cristiani, ma non sono latini, sono greci, armeni, siriani e così via.
Invece bisogna impiantare un episcopato latino, dei monasteri, dei monaci latini e così via. Si crea in Asia un pezzo di Europa. che si illude di funzionare come se fosse in Europa, con le sue masse di contadini, in parte cristiani, in parte musulmani, che lavorano per i nuovi padroni. Tutto questo andrebbe benissimo se non fosse che appunto fuori il mondo musulmano è indignato per quello che è successo. Nel mondo musulmano la notizia della caduta di Gerusalemme, cioè la notizia che i infedeli, barbari, sanguinari, massacratori.
Sono arrivati a Gerusalemme e l'hanno presa e ne hanno anche sterminato la popolazione musulmana. I cristiani e gli ebrei erano stati espulsi durante l'assedio. A questa notizia, nelle città del mondo islamico, la gente va in piazza. La gente va in piazza a protestare contro i capi, contro il califo, contro il sultano turco, contro gli emiri locali.
Nessuno che sia stato capace di far qualcosa. Nasce un movimento emotivo che sotto certi aspetti richiama anche cose che sono successe anche... nel mondo arabo in tempi più vicini a noi, la rabbia contro i capi collaborazionisti incapaci, la pressione per la guerra santa che viene dal basso.
Dunque i capi devono darci una mossa e provare a riconquistare Gerusalemme. Nell'agenda di tutte le autorità del mondo islamico in Medio Oriente e in Nord Africa, primo riconquistare Gerusalemme. Diventa una delle primissime cose da fare.
Quindi ci si mettono e quindi il regno è sotto attacco. continuamente e quindi si si accorge molto presto che è indispensabile supporto dalla madrepatria che dall'Europa continuano ad arrivare cavalieri e così via perché si combatte si combatte spesso con sfortuna spesso le cose vanno male ecco nei momenti in cui le cose vanno veramente male il papa prende atto della situazione e dice va bene mi assumo la responsabilità di rifarlo un'altra volta come aveva fatto Urbano II nel 1095 a Clermont. Così... Io, dirà una serie di papi lungo tutto il XII e XIII secolo, io mi prendo la responsabilità di chiamare di nuovo i sovrani e i principi cristiani al pellegrinaggio armato, al passaggio oltremare. Loro non dicono mai crociata, è uno dei piccoli imbarazzi che noi storici abbiamo e che la parola non esiste nel Medioevo, non la usano nel modo più assoluto.
Per loro queste spedizioni sono appunto il passaggio, il passaggio generale. il passaggio oltre mare, il viaggio oltre mare. C'è una crociata di quelle numerate con diligenza dai nostri manuali ogni volta che un papa, preso atto delle pessime notizie che arrivano da oltre mare, decide di fare questo gesto in cui investe un enorme capitale politico, come potete ben capire, di invitare i sovrani cristiani a armarsi e partire per la Terra Santa.
a dare una mano. Così c'è la sequenza, si snoda la sequenza delle successive crociate che peraltro appunto una volta persa Gerusalemme non riusciranno veramente a riconquistarla ma continueranno a essere concepite come spedizioni per fiaccare il nemico. Le ultime crociate non vanno neanche più in terra santa. L'ultima crociata di Luigi IX il Santo va in Tunisia, la penultima era andata in Egitto ma perché l'idea è sempre qui ci siamo noi. Là ci sono loro, lo scopo ultimo è Gerusalemme, ma visto che è una guerra globale magari li colpiamo da un'altra parte e quindi si comincia a colpirli in varie direzioni, che è il motivo, e chiuderei questa cosa introduttiva per lasciare spazio alle vostre domande, è il motivo per cui anche una volta caduto Gerusalemme e poi caduto l'ultimo baluardo, come si dice di solito, cristiano in terra santa, il porto di San Giovanni d'Acri, nessuno dice vabbè ragazzi le crociate sono finite adesso non ci pensiamo più dal loro punto di vista non è finito un bel niente noi siamo sempre in guerra contro di loro e dobbiamo cercare di colpirli il più duramente possibile laddove è opportuno farlo è in Egitto si è in Egitto viene fuori un nuovo impero musulmano l'impero ottomano e allora è contro di loro che dobbiamo combattere perché in ogni caso noi cristiani e loro musulmani Siamo nemici ed è nostra missione combattere il più possibile.
Poi, sullo sfondo, Gerusalemme, sempre più lontana, sempre più irraggiungibile, ma che continua a commuovere la gente. Per cui voglio dire, Giovanna d'Arco, una delle cose che dice al re di Francia è una volta che avremo cacciato gli inglesi potrai andare a prendere Gerusalemme. Ma ancora gli umanisti del Cinquecento, ancora Erasmo, discutono se non sia il caso di mettere in piedi una spedizione. per andare a prendere Gerusalemme. Grazie mille, davvero.
Sono arrivati davvero tantissimi commenti e anche tantissime domande. Io cercherò di fare un po' un riassunto, diciamo. Intanto vado subito con una domanda di Maria Dolorata che chiede Nei poemi epico-cavalereschi compaiono donne guerriere e la loro presenza appare tutto sommato normale. Ecco, qual è il fondamento storico di questa anormale normalità?
dunque compaiono nei poemi cavallereschi del Rinascimento naturalmente, non nelle canzoni di gesta. Il punto è che le canzoni di gesta sono testi realistici, sono testi che descrivono davvero i comportamenti, la vita e la mentalità dell'aristocrazia contemporanea, diciamo, ecco. E lì le donne ci sono, naturalmente, ci sono alcuni grandi personaggi femminili, per esempio ... Giburk, la moglie di Guglielmo, che è uno degli eroi delle canzoni, c'è il personaggio appunto della moglie saggia che consiglia il marito, con cui il marito ha un rapporto molto intimo di discussione dei problemi eccetera, ma la donna guerriera non c'è, perché siccome nella realtà non esisteva, e quelli sono romanzi realistici, la donna guerriera non c'è.
Il problema è che nel Rinascimento appunto, io forse l'ho fatto un po' troppo semplice dicendo fino al tasso l'idea di crociata rimane, certo che rimane. però al tempo stesso fra gli intellettuali comincia a prendere piede anche, come dire, un certo distacco ironico nei confronti di queste cose. Forse il testo più emblematico in questo è il Don Quixote, ancora di più che non i romanzi cavallereschi italiani, dove è chiarissimo, il Don Quixote parla, da un lato parla del presente, nobili spagnoli come Don Quixote, che in vita loro non avevano letto nient'altro che romanzi cavallereschi.
andranno a conquistare le Americhe e combatteranno sulle galerie di Lepanto, avendo in testa di essere eroi crociati. ma al tempo stesso invece Cervantes non ci crede più, è chiaro. E allo stesso modo i romanzi cavallereschi italiani del Quattrocento sono romanzi che attingono a una materia ancora viva, che si rivolgono però a delle élite un po' smaliziate, un po' disincantate, che ci credono fino a un certo punto e quindi è un mondo fiabesco.
Un mondo fiabesco è un mondo dove c'è l'ippogrifo per andare sulla luna e un mondo fiabesco è un mondo dove le donne si mettono in armatura e combattono. Spero di non essere frainteso quando dico che questa è una cosa fiabesca perché nella loro società questa cosa non si faceva, non era prevista. Certo, l'occasionale regina che passava in rivista alle truppe con una corazza addosso come farà Elisabetta d'Inghilterra alla vigilia dello sbarco dell'armada ci poteva essere. ma la donna guerriera in combattimento non c'era in un mondo dove l'idea che gli uomini fanno certe cose e le donne ne fanno altre era fortissima. Quindi quando vediamo comparire la donna guerriera sappiamo che siamo nell'ambito del romanzo favoloso appunto, di fantascienza.
Un'altra domanda invece di Pasquale è quando ci riesco nel trattare la terza crociata uso l'esempio della costruzione della figura letteraria del Saladino, quindi... che è sempre ambigua diciamo tra il feroce condottiero sanguinario e l'illuminato e sapiente interlocutore. E questo per introdurre il concetto di quello che poi sarà l'orientalismo europeo. Chiede se in questo modo diciamo si fa una violenza alle fonti, ecco se è una cosa troppo anacronistica.
No, è una storia complessa che quindi non si può semplificare e riassumere in poche parole, ma è una storia che va fatta tappa per tappa, perché durante le crociate, quindi in quei due secoli nel corso dei quali cavalieri occidentali... si misurano davvero sul campo di battaglia con arabi e soprattutto turchi, c'è questa situazione, c'è questa contraddizione che l'idea generale ovviamente è che quelli sono infedeli e la guerra contro di loro si fa con una ferocia inaudita, molto maggiore da una parte e dall'altra, molto maggiore rispetto alle guerre combattute fra cristiani. Voglio dire, un cavaliere che torna all'accampamento con le teste di alcuni nemici uccisi, attaccati, al pomo della sella può succedere solo durante le crociate, d'accordo? Al tempo stesso però, siccome ogni società è complessa e dentro di sé ha venature diverse, idee diverse, contraddittorie, noi abbiamo diverse testimonianze del fatto che fra i cavalieri cristiani c'era una certa ammirazione per come erano bravi questi turchi, come erano forti in guerra. Ci sono croniche già della prima crociata che dicono i turchi...
Noi li abbiamo sconfitti perché Dio era con noi, ma se fossero cristiani non li ferma nessuno. Questo cronista, che fra l'altro è un cavaliere anonimo, dice proprio come non ci riesco io a raccontare quanto sono abili i turchi in guerra. E su questo tema si creano tutti dei percorsi culturali stranissimi. Per esempio, i franchi, come i romani, avevano delle leggende che dicevano che loro derivavano da Troia. Ma Troia sta in Asia Minore, nel paese che i turchi hanno ormai in gran parte conquistato.
E i troiani si chiamavano anche teucri, parola che assomiglia molto a turchi. Risultato, nella cultura cavalleresca del basso medioevo comincia a circolare l'idea che forse in realtà questi turchi sono troiani anche loro, come noi. Quindi siamo parenti, non come i greci, che sarebbero quelli che noi chiamiamo bizantini. che erano fratelli cristiani, ma onestamente i nostri li guardavano con un disprezzo ricambiato, peraltro, pienamente. Invece i turchi?
I turchi sono forse nostri parenti. Ecco perché sono così bravi, cavalieri così coraggiosi. E anche nel mondo musulmano si riscontra ogni tanto qualche cosa del genere.
Ci sono fonti di autori musulmani che hanno combattuto contro i crociati e che da un lato conservano tutti i paraocchi per cui... I crociati venuti dall'Europa sono dei barbari selvaggi, analfabeti, con una cultura di un livello bassissimo, però sono coraggiosissimi, sono coraggiosissimi, hanno un senso dell'onore inspiegabile e non si capisce come mai. Insomma, ecco, poi sappiamo anche che a livello di elite queste guerre erano anche meno sanguinose di quello che potremmo pensare. Prima ho detto ci si ammazzava ferocemente, sì, però...
Ricordate Brancaleone alle crociate che alla fine i musulmani vincono e tagliano la testa a tutti i cristiani con alcune eccezioni, fra cui il re, perché dice il sultano tagliare la testa ai re è cosa da plebei. E effetti, nelle crociate, massacri terrificanti, ma se cadevano prigionieri, i re e i principi quella sera andavano a cena dall'emiro sotto la sua tenda, a chiacchierare amabilmente di interessi comuni, cavalli, genealogie, ecco, tante cose che li accomunavano, mentre magari i prigionieri di basso rango venivano ammazzati sul posto senza tanto pensarci. Quindi c'è tutta una serie di collegamenti ed è in questo humus che può emergere l'idea che anche i saraceni avevano un grande eroe cavalleresco che appunto è il Saladino e che merita di essere onorato così come noi onoriamo i nostri grandi eroi cavallereschi. Certo, grazie mille. Stanno arrivando veramente ancora tantissime domande ma purtroppo il tempo è tiranno quindi magari ne facciamo una che riassume un pochino quelle che sono andate per la maggiore.
si chiede un po' un approfondimento sulla crociata dei fanciulli e la crociata di Federico II in particolare, quindi se vuole dirci qualcosa ancora in questi minuti. Della crociata dei fanciulli io so pochissimo, quindi non vorrei compromettermi dicendovi cose sbagliate. Vi inviterei però a riflettere su una cosa, e cioè, guai se dovessimo pensare che era una cosa normale e che nel Medioevo era normale che succedessero quelle cose.
È successo una volta e è stata una vicenda del tutto. tutto stupefacente e sorprendente per tutti. Quindi è in questo contesto che va collocata, perché altrimenti è come prendere un singolo episodio incredibile, ne troveremmo quanti vogliamo, della storia del Novecento e pensare che fra mille anni crederanno che il Novecento funzionasse così. Ecco, non è così, è un episodio assolutamente unico anche allora, ben inteso in un contesto in cui, in un mondo dove tutti sono credenti, l'esistenza stessa di quello che loro chiamano l'oltremare, il regno di Gerusalemme, ma la gente comune lo chiamava l'oltremare e pensate anche che sfumature di Far West che ha questa cosa, c'è l'oltremare dove i nostri fratelli combattono e dove chiunque può andare, quando non ne puoi più a casa tua, molli tutto e vai oltremare e allora è in questo contesto che si può capire che ci sia stato un fenomeno appunto di crisi psicologica che può aver coinvolto.
degli adolescenti decisi a mettersi in movimento. Poi però, ripeto, sugli aspetti storici autentici della vicenda io non ne so abbastanza per parlarne. Federico II è un bel esempio della situazione in cui si trova un sovrano di quell'epoca in cui ormai sono tutti d'accordo che la massima autorità del mondo cristiano è il Papa.
La persona che è bene d'accordo di tutti è l'imperatore. Però si trova in un mondo in cui... Quasi tutti dicono a me, in fondo però ha ragione, ecco, gli imperatori cercano di difendere degli spazi e quindi quando poi l'imperatore, come Federico II, è anche probabilmente convinto che l'insistenza del Papa che lui deve andare incrociata, c'è poco da fare, ci deve andare, è il dovere di un sovrano cristiano, e quando l'imperatore in cuor suo è convinto che il Papa è un furfante e che lo vuole mandare alla crociata perché lui ci crepia alla crociata. allora è naturale che Federico II provi a vedere se si può salvare la faccia senza correre troppi rischi.
La grande intuizione di Federico II è che anche dall'altra parte c'è chi è stanco di questa guerra che non finisce mai. E quindi la proposta di dire, ma senti, facciamo una bella cosa, neutrale Gerusalemme, neutrale, smilitarizzata, ci possono andare tutti, e trova una... appoggio perché il sultano al camile è un sovrano colto illuminato lo stesso sovrano che ha accolto con piacere san francesco quando san francesco è andato da lui a spiegargli che il cristianesimo era una religione giusta e quella islamica era sbagliata e il sultano al camile l'ha ascoltato con pazienza e allo stesso modo il sultano accetta di negoziare con federico secondo e di dire va bene dai gerusalemme la teniamo in comune peccato che da entrambe le parti la reazione dell'opinione pubblica Repubblica è scandalizzata. Ma come? Fa la pace con i maledetti infedeli.
E quindi sia Federico II sia il sultano in realtà si ritrovano, come dire, a non riuscire a fare questa cosa. Ecco, perché? Perché il mondo in cui operano non è maturo per questo tipo di scelta. La ringrazio moltissimo, è sempre un piacere ascoltarla, ma purtroppo il tempo è quello che è, quindi non riusciamo a leggere tutte le domande. Però davvero grazie per averci allietato questo pomeriggio e ringrazio moltissimo anche chi ci ha ascoltato.
Trovate anche nella chat, se volete, qualche informazione sul manuale del professor Barbero. La ringrazio molto ancora e è stato un vero piacere. grazie a lei grazie a tutti quelli che vedo che stanno scrivendo e stanno ringraziando grazie mille a tutti voi bene, alla prossima volta alla prossima occasione, arrivederci