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Il monachesimo e la sua influenza

Soli con Dio. La vita dei monaci. Nei primi secoli dell'Alto Medioevo, la Chiesa acquista un'importanza sempre maggiore per la popolazione, sia come punto di riferimento spirituale, sia per il ruolo che svolge in ambito politico e sociale. Se nelle città si afferma l'autorità dei Vescovi, nelle campagne cresce l'influenza dei monaci, che scelgono di isolarsi in grotte, deserti, o altri luoghi inospitali per rinunciare ai piaceri del mondo terreno, fare penitenza in solitudine e dedicare la propria vita alla meditazione e alla preghiera. Nato in Oriente nei secoli precedenti, il monachesimo si diffonde in Occidente nel VI secolo grazie al modello di San Benedetto da Norcia, che a Monte Cassino riunisce più monaci in una comunità isolata, ma al tempo stesso aperta al mondo esterno. La vita monastica è organizzata da un insieme di norme, la regola di San Benedetto, che prevedono l'obbedienza all'abate, cioè al capo della comunità, la povertà, la preghiera e il lavoro. Le giornate dei monaci sono scandite da varie attività nel rispetto del principio ora et labora. Oltre a recitare le loro preghiere a orari fissi, coltivano i campi, realizzano diversi prodotti artigianali, cucinano, puliscono gli spazi comuni, Sono occupati nella lettura dei testi sacri, nella copia e nella decorazione dei manoscritti. Accanto alla chiesa, al chiostro e agli spazi destinati al riposo e ai pasti frugali, nei monasteri benedettini ci sono magazzini, stalle, foresterie per dare ospitalità ai bisognosi e uno scriptorium, che funziona come biblioteca e centro di copia, dove gli amanuensi tramandano la cultura del passato e i miniaturisti decorano i libri con splendide illustrazioni. I monasteri benedettini, dunque, non sono solo luoghi di concentrazione spirituale, ma anche veri e propri centri di produzione agricola, artigianale e culturale.