[Musica] di Italo Calvino Il barone rampante [Musica] 1 fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo piovasco Di Rondò mio fratello sedette per l'ultima volta in mezzo a noi ricordo come fosse oggi eravamo nella sala da pranzo della nostra Villa dombrosa le finestre inquadravano i folti rami del grande Elce del parco era a mezzogiorno e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola quell'ora nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda venuta dalla poco mattiniera corta di Francia da andare a desinare a metà del pomeriggio tirava vento dal mare ricordo e si muovevano le foglie cose mo disse ho detto che non voglio e non voglio e respinse il piatto di lumache mai Sarà vista disubbidienza più grave A capotavola era il Barone Arminio piovasco di Rondò Nostro padre con la parrucca lunga sulle orecchie alla Luigi XIV fuori tempo come tante cose sue tra me e mio fratello sedeva l'abate fasce la Flor elemosiniere della nostra famiglia ed io di noi ragazzi di fronte avevamo la generalissa corradina di Rondò nostra madre e nostra sorella Battista monaca di casa all’altro capo della tavola ripeto a Nostro padre sedeva vestito alla turca il cavaliere avvocato Enea Silvio Carrega amministratore e idraulico dei nostri Poderi è il nostro zio naturale in quanto fratello illegittimo di nostro padre da pochi mesi Cosimo avendo compiuto ai dodici anni ed io gli 8 eravamo stati ammessi allo stesso Desco dei nostri genitori ossia io avevo beneficiato della stessa promozione di mio fratello prima del tempo perché non vollero lasciarmi di là a mangiare da solo dico beneficiato così per dire In realtà sia per Cosimo che per me era finita La Cuccagna e rimpiangevamo i desinare dalla nostra stanzetta noi due soli con l'abate first la Flor l'abate Era un vecchietto secco e grinzoso che aveva fama di giansenista ed era difatti fuggito dal delfinato sua terra Natale per scampare a un processo dell'Inquisizione ma il carattere rigoroso che di lui solitamente tutti lo davano la severità interiore che imponeva a sé e agli altri cedevano continuamente a una sua fondamentale vocazione per indifferenza e il lasciar correre è come se le sue lunghe meditazioni ha occhi fissi nel vuoto Non avessero approdato che ha una gran noia e svogliatezza e in ogni difficoltà anche minima vedesse il segno di una Fatalità a cui non valeva opporsi i nostri pasti in compagnia dellabate cominciavano dopo lunghe orazioni come movimenti di cucchiai composti rituali silenziosi e guai a chi alzava gli occhi dal piatto faceva anche il più lieve risucchio sorbendo il brodo Ma alla fine della minestra l'abate Era già stanco annoiato guardava nel vuoto schioccava la lingua ogni sorso di vino come se soltanto le sensazioni più superficiali e cado che riuscissero a raggiungerlo alla pietanza Noi già ci potevamo mettere a mangiare con le mani e finivamo il pasto tirandoci torsoli di pera mentre l'abate faceva cadere Ogni tanto uno dei suoi pigri Adesso invece stando a tavola con la famiglia prendevano corpo ai rancori familiari capitolo triste dell'infanzia Nostro padre nostra madre è sempre lì davanti l'uso delle posate per il pollo e sta dritto e via i gomiti dalla tavola un continuo e per di più quell'antipatica di nostra sorella Battista cominciò una serie di sgridate di ripicchi di castighi di impuntature fino al giorno in cui Cosimo rifiutò le lumache e decise di separare la sua sorte dalla nostra di questa accumularsi di risentimenti familiari mi resi conto solo in seguito allora Avevo 8 anni tutto mi pareva un gioco la guerra di noi ragazzi contro i grandi era la solita di tutti i ragazzi non capivo che l'ostinazione che ci metteva a mio fratello ce l'hava qualcosa di più fondo Il barone Nostro padre era un uomo noioso Questo è certo Anche se non cattivo noioso perché la sua vita era dominata da pensieri stonati come spesso succede nelle epoche di trapasso l'agitazione dei tempi a molti comunica un bisogno da agitarsi anche loro ma tutto all'incontrario fuoristrada così nostro padre Con quello che bolliva allora una pentola vantava pretese al titolo di duka dombrosa e non pensava ad altro che a genialogie e successioni e rivalità e alleanze con i potentati vicini e lontani perciò a casa nostra si viveva sempre come se si fosse alle prove generali di un invito a Corte non so se quella dell'imperatrice d'Austria di Re Luigi o magari di quei Montanari di Torino veniva servito un tacchino e il nostro padre a guardarci se lo scalcavamo e spolpavamo secondo tutte le regole reali e l'abate quasi non ne assaggiava per non farsi cogliere in fallo lui che doveva tener Bordone a Nostro padre nei suoi di imbrotti del Cavaliere avvocato Carrega poi avevamo scoperto il fondo d'animo falso faceva sparire cosciotti interi sotto le falde della sua zimarra turca per poi mangiarseli a morsi come piaceva a lui nascosto nella vigna e noi avremmo giurato sebbene mai fossimo riusciti a coglierlo sul fatto tanto l'este erano le sue mosse che venisse a tavola con una tasca piena dossicini già spolpati da lasciare nel suo piatto al posto dei quarti di tacchino fatti sparire sani e sani nostra madre generalessa non contava perché usava Bruschi modi militari anche nel Servirsi a tavola so no e nessuno ci trovava ad a ridire ma con noi teneva se non all'etichetta alla disciplina ed eravamo un forte Al Barone coi suoi ordini da Piazza d'Armi Siz E pulisciti il muso l'unica che si trovasse a suo agio era Battista la monaca di casa che è scarnificava Pollastri con un accanimento minuzioso Fibra per Fibra concerti coltellini appuntiti che aveva solo lei specie di lancette da chirurgo Il barone che pure avrebbe dovuto portarcela ad esempio non osava a guardarla perché con quegli occhi stralunati Sotto le ali della cuffia inamidata i denti stretti in quella sua gialla faccina da topo faceva paura anche a lui si capisce Quindi come fosse la tavola il luogo dove venivano alla luce tutti gli antagonismi lei incompatibilità tra noi e anche tutte le nostre follie e ipocrisie e come proprio a tavola si determinasse la ribellione di Cosimo per questo mi dilungo a raccontare tanto di tavole imbandite nella vita di mio fratello non ne troveremo più si può esser certi era anche l'unico posto in cui ci incontravamo quei grandi per il resto della giornata nostra madre stava ritirata nelle sue istanze a fare pizzi e ricami e file perché la generalessa In verità solo a questi lavori tradizionalmente donneschi sapeva accudire e solo in essi sfogava la sua passione guerriera erano pizzi e ricami che rappresentavano di solito mappe geografiche e stesi su cuscini o drappi da razzo nostra madre li punteggiava di spilli e bandierine segnando i piani di battaglia delle guerre di successione che conosceva a menadito oppure ricamava cannoni con le varie traiettorie che partivano dalla bocca da fuoco e le Forcelle di tiro e gli angoli di proiezione perché era molto competente di balistica e aveva per di più a disposizione tutta la biblioteca di suo padre il generale contrattati d'arte militare e tavole di tiro e atlanti nostra madre era una fan Court Vezza conradin figlia del generale Konrad von kurtez che vent'anni Prima aveva occupato le nostre terre al comando delle truppe di Maria Teresa d'Austria orfana di madre il generale E se la portava dietro al campo Niente di romanzesco viaggiavano bene equipaggiati alloggiati nei castelli migliori con uno stuolo di server e lei passava le giornate facendo Pizzi al Tombolo quello che si racconta che andasse in battaglia anche lei a cavallo sono tutte leggende era sempre stata una donnetta con la pelle rosata è il naso in su come ce la ricordiamo noi ma quelle era rimasta quella paterna passione militare Forse per protesta contro il suo marito Nostro padre era tra i pochi Nobili delle nostre parti che si fossero schierati con gli Imperiali in quella guerra aveva accolto a braccia aperte il generale fancourtwiz nel suo Feudo gli aveva messo a disposizione i suoi uomini e per meglio dimostrare la sua dedizione alla causa Imperiale aveva sposato Corradin tutto sempre nella speranza del Ducato egli andò male anche Allora come al solito perché gli Imperiali sloggiarono presto e i Genovesi lo caricarono di tasse però ci aveva guadagnato una brava sposa la generalessa come venne chiamata dopo che il padre morì nella spedizione Di Provenza e Maria Teresa le mandò un collare d'oro su un cuscino di garantisco una sposa con cui egli andò quasi sempre d'accordo Anche se lei allevata negli accampamenti non sognava che eserciti e battaglie e lo rimproverava di non essere altro che un maneggione sfortunato Ma in fondo erano tutte e due rimasti ai tempi delle guerre di successione lei con le artiglierie per la testa lui con gli alberi igienialogici lei che sognava per noi figlioli un grado in un esercito non importa quale lui che ci vedeva invece sposati a qualche Gran Duchessa elettrice dell'impero con tutto questo furono degli ottimi genitori ma talmente distratti che noi due potremmo venire su quasi abbandonati a noi stessi fu male o un bene chi può dirlo la vita di Cosimo fu tanto fuori del comune la mia ha così regolata e modesta Eppure la nostra fanciullezza trascorse insieme indifferenti entrambi a questi Rovelli degli adulti cercando vie diverse da quelle battute dalla gente ci arrampicavamo sugli alberi questi primi giochi Innocenti si caricano adesso nel mio ricordo come di una luce di iniziazione di presagio Ma che ci pensava Allora risalivamo i torrenti saltando da uno scoglio all'altro e esploravamo caverne in riva al mare scivolavamo per le balaustre di marmo delle scalinate della villa fu da una di queste scivolate che ebbe origine per Cosimo una delle più gravi ragioni d'urto con i genitori perché fu punito ingiustamente egli ritenne E da allora covò un rancore contro la famiglia o la società o il mondo in genere che si espresse poi nella sua decisione del 15 giugno di scivolare per la balaustra di marmo delle scale A dire il vero eravamo stati di già diffidati Non per paura che ci rompessimo una gamba o un braccio che di questo i nostri genitori non si preoccuparono mai e fu perciò io credo che non ci rompemmo mai nulla ma perché crescendo e aumentando di peso potevamo buttar giù le statue di antenati che Nostro padre aveva fatto porre sui pilastrini terminali delle balaustre a ogni rampa di scale Difatti Cosimo una volta aveva già fatto crollare un trisavolo vescovo con la mitria e tutto fu punito ed allora imparò a frenare un attimo prima ad arrivare alla fine della rampa e saltare giù proprio a un pelo dallo sbattere contro la statua anch'io imparai perché lo seguivo in tutto solo che io sempre più modesto e prudente saltavo giù a metà rampa oppure facevo scivolate a pezzettini con frenate continue un giorno lui scendeva per la balaustra come una freccia E chi c'era che saliva per le scale l'abate fece la Flor che se ne andava a zonzo col breviario aperto davanti ma con lo sguardo fisso nel vuoto come una gallina fosse stato mezza addormentato come il solito no era in uno di quei momenti che pure gli venivano destrema ad attenzione e apprensione per tutte le cose vede Cosimo pensa balaustra statua ora ci sbatte ora sgridano anche me perché ad ogni monelleria nostra veniva sgridato anche lui che non sapeva sorvegliarci e si butta sulla balaustra a trattenere mio fratello Cosimo sbatte contro l'abate lo travolge giù per la balaustra era un vecchiettino pelleossa non può frenare cozza con raddoppiato slancio contro la statua del nostro antenato Cacciaguerra piovasco crociato in terra santa e diroccano tutti a Piede le scale il crociato in frantumi era di cesso l'abate è lui furono ramanzine a non finire frustate pensi reclusione a pane e minestrone freddo e Cosimo che si sentiva innocente perché la colpa non era stata sua ma dellabate uscì in quell'invettiva feroce io me ne infischio di tutti i vostri antenati signor padre che già annunciava la sua vocazione di Ribelle nostra sorella lo stesso in fondo anche lei seppure l'isolamento in cui viveva le era stato imposto dal nostro padre dopo la storia del Marchesino della mela era sempre stata un animo ribelle solitario come fosse andata quella volta del Marchesino non si seppe mai bene figlio di una famiglia a noi ostile Come si era intrufolato in casa e perché per sedurre Anzi per violentare nostra sorella si disse nella lunga lite che ne seguì tra le famiglie di fatto quel bietolone lentigginoso non riuscimmo mai a immaginarcelo come un seduttore e meno che mai con nostra sorella certo più forte di lui è famosa per fare il braccio di ferro anche con gli stallieri E poi perché fu lui a gridare E come mai fu trovato dai servi a corsi insieme a nostro padre Con i calzoni a brandelli lacerati come dagli artigli di una tigre e della mela mai vollero ammettere che loro figlio avesse tentato all'onore di Battista e consentire al matrimonio così nostra sorella finisse polta in casa con gli abiti da monaca pur senza aver pronunciato voti neppure di terziaria data la sua doppia vocazione e suo animo triste se esplicava soprattutto nella cucina Era bravissima nel cucinare perché non le mancava nulla diligenza Nella fantasia doti prima ed ogni cuoca Ma dove metteva le mani lei non si sapeva che sorprese mai potessero arrivarci in tavola certi crostini di patè aveva preparato una volta finissimi a dire il vero di fegato di topo e non ce l'aveva detto che quando gli avevamo mangiati e trovati buoni per non dire delle zampe di cavalletta quelle di dietro dure e seghettate messe a mosaico su una torta e i codini di porco arrostiti come fossero ciambelle e quella volta che fece cuocere un porcospino intero con tutte le spine Chissà perché certo solo per farci impressione quando si sollevò il copri vivande perché neanche lei Che pure mangiava sempre ogni razza di roba che avesse preparato lo volle assaggiare ancorché fosse un porcospino cucciolo a Rosa certo tenero Infatti molta di questa sua orrenda cucina Era studiata solo per la figura più che per il piacere di farci gustare insieme a lei cibi dai Sapori raccapriccianti erano questi piatti di Battista delle opere di finissima oraferia animale o vegetale teste di cavolfiore con orecchie di Lepre poste su un colletto di pelo di lepre ho una testa di porco dalla cui bocca usciva come cacciasse fuori la lingua un'aragosta rossa e L'Aragosta nelle pinze teneva la lingua del maiale come se glielo avesse strappata poi le lumache era riuscita a decapitare non so quante lumache e le teste quelle teste di cavallucci molli molli le aveva infisse credo con uno stecchino ognuna su un bignè e parevano come vennero in tavola uno stormo di piccolissimi cigni e ancor più della vista di quei manicaretti faceva impressione pensare dello zenanti accanimento che certo Battista vi aveva messo a prepararli immaginare le sue mani sottili mentre smembravano quei corpicini da animali e il modo in cui le lumache citavano la macabra fantasia di nostra sorella ci spinse mio fratello a me ha una ribellione che era insieme di solidarietà con le povere bestie straziate di disgusto per il sapore delle lumache cotte ed insofferenza per tutto e per tutti tanto che non c'è da stupirsi se è di lì Cosimo maturò il suo gesto e quel che ne seguì avevamo architettato un piano come il cavaliere avvocato portava a casa un canestro pieno di lumache mangerecce Queste erano messe in cantina in un barile perché stessero indigiuno mangiando solo Crusca e si purgassero a spostare la copertura di tavole di questo Barile appariva una specie di inferno in cui le lumache si muovevano super le doghe con una lentezza che era già un presagio dagonia tra rimasugli di crusca strie dopaca bava agrumata e lumacheschi escrementi colorati memoria del bel tempo dell'aria aperta e delle Erbe quale di loro era tutta fuori dal guscio a capo proteso e corna divaricate quale tutta la trapita in sé sporgendo solo diffidenti antenne altre a Crocchio come comari altre addormentate e chiuse altre morte con la chiocciola riversa per salvarle dall'incontro con quella sinistra cuoca e per salvare noi dalle sue imbandigioni praticammo un foro nel fondo del Barile e di lì tracciammo con fili d'erba tritata e miele una strada il più possibile nascosta dietro a Botti e attrezzi della cantina per attrarre le lumache sulla via della fuga fino a una finestrella che dava in un'aiuola incolta e sterposa il giorno dopo quando scendemmo in cantina a controllare gli effetti del nostro piano e a lume di candela ispezionammo ai muri e gli anditi una qui è un'altra qua e vedi questa dove è arrivata già una fila di lumache a non lunghi intervalli percorreva dal Barile alla finestrella il pavimento ai muri seguendo la nostra traccia presto lumachine fate presto scappate non potremmo trattenerci dal dir loro vedendo le bestiole andare le mlm non senza deviare in giri oziosi sulle ruvide pareti della cantina attratte da occasionali depositi e muffei un cromature Ma la cantina era buia ingombra accidentata speravamo che nessuno potesse scoprirle che avessero il tempo di scappare tutte invece quell'anima senza pace di nostra sorella Battista percorreva la notte tutta la casa a caccia dei topi reggendo un candeliere e con lo Schioppo sotto il braccio passò in cantina quella notte e la luce del candeliere illuminò una lumaca sbandata sul soffitto con la scia di bava argentea risuonò una fucilata tutti nei letti sobbalzammo ma subito riaffondammo il capo nei guanciali a pezzi come eravamo alle cacce notturne della monaca di casa ma Battista distrutta la lumaca il fatto crollare un pezzo di intonaco con quella schioppettata e irragionevole cominciò a gridare con la sua vocetta stridula aiuto accorsero i servi mezzo Spogliati Nostro padre armato di una sciabola l'abate senza parrucca è il cavaliere avvocato prima ancora di capir nulla per paura di seccature scappò nei campi andò a dormire in un pagliaio al chiaror delle torce tutti si misero a dar la caccia alle lumache per la cantina sebbene a nessuno stessero a cuore ma ormai erano svegliati e non volevano per il solito amor proprio a mettere ed essere stati disturbati per nulla scoprirono il buco nel Barile e capirono subito che eravamo stati noi Nostro padre ci venne ad agguantare in letto con la frusta del Cocchiere finimmo ricoperti di striature Viola sulla schiena le natiche e le gambe chiuse nello stanzino squallido che ci faceva da prigione ci tenero lì tre giorni a Pane acqua insalata cotenne di bue e minestrone freddo che fortunatamente ci piaceva poi primo pasto in famiglia come niente fosse stato tutti a puntino quel mezzogiorno del 15 giugno e cosa aveva preparato nostra sorella Battista sovrintendente alla cucina zuppa di lumache e pietanza di lumache Cosimo non volle toccare neanche un guscio mangiate o subito vi rinchiudiamo nello stanzino io cedetti e cominciai a trangugiare quei molluschi fu un po' una viltà da parte mia e fece sì che mio fratello si sentisse più solo cosicché nel suo lasciarci c'era anche una protesta contro di me che l'avevo deluso Ma avevo solo 8 anni e poi a che vale paragonare la mia forza di volontà anzi in quella che potevo avere da bambino con l'ostinazione sovrumana che contrassegnò la vita di mio fratello E allora disse Nostro padre a Cosimo no E poi no fece Cosimo e respinse il piatto via da questa tavola Ma già Cosimo aveva voltato le spalle a tutti noi e stava uscendo dalla sala dove vai lo vedevamo dalla porta a vetri mentre nel vestibolo prendeva il suo Tricorno e il suo Spadino lo so io corse in giardino di lì a poco dalle finestre lo vedemmo che si arrampicava superlegge era vestito e acconciato con grande proprietà Come nel nostro padre Voleva venisse a tavola nonostante i suoi 12 anni capelli incipriati col nastro al codino Tricorno cravatta di pizzo marsina verde acode calzonetti color Malva Spadino e lunghe ghette di pelle bianca a mezza coscia unica concessione ha un modo di vestirsi più intonato alla nostra vita Campagnola io avendo solo 8 anni ero esentato dalla cipria sui capelli Se non nelle occasioni di gala e dallo Spadino che pure mi sarebbe piaciuto portare così egli saliva per il nodoso albero muovendo braccia e gambe per i rami con la sicurezza e la rapidità che gli venivano dalla lunga pratica fatta insieme ho già detto che sugli alberi noi trascorrevamo ore e ore e non per motivi utilitari Come fanno tanti ragazzi che ci Salgono solo per cercare frutta o nidi di uccelli Ma per il piacere di superare difficili immuni e nel tronco o inforcature e arrivare più in alto che si poteva e trovare bei posti dove fermarci a guardare il mondo Laggiù e fare scherzi e voci a chi passava sotto trovai quindi naturale che il primo pensiero di Cosimo a quelli ingiusto accanirsi contro di lui fosse stato da arrampicarsi sull'elce albero a noi familiare e che protendendo i rami all'altezza delle finestre della sala imponeva il suo contegno sdegnoso e offeso alla vista di tutta la famiglia esclamò piena d'ansia nostra madre che ci avrebbe visto volentieri alla carica sotto le cannonate ma intanto stava in pena per ogni nostro gioco Cosimo salì fino alla forcella ad un grosso ramo Dove poteva stare comodo e si sedette lì a gambe penzoloni abbraccia incrociate con le mani sotto le ascelle la testa insaccata nelle spalle il Tricorno calcato sulla fronte Nostro padre si sporse da dal davanzale quando sarai stanco di stare lì cambierai idea gli grido Non cambierò mai idea fece mio fratello dal ramo ti farò vedere io appena scendi e io non scenderò più e mantenne la parola 2 Cosimo era sull'elce i rami si sbracciavano alti Ponti sopra la terra tirava un lieve evento c'era sole il sole era tra le foglie e noi per vedere Cosimo Dovevamo farci schermo con la mano Cosimo guardava il mondo dall'albero ogni cosa vista di lassù era diversa e questo era già un divertimento il viale aveva tutta un'altra prospettiva e le aiuole le ortensie le camelie il tavolino di ferro per prendere il caffè in giardino più in là le chiome degli alberi si sfittivano e l'ortaglia digradava in piccoli campi a Scala sostenuti da muri di pietre Il Dosso era scuro di Oliveti e dietro l'abitato dombrosa sporgeva i suoi tetti di mattone sbiadito e ardesia e ne spuntavano pennoni di bastimenti là dove sotto c'era il porto in fondo si estendeva il mare alto d'orizzonte ed un lento Veliero vi passava Ecco che Il barone e la generalessa dopo il caffè uscivano in giardino guardavano un rosario ostentavano di non badare a Cosimo si davano il braccio ma poi subito si staccavano per discutere e far gesti io venni sottolelce invece come giocando per conto mio ma in realtà cercando di attirare l'attenzione di Cosimo lui però mi osservava rancore e restava lassù a guardar lontana smisi ma coccolai dietro una panca per poter continuare a osservarlo senza essere veduto mio fratello stava Come dire Detta guardava tutto e tutto era come niente tra le Moneti passava una donna con un cesto saliva un mulattiere per la china reggendosi alla coda della Mula non si Videro tra loro la donna al rumore degli zoccoli Ferrati si voltò e si sporse verso la strada ma non fece in tempo si mise a cantare Allora ma il mulattiere passava già la svolta Tese l'orecchio schioccò la frusta e alla mula disse è Tutto finì lì Cosimo vedeva Questo è quello per il viale passò l'abate Flash la flora col breviario aperto Cosimo prese a un qualcosa dal ramo e glielo lascio cadere in testa non capì cos'era forse un ragnetto o una scheggia di scorza non lo prese con lo Spadino Cosimo si mise a frugare in un buco del tronco ne uscì una vespa arrabbiata lui la cacciò via sventolando il Tricorno e ne seguì il volo con lo sguardo fino ad una pianta di zucche dovesse acquattò veloce come sempre il cavaliere avvocato uscì di casa prese per le scalette del giardino e si perse tra i filari della Vigna Cosimo per vedere dove andava sarà impiecò su un altro ramo lì di tra il fogliame sudì un frullo e salzò a volo un merlo Cosimo ci resto male perché era stato lassù tutto quel tempo e non se ne era accorto stette a guardare contro sole se ce n'erano degli altri no non ce n'erano l'elce era vicino a un Olmo Le due chiome quasi si toccavano un ramo dell'Olmo passava mezzo metro sopra un ramo dell'altro albero fu facile a mio fratello fare il passo e così conquistare la sommità dell'Olmo che non avevamo mai esplorato per essere alto di palco e poco arrampicabile da terra dall'lmo sempre cercando dove un ramo passava a gomito a gomito con i rami di un'altra pianta si passava su un carrubo e poi su un gelso così vedevo Cosimo avanzare da un ramo all'altro camminando sospeso sul giardino certi rami del grande Gelso raggiungevano e scavalcavano il muro di cinta della nostra Villa e di là c'era il giardino dei Donda Riva noi benché confinanti non sapevamo nulla dei Marchesi tonda riva e nobili Don brosa perché godendo essi da parecchie generazioni di certi diritti feudali su cui Nostro padre vantava pretese un astio reciproco divideva le due famiglie Così come un muro alto che pareva un maschio di fortezza ne vedeva le nostre ville Non so se hai fatto erigere dal nostro padre o dal Marchese sa giunga a ciò la gelosia di cui gli ondariva circondavano il loro giardino popolato a quanto si diceva di specie di piante mai vedute infatti di già il padre degli attuali Marchesi discepolo di Linneo aveva mosso tutte le vaste parentele che la famiglia contava Le Corti di Francia ed Inghilterra per farsi mandare le più preziose rarità botaniche delle colonie E per anni i bastimenti avevano sbarcato a unbrosa sacchi di semi fasci di talee arbusti in vaso e perfino alberi interi con enormi in volti di Pan di terra attorno alle radici finché in quel giardino era cresciuta dicevano una mescolanza di foreste delle Indie e delle Americhe se non addirittura della nuova Olanda tutto quel che ne potevamo vedere noi era la affacciarsi all'orlo del muro delle foglie Oscure di una pianta nuovamente importata dalle colonie americane La Magnolia che è sui rami neri sporgeva un carnoso fiore bianco dal nostro Gelso Cosimo fosse alla cornice del muro fece qualche passo in equilibrio e poi tenendosi con le mani si Calò dall'altra parte dove erano le foglie e il fiore dei Magnolia di lì scomparve alla mia vista è quello che ora dirò come molte delle cose di questo racconto della sua vita mi furono riferite da lui in seguito oppure fui io a ricavarle da sparse testimonianze ed induzioni Cosimo era sulla Magnolia benché fitta di rami Questa pianta era ben praticabile a un ragazzo esperto di tutte le specie d'alberi come mio fratello e i rami resistevano al peso ancorché non molto grossi ed un legno dolce che la punta delle scarpe di Cosimo sbucciava aprendo bianche ferite nel nero della scorza ed avvolgeva il ragazzo in un fresco profumo di foglie come il vento Le muoveva voltandone in un verdeggiare ora opaco ora brillante ma era tutto il giardino che Odorava e se Cosimo ancora non riusciva a percorrerlo con la vista tanto era irregolarmente folto già lo esplorava con l'olfatto e cercava di discernere nei vari aromi che pur gli erano noti da quando portati dal vento aggiungevano fin nel nostro giardino e ci parevano una cosa sola col segreto di quella villa poi guardava le fronde e vedeva foglie nuove quali grandi illustre come ci corresse sopra un velo d'acqua quali minuscole e pennate e tronchi tutti Lisci o tutti scaglie c'era un gran silenzio solo un volo si levò di piccolissimi lui gridando e si sentì una vocetta che cantava Oh la la la la la la la balanceir Cosimo guardò Joe appesa al ramo di un grande albero vicino dondolava un altalena con seduta una bambina sui 10 anni era una bambina bionda con un'alta pettinatura un po' buffa per una bimba un vestito azzurro anche quello troppo da grande la gonna che ora ha sollevata sull'altalena traboccava di trine la bambina guardava occhi socchiusi e naso in su come per un suo vezzo di farla dama e mangiava una mela a morsi spiegando il capo ogni volta verso la mano che doveva insieme reggere la mela e reggersi alla fune dell'altalena e si dava spinte colpendo con la punta degli scarpini il terreno ogni volta che l'altalena era al punto più basso del suo arco e soffiava via delle labbra i frammenti di buccia di mela morsicata E cantava la balance come una ragazzina che ormai non le importa più nulla né dell'altalena né della canzone Nè ma pure un po' di più della mela e ha già altri pensieri per il capo Cosimo Di in cima alla magnolia era calato fino al palco più basso Ed ora stava coi piedi piantati uno qua uno là in due forcelle e i gomiti appoggiati a un ramo davanti a lui come un davanzale i voli dell'altalena gli portavano la bambina proprio sotto il naso lei non stava attenta e non se ne era accorta tutto un tratto se lo vede lì rito sull'albero in Tricorno ai ghette Oh disse la mela le cadde di mano e arrotolò al piede della Magnolia Cosimo sguainò lo Spadino si abbassò giù dall'ultimo ramo raggiunse la mela con la punta dello Spadino la infilzò e la porse alla bambina che nel frattempo aveva fatto un percorso completo daltalena ed era di nuovo lì e la prenda non si è sporcata è solo un po' ammaccata da una parte la bambina bionda si era già pentita ad aver mostrato tanto stupore per quel ragazzetto sconosciuto apparso lì sulla Magnolia e aveva ripreso la sua aria sussiegosa al naso in su siete un ladro disse un ladro fece Cosimo offeso poi ci penso su lì per lì l'idea li piacque Io sì disse calcandosi il Tricorno sulla fronte qualcosa in contrario E cosa siete venuto a rubare Cosimo guardò la mela che aveva infilzato sulla punta dello Spadino e gli venne in mente che aveva fame che non aveva quasi toccato cibo in tavola questa mela disse e prese a sbucciarla con la lama dello Spadino che teneva a dispetto dei divieti familiari affilatissima Allora siete un ladro di frutta disse la ragazza mio fratello pensò alle masnade dei ragazzi poveri dombrosa che scavalcavano ai muri e le siepi e saccheggiavano i frutteti una genia di ragazzi che gli era stato insegnato di disprezzare e di sfuggire e per la prima volta pensò a quanto doveva essere libera e invidiabile quella vita Ecco forse poteva diventare uno come loro e vivere così d'ora in avanti Sì disse aveva tagliato a spicchi la mela e si mise a masticarla la ragazzina bionda scoppiò in una risata che durò tutto un volo daltalena su e giù ma va i ragazzi che rubano la frutta io li conosco sono tutti i miei amici e quelli vanno Scalzi in maniche di camicia spettinati non con le ghette il parrucchino mio fratello diventò rosso come la buccia della mela Lester prese in giro non solo per l'incitura a cui non teneva affatto ma anche per le ghette coi teneva moltissimo e l'esser giudicato da aspetto Inferiore a un ladro di frutta a quella genia fino a un momento prima disprezzata e soprattutto lo scoprire che quella damigella che faceva da padrona nel giardino dei donnariva era amica di tutti i ladri di frutta ma non amica sua tutte queste cose insieme lo riempirono di dispetto vergogna e gelosia con le ghette il parrucchino cantarellava la bambina sull'altalena a lui prese un ripiccolo orgoglio non sono un ladro di quelli che conoscete voi gridò Non sono affatto un ladro dicevo così per non spaventarvi perché se sapeste chi sono io sul serio morireste di paura sono un brigante un terribile brigante la ragazzina continuava a volargli fin sul naso si sarebbe detto volesse arrivare a sfiorarlo con le punte dei piedi E dov'è lo Schioppo e Briganti hanno tutti lo Schioppo Ora spingarda io li ho visti a noi ci hanno fermato 5 volte la carrozza nei viaggi dal castello Aqua ma il capo No io sono il capo il capo dei briganti non ha lo Schioppo ha solo la spada e protese il suo Spadino la ragazza si strinse nelle spalle il capo dei briganti spiego è uno che si chiama Gian dei Brughi e viene sempre a portarci dei regali a Natale e a pasqua Ah esclamò Cosimo Di Rondò raggiunto da un'ondata di faziosità familiare Allora ha ragione mio padre quando dice che il marchese non dariva è il protettore di tutto il brigantaggio e il contrabbando della zona la bambina passò vicino a terra invece di darsi la spinta frenò con un rapido sgambettino e saltò giù l'altalena vuota so balzò in aria sulle corde scendete subito di lassù come vi siete permesso di entrare nel nostro terreno fece puntando un indice contro il ragazzo incattivita non sono entrato e non scenderò disse Cosimo con pari calore sul vostro terreno non ho mai messo piede e non ce lo metterei per tutto loro del mondo la ragazzina Allora con gran calma prese un ventaglio che era posato su una poltrona di vimini E sebbene Non facesse molto caldo si sventolò passeggiando avanti e indietro adesso fece con tutta calma chiamerò i servi e vi farò prendere a bastonate così imparerete a intrufolarvi nel nostro terreno cambiava sempre tono questa bambina e mio fratello tutte le volte restava stonato dove sono io non è terreno e non è vostro proclamo Cosimo e già gli veniva la tentazione di aggiungere e poi io sono il duca dombrosa e sono il signore di tutto il territorio Ma si trattenne perché non gli piaceva di ripetere le cose come diceva sempre suo padre adesso che era scappato via la tavola in lite con lui non gli piaceva e non gli pareva giusto anche perché quelle pretese sul Ducato gli erano sempre parse fissazioni che centrava che ci si mettesse anche lui Cosimo ora a millantarsi Duca ma non voleva smentirsi e continuò il discorso come gli veniva qui non è vostro ripetete perché vostro è il suolo e se ci posassi un piede Allora sarei uno che si intrufola ma quassù no e io vado dappertutto dove mi pare Sì allora è tuo lassù certo territorio mio personale tutto quassù e fece un vago gesto verso i rami le foglie contro sole il cielo sui rami degli alberi è tutto mio territorio di che vengono a prendermi se ci riescono adesso dopo tante rodomontate si aspettava che lei lo prendesse in giro chissà come invece si mostrò imprevedibilmente interessata Ah sì E fin dove arriva questo tuo territorio tutto fin dove si riesce ad arrivare andando sopra gli alberi di qua di là oltre il muro nell'oliveto fin sulla collina dall'altra parte della collina nel bosco nelle terre del Vescovo anche fino in Francia fino in Polonia e in Sassonia disse Cosimo che è di geografia sapeva solo i nomi sentiti da nostra madre quando parlava delle guerre di successione ma io non sono un egoista come te io nel mio territorio dice invito Ormai erano passati a darsi del tuo tutte e due ma era lei che aveva cominciato e l'altalena di chi è disse lei e ci si sedette col ventaglio aperto in mano l'altalena è tua stabilì Cosimo ma siccome è legata a questo ramo Dipende sempre da me Quindi se tu ci stai mentre tocchi terra coi piedi Stai nel tuo se ti sollevi per aria e sei nel mio lei si dette la spinta e volò le mani strette alle foni cose in modo alla magnolia saltò sul grosso ramo che reggeva l'altalena e di là afferrò le funi e si mise lui a farla dondolare l'antalena andava sempre più in su hai paura Io no ti chiami Io Cosimo e tu Violante ma mi dicono viola a me mi chiamano Mino Anche perché Cosimo è un nome da vecchi non mi piace Cosimo no Nino puoi chiamarmi Cosimo neanche per idea Senti tu dobbiamo fare patti chiari come dici fece lui che continuava a restarci male ogni volta dico io posso salire nel tuo territorio e sono un ospite sacra Va bene entro ed esco quando voglio Tu invece sei sacro inviolabile finché sei sugli alberi nel tuo territorio ma appena tocchi il suolo nel mio giardino diventi mio schiavo e vieni incatenato No io non scendo nel tuo giardino e nemmeno nel mio per me è tutto il territorio nemico ugualmente tu verrai su con me e verranno i tuoi amici che rubano la frutta forse anche mio fratello Biagio sebbene sia un po' vigliacco e faremo un esercito tutto sugli alberi e ridurremo alla ragione la terra e i suoi abitanti No no niente di tutto questo Lascia che ti spieghi come stanno le cose Tu hai la signoria degli alberi va bene ma se tocchi una volta terra con un piede perdi tutto il tuo regno e resti l'ultimo degli schiavi hai capito anche se ti si spezza un ramo e caschi tutto perduto Io non sono mai caduto da un albero in vita mia Certo ma se caschi se caschi diventi cenere e il vento ti porta via dote storie e io non vado a terra perché non voglio come sei noiosa No no giochiamo per esempio sull'altalena potrei starci se ti riuscisse di sederti sull'altalena senza toccar terra Sì vicino all'altalena di Viola ce n'era un'altra appesa allo stesso ramo ma tirata su con un nodo alle funi perché non sfruttassero Cosimo dal ramo si lasciò a scendere giù aggrappato a una delle funi esercizio in cui era molto bravo perché nostra madre ci faceva fare molte prove di palestra arrivò al nodo lo sciolse si posa in piedi sull'altalena e per darsi lo slancio spostò il peso del corpo piegandosi sulle ginocchia E scattando avanti così si spingeva sempre più in su le due altalene andavano una in un senso una nell'altro E ormai arrivavano alla stessa altezza e si passavano vicino a metà percorso Ma se tu provi a sederti e a darti una spinta coi piedi vai più in alto insinua viola Cosimo le fece uno sberleffo vieni giù a darmi una spinta Sì bravo fece lei sorridendogli gentile ma no io si era detto che non devo scendere a nessun costo e Cosimo ricominciava a non capire Sii gentile no stavi per cascarci se mettevi un piede per terra avevi già perso tutto Viola scese dall'altalena e prese a dare delle leggere spinte all'altalena di Cosimo aveva afferrato tutto a un tratto il sedile dell'altalena su cui mio fratello teneva i piedi e l'aveva rovesciato fortuna che Cosimo si teneva ben saldo alle corde altrimenti sarebbe piombato a terra come un salame tritrice gridò e strampò su stringendosi alle due corde Ma la salita era molto più difficile della discesa soprattutto con la bambina bionda che era in uno dei suoi momenti maligni e tirava le corde da giù in tutti i sensi finalmente raggiunse il grosso ramo e ci si mise a cavalcioni con la cravatta di pizzo si asciugò il sudore dal viso non ce l'hai fatta per un pelo ma io ti credevo mia amica credevi e riprese a sventagliarsi Violante prodotta in quel momento una acuta voce femminile con chi stai parlando sulla scalinata bianca che portava alla villa era apparsa una signora alta magra con una larghissima gonna guardava con l'occhialino Cosimo si ritrasse tra le foglie e intimidito con un giovane disse la bambina che è nato in cima a un albero e per incantesimo non può mettere piede a terra Cosimo tutto rosso domandandosi se la bambina parlava così per prenderlo in giro davanti alla zia o per prendere in giro la zia davanti a lui ho solo per continuare il gioco o perché non le importava nulla né di lui né della zia né del gioco si vedeva scrutato dall'occhialino della dama che si avvicinava all'albero come per contemplare uno strano pappagallo Cosimo avvampava do umiliazione l'averlo riconosciuto con quell'aria naturale nemmeno domandandosi perché lui era lì è l'aver subito richiamato la bambina con fermezza ma senza severità e Viola che docile senza neanche voltarsi seguiva il richiamo della zia tutto pareva sottintendere che egli era persona di nessun conto che quasi non esisteva nemmeno così quel pomeriggio straordinario sprofondava in una nube di vergogna ma ecco che la bambina fa segno alla zia la zia abbassa il capo la bambina le dice qualcosa nell'orecchio la zia ripunta l'occhialino su Cosimo Allora signorino gli dice vuol favorire e prendere una tazza di cioccolata Così faremo conoscenza anche noi e da un'occhiata di sbieco a Viola visto che è già amico di famiglia arresto lì a guardare zia e nipote a occhi tondi Cosimo gli batteva forte il cuore ecco che era invitato dai donna riva e don brosa la famiglia Più sostiegosa di quei posti e l'umiliazione di un momento prima si trasformava in rivincita e si vendicava di suo padre venendo accolto da avversari che l'avevano sempre guardato dall'alto in basso e Viola aveva interceduto per lui e lui era ormai ufficialmente accettato come amico di Viola e avrebbe giocato con lei in quel giardino diverso da tutti i giardini tutto questo provò a Cosimo ma insieme un sentimento opposto se pur confuso un sentimento fatto di timidezza orgoglio solitudine puntiglio e in questo contrasto di sentimenti mio fratello si afferrò a ramo sopra di sé sa arrampicò si spostò nella parte più frondosa passò su di un altro albero disparve 3 fu un pomeriggio che non finiva mai ogni tanto si sentiva un tonfo un fruscio come spesso nei giardini e correvamo fuori Sperando che fosse lui che si fosse deciso a scendere Ma che video oscillare la cima della Magnolia col fiore bianco e Cosimo apparire di là dal muro e scavalcarlo gli Andai incontro sul Gelso vedendomi parve contrariato era ancora arrabbiato con me si sedette su un ramo del Gelso più in su di me e si mise a farci delle tacche con lo Spadino come se non volesse rivolgermi parola si sale bene sul Gelso dissi tanto per parlare prima non ci eravamo mai saliti lui continuò a scalfire il ramo con la lama poi disse acro Allora ti sono piaciute le lumache io protesi un canestro ti ho portato due fichi secchi Mino e un po' di torta Ti hanno mandato loro fece lui sempre scostante ma già guardava il canestro inghiottendo saliva no sapessi ho dovuto scappare di nascosto dalla bate disse in fretta volevano tenermi a far lezione tutta la sera perché non comunicasse con te ma il vecchio si è addormentato La mamma è in pensiero che tu possa cadere e vorrebbe che ti si cercasse ma il babbo da quando non dà più visto sull'elce dice che sei sceso e ti sei rimpiattatato in qualche angolo a meditare sul malfatto e non c'è di aver paura Io non sono mai sceso disse mio fratello sei stato nel giardino dei tonda Riva Sì ma sempre da un albero all'altro senza mai toccar terra perché chiese io era la prima volta che lo sentivo enunciare quella sua regola ma ne aveva parlato come di una cosa già convenuta tra noi quasi tenesse ad assicurarmi di non avervi trasgredito tanto che io non osai più insistere nella mia richiesta di spiegazioni 6 disse Invece di rispondermi è un posto che ci vuole dei giorni a esplorarlo tutto dai non da riva con alberi delle foreste dell'America vedesse poi si ricordò che con me era in lite e che quindi non doveva avere alcun piacere a comunicarmi le sue scoperte troncò Brusco Comunque non ti ci porto tu puoi andare a spasso con Battista d'ora in avanti o col cavaliere avvocato nomino Portamici feci io non devi avercela con me per le lumache erano schifose Ma io non ne potevo più di sentirli gridare Cosimo stava ingozzandosi di torta ti porterò alla prova disse David di mostrarmi desse dalla parte mia non dalla loro Dimmi tutto quello che vuoi che faccia devi procurarmi delle corde lunghe e forti perché per fare certi passaggi devo legarmi poi una carrucola e ganci chiodi di quelli grossi Ma cosa vuoi fare una gru dovremmo trasportare su molta roba vedremo in seguito tavole canne vuoi costruire una capannuccia su un albero e dove se sarà il caso e il posto lo Sceglieremo Intanto il mio recapito è là da quella Quercia cava calerò il cestino con la fune e tu potrai metterci tutto quello di cui avrò bisogno Ma perché parli come se tu restassi chissà quanto nascosto non credi che ti perdoneranno si voltò rosso in viso che me ne importa se mi perdonano E poi non sono nascosto Io non ho paura di nessuno e tu hai paura ad aiutarmi Non che io non avessi capito che mio fratello Per ora si rifiutava di scendere ma facevo finta di non capire per obbligarlo a pronunciarsi a dire sì voglio restare sugli alberi fino all'ora di merenda o fino al tramonto o allora di cena finché non è buio qualcosa che insomma segnasse un limite una proporzione al suo atto di protesta invece non diceva nulla di simile e io ne Provavo un po' paura chiamarono da basso era Nostro padre che gridava Cosimo Cosimo e poi già persuaso che Cosimo non dovesse rispondergli Biagio Biagio vado a vedere cosa vogliono poi ti vengo a raccontare dissi in fretta questa premura di informare mio fratello l'ammetto si combinava una mia fretta di smiliarmela per paura ad essere colto a confabulare con lui in cima al Gelso e dover dividere con lui la punizione che è certo l'aspettava ma Cosimo non parve leggermi in viso quest'ombra di codardia mi lascio andare non senza aver ostentato con un'alzata di spalle la sua indifferenza per quel che Nostro padre poteva avergli da dire quando tornai era ancora lì aveva trovato un buon posto per star seduto su di un tronco capitozzato teneva il mento sulle ginocchia e le braccia strette attorno agli stinchi Mino feci arrampicandomi senza fiato fanno perdonato ci aspettano la merenda in tavola e babbo e mamma sono già seduti e ci mettono le fette di torta nel piatto perché c'è una torta di crema e cioccolato ma non fatta da Battista sai Battista deve essersi chiusa in camera sua verde dalla bile loro mi hanno accarezzato sulla testa e m'hanno detto così va dal povero Romina e digli che facciamo la pace e Donne parliamo più presto andiamo Cosimo mordicchiava una foglia non si mosse di fece Cerca di prendere una coperta senza farti vedere e portarmela deve far freddo qua la notte non vorrei passare la notte sugli alberi voi non rispondeva il mento sui ginocchi masticava una foglia e guardava dinanzi a sé seguì il suo sguardo che finiva dritto sul muro del Giardino dei donnariva la dove faceva Capolino il bianco Fior di magnolia e più in là volteggiava un aquilone così fossera i servi andavano e venivano apparecchiando tavola nella sala i candelieri erano già accesi Cosimo dall'albero doveva veder tutto ed il Barone Arminio Rivolto alle ombre fuori della finestra gridò se vuoi restare lassù ma vorrei di fame quella sera per la prima volta ci sedemmo a cena senza Cosimo lui era a cavallo di un ramo alto dell'elce di lato così ne vedemmo solo le gambe ciondoloni vedevamo dico se ci facevamo al davanzale e sfruttavamo nell'ombra perché la stanza era illuminata e fuori buio perfino il cavaliere avvocato si sentì in dovere ad affacciarsi e dire qualcosa ma come suo solito riuscì a non esprimere un giudizio sulla questione disse legno robusto dura Cent'anni poi alcune parole turche forse il nome dell'elce Insomma come se si stesse parlando dell'albero e non di mio fratello nostra sorella Battista invece tradiva nei riguardi di Cosimo una specie di invidia come se abituata a tener la famiglia col fiato sospeso per le sue stranezze ora avesse trovato qualcuno che l'ha superava e continuava a mordersi le unghie se le mangiava non alzando un dito alla bocca ma abbassandolo con la mano a rovescio il gomito alzato alla generalessa venne in mente di certi soldati di vedetta sugli alberi in un accampamento non so più senso la voglia o imponerannia e di come riuscirono avvistando i nemici a evitare O un'imboscata questo ricordo tutto a un tratto da smarrita che era per apprensione materna lei riportò al clima militare suo favorito e come se fosse riuscita finalmente a darsi ragione del comportamento di suo figlio divenne più tranquilla e quasi fiera nessuno Le diede retta tranne la Bata e fece la Flor che assentì con gravità al racconto guaresco e al parallelo che mia madre netraeva perché si sarebbe aggrappato a qualsiasi argomento pur di trovare naturale quel che stava succedendo e di sgombrare il capo da responsabilità e preoccupazioni dopo cena Noi si andava presto a dormire e non cambiamo orario neppure quella sera ormai i nostri genitori erano decisi a non dare più a Cosimo la soddisfazione di badarli aspettando che la stanchezza La scomodità è il freddo della notte lo snidassero ognuno Salina i suoi quartieri e sulla facciata della casa le candele accese appiccavano occhi d'oro nel riquadro delle impanate che nostalgia che ricordo di calore doveva dare quella casa tanto nota e vicina a mio fratello che pernottava al sereno ma facciai alla finestra della nostra stanza e indovinai la sua ombra rannicchiata e non incavo dell'elce tra ramo e tronco avvolto nella coperta e credo legato a più giri con la corda per non cadere la luna si levo tardi e risplendeva sopra i rami e i nidi dormivano le cince rannicchiate come lui nella notte all'aperto il silenzio del parco attraversavano 100 fruscii e rumori lontani e trascorreva il vento a tratti giungeva un remoto mugghio il mare io dalla finestra Attendevo l'orecchio a questo frastagliato respiro e cercavo di immaginarlo udito senza l'alveo familiare della casa alle spalle da chi si trovava a pochi metri più in là soltanto ma tutto affidato ad esso con solo la notte intorno a sé unico oggetto amico a cui tenersi abbracciato un tronco d'albero dalla scorza ruvida percorso da minute gallerie senza fine in cui dormivano le larve andai a letto ma non volli Spegnere la candela Forse quella luce alla finestra della sua stanza poteva tenergli compagnia avevamo una camera in comune con due lettini ancora da ragazzi Io guardavo il suo intatto e il buio fuori dalla finestra in cui egli stava e mi rivoltavo tra le lenzuola avvertendo Forse per la prima volta la gioia dello stare spogliato a piedi nudi in un letto caldo e bianco e come sentendo insieme il disagio di lui legato lassù nella coperta ruvida le gambe allacciate nelle ghette senza potersi girare le ossa rotte è un sentimento che non ha più abbandonato Da quella notte la coscienza di Che fortuna sia avere un letto lenzuola pulite materasso morbido in questo sentimento i miei pensieri per tante ore proiettati sulla persona che era oggetto di tutte le nostre ansie vennero a richiudersi su di me e così ma addormentai 4 io non so se sia vero quello che si legge nei libri che in antichi tempi una scimmia che fosse partita da Roma saltando da un albero all'altro poteva arrivare in Spagna senza mai toccare terra ai tempi miei di luoghi così fitti da alberi c'era solo il golfo dombrosa da un capo all'altro è la sua Valle sin sulle creste dei monti e per questo i nostri posti erano nominati dappertutto Ora Già non si riconoscono più queste contrade se cominciato Quando vennero i francesi a tagliar Boschi come fossero Prati che si Falciano tutti gli anni e Poi ricrescono non sono ricresciuti pareva una cosa della guerra di Napoleone di quei tempi invece non si smise più I dossi sono nudi che a guardarli noi che li conoscevamo da prima fa impressione Allora dovunque se andasse Avevamo sempre rami e Fronde tra noi e il cielo l'unica zona di vegetazione più bassa erano i limoneti ma anche là in mezzo Si levavano contorti gli alberi di fico e più a Monte ingombravano tutto il cielo degli Orti con Le Cupole del pesante loro fogliame E se non erano fichi erano Ciliegi dalle Brune Fronde ho più teneri i Cotogni peschi mandorle giovani Peri prodighi Susini e poi sorbi carrubi quando non era un gelso o un noce annoso finiti gli Orti cominciava L'Oliveto grigio argento una nuvola che sbianca a mezza costa in fondo c'era il paese accatastato tra il porto e in basso e in su La Rocca ed anche lì tra i tetti un continuo spuntare di chiome di piante Lecci Platani anche I Roveri una vegetazione più disinteressata e altera che prendeva a sfogo un'ordinata sfogo nella zona dove i nobili avevano costruito Le Ville E Cinto di cancelli i loro parchi sopra gli olivi cominciava il bosco I Pini dovevano un tempo aver regnato su tutta la plaga perché ancora si infiltravano in lame e ciuffi di bosco giù per i versanti fino sulla spiaggia del mare e così Larici le Roveri erano più frequenti e fitte di quel che oggi non sembri perché furono la prima e più pregiata vittima della scure più in su i pini cedevano Ai Castagni il bosco saliva la montagna e non se ne vedevano che confini Questo era l'universo di linfa entro il quale Noi vivevamo abitanti dombrosa senza quasi accorgersene il primo che vi fermò il pensiero fu Cosimo capì che le piante essendo così fitte poteva passando da un ramo all'altro spostarsi di parecchie miglia senza bisogno di scendere mai alle volte un tratto di terra spoglia lo obbligava a lunghissimi giri ma lui presto si impratiche di tutti gli itinerari obbligati e misurava le distanze non più Secondo i nostri estimi ma sempre con in mente il tracciato contorto che doveva seguire lui sui rami e dove neanche con un salto si raggiungeva il ramo più vicino prese a usare degli accorgimenti Ma questo lo dirò più in là ora siamo ancora all'alba in cui svegliandosi si trovò in cima a un Elce tra lo schiamazzo degli storni ma a Dido di rugiada fredda interizzito le ossa rotte il formicolio alle gambe e alle braccia e felice si diede ad esplorare il nuovo mondo giunse sull'ultimo Albero dei parchi un Platano giù digradava la valle sotto un cielo di corone di nubi e fumo che saliva da qualche tetto d'ardesia Casolare nascosti dietro le ripe come mucchi di sassi un cielo di foglie alzate in aria dai fichi e dai Ciliegi è più bassi prugne e peschi divaricavano tarchiati rami tutto si vedeva anche l'erba fogliolina a fogliolina ma non il colore della terra ricoperta dalle pigre foglie della zucca o dall'accesparsi di lattughe o verze nei semenzai e così era da una parte e dall'altra del V in cui si apriva la valle ad un imbuto alto di mare e in questo paesaggio correva Come un'onda non visibile e nemmeno se non di tanto in tanto udibile Ma quel che sudiva bastava a propagarne l'inquietudine lo scoppio di gridi acuti tutto a un tratto e poi come un cross di tonfi e forse anche lo scoppio di un ramo spezzato e ancora grida ma diverse di voce infuriate che andavano convergendo nel luogo da cui Prima erano venuti i gridi acuti poi niente un senso fatto di nulla come di un trascorrere di qualcosa che c'era da aspettarsi non la ma da tutt'altra parte e difatti riprendeva quell'insieme di voci e rumori e questi luoghi di probabile provenienza erano di qua o di là della Valle sempre dove si muovevano al vento le piccole foglie dentate dai Ciliegi perciò Cosimo con la parte della sua mente che vedeggiava distratta un'altra parte di lui invece sapeva e capiva tutto in precedenza formulò questo pensiero le ciliegie parlano era verso il più vicino ciliegio Anzi una fila ad alti Ciliegi di un bel verde frondoso che Cosimo si dirigeva e carichi di ciliegie nere Ma mio fratello ancora non aveva l'occhio a distinguere subito tra i rami quello che c'era e quello che non c'era state lì prima ci si sentiva del rumore e ora no lui era sui rami più bassi e tutte le ciliegie che c'erano sopra di lui se le sentiva addosso non avrebbe saputo spiegare come parevano convergere su di lui pareva Insomma un albero con occhi invece che ciliegie Cosimo alzò il viso è una ciliegia troppo matura gli cascò sulla fronte con un check socchiuse le palpebre per guardare in su contro cielo dove il sole cresceva e vide che su quello e sugli alberi vicini c'era pieno di ragazzi a pollaiati al vedersi visti non stetterò più zitti e con voci acute benchè smorzate dicevano qualcosa come un Guardalo lì quanto è bello espartendo davanti a sé le foglie a ognuno dal ramo in cui stava scese a quello più basso verso il ragazzo col Tricorno in capo loro erano a capo nudo o con sfrangiati i capelli di paglia e alcuni Incappucciati in Sacchi vestivano lacce da camicie e brache ai piedi chi non era scalzo aveva fasce di pezza e qualcuno legati al collo portava gli zoccoli tolti per arrampicarsi erano la gran banda della druncoli di frutta da quei Cosima ed io ci eravamo sempre in questo obbedienti alle ingiunzioni familiari tenuti ben lontani quel mattino Invece mio fratello sembrava non cercasse altro Pur non essendo nemmeno a lui ben chiaro che cosa se ne ripromettesse stette fermo ad aspettarli mentre calavano indicando se lo ai lanciandogli in quel loro Agro sottovoce Motti come cos'è che qui che cerca questo qui E sputandogli anche qualche nocciolo di ciliegia o tirandogliene qualcuna di quelle bacate o beccate da un merlo dopo averle fatte vorticare in aria sul Picciolo con mossa da frombolieri [Musica] fecero tutto a un tratto avevano visto lo Spadino che gli pendeva dietro lo vedete cosa ci ha è giurisate il batti chiappe poi fecero silenzio e soffocavano le Risa perché stava per succedere una cosa da diventare matti dal divertimento due di questi piccoli manicoldi zitti zitti si erano portati su di un ramo proprio sopra a Cosimo e gli calavano la bocca ad un sacco sulla testa uno di quei lerci sacchi che a loro servivano certo per metterci il bottino e quando erano vuoti si acconciavano in testa come cappucci che scendevano sulle spalle tra poco mio fratello si sarebbe trovato insaccato senza neanche capir come e lo potevano legare come un salame e caricarlo di pestoni Cosimo fiuto il pericolo o forse non fiuto niente si sentì di riso per lo Spadino e volle sfoderarlo per punto d'onore lo prendi alto la lama sfiorò il sacco lui lo vide e con una cartocciata lo strappò di mano ai due ladroncelli e lo fece volar via era una buona mossa gli altri fecero da lì Oh insieme di disappunto e meraviglia e Ai due compari che si erano lasciati portar via il sacco lanciarono insulti dialettali come belli lui non ebbe tempo a ti rallegrarsi del successo Cosimo una furia opposta si scatenò da terra la trama tiravano dei Sassi gridavano stavolta non ci scappate bastardelli ladri e si alzavano punte di forcone trae ladruncoli sui rami ci fu un rannicchiarsi un tirar su di gambe e gomiti era stato quel Chiasso attorno a Cosimo A darallarme all'agricoltori che stavano all'erta l'attacco era preparato in forze stanchi di farsi rubare la frutta man mano che maturava parecchi dei Piccoli Proprietari e dei fittavoli della vallata si erano federati tra loro perché alla tattica dei furfantelli di darla scalata tutti insieme a un frutteto saccheggiarlo e scappare da tutt'altra parte e lì da capo non c'era da opporre che è una tattica simile cioè farla posta tutti insieme in un Podere dove prima o poi sarebbero venuti e prenderli in mezzo ora i cani sguinzagliati abbaiavano rampando al piede dei Ciliegi con bocche irte di denti e in aria si pretendevano le forche da fieno dei ladruncoli tre o quattro saltarono a terra giusto in tempo per farsi bucare la schiena dalle punte dei tridenti è il fondo dei calzoni dal morso dei cani e correre via urlando e sfondando attestate i filari delle Vigne così nessuno oso più scendere stavano sbigottiti sui rami tanto loro che Cosimo già gli agricoltori mettevano le scale contro i ciliegi e salivano facendosi precedere dai tempi puntati dei Forconi ci vogliono alcuni minuti prima che Cosimo capisse che essere lui spaventato perché era spaventato a quella banda di vagabondi era una cosa senza senso come era senza senso quell'idea che loro fossero tanto in gamba e lui no il fatto che se ne stessero lì come dei tonti era già una prova cosa aspettavano a scappare sugli alberi intorno mio fratello così ha raggiunto fin lì e così poteva andarsene si calcò il Tricorno in testa Cerco il ramo che gli aveva fatto da Ponte passò dall'ultimo ciliegio a un carrubo dal carrubo penzolandosi Calò su di un Susino e così via quelli al vederlo girare per quei rami come fosse in piazza capirono che dovevano tenergli subito dietro se no prima di ritrovare la sua strada chissà quanto avrebbero penato e lo seguirono zitti carponi per quelli itinerari o tortuoso lui intanto salendo per un fico scavalcava la siepe del campo calava su di un Pesco tenero di rami tanto che bisognava passarci uno alla volta il pesco serviva solo ad aggrapparsi al tronco storto di un Olivo che sporgeva da un muro dallolivo con un salto si era su un Rovere che allungava un robusto braccio oltre il torrente e si poteva passare sugli alberi di là gli uomini con le forti che credevano ormai la vera in mano i ladri di frutta se li Videro scappare per l'aria come uccelli Li inseguirono correndo insieme ai cani latranti ma dovettero aggirare la siepe poi il muro poi in quel punto del Torrente non c'erano monti e per trovare un Guado persero tempo e di Monelli erano lontani che correvano correvano come cristiani con i piedi per terra sui rami c'era rimasto solo mio fratello Dov'è finita quel Santo in palo con le ghette Si chiedevano loro non vedendo se lo più davanti alzarono lo sguardo era là che rampava per gli olivi Ehi tu Canada basso Ormai non ci pigliano lui non Calò saltò tra Fronda e Fronda da un Olivo passò a un altro sparì alla vista tra le fitte foglie argentee il branco dei piccoli vagabondi con i sacchi per cappuccio e in mano canne ora assaltava certi Ciliegi In Fondovalle Lavoravano con metodo spogliando ramo dopo ramo quando in cima alla pianta più alta appollaiato con le gambe intrecciate spiccando con due dita i Piccioli delle ciliegie e mettendole nel Tricorno posato sulle ginocchia chi Videro il ragazzo con le ghette Ehi di dove arrivi gli chiesero arroganti ma c'erano le stati male perché pareva proprio che fosse venuto lì volando mio fratello Ora prendeva una a una le ciliegie ad altri corno e le portava alla bocca come fossero canditi poi soffiava via i noccioli con uno sbuffo delle labbra attento che non gli macchiassero il panciotto questo mangia gelati disse uno cosa avanza da noi perché ci viene tra i piedi perché non si mangia quelle del suo giardino dei ciliegie Ma erano un po' intimiditi perché avevano capito che sugli alberi era più in gamba lui di tutti loro tra questi mangia gelati disse un altro ogni tanto ne nasce per sbaglio uno o più in gamba vedi la sinforosa a questo nome misterioso Cosimo Tese l'orecchio e non sapeva nemmeno lui perché arrossisì la sinforosa ci ha tradito disse un altro ma era in gamba per essere una mangia gelati pure lei e se ci fosse stata ancora lei a suonare il corno Stamane non ci avrebbero preso può stare con noi anche un mangia gelati si capisce se vuole essere dei nostri Cosimo capì che mangia gelati voleva dire abitante delle ville o Nobile o comunque personal altolocata Senti tu gli disse uno Pati chiari se vuoi essere con noi le battute le fai con noi e ci insegni tutti i passi che sai e ci lascia entrare nel frutteto di tuo padre disse un altro A me una volta mi ci hanno sparato col sale cose molli Stava a sentire ma come assorto in un suo pensiero poi fece ma Ditemi chi è la sinforosa allora tutti quegli straccianelli tra le fronde scoppiarono a ridere e a ridere tanto che qualcuno per poco non cadeva dal ciliegio e qualcuno si buttava indietro tenendosi con le gambe Al Ramo e qualcuno si lasciava penzolare appeso per le mani sempre sghignazzando e urlando con quel Chiasso si capisce riebbero gli inseguitori alle calcagna Anzi doveva essere proprio lì la squadra di quelli coi cani perché si lavò un alto abbaio e rieccoli lì tutti con le forche solo che questa volta fatti esperti dallo Scacco subito per prima cosa occuparono gli alberi intorno salendoci con scale a pioli e di là coi tridenti e Rastrelli li circondavano a terra i cani in quel diramare di uomini super le piante non capirono subito da che parte a izzarsi e restarono un po' sparpagliati ad abbaiare A muso all'aria così e la druncoli poterono buttarsi svelti a terra correre via ognuno da una parte in mezzo ai cani disorientati E se qualcuno di loro prese a un morso in un polpaccio o una bastonata o una pietra i più sgombrarono sani il campo restò Cosima scendi gli gridavano gli altri salvandosi che fai dormi terra Finché la piega è sgombra ma lui stretto coi ginocchia al ramo sguainò lo Spadino dagli alberi vicini gli agricoltori sporgevano le forche legate in cima a bastoni per arrivarlo e Cosimo mollinando lo Spadino le teneva lontane finché non gliene portarono una in pieno petto inchiodandolo al tronco ferma gridò una voce è il baroncino di piovasco cosa fa signorino costa su come mai sei mischiato con quella marmaglia Cosimo riconobbe giuade la vasca un manette di nostro padre le forche si ritirarono molti della squadra si tolsero il cappello anche il mio fratello sollevò con due dita il Tricorno dal capo e si inchinò Ehi vai giù legate ai cani gridarono quelli fatelo scendere Può scendere signorina ma stia attento che l'albero è alto aspetti le mettiamo una scala poi la riaccompagna a casa io No grazie grazie disse mio fratello non mi incomodate so la mia strada sola la mia strada da me spari dietro il tronco e riapparve su un altro ramo girò ancora dietro il tronco e riapparve un ramo più su sparidi dietro il tronco ancora e se ne Videro solamente i piedi su un ramo più alto Perché sopra c'erano fitte Fronde e i piedi saltarono e non si vede più niente Dove è andato si dicevano gli uomini e non sapevano Dove guardare su o giù Eccolo era in cima a un altro albero distante esparì Eccolo era in cima a un altro ancora ondeggiava come portato dal vento e fece un salto è caduto No è là se ne vedeva sopra lo svettare dal verde solo il Tricorno ed il codino Ma che padrone ci hai chiesero quelli a juate la vasca è uomo o animale selvatico o il diavolo in persona giù a della vasca era arrestato senza parola si segnò su digli il canto di Cosimo una specie di grido solfeggiato o la sinfo rosa 5 la sinfo rosa a poco a poco nei discorsi della druncoli Cosimo apprese molte cose sul conto di questo personaggio con quel nome essi chiamavano una ragazzina delle ville che girava su di un Cavallino nano bianco ed era entrata in amicizia con loro straccioni e per un certo tempo li aveva protetti e anche prepotente come era comandati correva sul cavallino bianco le strade e i sentieri e quando vedeva frutta matura in frutteti incustoditi li avvertiva e accompagnava il loro assalti da cavallo come un ufficiale portava Appeso al collo un corno da caccia mentre loro saccheggiavano Mandorli o peli incrociava sul cavallino su e giù per le costiere donde si dominava la campagna e appena vedeva movimenti sospetti di padroni o contadini che potevano scoprire i ladri e piombar loro addosso dava fiato al Corno a quel suono e i monelli saltavano dagli alberi e correvano via così non erano mai stati sorpresi Finché la bambina era rimasta con loro cosa fosse successo poi era più difficile da capire quel tradimento che sinfo Rosa aveva commesso ai loro danni un po' pareva fosse lavarli attirati nella sua villa a mangiar frutta e poi fatti bastonare dai servi un po' pareva fosse l'aver prediletto uno di loro un certo bello re che per questo veniva ancora canzonato e nello stesso tempo un altro un certo ugasso e averli messi l'uno contro l'altro e che appunto quella bastonatura dei Servi non fosse stata in occasione di un furto di frutta ma da una spedizione dei due beniamini gelosi che si erano finalmente alleati contro di lei Oppure si parlava anche di certe torte che lei aveva promesso a loro ripetute volte e finalmente dato ma condite d'olio di ricino per cui erano stati a torcersi la pancia per una settimana Qualche episodio di questi o sul tipo di questi oppure tutti questi episodi insieme avevano fatto sì che tra sinforosa e la banda ci fosse stata una rottura ed essi ora parlavano di lei con rancore ma insieme con rimpianto Cosimo ascoltava queste cose tutto orecchie assentendo come se ogni particolare si decomponesse in un'immagine a lui nota e alla fine si decise a chiedere Ma in che Villa sta questa sinforosa ma come vuoi dire che non la conosci Cini la sinforosa della villa d'onda Riva Cosimo non aveva certo bisogno di quella conferma per essere sicuro che l'amica dei vagabondi era Viola la bambina dell'altalena era Io credo proprio perché lei gli aveva detto di conoscere tutti i ladri di frutta dei dintorni che lui si era messo subito in cerca della banda pure da quel momento la smania che lo muoveva se pur sempre indeterminata si fece più acuta avrebbe voluto ora guidare la banda a saccheggiare le piante della villa d'onda Riva ora mettersi al servizio di lei contro di loro magari prima incitandoli ad andare a darle noia per poi poterla difendere ora far bravura Che indirettamente le giungessero all'orecchio è in mezzo a questi propositi seguiva sempre più straccamente la banda e quando loro scendevano dagli alberi lui restava solo è un velo di malinconia passava sul suo viso come le nuvole passano sul Sole poi scattava d'improvviso e svelto come un gatto si arrampicava per i rami e trascorreva su frutteti e giardini canterellando tra i denti Chissà che un cantarellare nervoso quasi muto gli occhi fissi in avanti che parevano non vedessero niente e lui si tenesse in equilibrio per istinto Proprio come i gatti così invasato lo vedemmo diverse volte passare sui rami del nostro giardino è là e là scoppiavamo a gridare perché ancora qualunque cosa cercassimo di fare era sempre lui il nostro pensiero e contavamo le ore i giorni che lui era sugli alberi e Nostro padre diceva Emma matto e indemoniato e se la pigliava con l'abate fosse la Flora non c'è Che esorcizzarlo che aspettate voi dico a voi la be cosa state lì con le mani in mano ha il demonio in corpo Mio figlio capite sacre non la batte pareva riscuotersi tutta a un tratto la parola demonio pareva di svegliargli in mente una precisa concatenazione di pensieri e iniziava un discorso teologico molto complicato su come andasse rettamente Intesa la presenza del demonio e non si capiva se volesse contraddire mio padre o parlare così in generale Insomma non si pronunciava sul fatto se una relazione tra il demonio e il mio fratello fosse da reputarsi possibile ora escludersi a priori Il barone si spazientiva lo abbatte perdeva il filo io ero già annoiato in nostra madre invece lo Stato l'ansietà materna sentimento fluido che sovrasta tutto si era consolidato come in lei dopo un po' Tendeva a fare ogni sentimento indecisioni pratiche e ricerche di strumenti adatti come devono risolversi appunto le preoccupazioni di un generale aveva scovato un cannocchiale da campagna lungo col treppiede ci applicava l'occhio e così passava alle ore sulla terrazza della villa regolando continuamente le lenti per tenere a fuoco il ragazzo in mezzo al fogliame anche quando noi avremmo giurato che era fuori raggio lo vedi ancora Le chiedeva dal giardino Nostro padre che andava avanti e indietro sotto gli alberi e non riusciva a scorgere mai Cosimo se non quando l'aveva proprio sulla testa la generalessa faceva accenno di si e insieme di star zitti che non la disturbassimo come seguisse movimenti di truppe su un'altura era chiaro che a volte non lo vedeva per nulla ma si era fatta l'idea Chissà perché che dovesse rispuntare in quel dato posto e non altrove e ci teneva puntato il cannocchiale ogni tanto trasse es doveva pure mettere ad essersi sbagliato e allora staccava l'occhio dalla lente e si metteva a esaminare una mappa catastale che teneva aperta sulle ginocchia con una mano ferma sulla bocca in un atteggiamento pensoso e l'altra che seguiva e geroglifici della carta finché non stabiliva il punto in cui suo figlio doveva esser giunto e calcolata all'angolazione puntava Il cannocchiale su una qualsiasi cima ad albero in quel mare di foglie metteva lentamente a fuoco le lenti e da come le appariva sulle labbra un tiepido sorriso capivamo che l'aveva visto che lui era lì davvero Allora Ella poneva mano a certe bandierine colorate che aveva accanto allo sgabello e ne sventolava una e poi l'altra con movimenti decisi ritmati come messaggi in un linguaggio convenzionale io ne provai un certo dispetto perché non sapevo che nostra madre possedesse quelle bandierine e le sapesse maneggiare e Certo sarebbe stato bello se ci avesse insegnato a giocare con lei alle bandierine soprattutto prima quando eravamo tutti e due più piccoli ma nostra madre non faceva mai nulla per gioco e adesso non c'era più da sperare devo dire che con tutta la sua attrezzatura da battaglia rimaneva pur sempre madre lo stesso col cuore stretto in gola È il fazzoletto a pallottolato in mano però si sarebbe detto che fare la generalessa a riposasse o che vivere questa apprensione in veste da generalista anziché di semplice madre le impedisse di esserne straziata proprio perché era una donnina delicata che per unica difesa aveva quello stile militare ereditato dai von Kurt Vizze era lì che agitava una di quelle sue banderuole guardando nel cannocchiale Ed ecco che si illumina Tutta in viso e ride capimmo che cose molli aveva risposto come non so forse sventolando il cappello o facendo svettare un ramo Certo che da allora nostra madre cambiò non ebbe più l'apprensione di prima e seppure il suo destino di madre fu così diverso da quello ad ogni altra con un figlio così strano e perduto alla consueta vita degli affetti lei quella stranezza di Cosimo finì per accettarla prima di tutti noi come fosse paga ora di quei saluti che di là in poi ogni tanto imprevedibilmente le mandava di quei silenziosi messaggi che si scambiavano Il curioso fu che nostra madre non si fece alcuna illusione che Cosimo avendole mandato un saluto si disponesse a metter fine alla sua fuga e a tornar tra noi in questo stato d'animo invece viveva perpetuamente Nostro padre e ogni Paul minimano novità che riguardasse Cosimo lo faceva almanaccare Ah sì Avete visto tornerà la nostra madre la più lontana da lui forse pareva la sola che riuscisse ad accettarlo com'era Forse perché non tentava di Darsene una spiegazione ma torniamo a quel giorno dietro la nostra madre fece Capolino un momento pure Battista che non sa faceva quasi mai e con aria Soave pretendeva un piatto con certa pappa e alzava un cucchiaino Cosimo vuoi Si prese uno schiaffo da suo padre E tornò in casa chissà quale mostruosa poltiglia aveva preparato nostro fratello era scomparso io smaniavo di seguirlo soprattutto adesso che lo sapevo partecipi alle imprese di quella banda di piccoli Pezzenti e mi pareva che mi avesse aperto le porte di un regno nuovo da guardare non più con paurosa diffidenza ma consolidale entusiasmo facevo la spola tra la terrazza e una baino alto da dove potevo spaziare sulle chiome degli alberi e di là più con l'udito che con la vista seguivo gli scopi di gazara della banda per Gli orti vedevo le cime dei Ciliegi agitarsi ogni tanto affiorarne una mano che testava e strappava una testa spettinata o incappucciata in un sacco e tra le voci sentivo anche quella di Cosimo e mi chiedevo Ma come fa a essere laggiù ora ora è poco era qui nel parco fa già più svelto di uno scoiattolo erano sui Rossi Susini sopra la vasca grande ricordo quando si sentì il corno anch'io Ludi ma non ci feci caso non sapendo cos'era ma loro mio fratello mi raccontò che restarono ammutoliti e nella sorpresa di risentire il corno pareva non si ricordassero che era un segno l'allarme Ma si domandavano soltanto se avevano sentito bene se era di nuovo sinforosa che girava per le strade col Cavallino nano per avvertirli dei pericoli a un tratto si scatenarono via dal frutteto ma non fuggevano per fuggire fuggivano per cercare lei per raggiungerla solo Cosimo resto lì il viso rosso come una fiamma ma appena ebbe visto correre I Monelli e capito che andavano da lei prese a speaker salti sui rami rischiando di rompersi il collo ad ogni passo viola era una curva ad una strada in salita ferma una mano con le briglie posato sulla criniera del Cavallino l'altra che brandiva il frustino guardava di sotto in su questi ragazzi e si portava alla punta del frustino alla bocca mordicchiandolo il vestito era Azzurro il corno era dorato appeso con una catenina al collo i ragazzi saranno Fermati tutti insieme e anche loro mordicchiavano susine o dita o cicatrici che avevano sulle mani o sulle braccia o lembi dei sacchi e pian piano dalle loro bocche mordicchianti quasi costretti per vincere un disagio non spinti da un vero sentimento se mai desiderosi d'essere contraddetti principirono a dire frasi quasi senza voce che suonavano in cadenza come se cercassero di cantare cosa venuta a fare sinforosa ora ritorni non sei più nostra compagna vigliacca uno sfrascar sui rami ed ecco da un alto fico a faccia il capo Cosimo trafoglia e foglia ansando lei di sotto in su con quel frustino in bocca guardava lui e loro appiattiti Tutti nello stesso sguardo Cosimo non resta ancora con la lingua fuori sbottò sai che non sono mai sceso dagli alberi da allora le imprese che si basano su di una tenacia interiore devono essere mute e Oscure per poco uno le dichiari o se né Glori tutto appare fatuo senza senso addirittura meschino così mio fratello Appena pronunciato quelle parole non avrebbe mai voluto averle dette e non gli importava più niente di niente e gli venne addirittura voglia di scendere e farla finita tanto più quando Viola si tolse lentamente il frustino di bocca e disse con un tono gentile Ah sì Bravo Merlo dalle bocche di quei pidocchiosi cominciò a muggire una risata prima ancora che si aprissero e scoppiassero in ululati a crepa pancia e Cosimo lassù Sol il fico ebbe un tale soprassalto di rabbia che il fico essendo di legno traditore non resse un ramo si spaccò sotto i suoi piedi Cosimo precipitò come una pietra cadde a braccia aperte non Si tenne fu quella l'unica volta a dire il vero durante il suo soggiorno sugli alberi di questa terra che non ebbe la volontà e l'istinto di tenersi aggrappato se non che un lembo di coda della marsina gli si impigliò un ramo basso Cosimo ha quattro spalle da terra si ritrovò appeso per aria con la testa in giù il sangue è la testa Gli pareva spinto dalla stessa forza del rossore di vergogna e il suo primo pensiero sborando gli occhi all'incontrario e vedendo capovolti i ragazzi ululanti o rappresi da una generale furia di capriole in cui ricomparivano a uno a uno tutti per il verso giusto come Aggrappati a una terra ribaltata sull'abisso e la bambina bionda volante sul cavallino impennato il suo pensiero fu soltanto che quella era stata la prima volta che lui aveva parlato del suo stare sugli alberi e sarebbe stata anche l'ultima con un guizzo dei suoi S attaccò Al Ramo e si riportò a cavalcioni Viola ha ricondotto Il Cavallino alla calma Ora pareva non aver badato nulla di ciò che era successo Cosimo dimenticò all'istante il suo smarrimento la bambina portò il corno alle labbra e levò la Cupa nota dell'allarme a quel suono i monelli cui commentò più tardi Cosimo la presenza di Viola metteva in corpo Una eccitazione stranita come di lepri Al Chiar di Luna si lasciarono andare alla fuga si lasciarono andare così come a un istinto pur sapendo che lei aveva fatto per gioco e facendo anche loro per gioco e correvano giù per la discesa imitando il suono del Corno dietro a lei che galoppava sul cavallino dalle gambe corte e andavano così alla cieca giù a rotta di collo che ogni tanto non se la trovavano più davanti aveva scartato e la corsa fuoristrada seminandoli lì per dove andare galoppava giù per gli Oliveti che scendevano a Valle in uno smussato digradar di Prati e cercava l'olivo sul quale in quel momento stava arrancando Cosimo e gli faceva un giro intorno al galoppo e rifuggiva via e poi di nuovo Eccola il piede di un altro Olivo mentre tra le fronde si appigliava mio fratello e così seguendo linee contorte come i rami degli Olivi scendevano insieme per la valle e la druncoli quando se ne accorsero e Videro la tresca di quei due di ramo in sella tutto insieme principiarono a fischiare un fischio maligno di dileggio elevando alto questo fischio si allontanavano giù verso Porta capperi la bambina e mio fratello restarono soli a rincorrersi nell'oliveto ma con delusione Cosimo noto che sparita la marmaglia l'allegria di Viola a quel gioco Tendeva a sbiadire Come già stesse per cedere alla noia e gli venne il sospetto che lei facesse tutto solo per far arrabbiare quegli altri ma insieme anche la speranza che adesso facesse apposta per fare arrabbiare lui quel che è certo è che aveva sempre bisogno di far arrabbiare qualcuno per farsi più preziosa tutti i sentimenti appena percepiti questi da Cosimo ragazzo in realtà rampava per quelle ruvide e cortecce senza capir nulla come un allocco immagino al giro ad un dosso Ecco si leva una minuta violenta sassaiola di ghiaino la bambina protegge il capo dietro il collo del Cavallino e scappa mio fratello su un gomito di ramo ben in vista rimane sotto il tiro Ma i sassolini arrivavano lassù troppo obliqui per far male tranne qualcuno in fronte o nelle orecchie fischiano e ridono quegli scatenati gridano si porosa è una schifosa e scappano via ora i monelli sono arrivati a Porta capperi guarnita di cascate Verdi di capperi giù per le mura dalle catapecchie intorno viene un gridio di madri Ma questi sono bambini che la sera le madri non gridano per farli tornare Ma gridano perché sono tornati Perché vengono a cena a casa invece di andare a cercarsi da mangiare altrove attorno a Porta capperi in casupole e baracche ed assi carrozzone zoppicanti tende e rassiepata la gente più povera dombrosa così povera da essere tenuta fuori dalle porte della città e lontana dalle campagne gente e sciamata via da terre e paesi lontani cacciata dalla carestia e dalla miseria che si espandeva in ogni Stato era il tramonto e Donne spettinate con bimbi al seno sventolavano fornelli fumosi e mendicanti si stendevano al fresco sbentando le piaghe altri giocando a dadi con rotti urli i compagni della banda della frutta Ora si mischiavano a quel fumo di fritture e a quegli alterchi prendevano ma rovesci dalle madri Si azzuffavano tra loro rotolando nella polvere e già i loro stracci avevano preso il colore di tutti gli altri stracci e la loro allegria da uccelli invischiata in quella agromarsi umano si sfaceva in una densa insulsaggine tanto che all'apparizione della bambina bionda al galoppo e di Cosimo sugli alberi intorno alzarono Appena gli occhi intimiditi si ritirarono in là cercarono di perdersi fra il polverone e il fumo dei fornelli come se tra loro si fosse d'improvviso alzato un muro tutto questo per loro due fu un momento un girare d'occhi ora Viola si era lasciata alle spalle il fumo delle baracche che si mischiava con L'ombra della Sera E gli strilli delle donne e dei bambini e correva tra i pini della spiaggia la c'era il mare si sentiva rotolare nei sassi era scuro un rotolino più sferragliante era il cavallino che correva sprizzando scintille contro i ciottoli da un bassopino contorto mio fratello guardava l'ombra Chiara della bambina bionda Attraversare la spiaggia un'onda appena crestata si levò dal mare nero si innalzò remboccandosi Ecco veniva Avanti tutta bianca si rompeva e L'ombra del cavallo con la ragazzina l'aveva sfiorata a gran carriera e sulpino a Cosimo uno spruzzo bianco d'acqua salata bagnò il viso 6 quelle prime giornate di Cosimo sugli alberi non avevano scopi o programmi Ma erano dominate soltanto dal desiderio di conoscere e possedere quel suo regno avrebbe voluto subito esplorarlo fino agli estremi confini studiare tutte le possibilità che esso gli offriva scoprirlo pianta per pianta e Ramo per ramo dico avrebbe voluto Ma di fatto ce lo vedevamo di continuo ricapitare sulle nostre teste con quell'aria indaffarata e rapidissima degli animali selvatici che magari li si vedono anche fermi acquattati ma sempre come se fossero sul punto di balzare via perché tornava nel nostro parco a vederlo volteggiare da un Platano a un Leccio nel raggio del cannocchiale di nostra madre si sarebbe detto che la forza che lo spingeva la sua passione dominante era pur sempre quella polemica con noi il farci stare in pena o in rabbia dico noi perché di me non ero ancora riuscito a capire cosa pensasse quando aveva bisogno di qualcosa pareva che l'alleanza con me non potesse mai esser messa in dubbio altre volte mi passava sulla testa come nemmeno mi vedesse Invece qui era soltanto di passaggio era il muro della Magnolia che lattirava era là che lo vedevamo scomparire a tutte le ore anche quando la ragazzina bionda Non era certo ancora alzata o quando già lo stuolo di governanti o zie doveva averla fatta a ritirare nel giardino dei Don d'aliva i rami si protendevano come proboscidi di straordinaria animali e dal suolo sapevano stelle di foglie seghettate dalla Verde pelle di rettile e ondeggiavano gialli e lievi bambù con rumore di carta dall'albero più alto Cosimo nella smania di godere fino in fondo quel diverso verde e la diversa luce che ne traspariva e il diverso silenzio si lasciava andare a testa in giù e il giardino capovolto diventava foresta una foresta non della terra un mondo nuovo Allora appariva viola Cosimo la vedeva all'improvviso già sull'altalena che si dava lo slancio oppure sulla sella del cavallo nano o sentiva levarsi dal fondo del giardino La Cupa nota del Corno da caccia i marchesi ronda Riva delle scorribande della bambina non si erano mai dati pensiero Finché lei andava a piedi Aveva tutte le zie dietro appena montava in sella era libera come l'aria perché le zie non andavano a cavallo e non potevano vedere dove andava e poi la sua confidenza con cui vagabondi era un'idea troppo inconcepibile per poter sfiorare le loro teste ma di quel baroncino che si intrufolava superi rami Se ne erano subito accorte e stavano all'erta pur con una certa aria di superiore di sdegno Nostro padre invece dell'amarezza per la disobbedienza di Cosimo ne faceva tutt'uno con la sua avversione per i Donda Riva quasi volesse dar loro la colpa come se fossero loro che attiravano suo figlio nel loro giardino e lo ospitavano e lo incoraggiavano in quel gioco ribelle tutto a un tratto prese la decisione di fare una battuta per catturare Cosimo e non nei nostri Poderi ma proprio mentre si trovava nel giardino dei donnariva quasi a sottolineare questa intenzione aggressiva verso i nostri vicini non volle essere lui a guidare la battuta a presentarsi di persona ai d'onda Riva chiedendo che gli restituissero suo figlio il che per quanto ingiustificato sarebbe stato un rapporto su di un piano dignitoso tra Nobili uomini ma ci Mandò una truppa di servitoria gli ordini del Cavaliere avvocato Enea Silvio Carrega vennero questi servitori armati di scale e corde ai cancelli donna Riva il cavaliere avvocato inzimarra e Fez far fogliose li lasciavano entrare e tante scuse Le perle e famiglie dei Donda Riva credettero che fossero venuti per certe potature di piante nostre che sporgevano nel loro e poi alle mezze parole che diceva il cavaliere acchiappian guardando tra i rami a naso in su e facendo piccole corse tutte sghembe domandarono ma cosa vi è scappato un pappagallo il figlio e il primogenito il rampollo disse il cavaliere avvocato in fretta in fretta e fatta appoggiare una scala un castagno d'India prese a salirci lui stesso tra i rami si vedeva seduto a Cosimo che dondolava le gambe come niente fosse Viola come niente fosse anche lei se ne andava per i dialetti a giocare col cerchio e servitori porgevano Al Cavaliere avvocato delle corde che chissà mai come manovrate dovevano servire a catturare mio fratello ma Cosimo prima che il cavaliere fosse giunto a metà scala era già in cima a un'altra pianta il cavaliere fece spostare la scala e così quattro cinque volte e ogni volta rovinava un aiuola e Cosimo in due salti passava sull'albero vicino Viola Si vide tutta a un tratto circondata da zie e da vice zie condotta in casa e chiusa dentro perché non assistesse a quel trambusto Cosimo spezzò un ramo e brandendolo con due mani diede una bastonata fischiante nel vuoto Ma non potete andare nel vostro spazioso parco a continuare questa caccia Cari signori disse il marchese d'onda Diva apparendo solennemente sulla gradinata della villa in vestaglia e papalina il che lo rendeva stranamente simile al Cavaliere avvocato dico a voi famiglia tutta piovasco di Rondò e fece un largo gesto circolare che abbracciava il baroncino sull'albero lo zio naturale i servitori E al di là del muro tutto quel che vera di nostro sotto il sole a quel punto Enea Silvio Carrega cambiò trottarello vicino al Marchese e come niente fosse farfugliando prese a parlargli dei giochi d'acqua della Vasca lì davanti e di come gli era venuta l'idea di uno zampillo ben più alto ed effetto che poteva anche servire cambiando una rosetta ad annaffiare i prati Questa era una nuova prova di quanto imprevedibile e infida fosse l'indole del nostro zio naturale era stato mandato lì dal Barone con un preciso incarico e con un'intenzione di ferma polemica nei riguardi dei vicini che c'entrava di mettersi a ciarlare amichevolmente col Marchese come volesse ingraziarselo Tanto più che queste qualità di conversatore è il cavaliere avvocato le dimostrava soltanto quando gli tornava comodo e proprio alle volte che si faceva affidamento sul suo carattere a ritroso è il bello fu che il marchese gli diede retta e gli fece domande e lo portò con sé a esaminare tutte le vasche e gli zampilli vestiti uguale entrambi con quelle palandrane lunghe lunghe alti pressapoco uguale che si poteva scambiarli e dietro la gran truffa dei famigli nostri e loro alcuni con scale sulle spalle che non sapevano più cosa fare intanto Cosimo saltava indisturbato sugli alberi vicini alle finestre della villa cercando di scoprire oltre le tendine la stanza dove avevano chiuso Viola la scomparsa finalmente e gettò una bacca contro l'impanata saperse la finestra apparve il viso della ragazzina bionda e disse per colpa tua sono qui reclusa rinchiuse tirò la tenda Cosimo fu a un tratto disperato quando mio fratello era preso dalle sue furie c'era davvero di che stare in ansia vedevamo correre e se la parola correre ha senso tolta dalla superficie terrestre è riferita a un mondo di sostegno irregolari a diverse altezze con in mezzo il vuoto e da un momento all'altro Pareva che dovesse mancargli il piede e cadere cosa che mai avvenne saltava muoveva passi rapidissimi su di un ramo obliquo si appendeva e sollevava di scatto a un ramo superiore e in quattro o cinque di questi precari zig zag era sparito dove andava quella volta corse e corse dai Lecci Agli Olivi ai faggi e fu nel bosco si fermò ansante sotto di lui si distendeva a un prato il vento basso vi muoveva un onda per i ciuffi fitti dell'erba in un cangiare sfumature di verde volavano impalpabili piume dalle sfere di quei fiori di etti soffioni In mezzo c'era un pino isolato irraggiungibile con Pigne e oblunghe i rampichini rapidissimi uccelli color marrone picchettato si posavano sulle Fronde fitte d'aghi in punta in posizioni sghembe alcuni capovolti con la coda in su e il becco in basso e beccavano bruchi e pinoli quel bisogno di entrare in un elemento difficilmente possedibile che aveva spinto mio fratello a far sua e le vie degli alberi ora gli lavorava ancora dentro ma il soddisfatto e gli comunicava la smania di una penetrazione più minuta non rapporto che lo legasse a ogni foglia e scaglia è più una e frullo era Quell'amore che all'uomo Cacciatore per ciò che è vivo e non sa esprimerlo altro che puntandoci il fucile Cosimo ancora non lo sapeva riconoscere e cercava di sfogarlo accanendosi nella sua esplorazione il bosco era fitto in praticabile cosemo doveva aprirsi la strada a colpi di Spadino e a poco a poco dimenticava ogni sua smania tutto preso dai problemi coi via via si trovava di fronte e da una paura che non voleva riconoscere ma c'era di star troppo allontanandosi dai luoghi familiari così facendosi Largo nel folto giunse nel punto dove vide due occhi che lo fissavano gialli tra le foglie dritto davanti a sé Cosimo mise avanti lo Spadino scostò un ramo lo lasciò ritornare piano al suo posto trasse un sospiro di sollievo Rise del timore provato aveva visto di chi erano quegli occhi gialli erano d'un gatto l'immagine del gatto appena vista scostando il ramo restava nitida Nella sua mente e dopo un momento Cosimo era di nuovo tremante di paura perché quel gatto in tutto uguale a un gatto era un gatto terribile spaventoso da mettersi a gridare al solo vederlo non si può dire cosa avesse di tanto spaventoso era una specie di Soriano più grosso di tutti i Soriani Ma questo non voleva dire niente era terribile nei baffi Dritti come aculei d'istrice nel soffio che si sentiva quasi più con la vista che con l'udito uscire di tra una doppia fila di denti affilati Comencini negli orecchi che erano qualcosa di più che Aguzzi erano due fiamme di tensione guarnite ad una falsamente tenue peluria nel pelo tutto ritto che gonfiava attorno al collo ratto un collare biondo e di lì si dipartivano le strie che frenevano sui fianchi come carezzandosi da sé nella coda ferma in una posa così innaturale da parere insostenibile a tutto questo che Cosimo aveva visto in un secondo dietro il ramo subito lasciato tornare al proprio posto si aggiungeva quello che non aveva fatto in tempo a vedere ma si immaginava e il ciuffo esagerato di pelo che attorno alle zampe mascherava La Forza lancinante degli unghelli pronti a scagliarsi contro di lui è quello che vedeva ancora le iridi gialle il che lo fissavano tra le foglie Ruotando intorno alla pupilla nera e quello che sentiva il bafonchio sempre più Cupo e intenso tutto questo gli fece capire di trovarsi davanti al più feroce gatto selvatico del Bosco Tavano tutti i cinguettii e di Frulli saltò il gatto selvatico ma non contro il ragazzo un salto quasi verticale che stupì Cosimo più che spaventarlo lo spavento Venne dopo vedendosi il felino su un ramo proprio sopra la sua testa era là era attratto ne vedeva la pancia dal lungo pelo quasi bianco le zampe Tese con le unghie nel legno mentre inarcava il dorso e faceva e si preparava certo a piombare su di lui Cosimo con un perfetto movimento neppure ragionato passò su di un ramo più basso fece il gatto selvatico e ad ognuno degli faceva un salto uno in là e uno in qua e si ritrovò sul ramo sopra Cosimo mio fratello ripete la sua mossa ma venne a trovarsi a cavalcioni del ramo più basso di quel faggio sotto il salto fino a terra era di una certa altezza ma non tanto che non fosse preferibile saltare giù Piuttosto che aspettare cose avrebbe fatto la bestia appena avesse finito di mettere quello straziante suono tra il soffio e il gnaolio Cosimo sollevò una gamba quasi fosse per saltar giù ma come in lui si scontrassero due istinti quello naturale di porsi in Salvo è quello dell'ostinazione di non scendere a costo della vita strinse nello stesso tempo le cosce e le ginocchia al ramo al gatto parve che fosse quello il momento di buttarsi mentre il ragazzo era lì oscillante gli volò addosso in una ruffio di pelo unghie irte e soffia cose ma non sempre far di meglio che chiudere gli occhi e avanzare lo Spadino una mossa da scemo che il gatto facilmente evitò e gli fu sulla testa sicuro di portarlo giù con sé sotto le unghie un artigliata prese Cosimo sulla guancia ma invece di cadere Serrato come era a ramo coi ginocchi Sal lungo arrivarso lungo il ramo Tutto il contrario di quel che si aspettava il gatto il quale si trovò sbalestrato di fianco a cader lui volle trattenersi piantare gli undielli nel ramo ed in quel guizzo girò su se stesso nell'aria un secondo quanto bastò a Cosimo in un improvviso slancio di Vittoria Per avventargli contro un affondo nella pancia e infilarlo gnarlante allo Spadino era salva lordo di sangue con la bestia selvatica stecchita sullo Spadino come uno spiedo è una guancia strappata da sotto l'occhio al mento da una Triplice a unghiata urlava di dolore e di Vittoria e non capiva niente e si teneva stretto al ramo alla spada al cadavere di gatto nel momento disperato di chi ha vinto la prima volta ed ora sa che strazio è vincere e sa che ormai impegnato a continuare la via che ha scelto e non gli sarà dato lo scampo di chi fallisce così lo vidi arrivare per le piante tutto insanguinato fin sul panciotto il codino disfatto sotto il Tricorno sformato e reggeva per la coda quel gatto selvatico morto che adesso pareva un gatto e basta corsi dalla generalessa sul terrazzo signor madre gridai è ferito come è già puntava il cannocchiale ferito che sembra un ferito disse Io e la generalessa parve trovare pertinente la mia definizione Perché tenendogli dietro col cannocchiale mentre saltava più svelta che mai disse subito si diede da fare a preparare garza e cerotti e balsami come dovesse rifornire l'ambulanza ad un battaglione e diede tutto a me che glielo portassi senza che nemmeno la sfiorasse la speranza che lui dovendosi far medicare si decidesse a ritornare a casa io col pacco delle bende corsi nel parco e mi mise ad aspettarlo sull'ultimo Gelso vicino al muro dei Donda Riva perché lui era già scomparso giù per la Magnolia nel giardino dei tonda riva e gli apparve trionfante con la bestia uccisa in mano e cosa vide nello spiazzo davanti alla villa una carrozza pronta per partire con i servi che caricavano i bagagli sull'imperiale è in mezzo a uno stuolo di governanti e zie nere e severissime Viola vestita da viaggio che abbracciava Il marchese e la marchesa viola credo e alzò il gatto per la coda dove vai tutta la gente attorno alla carrozza al solo sguardo sui rami e al vederlo lacero sanguinante con quell'aria da pazzo con quella bestia morta in mano Ebbero un motto di raccapriccion e come prese da una furia tutte le zie spingevano la bambina verso la carrozza Viola Si voltò al naso in su e con aria di dispetto un dispetto annoiato e sussiegoso contro i parenti che però poteva anche essere contro Cosimo scandì certo rispondendo alla domanda di lui mi mandano in collegio e si voltò per salire in carrozza non l'aveva degnato ad uno sguardo né lui né la sua caccia già era chiuso lo sportello Il Cocchiere era in Serpa e Cosimo che ancora non poteva ammettere Quella partenza cercò Ad attrarre l'attenzione di lei di farle capire che dedicava a lei quella cruenta Vittoria ma non seppe spiegarsi altrimenti che gridandole io ho vinto un gatto la frusta diede uno schiocco la carrozza tra lo sventolio dei fazzoletti delle zie partì e dallo sportello Si udì un Ma bravo di Viola non si capisce ed entusiasmo di dileggio questo fu il loro addio e in Cosimo la tensione il dolore dei graffi la delusione di non aver Gloria della sua impresa la disperazione di quell'improvvisa separazione tutto si ingorgo e di ruppe in un pianto feroce pieno d'orla e di strida e rametti strappati inveivano le zie e tutti i famigli dei Donda riva accorrevano con lunghi bastoni o tirando sassi per cacciarlo Cosimo scagliò il gatto morto in faccia a chi gli venne sotto singhiozzando e urlando i servi raccattarono la bestia per la coda e la buttarono in un letamaio quando Seppi che la nostra vicina era partita per un poco sperai che Cosimo sarebbe sceso non so perché collegavo con lei o anche con lei la decisione di mio fratello di restare sugli alberi invece non se ne parlò nemmeno salì io a portargli bende e cerotti e se medico da sei i graffi del viso e delle braccia poi volle una lenza con un uncino se ne servi per ripescare dall'alto ad un Olivo che sporgeva sulle tamaio dei tonda Riva il gatto morto lo scuoiò con ciò alla meglio il pelo e se ne fece un berretto fu il primo dei berretti di pelo che gli vedemmo portare per tutta la vita 7 l'ultimo tentativo di catturare Cosimo fu fatto da nostra sorella Battista e iniziativa sua naturalmente compiuta assenza consultarsi con nessuno in segreto come faceva lei le cose uscì nottetempo con una caldaia di rischio e una scala a pioli e invischiò un carrubo dalla cima al piede era un albero su cui Cosimo usava posarsi ogni mattina al mattino sul carrubo si trovarono appiccicati cardellini che battevano le ali scriccioli tutti avviluppati nella poltiglia farfalle notturne foglie portate dal vento una coda di scoiattolo e anche una falda strappata dalla marsina di Cosimo Chissà se egli si era seduto su un ramo ed era poi riuscito a liberarsi o se invece è più probabilmente dato che da un po' non lo vedevo portare la marsina quel brandello ce l'aveva messo apposta per prenderci in giro comunque l'albero restò laidamente imbrattato di Vischio e poi seccò cominciamo a convincerci che Cosimo non sarebbe più tornato anche Nostro padre da quando mio fratello saltava per gli alberi di tutto il territorio dombrosa e il Barone non osava più farsi vedere in giro Perché temeva che la dignità Ducale fosse compromessa si faceva sempre più pallido e scavato in volto e non so fino a che punto la sua fosse ansia paterna E fino a che punto preoccupazione di conseguenze dinastiche Ma le due cose ormai facevano tutt'uno perché Cosimo era il suo primogenito erede del titolo e se mal si può dare un Barone che salta sui rami come un Francolino meno ancora si può mettere che lo faccia un Duca sia pur fanciullo e il titolo controverso non avrebbe Certo in quella condotta dell'erede trovato un argomento di sostegno preoccupazioni inutili si intende perché delle veleità di nostro padre gli ambrosotti ridevano e i nobili che avevano ville là intorno lo tenevano per matto Ormai tra i nobili era in valso l'uso ad abitare in villa in luoghi ameni più che nei castelli dei feudi e questo faceva già sì che si tendesse a vivere come privati cittadini a evitare le noie che andava più a pensare all'antico Ducato dombrosa E il bello dombrosa è che era casa di tutti e di nessuno legata a certi diritti verso i marchesi e donna Riva signori di quasi tutte le terre Ma da tempo libero comune tributario della Repubblica di Genova noi ci potevamo stare tranquilli tra quelle terre che avevamo ereditato ed altre che avevamo comprato per niente dal comune in un momento che era pieno di debiti cosa si poteva chiedere di più c'era una piccola società nobiliare l'intorno con ville e parchi ed Orti fin sul mare tutti vivevano in allegria facendosi visita e andando a caccia la vita costava poco sapevano certi vantaggi di chi sta a Corte senza gli impicci gli impegni e le spese di chi ha una famiglia reale a cui badare una capitale una politica Nostro padre invece queste cose non le gustava lui si sentiva un sovrano spodestato e coi nobili del vicinato aveva finito per rompere tutti i rapporti nostra madre straniera si può dire che non ne avesse mai avuti il che aveva anche i suoi vantaggi perché non frequentando nessuno risparmiavamo Molte spese e mascheravamo la penuria delle nostre finanze col popolo dombrosa non è da dire che avessimo rapporti migliori sapete come sono gli ambrosotti gente un po' Greta che bada i suoi negozi in quei tempi si incominciavano a vendere bene i limoni con l'usanza delle limonate zuccherate che si diffondeva nelle classi ricche e avevano piantato orti di limoni dappertutto è riattato il porto rovinato dalle incursioni dei pirati tanto tempo prima in mezzo tra Repubblica di Genova possessi del Re di Sardegna regno di Francia e territori vescovili trafficavano con tutti e si infischiavano di tutti Non ci fossero stati quei tributi che dovevano a Genova e che facevano sudare a ogni data desazione motivo ogni anno di tumulti contro gli esattori della Repubblica Il barone di Rondò quando scoppiavano questi tumulti per le tasse credeva sempre che fossero sul punto di venire lì a offrire la corona Ducale Allora si presentava in piazza soffriva agli ambrosotti come protettore Ma ogni volta doveva fare presto a scappare sotto una gragnuola di limoni Marci Allora diceva che era stata tessuta una congiura contro di lui dai Gesuiti come al solito perché si era messo in testa che tra i gesuiti è lui ci fosse una guerra mortale e la campagna non pensasse ad altro che a tramare ai suoi danni in effetti C'erano stati degli screzi per via ad un orto la cui proprietà era contesa tra la nostra famiglia e la compagnia di Gesù ne era sorta una lite e il Barone essendo Allora in buona con il vescovo era riuscito a far allontanare il padre Provinciale dal territorio della diocesi da allora Nostro padre era sicuro che la compagnia mandasse i suoi agenti ad attentare alla sua vita e ai suoi diritti e da parte sua cercava di mettere insieme una milizia di fedeli che liberassero il vescovo a suo parere caduto prigioniero dei Gesuiti e dava asilo e protezione a quanti dai Gesuiti si dichiaravano perseguitati così che aveva scelto come Nostro padre spirituale Quel mezzo giansenista con la testa tra le nuvole dona sola persona Nostro padre si fidava ed era il cavaliere avvocato Il barone aveva un debole per quelle fratello naturale Come per un figliolo unico e disgraziato E Nora non so dire se ce ne rendessimo conto ma certo doveva esserci nel nostro modo di considerare il Carrega un po' di gelosia perché il nostro padre aveva più a cuore quel fratello cinquantenne che noi ragazzi Del resto non eravamo i soli a guardarlo di traverso la generalessa e Battista fingevano di portargli rispetto invece non lo potevano soffrire lui sotto quel apparenza sottomessa se ne infischiava di tutto e di tutti ma è forse ci odiava tutti anche il Barone coi tanto doveva il cavaliere avvocato parlava poco certe volte lo si sarebbe detto sordomuto o che non capisse la lingua chissà come riusciva a fare l'avvocato prima e se già Allora era così stranito prima dei Turchi forse era pur stato persona di intelletto se aveva imparato dai turchi tutti quei calcoli di idraulica L'unica cosa a cui adesso fosse capace di applicarsi e per cui mio padre e ne faceva Lodi esagerate non Seppi mai bene il suo passato né chi fosse stato a sua madre né quali fossero stati in gioventù i suoi rapporti con nostro nonno certo anche lui doveva essergli affezionato per averlo fatto studiare da avvocato e avergli fatto attribuire il titolo di Cavaliere né come fosse finito in Turchia non si sapeva neanche bene se era proprio in Turchia che aveva soggiornato tanto a lungo in qualche stato Barbaresco Tunisi Algeri Ma insomma in un paese maometano e si diceva che si fosse fatto Maometto anno pure lui tanto se ne dicevano che avesse ricoperto cariche importanti grandignitari del sultano idraulico del divano o altro di simile e poi una congiura di Palazzo o una gelosia di donne o un debito di gioco l'avesse fatto cadere in disgrazia e vendere per schiavo si sa che fu trovato incatenato a remare tra gli schiavi in una galera ottomana presa prigioniera dai Veneziani che lo liberarono a Venezia viveva poco più che come un accattone finché non so cos'altro aveva combinato una rissa con chi potesse risale un uomo così schivo lo sa il cielo e finì di nuovo inceppi lo riscattò Nostro padre tramite i buoni uffici della Repubblica di Genova e Ricapito tra noi un omino calvo con la barba nera tutto sbigottito mezzo Mutolo ero bambino ma la scena di quella sera mi è rimasta impressa in fagottato in larghi panni non suoi Nostro padre le impose a tutti come una persona di autorità lo nominò amministratore gli destinò uno studio che Sampdoria riempiendo di carte sempre in disordine il cavaliere avvocato vestiva una lunga zimarra e una papalina a Fez come usavano Allora nei loro gabinetti di studio molti Nobili e Borghesi solo che lui nello studio A dir la verità non ci stava quasi mai e lo si cominciò a veder girare vestito così anche fuori in campagna finì col presentarsi anche a tavola in quelle Foggia turche e la cosa più strana che il nostro padre così attento alle regole mostrò di tollerarlo nonostante i suoi compiti da amministratore il cavaliere avvocato non scambiava quasi mai parola con Castaldi o affittavoli o Manenti data la sua indole Timida e la difficoltà di favella e tutte le cure pratiche il dare ordini lo star dietro alla gente toccavano sempre in effetti a Nostro padre Enea Silvio Carrega teneva i libri dei conti e non so se i nostri affari andassero così male per il modo in cui lui teneva i conti o se i suoi conti andassero così male per il modo in cui andavano i nostri affari e poi faceva calcoli e disegni di impianti di irrigazione e riempiva di linee cifre una gran lavagna con parole in scrittura turca ogni tanto Nostro padre si chiudeva con lui nello studio per ore erano le più lunghe soste che il cavaliere avvocato mi faceva e dopo poco dalla porta chiusa giungeva la voce adirata del Barone gli accenti ondosi di un diverbio Ma la voce del cavaliere non si avvertiva quasi poi la porta si apriva e Cavaliere avvocato usciva con i suoi passetti rapidi nelle falde della zimarra il Fez rito sul cocuzzolo prendeva per una porta finestra e via per il parco e la campagna gridava Nostro padre correndogli dietro ma il fratellastro era già tra i filari della Vigna o in mezzo ai limoniti e si vedeva solo il pezzo rosso procede ostinato tra le foglie Nostro padre li inseguiva chiamandolo dopo un po' li vedevamo ritornare Il barone è sempre discutendo allargando le braccia e il cavaliere piccolo vicino a lui ingobbito i pugni stretti nelle tasche della zimarra 8 in quei giorni Cosimo faceva spesso Sfide con la gente che stava a terra sfide di Mira di destrezza anche per saggiare le possibilità su e di tutto quel che riusciva a fare di là in cima sfidò i monelli al tiro delle piastrelle erano in quei posti vicino a Porta capperi tra le baracche dei Poveri e dei vagabondi da un Leccio mezzo secco e spoglio Cosimo stava giocando a piastrelle quando vide avvicinarsi un uomo a cavallo alto un po' curvo avvolto in un mantello nero riconobbe suo padre la marmaglia si disperse dalle soglie delle catapecchie le donne stavano a guardare Il barone Arminio cavalcò fin sotto l'albero era il rosso tramonto Cosimo era tra i rami spogli si guardarono in viso era la prima volta dopo il pranzo delle lumache che si trovavano così faccia a faccia Erano passati molti giorni le cose erano diventate diverse l'uno e l'altro sapevano che ormai non centravano più le lumache nell’obbedienza dei figli o l'autorità dei padri che di tante cose logiche e sensate che si potevano dire tutte sarebbero state fuori posto Eppure qualche cosa dovevano pur dire date un bello spettacolo di voi cominciò il padre amaramente è proprio degno di un gentiluomo gli aveva dato il voi come faceva nei rimproveri più gravi ma ora quell'uso ebbe un senso di lontananza di distacco un gentiluomo signor padre è tale stando in terra come Stando in cima agli alberi rispose Cosimo e subito aggiunse se si comporta rettamente una buona sentenza ammise gravemente Il barone quanto Dunque ora è poco robavate le susine a un fittavolo era vero mio fratello era preso in castagna cosa doveva rispondere fece un sorriso ma non Altero cinico un sorriso di timidezza e a Rossi anche il padre sorrise un sorriso mesto E chissà perché arrossire anche lui Ora fate comunella coi peggiori bastardi ed accattoni disse poi no signor padre io sto per conto mio e ognuno per il proprio disse Cosimo Fermo vi invito a venire a terra disse Il barone con voce pacata quasi spenta e a riprendere i doveri del vostro stato non intendo obbedirvi signor padre fece Cosimo me ne duole erano a disagio tutti e due annoiati ognuno sapeva quel che l'altro avrebbe detto Ma i vostri studi e le vostre devozioni di Cristiano disse il padre intendete crescere come un selvaggio delle Americhe cosemo tacque erano pensieri che non si era ancora posto e non aveva voglia di porsi poi fece per essere pochi metri più su credete che non sarò raggiunto dai buoni insegnamenti anche questa era una risposta abile ma era già come uno sminuire la portata del suo gesto segno di debolezza dunque la avvertì il padre e si fece più stringente la ribellione non si misura a metri disse anche quando pare di poche spanne un viaggio può restare senza ritorno adesso mio fratello avrebbe potuto dare qualche altra Nobile risposta magari una Massima Latina che ora non me ne viene in mente nessuna ma allora ne sapevamo tante memorie invece saranno annoiato a star lì a fare il Solenne faccio fuori la lingua e gridò Ma io dagli alberi piscio più lontano frase senza molto senso ma che troncava netto la questione come se avessero sentito quella frase si levò un gridio di Monelli intorno a Porta capperi il cavallo del Barone di Rondò ebbe uno scarto Il barone strinse le redini essa avvolse nel mantello come pronto ad andarsene Ma si voltò trasse fuori un braccio dal mantello e indicando il cielo che si era rapidamente caricato di nubi nere esclamò attento figlio C'è chi può pisciare su tutti noi e sprono via la pioggia dal lungo tempo attesa nelle campagne cominciò a cadere a Grosse Rade cocce di tra le catapecchie si sparse un fuggi foggi di Monelli Incappucciati in Sacchi che cantavano Cosimo sparì a brancandosi alle foglie già grondanti che a toccarle rovesciavano docce d'acqua in testa io appena mi accorsi che pioveva fu impera per lui lo immaginavo zuppo mentre si stringeva contro un tronco senza riuscire a scampare alle acquate Oblique è già sapevo che non sarebbe bastato un temporale a farlo ritornare corsi da nostra madre piove che farà Cosimo signora madre la generalessa scostò la tendina e guardò piovere era calma il più grave inconveniente delle piogge è il terreno fangoso stando lassù nei immune ma basteranno le piante a ripararlo si ritirerà nei suoi attentati quali signora madre avrà ben pensato a prepararli in tempo ma non credete che farei bene a cercarlo per dargli un ombrello come se la parola ombrello d'improvviso l'avesse strappata dal suo posto da osservazione campale è ribottata in piena preoccupazione materna la generalessa prese a dire ciaos è una bottiglia di sciroppo di mele ben caldo avvolta in una calza di lana è un panno incerato da stendere sul legno che non trasudi umidità Ma dove sarà ora Poverino Speriamo tu riesca a trovarlo uscì carico di pacchi nella pioggia sotto un enorme paracqua verde è un altro para acqua lo tenevo chiuso sotto il braccio da dare a Cosimo lanciavo il nostro fischio ma mi rispondeva solo il croscio senza fine della pioggia sulle piante era buio fuori dal giardino non sapevo dove andare muoveva i passi a casa per pietre scivolose Prati molli pozzanghere e fischiavo e per mandare in alto il fischio inclinavo indietro l'ombrello e l'acqua mi frustava il viso e mi lavava via il fischio dalle labbra volevo andare verso certi terreni Del Demanio pieni d'alberi alti dove all'ingrosso pensavo che potesse essersi fatto il suo rifugio ma in quel buio mi persi e stavo lì serrandomi tra le braccia ombrelli e pacchi è solo la bottiglia di sciroppo avvoltolata nella calza di lana mi dava un poco di calore quando ecc in alto nel buio vidi un chiarore tramezzo agli alberi che non poteva essere né di Luna né di stelle al mio fischio mi parve di intendere il suo in risposta co Biagio una voce tra la pioggia lassù in cima dove sei qua ti vengo incontro ma fa presto che mi bagno ci trovammo lui imbacuccato in una coperta scese fin sulla bassa forcella ad un Salice per mostrarmi Come si saliva attraverso un complicato intrico di ramificazioni fino al faggio dall'alto tronco dal quale veniva quella luce Gli diedi subito L'ombrello è un po' di pacchi e provammo ad arrampicarci con gli ombrelli aperti ma era impossibile e ci bagnavamo lo stesso finalmente arrivai dove lui mi guidava non vidi nulla tranne un chiarore come ditra i lembi di una tenda Cosimo sollevò uno di quei lembi e mi fece passare al chiarore di una lanterna Mi trovai in una specie di stanzetta coperta e chiusa da ogni parte da tende e tappeti attraversata Dal tronco del faggio con un piancito d'assi il tutto poggiato ai grossi rami lì per lì mi parve una reggia Ma presto dove ti accorgermi di quanto era instabile perché già l'esterci dentro in due ne metteva in forse l'equilibrio e Cosimo dovette subito darsi da fare a riparare falle e cedimenti mise fuori anche i due ombrelli che aveva portato aperti a coprire due buchi del soffitto Ma l'acqua colava da parecchi altri punti ed eravamo tutte e due bagnati e quanto affresco era come stare fuori però c'era ammassata una tale quantità di coperte che ci si poteva seppellire sotto lasciando fuori solo il capo La Lanterna mandava una luce incerta guizzante e sul soffitto e le pareti di quella strana costruzione i rami e le foglie proiettavano ombre intricate Cosimo beveva sciroppo di mele a grandi sorsi facendo Oh è ancora provvisoria saffrettò a rispondere Cosimo devo studiarla meglio L'hai costruita tutta da te e con chi allora è segreta io potrò venirci No mostreresti la strada a qualcun altro il babbo ha detto che non ti farà più cercare deve essere segreta lo stesso per via di quei ragazzi che rubano ma non sono tuoi amici qualche volta sì e qualche volta no e la ragazza col Cavallino che ti importa Volevo dire se è tua amica sei Se ci giochi insieme qualche volta sì e qualche volta no perché qualche volta no perché o non voglio io o non vuole lei e quassù lei quassù la faresti salire Cosimo scuro in volto cercava di tendere una stuoia accavallata sopra un ramo se ci venisse la farei salire disse gravemente non vuole lei Cosimo si buttò coricato è partita di feci sottovoce siete fidanzati no rispose mio fratello e si chiuse in un lungo silenzio l'indomani faceva bel tempo e fu deciso che Cosimo avrebbe ripreso le lezioni dall'abate fasce la flora non fu detto come semplicemente è un po' bruscamente il Barone invitò l'abate invece di star qui a guardare le mosche là Beh ad andare a cercare il mio fratello Dove si trovava e farli tradurre un po' del suo Virgilio poi temette di aver messo l'abate troppo in imbarazzo e cercò di facilitarvi il compito disse a me vadi la tua fratello che si trovi in giardino tra mezz'ora per la lezione di latino lo disse col tono più naturale che poteva il tono che voleva tenere d'ora in poi con Cosimo sugli alberi tutto doveva continuare come prima così ci fu la lezione mio fratello seduto a cavalcioni d'un ramo do Olmo le gambe penzoloni e lavate sotto sull'erba seduto su uno sgabelletto ripetendo in coro esametri io giocavo lì intorno e per un po' li perdetti di vista quando tornai anche l'abate Era sull'albero con le sue lunghe esili gambe nelle calze nere cercava di starsi su una forcella e Cosimo l'aiutava reggendolo per un gomito trovarono una posizione comoda per il vecchio e insieme compitarono Un difficile passo tieni sul libro mio fratello pareva desse prova di grandiligenza poi non so come fu come l'allievo scappasse via Forse perché l'abate lassù si era distratto e gli era arrestato allocchito a guardare nel vuoto come al solito Fatto sta che rannicchiato tra i rami c'era solo il vecchio prete nero con libro sulle ginocchia e guardava Una farfalla bianca volare e La seguiva a bocca aperta quando la farfalla sparì l'abate si accorse d'essere la in cima e gli prese paura sabbracciò al tronco cominciò a gridare finché non venne gente con una scala e pian piano Egli si Calò e discese 9 Insomma Cosimo con tutta la sua famosa fuga viveva a costo a noi quasi come prima era un solitario che non sfoggiva alla gente anzi si sarebbe detto che solo la gente gli stessi a cuore si portava sopra i posti dove c'erano i contadini che zappavano che spargevano il letame che falciavano i prati e gettava voci Cortesi di saluto quelli alzavano il capo stupiti e lui cercava di far capire subito dov'era perché gli era passato il vezzo tanto praticato quando andavamo insieme sugli alberi prima di fare Cucù e scherzi alla gente che passava sotto nei primi tempi contadini a vederlo varcare tali distanze tutto per i rami non si raccapezzavano non sapevano se salutarlo cavandosi il cappello Come si fa coi signori a vociargli contro come un monello poi ci presero l'abitudine e scambiavano con lui parole sui lavori sul tempo e mostravano pure ad apprezzare il suo gioco di stare lassù non più bello né più brutto di tanti altri giochi che vedevano fare ai signori dall'albero e gli stava delle mezzure ferma a guardare i loro lavori e faceva domande sugli ingressi e le Semine cosa che camminando sulla terra non gli era mai venuto di fare trattenuto da quella ritrosia che non gli faceva mai rivolgere parola ai villici e ai servi a volte indicava se il solco che stavano zappando veniva dritto storto o se nel campo del vicino erano già maturi i pomodori a volte soffriva di far loro piccole commissioni come andare a dire alla moglie di un calciatore che gli desse una cote o ad avvertire che girassero l'acqua in un orto e quando aveva da muoversi con simili incarichi di fiducia per i contadini Allora sei in un campo di frumento vedeva posarsi un volo di passeri faceva strepito e agitava il berretto per farli scappare nei suoi giri solitari per i boschi gli incontri umani erano seppur più rari tali da imprimersi nell'animo incontri con gente che noi non si incontra a quei tempi tutta una povera gente girovaga veniva ad accamparsi nelle foreste carbonai Calderai vetrai famiglie e spinte dalla fame lontano dalle loro campagne a boscarsi il pane con Instabili mestieri piazzavano i loro laboratori all'aperto e tiravano su capannucce di rami per dormire da principio il giovinetto coperto di pelo che passava sugli alberi faceva loro paura specie alle donne che lo prendevano per uno spirito Folletto Ma poi egli entrava in amicizia stava delle ore a vederli lavorare e la sera quando si sedevano attorno al fuoco lui si metteva su un ramo vicino a sentire le storie che narravano i carbonai sullo spiazzo battuto di terra cenerina erano i più numerosi urlavano perché erano gente bergamasca e non la si capiva nel parlare erano i più forti e chiusi e legati tra loro una corporazione che si propagava in tutti i boschi con parentele e legami e liti Cosimo alle volte faceva da tramite tra un gruppo e l'altro dava notizie veniva incaricato di commissioni mi hanno detto quelli di sotto La Rovere rossa di dirvi che fanfala Lock rispondigli che Lui teneva a mente i misteriosi suoni aspirati e cercava di ripeterli come cercava di ripetere gli zirli degli uccelli che lo svegliavano Il Mattino se ormai si era sparsa la voce che un figlio del Barone di Rondò da mesi non scendeva dalle piante Nostro padre ancora con la gente che veniva da fuori cercava di tenere il segreto vennero a trovarci i conti desktomac diretti in Francia dove avevano nella Baia di Tolone dei possessi e in viaggio vollero far sosta da noi non so che giro di interessi ci fosse sotto per rivendicare certi beni o confermare una Curia un figlio vescovo avevano bisogno dell'assenso del Barone di Rondò è il nostro padre figurarsi su quella Alleanza costruiva un castello di progetti per le sue pretese dinastiche su ombrosa ci fu un pranzo da morire di noia tanti salamelecchi fecero e gli ospiti avevano con loro un figlio zerbinotto un cacastecchi in parruccato Il barone Presenta i figli Cioè me solo e poi poverina dice mia figlia Battista vive così ritirata è molto Pia non so se la potrete vedere ed ecco che si presenta quella scema con la cuffia da monaca ma tutta messa su con nastri e Gale la cipria in viso e i mezzi guanti bisognava capirla da quella volta del Marchesino della mela non aveva mai visto un giovanotto se non Garzoni o Villani il continuo de stomac Gio Intini lei ha risatine isteriche Al Barone che ormai sulla figlia aveva fatto una croce il cervello prese a mulinare nuovi possibili progetti Ma il conte faceva mostra di indifferenza chiese ma non ne avevate un altro di maschio e Arminio Sì il maggiore disse Nostro padre ma combinazione è a caccia non aveva mentito perché In quell'epoca Cosimo era sempre nel bosco col fucile a farlo apposta a Lepri e a tordi il fucile gliel'avevo procurato io quello leggero che usava Battista contro i topi e che da un po' di tempo è là trascurando le sue cacce aveva abbandonato appeso a un chiodo il conte prese a chiedere della selvaggina dei dintorni Il barone rispondeva tenendosi sulle generali perché privo come era di pazienza ed attenzione per il mondo circostante non sapeva cacciare interloquii io benché mi fosse vietato mettere bocca nei discorsi dei grandi E tu cosa ne sai così piccino fece il conte vado a prendere le bestie abbattute da mio fratello e gliele porto su lì stavo dicendo Ma Nostro padre mi interrotte Chi ti ha invitato a conversazione va a giocare Eravamo in giardino era sera e faceva ancora chiaro essendo estate ed ecco per I platani e per gli Olmi tranquillo se ne veniva Cosimo col berretto di pel di gatto in capo il fucile a tracolla uno spiedo a tracolla dall'altra parte e le gambe nelle ghette Ehi ehi fece il conte alzandosi E muovendo il capo per meglio vedere divertito Chi è la Chi è lassù sulle piante Cosa c'è Non so proprio ma le sarà passo facevano Nostro padre e non guardava nella direzione indicata ma negli occhi del Conte come per assicurarsi che ci vedesse bene Cosimo intanto era giunto proprio sopra di loro fermo a gambe larghe su una Forcella Ah è mio figlio sì Cosimo sono ragazzi per farci una sorpresa vede Sta arrampicato lassù in cima e il maggiore Sì sì dei due maschi è il più grande ma di poco sa sono ancora due bambini giocano però è in gamba ad andare così per i rami e con quella Arsenale addosso e giocano e con un terribile sforzo di Malafede che lo fece diventare rosso in viso che fai la Zoe eh puoi scendere vieni a salutare il signor Conte Cosimo si cavò il berretto di pel di gatto fece un inchino signor Conte rideva il conte bravissimo bravissimo lo lasci stare su lo lasci stare Sum sia Arminio bravissimo giovanotto che va per gli alberi e rideva e quello scimunito del Contino si avvicinasse se tre original non sapeva che ripetere Cosimo si sedette lì sulla forcella Nostro padre cambiò discorso e parlava parlava cercando di distrarre il conte Ma il conte ogni tanto alzava gli occhi e mio fratello era sempre lassù su quell'albero o su un altro che puliva il fucile o ungeva di grasso le ghette o si metteva la flanella pesante perché venivano notte Guarda sa far tutto la sua in cima il giovanotto Ah quanto mi piace Ah lo racconterò a Corte la prima volta che ci vado lo racconterò a mio figlio vescovo lo racconterò la principessa mia zia mio padre schiattava per di più aveva un altro pensiero non vedeva più sua figlia ed era scomparso anche il continuo Cosimo che si era allontanato in uno dei suoi giri d'esplorazione tornò trafelato Chi ha fatto venire il singhiozzo e ti ha fatto venire il singhiozzo il conte si impensieri oh è spiacevole mio figlio soffre molto di singhiozzo va Bravo giovanotto va a vedere se gli passa dì che tornino Cosimo salvia e poi tornò più trafelato di prima si rincorrono lei vuole mettergli una lucertola viva sotto la camicia per fargli passare il singhiozzo e lui non vuole è riscatto a vedere così passammo quella serata in villa non dissimile In verità dalle altre con Cosimo sugli alberi che partecipava come Di Straforo alla nostra vita ma stavolta c'erano gli ospiti e la fama dello strano comportamento di mio fratello si espandeva per le corti d'Europa con vergogna di nostro padre vergogna immotivata Tant'è vero che il conte de stomac ebbe una favorevole impressione della nostra famiglia e così avvenne che nostra sorella Battista si fidanzò col continuo 10 gli olivi per il loro andar torcendosi sono a Cosimo vi è comode e piane piante e pazienti e amiche nella ruvida scorza per passarci e per fermarcisi sebbene i rami grossi siano pochi per pianta e non ci sia gran varietà dei movimenti sono fico invece stando attento che regga il peso non si è mai finito di girare Cosimo sta sotto il padiglione delle foglie vede in mezzo alle nervature e trasparire il sole i frutti Verdi gonfiare poco a poco Odora il lattice che Geme nel collo dei peduncoli il fico ti fa suo ti impregna del suo umore gommoso dei ronzii dei calabroni dopo poco a Cosimo pareva di stare diventando fico lui stesso e messo a disagio se ne andava sul duro Sorbo o sul Gelso d'amore si sta bene peccato siano rari così i noci che anche a me che è tutto dire alle volte vedendo mio fratello perdersi in un vecchio noce sterminato come in un palazzo di molti piani e innumerevoli stanze veniva voglia di imitarlo da andare a starla su tante la forza e la certezza che quell'albero mette a essere albero l'ostinazione a essere pesante e duro che gli si esprime persino nelle foglie Cosimo stava volentieri tra le ondulate foglie dei Lecci o Elci come li ho chiamati finché si trattava del parco di casa nostra forse per suggestione del linguaggio ricercato di nostro padre e ne Amava la screpolata corteccia di cui quando era sovrappensiero sollevava i Quadrelli con le dita non per istinto di far del male ma come da aiutare l'albero nella sua lunga fatica di rifarsi o anche desquamava la Bianca corteccia dei Platani scoprendo strati di vecchio oro muffito amava anche i tronchi bugnati come all'Olmo che ai bitorzoli ricaccia getti teneri e ciuffi di foglie seghettate e di cartacee e sa mare ma è difficile muoverci Sì perché i rami vanno in su esili e folti Lasciando poco varco nei boschi preferiva Faggi e Querce perché sulpino le impalcate vicinissime non forti e tutte fitte di aghi non lasciano spazio né appiglio ed il castagno tra foglia spinosa Ricci scorza rami alti par fatto apposta per tener lontani queste amicizie e distinzioni Cosimo Le riconobbe Poi col tempo a poco a poco ossia riconobbe e di riconoscerle Ma già in quei primi giorni cominciavano a far parte di lui come istinto naturale era il mondo ormai a essergli diverso fatto distretti e ricurvi ponti nel vuoto di nodi o scaglie o rughe che irruidiscono le scorze di luci che variano il loro Verde a seconda del velario di foglie più fitte o più Rade tremanti al primo scuotersi d'aria sui peduncoli o mosse come Vele insieme all'incorvarsi dell'albero mentre il nostro di mondo si appiattiva là in fondo e noi avevamo figure sproporzionate Certo nulla capivamo di quel che lui lassù sapeva Lui che passava le notti ad ascoltare come il legno stipa delle sue cellule i giri che segnano gli anni nell'interno dei tronchi e le muffe allargano la chiazza al vento Tramontano e i non brivido gli uccelli addormentati dentro il nido rincantucciano il capo lì dove più morbida È la piuma dell'ala e si sveglia Il bruco e si schiude l'uovo della Verna c'è il momento in cui il silenzio della campagna si compone nel Cavo dell'orecchio in un pulviscolo di rumori un gracchio uno squittio un fruscio velocissimo tra l'erba uno schiocco nell'acqua uno Zampettino tra terra e sassi e lo strido della cicala alto su tutto i rumori si tirano un con l'altro l'udito arriva asceverarne sempre di nuovi come alle dita che disfano un blocco di lana ogni Stame si rivela intrecciato su di fili sempre più sottili ed impalpabili le rane intanto continuano il graccidio che resta nello sfondo e non muta il flusso dei suoni come la luce non varia Per il continuo amico delle stelle invece a ogni levarsi o scorrer via del vento Ogni rumore cambiava ed era nuovo solo restava nel Cavo più profondo dell'orecchio l'ombra di un mucchio o murmure era il male venne l'inverno Cosimo si fece un giubbotto di pelliccia lo cucina Secom pezzi di pelli di varie bestie da lui cacciate Lepri Volpi martore e furetti in testa portava sempre Quel berretto di gatto selvatico si fece anche delle brache di pelo di capra col fondo e le ginocchia di cuoio in quanto a scarpe capì finalmente che per gli alberi la cosa migliore erano delle pantofole e se ne fece un paio non so con che pelle forse Tasso così si difendeva dal freddo bisogna dire che a quei tempi da noi gli inverni erano miti non con quel freddo Dora che si dice Napoleone abbia stanato dalla Russia e si sia fatto correre dietro fin qui ma anche Allora passar le notti d'inverno Al Sereno non era un bel vivere per la notte Cosimo aveva trovato il sistema dell'otre di pelo non più tende o capanne un oltre col pelo dalla parte di dentro appeso a un ramo ci si calava dentro ci spariva tutto e si addormentava rannicchiato come un bambino se un rumore insolito attraversava la notte dalla bocca del Sacco usciva il berretto di pelo la canna del fucile poi lui ha occhi sgranati dicevano che gli occhi gli fossero diventati luminosi nel buio come i gatti e i gufi Io però non me ne accorsi mai al mattino Invece quando cantava La ghiandaia dal sacco uscivano fuori due mani strette a pugno i pugni si alzavano e due braccia si allargavano stirandosi lentamente e quello stirarsi sollevava fuori la sua faccia sbadigliante il suo Busto col fucile a tracolla e La fiaschetta della polvere le sue gambe arcuate gli cominciavano a venire un po' storte per l'abitudine a stare e muoversi sempre Carboni o accoccolato queste gambe saltavano fuori si sgranchivano e così con uno scrollard di schiena una gratata sotto il giubbotto di pelo sveglio e fresco come una rosa Cosimo incominciava la sua giornata andava alla fontana perché aveva una sua Fontana pensile inventata da lui o meglio costruita aiutando la natura c'era un Rivo in un punto di strapiombo scendeva giù a cascata e la vicino a una quercia alzava i suoi alti rami Cosimo con un pezzo di corteccia di pioppo lungo un paio di metri aveva fatto una specie di grondaia che portava l'acqua dalla cascata ai rami della Quercia e poteva così bere e lavarsi che si lavasse possa assicurarlo perché l'ho visto io diverse volte non molto e neppure tutti i giorni ma si lavava aveva anche il sapone col sapone certe volte che gli saltava il ticchio Faceva pure il bucato si era portato apposta sulla Quercia una tinozza poi stendeva la roba ad asciugare su corde da un ramo all'altro tutto faceva Insomma Sopra gli alberi aveva trovato anche il modo da arrostire allo spiedo la selvaggina cacciata sempre senza scendere faceva così dava fuoco a una pigna con un acciarino e la buttava a terra in un luogo predisposto a Focolare Quello glielo avevo messo su Io con certe pietre lisce poi ci lasciava cadere sopra stecchi e Rami Da Fascina regolava la fiamma con paletta e molle legate a lunghi bastoni in modo che arrivasse allo spiedo appeso tra due rami tutto ciò richiedeva attenzione perché è facile nei boschi provocare un incendio Non per nulla questo Focolare era anche Esso sotto la quercia vicino alla Cascata da cui si poteva trarre in caso di pericolo tutta l'acqua che si voleva così un po' mangiando di quel che cacciava un po' facendo ne cambio coi contadini per frutta e ortaggi campava proprio bene anche senza bisogno che la casa gli passassero più niente un giorno apprendemmo che beveva latte fresco ogni mattino si era fatta amica una capra che andava ad arrampicarsi su una forcella d'ulivo un posto facile a due Palmi da terra Anzi non che ci si arrampicasse ci saliva con le zampe di dietro così che lui è sceso con un secchio sulla forcella la mungeva lo stesso accordo aveva con una gallina una rossa Padovana molto brava lei aveva fatto un nido segreto nel Cavo d'un tronco è un giorno sì e uno no ci trovava un nuovo che beveva dopo averci fatto due buchi con lo spillo altro problema fare i suoi bisogni da principio qua o là non ci badava il mondo è grande la faceva dove capita poi comprese che non era bello Allora trovò sulla riva del Torrente merdazzo un'ontano che sporgeva sul punto più propizio e appartato con una forcella sulla quale si poteva comodamente star seduti il merdanso era un torrente oscuro Nascosto tra le canne rapido di corso e i paesi vicinori vi gettavano le acque di scolo così il giovane piovasco di Rondò viveva civilmente rispettando il decoro del prossimo e suo proprio ma un necessario complemento umano gli mancava nella sua vita di cacciatore un cane c'ero io che mi buttavo per Le Fratte nei cespugli per cercare il tordo il beccaccino la quaglia Caduti incontrando in mezzo al cielo e il suo sparo o anche le volpi Quando dopo una notte di posta ne fermava una coda lunga distesa appena fuori dai Brughi ma solo qualche volta io potevo scappare a raggiungerlo nei boschi le elezioni con l'abate lo studio il servier messa i pasti coi genitori mi trattenevano i 100 dovevi del vivere familiare cui io mi sottomettevo Perché in fondo la frase che sentivo sempre ripetere in una famiglia di Ribelle ne basta uno non era senza ragione e lasciò la sua impronta su tutta la mia vita Cosimo Dunque andava a caccia quasi sempre da solo e per recuperare la selvaggina quando non succedeva il caso gentile del rigogolo che restava con le gialli stecchite appese a un ramo usava delle specie di arnesi da pesca lenze con spaghi i ganci o ami ma non sempre ci riusciva e alle volte è una Beccaccia finiva nera di formiche nel fondo di un Roveto ho detto finora dei compiti dei cani da riporto perché Cosimo Allora faceva quasi soltanto caccia da posta passando mattina o nottate appollaiato sul ramo attendendo che il tordo si posasse sulla vetta ad un albero Ora lei preparisse in uno spiazzo di Prato se no girava a caso seguendo il canto degli uccelli ho indovinando le piste più probabili delle bestie da pelo e quando udiva il latrato dei segugi dietro la lepre o la volpe sapeva di dover girare al largo perché quella non era bestia sua di lui Cacciatore solitario e casuale rispettoso delle norme Com'era anche se dai suoi infallibili posti di vedetta poteva scorgere e prendere di mira la selvaggina rincorsa dai cani altrui non alzava mai il fucile aspettava che per il sentiero arrivasse il cacciatore ansante a orecchio Teso e occhio smarrito e gli indicava da che parte era andata la bestia un giorno vi decorrere una volpe un'onda rossa in mezzo all'erba verde uno sbuffo feroce irta nei baffi attraverso il prato e scomparve nei Brughi e dietro Wow i cani giunsero al galoppo misurando la terra con i nasi due volte si trovarono senza più odore di Volpe Nelle narici e svoltarono ad angolo retto erano già distanti quando con un uggiolio vendette l'erba uno che veniva assalti più da pesce che da cane una specie di delfino che nuotava affiorando un muso più aguzzo e delle orecchie più ciondoloni di un segugio dietro era pesce pareva nuotasse sguazzando pinne oppure zampe da palmipede e senza gambe e lunghissimo oscilla il pulito era un bassotto Certamente si era unito al branco dei segugi ed era rimasto indietro giovane com'era Anzi quasi ancora un cucciolo Il rumore dei segugi era adesso un waffle di dispetto perché avevano perso la pista e la corsa compatta Se diramava in una rete di ricerche nasali tutto intorno a una radura germida con troppa impazienza di ritrovare il filo d'odore perduto per cercarlo bene mentre lo slancio si perdeva Eh già qualcuno ne approfittava per fare una pisciatina contro un sasso così il bassotto trafelato col suo trotto A muso alto ingiustificatamente Trionfale li raggiunse faceva sempre ingiustificatamente degli uggiolini di furbizia subito i segugi li ringhiarono lasciarono lì per un momento alla ricerca dodor di volpe e puntarono contro di lui aprendo bocche da morsi poi rapidi tornarono a disinteressarsene e Corsero via Cosimo seguiva il bassotto che muoveva passi a Casola intorno e il bassotto ondeggiando al naso distratto vide il ragazzo sull'albero e gli scodinzolo Cosimo era convinto che la volpe fosse ancora nascosta lì i segugi erano sbandati lontano li si udiva a tratti passare sui Dossi di fronte con un abbaio rotto e immotivato sospinto dalle voci soffocate e incitanti dei cacciatori Cosimo disse al bassotto Dai dai cerca il cane giovane si buttò ad annusare E ogni tanto si voltava a guardare in su il ragazzo dai dai ora non lo vedeva più sentii un fruscio di cespugli poi a scoppio aveva levata la volpe Cosimo vide la bestia correre nel prato ma si poteva sparare a una volpe elevata da un cane altrui Cosimo la lascio passare e non sparò il bassotto alzò il muso verso di lui con lo sguardo dei cani quando non capiscono e non sanno che possono aver ragione a non capire e si ributtò al naso sotto dietro alla volpe le fece fare tutto un giro Ecco tornava poteva sparare o non poteva sparare non sparò e il bassotto guardò in su con un occhio di dolore non abbaiava più la lingua più penzoloni delle orecchie sfinito ma continuava a correre la sua levata aveva disorientato segugi e Cacciatori sul sentiero correva un vecchio con un Greve aghibugio Ehi gli fece Cosima quel Bassotto è vostro ti andasse nell'anima a te a tutti i tuoi parenti gridò il vecchio che doveva aver le sue lune ti sembriamo tipi da cacciare con i bassotti Allora a quel che leva io ci sparo insiste Cosimo che voleva proprio essere in regola spara anche al Santo che te in gloria rispose quello è corse via il bassotto gli riportò la volpe Cosimo sparò e la prese e il bassotto fu il suo cane gli mise nome ottimo massimo era un cane di nessuno unitasi al branco dei segugi per giovanile passione Ma da dove veniva per scoprirlo Cosimo si lasciò guidare da lui il bassotto rasente la terra attraversava siepi e fossi poi si voltava a vedere se il ragazzo di lassù riusciva a seguire il suo cammino tanto in consueto era questo itinerario che Cosimo non s'accorse subito a dove erano arrivati Quando capì gli balzò il cuore in petto era il giardino dei Marchesi donna Riva la villa era chiusa le persiane sprangate solo una ha un abbaino sbatteva al vento il giardino lasciato senza cure aveva più che mai quell'aspetto di foresta d'altro mondo e per i dialetti ormai invasi dall'erba e per la Iole sterpose ottimo massimo si muoveva felice come a casa sua era in correva farfalle sparì in un cespuglio Tornò con in bocca un nastro a Cosimo e il cuore batte più forte cos'è ottimo massimo Eh Di chi è dimmi ottimo Massimo scodinzolava porta qua porta ottimo Massimo Cosimo sceso il suo di un basso ramo prese dalla bocca del cane quel brandello sbiadito che era stato certamente un nastro dei capelli di Viola come quel cane era stato certamente un cane di Viola dimenticato lì nell'ultimo trasloco della famiglia Anzi ora a Cosimo sembrava di ricordarlo l'estate prima ancora cucciolo che sporgeva da un canestro al braccio della ragazzina bionda e forse gliela avevano portato in regalo Allora allora Cerca ottimo Massimo è il bassotto Si gettava tra i bambù e tornava con altri ricordi di lei la corda da saltare un pezzo lacero d'aquilone un ventaglio in cima al tronco del più alto albero del giardino mio fratello incise con la punta dello Spadino i nomi Viola e Cosimo e poi più sotto sicuro che a lei avrebbe fatto piacere anche se lo chiamava con un altro nome scrisse cane bassotto ottimo Massimo da allora in poi quando si vedeva il ragazzo sugli alberi sarà certi che guardando giù innanzi a lui o appresso si vedeva il bassotto ottimo Massimo trotterellare pancia a terra gli aveva insegnato la cerca la ferma il riporto i lavori di tutte le specie di cani da caccia e non c'era bestia del bosco che non cacciassero insieme per riportargli la selvaggina ottimo Massimo rampava con due zampe sui tronchi più in su che poteva Cosimo calava a prendere la lepre o la Starna dalla sua bocca e gli faceva una carezza erano tutelare loro confidenze le loro feste ma continuo tra la Terra e i rami correva dall'uno all'altro un dialogo un intelligenza da by monosillabi e di schiocchi di lingua e dita quella necessaria presenza che per il cane è l'uomo e per l'uomo è il cane non li tradiva mai né l'uno né l'altro e per quanto diversi da tutti gli uomini e cani del mondo poteva ambirsi come uomo e cane felici 11 per molto tempo tutta un'epoca della sua adolescenza la caccia fu per Cosimo il mondo anche la pesca perché con una densa aspettava anguille e trote negli stagni del Torrente veniva da pensare alle volte di lui come avesse ormai sensi e istinti diversi da noi e quelle pelli che si era conciato per vestiario corrispondessero a un mutamento totale della sua natura Certo lo stare di continuo a contatto delle scorse da albero l'occhio Ha fissato al muoversi delle penne al pelo alle scaglie a quella gamma di colori che questa apparenza del mondo presenta e poi la verde corrente che circola come un sangue d'altro mondo nelle vene delle foglie tutte queste forme di vita così lontane dall'umana come un fusto di pianta un becco di tordo una branchia di pesce questi confini del selvatico nel quale così profondamente si era spinto potevano ormai modellare il suo animo fargli perdere ogni sembianza d'uomo invece per quante doti egli assorbisse dalla Comunanza con le piante e dalla lotta con gli animali sempre mi fu chiaro che il suo posto era di qua dalla parte nostra Ma pur senza volere certi usi diventavano più Radi essi perdevano come il suo seguirci la festa alla messa grande dombrosa per i primi mesi cercò di farlo ogni domenica uscendo tutta la famiglia intrappellata vestita da cerimonia lo trovavamo sui rami anche lui in qualche modo con un'intenzione d'abito da festa per esempio riesumata la vecchia marsina o il Tricorno invece del berretto di pelo noi ci avviavamo lui ci seguiva per i rami e così incedevamo sul sagrato guardati da tutti gli ambrosotti Ma presto vi fecero l'abitudine e diminuì anche il disagio di nostro padre Noi tutti con passati lui che saltava in aria strana vista specie di inverno con gli alberi spogli noi entravamo nella cattedrale sedevamo al nostro banco di famiglia lui restava fuori s'appostava su un Leccio a fianco ad una navata proprio all'altezza di una grande finestra dal nostro banco vedevamo attraverso le vetrate l'ombra dei rami e tra mezzo Quella di Cosimo col cappello sul petto e a capo Chino per l'accordo di mio padre con un sagrestano quella vetrata ogni domenica fu tenuta socchiusa così mio fratello poteva prendere la messa dal suo albero Ma col passare del tempo non lo vedemmo più la vetrata fu chiusa perché c'era corrente tante cose che prima sarebbero state importanti per lui non lo erano più in Primavera Si fidanzò nostra sorella Chi l'avrebbe detto solo un anno prima vennero questi conti deskmack col continuo si fece una gran festa il nostro palazzo era illuminato in ogni stanza c'era tutta la nobiltà dei dintorni si ballava Chi pensava più a Cosimo Ebbene Non è vero Ci pensavamo tutti ogni tanto io guardavo fuori dalle finestre per vedere se arrivava e Nostro padre era triste e in quella pestevolezza familiare certo il suo pensiero andava a lui che se ne era escluso e la generalessa che comandava su tutta la festa come Su una piazza d'armi voleva solo sfogare il suo struggimento per l'assente forse anche Battista che faceva piroette irriconoscibile fuori dalle vesti monacali con una parrucca che pareva un marzapane è un gran panier guarnito di coralli che non so che sarta l'avesse costruito anche se lei Scommetto che ci pensava è lui c'era non visto lo Seppi poi era nell'ombra della cima ad un Platano al freddo e vedeva le finestre piene di luce le note stanze apparecchiate a festa la gente in parruccata che ballava Quali pensieri gli attraversavano la mente rimpiangeva almeno un poco la nostra vita pensava a quanto breve era quel passo che lo separava Dal ritorno nel nostro mondo quanto breve e quanto facile non so cosa pensasse cosa volesse lì So soltanto che rimase per tutto il tempo della festa e anche oltre finché a uno a uno i candelieri non si spensero e non restò più una finestra illuminata i rapporti di Cosimo con la famiglia Dunque bene o male continuavano anzi con un membro dessa si fecero più stretti e solo ora si può dire che imparò a conoscerlo il cavaliere avvocato Enea Silvio Carrega quest'uomo mezzo svanito sfuggente che non si riusciva mai a sapere dove fosse cosa facesse Cosimo scomparse che era l'unico di tutta la famiglia che avesse un gran numero di occupazioni Non solo ma che nulla di quel che faceva era inutile usciva magari nell'ora più calda del pomeriggio col Fez piantato sul cocuzzolo i passi sciabbattanti nella zimarra Lungo Fino alla terra e spariva quasi l'avessero inghiottito le crepe del terreno o le siepi o le pietre dei muri anche Cosimo che si divertiva a star sempre di vedetta O meglio non che si divertisse era questo ormai è un suo stato naturale come se il suo occhio abbracciasse un orizzonte così Largo da comprendere tutto a un certo punto non lo vedeva più qualche volta si metteva a correre di ramo in ramo verso il posto dove era sparito e non riusciva mai a capire che via avesse preso ma c'era un segno che ricorreva sempre in quei paraggi delle api che volavano Cosimo finì per convincersi che la presenza del Cavaliere era collegata con le api e che per rintracciarlo bisognava seguirne il volo Ma come fare attorno a ogni pianta fiorita c'era uno sparso ronzare d'api bisognava non lasciarsi distrarre da percorsi isolati e secondari ma seguire l'invisibile via aerea in cui l’andire vieni da api si faceva sempre più fitto finchè non si giungeva a vederne una nuvola densa levarsi dietro a una siepe come un fumo la sotto erano le arnie una o alcune in fila su una tavola e intento ad esse in mezzo al brulichio d'api c'era il cavaliere era Infatti questa dellapicoltura una delle attività segrete del nostro zio naturale segreta fino a un certo punto perché egli stesso portava a tavola ogni tanto un favo stillante miele appena tolto dall'arnia ma Essa si svolgeva tutta Ford nell'ambito delle nostre proprietà in luoghi che egli Evidentemente non voleva si sapessero doveva essere una sua cautela per sottrarre i proventi di questa personale industria Al Paiolo bucato dell'amministrazione familiare oppure poiché certo l'uomo non era Avaro E poi cosa poteva vendergli quel po di miele e di cera per aver qualcosa in cui il Barone suo fratello non cacciasse il naso non pretendesse di guidarlo per mano oppure ancora per Non mescolare le poche cose che amava come l'apicoltura con le molte che non amava come l'amministrazione comunque restava il fatto che Nostro padre non gli avrebbe mai permesso di tenere api vicino a casa perché il Barone aveva un irragionevole paura ad essere punto e quando per caso si imbatteva in un'ape o in una vespa in giardino spiccava un assurda corsa per i viali ficcandosi le mani nella parrucca come a proteggersi dalle beccate di un'aquila una volta così facendo la parrucca gli volò via l'ape adombrata dal suo scatto gli svento contro e gli conficcò il pungiglione nel cranio calvo stette tre giorni a premersi la testa con pezzuole bagnate d'aceto perché era uomo si fatto ben fiero e forte nei casi più gravi Ma che è un graffietto o un foruncolino facevano andare come matto Dunque Enea Silvio Carrega aveva sminuzzato il suo allevamento d'api un po' qua e un po' là per tutta la vallata Don brosa i proprietari gli davano il permesso di tenere un alveario due o tre in una fascia dei loro campi per il compenso d'un poco di miele è lui era sempre in giro da un posto all'altro trafficando intorno alle arnie commosse che pareva avesse zampette d'ape al posto delle mani anche perché le teneva talvolta per non essere punto calzate in mezzi guanti neri sul viso avvolto intorno al Fez come in un turbante portava un velo nero che a ogni respiro disse appiccicava e sollevava sulla bocca e muoveva un arnese che spandeva fumo per allontanare gli insetti mentre lui frugava nelle armi e tutto brulichio d'api veli nuvola di fumo pareva Cosimo un incantesimo che quell'uomo cercava di suscitare per scomparire sensibili esser cancellato volato via e poi a rinascere altro poi in altro tempo o altrove Ma era un mago da poco perché riappariva sempre uguale magari succhiandosi un polpastrello punto era la Primavera Cosimo un mattino vide l'aria come impazzita vibrante ad un suono mai udito un ronzio che raggiungeva punte di boato e attraversata da una grandine che invece di cadere si spostava in una direzione orizzontale e vorticava lentamente sparsa intorno Ma seguendo una specie di colonna più densa era una moltitudine d'api e intorno c'era il verde e i fiori e il sole e Cosimo che non capiva cos'era si sentì preso da un'eccitazione struggente e feroce scappano le api Cavaliere avvocato scappano le api prese a gridare correndo per gli alberi alla ricerca del Carrega non scappano amano disse la voce del Cavaliere e Cosimo se lo vide sotto di sé spuntato come un fungo mentre gli faceva segno di star zitto Poi subito corse via sparì dove era andato era l'epoca degli sciami uno stuolo d'api stava seguendo una regina fuori del vecchio alveare Cosimo si guardò intorno Ecco che il cavaliere avvocato ricompariva alla porta della cucina e aveva in mano un Paiolo e una padella ora faceva cozzare la padella contro il Paiolo e ne levava un Altissimo che rintronava nei timpanie e si spegneva in una lunga vibrazione tanto fastidiosa che veniva ad adorarsi le orecchie percuotendo quegli arnesi di rame ogni tre passi il cavaliere avvocato camminava dietro lo stuolo delle api a ognuno di quei clangoni Lo sciame pareva colto da uno scuotimento un rapido abbassarsi e tornar su è il ronzio pareva fatto più basso il volare più incerto Cosimo non vedeva bene ma gli sembrava che adesso Tutto Lo sciame convergesse verso un punto nel verde e non andasse più in là è il Carrega continuava a menar colpi nel paiolo che succede Cavaliere avvocato cosa fa gli chiese a mio fratello raggiungendolo presto far foglio a lui va sull'albero dovesse fermato Lo sciame ma attento a non muoverlo finché non arrivo io le api calavano verso un melograno Cosimo vi giunse da principio non vide nulla Poi subito scorse come un grosso frutto a Pigna che pendeva da un ramo ed era tutto fatto dapi aggrappate una sull'altra è sempre ne venivano di nuovo ad ingrossarlo Cosimo stava in cima al melograno trattenendo il respiro lì sotto pendeva Il Grappolo d'api e più grosso diventava e più pareva leggero come appeso a un filo o meno ancora alle zampette di una vecchia ape regina e fatto di sottile cartilagine con tutte quelle Ali fruscianti che stendevano il loro diafano colore grigio sopra le striature nere e gialle degli addominali il cavaliere avvocato arrivò saltellando e reggeva tra le mani un'arnia la protese capovolta sotto Il Grappolo disse piano a Cosimo una piccola scossa secca Cosimo scrollò appena Il Melograno Lo sciame di migliaia di api si staccò come una foglia Cascone e l'arnia è il cavaliere la tappò con una tavola Ecco fatto così nacque tra Cosimo e il cavaliere avvocato un'intesa una collaborazione che si poteva pur chiamare una specie di amicizia se amicizia non sembrasse termine eccessivo riferito a due persone così poco socievoli anche sul terreno dell'idraulica mio fratello ed Enea Silvio finirono per incontrarsi ciò può fare strano perché chi sta sugli alberi difficilmente ha a che fare con Pozzi e canali ma ho detto di quel sistema di Fontana pensile che Cosimo aveva escogitato con una corteccia di pioppo che portava l'acqua ad una cascata fin tra i rami di una quercia ora Al Cavaliere avvocato pur così distratto nulla sfuggiva Che si muovesse nelle vene d'acqua di tutta la campagna da sopra la cascata nascosto dietro a un Ligustro spiò Cosimo tirar fuori la conduttura di tra le fronde della Quercia dove la riponeva quando non gli serviva per quello usanza dei selvatici subito divenuta anche sua di nascondere tutto appoggiarla a una forcella della Quercia e dall'altra parte a certe pietre dello strapiombo e bere a quella vista chissà cosa mai frullò in capo al Cavaliere fu preso da uno dei suoi rari momenti di euforia sbucò fuori dal Ligustro batte le mani fece due o tre Balzi che pareva saltasse alla corda spruzzo dell'acqua per poco non imboccò la cascata e non volò giù dal precipizio e cominciò a spiegare al ragazzo l'idea che avevamo avuta L'idea era confusa e la spiegazione confusissima il cavaliere avvocato d'ordinario parlava in dialetto per modestia più ancora che per ignoranza della lingua ma in questi improvvisi momenti di eccitazione dal dialetto passava direttamente al turco senza accorgersene e non si capiva più niente a farla breve gli era venuta l'idea di un acquedotto pensile con una conduttura sostenuta Appunto dai rami degli alberi che avrebbe permesso di raggiungere il versante opposto della Valle gerbido ed irrigarlo è il perfezionamento che Cosimo subito assecondando il suo progetto gli suggerì dosare In certi punti dei tronchi di conduttura bucherellati per far piovere sui semenzai lo mandò in visibilio addirittura corse a rintanarsi nel suo studio a riempire foglie e foglie di progetti anche Cosimo Ci Si impegnò perché ogni cosa che si potesse fare sugli alberi gli piaceva e Gli pareva venisse a dare una nuova importanza e autorità alla sua posizione lassù è in Enea Silvio Carrega gli sembrò di aver trovato un insospettato compagno si davano appuntamento su certi alberi bassi il cavaliere avvocato ci saliva con la scala a triangolo le braccia ingombri di rotoli di disegni e discutevano per ore gli sviluppi sempre più complicati di quella acquedotto ma non si passò mai alla fase pratica Enea Silvio si stancò di radò i suoi colloqui con Cosimo non completò mai i disegni dopo una settimana doveva essersene già dimenticato Cosimo Honor rimpianse la cosa si era presto accorto che per la sua vita diventava una fastidiosa complicazione e nient'altro era chiaro che nel campo dell'idraulica il nostro zio naturale avrebbe potuto fare molto di più la passione ce l'aveva il particolare ingegno necessario a Quel ramo di studio non gli mancava Però non sapeva realizzare si perdeva si perdeva finché ogni proposito non veniva in Niente come acqua Mal incanalata che dopo aver girato per un po' venisse risucchiata da un terreno poroso la ragione forse era questa che mentre allapicoltura poteva dedicarsi per conto suo quasi in segreto senza avere a che fare con nessuno fiorendo ogni tanto in un regalo di miele e c'era che nessuno gli aveva chiesto queste opere di canalizzazione invece le doveva fare tenendo conto degli interessi di questo e di quello subendo i pareri e gli ordini del Barone o di chiunque altro gli commissionava il lavoro timido e il re assoluto com'era non supponeva mai alla volontà altrui ma presto si disamorava del lavoro e lo lasciava perdere lo si poteva vedere a tutte le ore in mezzo a un campo con uomini armati di pale e zappe lui con un metro a canna e il foglio arrotolato ad una mappa da roordini per scavare un canale e misurare il terreno con i suoi passi che essendo cortissimi doveva allungare in maniera esagerata faceva incominciare a scavare in quel posto poi in un altro poi interrompere e si rimetteva a prendere misure veniva sera e così si sospendeva era difficile che all'indomani decidesse di riprendere il lavoro in quel punto non si faceva più trovare per una settimana da aspirazioni impulsi desideri era fatta la sua passione per l'idraulica era un ricordo che egli aveva in cuore le bellissime beni irrigate Terre del sultano Orti e giardini in cui egli doveva essere stato felice il solo tempo veramente felice della sua vita e a quei giardini di Barberia o Turchia andava di continuo comparando le campagne dombrosa ed era spinto a correggerle a cercare di identificare col suo ricordo e la sua arte essendo l'idraulica in essa concentrava questo desiderio di mutamento e di continuo si scontrava con una realtà diversa e ne restava deluso praticava anche la rabdomanzia non visto perché erano ancora i tempi in cui quelle strane arti potevano attirare il pregiudizio di stregoneria una volta Cosimo lo scottarsi in un prato che faceva piroette protendendo una verga forcuta doveva essere anche quello un tentativo di ripetere qualcosa visto fare ad altri e di cui egli non aveva alcuna pratica perché non ne venne fuori niente a Cosimo comprendere il carattere di Enea Silvio Carrega giovò in questo che capì molte cose sullo star soli che poi nella vita gli servirono direi che si portò sempre dietro all'immagine stranita del Cavaliere avvocato ad avvertimento di un modo come può diventare l'uomo che separa la sua sorte da quella degli altri è riuscì a non somigliargli mai 12 alle volte Cosimo era svegliato nella notte da grida di aiuto i briganti rincorretali per gli alberi si dirigeva Svelto al luogo d'onde quelle grida provenivano era magari un Casolare di Piccoli Proprietari è una famigliola mezzo spogliata era lì fuori con le mani sul capo è venuto già dei bruchi e ci ha portato via tutto il ricavato del raccolto staffollava gente già nei bruchi era lui l'avete visto era lui era lui aveva una maschera in faccia una pistola Lunga così e gli venivano dietro altre due mascherati e lui li comandava era Gian dei bruchi E dov'è Dov'è andato Eh sì bravo piglia l'ho già dei bruchi chissa Dov'è a quest'ora oppure che gridava era un Viandante lasciato in mezzo alla strada derubato di tutto cavallo borsa mantello e bagaglio già dei bruchi Com'è andata diteci è saltato di là nero barbuto A Schioppo spianato per poco non sono morto presto inseguiamolo Da che parte è scappato di qua no forse di là correva come il vento Cosimo s'era messo in testa di vedere Jean dei Brughi percorreva il bosco in lungo e in largo dietro alle lepri o agli uccelli incitando il bassotto Cerca cerca ottimo Massimo ma quello che lui avrebbe voluto stanare Era il bandito in persona e non per fargli dirgli nulla solo per vedere in faccia una persona tanto nominata invece mai gli era riuscito ad incontrarlo neanche stando in giro magari tutta una notte Vorrà dire che stanotte non è uscito si diceva Cosimo invece al mattino di qua o di là della vallata c'era un Crocchio di gente alla soglia di una casa o ha una svolta di strada che commentava la nuova rapina Cosimo accorreva e stava a orecchi spalancati a sentire quelle storie Ma tu che stai sempre su per gli alberi del Bosco gli disse una volta qualcuno non l'hai mai visto Gian dei bruchi Cosimo Si vergognò molto ma mi par di no e come vuoi che l'abbia visto interloqui un altro Gian dei bruchi ha dei nascondigli che nessuno può trovare e cammina per strade che nessuno conosce con la taglia che ha sulla testa chi la acchiappa può star bene tutta la vita già ma quelli che sanno dov'è Hanno conti da regolare con la giustizia quasi quanto lui e se si fanno avanti finiscono dritti Sulla forca anche loro già dei broghi Gian dei broghi Ma sarà proprio sempre lui a fare questi delitti va là che ha tante imputazioni che seppure gli riuscisse di scolparsi di 10 rapine nel frattempo l'avrebbero già impiccato per l'undicesima ha fatto il brigante per tutti i boschi della Costa ha ucciso anche un suo capobanda in gioventù è stato bandito pure dai banditi per questo è venuto a rifugiarsi nel nostro territorio e che noi siamo troppo brava gente Cosimo ogni notizia nuova andava a commentarla coi Calderai tra la gente accampata nel bosco c'era a quei tempi tutta una genia di loschiambulanti Calderai impagliatori di seggiole Stracciari gente che gira le case e al mattino studia il furto che farà alla sera nel bosco più che il laboratorio avevano il rifugio segreto e ripostiglio della refurtiva sapete stanotte già dei bruchi ha saltato una carrozza Ah sì Tutto può darsi ha affermato i cavalli al galoppo prendendoli per il morso Beh o non era lui o invece di cavalli erano grilli cosa dite non credete che fosse già dei bruchi e si che idee li vai a mettere in testa tu hai ragione certo e di che cosa non è capace già dei bruchi [Risate] a sentir parlare di Gianni dei Brughi in questo modo Cosimo non si raccapezzava più si spostava nel bosco e andava a sentire a un altro accampamento di girovaghi Ditemi secondo voi quello della carrozza di stanotte era un colpo di Gian dei Brughi no tutti i colpi sono di grande i bruchi quando riescono non lo sai perché quando riescono perché quando non riescono vuol dire che sono di Gianni Brughi veramente quello schiappino Cosimo non capiva più niente già dei Brughi è uno schiappino gli altri allora si affrettavano a cambiar tono ma no ma no è un brigante che fa paura a tutti l'avete visto voi noi e chi l'ha mai visto Ma siete sicuri che ci sia o bella Certo che c'è e anche se non ci fosse se non ci fosse sarebbe Tale quale ma tutti dicono Certo così si deve dire è già dei Brughi che ruba e ammazza dappertutto quel terribile Brigante vorremmo vedere che qualcuno ne dubitasse Ehi tu ragazzo avreste mica il coraggio di metterlo in dubbio Insomma Cosimo aveva capito che la paura di Gian dei Brughi che c'era giù a Valle più si saliva verso il bosco più si tramutava in un atteggiamento dubbioso e spesso apertamente derisorio la curiosità di incontrarlo gli passò perché capì che di Gian dei Brughi alla gente più esperta non importava niente e fu proprio allora che gli successe di incontrarlo Cosimo era su di un noce un pomeriggio e leggeva gli era presa da poco la nostalgia di qualche libro stare tutto il giorno col fucile spianato ad aspettare se arriva un fringuello alla lunga noia Dunque leggeva il Gil Plus di Legends tenendo con una mano il libro e con l'altra il fucile ottimo Massimo qui non piaceva che il padrone leggesse girava intorno cercando pretesti per distrarlo abbaiando per esempio a una farfalla per vedere se riusciva a fargli puntare il fucile ed ecco giù dalla montagna per il sentiero veniva correndo e ansando un Uomo barbuto e malmesso disarmato e dietro aveva due sbirri a sciabola e sguainate che gridavano fermatelo e ci ha dei bruchi l'abbiamo stanato finalmente ora Il Brigante aveva preso un po' di distacco dagli sbirri ma se continuava a muoversi impacciato come chi ha paura di sbagliare strada o di cadere in qualche trappola li avrebbe riauti presto alle calcagna e il noce di Cosimo non offriva piglio a chi volesse arrampicarcisi ma egli aveva lì sul ramo o una fune di quelle che si portava sempre dietro per superare i passi difficili ne buttò un capo a terra e legò l'altro Al Ramo il brigante si vide cadere quella corda quasi sul naso si torse le mani un momento nell'incertezza poi si attaccò alla corda e si arrampicò rapidissimo rivelandosi uno di quegli Incerti impulsivi o impulsivi Incerti che sembra sempre non sappiano cogliere il momento giusto e invece la zeccano ogni volta arrivarono gli sbirri la corda era già stata tirata su è già dei Brughi era accanto a Cosimo tra le fronde Del Noce c'era un bivio gli sbirri presero uno di qua e uno di là poi si ritrovarono e non sapevano più dove andare ed ecco che si imbatterono In ottimo Massimo che scodinzolavano i paraggi Ehi disse uno degli sbirri all'altro questo non è il cane del figlio del Barone quello che sta sulle piante se il ragazzo è qua intorno potrà dirci qualcosa sono quassù gridò Cosima ma lo gridò non dal noce dove era prima e Dove era nascosto il brigante si era rapidamente spostato su un castagno lì di fronte così che gli sbirri alzarono subito il capo in quella direzione senza mettersi a guardare sugli alberi intorno Buondì signoria fecero non avrebbe per caso visto correre Il Brigante Jean de i bruchi chi fosse non so rispose Cosimo ma se cercate un omino che correva ha preso di là verso il torrente un omino è un tronco Duomo che mette paura Beh dico a suo sembrate tutti piccoli grazie signoria e tagliarono giù verso il torrente Cosimo tornò sul noce e riprese a leggere il Gill Blas Jean dei Brughi era sempre abbracciato al ramo pallido in mezzo ai capelli e alla barba ispidi e rossi proprio come bruchi con impigliati i fogli secche ricci di castagna e aghi di pino squadrava Cosimo con due occhi verdi tondi e smarriti brutto era brutto sono andati si decise a domandare Sì sì disse Cosimo affabile lei è il brigante Gian dei bruchi come mi conosce e così di fama è lei è quello che non scende mai dagli alberi Sì come lo sa Beh anch'io la fama corre si guardarono con cortesia come due persone di riguardo che si incontrano per caso e sono contento di non essere sconosciute l'una all'altra Cosimo non sapeva cos'altro dire e si rimisi a leggere cosa legge di bello il Gill Blast di lesage è bello eh sì le manca tanto a finirlo perché una ventina di pagine perché quando l'aveva finito Volevo chiederle se me lo prestava sorrise un po' confuso passo le giornate nascosto non si sa mai cosa fare avessi un libro Ogni tanto dico una volta ho fermato una carrozza poca roba ma c'era un libro e l'ho preso me lo sono portato su nascosto sotto la giubba tutto il resto del bottino avrei dato pur di tenermi quel libro La sera accendo la lanterna vado per leggere era in latino non ci capivo una parola scosse il capo vede io e il latino non lo so Eh beh latino caspita è dura disse Cosimo e senti che suo malgrado stava prendendo un'aria protettiva questo qui è in francese francese e Toscano provenzale Castigliano lì capisco tutto disse Gian dei Brughi anche un po' il Catalano Bon dia bonanite esta Lamar molta alborotada in mezz'ora Cosimo finì il libro e lo prestò a Gian dei Brughi così cominciarono i rapporti tra mio fratello e il brigante appena Gian dei Brughi aveva finito un libro correva a restituirlo a Cosimo ne prendeva in prestito un altro scappava a rintanarsi nel suo rifugio segreto e sprofondava nella lettura a Cosimo i libri li procuravo io dalla biblioteca di casa e quando gli aveva letti me li ridava ora cominciò a tenerli più a lungo perché dopo letti li passava già dei bruchi e spesso tornavano spelacchiati nelle rilegature con macchie di muffa striature di lumaca perché il brigante Chissà dove li teneva in giorni stabiliti Cosimo e già dei Brughi si davano convegno su di un certo albero si scambiavano il libro e via perché il bosco era sempre battuto dagli sbirri questo operazione così semplice era molto pericolosa per entrambi anche per mio fratello che non avrebbe potuto certo giustificare la sua amicizia con quel criminale ma ha già dei bruchi era presa una talfuria di lettore Che divorava romanzi su romanzi e stando tutto il giorno nascosto a leggere in una giornata mandava giù certi Tomi che mio fratello ci aveva messo una settimana e allora non c'era verso ne voleva un altro E se non era il giorno stabilito si buttava per le campagne alla ricerca di Cosimo spaventando le famiglie nei casolari e facendo muovere sulle sue tracce tutta la forza pubblica dombrosa adesso a Cosimo sempre pressato dalle richieste del brigante i libri che riusciva a procurargli io non bastavano e dovette andare a cercarsi altri fornitori conobbe un mercante di libri ebreo tale orbeck che gli procurava anche opere in più Tomi Cosimo gli andava a bussare alla finestra dai rami di un carrubo portandogli Lepri tordi e starne appena cacciati in cambio di volumi ma Gian dei Brughi aveva i suoi gusti non gli si poteva dare un libro a caso se no l'indomani tornava la Cosimo a farselo cambiare mio fratello era nell'età in cui si comincia a prendere piacere alle letture più sostanziose ma era costretto ad andarci piano da quando John dei Brughi li portò indietro alle avventure di Telemaco avvertendolo che se un'altra volta gli dava un libro così noioso lui gli segava l'albero di sotto Cosimo a questo punto avrebbe voluto separare i libri che voleva leggersi per conto suo con tutta calma da quelli che si procurava solo per prestargli al Brigante Ma che almeno una scossa doveva darla anche a questi perché già dei bruchi si faceva sempre più esigente e diffidente e prima di prendere un libro voleva che lui gli raccontasse un po' la trama e guai se lo coglieva in fallo mio fratello provò a passargli dei romanzetti d'amore è il brigante arrivava Furioso chiedendo se l'aveva preso per una donnacciola non si riusciva mai a indovinare quello che gli andava E insomma con Jean de I Brughi sempre alle costole la lettura per Cosimo dallo svago di qualche mezz'oretta diventò l'occupazione principale lo scopo di tutta la giornata e a furia di manegger volumi di giudicarli e comperarli di doverne conoscere sempre di più e di nuovi tra letture per già dei Brughi e il crescente bisogno di letture sue a Cosimo venne una tale passione per le lettere e per tutto lo scibile umano che non gli Bastavano le ore dall'alba al tramonto per quel che avrebbe voluto leggere e continuava anche al buio a lume di Lanterna finalmente scomparse i romanzi di Richardson ha già dei bruchi piacquero finito uno ne voleva subito un altro orbeck gli procurò una pila di volumi e il brigante aveva da leggere per un mese Cosimo ritrovata la pace si buttò a leggere le vite di Plutarco Gianni Brughi intanto sdraiato sul suo giaciglio gli ispi di capelli rossi pieni di foglie secche sulla fronte corrugata gli occhi verdi che si arrossavano nello sforzo della vista leggeva leggeva muovendo la mandibola in un compito e Furioso tenendo alto un dito umido di saliva per essere pronto a voltare la pagina alla lettura di Richardson una disposizione già da tempo latente nel suo animo lo andava come struggendo un desiderio di giornate abitudinarie e casalinghe di parentele di sentimenti familiari di virtù da versione per i malvagi e i viziosi tutto quel che lo circondava non lo interessava più lo riempiva di disgusto non usciva più dalla sua tana tranne che percorrere da Cosimo a farsi dare il cambio del volume Specie se era un romanzo in più Tomi ed era rimasto a mezzo della storia viveva così isolato senza rendersi conto della tempesta di risentimenti che covava contro di lui anche tra gli abitanti del Bosco un tempo suoi complici fidati ma che ora si erano stancati di tenersi tra i piedi un brigante inattivo che si tirava dietro tutta la sbirraglia nei tempendati saranno stretti attorno a lui quanti nei dintorni avevano conti da regolare con la giustizia magari poca cosa portare agli abituali come quei vagabondi stagnatori di pentole o delitti veri e propri come i suoi compagni banditi per ogni furto o rapina questa gente si giovava della sua autorità ed esperienza ed anche si faceva Scudo del suo nome che correva di bocca in bocca e lasciava i loro in ombra e anche chi non prendeva parte ai colpi godeva in qualche modo della loro fortuna perché il bosco si riempiva di refurtive e contrabbandi da ogni specie che bisognava smaltire o rivendere e tutti quelli che bazzicavano là intorno trovavano da trafficarci sopra chi poi compiva rapine per conto suo all'insaputa di Gianni Brughi si faceva forte di quel nome terribile per mettere paura agli aggrediti e ricavarne il massimo la gente viveva nel terrore in ogni malvivente vedeva già dei bruchi o uno della sua banda e si affrettava a sciogliere i cordoni della borsa questi bei tempi erano durati a lungo già dei Brughi aveva visto che poteva accampare di rendita e a poco a poco sera in minchionito credeva che tutto continuasse come prima invece gli animi erano mutati e il suo nome non ispirava più nessuna reverenza Ma chi era utile Ormai già dei Brughi Se ne stava nascosto con i lucciconi agli occhi a leggere romanzi colpi non ne faceva più roba non ne procurava nel bosco nessuno poteva fare più i propri affari venivano gli sbirri tutti i giorni a cercarlo E per poco che un disgraziato avesse l'aria sospetta lo portavano in guardia se si aggiunge la tentazione di quella taglia che aveva sulla testa appare chiaro che i giorni di John dei bruchi erano contati due altri Briganti due giovani che erano stati tirati su da lui e non sapevano rassegnarsi a perdere quel bel capobanda vollero dargli l'occasione di riabilitarsi si chiamavano ugasso e bello re ed erano stati da ragazzi nella banda dei ladruncoli di frutta adesso Jovanotti erano diventati Briganti di Passo Dunque vanno a trovare già dei Brughi nella sua caverna era lì sdraiato sulla paglia Sì che c'è fece senza levare gli occhi dalla pagina l'avevamo da proporre una cosa già dei bruchi cosa e leggeva sai dov'è la casa di Costanzo il cameriere Se sì cosa Chi è il cavaliere bello re eugasso si scambiarono uno sguardo contrariato se non gli si toglieva quel maledetto libro di sotto gli occhi e il brigante non avrebbe capito nemmeno una parola chiudi un momento il libro Gian dei bruchi Stacci a sentire Gian dei Brughi afferrò il libro con ambe le mani salzò in ginocchio fece per stringerselo al petto tenendolo aperto al segno poi la voglia di continuare a leggere era troppa e sempre tenendo lo stretto l'alzò fino a poterci tuffare il naso dentro Bello re ebbe un'idea c'era lì una ragnatela con un grosso ragno bellore sollevò con mani leggere la ragnatela con ragno sopra e la buttò addosso a Gian dei bruchi tra libro e naso questo sciagurato di Gian dei bruchi sarà così rammollito da prendersi paura anche ad un ragno si sentì sul naso quel groviglio di gambe di ragno e filamenti appiccicosi e prima ancora di capire cos'era diede un gridolino di raccapriccio lasciò cadere il libro è presa sventagliarsi le mani davanti al viso a occhi strabuzzati e bocca sputacchiante o grasso si buttò a terra e riuscì ad afferrare il libro prima che Gian dei Brughi ci ponesse a un piede sopra Ridammi quel libro disse Gian dei bruchi cercando con una mano di liberarsi da ragno e ragnatela e con l'altra di strappare il libro di mano a augas No prima Stacci a sentire disse ugasso nascondendo il libro dietro la schiena Stavo leggendo Clarissa ridatemelo era nel momento culminante da sentire noi portiamo stasera a un carico di legna a casa del cameriere nel sacco Invece della legna ci sei tu quando è notte esci dal sacco e io voglio finire Clarissa era riuscito a liberarsi le mani dagli ultimi Resti della ragnatela e cercava di lottare coi due giovani sta a sentire quando è notte esci dal sacco armato delle tue pistole ti fai dare dal Gabriele Tutto il ricavato delle gabelle della settimana che lui tiene nel forziere a capo del letto lasciatogli almeno per il capitolo siate bravi mi due giovani pensavano ai tempi in cui al primo che osava contraddirlo Jean dei bruchi puntava due pistole nello stomaco riprese un'amara nostalgia tu prendi i sacchi di denari va bene insistettero tristemente ce li porti noi ti ridiamo il tuo libro e potrai leggere quanto vorrai va bene così Ci vai No non va bene non ci vado non ci vai Ah non ci vai Dunque sta a vedere allora eucasso prese una pagina verso la fine del libro no urlo già dei bruchi la strappò no Parma la pallottola la buttò nel fuoco cane Non puoi fare così non sa proprio come va a finire e correva dietro a un gas per acchiappare il libro Allora ci vai dal cameriere No non ci vado un Gasso strappò altre due pagine No non ci sono ancora arrivato Non puoi bruciarle o Gasso le aveva già buttate nel fuoco cane Clarissa no Allora ci vai o Gasto strappò altre tre pagine e le cacciò nelle fiamme Giando i bruchi si buttò a sedere col viso nelle mani andrò disse Ma promettetemi che mi aspetterete col libro fuori della casa del cameriere Il Brigante fu nascosta in un sacco con una Fascina sulla testa bellore portava il sacco sulle spalle dietro veniva o gas con libro ogni tanto quando Juan dei bruchi con uno scalciare o uno grugnire da dentro il sacco mostrava ad essere sul punto di pentirsi o Gasso gli faceva sentire il rumore di una pagina strappata e Jean dei bruchi si rimetteva subito a stare calmo con questo sistema lo portarono travestiti da legnaioli fin dentro la casa del gabelliere e lo lasciarono lì se andarono ad appostare poco riscosso dietro un ulivo attendendo l'ora in cui compiuto il colpo doveva raggiungerli maggiando i bruchi aveva troppa fretta lo sci prima di buio per casa c'era ancora troppa gente In alto le mani ma non era più quello di una volta era come si vedesse dal di fuori si sentiva un po' e ridicolo in alto le mani ho detto tutti in questa stanza contro il muro Ma che non ci credeva più neanche lui faceva così tanto per fare ci siete tutti non se n'è accorto che era scappata una bambina Comunque era un lavoro da non perdere un minuto invece la tirò in lungo il cameriere faceva il Tonto non trovava la chiave Gian dei Brughi capiva che non lo prendevano più sul serio e in fondo in fondo era contento che così avvenisse uscì finalmente con le braccia cariche di borse di scudi corse quasi alla cieca all'olivo fissato per il convegno reggo tutto quel che c'era ridatemi Clarissa 4 7 10 braccia si gettarono su di lui l'immobilizzarono dalle spalle alle caviglie era sollevato di peso da una squadra di sbirri è legato come un salame Clarissa la vedrai a scacchi e lo condussero in prigione la prigione era una torretta sulla riva del mare una macchia di pilastri le cresceva dappresso di in cima a uno di queste pinastri Cosimo arrivava quasi all'altezza della Cella di John dei bruchi e vedeva il suo viso all'inferriata al Brigante non importava nulla degli interrogatori e del processo comunque andasse l'avrebbero impiccato ma il suo pensiero erano quelle giornate vuote lì in prigione senza poter leggere e quel romanzo lasciato a mezzo Cosimo riuscì a procurarsi Un'altra copia di Clarissa e se la portò sul Pino dov'eri arrivato quando Clarissa scappa dalla casa di malaffare Cosimo scartabella un poco e poi Ah sì ecco Dunque e cominciò a leggere ad alta voce rivolto verso l'inferriata alla quale si vedevano aggrappate le mani di giandei i bruchi l'istruttoria andò per le lunghe Il Brigante resisteva ai tratti di corda per fargli confessare ognuno dei suoi innumerevoli delitti ci volevano giornate e giornate così ogni giorno prima e dopo l'interrogatori se ne stava ad ascoltare Cosimo che gli faceva la lettura finita che la rissa sentendolo un po' rattristato Cosimo si fece l'idea che a Richardson così al chiuso fosse un po' deprimente e preferì cominciare a leggergli un romanzo di filting che con la vicenda movimentata lo ripagasse un poco della Libertà perduta erano i giorni del processo e già dei bruchi avevamente solo ai casi di Jonathan Wilde prima che il romanzo fosse finito venne il giorno dell'esecuzione sul carretto compagnia ad un frate Jean dei Brughi fece l'ultimo suo viaggio da vivente le impiccagioni ha un rosa si facevano a un'alta Quercia in mezzo alla piazza intorno tutto il popolo faceva cerchio quando ebbe il cappio al collo Gian dei bruchi sentì un fischio di tra i rami alzò il viso c'era Cosimo col libro chiuso Dimmi come finisce fece il condannato mi dispiace dirtelo Gian rispose Cosimo Jonathan finisce appeso per la gola Grazie così sia di me pure addio è lui stesso calcio via la scala restando strozzato la folla quando il corpo cessò di dibattersi andò via Cosimo rimase fino a notte a cavalcioni del ramo da cui pendeva l'impiccato ogni volta che un corvo si avvicinava per mordere gli occhi o il naso al cadavere Cosimo lo cacciava agitando il berretto [Musica] 13 a frequentare il brigante Dunque Cosimo aveva preso una smisurata passione per la lettura e per lo studio che gli restò poi per la vita l'atteggiamento abituale in cui lo si incontrava adesso era con un libro aperto in mano seduto a cavalcioni di un ramo comodo oppure appoggiato a una forcella come a un banco da scuola un foglio posato su una tavoletta e il calamaio in un buco dell'albero scrivendo con una lunga penna d'oca adesso era lui che andava a cercare l'abate fasce la Flor perché gli facesse lezione perché gli spiegasse Tacito e Ovidio e i corpi celesti e le leggi della chimica ma il vecchio prete fuorché un po' di grammatica e un po' di teologia annegava in un mare di dubbi e di lacune e alle domande dell'allievo allargava le braccia e alzava gli occhi al cielo Quante mogli si può avere In Persia mensile A me chi è il vicario savoiardo ma sillabe mi può spiegare il sistema di Linneo Allora cominciava l'abate poi si smarriva e non andava più avanti ma Cosimo che divorava l'ibrido ogni specie e metà del suo tempo lo passava a leggere e metà a cacciare per pagare i conti del libraio orbeck aveva sempre qualche nuova storia lui da raccontare di Rousseau che passeggiava erborizzando per le foreste della Svizzera di Beniamino Franklin che acchiappava i fulmini con gli aquiloni del Barone della honton che viveva felice tra gli indiani dell'America il vecchio fascila Flor porgeva orecchio a questi discorsi con meravigliato Attenzione Non so se per vero interesse ho soltanto per il sollievo di non dover essere lui a insegnare e assentiva e interloquiva con dei quando Cosimo si rivolgeva a lui chiedendo e lo sapete com'è che oppure con dei Messi e Tom quando Cosimo gli dava la risposta e tallora con dei mondi che potevano essere tanto l'esultanza per le nuove grandezze di Dio che in quel momento gli si rivelavano quanto di rammarico per l'onnipotenza del male che sotto tutte le sembianze dominava senza scampo il mondo io ero troppo ragazzo e Cosimo non aveva amici che nelle classi letterate Perciò il suo bisogno di commentare le scoperte che andava facendo sui libri lo sfogava seppellendo di domande e spiegazioni il vecchio precettore l'abate si sa aveva quella disposizione remissiva e accomodante che gli veniva da una superiore coscienza della vanità del tutto e Cosimo se ne approfittava così il rapporto di discepolazza tra i due si capovolse Cosimo faceva da maestro e fece la Flor da Allievo e tanta autorità mio fratello aveva preso che riusciva a trascinarsi dietro il vecchio tremante nelle sue peregrinazioni sugli alberi gli fece passare tutto un pomeriggio con le magre gambe penzoloni da un ramo di castagno d'India nel giardino dei Don d'aliva contemplando le piante rare e il tramonto che si rifletteva nella vasca delle ninfee e ragionando delle monarchie e delle Repubbliche del giusto e del vero nelle varie religioni e diritti cinesi il terremoto di Lisbona la bottiglia di Leida il sessismo io dovevo avere la mia lezione di Greco e non si trovava il precettore si mise in allarme tutta la famiglia si batte la campagna per cercarlo fu perfino scandagliata la Peschiera temendo che distratto non ci fosse caduto ed annegato tornò a sera lamentandosi per una lombaggine che si era presa a star seduto per ore così scomodo ma non bisogna dimenticare che nel vecchio giansenista questo stato di passiva accettazione ed ogni cosa si alternava a momenti di ripresa della sua originaria passione per il rigore spirituale e se mentre era distratto e arrendevole accoglieva senza l'esistenza Qualsiasi idea nuova o libertina per esempio l'uguaglianza degli uomini davanti alle leggi o l'onestà dei popoli selvaggi o l'influenza nefasta delle superstizioni un quarto d'ora dopo hassalito da un accesso da austerità e da solotezza si immedesimava in quelle idee accettate poco prima così leggermente e vi portava tutto il suo bisogno di coerenza e di severità morale Allora sulle sue labbra i doveri dei cittadini liberi e uguali o le virtù dell'uomo che segue la persone naturale diventavano regole di una disciplina spietata articoli di una fede fanatica E al di fuori di ciò non vedeva che un nero quadro di corruzione e tutti i nuovi filosofi erano troppo blandi e superficiali nella denuncia del male è la via della perfezione seppur ardua non consentiva compromessi O mezzi termini di fronte a questi improvvisi soprassalti dell'Abate Cosimo non osava più dir parola per paura che gli venisse censurata come incoerente e non rigorosa è il mondo lussureggiante che nei suoi pensieri cercava di suscitare gli si inaridiva davanti come un marmoreo cimitero per fortuna l'abate si stancava presto di queste tensioni della volontà e restava lì spossato come se lo scarnificare ogni Concetto per ridurlo a pura essenza lo lasciasse in balia d'ombra dissolte ed impalpabili sbatteva gli occhi dava un sospiro dal sospiro passava lo sbadiglio E rientrava nel Nirvana ma tra l'una e l'altra disposizione del suo animo dedicava ormai le sue giornate a seguire gli studi intrapresi da Cosimo e faceva la spola tra gli alberi dove Egli si trovava e la bottega di orbeck a ordinargli i libri da commissionare ai librai di Amsterdam o a Parigi e a ritirare i nuovi arrivi è così preparava la sua disgrazia perché la voce che ha ombrosa c'era un prete che si teneva al corrente di tutte le pubblicazioni più scomunicate d'Europa arrivò fino al tribunale ecclesiastico un pomeriggio gli sbirri si presentarono alla nostra Villa per ispezionare la Celletta della Abate tra i suoi breviari trovarono le opere del Bale ancora intonse ma tanto bastò perché se lo prendessero in mezzo e lo portassero con loro fu una scena ben triste in quel pomeriggio nuvoloso la ricordo come la vedi sbigottita dalla finestra della mia stanza e smise di studiare la coniugazione della horisto perché non ci sarebbe stata più lezione il vecchio padre fece la Flor si allontanava per il viale tra quegli sgherri armati mi alzava gli occhi verso gli alberi e a un certo punto ebbe un guizzo come se volesse correre verso un Olmo e arrampicarsi Ma gli mancarono le gambe Cosimo quel giorno era a caccia nel bosco e non ne sapeva nulla Così non si salutarono non potremmo far nulla per aiutarlo Nostro padre si chiuse in camera e non voleva assaggiar cibo perché aveva paura di venire avvelenato dai Gesuiti l'abate passò il resto dei suoi giorni tra carcere e convento in continui atti da biura finché non morì senza aver capito dopo una vita intera dedicata alla fede in che cosa mai credesse ma cercando di credervi fermamente fino all'ultimo comunque l'arresto dell'Abate non portò alcun pregiudizio ai progressi dell'educazione di Cosimo e da quell'epoca che data la sua corrispondenza epistolare coi maggiori filosofi e scienziati d'Europa cui egli si rivolgeva perché gli risolvessero quesiti e obiezioni o anche solo per il piacere di discutere con gli spiriti migliori E impari tempo esercitarsi nelle lingue straniere Peccato che tutte le sue carte che egli riponeva in cavità d'alberi a lui solo note non si siano mai ritrovate è certo Saranno finite Rose dagli scoiattoli o ammuffite Vi si troverebbero lettere scritte di pugno dai più famosi sapienti del secolo per tenere i libri Cosimo costruì a più riprese delle specie di biblioteca pensili riparate alla meglio dalla pioggia e da ai roditori ma cambiava loro continuamente di posto secondo gli studi e i gusti del momento perché egli considerava i libri un po' come degli uccelli e non voleva vederli fermi o ingabbiati se no diceva che intristivano sono più massiccio di questi scaffali aerei allineava i Tomi dell'enciclopedia di didero e da Lambert man mano che gli arrivavano da un libraio di Livorno E se negli ultimi tempi a forza di stare in mezzo ai libri era rimasto un poco la testa nelle nuvole sempre meno interessato dal mondo intorno a lui ora invece la lettura delle enciclopedia certe bellissime voci come abei Arbre Bois Jardin gli facevano riscoprire tutte le cose intorno come nuove tra i libri che si faceva arrivare cominciarono a figurare anche manuali d'arti e Mestieri per esempio da arboricoltura e non vedeva l'ora di sperimentare le nuove condizioni a Cosimo era sempre piaciuto stare a guardare la gente che lavora ma finora la sua vita sugli alberi i suoi spostamenti e le sue cacce avevano sempre risposto a estri isolati e ingiustificati come fosse un uccelletto Ora invece lo prese il bisogno di far qualcosa di utile al suo prossimo e anche questa ben vedere era una cosa che aveva imparato nella sua frequentazione del brigante il piacere di rendersi utile di svolgere un servizio indispensabile per gli altri imparò L'arte di potare gli alberi e offriva la sua opera ai coltivatori di frutteti l'inverno quando gli alberi protendono irregolari labirinti di stecchi e pare non desiderino anche ed essere ridotti in forme più ordinate per coprirsi di fiori e foglie e frutti Cosimo poteva bene e chiedeva poco così non c'era piccolo proprietario O affittavolo che non gli chiedesse di passare da lui e lo si vedeva nell'aria cristallina di quelle mattine rito a gambe larghe sui bassi alberi nudi il collo avvolto lato in una sciarpa fino alle orecchie alzare la cesoia e zac zac a colpi sicuri far volare via rametti secondari e punte la stessa arte usava nei giardini con le piante d'ombra e ornamento armato ad una corta sega e nei boschi dove all'ascia dei taglialegna buona soltanto ad accozzare colpi al piede ed un tronco secolare per abbatterlo intero cercò di sostituire la sua svelta accetta che lavorava solo sui palchi e sulle cime Insomma l'amore per questo suo elemento Arborio seppe farlo diventare come di tutti gli amori veri anche spietato e doloroso che ferisce E recide per far crescere e dare forma certo egli badava sempre potando e disboscando a servire Non solo l'interesse del proprietario della pianta ma anche il suo di Viandante che ha bisogno di rendere meglio praticabili le sue strade perciò faceva in modo che i rami che gli servivano da Ponte tra una pianta e l'altra fossero sempre salvati e ricevessero forza dalla soppressione degli altri Così questa natura dombrosa che egli aveva trovato già tanto benigna con la sua arte contribuiva a farla vi è più a lui favorevole amico a un tempo del prossimo della natura e disse medesimo e i vantaggi di questo saggio operare godette soprattutto nell'età più tarda quando la forma degli alberi sopperiva sempre di più alla sua perdita di forze poi bastò l'avvento di generazioni più scriteriate di imprevidente avidità gente non amica di nulla neppure di se stessa e tutto ormai è cambiato nessun Cosimo potrà più incedere per gli alberi 14 se il numero degli amici di Cosimo cresceva Egli si era pure fatto dei nemici I Vagabondi del Bosco Infatti dopo la conversione di giandey Brughi alle buone letture e la successiva sua caduta si erano trovati a malpartito una notte mio fratello dormiva nel suo otre appeso a un Frassino nel bosco quando lo svegliò un abbaio del bassotto ha perse gli occhi e c'era luce veniva dal basso c'era fuoco proprio ai piedi dell'albero e le fiamme già lambivano il tronco un incendio nel bosco chi l'aveva appiccato Cosimo era ben certo di non aver nemmeno battuto l'acciarino quella sera Dunque era un tiro di quei malviventi volevano dare alle fiamme il bosco per far razzia di legna e nello stesso tempo far sì che la colpa ricadesse su Cosimo non solo ma bruciarlo vivo sul momento Cosimo non pensò al pericolo che minacciava lui così dappresso penso che quello sterminato regno pieno di vie e rifugi solo suoi poteva essere distrutto e questo era tutto il suo terrore ottimo Massimo già scappava via per non bruciarsi voltandosi ogni tanto a lanciare un latrato disperato il fuoco si stava propagando al Sottobosco Cosimo non si perse d'animo Sol Frassino dove Allora era il suo rifugio aveva trasportato come sempre faceva molte cose tra queste una Botticella piena dorzata per placare la sete estiva sarrampicò fino alla Botticella per i rami del Frassino fuggivano gli scoiattoli e le nottole in allarme E dai nidi volavano via gli uccelli afferrò la Botticella e stava per svitarne la spina e bagnare il tronco del Frassino per salvarlo dalle fiamme quando penso che l'incendio già si stava propagando all'erba alle foglie secche agli arbusti e avrebbe preso tutti gli alberi intorno decise di rischiare bruci pure Il frassino se con questa orzata arrivo a bagnare per terra tutto intorno dove le fiamme non sono ancora arrivate io fermo l'incendio è aperta la spina della Botticella con spinte ondeggianti e circolari Diresse il getto sul terreno sulle lingue di fuoco più esterne spegnendole così il fuoco nel Sottobosco si trovò in mezzo a un cerchio di erbe e foglie bagnate e non poté più espandersi dalla cima del Frassino Cosimo saltò di un faggio lì vicino aveva fatto appena in tempo Il tronco arso alla base precipitava in un rogo di schianto tra i Vani squittii degli Scoiattoli l'incendio si sarebbe limitato a quel punto già un volo di scintille e fiammelle si propagava intorno certo la labile barriera di foglie bagnate non gli avrebbe impedito di propagarsi al fuoco al fuoco cominciò a gridare Cosimo con tutte le sue forze al fuoco chi c'è chi grida rispondevano delle voci non lontano da quel luogo c'era una Carbonaia è una squadra di bergamaschi e i suoi amici dormivano là in una baracca al fuoco allarme presto tutta la montagna di suonò di grida i carbonai sparsi per il bosco si davano la voce nel loro dialetto incomprensibile Ecco che accorrevano da ogni parte l'incendio fu domato questo primo tentativo di incendio doloso ed attentato alla sua vita avrebbe dovuto ammonire Cosimo a tenersi lontano dal bosco invece cominciò a preoccuparsi di come ci si poteva tutelare dagli incendi era l'estate di un'annata di siccità e calura nei boschi della Costa dalla parte della Provenza ardeva da una settimana un incendio smisurato alla notte se ne scorgevano i bagliori alti sulla montagna come un rimasuglio di tramonto l'aria era asciutta piante e sterpi nell'arsura erano una sola grande esca pareva che i venti propagassero le fiamme verso le nostre parti seppur mai prima non fosse scoppiato qui qualche incendio casuale o doloso ricongiungendosi con quello e in un unico rogo lungo tutta la Costa ombrosa viveva attonita sotto il pericolo come una fortezza dal tetto di paglia assalita da nemici incendiari il cielo pareva non immune da questa carica di fuoco ogni notte stelle cadenti trascorrevano fitte in mezzo al firmamento e ci si aspettava di vederle piombare su di noi in quei giorni di sbigottimento generale Cosimo fece incetta di barilotti e lì so' pieni d'acqua in cima alle piante più alte e situate in luoghi dominanti a poco ma qualcosa non contento studiava il regime dei torrenti che attraversavano il bosco mezzo secchi Come erano e delle Sorgenti che mandavano solo un filo d'acqua andò a consultare il cavaliere avvocato Ah si esclamò Enea Silvio Carrega battendosi una mano sulla fronte Pacini Dike bisogna fare dei progetti e scoppiava in piccoli grigi e saltelli da entusiasmo Mentre una miriade di idee gli s'affollava alla mente Cosimo lo mise sotto a far calcoli e disegni e intanto interessò i proprietari dei Boschi privati gli appaltatori dei Boschi demaniali i taglialegna i carbonai tutti insieme sotto la direzione del Cavaliere avvocato ossia il cavaliere avvocato sotto di loro forzato a dirigerli e non distrarsi e con Cosimo che sovrintendeva i lavori dall'alto costruirono delle riserve d'acqua in modo che in ogni punto in cui fosse scoppiato un incendio si sapesse dove far capo con le pompe ma non bastava bisognava organizzare una guardia di spegnitori squadre che in caso d'allarme sapessero subito disporsi a catena per passarsi di mano in mano secchi d'acqua e frenare l'incendio prima che si fosse propagato ne venne fuori una specie di milizia che faceva turni di guardia e ispezioni notturne gli uomini erano reclutati da Cosimo tra i contadini e gli artigiani dombrosa subito come succede in ogni associazione nacque uno spirito di corpo una emulazione tra le squadre e si sentivano pronti a fare grandi cose anche Cosimo si sentì una nuova forza e contentezza aveva scoperto una sua attitudine ad associare la gente e a mettersi alla loro testa attitudine di cui per sua fortuna non fu mai portato ad abusare e la mise in opera soltanto pochissime volte in vita sua sempre in vista di importanti risultati da conseguire e sempre riportando dei successi capi questo che le associazioni rendono l'uomo più forte emettono in risalto le doti migliori delle singole persone e danno la gioia che raramente sa restando per proprio conto di vedere quanta gente c'è onesta e brava è capace e per cui vale la pena di volere cose buone mentre vivendo per conto proprio capita più spesso il contrario di vedere l'altra faccia della gente quella per cui bisogna tenere sempre la mano alla Guardia della spada Dunque questa degli incendi fu una buona estate c'era un problema comune che stava a cuore a tutti di risolvere e ciascuno lo metteva avanti agli altri suoi interessi personali e di tutto lo ripagava alla soddisfazione di trovarsi in Concordia e stima con tante altre ottime persone più tardi Cosimo Dovrà capire che quando quel problema comune non c'è più le associazioni non sono più buone come prima e va al meglio essere un uomo solo e non un capo ma per intanto essendo un capo passava le notti tutto solo nel bosco di sentinella su un albero come era sempre vissuto se mai vedeva fiammeggiare un focolaio di incendio aveva predisposto sulla cima dell'albero a una Campanella che poteva essere sentita di lontano e darla allarme con questo sistema tre o quattro volte che scoppiarono incendi Riuscirono a domarli in tempo ed a salvare i boschi E poiché ventrava il Dolo scoprirono i colpevoli in quei due Briganti di ugasso e bello re e li fecero bandire dal territorio del comune a fine d'agosto cominciarono gli acquazzoni il pericolo degli incendi era passato in quel tempo non si sentiva che dire bene di mio fratello ambrosa anche a casa nostra aggiungevano queste voci favorevoli questi però è così bravo però certe cose le fa bene col tono di chi vuol fare apprezzamenti obiettivi su persona di diversa religione o di partito contrario e vuol mostrarsi di mente così aperta da comprendere anche le idee più lontane dalle proprie le reazioni della generalessa queste notizie erano brusche e sommarie hanno armi chiedeva quando le parlavano della Guardia contro gli incendi messa insieme da Cosimo fanno gli esercizi perché lei già pensava alla costituzione di una milizia armata che potesse nel caso di una guerra prender parte a operazioni militari Nostro padre invece Stava a sentire in silenzio scuotendo la testa che non si capiva se ogni notizia su quel figlio gli giungesse dolorosa o se invece annuisse toccato da un fondo di lusinga non aspettando altro che di poter tornare a sperare in lui doveva essere così a quest'ultimo modo perché dopo qualche giorno montò a cavallo e andò a cercarlo fu un luogo aperto dove si incontrarono con una fila ad alberelli intorno e il Barone girò il cavallo in su e in giù due o tre volte senza guardare il figlio ma l'aveva visto il ragazzo dall'ultima pianta salto a salto Venne su piante sempre più vicine Quando fu davanti al padre si cavò il cappello di paglia che d'estate sostituiva al berretto di gatto selvatico e disse Buongiorno signor padre Buongiorno figlio sta Ella bene Compatibilmente agli anni e ai dispiaceri godo di vederla Valente così voglio dire di te Cosimo ho sentito che ti adoperi per il vantaggio comune o a cuore la salvaguardia delle foreste dove vivo signor padre sai che è un tratto del bosco è di nostra proprietà ereditato dalla tua Povera nonna Elisabetta bonanima se il signor padre in località bel Rio vi crescono 30 Castagni 22 Faggi otto pini e un acero o coppia di tutte le mappe catastali e appunto come membro di famiglia proprietaria di Boschi che ho voluto consociare tutti gli interessati a conservarli già disse Il barone accogliendo favorevolmente la risposta ma aggiunse mi dicono sia un'associazione di fortnite anche signor padre di tutte le professioni purchè oneste tu sai che potresti comandare alla nobiltà vassalla col titolo di Luca so che quando ho più idee degli altri do agli altri queste idee se l'accettano è questo è comandare e per comandare oggigiorno su usa Star sugli alberi aveva sulla punta della lingua Il barone Ma che valeva tirare ancora in ballo quella storia sospirò assorto nei suoi pensieri poi Si sciolse la cinta a cui era appesa la sua spada ai 18 anni È tempo che ti si consideri un adulto io non avrò più molto da vivere e reggeva la spada piatta con le due mani ricordi di esser Barone di Rondò sì signor padre ricordo il mio nome vorrei esser degno del nome e del titolo che porti cercherò di essere più degno che posso del nome Duomo e lo sarò così ad ogni suo attributo tieni questa spada La mia spada salzò sulle staffe Cosimo sta abbassò sul ramo e il Barone arrivò a cingergliela grazie signor padre le prometto che ne farò buon uso Addio figlio mio Il barone volto al cavallo diede un breve tratto di redini cavalcò via lentamente Cosimo stette un momento a pensare se non doveva fargli il saluto con la spada poi riflettete il padre glielo aveva data perché gli servisse da difesa non per fare delle mosse da parata e la tenne nel fodero 15 fu in quel tempo che frequentando il cavaliere avvocato Cosimo s'accorse Di qualcosa di strano nel suo contegno o meglio di diverso dal solito più strano o meno strano che fosse come se la sua aria assorta non venisse più da svagatezza ma da un pensiero fisso che lo dominava i momenti in cui si mostrava ciarliero adesso erano più frequenti e se una volta in socievole come era non metteva mai piede in città ora invece era sempre al porto nei crocchi ho seduto Sugli spalti coi vecchi patroni e Marinai a commentare gli arrivi e le partenze dei battelli o le malefatte dei pirati al largo delle nostre coste si spingevano ancora le feluche dei pirati di Barberia molestando i nostri traffici era una pirateria da poco ormai non più come ai tempi in cui a incontrare i pirati si finiva schiavi e a Tunisi o ad Algeri o ci si rimetteva naso e orecchie adesso quando è Maometto anni riuscivano a raggiungere una Tartana dombrosa si prendevano il carico barili di baccalà forme di cacio olandese balle di cotone e via alle volte i nostri erano più svelti gli sfuggivano tiravano un colpo di spingarda contro le alberature della Feluca e i Barbareschi rispondevano sputando facendo brutti gesti e orlacci Insomma era una pirateria alla buona che continuava per via di certi crediti che i Pascià di quei paesi pretendevano di dover esigere dai nostri negozianti e armatori non essendo a sentir loro stati serviti bene in qualche fornitura o addirittura truffati e così cercavano di saldare il conto a poco a poco a forza di ruberie ma nello stesso tempo continuavano le trattative commerciali con continue contestazioni e patteggiamenti non c'era Dunque interesse né da una parte Né dall'altra a farsi degli Sgarbi definitivi e la navigazione era piena di incertezze e di rischi che mai Però degeneravano in tragedie la storia che ora Riferirò fu una rata da Cosimo in molte versioni differenti Mi terrò a quella più ricca di particolari e meno illogica seppur è certo che mio fratello raccontando le sue avventure ci aggiungeva molto di sua testa io in mancanza da altre fonti cerco sempre di tenermi alla lettera di quel che lui diceva Dunque una volta Cosimo che facendo la guardia per gli incendi aveva preso l'abitudine di svegliarsi nella notte vide un lume che scendeva nella valle lo seguì silenzioso per i rami coi suoi passi da gatto e vide e Enea Silvio Carrega che camminava lesto lesto col Fez e la zimarra reggendo una lanterna cosa faceva in giro a quell'ora il cavaliere avvocato che era solito andare a letto con le galline Cosimo gli andò dietro stava Attento a non far rumore pur sapendo che lo zio quando camminava così infervorato era come sordo e vedeva solo a un palmo dei suoi piedi per mulatterie e scorciatoie e il cavaliere avvocato giunse sulla riva del mare in un tratto di spiaggia sassosa e prese ad agitare La lanterna non c'è la luna nel mare non si riusciva a veder nulla tranne un muovere di spuma delle onde più vicine Cosimo era su un pino un po' distante dalla riva perché laggiù Finalmente si diradava alla vegetazione e non era più tanto facile di sui rami arrivare dappertutto comunque vedeva bene il vecchietto con l'alto Fez sulla costa deserta che agitava la lanterna verso il buio del mare e da quel buio gli rispose un'altra luce di Lanterna tutto a un tratto vicina Come se l'avessero accesa Allora allora ed emerse velocissima a una piccola imbarcazione con una vela quadra oscura e i remi diversa dalle barche di qui e venne a Riva a ondeggiante luce delle lanterne Cosimo vide uomini colturbante in testa alcuni restarono sulla barca tenendola accostata arriva con piccoli colpi di Remi altri scesero e avevano larghi calzoni Rossi rigonfi e luccicanti scimitarre infilate alla vita Cosimo aguzzava Occhi e orecchie lo zio e quei berberi parlottavano tra loro in una lingua che non si capiva Eppure spesso sembrava si potesse capire e Certo era la famosa lingua franca ogni tanto Cosimo intendeva una parola nella nostra lingua su cui è né a Silvio insisteva fra mischiandola con altre parole incomprensibili e queste parole nostre erano nomi di navi noti nomi di tartane o brigantini appartenenti ad armatori dombrosa o che facevano la spola tra il nostro ed altri porti ci voleva poco a capire cosa stava dicendo il cavaliere stava informando quei pirati sui giorni d'arrivo e di partenza delle navi dombrosa e del carico che avevano della rotta delle armi che portavano a bordo ora il vecchio doveva aver riferito tutto quel che sapeva perché si voltò e andò via veloce mentre i pirati risalivano sulla Lancia e risparivano nel mare buio dal moto rapido in cui la conversazione si era svolta si capiva che doveva essere una cosa abituale chissà da quanto tempo gli agguati Barbareschi avvenivano Seguendo le notizie di Nostro zio Cosimo era rimasto sulpino incapace di staccarsi di là dalla Marina deserta tirava vento l'onda rodeva le pietre L'albero gemeva in tutte le sue giunture e mio fratello batteva i denti non per il freddo dell'aria Ma per il freddo della trista rivelazione Ecco che quel vecchietto timido e misterioso che noi da ragazzi Avevamo sempre giudicato Infido e che Cosimo credeva ad aver imparato a poco a poco ad apprezzare e compatire si rivelava un traditore imperdonabile un uomo è ingrato che voleva il male del paese che l'aveva raccolto come un relitto dopo una vita di errori perché a tal punto lo spingeva la nostalgia di quelle patrie e quelle genti in cui si doveva esser trovato una volta nella sua vita felice oppure covava un rancore spietato contro questo paese in cui ogni boccone doveva sapergli di umiliazione Cosimo Era diviso tra l'impulso di correre a denunciare le mele dello spione e a salvare i carichi le nostre negozianti è il pensiero del dolore che ne avrebbe provato Nostro padre per quell'affetto che inspiegabilmente lo legava al fratellastro naturale già Cosimo immaginava la scena il cavaliere ammanettato in mezzo agli sbirri tra due ali di ambrosotti che gli inveivano contro e così era condotto nella piazza gli mettevano il cappio al collo le impiccavano dopo la veglia funebre a Gian dei bruchi Cosimo aveva giurato a se stesso che non sarebbe mai più stato presente a un esecuzione capitale Ed ecco che li toccava essere arbitro della condanna a morte d'un proprio congiunto per tutta notte si tormento in quel pensiero e continuò per tutta la giornata seguente passando furiosamente da un ramo all'altro scalciando sollevandosi con le braccia lasciandosi scivolare per i tronchi come sempre faceva quando era in preda ad un pensiero finalmente prese la sua decisione avrebbe scelto una via di mezzo spaventare i pirati e lo zio Per far sì che troncassero il losco loro rapporto senza bisogno dell'intervento della Giustizia si sarebbe appostato su quel Pino la notte con tre o quattro fucili carichi ormai s'era fatto tutto un Arsenale per i vari bisogni della caccia quando il cavaliere si fosse incontrato coi pirati egli avrebbe cominciato a sparare uno Schioppo dopo l'altro facendo fischiare le pallottole sopra le loro teste a sentire quella fucileria pirati e zio sarebbero scappati ognuno per suo conto e il cavaliere che non era certo uomo Audace nel sospetto ad essere stato riconosciuto e nella certezza che ormai si vigilava su quei convegni della spiaggia si sarebbe guardato bene dal ritentare i suoi approcci con gli equipaggi maometani Difatti Cosimo coi fucili puntati aspettò sulpino per un paio di notti e non successe niente la terza notte Ecco il vecchietto in Fez trotterellare incespicando nei sassi della riva far segnali con la lanterna e la barca approdare quei marinai in turbante Cosimo stava pronto col dito sul grilletto invece non sparò perché stavolta era tutto diverso dopo un breve parlamentare due dei pirati scesi a Riva fecero segno verso la barca e gli altri cominciarono a scaricare roba barili casse balle sacchi damigiane barelle piene di formaggi non c'era una barca sola erano in tante Tutte cariche è una fila di portatori inturbante si snodò per la spiaggia preceduta dal nostro zio naturale che le guidava con la sua corsetta esitante fino a una grotta tra gli scogli la i mori riposero tutte quelle merci Certo il frutto delle loro ultime piraterie perché la portavano a Riva in seguito fu facile ricostruire la vicenda dovendo La Feluca Barbaresca gettare L'Ancora in uno dei nostri porti per un qualche negozio legittimo come sempre ne intercorrevano tra loro e noi in mezzo alle imprese di rapina e dovendo quindi assoggettarsi alla perquisizione doganale bisognava che nascondessero le mercanzia depredate in un luogo sicuro per poi riprenderle al ritorno Così la nave avrebbe anche dato prova della sua estraneità dalle ultime ladrerie è rinsaldato i normali rapporti commerciali col paese tutto questo retroscena lo si seppe Chiaramente dopo sul momento Cosimo non si soffermò a porsi domande c'era un tesoro di pirati nascosto in una grotta I pirati risalivano in barca e lo lasciavano lì bisognava al più presto impadronirsene per un momento mio fratello pensò di andare a svegliare i negozianti d'ambrosa che dovevano essere illegittimi proprietari delle mercanzia ma subito si ricordò dei suoi amici carbonai che pativano la fame nel bosco con le loro famiglie non ebbe esitazione corse per i rami diretto ai luoghi in cui attorno alle grigie piazzole di terra battuta e Bergamaschi dormivano in rozze Capanne presto Venite a tutti Ho scoperto Il tesoro dei pirati sotto le tende le frasche delle Capanne ci fu uno sbuffi o uno scatarrio un imprechio e al fine esclamazione di meraviglie domande oro argento non ho visto bene disse Cosimo dall'odore direi che c'è una quantità di stoccafisso e di formaggio pecorino a queste sue parole si levarono tutti gli uomini del Bosco chi aveva schioppi prendeva schioppi gli altri accette spiedi banghe o pale Ma soprattutto si portarono dietro recipienti per mettere la roba anche le sfasciate ceste del carbone e i neri sacchi salvioò una grande processione uno molto anche le donne scendevano con le ceste vuote sul capo e i ragazzi Incappucciati nei sacchi rendendo le torce Cosimo li precedeva di Pino da bosco in ulivo l'ulivo in pino da Marina già stavano per svoltare allo sperone di scoglio oltre al quale sapeva la grotta quando in cima a un contorto fico Apparve la Bianca ombra d'un pirata alzò la scimitarra E urlò l'allarme Cosimo in pochi salti fosse un ramo sopra di lui e gli puntò la spada nelle Reni finché quello non si buttò giù nel dirupo nella grotta c'era una riunione di capi pirati Cosimo prima in quel va e viene dello scarico non si era accorto che erano rimasti là sentono il grido della Sentinella escono e si vedono attorniati da quell'orda di Uomini e Donne Tinti di fuliggine in viso Incappucciati in Sacchi E armati di Pala alzano le scimitarre e si buttano avanti per aprirsi un varco Comincia la battaglia i carbonai erano in più ma i pirati erano armati meglio Per quanto a battersi contro le scimitarre si sa non c'è niente di meglio delle pale e quelle Lame del Marocco si ritiravano tutte seghettate gli scoppi invece facevano tuono e fumo e poi più niente anche alcuni dei pirati ufficiali si vede avevano fucili molto belli a vedersi tutti damascati ma nella grotta le pietre focaie avevano preso umido e facevano cilecca i più svegli dei carbonai tiravano a stordire gli ufficiali pirati con colpi di pala in testa per sottrar loro i fucili ma con quei turbanti ai Barbareschi ogni colpo arrivava attutito come su un cuscino era meglio darci un'occhiata nello stomaco perché avevano nudo all'ombelico visto che è l'unica cosa che non mancava erano i sassi i carbonai presero a tirar sassate i mori Allora sassate pure loro coi sassi finalmente la battaglia prese a un aspetto più ordinato ma siccome i carbonai tendevano ad entrare nella Grotta sempre più attratti dall'odore di stoccafisso che ne ispirava e di Barbareschi tendevano a scappare verso la scialuppa rimasta sulla riva tra le due parti mancavano dei grandi motivi di contrasto a un certo punto da parte bergamasca ci fu un assalto che ha perse loro all'ingresso della Grotta la parte maometana ancora resistevano sotto una granola di pietrate quando Videro che la via del mare era libera cosa resistevano a fare Dunque meglio alzar La Vela e andarsene raggiunta la navicella tra i pirati tutti i nobili ufficiali sborrano La Vela con un salto da un pino vicino a Riva Cosimo si lanciò sull'albero si aggrappò alla Traversa del pennone e di lassù tenendosi stretto coi ginocchi sguainò la spada i tre pirati alzarono le scimitarre mio fratello con fendenti a destra e ammanca li teneva in Scacco tutti e tre la barca ancora atterrata si inclinava ora da una parte ora dall'altra sorse la luna in quel momento e lampeggiarono la spada Donata dal Barone al figlio e quelle lame maomettane mio fratello scivolò giù per l'albero e affondò la spada in petto ad un pirata che cadde fuoribordo svelto come una lucertola risalì difendendosi con due parate dai fendenti degli altri poi callò giù ancora ed infilzò il secondo risalita ebbe una breve schermaglia con il terzo e con un'altra delle sue scivolate lo trafisse i tre ufficiali maomettoni erano stesi in mezzo nell'acqua mezzo fuori con la barba piena d'alghe gli altri pirati all'imboccatura della Grotta erano tra mortiti dalle sassate dai colpi di palla Cosimo ancora arrampicato sull'albero della Barca guardava trionfante e intorno quando dalla grotta saltò fuori scatenato come un gatto col fuoco sulla coda il cavaliere avvocato che era stato la nascosto fino all'ora corse per la spiaggia testa bassa diede una spinta alla barca staccandola da Riva ci saltò sopra ed afferrati i remi si mise a darci dentro a più non posso vogando verso il largo fate Siete matto diceva Cosimo aggrappato al pennone tornate a Riva Dove andiamo Ma che era chiaro che Enea Silvio Carrega voleva raggiungere la nave dei Pirati per porsi in salvo ormai la sua fellonia era irrimediabilmente scoperta e se restava arriva sarebbe certo finito sul patibolo così remava remava e Cosimo benché ancora si trovasse con la spada sguainata in mano è il vecchio fosse disarmato e debole non sapeva cosa fare in fondo far violenza a uno zio gli dispiaceva e poi per raggiungerlo avrebbe dovuto calar giù dall'albero ed il quesito se scendere in una barca equivalesse a scendere a terra o se già non avesse derogato alle sue leggi interiori saltando da un albero con le radici a un albero di nave era troppo complicato per porselo in quel momento così non faceva niente Si era accomodato sul pennone una gamba di qua e una di là dell'albero e andava via sull'onda mentre un lieve evento gonfiava la ve la è il vecchio non smetteva di remare sentì un abbaio ebbe un trasalimento di gioia Il cane ottimo Massimo che durante la Battaglia aveva perso di vista era l'ha accucciato in fondo alla barca e scodinzolava come nulla fosse poi poi poi riflette Cosimo non c'era da stare tanto in pena Era in famiglia con suo zio col suo cane andava in barca il che dopo tanti anni di vita Arborea era un piacevole diversivo c'era la luna sul mare il vecchio era ormai stanco remava fatica e piangeva e prese a dire a Zaira alla Zaira e inshallah è così inspiegabilmente parlava in turco e ripeteva ripeteva tra le lacrime questo nome di donna che Cosimo non aveva mai udito che dite Cavaliere cosa vi prende dove andiamo domandava Zaira alla la faceva il vecchio Chi è Zaira Cavaliere vi credete ad andare da Zaira per di qua ed Enea Silvio Carrega faceva segno di sì col capo e parlava turco tra le lacrime e gridava alla luna quel nome su questa Zaira la mente di Cosimo cominciò subito a mulinare supposizioni forse stava per svelarglisi il più profondo segreto di quell'uomo schivo ai misterioso se il cavaliere andando verso la nave pirata intendeva raggiungere questa Zaira doveva Dunque trattarsi di una donna che stava là in quei paesi ottomani Forse tutta la sua vita era stata dominata dalla nostalgia di questa donna Forse era lei l'immagine di felicità perduta che egli inseguiva allevando Api o tracciando canali forse era un amante una sposa che aveva avuto laggione giardini di quei paesi Oltremare oppure più verosimilmente è una figlia una sua figlia che non vedeva da bambina per cercar lei doveva aver tentato per anni di aver rapporto con qualcuna delle navi turche o moresche che capitavano nei nostri porti e finalmente dovevano avergli dato sue notizie Forse aveva appreso che era schiava e per riscattarla gli avevano proposto di informarli sui viaggi delle tartane d'ambrose Oppure era uno Scotto che doveva pagare lui per essere riammesso fra loro e imbarcato per il paese di Zaira ora smascherato il suo intrigo era costretto a fuggire da ombrosa e quei berberi non potevano ormai più Rifiutarsi di prenderlo con loro e riportarlo da lei nei suoi discorsi ansanti e smozzicati si mescolavano accenti di speranza di supplica e anche di paura paura che ancora non fosse la volta buona che ancora qualche disavventura dovesse separarlo dalla creatura desiderata non ce la faceva più a spingere i remi quando si avvicinò a un'ombra un'altra Lancia Barbaresca forse dalla nave avevano sentito il rumore della Battaglia sulla riva e mandavano degli esploratori Cosimo scivolò a metà dell'albero per essere nascosto dalla vela il vecchio invece cominciò a gridare in lingua franca che lo prendessero che lo portassero alla nave e pretendeva le braccia fu esaudito di fatti due giannizzeri inturbante appena fu portata di mano lo afferrarono per le spalle lo sollevarono leggero com'era e lo tirarono sulla loro barca Quella su cui era Cosimo per il contraccolpo fu spinta via La Vela prese il vento e così mio fratello che già si vedeva morto sfuggì all'essere scoperto allontanandosi sul vento a Cosimo giungevano dalla lancia pirata delle voci come d'un albergo una parola detta dai Mori che sono simili a Marrano e la voce del vecchio che sudiva a ripetere Come un ebete non lasciavano dubbi sull'accoglienza che era toccata Al Cavaliere Certo lo tenevano per responsabile dell'imboscata alla grotta della perdita del bottino della morte dei loro l'accusavano ad averli traditi su di un urlo un tonfo poi silenzio Cosimo venne il ricordo netto come lo sentisse dalla voce di suo padre quando gridava Enea Silvio Enea Silvio inseguendo il fratello naturale per la campagna e nascose il viso nella vela rimontò sul pennone per vedere dove stava andando la barca qualcosa galleggiava in mezzo al mare come trasportato da una corrente un oggetto una specie di gavitello ma un gavitello con la coda ci batte sopra un raggio di luna e vide che non era un oggetto ma una testa una testa calzata ad un Fez col fiocco e riconobbe il viso diverso del Cavaliere avvocato che guardava con la solitaria sbigottita a bocca aperta e dalla barba in giù tutto il resto era nell'acqua e non si vedeva e Cosimo gridò cavaliere che fate perché non montate attaccatevi alla barca ora vi faccio salire Cavaliere Ma lo zio non rispondeva galleggiava galleggiava guardava in alto con quell'occhio sbigottito che pareva non vedesse nulla E così mo disse Dai ottimo Massimo buttati in acqua prendi il Cavaliere per la collottola salvalo salvalo il cane obbediente si tuffò cercò di addentare alla collottola il vecchio non ci riuscì lo prese per la barba per la collottola ottimo Massimo ho detto queste Cosimo ma il cane sollevò la testa per la barba e la spinse fin sul bordo della barca e si vide che di collottola non ce n'era più non c'era più corpo nel nulla Era solo una testa la testa di Enea Silvio Carrega mozzata da un colpo di scimitarra 16 la fine del Cavaliere avvocato fu raccontata da Cosimo dapprima in una versione assai diversa Quando il vento portò arriva la barca con lui rannicchiato sul pennone è ottimo massimo la seguì trascinando la testa mozzata alla gente accorsa al suo richiamo raccontò dalla pianta su cui si era rapidamente spostato con l'aiuto ad una fune una storia assai più semplice cioè che il cavaliere era stato rapito dai pirati e poi ucciso Forse era una versione dettata dal pensiero di suo padre il cui dolore sarebbe stato così grande alla notizia della morte del fratellastro e alla vista di quei pietosi resti che a Cosimo mancò il cuore di gravarlo con la rivelazione della fellonia del Cavaliere anzi in seguito tentò sentendo dire dello sconforto in cui il Barone era caduto di costruire per il nostro zio naturale una Gloria fittizia inventando una sua lotta segreta e astuta per sconfiggere i pirati alla quale da tempo Egli si sarebbe dedicato e che è scoperto l'avrebbe portato al supplizio Ma era un racconto contraddittorio e lacunoso anche perché c'era qualcos'altro che Cosimo voleva nascondere cioè lo sbarco della refurtiva dei pirati nella grotta e l'intervento dei carbonai È infatti se la cosa si fosse risaputa tutta la popolazione dombrosa sarebbe salita Al Bosco per riprendere le merzzie ai Bergamaschi trattandoli da ladri Dopo qualche settimana quando fu sicuro che i carbonai avevano smaltito la roba raccontò l'assalto alla grotta E chi vuole salire per recuperare qualcosa resto a mani vuote i carbonai avevano diviso tutto in parti giuste lo stoccafisso foglia per foglia e cotechini i cachi e di tutto il rimanente avevano fatto un gran banchetto nel bosco che durò tutto il giorno Nostro padre era molto invecchiato e il dolore per la perdita di Enea Silvio aveva strane conseguenze sul suo carattere gli prese la smania di far sì che le opere del fratello naturale non andassero perdute perciò voleva curare lui stesso gli allevamenti d'api e visaccinse con grande sicumera sebbene mai prima da allora avesse visto da vicino un alveare per aver consigli si rivolgeva a Cosimo che è qualcosa ne aveva imparato non che gli facesse delle domande ma portava il discorso sull'apicoltura e stava a sentire qualche Cosimo diceva e poi lo ripeteva come ordine ai contadini con tono irritato e sufficiente come fossero cose risapute alle arnie cercava di non avvicinarsi troppo per quella sua paura ad essere punto ma voleva mostrare di saperla vincere e chissà che sforzo gli costava allo stesso modo dava ordine di scavare certi canali per compiere un progetto iniziato dal povero Enea Silvio e se ci fosse riuscito sarebbe stato un bel caso perché la buonanima non ne aveva portato a termine mai uno questa tardiva passione del Barone per le faccende pratiche durò poco Purtroppo un giorno era lì indaffarato e nervoso tra le arnie e i canali e ad un suo scatto brusco si vide venir contro un paio d'api prese paura cominciò ad agitar le mani capovolse un alveare corse via con una nuvola da appendi dietro scappando alla cieca finì in quel canale che stavano cercando di riempire d'acqua e lo tirarono su zuppa fu messo a letto tra la febbre delle punture è quella del raffreddore per il bagno ne ebbe per una settimana poi si poteva dire guarito ma a lui prese uno scoramento che non si volle più tirare su stava sempre a letto e aveva perso ogni attaccamento alla vita nulla di quel che voleva fare era riuscito del Ducato nessuno ne parlava più il suo primogenito era sempre sulle piante anche adesso che era un uomo il fratellastro era morto assassinato la figlia era sposata lontano con gente ancora più antipatica di lei io ero ancora troppo ragazzo per stargli vicino e sua moglie troppo sbrigativa e autoritaria cominciò a farneticare a dire che ormai Gesuiti avevano occupato la sua casa e non poteva uscire dalla stanza è così pieno di amarezze e di manie era sempre vissuto venne a morte anche Cosimo seguì il funerale passando da una pianta all'altra ma nel cimitero Non riuscì a entrare perché sui Cipressi fitti come sono di Fronda non ci si può arrampicare in nessun modo assistette Al seppellimento di là dal muro e quando noi tutti gettammo un pugno di terra sulla bara lui ci gettò un rametto con le foglie Io pensavo che da mio padre eravamo sempre stati tutti distanti come Cosimo sugli alberi [Musica] adesso Barone di Rondò era Cosimo la sua vita non cambiò curava è vero gli interessi dei nostri beni Ma sempre in modo saltuario quando i Castaldi e fittavoli lo cercavano non sapevano mai dove trovarlo e quando meno volevano farsi vedere da lui Eccolo sul ramo anche per curare questi affari familiari Cosimo adesso si mostrava più spesso in città si fermava sul Gran noce della piazza o sui Lecci vicino al porto la gente lo riveliva gli dava del signor barone e a lui veniva di prendere delle pose un po' da vecchio come alle volte piace ai giovani e si fermava lì a contarla a un Crocchio dombrosotti che si disponeva a Piede dell'albero continuava a raccontare sempre in modi diversi la fine del nostro zio naturale e a poco a poco venne svelando la convivenza del Cavaliere coi pirati ma per frenare l'immediata indignazione dei cittadini aggiunse la storia di Zaira quasi come se il Carrega gliel'avesse confidato prima di morire e così li condusse perfino a commuoversi della triste sorte del vecchio dall'invenzione di sana pianta Io credo Cosimo era giunto per successive approssimazioni a una relazione quasi del tutto veritiera dei fatti gli riuscì così per due o tre volte poi non essendo gli ambrosotti mai stanchi da ascoltare il racconto È sempre aggiungendosi nuovi uditori e tutti richiedendo nuovi particolari fu portato a fare aggiunte ampliamenti iperboli a introdurre nuovi personaggi ed episodi ma è così la storia se andò deformando e diventò più inventata che in principio ormai Cosimo aveva un pubblico che stava a sentire a bocca aperta tutto quel che lui diceva prese il gusto di raccontare e la sua vita sugli alberi e le cacce è il brigante Gian dei Brughi e il cane ottimo Massimo diventarono pretesti di racconti che non avevano più fine parecchi episodi di queste memorie della sua vita sono riportati dal quali egli li narrava sotto Le sollecitazioni del suo auditorio plebeo e lo dico per farmi perdonare se non tutto ciò che scrivo sembra veritiero e conforme a un armoniosa visione dell'umanità e dei fatti per esempio uno di quegli sfaccendati gli chiedeva Ma è vero che non avete mai messo piede fuorché sugli alberi signor barone e Cosimo attaccava Sì una volta ma per sbaglio sono salito sulle corna ad un cervo credevo di passare sopra un acero ed è un cervo fuggito alla tenuta della Caccia Reale che stava fermo lì il cervo sente il mio peso sulle corna e fugge per il bosco non vi dico gli schianti io la in cima mi sentivo trafiggere da ogni parte tra le punte acuminate delle corna gli Spini i rami del bosco che mi picchiavano sul viso il cervo si dibatteva cercando di liberarsi di me io Mi tenevo saldo sospendeva il racconto e quelli allora E come ve la siete cavata Signoria e lui Ogni volta a tirar fuori un finale diverso il cervo corse corse raggiunse la tribù dei cervi che vedendolo con un uomo sulle corna un po' lo sfuggivano un po' gli si avvicinavano curiosi io puntai il fucile che avevo sempre a tracolla e ogni Cervo che vedevo lo abbattevo ne uccisi 50 e dove sono mai stati 50 Cervi dalle nostre parti gli chiedeva Qualcuno di quei paltonieri ora se ne persa la razza perché quei 50 erano tutte Cerve femmine capite ogni volta che il mio Cervo cercava ad avvicinare una femmina io sparavo e quella cadeva morta il cervo non poteva Darsene ragione ed era disperato Allora allora decise di uccidersi corse su una roccia alta e si buttò giù ma io mi aggrappai a un pino che sporgeva e ed eccomi qui Oppure era una battaglia che si era ingaggiata tra due Cervi accornate e ad ogni colpo lui saltava dalle corna dell'uno a quelle dell'altro finché a un Cozzo più forte si trovò sbalestrato su una quercia insomma gli era presa quella smania di chi racconta storie e non sa mai se sono più belle quelle che gli sono veramente accadute e che a rievocarle riportano con sé tutto un mare d'oro e passate di sentimenti minuti tedi felicità incertezze vanagloria nausee di sé Oppure quelle che ci si inventa in cui si taglia giù di grosso e tutto appare facile ma poi più si svaria più ci si accorge che si torna a parlare delle cose che si ha avuto ho capito in realtà vivendo Cosimo era ancora nell'età in cui la voglia di raccontare dà voglia di vivere e si crede di non averne vissute abbastanza da raccontarne e così partiva a caccia stava via settimane poi tornava sugli alberi della piazza reggendo per la coda a faine tassi e volpi e raccontava gli ambrosotti nuove storie che da vere raccontandole diventavano inventate ed ha inventate vere ma in tutta quella smania c'era un insoddisfazione più profonda una mancanza in quel cercare gente che l'ascoltasse c'era una ricerca diversa Cosimo non conosceva ancora l'amore e Ogni esperienza senza quella che è che vale aver rischiato la vita quando ancora della vita non conosci il sapore le ragazze ortolane o pescivendole passavano per la piazza dombrosa e le damigelle in carrozza e Cosimo dall'albero gettava occhiate sommarie e ancora non aveva capito bene perché in tutte c'era qualcosa che lui cercava e che non era interamente in nessuna a notte quando nelle case Si accendevano le luci e sui rami Cosima era solo con i gialli occhi dei gufi gli veniva da sognare l'amore per le coppie che si davano convegno dietro le siepi e tra i filari sentiva ad ammirazione e invidia e le seguiva con lo sguardo perdersi nel buio ma se si sdraiavano al piede del suo albero scappava via pieno di vergogna Allora per vincere il pudore Naturale dei suoi occhi si fermava a osservare gli amori degli animali a primavera il mondo Sopra gli alberi era un mondo nuziale gli scoiattoli samavano con mosse e squittii quasi umani gli uccelli si accoppiavano sbattendo le ali anche le lucertole correvano via unite con le code strette a nodo Ehi porcospini parevano diventati morbidi per rendere più dolci i loro abbracci il cane ottimo massimo per nulla intimidito dal fatto d'esser L'unico bassotto dombrosa corteggiava grosse cagne da pastore o cagne Lupe con spavaldo ardimento fidandosi della naturale simpatia che ispirava Allora tornava malconcio dai morsi Ma bastava un amore fortunato a ripagarlo di tutte le sconfitte anche Cosimo come ottimo massimo era l'unico esemplare di una specie nei suoi sogni a occhi aperti Si vedeva amato da bellissime fanciulle Ma come avrebbe incontrato l'amore la sugli alberi nel fantasticare riusciva a non figurarsi dove quelle cose sarebbero successe se sulla terra o lassù dove era ora un luogo senza luogo immaginava come un mondo cui si arriva andando in su non in giù Ecco forse c'era un albero così alto che salendo toccasse a un altro mondo la luna Intanto con questa abitudine delle chiacchiere da piazza si sentiva sempre meno soddisfatto di sé e da quando un giorno di mercato un tale venuto Dalla vicina città d'oliva bassa disse Oh anche voi avete il vostro spagnolo e alle domande di cosa volesse dire rispose a Oliva Bassa c'è tutta una genia di spagnoli che vivono sugli alberi Cosimo non ebbe più pace finché non intraprese attraverso gli alberi dei Boschi e il viaggio per oliva bassa 17 Oliva bassa era un paese dell'interno Cosimo Ci arrivò dopo due giorni di cammino superando pericolosamente i tratti di vegetazione più Rada per via vicino agli abitati la gente che non l'aveva mai visto dava in grida di meraviglia e qualcuno gli tirava dietro delle pietre per cui cercò di procedere inosservato il più possibile ma man mano che si avvicinava Oliva bassa si accorse che se qualche Boscaiolo o Bifolco o raccoglitrice ed olive lo vedeva non mostrava alcun stupore anzi gli uomini lo salutavano cavandosi il cappello come se lo conoscessero E dicevano parole certamente non del dialetto locale che in bocca a loro suonavano strane come Senior Buenos dias e senior era inverno parte degli alberi era spoglia in Oliva bassa attraversava l'abitato una doppia fila di Platani e dormi e mi fratello avvicinandosi vide che tra i rami spogli e c'era gente uno o due anche tre per albero seduti o in piedi in atteggiamento grave in pochi salti li raggiunse erano uomini con investimenti Nobili tre Corni piumati gran manti e Donne dall'aria pure Nobile con veli sul capo che stavano sedute sui rami a due o a tre alcune ricamando e guardando ogni tanto giù in strada con un breve movimento laterale del busto è un appoggiarsi del braccio lungo il ramo come ha un davanzale gli uomini li rivolgevano saluti come pieni da Mara comprensione Buenos dias signore e Cosimo si inchinava e si cavava il cappello uno che pareva il più autorevole di loro un obeso incastrato nella forcella ad un Platano da cui pareva non potesse più sollevarsi una pelle da malato di fegato sotto la quale l'ombra dei baffi e della barba Rasi traspariva nera malgrado le età avanzata parve domandare a un suo vicino macilento all'ampanato vestito in nero e pure lui con le guance nerastre di barba Rasa chi fosse quello sconosciuto che procedeva per la fila d'alberi Cosimo penso che era venuto il momento di presentarsi venne sul platano del Signore obeso fece l'inchino e disse Il barone Cosimo piovasco Di Rondò per servirla Roadhouse fece l'obeso aragonage gallego No Signore Cotton No Signore sono di queste parti e il gentiluomo hampanato si sentì in dovere di intervenire a fardente interprete molto ampollosamente dice su altezza Federico Alonso Sanchez dei Guatemala tomasco se vuoi signoria e pura Esso un esule da poiché la vediamo rampar per queste Frasche No Signore o almeno non esule per alcun decreto altrui viakalbores porcustro e l'interprete su altezza Federico Alonso si compiace di domandarle se è per suo diletto Che vo signoria compie questo itinerario Cosimo Ci pensa un po' e rispose perché penso mi si addica sebbene nessuno me li imponga esclamò Federico Alonso Sanchez sospirandomi è quello in nero a spiegare sempre più ampolloso su altezza esce a dire che boh signorina è da reputarsi fortunata a godere di codesta Libertà la quale non possiamo esimerci dal comparare alla nostra costrizione che pur sopportiamo Rassegnati al volere di Dio e si segnò così tra una laconica esclamazione del principe Sanchez È una circostanziata versione del Signore nero vestito Cosimo riuscì a ricostruire la storia della colonia che soggiornava sui Platani erano Nobili spagnoli ribellatisi a Re Carlos III per questioni di privilegi feudali contrastati e perciò posti in esilio con le loro famiglie giunti a Oliva bassa era stato loro interdetto di continuare il viaggio quei territori infatti in base a un antico trattato con sua maestà Cattolica non potevano darcetto e nemmeno venire attraversati da persone esiliate dalla Spagna la situazione di quelle Nobili famiglie era ben difficile da risolversi ma I magistrati di oliva bassa che non volevano avere seccature con le cancellerie straniere Ma che neppure avevano ragione ed avversione per quei ricchi viaggiatori vennero a un accomodamento la lettera del trattato prescriveva che Gli esuli non dovessero toccare il suolo di quel territorio Quindi Bastava che se ne stessero sugli alberi e si era in regola Dunque Gli esuli erano saliti sui Platani e sugli Olmi con scale a pioli concesse dal comune che poi furono tolte stavano appollaiati lassù da alcuni mesi Confidando nel clima mite In un prossimo decreto d'amnistia di Carlo sterzo e nella provvidenza divina avevano una provvista di doppie di spagna e comperavano vivande dando così Commercio alla città per tirare su i piatti avevano installato alcuni saliscendi su altri alberi c'erano baldacchini sotto ai quali dormivano insomma saranno soputi a aggiustare bene ossia erano gli Oliva bassi che li avevano così ben attrezzati perché ci avevano il loro tornaconto Gli esuli da parte loro non muovevano un dito in tutta la giornata Cosimo era la prima volta che incontrava degli altri esseri umani abitanti sulle piante e cominciò a far domande pratiche e quando piove come fate Sakura Mosto del tiempo signor e le interprete che era il padre sulpicio adegua ad alete della compagnia di Gesù esule Da quando il suo ordine Era stato messo al bando dalla Spagna protetti dai nostri baldacchini rivolgiamo il pensiero al signore ringraziandolo di quel poco che ci basta A caccia ci andate mai Senior augurarvi talvolta uno fra noi unge di Vischio un ramo per il suo spasso Cosimo non era mai stanco di scoprire come avevano risolto i problemi che servono presentati pure a lui e per lavarvi per lavarvi come fate disse Don Federico con un'alzata di spalle diamo i nostri indumenti alle lavandaie del paese tradusse Don sulpicio ogni lunedì a essere precisi noi si cala il canestro della roba sporca No volevo dire per lavarvi la faccia e il corpo non Federico Grugni e alzò le spalle come se questo problema non gli si fosse mai presentato in dovere di interpretare secondo il parere di sua altezza Queste son questioni private di ciascheduno e Chiedo venia i vostri bisogni dove li fate Olas signor e don sulpicio sempre col suo tono modesto Sosa certi Orsolini In verità congedatosi da don Federico Cosimo fu guidato dal padre sul picio a far visita ai vari membri della colonia nei loro rispettivi alberi residenziali tutti questi idalghi e queste Dame serbavano pur nelle ineliminabili scomodità del loro soggiorno atteggiamenti abituali e composti certi uomini per stare a cavalcioni sui rami usavano selle da cavallo e ciò piacque molto a Cosimo che in tanti anni non aveva mai pensato a questo sistema utilissimo per le staffe noto subito che eliminano l'inconveniente di dover tenere i piedi penzoloni cosa che dopo un po' dà il formicolio alcuni puntavano cannocchiali da Marina uno tra loro aveva il grado di Almirante che probabilmente servivano soltanto a guardarsi tra loro tra un albero e l'altro curiosare e far pettegolezzi le signore e signorine sedevano tutte su cuscini da loro stesse ricamati agucchiando erano le uniche persone in qualche modo operose oppure carezzando grossi gatti di gatti vera su quegli alberi gran numero come pure ed uccelli in gabbia questi Forse erano le vittime del Vischio tranne alcuni liberi Colombi che venivano a posarsi sulla mano delle Fanciulle e carezzati tristemente in questa specie di salotti arborey Cosimo era ricevuto con ospitale gravità gli offrivano il caffè poi subito si mettevano a parlare dei palazzi da loro lasciati a Siviglia a Granata e dei loro possedimenti e Granai e scuderie e Lo invitavano per il giorno in cui sarebbero stati reintegrati nei loro onori del re che gli aveva banditi parlavano con un accento che era insieme da versione fanatica e di devota reverenza talvolta riuscendo a separare esattamente la persona contro la quale le loro famiglie erano in lotta e il titolo regale della cui autorità emanava la propria talvolta invece a bella posta mescolavano i due opposti modi di considerazione in un solo slancio dell'animo e Cosimo ogni volta che il discorso cadeva sul sovrano non sapeva più che faccia fare aleggiava su tutti i gesti e i discorsi degli esoli una ora di tristezza e lutto che un po' corrispondeva alla loro natura è un po' a una determinazione volontaria Come tallora viene in chi combatte per una causa non ben definita nei convincimenti e cerca di supplire con l'imponenza del contegno nelle giovinette che ha una prima occhiata apparvero a Cosimo tutto è un po' troppo pelose e opache di pelle serpeggiava un accenno di brio sempre frenato a tempo due desse giocavano da un Platano all'altro al volano Tic e Tac Tic e Tac poi un gridolino il volano era caduto in strada lo raccattava un monello Oliva basso e per tirarlo sopra Tendeva due pesetas sull'ultimo albero un Olmo stava un vecchio chiamato è il Conte senza parrucca dimesso nel vestire il padre sulpicio avvicinandosi abbassò la voce e Cosimo fu indotto a imitarlo e il conte con un braccio spostava ogni tanto un ramo e guardava il declivio della collina è una Piana or verde or brulla che si perdeva lontano sul picio mormorò a Cosimo una storia di un suo figlio detenuto nelle carceri di Re Carlo e torturato Cosimo comprese che mentre tutti quegli idalghi facevano gli esoli così per dire Ma dovevano ogni poco a richiamarsi alla mente e ripetersi perché e per come si trovavano là solo quel vecchio soffriva davvero questo gesto di scostare il ramo come aspettandosi di vedere apparire un altro terra questa inoltrare Piano piano lo sguardo nella distesa ondulata come sperando di non incontrare mai l'orizzonte di riuscire a scorgere un Paese Ai Quanto lontano era il primo segno vero d'esilio che Cosimo vedeva e comprese quanto per quegli idaghi contasse la presenza del Conde come fosse quella a tenerli insieme a darle loro un senso era lui forse il più povero Certo in patria il meno autorevole di loro che diceva loro quello che dovevano soffrire e sperare tornando dalle visite Cosimo vide su un Ontano una fanciulla che non aveva visto prima in due salti Fully era una ragazza con occhi di bellissimo color Pervinca e carnagione profumata reggeva un secchio Com'è che quando ho visto tutti e non vi ho vista ero per acqua al pozzo e sorrise dal secchio un po' inclinato CAD dell'acqua lui la aiutò a reggerlo voi Dunque scendete dagli alberi no c'è un ritorno ciliegio che fa ombra al pozzo di lacca li ama i secchi venite camminarono per un ramo scavalcando il muro ad una corte lei Lo guidò Nel passaggio sul ciliegio sotto era il pozzo vedete Barone come sapete che sono un Barone Io so tutto sorrise le mie sorelle mi hanno subito informata della visita sono quelle del volano Irena era in onda Appunto le figlie di don Federico Sì è il vostro nome Ursula Voi andate sugli alberi meglio ad ogni altro qui ci andavo da bambina a Granada avevamo grandi alberi nel patio sapreste cogliere quella rosa in cima a un albero era Fiorita una rosa rampicante Peccato no bene ve la accoglierò io salviò torno con la rosa Orsola sorrise ed avanzò con le mani voglio appuntarla io stesso ditemi dove sul capo grazie e accompagnò la mano di lui ora Ditemi sapreste Cosimo chiese raggiungere quel mandorlo Come si fa riso non so mica volare aspettate e Cosimo tirò un laccio se vi lasciate legare a questa corda Io vi scarrucolo di là No ho paura ma rideva è il mio sistema ci viaggio da anni facendo tutto da solo Mamma mia la trasportò di là poi venne lui era un mandorlo tenero e non Vasto Vi si stava vicini Ursula era ancora ansante e rossa per quel volo spaventata No ma le batteva il cuore la Rosa non s'è persa Lui disse e la toccò per aggiustarla così stretti sull'albero a ogni gesto si andavano abbracciando disse lei è lui per primo si baciarono così cominciò l'amore il ragazzo felice e sbalordito lei felice e non sorpresa affatto alle ragazze nulla accade a caso era l'amore tanto atteso da Cosimo e adesso inaspettatamente giunto e così bello da non capire come mai lo si potesse immaginare bello prima e della sua bellezza la cosa più nuova era l'essere così semplice e al ragazzo in quel momento pare che debba sempre essere così 18 fiorirono i peschi i Mandorli I Ciliegi Cosimo e Ursula passavano insieme le giornate sugli alberi fioriti la Primavera colorava di gaiezza perfino la funerea vicinanza del parentador nella colonia degli esoli mio fratello seppe subito a rendersi utile insegnando i vari modi di passare da un albero all'altro e incoraggiando quelle Nobili famiglie a uscire dall'abituale compostezza per praticare un po' di movimento gettò anche dei ponti di corda che permettevano agli esoli più vecchi di scambiarsi delle visite e così in quasi un anno di permanenza tra gli spagnoli dotò la colonia di molti attrezzi da lui inventati serbatoi d'acqua fornelli sacchi di pelo per dormirci dentro il desiderio di far nuove invenzioni lo portava a secondare le usanze di questi idalghi anche quando non andavano d'accordo con le idee dei suoi autori preferiti così vedendo il desiderio di quelle pie persone di confessarsi regolarmente scavo dentro un tronco un confessionale dentro il quale poteva andare il magro Don sulpicio e da una finestrella con tendina e grata ascoltare i loro peccati la pura passione delle innovazioni tecniche Insomma non bastava a salvarlo dallo sequio alle norme vigenti ci volevano le idee Cosimo scrisse al libraio orbeck che da ombrosa gli rimandasse per la posta Oliva bassa i volumi arrivati nel frattempo così potè far leggere a Ursula Paolo e Virginia è la nuova Eloisa gli esoli tenevano spesso adunanze su una vasta Quercia parlamenti in cui stillavano lettere al sovrano queste lettere in principio dovevano essere sempre di indignata protesta e di minaccia quasi degli ultimatum ma a un certo punto dall'uno dall'altro di loro venivano proposte formule più blande più rispettose e così si finiva in una supplica in cui si prosternavano umilmente ai piedi delle graziose maestà implorando nel perdono Allora si alzava il conte tutti ammutolivano Elkan guardando in alto cominciava a parlare a voce bassa e Vibrata e diceva tutto quel che aveva in cuore quando si risiedeva gli altri restavano serie e muti nessuno accennava più alla supplica Cosimo ormai faceva parte della Comunità e prendeva parte ai parlamenti e là con ingenuo fervore giovanile spiegava le idee dei filosofi e i torti dei sovrani e come gli stati potevano essere retti secondo ragione e giustizia ma tra tutti i soli che potevano dargli ascolto erano El Conte che per quanto vecchio sarvellava sempre alla ricerca di un modo di capire e reagire Ursula che aveva letto qualche libro è un paio di ragazze un po' più sveglie delle altre il resto della colonia erano teste di suola da piantarci dentro i chiodi insomma questo Conde dai E dai invece di star sempre a contemplare il paesaggio cominciò a volersi leggere dei libri Russo gli riuscì un po' ostico Montesquieu invece gli piaceva era già un passo gli altri daghi niente sebbene qualcuno di nascosto da padre sul picio chiedesse a Cosimo in prestito la polsella per andarsi a leggere le pagine spinte così col Conte che macinava nuove idee le adunanze sulla Quercia presero un'altra piega ormai si parlava ad andare in Spagna a far la rivoluzione padre sulpicio da principio non fitò il pericolo Lui di suo non era molto fino e tagliato fuori da tutta la gerarchia dei superiori non era più aggiornato sui veleni delle coscienze ma appena poteri ordinare le idee o appena dicono altri ricevette certe lettere quei sigilli vescovili cominciò a dire che il demonio si era intrufolato in quella loro comunità e che c'era da aspettarsi una pioggia di fulmini che incenerisse gli alberi con tutti i loro sopra una notte Cosimo fu svegliato da un lamento accorse con una lanterna e sull'olmo del Conde vide il vecchio già legato al tronco e il gesuita che stringeva i nodi altolà padre cosa è questo il braccio della Santa inquisizione figlio Ora tocca questo sciagurato vecchio perché confessi l'eresia e sputi il demonio poi ce ne sarà per te Cosimo trasse la spada e recise le corde guardia voi padre ci sono anche altre braccia che servono la ragione e la giustizia il gesuita dal mantello trasse una spada sguainata Barone di Rondò la vostra famiglia già da tempo ha un conto in sospeso col mio ordine aveva ragione mio padre Buon anima esclamòsimo incrociando il ferro la compagnia non perdona si batterono in bilico sui rami Don sulpicio era uno schermidore eccellente e più volte mio fratello si trovò a mal partito erano al terzo assalto Quando è il Conte riavutosi si mise a gridare si svegliarono gli altri esuli accorsero Si interposero tra i due duellanti sul picio fece subito sparire la sua spada e come se niente fosse si mise a raccomandare la calma mettere a tacere un fatto così grave sarebbe stato impensabile in qualsiasi altra comunità non in quella con la voglia che avevano di ridurre al minimo tutti i pensieri che si affacciavano alle loro teste Così don Federico mise i suoi buoni uffici e Si venne a una specie di conciliazione tra don sulpicio e del Conte che lasciava tutto come prima Cosimo Certamente doveva diffidare e quando andava per gli alberi con Ursula temeva sempre di vedersi spiato dal gesuita sapeva che egli andava mettendo pulci nell'orecchio di don Federico perché non lasciasse più uscire la ragazza con lui quelle Nobili famiglie In verità erano educate a costumi molto chiusi ma la sera sugli alberi in esilio non si badava più a tante cose Cosimo sembrava loro un bravo giovane titolato e sapeva rendersi utile restava là con loro senza che nessuno glielo avesse imposto E se anche capivano che tra lui e Ursula doveva esserci del tenero e li vedevano allontanarsi spesso per i frutteti a cercar fiori e frutta chiudevano un occhio per non trovarci nulla da ridire Adesso però con don sul picio che metteva male non Federico non poteva più far finta di saper niente chiamo Cosimo a colloquio nel suo Platano al suo fianco era sul picio lungo e nero Maron che si vede spesso con la mia niña mi si dice mi insegna a questo idioma altezza Quanti anni hai vado per i dieci nueve piove troppo giovane Mia figlia è una ragazza da marito porchetta accompagna a lei Ursula ha 17 anni pensi già a casarte cosa ti insegna male ai Castellana mia figlia ombre dico se pensi a sceglierti è una novia a costruirti una casa sulpicio e Cosimo Insieme fecero un gesto Come a mettere le mani avanti e il discorso prendeva una certa piega che non era quella voluta dal gesuita e tanto meno dal mio fratello la mia casa disse Cosimo e accennò intorno verso i rami più alti le nuvole la mia casa è dappertutto dappertutto Dove posso salire andando in su no e sesto il principe Federico Alonso scosse il capo Baron Se vuoi venire a Granada quando torneremo vedrai il più ricco feudo della Sierra me jorcherì non sul picio non poteva più stare zitto ma altezza questo giovane è un volteriano non deve frequentare più sua figlia le idee vanno e vengono che seccasse che si sposi e poi gli passerà venga a Granada venga Muchas gracias austed Ci penserò e Cosimo girando per le mani il berretto di pel di gatto si ritirò con molti inchini quando rivive Ursula era sovrappensiero sai Ursula ma ha parlato tuo padre mi ha fatto certi discorsi Ursula si spaventò non vuole che ci vediamo più non è questo non vorrebbe che io quando non sarete più esiliati venga con voi a Granada Ah sì che bello Ma vedi io ti voglio bene ma sono stato sempre sugli alberi e voglio rimanerci Cosmi abbiamo degli alberi anche la da noi Sì ma intanto per fare il viaggio con voi dovrei scendere una volta sceso Non ti preoccupare cosme' Tanto ora siamo esuli e forse lo Resteremo per tutta la vita è mio fratello non si diede più pena Ma Ursula non aveva previsto giusto dopo poco arrivò a Don Federico una lettera coi sigilli reali spagnoli il bando per grazioso indulto di sua maestà Cattolica era revocato i nobili esiliati potevano tornare alle proprie case e ai propri averi subito ci fu un gran brulichio su per I platani si ritorna in città gli Oliva bassi arrivarono con scale a pioli degli esoli chi scendeva festeggiato dal popolo chi radunava i bagagli ma non è finita esclamava il conte ci sentiranno le cortesse e la corona e poichè dei suoi compagni d'esilio in quel momento nessuno mostrava di volergli da retta e già le dame erano preoccupate per i loro vestiti non più alla moda per il guardaroba da rinnovare Egli si mise a fare grandi scorsi alla popolazione Oliva bassa ora andiamo in Spagna e vedrete la faremo ai conti io e questo giovane faremo giustizia e indicava Cosimo e Cosimo confuso a far cenno di no Don Federico trasportato a braccia era disceso a terra giovane valoroso scendi vieni con noi a Granada Cosimo rannicchiato su un ramo si scherniva è il principe uomo sarai come mio figlio l'esilio è finito diceva il conte finalmente possiamo immettere in opera quel che abbiamo pertanto tempo meritato cosa resti a fare sugli alberi Barone non c'è più motivo Cosimo allargo le braccia Io sono salito quassù prima di voi signori e ci resterò anche dopo vuoi ritirarti gridò il conte no resistere rispose Il barone Ursula che era scesa tra i primi e con le sorelle sta faccendava a stipare una carrozza dei loro bagagli si precipitò verso l'albero Allora resto con te resto con te e corsi per la scala la fermarono in quattro o cinque la strapparono di lì tolsero le scale dagli alberi Adios Ursula Sii felice disse Cosimo mentre la trasportavano di forza nella carrozza che partiva scoppiò un abbaio festoso il bassotto ottimo Massimo che per tutto il tempo in cui il suo padrone era rimasto a Oliva bassa aveva dimostrato una ringiosa scontentezza forse inasprita dalle continue liti con i gatti degli Spagnoli ora pareva ritornare felice si mise a dar la caccia Ma come per gioco hai pochi gatti superstiti dimenticati sugli alberi che rizzavano il pelo e soffiavano contro di lui chi a cavallo chi in carrozza chi in berlina Gli esuli partirono la strada si sgombrò solo sugli alberi di oliva bassa rimase mio fratello impigliati ai rami c'erano ancora qualche piuma qualche nastro o merletto che si agitava al vento è un guanto un parasole con la Trina un ventaglio uno stivale con Sperone 19 era un'estate tutta lune piene Gracchi di rane fischi di fringuelli Quella in cui il Barone tornò a esser visto a ombrosa pareva in preda un irrequietudine da uccello saltava di ramo in ramo Ficcanaso ombroso e inconcludente presto Cominciò a correre voce che una certa checchina di là della Valle fosse la sua amante certo questa ragazza stava in una casa solitaria con una zia sorda e un braccio d'ulivo le passava vicino alla finestra gli sfaccendati in piazza discutevano Se lo era o non lo era gli hobbisti lei ad avanzare lui sul ramo lui si sbracciava come un pipistrello e lei rideva ha una certora lui fa il salto ma che si è giurato di non scendere dagli alberi in vita sua Beh lui si è stabilito la regola può stabilire anche l'eccezioni e se si comincia con l'eccezione Ma no vi dico e lei che salta dalla finestra sull'ulivo e come fanno staranno ben scomodi Io dico che non si sono mai toccati Sì lui l'accorteggia oppure è lei che la desca ma lui di lassù non scende Sì no lui lei il davanzale il salto il ramo non finivano più le discussioni i fidanzati e i mariti adesso Guai se le loro morose o mogli alzavano gli occhi verso un albero le donne dal canto loro appena si incontravano Cicci CCC di chi parlavano di lui checchina o non checchina le sue Tresche mio fratello le aveva senza mai scendere dagli alberi non l'ho incontrato una volta che correva per i rami con una tracolla un materasso con la stessa naturalezza con cui lo vedevamo portare a tracolla fucili funi accette Bisacce borracce fiaschette della polvere una certa Dorotea donna Galante ebbe a confessarmi ed essersi incontrata con lui di propria iniziativa e non per lucro ma per farsene un'idea e che idea te ne sei fatta eh Sono contenta un'altra tale zobeida mi raccontò ad essersi sognata all'uomo rampicante lo chiamava così e questo sogno era così informato e minuzioso che credo l'avesse invece vissuto veramente Certo io non so come vadano queste storie ma Cosimo sulle donne doveva avere un certo fascino da quando era stato con quegli spagnoli aveva preso aver più cura della sua persona e aveva smesso di girare in fagottato di pelo come un orso portava calzoni e marsina attillata e cappello a Tuba all'inglese e si radeva la barba e acconciava la parrucca Anzi ormai si poteva giurare da come era vestito si stava andando a caccia o ad un convegno Galante Fatto sta che una matura nobildonna che non dico qui Don brosa vivono ancora le figlie e di nipoti e potrebbero offendersi ma a quel tempo era una storia risaputa viaggiava sempre in carrozza sola col vecchio Cocchiere a cassetta e si faceva portare per quel tratto della strada maestra che passa nel bosco a un certo punto diceva Giovita al Cocchiere il bosco pullula di funghi Suvvia colmatene questo canestrello e poi tornate e gli dava una corda il Pover'uomo coi suoi Remi sceso di cassetta si caricava la Corba sulle spalle usciva di strada e prendeva a farsi Largo tra le felci nella guazza E si inoltrava e si inoltrava in mezzo ai faggi chinandosi a frugare sotto ogni foglia per scovare un porcino o ad una Vescia Intanto dalla carrozza la nobildonna scompariva come venisse rapita in cielo super fitte Fronde che sovrastavano la strada non si sa altro tranne che più volte a chi passava di là accadde di vedere la carrozza ferma e vuota nel bosco Poi misteriosamente come era scomparsa rieccolano bildonna seduta nella carrozza che guardava languida ritornava Giovita inzaccherato con pochi funghi la granellati nella Corba e si ripartiva di queste storie se ne raccontavano molte Specialmente in casa di certe Madame Genovesi che tenevano riunioni per uomini abbienti le Frequentavo anch'io quando ero scapolo e così a queste cinque signore deve essere venuta voglia di andare a far visita al Barone Difatti Si dice di una quercia che si chiama ancora la quercia delle cinque passere e noi vecchi sappiamo quello che vuol dire fu un certo oggetto mercante di Zibibbo a raccontarlo uomo cui si può dar credito era una bella giornata di sole e questo Je andava a caccia nel bosco arriva a quella quercia e Cosa vede se l'era portato tutte e cinque sui rami Cosimo una qua e una la e si godevano il tepore tutte nude con gli ombrellini aperti per non farsi scottare dal sole e il Barone era là in mezzo che leggeva versi latini non riuscì a capire se do video o di Lucrezio tante se ne raccontavano E cosa ci sia di vero Non lo so a quel tempo lui su queste cose era riservato e pudico da vecchio invece raccontava raccontava fin troppo Ma perlopiù le storie che non stavano né in cielo né in terra e che non ci si raccapezzava neanche lui Fatto sta che a quel tempo cominciò l'usanza che quando una ragazza si ingrossava e non sapeva chi era stato veniva comodo di dare a lui la colpa una ragazza una volta raccontò che andava raccogliendo olive e si era sentita a sollevare da due braccia lunghe come ad una scimmia di lì a poco scarico a due gemelli ombrosa si riempì di bastardi del Barone Veri o falsi che fossero ora sono cresciuti e qualcuno è vero gli somiglia ma potrebbe essere anche stata suggestione Perché le donne incinte a vedere Cosimo saltare tutto un tratto da un ramo all'altro certe volte restavano turbate Ma io in genere a queste storie raccontate per spiegare i parti non ci credo non so se è be tante donne come dicono ma è certo che quelle che l'avevano conosciuto davvero preferivano stare zitto e poi se aveva tante donne appresso non si spiegherebbero le notti di luna Quando egli girava come un gatto per gli alberi di fico i Susini i melograni attorno all'abitato in quella zona d'orti cui sovrasta la cerchia esterna delle case dombrosa e si lamentava lanciava certe specie di sospiri o sbadigli o gemiti che per quanto lui volesse controllare rendere manifestazioni tollerabili usuali riuscivano invece dalla gola come degli ululati ogni e gli ambrosotti che ormai lo sapevano colti nel sonno non si spaventavano neppure si giravano nelle lenzuola e dicevano c'è il valore che cerca la femmina Speriamo trovi e ci lasci dormire alle volte qualche vecchio di quelli che patiscono l'insonnia e vanno volentieri alla finestra se sentono un rumore S affacciava a guardare nell'ortaglia e vedeva l'ombra di lui tra quella dei rami del fico proiettata in terra dalla luna non riesce a prendere sonno stanotte e Signoria no È tanto che mi rigiro e sono sempre sveglio diceva Cosimo come se parlasse stando a letto col viso sprofondato nel guanciale non aspettando che di sentirsi calare le palpebre mentre era invece sospeso là come una acrobata non so cosa c'è stasera un caldo nervoso forse il tempo va a cambiare Non sentite anche voi sento sento sento ma io son vecchio signoria e voi invece avete sangue che tira Eh già tirare tira beh vedete se vi tira un po' più lontano di qua signor barone che qua Tanto non c'è niente che possa darvi sollievo solo povere famiglie che si svegliano all'alba e che adesso vogliono dormire Cosimo non rispondeva sfronda va via per altri Orti seppe sempre tenersi nei Giusti limiti e d'altra parte gli ambrosotti Se però sempre tollerare queste sue stranezze un po' perché egli era pur sempre il Barone è un po' perché era un Barone differente dagli altri certe volte queste note feline che gli uscivano dal petto trovavano altre finestre più curiose da ascoltarle bastava il segno dell'accendersi in una candela di un mormorio di Risa vellutate di parole femminili tra la luce e l'ombra che non si arrivava a capire Ma certo erano di scherzo su di lui o per fargli il verso O fingere di chiamarlo ed era già un falso serio era già amore Per quel derelitto che saltava sui rami come un Lugaro Ecco ora una più sfrontata si faceva alla finestra come per veder cos'era ancora calda di letto il seno scoperto i capelli sciolti Il riso bianco nelle forti labbra chiuse e si svolgevano dei dialoghi chi c'è un gatto è lui è uomo e uomo un uomo che miagola sospiro Perché Cosa ti manca ne manca quel che hai tu che cosa vieni qui e te lo dico mai ebbe Sgarbi dagli uomini o vendette dicevo segno mi pare che non costituiva questo gran pericolo solo una volta misteriosamente fu ferito si sparse la notizia o mattino il Cerusico dombrosa dovette arrampicarsi su noce dove Egli stava lamentandosi aveva una gamba piena di pallini da fucile di quelli piccoli da passeri bisognò cavarli uno per uno con la pinza gli fece male ma presto guarì non si seppe mai bene come fosse andata loe disse che gli era partito un colpo inavvertitamente scavalcando un ramo convalescente immobile sul noce si ritemprava nei suoi studi più Severi cominciò in quel tempo a scrivere un progetto di costituzione di uno Stato ideale fondato Sopra gli alberi in cui descriveva l'immaginaria Repubblica d'Arborea abitata da uomini Giusti lo cominciò come un trattato sulle leggi e i governi ma scrivendo la sua inclinazione di inventore di storie complicate ebbe il sopravvento e ne uscì uno Zibaldone d'avventura duelli e storie erotiche inserite quest'ultime in un capitolo sul diritto matrimoniale lepilogo del libro avrebbe dovuto essere questo l'autore fondato lo stato perfetto in cima agli alberi è convinta tutta l'umanità stabilirsi e a vivere felice scendeva ad abitare sulla terra rimasta deserta avrebbe dovuto essere Ma l'opera restò incompiuta ne mandò un riassunto al didero firmando semplicemente Cosimo Rondò lettore dell'enciclopedia e gli darò ringrazio con un biglietto 20 di quell'epoca io non posso dire molto perché rimonta ad allora il mio primo viaggio per l'Europa avevo compiuto i 21 anni e potevo godere del patrimonio familiare come meglio mi aggrediva perché a mio fratello bastava poco e non di più bastava a nostra madre che poverina era andata negli ultimi tempi molto invecchiando mio fratello voleva firmarmi una carta ad usufruttuario di tutti i beni pur che gli passassi un mensile gli pagassi le tasse e tenessi un po' in ordine gli affari non avevo che da prendermi la direzione dei Poderi scegliermi una sposa è Già mi vedevo davanti quella vita regolata e pacifica che nonostante i gran Trambusti del Trapasso di secolo per riuscì di vivere davvero però prima di cominciare mi concessi un periodo di viaggi fui anche a Parigi proprio in tempo per vedere le trionfali accoglienze tributate al Voltaire che vi tornava dopo molti anni per la rappresentazione di una sua Tragedia ma queste non sono le memorie della mia vita che non meriterebbero certo di essere scritte volevo solo dire come in tutto questo viaggio fui colpito dalla fama che si era sparsa dell'uomo rampante dombrosa anche nelle Nazioni straniere Perfino su di un Almanacco vidi una figura con sottoscritto longsuvage dumbros rap genuise visto il Mons Arbre l'avevano rappresentato come un essere tutto ricoperto di lanugine con una lunga barba ed una lunga coda e mangiava una locusta questa figura era nel capitolo dei mostri tra l'ermafrodito e la sirena di fronte a fantasie di questo genere Io di solito Mi guardavo bene dal rivelare che l'uomo selvatico era mio fratello ma lo proclamai ben forte quando a Parigi fu invitato a un ricevimento in onore di Voltaire il vecchio filosofo Se ne stava sulla sua poltrona coccolato da uno stuolo di Madame allegro come una Pasqua e maligno come un istrice quando seppe che venivo da ombrosa ma apostrofo se esce Chevalier chiliasse famoso chi vive sullo zarb come un Sanchez e io lusingato non potrei trattenermi dal rispondergli semonfer le Baron de Ronde Walter fu molto sorpreso forse anche perché il fratello di quel fenomeno appariva persona così normale e si mise a farmi domande come messe purché possiede mio fratello sostiene rispose che chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria e Voltaire apprezzò molto la risposta yadis se te solo molla na turchi creade fenomeno se la reson è il vecchio sapiente si ritoffò nel chiacchiericcio delle sue pinzochereteiste presto dovetti interrompere il viaggio e ritornare a ombrosa richiamato da un Dispaccio urgente l'asma di nostra madre si era improvvisamente aggravata e la poverina non lasciava più il letto quando varcai il cancello e alzai gli occhi verso la nostra Villa e ero sicuro che l'avrei visto lì Cosimo era arrampicato su un alto ramo di gelso appena fuori del davanzale di nostra madre Cosimo lo Chiamai ma a voce smorzata mi fece un cenno che voleva dire tutti insieme che la mamma era un po' sollevata ma era sempre grave e che salissi ma facessi piano la stanza era in penombra la mamma in letto con una pila di guanciali che le tenevano sollevate le spalle sembrava più grande di quanto non l'avessimo mai vista intorno c'erano poche donne in casa Battista non era ancora arrivata perché il conte suo marito che doveva accompagnarla era stato trattenuto per la vendemmia nell'ombra della stanza spiccava la finestra aperta che inquadrava Cosimo fermo sul ramo dell'albero a baciare la mano di nostra madre mi riconobbe subito e mi posò la mano sul capo Oh sei arrivato piaccio parlava con un filo di voce quando l'asma non le stringeva troppo il petto ma correntemente e con gran senno quello che mi colpì però fu il sentirla rivolgersi Indifferentemente a me come a Cosimo quasi fosse anche egli lì al capezzale e Cosimo dall'albero le rispondeva e tanto che ho preso la medicina Cosimo No sono solo pochi minuti mamma Aspettate a riprenderne che ora non vi può far bene a un certo punto è la disse Cosimo Dammi uno spicchio d'arancia e io Mi sentii stranito ma più ancora stupii quando vidi che Cosimo allungava nella camera attraverso la finestra una specie d'arpione da barche e con quello prendeva uno spicchio d'arancia da una Console e lo porgeva in mano a nostra madre notai che per tutte queste piccole cose è la preferiva rivolgersi a lui Cosimo dammi lo scialle è lui con l'arpione cercava tra la roba buttata sulla poltrona sollevava lo scialle lo porgeva a lei ecco mamma grazie figlio mio sempre gli parlava come fosse a un passo di distanza ma notai che non gli chiedeva mai cose che lui non arrivasse a fare dall'albero in quei casi chiedeva sempre a me o alle donne di notte la mamma non sassopiva Cosimo restava a vegliarla sull'albero con una lucernetta appesa al ramo perché lo vedesse anche nel buio al mattino era il momento più brutto per l'asma l'unico rimedio era cercare di distrarla e Cosimo con uno zufolo suonava delle ariette o imitava il canto degli uccelli o acchiappava farfalle e poi le faceva volare nella camera o di spiegava dei festoni di fiori di glicine ci fu una giornata di sole Cosimo con una ciotola sull'albero si mise a fare bolle di sapone e le soffiava dentro la finestra verso il letto della malata la mamma vedeva quei colori dell'iride volare e riempire la stanza e diceva Oh che giochi fate che pareva Quando eravamo bambini e disapprovava sempre i nostri divertimenti come troppo futili e infantili ma adesso forse per la prima volta prendeva piacere a un nostro gioco le bolle di sapone le arrivavano fin sul viso e lei con il respiro le faceva scoppiare e sorrideva una bolla giunse fino alle sue labbra e restò intatta ci chiediamo su di lei Cosimo lasciò cadere la ciotola era morta ai lutti succedono presto tardi eventi lieti e legge della vita dopo un anno dalla morte di nostra madre mi fidanzai con una fanciulla della nobiltà dei dintorni ci volle del bello e del buono per convincere la mia promessa sposa all'idea che sarebbe venuta a stare a ombrosa aveva paura di mio fratello il pensiero che ci fosse un uomo che si muoveva tra le foglie che spiava ogni mossa dalle finestre che appariva quando meno ce lo si aspettava La riempiva di terrore Anche perché non aveva mai visto Cosimo e li immaginava come una specie di indiano per toglierle dalla testa questa paura indisti un pranzo all'aperto sotto gli alberi cui anche Cosimo era invitato Cosimo mangiava sopra di noi su di un faggio coi piatti su di una mensoletta e devo dire che sebbene per i pasti in società fosse fuori d'esercizio si comporta molto bene la mia fidanzata si intraquillizzò un poco rendendosi conto che a parte lo Starr sugli alberi era un uomo in tutto uguale agli altri ma le restò un invincibile diffidenza anche quando sposateci ci stabilìmmo insieme nella villa dombrosa sfuggiva il più possibile non solo la conversazione ma anche la vista del cognato sebbene lui poverino Ogni tanto le portasse dei mazzi di fiori o delle pelli pregiate quando incominciarono a nascerci i figli e poi a crescere si mise in testa che la vicinanza dello zio potesse essere una cattiva influenza sulla loro educazione non fu contenta finché non facemmo riattare il castello del nostro vecchio Feudo di Rondò da tempo disabitato e prendendo a stare più lassù che ha ombrosa perché i bambini non avessero cattivi esempi Eppure Cosimo cominciava ad accorgersi del tempo che passava e il segno era il bassotto ottimo Massimo che stava diventando vecchio e non aveva più voglia di unirsi alle mute dei segugi dietro alle Volpi ne tentava più assurdi amori con cani e alaneo mastine era sempre accucciato come se Perla pochissima distanza che separava la sua pancia da terra quando era in piedi non valesse la pena di tenersi ritto e lì disteso Quanto era lungo dalla coda al muso ai piedi dell'albero su cui era Cosimo alzava uno sguardo stanco verso il padrone esco di insolava appena Cosimo si faceva scontento il senso del trascorrere del tempo gli comunicava una specie di insoddisfazione della sua vita del su e giù sempre tra quei quattro stecchi e nulla gli dava più la contentezza piena né la caccia nei fugaci amori nei libri non sapeva neanche lui cosa voleva preso dalle sue furie sarà impiccava rapidissimo sulle vette più tenere e fragili come cercasse altri alberi che crescessero sulla cima degli alberi per salire anche su quelli un giorno ottimo massimo era inquieto pareva fiutasse un vento di primavera alzava il muso annusava se ributtava giù due o tre volte salzò si mosse intorno si risvegli tutto a un tratto prese la corsa Trotter e lava piano ormai E ogni tanto si fermava a riprendere fiato Cosimo Di sui rami lo seguì ottimo Massimo prese la via del Bosco pareva che avesse in mente una direzione molto precisa perché anche se ogni tanto si fermava piscia chiava se riposava a lingua fuori guardando il padrone presto si scrollava riprendeva la strada senza incertezze stava così andando in paraggi poco frequentati da Cosimo Anzi quasi sconosciuti perché era verso La Bandita di caccia del Duca tolemaico il duca tolemaico era vecchio cadente E certo non andava a caccia da chissà quanto tempo ma nella sua Bandita nessun Bracconiere poteva metter piede perché guarda caccia erano molti e sempre vigili e Cosimo che ci aveva avuto già da dire preferiva tenersi al largo ora ottimo Massimo e Cosimo sta ad entravano nella Bandita del principe tolemaico ma nell'uno nell'altro pensavano a snidarne la pregiata selvaggina il bassotto tortorellava seguendo un suo segreto richiamo e il Barone era preso da un impaziente curiosità di scoprire dove mai andava il cane così il bassotto giunse a un punto in cui la foresta finiva e c'era un prato Due Leoni di pietra seduti su pilastri reggevano uno stemma di qua forse doveva cominciare un parco un giardino una parte più privata della Tenuta del tolemaico ma non c'erano che quei due leoni di Pietra e al di là il prato un prato immenso di corta erba verde di cui solo in lontananza si vedeva il termine uno sfondo di querce nere il cielo dietro aveva una lieve patina di nuvole non un uccello vi cantava per Cosimo quel Prato era una vista Che riempiva di sgomento vissuto sempre nel folto della vegetazione dombrosa sicuro di poter raggiungere ogni luogo attraverso le sue vie Al Barone bastava aver davanti una distesa sgombra in percorribile nuda sotto il cielo per provare un senso di vertigine ottimo massimo si slanciò nel prato e come fosse ritornato giovane correva a gran carriera dal Frassino dove era appollaiato Cosimo prese a fischiare a chiamarlo Qui torna qui ottimo Massimo poi vai ma il cane non gli ubbidiva non si voltava nemmeno correva correva per il prato finché non si vede che è una virgola lontana la sua coda e anche quella sparì Cosimo sul Frassino si torceva le mani a fughe e ad assenze del bassotto era pure abituato ma ora ottimo Massimo spariva in questo Prato invalicabile e la sua fuga diventava tutt'uno con l'angoscia approvata boccale ad un indeterminata attesa di una aspettarsi qualcosa di là di quel Prato stava molinando questi pensieri quando senti dei passi sotto il Frassino vide un guardiacaccia che passava a mani in tasca fischiando A dire il vero aveva un'aria assai sprecata e distratta per essere di quei terribili guardie caccia della Tenuta eppure le insegne della divisa erano quelle del corpo Ducale e Cosimo si aprì contro il tronco poi il pensiero del cane ebbe il sopravvento apostrofo il guardiacaccia Ehi voi Sergente Avete mica visto un cambassotto il guardiacaccia alzò il viso Ah siete voi Il Cacciatore che vola col cane che striscia No non l'ho visto il bassotto cosa avete preso di bello stamane Cosimo aveva riconosciuto uno dei più zelanti suoi avversari e disse Ma che è mai scappato il cane e mi è toccato di rincorrerlo fin qui ho il fucile scarico il guardiacaccia Rise locali che pure e spari finché ne ha voglia tanto ormai ormai cosa Ormai il duca è morto chi vuole che se ne interessi più della bandita Ah così è morto non sapevo è morto e seppellito da tre mesi e c'è una lite tra gli eredi di primo e di secondo letto e la vedovella nuova aveva una terza moglie sposata quando lui aveva 80 anni un anno prima di morire lei una ragazza di 21 giù di lì vi dico io che pazzie una sposa che non gli è stata insieme neanche un giorno è solo adesso comincia a visitare i suoi possessi e non le piacciono Come non le piacciono Ma si installa in un palazzo in un Feudo ci arriva con tutta la sua corte perché ha sempre uno stuolo di casca morti dietro e dopo tre giorni trova tutto brutto tutto tutto triste e riparte Allora saltano fuori gli altri eredi si buttano su quel possesso vantano diritti e lei Ah sì E prendetevelo adesso è arrivata qui nel padiglione di caccia Ma quanto ci resterà io dico poco E dov'è il padiglione di caccia laggiù oltre il prato oltre Le Querce il mio cane Allora è andato là Sarà andato in cerca Dossi Mi perdoni ma mi dà l'idea che lo signoria lo tenga un po' a stecchetto esco più a ridere Cosimo non rispose guardava il prato invalicabile aspettava che il bassotto tornasse non tornò per tutto il giorno l'indomani Cosimo era di nuovo sul Frassino a contemplare il prato come se dello sgomento che gli dava non potesse più fare a meno a riapparì il bassotto verso sera Un puntino nel prato che solo l'occhio acuto di Cosimo riusciva a percepire E venne avanti sempre più visibile ottimo Massimo Vieni qui Dove sei stato il cane si era fermato scodinzolava guardava il padrone abbaiò pareva invitarlo a venire a seguirlo Ma si rendeva conto della distanza che egli non poteva valicare si voltava indietro faceva passi Incerti ed ecco si voltava ottimo massimo vieni qui ottimo Massimo ma il bassotto correva via spariva nella lontananza del Prato più tardi passarono due guardie a caccia sempre lì che aspetta il cane signoria Ma se l'ho visto al padiglione in buone mani come Ma sì La Marchesa ossia la duchessa vedova noi la chiamiamo Marchesa perché era Marchesina da ragazza gli faceva Tante feste come l'avesse sempre avuto è un cane da pastasciutta quello mi lasci dire signoria ora ha trovato da star nel morbido e ci resta e i due sgherri si allontanavano ghiandola ottimo Massimo non tornava più Cosimo tutti i giorni era sul Frassino a guardare il prato come se in essi potesse leggere qualcosa che da tempo lo struggeva dentro l'idea stessa della lontananza dell'incolmabilità dell'attesa che può prolungarsi oltre la vita 21 un giorno Cosimo guardava dal Frassino brillò il sole un raggio corse sul prato che da verde pisello diventò verde smeraldo laggiù nel nero del bosco di querce qualche Fronda si mosse e ne balzò un cavallo il cavallo aveva in sé un cavaliere nero vestito con un mantello No una gonna Non era un cavaliere era un amazzone correva a briglia sciolta ed era bionda a Cosimo cominciò a battere il cuore e lo prese la speranza che quella Mazzone si sarebbe avvicinata fino a poterla vedere bene in viso e che quel viso si sarebbe rivelato bellissimo Ma oltre a questa attesa del suo avvicinarsi e della sua bellezza c'era una terza attesa un terzo ramo di speranza che si intrecciava agli altri due ed era il desiderio che questa sempre più luminosa bellezza rispondesse a un bisogno di riconoscere un'impressione nota e quasi dimenticata un ricordo di cui è rimasta solo una linea un colore e si vorrebbe far riemergere tutto il resto o meglio ritrovarlo in qualcosa di presente e con quest'animo non vedeva l'ora che Ellas avvicinasse al margine del Prato vicino a lui dove torreggiavano i due pilastri dei Leoni Ma questa attesa cominciò a diventare dolorosa perché si era accorto che l'amazzone non tagliava il prato in linea retta verso i leoni Ma diagonalmente così che sarebbe presto scomparsa di nuovo nel bosco già stava per perderla di vista quand'è l'avvolto bruscamente il cavallo e adesso tagliava il prato in un'altra diagonale che gliele avrebbe portata Certo un po' più vicina ma l'avrebbe ugualmente fatta scomparire dalla parte opposta del Prato in quel mentre Cosimo s'avvide con fastidio che dal bosco erano sbucati sul prato due cavalli Marrone montati da Cavalieri ma cercò di eliminare subito questo pensiero decise che quei Cavalieri non contavano nulla bastava vedere come sbatacchiavano qua e là dietro di lei certo non erano da tenere in nessuna considerazione Eppure doveva ammettere gli davano fastidio Ecco che l'amazzone prima di scomparire dal Prato anche questa volta voltava il cavallo ma lo voltava indietro allontanandosi da Cosimo No ora il cavallo girava su se stesso e galoppava in qua e la mossa pareva fatta apposta per disorientare i due cavalieri sbatacchioni che difatti adesso se ne galoppavano lontano e non avevano ancora capito che lei correva in direzione opposta ora ogni cosa andava veramente per il suo verso l'amazzone galoppava nel sole sempre più bella e sempre più rispondente a quella sete di ricordo di Cosimo è l'unica cosa allarmante era il continuo a zig zag del suo percorso che non lasciava prevedere nulla delle sue intenzioni nemmeno i due cavalieri capivano dove stesse andando e cercavano di seguire le sue evoluzioni finendo per fare molta strada inutile ma sempre con molta buona volontà e prestanza Ecco In men che Cosimo si aspettasse la donna a cavallo era giunta al margine del Prato vicino a lui ora passava tra i due pilastri sormontati dai leoni quasi fossero stati messi per farle onore e si voltava verso il prato e tutto quello che verrà al di là del Prato con un largo gesto Come da Dio e galoppava avanti passava sotto il Frassino e Cosimo ora l'aveva Vista bene in viso e nella persona eretta in sella il viso di donna altera insieme di fanciulla la fronte felice di stare su quegli occhi gli occhi felici di stare su quel viso il naso la bocca il mento il collo ogni cosa di lei felice ed ogni altra cosa di lei è tutto tutto tutto ricordava la ragazzina vista a 12 anni sull'altalena il primo giorno che passò sull'albero sofonisma Viola Violante donna Riva questa scoperta ossia l'aver portato questa fin dal primo istante inconfessata scoperta al punto di poterla proclamare a se stesso riempì Cosimo come d'una febbre volle gridare un richiamo perché lei levasse lo sguardo sul Frassino e lo vedesse Ma dalla gola gli uscì solo il verso della beccaccia e lei non si voltò ora il cavallo bianco galoppava Nel Castagneto e gli zoccoli battevano sui Ricci sparsi a terra aprendoli e mostrando la scorza linea e lucida del frutto l'amazzone dirigeva il cavallo un po' in un verso e un po' in un altro e Cosimo ora la pensava già lontana e irraggiungibile Ora saltando L'albero in albero la rivedeva con sorpresa riapparire nella prospettiva dei tronchi e questo modo di muoversi dava sempre più fuoco al ricordo che fiammeggiava nella mente del Barone voleva farle giungere un appello un segno della sua presenza Ma gli veniva alle labbra solo il fischio della pernice grigia e lei non gli prestava ascolto i due cavalieri che la Seguivano parevano capirne ancor meno le intenzioni e il percorso e continuavano ad andare in direzioni sbagliate impigliandosi in roveti o infangandosi in Pantani mentre lei sfrecciava sicura e inafferrabile davanti ogni tanto delle specie d'ordini o incitamenti ai Cavalieri Alzando il braccio col frustino o strappando Il baccello di un carrubo e lanciandolo come a dire che bisognava andare in là subito i cavalieri si buttavano in quella direzione al galoppo per i prati e le ripe Ma lei si era voltata da un'altra parte e non li guardava più è lei lei pensava Cosimo sempre più infiammato di speranza e voleva gridare il suo nome ma dalle labbra non gli sortiva che è un verso lungo e triste come quello del piviere ora avveniva che tutti questi andirivieni e inganni ai Cavalieri e giochi si disponessero intorno ad una linea che pur essendo irregolare e ondulata non escludeva una possibile intenzione E indovinando questa intenzione e non reggendo più all'impresa impossibile di seguirla Cosimo Si disse andrò in un posto che se è lei ci verrà Anzi non può essere qui che per andarci e saltando per le sue vie andò verso il vecchio parco abbandonato dei Donda Riva in quell'ombra in quell'area piena da Romi in quel luogo dove le foglie e i legni avevano altro colore e altra sostanza si sentì così preso dai ricordi della fanciullezza e quasi scordò la Mazzone o se non la scordò si disse che poteva pure non essere lei e tanto già esser vera questa attesa e speranza di lei che è quasi Era come se lei ci fosse Ma senti un rumore era lo zoccolo del cavallo bianco sulla Ghiaia veniva per il giardino non più di corsa come se la Maggio ne volesse guardare e riconoscere minutamente ogni cosa dei Cavalieri sciocchi non si sentiva più alcun segno doveva aver fatto perdere del tutto le sue tracce la vite faceva il giro della Vasca del chioschetto delle anfore guardava le piante di venute enormi con pendenti radici aeree Le Magnolie diventate un bosco ma non vedeva lui lui che cercava di chiamarla col tubare dell’upupa col trillo della pispola con suoni che si perdevano nel fitto cinguettio degli uccelli del giardino era smontata di Sella andava a piedi conducendosi dietro il cavallo per le briglie giunse alla villa lasciò il cavallo entrò nel portico scoppiò a gridare Ortensia Gaetano Tarquinio Qui c'è da dare il bianco da riverniciare le persiane da appendere gli arazzi e voglio qui il tavolo la la console in mezzo la Spinetta e i quadri sono tutti da cambiare di posto Cosimo si accorse allora che quella casa che al suo sguardo distratto era apparsa chiusa e disabitata come sempre era invece adesso aperta piena di persone servitori che pulivano rassettavano davano aria mettevano a posto mobili sbattevano tappeti era Viola che ritornava Dunque Viola che si ristabiliva ombrosa che riprendeva possesso della villa da cui era partita bambina e il batticuore di gioia in petto a Cosimo non era però molto di simile da un batticuore di paura perché esser lei è tornata averla sotto gli occhi così imprevedibile e fiera poteva voler dire non averla mai più nemmeno nel ricordo nemmeno in quel segreto profumo di foglie e color della luce attraverso il verde poteva voler dire che lui sarebbe stato obbligato a fuggirla e così fuggire anche la prima memoria di lei fanciulla con questo alterno batticuore Cosimo la vedeva muoversi in mezzo alla servitù facendo trasportare divani che la vicenda li cantoniere e poi passare in fretta in giardino e rimontare a cavallo rincorsa dallo stuolo della gente che attendeva ancora ordini e adesso si rivolgeva ai giardinieri dicendo come dovevano riordinare le aiuole incolte e ridisporre nei viali la ghiaia portata via dalle piogge e rimettere le sedie di vimini l'altalena dell'altalena indicò con Ampi gesti il ramo dal quale era appesa una volta e doveva essere riappesa ora E quanto lunga dovevano essere le funi e l'ampiezza della corsa e così dicendo col gesto e lo sguardo andò fino all'albero dei Magnolia sul quale Cosimo una volta le era apparso e sull'albero di magnolia Ecco lo rivede fu sorpresa molto non dicano Certo si riprese subito e fece la sufficiente al suo solito modo ma lì per lì fu molto sorpresa e le risero gli occhi e la bocca è un dente che aveva come quando era bambina tu e poi cercando il tono di chi parla di una cosa naturale ma non riuscendo a nascondere il suo compiaciuto interesse a così sei rimasto qui da allora senza mai scendere Cosimo riuscì a trasformare quella voce che gli voleva uscire come un grido ad un passero e non si sono io Viola ti ricordi senza mai proprio mai posare un piede in terra mai e lei già come se si fosse concessa troppo a vedi che sei riuscito non era Dunque poi così difficile aspettavo il tuo ritorno benissimo Ehi voi dove portate quella tenda lasciate tutto qui che veda io tornò a guardare lui Cosimo quel giorno era vestito da caccia irsuto col berretto di gatto con lo Schioppo sembri Robinson l'hai letto disse subito lui per farsi vedere al corrente Viola si era già voltata Gaetano ampelio le foglie secche c'è pieno di foglie secche e a lui tra un'ora in fondo al parco Aspettami e corse via Adro ordini a cavallo Cosimo si gettò nel folto avrebbe voluto che fosse mille volte più folto una valanga di foglie e rami e Spini e caprifoglie e capelveri da affondarci e sprofondarci è solo dopo esserci si del tutto sommerso cominciare a capire se era felice o folle di paura sul grande albero in fondo al parco coi ginocchi stretti Al Ramo guardava l'ora in un Cipollone che era stato del nonno materno generale von curtewitz e si diceva non verrà invece donna viola arrivò quasi puntuale a cavallo Lo fermò sotto la pianta senza nemmeno guardare in su non aveva più il cappello né la giubba da amazzone la blusa bianca bordata di pizzo sulla gonna nera era quasi monacale alzandosi sulle staffe forse una mano a lui sul ramo lui la aiutò lei montando sulla Sella raggiunse il ramo poi sempre senza guardare lui si arrampicò rapida cercò una forcella comoda sedette Cosimo saccolo ha i suoi piedi e non poteva cominciare che è così sei ritornata Viola Lo guardò ironica era bionda come da bambina come lo sai fece e lui senza capire lo scherzo ho visto in quel Prato Della Bandita del Duca La Bandita è mia che si riempia di ortiche sai tutto di me Dico No ho saputo solo ora che sei vedova Certo sono vedova si diede un colpo alla sottana nera spiegandola e prese a parlare fitto fitto tu non sai mai niente Stai lì sugli alberi tutto il giorno a ficcanasare negli affari altrui e poi non sai niente Ho sposato Il vecchio tolemaico perché mi hanno obbligato ai miei ma hanno obbligata dicevano che facevo la civetta e che non potevo stare senza un marito un anno Sono stata Duchessa tolemaico ed è stato l'anno più noioso della mia vita anche se col vecchio non sono stato più di una settimana non metterò mai più piede e nessuno dei loro Castelli e ruderi e toppaie che si riempiono di serpi d'ora in avanti me ne starò qui dove stavo da bambina ci starò Finché mi garba si capisce Poi me ne andrò sono vedova e posso fare quello che mi piace Finalmente ho fatto sempre quel che mi piace A dire il vero anche tu le Michael sposato perché mandava di sposarlo Non è vero ma abbiano obbligata a sposare lui volevano che mi maritassi a tutti i costi e allora ho scelto il pretendente più decrepito che esistesse così resterò vedova prima ho detto E difatti ora lo sono Cosimo era lì mezzo stordito sotto quella valanga di notizie ed affermazioni perentorie e viola era più lontana che mai civetta vedova e Duchessa faceva parte di un mondo irraggiungibile E tutto quello che lui seppellire fu e con chi era che facevi la civetta è lei ecco sei geloso Guarda che non ti permetterò mai di essere geloso Cosimo ebbe uno scatto proprio da geloso provocato dal litigio Ma poi subito pensò come geloso ma perché ammette che io possa esser geloso di lei perché dice non ti permetterò mai È come dire che pensa che noi allora rosso in viso commosso aveva voglia di dirle di chiederle di sentire invece fu lei a domandargli secca Dimmi ora tu cosa hai fatto ne ho fatte di cose prese a dire lui sono andato a caccia anche cinghiali ma soprattutto Volpi Lepri faine e poi si capisce tordi e Merli poi i pirati sono scesi i pirati turchi è stata una gran battaglia Mio zio è morto e ho letto molti libri per me e per un mio amico o un brigante impiccato ho tutta l'enciclopedia di didero Elio anche scritto e va disposto da Parigi e ho fatto tanti lavori ho potato ho salvato un bosco dagli incendi e mi amerai sempre assolutamente sopra ogni cosa e sapresti fare qualsiasi cosa per me a questa uscita di lei Cosimo sbigottito disse sì sei un uomo che vissuto sugli alberi solo per me per imparare ad amarmi Sì sì Baciami la premette contro il tronco la baciò Alzando il viso si accorse della bellezza di lei come se non l'avesse mai vista prima ma di Come sei bella per te e si sbottono la blusa Bianca il petto era giovane e coi bottoni di Rosa Cosimo arrivò a sfiorarlo appena Viola guizzo via per i rami che pareva volasse lui le rampava dietro e aveva in viso quella gonna dove mi stai portando diceva Viola come fosse lui a condurla non lei che se lo portava dietro di qua fece Cosima e prese lui a guidarla e a ogni passaggio di ramo la prendeva per mano o per la vita e le insegnava ai passi di qua e andavano su certi Olivi protesi da una ripida Erta e dalla vetta ad uno dessi e il mare che finora scorgevano solo frammento per frammento tra foglie e rami come frantumato adesso tutta a un tratto l'ho scoperto calmo e limpido e vasto come il cielo l'orizzonte sapeva Largo ed alto e l'azzurro era Teso e sgombro senza una vela e ci si contavano le increspature appena accennate delle onde solo a un lievissimo risucchio come un sospiro correva per i sassi della riva con gli occhi mezzo abbagliati Cosimo e Viola ridiscesero nell'ombra verde Cupa del fogliame di qua in un noce sulla sella del tronco c'era un incavo a Conca la ferita ad un antico lavoro d'ascia e là c'era uno dei rifugi di Cosimo c'era stesa una pelle di cinghiale e intorno posati una fiasca qualche arnese una ciotola Viola si buttò sul cinghiale ci hai portato altre donne lui esitò e Viola Se non ce ne hai portate sia un uomo da nulla Sì qualcuna Si prese uno schiaffo in faccia piena Palma così ma aspettavi Cosimo si passava la mano sulla guancia rossa e non sapeva cosa dire ma lei già pareva tornata ben disposta Come erano Dimmi come erano Non come te Viola non come te Cosa sai di come sono io eh Cosa sai si era fatta dolce e Cosimo a questi passaggi repentini non finiva di stupirsi le venne vicino viola era d'oro e miele di di si conobbero Lui conobbe lei e se stesso Perché in verità non si era mai saputo e lei conobbe lui e se stessa perché pur essendosi saputa sempre mai si era potuta riconoscere così 22 il primo loro pellegrinaggio fu a quell'albero che in un'incisione profonda nella scorza già tanto vecchia e deformata Che non pareva più opera di mano umana portava scritto a Grosse lettere Cosimo Viola e più sotto ottimo Massimo quassù Chi è stato quando io allora viola era commossa e questo cosa vuol dire e indicava le parole ottimo Massimo il mio cane cioè il tuo e il bassotto turcarè ottimo Massimo io l'ho chiamato così turcarè quanto avevo pianto quando partendo mi ero accorta che non l'avevano caricato in carrozza oggi non vedere più te non importava ma ero disperata di non avere più il bassotto Se non era per lui non ti avrei ritrovata è lui che ha fiutato nel vento che eri vicina e non ha avuto pace finché non ti ha cercata l'ho riconosciuto subito appena l'ho visto arrivare al padiglione tutto trafelato gli altri dicevano e questo donde salta fuori e io mi son chinata a osservarlo il colore le macchie Ma questa è turcarè il bassotto che avevo da bambina ombrosa Cosimo rideva lei improvvisamente torse il naso ottimo Massimo Che brutto nome Dove vai a pescare dei nomi così brutti e cosimos oscurò subito in volto per ottimo Massimo Ora invece la felicità non aveva ombre il suo vecchio cuore di cane diviso tra due padroni aveva finalmente pace dopo aver faticato giorni e giorni per attirare la marchesa verso i confini della Bandita Al Frassino dove era postato Cosimo l'aveva tirata per la sottana o le era fuggito portando via un oggetto correndo verso il prato per farsi inseguire E lei Ma cosa vuoi dove mi trascini turcare smettila ma che cane dispettoso ritrovato Ma già la vista del bassotto aveva smosso nella sua memoria i ricordi dell'infanzia la nostalgia dombrosa è subito aveva preparato il trasloco dal padiglione Ducale per tornare alla vecchia villa dalle strane piante era tornata viola per Cosimo era cominciata la stagione più bella e anche per lei che batteva le campagne sul suo cavallo bianco e appena avvistava Il barone tra Fronde e cielo si levava di sella rampava per i tronchi obliqui e i rami presto divenuta esperta quasi al pari di lui e lo raggiungeva dappertutto Viola io non so più io mi arrampicherei non so dove a me diceva Viola piano e lui era come matto L'amore era per lei esercizio eroico il piacere si mescolava a prove d'ardimento e Generosità e dedizione e tensione di tutte le facoltà dell'anima il loro mondo erano gli alberi i più intricati e a Torti e impervi la esclamava indicando un'alta inforcatura di rami è insieme si slanciavano per raggiungerla e cominciava tra loro una gara da acrobazie che culminava in nuovi abbracci samavano sospesi sul vuoto puntellandosi o aggrappandosi ai rami lei gettandosi su di lui quasi volando l'ostinazione amorosa di Viola si incontrava con quella di Cosimo e da allora si scontrava Cosimo rifuggiva dagli indugi dalle mollezze dalle perversità raffinate nulla che non fosse l'amore naturale gli piaceva le virtù repulitane erano Nell'aria si preparavano epoche sedere e licenziose a un tempo Cosimo amante insaziabile era uno storico una scelta un puritano sempre in cerca della felicità amorosa restava pur sempre nemico della volontà giungeva ad diffidare del bacio della carezza della lusinga verbale di ogni cosa che offuscasse o pretendesse di sostituirsi alla salute della natura era Viola ad avergliene scoperto la pienezza e con lei mai conobbe la tristezza Dopo l'amore predicata Dai teologi Anzi su questo argomento scrisse una lettera filosofica al Rousseau che forse turbato non rispose Ma Viola era anche donna raffinata capricciosa viziata di sangue e d'animo cattolico l'amore di Cosimo Le colmava i sensi ma ne lasciava insoddisfatte le fantasie da ciò screzi e ombrosi di sentimenti ma duravano poco tanto varia era la loro vita e il loro mondo intorno stanchi cercavano i loro rifugi nascosti sugli alberi dalla chioma più folta amache che avvolgevano i loro corpi Come in una foglia accartocciata o padiglioni pensili con tendaggi che volavano al vento oggi cigli di piume in questi apparecchi si esplicava Il genio di donna viola dovunque si trovasse La Marchesa aveva il dono di creare attorno a sé agio lusso è una complicata comodità complicata a vedersi ma che lei otteneva con miracolosa facilità perché ogni cosa che lei voleva doveva immediatamente vederla compiuta a tutti i costi su queste loro alcove aeree si posavano a cantare ai pettirossi eri tra le tende entravano farfalle vanesse a coppia inseguendosi nei pomeriggi d'estate quando il sonno coglieva i due amanti vicini entrava uno scoiattolo cercando qualcosa da rodere e accarezzava i loro visi con la coda più amata o addentava un alluce chiusero con più cautela le tende Allora ma una famiglia di ieri si mise a Roda del soffitto del Padiglione e piombò loro addosso Era il tempo in cui andavano scoprendosi raccontandosi le loro vite interrogandosi e ti sentivi solo mi mancavi tu ma solo rispetto al resto del mondo No perché avevo sempre qualcosa da fare con altra gente ho colto frutta ho potato ho studiato filosofia con l'abate mi sono battuto coi pirati non è così per tutti tu solo sei così perciò ti amo ma il Barone non aveva ancora ben capito cos'era che Viola accettava di lui e cosa no alle volte bastava o non ho nulla una parola o un accento di lui a far prorompere l'ira della Marchesa lui per esempio con già dei bruchi leggevo romanzi col cavaliere faceva progetti idraulici E con me con te faccio l'amore come la potatura la frutta lei taceva immobile subito Cosimo si accorgeva di aver scatenato la sua ira gli occhi le erano improvvisamente diventati di ghiaccio Perché Cosa c'è viola cosa ho detto lei era distante come non lo vedesse né sentisse a 100 miglia da lui marmorea in viso Ma no viola cosa c'è perché senti Viola si alzava ed agile senza bisogno di aiuto si metteva a scendere dall'albero Cosimo non aveva ancora capito qual era stato il suo errore non era riuscito ancora a pensarci forse preferivano pensarci affatto non capirlo per proclamare meglio la sua innocenza Ma no no Non mi avrai capito Viola senti La seguiva fin sul palco più basso Viola non te ne andare non così viola Lei ora parlava ma al cavallo che aveva raggiunto e slegava montava in sella e via Cosimo cominciava a disperarsi a saltare da un albero all'altro no Viola Dimmi viola lei era galoppata via lui per i rami li inseguiva Ti supplico Viola io ti amo ma non la vedeva più si buttava sui rami Incerti con Balzi rischiosi viola viola quando era ormai sicuro di averla persa e non poteva frenare i singhiozzi Eccola che ripassava al trotto senza levar lo sguardo Guarda guarda Viola Guarda cosa faccio e prendeva ad artestate contro un tronco a capo nudo che aveva per la verità durissima lei nemmeno lo guardava era già lontana Cosimo aspettava che tornasse a zig zag tra gli alberi Viola Sono disperato e si buttava diverso nel vuoto a testa in giù tenendosi con le gambe a un ramo e tempestandosi di pugni capo e viso Oppure si metteva a spezza rami con Furia distruttrice è un Olmo frondoso in Pochi istanti era ridotto nudo e sguarnito come fosse passata alla grandine mai però minacciò di uccidersi Anzi non minacciò mai nulla i ricatti del sentimento non erano da lui quel che si sentiva di fare lo faceva e mentre già lo faceva lo annunciava non prima a un certo punto donna viola imprevedibilmente com’era entrata Nell'era ne usciva di tutte le follie di Cosimo che parevano l'avessero sfiorata una repentinamente l'accendeva di Pietà e d'amore no Cosimo caro Aspettami E saltava di Sella e si precipitava ad arrampicarsi per un tronco e le braccia di lui dall'alto erano pronte a sollevarla l'amore riprendeva con una furia pari a quella del litigio era difatti la stessa cosa ma Cosimo non ne capiva niente Perché mi fai soffrire perché ti amo ora era lui ad arrabbiarsi No non mi ami chi ama vuole la felicità non il dolore chi ama vuole solo l'amore anche a costo del dolore mi fai soffrire apposta Allora sì per vedere se mi ami la filosofia del Barone si rifiutava ad andare oltre il dolore è uno stato negativo dell'anima l'amore è tutto il dolore va sempre combattuto l'amore non si rifiuta a nulla certe cose non le ammetterò mai sì che le ammetti perché mi ami e soffri così come le disperazioni erano clamorose in Cosimo le esplosioni di gioia incontenibile Talora la sua felicità arrivava a un punto che egli doveva staccarsi dall'amante e andar saltando e gridando e proclamando le meraviglie della sua dama gli occhiero the most wonderful and quelli che stavano seduti sulle panchine dombrosa sfaccendati e vecchi marinai ormai avevano preso l'abitudine a queste sue rapide apparizioni Ecco che lo si scorgeva a venire assalti per I Lecci declamare zoo dirgunaica voce che io ci Moro e scompariva il suo studio delle lingue classiche e moderne per quanto poco approfondito gli permetteva ad Abbandonarsi a questa clamorosa predicazione dei suoi sentimenti e più il suo animo Era scosso da un'intensa emozione più il suo linguaggio si faceva oscuro si ricorda una volta che festeggiandosi il patrono la gente Lombroso era radunata nella piazza e c'erano l'albero della cuccagna e i festoni e lo stendardo Il barone comparve in cima a un Platano e con uno di quei Balzi di cui solo la sua agilità acrobatica era capace saltò sull'albero della cuccagna Si arrampicò fino alla cima gridò che viva dishonore Venus posterior si lascia scivolare giù per il palo insaponato fin quasi a terra s' resto lì ratto in cima strappò dal trofeo una rosea e tonda forma di caccia e con un altro balzo dei suoi arrivò sul platano e fuggì lasciando sbalorditi gli ambrosotti nulla quanto queste esuberanze rendevano felice La Marchesa e la muovevano a ricambiargli le manifestazioni d'amore altrettanto rapinose gli ambrosotti quando la vedevano galoppare a briglia sciolta il viso quasi immerso nella criniera bianca del cavallo sapevano che correva un convegno col Barone anche nell'andare a cavallo Ella esprimeva una forza amorosa Ma qui Cosimo non poteva più seguirla è la passione equestre di lei sebbene egli è molto l'ammirasse però era per lui anche una segreta ragione di gelosia e rancore Perché vedeva Viola dominare un mondo più vasto del suo e capiva che non avrebbe mai potuto averla solo per sé chiuderla nei confini del suo regno La Marchesa da parte sua forse soffriva di non poter essere insieme amante e amazzone la prendeva alle volte un d'istinto bisogno che l'amore di lei semplicissimo fosse amore a cavallo e correre sugli alberi non le bastava più avrebbe voluto correre Ci al galoppo in sella al suo destriero è in realtà il cavallo a forza di correre per quel terreno di salite e dirupi era diventato rampante come un capriolo e Viola ora lo spingeva di rincorsa contro certi alberi per esempio vecchi Olivi Dal tronco sbilenco il cavallo arrivava talvolta sino alla prima forcella di rami ed ella prese l'abitudine di legarlo non più a terra ma là sull'olivo smontava e lo lasciava bruciare foglie e ramoscelli cosicché quando un pettegolo passando per L'Oliveto elevando occhi curiosi vide lassù Il barone e la marchesa abbracciati e poi andò a raccontarlo ed aggiunse e il cavallo bianco era anche lui in cima a un ramo fu preso per fantastico e non creduto da nessuno per quella volta ancora il segreto degli amanti fu Salvo 23 il fatto che ora ho narrato prova che gli ombrosotti Come erano stati prodighi di pettegolezzi sulla precedente vita Galante di mio fratello così ora di fronte a questa passione che si scatenava si può dire sopra le loro teste mantenevano un rispettoso riserbo come di fronte a qualcosa più grande di loro nonché la condotta della Marchesa non fosse riprovata ma più per i suoi aspetti esteriori come quel galoppare a rotta di collo Chissà poi dove andrà così di Furia si dicevano pur sapendo bene che andava ai convegni con Cosimo o quel mobilio che metteva in cima agli alberi c'era già un'aria di considerare tutto come una moda dei Nobili una di quelle tante stravaganze tutti sugli alberi adesso donne uomini non ne avranno più da inventare Insomma stavano venendo dei tempi magari più tolleranti ma più ipocriti sui Lecci della piazza Il barone si faceva vedere ormai a grandi intervalli e dell'assegno che lei era partita perché Viola stava talvolta lontana per dei mesi a curare i suoi beni sparsi in tutta Europa ma queste partenze corrispondevano sempre a momenti in cui i loro rapporti avevano subito delle scosse e la marchesa si era offesa con Cosimo per il suo non capire quel che lei voleva fargli capire dell'amore non che Viola partisse offesa con lui riuscivano sempre a farla pace prima ma in lui restava il sospetto che ha quel viaggio si fosse decisa per stanchezza di lui perché lui non riusciva a trattenerla forse si stava ormai staccando da lui forse è un'occasione del viaggio o una pausa di riflessione l'avrebbero decisa a non tornare cose mio fratello viveva in ansia da una parte cercava di riprendere la sua vita abituale di prima di incontrarla di rimettersi ad andare a caccia e a pesca e seguire i lavori agricoli i suoi studi le gradassate in piazza come non avesse mai fatto altro persisteva in lui il testardo orgoglio giovanile di chi non vuole ammettere di subire influenze altrui E insieme si compiaceva di quanto quell'amore gli dava dalla Carità di fierezza Ma d'altra parte si accorgeva che tante cose non gli importavano più che senza Viola la vita non gli prendeva più sapore che il suo pensiero correva sempre a lei più cercava fuori dal turbine della presenza di Viola di ri padroneggiare le passioni e ai Piaceri in una saggia economia dell'animo più sentiva il vuoto da lei lasciato o la febbre da attenderla insomma i suoi innamoramento era proprio come Viola lo voleva non come lui pretendeva che fosse era sempre la donna trionfare anche se lontana e Cosimo suo malgrado finiva per goderne tutto a un tratto La Marchesa tornava sugli alberi ricominciava la stagione degli amori ma anche quella delle gelosie dove era stata viola cosa aveva fatto Cosimo era ansioso di saperlo ma nello stesso tempo aveva paura del modo in cui lei rispondeva alle sue inchieste tutto per accenni e ogni accenno trovava modo di insinuare un motivo di sospetto per Cosimo e lui capiva che faceva per tormentarlo tutto poteva essere ben vero e in questo incerto stato d'animo ora mascherava la sua gelosia ora la lasciava prorompere violenta e Viola rispondeva in modo sempre diverso e imprevedibile alle sue reazioni e ora gli sembrava più che mai legata a lui ora di non riuscire più a riaccenderla quale fosse poi veramente la vita della Marchesa nei suoi viaggi noi ha un browser non potevamo sapere lontani come eravamo dalle capitali E dai loro pettegolezzi ma in quel tempo io compì il mio secondo viaggio a Parigi per certi contratti una fornitura di limoni perché ora anche molti Nobili si mettevano a commerciare ed io fra i primi una sera in uno dei più illustri salotti Parigini incontrai donna viola era acconciata con una tal sontuosa pettinatura ed una veste così splendente che se non stentai a riconoscerla Anzi tra saliì al primo vederla fu perché era proprio donna da non poter mai essere confusa con nessuno mi saluto con indifferenza Ma presto trovò il modo da appartarsi con me e di chiedermi senza attendere risposta tra una domanda e l'altra avete nuove di vostro fratello sarete presto di ritorno a ombrosa tenete Dategli questo il mio ricordo e trattosi dal seno un fazzoletto di seta me lo cacciò in mano poi si lasciò subito a raggiungere dalla corte d'ammiratori che si portava dietro voi conoscete La Marchesa mi chiese piano un amico parigino solo di sfuggita risposi ed era vero nei suoi soggiorni a ombrosa donna viola contagiata dalla selvatichezza di Cosimo non si curava di frequentare la nobiltà del vicinato di rado tanta bellezza si è accompagnata a tante irrequietudine disse il mio amico i pettegole vogliono che a Parigi è la passi da un amante all'altro in una giostra così Continua da non permettere a nessuno di dirla a sua e dirsi privilegiato ma ogni tanto sparisce per mesi e mesi e dicono se ritiri in un convento a macerarsi nelle penitenze io trattenni a stento le Risa vedendo come i soggiorni della Marchesa sugli alberi di dombrosa erano creduti dai Parigini periodi di penitenza ma nello stesso tempo quei pettegolezzi mi turbarono facendomi prevedere tempi di tristezza per mio fratello per prevenirlo da brutte sorprese volli metterlo sull'avviso e appena tornato a un brosa andai a cercarlo mi domandò a lungo del viaggio delle novità di Francia ma non riuscì a dargli nessuna notizia della politica e della letteratura di cui non fosse già informato in ultimo trasse di tasca il fazzoletto di donna viola a Parigi in un salotto ho incontrato una dama che ti conosce e mi ha dato questo per te col suo saluto calo rapido il cestino appeso allo spago tirò su il fazzoletto di seta e lo portò al viso come ad aspirarne il profumo l'hai vista e com'era di me come era molto bella e brillante rispose lentamente ma dicono che questo profumo venga aspirato da molte narici si cacciò il fazzoletto in seno come temesse Che gli venisse strappato mi si rivolse rosso in viso e non avevi Una spada per ricacciare in gola queste menzogne a chi te le diceva dovetti confessare che non era neanche passato per la mente resto un poco in silenzio poi scrollò le spalle tutte menzogne Io solo so che è solo mia e scappò per i rami senza salutarmi riconobbi la sua maniera solita di rifiutare ogni cosa che lo costringesse a uscire dal suo mondo da allora non lo si vede che triste ed impaziente saltellare in qua e in là senza far nulla se ogni tanto lo sentivo fischiare in gara con i merli il suo zirlo era sempre più nervoso e cupo La Marchesa arrivò come sempre la gelosia di lui le fece piacere Un po' la incitò un po' la volse in gioco così tornarono le belle giornate d'amore e mio fratello era felice ma la marchesa ormai non tralasciava occasione per accusare Cosimo da avere dell'amore un'idea angusta cosa vuoi dire che sono geloso fai bene a essere geloso ma tu pretendi di sottomettere la gelosia alla ragione Certo così la rendo più efficace tu ragioni troppo perché mai l'amore va ragionato per amarti di più Ogni cosa a farla ragionando aumenta il suo potere beve sugli alberi e hai la mentalità di un notaio con la gotta le imprese più ardite vanno vissute con l'animo più semplice continuava a sputar sentenze fino a che lei non gli sfuggiva allora lui a inseguirla a disperarsi a strapparsi i capelli in quei giorni una nave ammiraglia inglese gettò L'Ancora nella nostra Rada l'ammiraglio diede una festa e notabili dombrosa e Agli ufficiali da altre navi di passaggio La Marchesa ci andò da quella sera Cosimo riprovò le pene della gelosia due ufficiali di due navi diverse si invaghirono di donna viola e li si vedeva continuamente arriva a corteggiare La dama e a cercare di superarsi nelle loro attenzioni Uno era luogotenente di Vascello dell'ammiraglia inglese l'altro era puregli il luogotenente di Vascello ma della flotta napoletana prese a Nolo due Sauri il luogotenenti facevano la spola sotto le terrazze della Marchesa e quando si incontravano il napoletano roteava verso l'inglese un'occhiata da incenerirlo mentre di tra le palpebre socchiuse dell'inglese saltava uno sguardo come la punta ad una spada è donna viola non prende quella civetta a starsene ore e ore in casa a venirsene al davanzale in mattinè Come fosse una vedovella fresca fresca appena uscita dal lutto Cosimo a non averla più con sé sulle piante a non sentire l'avvicinarsi del Galoppo del cavallo bianco diventava matto ed il suo posto finì per essere anche lui davanti a quella terrazza a tener d'occhio lei e i due il luogotenenti di Vascello stava studiando il modo di giocare qualche tiro ai rivali che li facesse tornare al più presto sulle rispettive navi ma il vedere che Viola mostrava di gradire in egual modo la corte dell'uno è quella dell'altro gli ridiede la speranza che ella volesse solo farsi gioco ad entrambi ed è lui insieme non per questo diminuì la sua sorveglianza al primo segno che ella avesse dato di preferire uno dei due era pronto a intervenire Ecco un mattino passa l'inglese Viola e alla finestra Si sorridono La Marchesa lascia cadere un biglietto l'ufficiale lo afferra al volo lo legge si inchina rosso in volto e sprona via un convegno era l'inglese il fortunato Cosimo si giurò di non lasciarlo arrivare tranquillo fino a sera in quella passa il napoletano Viola getta un biglietto anche a lui l'ufficiale lo legge lo porta alle labbra e lo bacia dunque si reputava Il prescelto e l'altro allora contro quale dei due Cosimo doveva agire certo ha uno dei due donna viola aveva fissato un appuntamento all'altro doveva solamente aver fatto uno scherzo dei suoi Oli voleva beffare tutti e due Quanto al luogo del convegno Cosimo appuntava i suoi sospetti su di un chiosco in fondo al parco poco tempo prima la marchesa l'aveva fatto riattare e arredare e Cosimo si rodeva dalla gelosia perché non era più il tempo in cui lei caricava le cime degli alberi di tendaggi e divani Ora si preoccupava di luoghi dove egli non sarebbe mai entrato sorveglierò il padiglione Cosimo Si disse si è fissato un convegno con uno dei due luogotenenti non può essere che lì è se pollaio nel folto ad un castagno d'India poco prima del tramonto sode un galoppo arriva il napoletano ora lo provoco pensa Cosimo e con una cerbottana gli tira nel collo Una pallottola di sterco di scoiattolo l'ufficiale trasferisce si guarda intorno Cosimo si sporge dal ramo e Nello sporgersi vede al di là della siepe il luogotenente inglese che sta scendendo di Sella e lega il cavallo a un palo Allora è lui forse l'altro passava qui per caso e giù una cerbottanata di scoiattolo sul naso huskyr dice l'inglese e fa per attraversare la siepe Ma si trova faccia a faccia col collega napoletano che è sceso anche egli da cavallo sta dicendo lui pure chi è là dice in inglese ma devo invitarvi a sgombrare immediatamente questo luogo Sesto qui e con mio buon diritto fai il napoletano invito ad andarsene la signoria vostra nascondere non vi consente di restare è una questione d'onore dice l'altro e ne faccia pur Fede Il mio casato Salvatore di San Cataldo di Santa Maria Capua Vetere dalla Marina delle Due Sicilie terzo del nome si presenta all'inglese è il mio onore a imporre che Voice comprate il campo non prima di aver cacciato voi con questa spada e la attrae dal fodero signor vogliate batteryfassero in guardia si battono È qui che vi volevo collega e non da oggi egli Mena un inguartata Esse rosberrt parando da tempo seguivo le vostre mosse tenete a questo pari di forze i due luogotenenti di Vascello si spostavano in assalti e in finte erano al culmine della loro foga quando fermatevi In nome del cielo sulla soglia del Padiglione era apparsa donna viola Marchesa quest'uomo dissero i due luogotenenti ad una voce Abbassando le spade e indicandosi a vicenda e donna viola mi è care amici riponete codeste spade ve ne prego E questo è il modo di spaventare una dama prediligevo questo padiglione come luogo più silenzioso e segreto del parco ed ecco che appena assopita mi risveglia il vostro battere darmi ma Milady dice l'inglese non ero stato invitato qui da voi voi eravate ben qui per attendere me signora dice in napoletano dalla gola di donna viola si levò una risata leggera come un frullo d'ali Ah sì sì avevo invitato Voi o voi Oh la mia testa è così confusa Ebbene che attendete Entrate accomodatevi Vi prego Nei laghi credevo che si trattasse di un invito per me Solo mi sono illuso vi riferisco e vi chiedo licenza lo stesso Volevo dire pure io signora e congelarmi La Marchesa rideva mi hai buone amici miei buoni amici sono così sventata credevo di aver invitato se rosberg a un'ora e Don Salvatore ha un'altra ora no no scusatemi alla stessa ora ma e in posti differenti o no Come può essere Ebbene visto che siete qui a entrambi Perché non possiamo sederci e far conversazione civilmente i due luogotenenti si guardarono poi guardarono lei dobbiamo intendere Marchesa che mostravate di gradire le nostre attenzioni solo per farvi gioco da entrambi di noi perché miei buoni amici al contrario al contrario la vostra assiduità non poteva lasciarmi indifferente siete entrambi così cari e questa è la mia pena se scegliessi L'eleganza disse rosberg dovrei perdere voi il mio appassionato Don Salvatore e scegliendo il fuoco del Tenente di San Cataldo dovrei rinunciare a voicer o perché mai perché mai perché mai cosa domandarono a una voce i due ufficiali è donna viola abbassando il capo perché mai non posso essere da entrambi nello stesso tempo dall'alto del Castagno d'India sodì Un clochard di rami Ra Cosimo che non riusciva più a tenersi calmo ma i due luogotenenti di Vascello erano troppo sottosopra per udirlo indietreggiarono insieme ad un passo questo mai signora La Marchesa alzò il bel volto con il suo sorriso più radioso Ebbene io sarò del primo di voi che come prova d'amore per compiacciarmi in tutto Si dichiarerà pronto anche a dividermi col Rivale signora mi vedi i due luogotenenti Inchinati verso Viola in una secca riverenza di commiato si voltarono l'uno di fronte all'altro si Tesero la mano se la strinsero Cataldo disse in inglese ma io dubitavo del vostro onore mistero esperto fece il napoletano voltarono le spalle alla Marchesa e sabbiarono ai cavalli amici miei perché così offesi sciocconi diceva Viola ma i due ufficiali avevano già il piede sulla staffa era il momento che Cosimo aspettava da un pezzo pregustando la vendetta che aveva preparato ora i due avrebbero avuto una ben dolorosa sorpresa se non che vedendo il loro vidile contegno nel congedarsi dall'imbodesta Marchesa Cosimo si sentì improvvisamente riconciliato con loro Troppo tardi Ormai il Terribile dispositivo di vendetta non poteva più essere tolto nello spazio di un secondo Cosimo generosamente decise ad avvertirli altolà gridò dall'albero non sedetevi in sella i due ufficiali alzarono vivamente il capo che fate costa su come vi permettete come down dietro di loro su di il riso di donna viola una delle sue risate a frullo i due erano perplessi c'era un terzo che a quanto pare aveva assistito a tutta la scena la situazione si faceva più complessa si dissero no e due restiamo solidale sul nostro onore nessuno dei due acconsentirà a dividere Milady con Kiss che sia mai per la vita Ma se uno di voi decidesse da consentire in questo caso sempre solidali acconsentiremo insieme D'accordo E ora via a questo nuovo dialogo Cosimo si morse un dito dalla rabbia ad aver tentato ad evitare il compimento della vendetta che si compia Dunque e si ritrasse tra le fronde i due ufficiali balzavano in Arcioni ora gridano penso a Cosimo e divenne da tapparsi le orecchie risuonò un duplice urlo i due luogotenenti saranno seduti su due porcospini nascosti sotto la gualdrappa delle Selle tradimento e volarono a terra in un'esplosione di salti e grida e giri su se stessi e pareva che volessero prendersela con la marchesa Madonna Viola più indignata di loro gridò verso l’alto scimmione maligno è mostruoso e s'aventò per il tronco del Castagno d'India così rapidamente scomparendo alla vista dei due ufficiali che la credettero inghiottita dalla terra tra i rami Viola si trovò di fronte Cosimo si guardavano con occhi fiammeggianti e questira dava loro una specie di purezza come Arcangeli pareva stessero per sbranarsi quando la donna Oh Mio caro esclamò così ti voglio geloso implacabile già gli aveva gettato le braccia al collo e si abbracciavano e Cosimo non si ricordava già più nulla lei gli ondeggiò tra le braccia staccò il viso dal suo come riflettendo e poi però anche loro due Quanto mi amano hai visto sono pronti a dividermi tra loro Cosimo Per vegettarsi contro di lei poi si sollevò tra i rami morse le fronde picchiò il capo contro il tronco sono due bar Viola si era allontanata da lui col suo viso di statua hai molto da imparare da loro si voltò scese veloce dall'albero i due corteggiatori dimentichi delle passate contese non avevano trovato altro partito che quello di incominciare con pazienza a cercarsi a vicenda le spine donna viola li interruppe presto Venite sulla mia carrozza scomparvero dietro il padiglione la carrozza partì Cosimo sul Castagno d'India nascondeva il viso tra le mani cominciò un tempo di tormenti per Cosimo anche per i due ex rivali e per Viola poteva forse dirsi un tempo di gioia Io credo che la marchesa tormentasse gli altri solo perché voleva tormentarsi i due Nobili ufficiali erano sempre tra i piedi inseparabili sotto le finestre di Viola ho invitato nel suo salotto o in lunghe soste soli all'osteria lei li lusingava tutti e due e chiedeva loro in gara sempre nuove prove d'amore alle quali essi ogni volta si dichiaravano pronti e già erano disposti ad averla a metà per una Non solo ma a dividerla anche con altri e ormai rotolando per la china delle concessioni non potevano fermarsi più spinti ognuno dal desiderio di riuscire finalmente in questo modo a commuoverla e ad ottenere il mantenimento delle sue promesse e nello stesso tempo impegnati dal patto di solidarietà con Rivale e insieme divorati dalla gelosia e dalla speranza di soppiantarlo E ormai anche dal richiamo dell'oscura degradazione in cui si sentivano affondare a ogni nuova promessa strappata Agli ufficiali di Marina Viola montava a cavallo e andava a dirlo a Cosimo Di Lo sai che l'inglese è disposto a questo e a questo è il napoletano pure gli gridava appena lo vedeva tetramente appollaiato su un albero Cosimo non rispondeva questo È amore assoluto lei insisteva vaccate assolute tutti quanti siete urlava Cosimo e spariva era questo il crudele modo che ora avevano da amarsi e non trovavano più la via d'uscirne la nave ammiraglia inglese salpava voi restate e vero disse violassero a bordo fu dichiarato disertore per solidarietà ed emulazione Don Salvatore disertò lui pure loro hanno disertato annunciò trionfalmente Viola a Cosimo per me E tu e io urlo a Cosimo con uno sguardo così feroce che Viola non disse più parola se rosberg e Salvatore di San Cataldo disertori della Marina delle rispettive maestà passavano le giornate all'osteria giocando ai dadi pallidi inquieti cercando di sbancarsi a vicenda mentre viola era il culmine della scontentezza di sé e di tutto quel che la circondava prese il cavallo andò verso il bosco Cosimo era su una quercia lei si fermò sotto in un prato sono stanca di quelli di tutti voi a loro mi hanno dato alle più grandi prove d'amore Cosimo sputò ma non mi basta no Cosimo alzò gli occhi su di lei e lei tu non credi che l'amore sia dedizione assoluta rinuncia di sè era lì sul prato bella come mai e la freddezza che induriva appena i suoi lineamenti e l'altero portamento della persona sarebbe bastato un niente a scioglierli e riaverla tra le braccia poteva dire qualcosa Cosimo da qualsiasi cosa per venirle incontro poteva dirle dimmi che cosa vuoi che faccia sono pronto e sarebbe stata di nuovo la felicità per lui la felicità insieme Senza ombre invece disse non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze Viola ebbe un modo di contrarietà che era anche un moto di stanchezza Eppure ancora avrebbe potuto capirlo come di fatti lo capiva Anzi aveva sulle labbra le parole da dire Tu sei come io ti voglio e subito risalire da lui si morse un labbro disse sii te stesso da solo allora Ma allora essere me stesso non ha senso Ecco quello che voleva dire Cosimo invece disse Se preferisci quei due vermi non ti permetto di disprezzare i miei amici lei gridò è ancora Pensava a me importi solo tu è solo per te che faccio tutto quel che faccio sono io posso essere disprezzato il tuo modo di pensare sono una cosa sola con esso allora a Dio Parto stasera stessa non mi vedrai più corse alla villa fece i bagagli partì Senza neppure dire niente è il luogotenenti fu di parola Non tornò più a ombrosa andò in Francia e gli avvenimenti storici si accavallarono alla sua volontà Quando è la già non desiderava che tornare scoppiò la rivoluzione poi la guerra La Marchesa dapprima interessata al nuovo corso degli eventi era nell'entourage di Lafayette emigrò poi nel Belgio e di là in Inghilterra nella nebbia di Londra durante i lunghi anni delle guerre contro Napoleone sognava gli alberi dombrosa poi si risposò con un lord interessato nella Compagnia delle Indie e si stabilì a Calcutta dalla sua terrazza guardava le foreste gli alberi più strani di quelli del giardino della sua infanzia e le pareva ogni momento di vedere Cosimo farsi Largo tra le foglie ma era l'ombra di una scimmia odon giaguaro sarò Fight e Salvatore di San Cataldo restarono legati per la vita e per la morte e Si diedero alla carriera della avventuriera furono visti nelle case di gioco di Venezia a gottinga la facoltà di teologia a Pietroburgo alla corte di Caterina II poi se ne persero le tracce Cosimo restò per lungo tempo a vagabondare per i boschi piangendo lacero rifiutando il cibo piangeva a gran voce Come i neonati e gli uccelli che una volta fuggivano a stormi alla approssimarsi di quelli infallibile Cacciatore ora gli si facevano vicini sulle cime degli alberi intorno o volandogli sul capo e i passeri gridavano trellavano i cardellini tubava la tortora zirlava il tordo cinguettava il fringuello e lui e dalle alte tane uscivano gli scoiattoli i ghiri i topi Campagnoli e univano i loro squittii al coro e così si muoveva a mio fratello in mezzo a questa nuvola di pianti poi venne il tempo della violenza distruttrice Ogni albero cominciava dalla vetta e via una foglia via l'altra rapidissimo lo riduceva bruco come d'inverno anche se non era d'abito spogliante poi risaliva in cima e tutti i ramoscelli e li spezzava finché non lasciava che le grosse travature risaliva ancora e con un temperino cominciava a staccare la corteccia e si vedevano le piante scorticate scoprire il bianco con rabbrividente aria ferita e in tutto questo Rovello non c'era più risentimento contro Viola ma soltanto a rimorso per averla perduta per non aver saputo tenerla legata a sé per averla ferita con un ingiusto e sciocco orgoglio perché ora lo capiva lei gli era stata sempre fedele e se si portava dietro altri due uomini era per significare che stimava solo Cosimo degno d'essere il suo unico amante e tutte le sue insoddisfazioni ebize non erano che la smania insaziabile di far crescere il loro innamo ramento non ammettendo che toccasse il culmine e lui lui lui lui non aveva capito nulla di questo e l'aveva inasprita fino a perderla per alcune settimane Si tenne nel bosco solo Come mai era stato non aveva più neanche ottimo massimo perché se l'è rapportato via Viola quando mio fratello tornò a mostrarsi a ombrosa era cambiato neanche io potevo più farmi illusioni stavolta Cosimo era proprio diventato matto 24 che Cosimo fosse matto ha un browser s'era detto sempre fin da quando a 12 anni era salito sugli alberi rifiutandosi di scendere ma in seguito come succede questa sua follia era stata accettata da tutti e non parlo solo della fissazione di vivere lassù ma delle varie stranezze del suo carattere e nessuno lo considerava altrimenti che è un originale poi nella piena stagione del suo amore per Viola ci furono le manifestazioni in Idiomi incomprensibili specialmente quella durante la festa del patrono che è i più giudicarono sacrilega interpretando le sue parole come un grido eretico Forse in cartaginese lingua dei pelagiani o una professione di socinianesimo in polacco da allora Cominciò a correre la voce e Il barone ammattito e i benpensanti si aggiungevano come può ammattire uno che è stato amato sempre in mezzo a questi contrastanti giudizi Cosimo era diventato matto davvero Se prima Andava vestito di pelli da capo a piedi ora cominciò ad adornarsi la testa di Penne come gli arborigeni d'America venne dopopa o di Verdone dai colori vivaci ed oltre che in testa ne portava sparse sui vestiti finì per farsi delle marsine tutte ricoperte di penne e ad imitare le abitudini di vario uccelli come Il Picchio traendo dai Tronky lombrichi e larve e vantandoli come gran ricchezza pronunciava anche delle apologie degli uccelli alla gente che si radunava al sentirlo e ammotteggiarlo sotto gli alberi e da cacciatore si fece avvocato dei pennuti E si proclamava Ora con di bugnolo ora barbagianni ora pettirosso con opportuni camuffamenti e teneva discorsi da cosa Gli uomini che non sapevano riconoscere negli uccelli i loro veri e amici discorsi che erano poi da cosa a tutta la società umana sotto forma di parabole ora gli uccelli saranno accorti di questo suo mutamento di idee e gli venivano vicino anche se sotto c'era gente ad ascoltarlo così egli poteva illustrare il suo discorso con esempi viventi che indicava sui rami intorno per questa sua virtù molto si parlò tra i cacciatori d'ambrosa di usarlo come richiamo ma nessuno osò mai sparare sugli uccelli che gli si posavano vicino perché il Barone anche adesso che era ridotto così fuori di senno continuava a incutere una certa soggezione lo canzonavano sì e aveva spesso sotto i suoi alberi un codazzo di Monelli e fanno l'onni che gli davano la baia Però veniva anche rispettato ed ascoltato sempre con attenzione i suoi alberi ora erano addobbati di fogli scritti e anche di cartelli con massime di Seneca e schaffspory e di oggetti ciuffi di Penne cieli da chiesa falciuole corone busti da donna pistole bilance legati l'uno all'altro in un certo ordine la gente dombrosa passava le ore a cercare di indovinare che cosa volevano dire quei rebus i nobili il papa la virtù la guerra e io credo che certe volte non avessero nessun significato ma servissero solo ad aguzzare l'ingegno e a far capire che anche le idee più fuori del comune potevano essere le giuste Cosimo si mise anche a comporre certi scritti come il verso del merlo Il Picchio che bussa i dialoghi dei gufi e a distribuirli pubblicamente Anzi fu proprio in questo periodo di demenza che ha prese l'arte della stampa e cominciò a stampare delle specie di livelli o gazzette tra cui la gazzetta delle gazze poi tutte unificate sotto il titolo Il monitore dei bipedi si era portato su di un noce un pancone un telaio un Torchio una cassetta di caratteri una damigiana di inchiostro e passava le giornate a comporre le sue pagine e attirare copie alle volte tra il telaio e la carta capitavano dei ragni delle farfalle e la loro impronta restava stampata sulla pagina alle volte un ghiro saltava sul foglio fresco di inchiostro e imbrattava tutto a colpi di coda alle volte gli scoiattoli si prendevano una lettera dell'alfabeto e se la portavano nella loro tana credendo fosse da mangiare come capitò con la lettera q che per quella forma rotonda e per un colata fu presa per un frutto e Cosimo dovete incominciare certi articoli quando e quantunque tutte belle cose però io avevo l'impressione che in quel tempo mio fratello non solo fosse del tutto ammattito ma andasse anche un poco imbecillendosi cosa questa più grave e dolorosa perché la pazzia è una forza della natura nel male o nel bene mentre la minchioneria è una debolezza della Natura senza contropartita d'inverno Infatti egli parve ridursi a una specie di letargo stava appeso a un tronco nel suo sacco imbottito con solo la testa fuori come un nidiaceo ed era tanto se nelle ore più calde faceva quattro salti per arrivare a lontano sul torrente Mer danza a fare i suoi bisogni Se ne stava nel sacco e le più chiare accendendo a buio una lucernetta a olio o a borbottare tra sé o a canticchiare ma il più del tempo lo passava dormendo per mangiare aveva certe sue misteriose provviste Ma si lasciava offrire piatti di minestrone e di ravioli quando Qualche anima buona veniva a portarglieli fin su con una scala Difatti era nata come una superstizione nella gente minuta che a fare un'offerta Al Barone portasse fortuna segno che egli suscitava ottimore o ben volere e io credo il secondo questo fatto che l'erede del titolo baronale di Rondò si mettesse a vivere di Pubbliche elemosine mi parve disdicevole e soprattutto pensai alla buona anima di nostro padre se l'avesse saputo per me fino Allora non avevo da rimproverarmi nulla perché mio fratello aveva sempre disprezzato le comodità della famiglia e ma aveva firmato una carta per la quale dopo avergli versato una piccola rendita che gli andava quasi tutta in libri verso di lui non avevo più nessun dovere ma adesso vedendolo incapace di procurarsi il cibo provai a far salire da lui o su una scala a pioli uno dei nostri laccai in livrea e parrucca bianca con un quarto di tacchino e un bicchiere di Borgogna su un vassoio Credevo rifiutasse per una di quelle misteriose ragioni di principio invece accettò subito Molto volentieri E da allora ogni volta che ce ne ricordavamo ma andavamo a una porzione delle nostre pietanze a lui sull'albero Insomma era una brutta decadenza Per fortuna ci fu l'invasione dei lupi e Cosimo risiede prova delle sue virtù migliori era un inverno gelido La neve era caduta fin sui nostri Boschi dorme di lupi cacciati dalla fame e Dalle Alpi calarono alle nostre riviere qualche Boscaiolo li incontrò e ne portò la notizia a terlito gli ambrosotti che dal tempo della Guardia contro gli incendi avevano imparato a unirsi nei momenti del pericolo presero a far turni di sentinella intorno alle città per impedire l'avvicinarsi di quelle fiere affamate Ma nessuno sazzava uscire dall'abitato massime e la notte Purtroppo il Barone non è più quello di una volta si diceva ombrosa quel brutto inverno non era stato senza conseguenze per la salute di Cosimo stava lì a penzolare rannicchiato nel suo otre come un Baco nel Bozzolo con la goccia al naso l'aria sorda e gonfia ci fu l'allarme per i lupi e la gente passandola sotto l'apostrofava eh Barone una volta saresti stato tu a farci la guardia dai tuoi alberi e adesso siamo noi che facciamo la guardia a te lui restava con gli occhi semichiusi come se non capisse o se non gli importasse niente invece ha un tratto alzò il capo tirò su dal naso e disse Rauco le pecore per cacciare i lupi vanno messe delle pecore sugli alberi legate la gente già si affollava al di sotto per sentire che pazzie tirava fuori e canzonarlo invece lui sbuffando e scatarrando Salso dal sacco disse mi faccio vedere dove essa avviò per i rami su alcuni noci o Querce tra il bosco e i coltivato in posizioni scelte con gran cura Cosimo volle che portassero delle pecore o degli agnelli e li legò lui stesso ai rami vivi benanti ma in modo che non potessero cascare giù su Ognuno di Questi alberi nascose poi un fucile caricato a palla lui pura e si Vestina pecora cappuccio giubba Brake tutto di Rizzuto Vello o vino e si mise ad aspettare la notte al sereno su quegli alberi tutti credevano che fosse la più grossa delle sue pazzie invece quella notte calarono i lupi sentendo l'odor della pecora udendone il velato e poi Vedendola lassù tutto il branco si fermava a piedi l'albero e urlavano con affamate Fauci aperte all'aria e puntavano le zampe contro il tronco Ecco che allora balzelloni sui rami si avvicinava Cosimo e i lupi vedendo quella forma tra la pecora e l'uomo che saltava lassù come un uccello restavano Hello Kitty a bocca aperta finché boom boom si pigliavano due pallottole giusto in gola 2 perché un fucile Cosimo se lo portava con sé e lo ricaricava poi ogni volta è un altro era lì pronto con la pallottola in canna su ogni albero Dunque ogni volta erano due lupi che restavano stesi sulla terra celata ne sterminò così un gran numero e ad ogni spa RO I Branchi volgevano in rotta disorientati e i cacciatori accorrendo dove sentivano gli urli e gli spari facevano il resto di questa caccia ai lupi in seguito Cosimo raccontava episodi in molte versioni e non so dire quale fosse la giusta per esempio la battaglia procedeva per il meglio quando muovendo verso l'albero dell'ultima pecora ci trovai tre lupi che erano riusciti ad arrampicarsi sui rami e la stavano finendo mezzo cieco e stordito dal raffreddore comero arrivai quasi sul muso dei lupi senza accorgermene i lupi al vedere quest'altra pecora che camminava in piedi per i rami le si voltarono contro spalancando le Fauci ancora rosse di sangue Io avevo il fucile scarico perché dopo tanta sparatoria ero rimasto senza polvere e il fucile preparato su quell'albero non potevo raggiungerlo perché c'erano i lupi è rosso di un ramo secondario un po' tenero ma sopra di me avevo a portata di braccia un ramo più robusto cominciai a camminare a ritroso sul mio ramo lentamente allontanandomi Dal tronco un lupo lentamente Mi seguì ma io con le mani Mi tenevo appeso al ramo di sopra e i piedi fingevo di muoverli su Quel ramo tenero In realtà mi ci tenevo sospeso sopra il lupo ingannato si fidò ad avanzare e il ramo gli si impiegò sotto mentre io do un balzo mi sollevavo sul ramo di sopra e il lupo cadde con una pena accennato abbaio da cane e per terra si spezzò le ossa restando ci stecchito e gli altri due lupi gli altri due mi stavano studiando e immobili allora Tutto d'un colpo mi tolsi giubba il cappuccio di pel di pecora e glieli gettai uno dei due lupi a vedersi volare addosso quest'ombra Bianca d'agnello cercò afferrarla coi denti ma essendosi preparato a reggere un gran peso è quella essendo invece una vuota spoglia si trovò sbilanciato e perse l'equilibrio finendo pure lui per spezzarsi zampe e collo al suolo ne resta ancora uno ne resta ancora uno ma essendomi improvvisamente alleggerito negli abiti buttando via la giubba mi venne uno di quelli starnuti da far tremare il cielo il lupo a quel prorompere così improvviso il nuovo ebbe un tale soprassalto che cadde dalla pianta rompendosi il collo come gli altri così mio fratello raccontava la sua notte di battaglia quello che è certo è che il freddo che aveva preso già a malaticcio come era quasi Gli fu fatale stette alcuni giorni tra la morte e la vita e fu curato a spese del Comune Don brosa in segno di riconoscenza steso e non amaca era circondato da un sali e scendi di dottori sulle scale a pioli i migliori medici del circondario furono chiamati a consulto e chi gli faceva asserviziali chi salassi chi senapismi chi fomenti nessuno parlava più del Barone di rondò come d'un matto ma tutti come ad uno dei più grandi ingegni e fenomeni del secolo questo finché resta ammalato quando guarisi tornò a dirlo chi Savio come prima chi Matto come sempre fatto sta che non fece più tante stranezze continuò a stampare un eptomatario intitolato non più il monitore dei bipedi ma il vertebrato ragionevole 25 io non so se a quell'epoca fosse già stata fondata a un brosa una loggia di franchi in muratori venne iniziato alla massoneria molto più tardi dopo la prima campagna napoleonica insieme con gran parte della borghesia ambiente e della piccola nobiltà dei nostri posti e non so dire perciò quali siano stati i primi rapporti di mio fratello con la Loggia al proposito citerò un episodio corso pressappoco ai tempi di cui sto ora narrando E che varie testimonianze confermerebbero per vero arrivarono un giorno a ombrosa due spagnoli viaggiatori di passaggio si recarono a casa di certo Bartolomeo Cavagna pasticcere noto come Fram massone pare si qualificassero per confratelli della loggia di Madrid Talk egli li condusse la sera ad assistere a una seduta della massoneria ombrosotta che allora Si riuniva a lume di torce e Ceri in una Radura in mezzo al bosco di tutto questo se notizia solo da voci e supposizioni quel che è certo è che l'indomani i due spagnoli appena usciti dalla loro Locanda furono seguiti da Cosimo Di Rondò che non visto li sorvegliava dall'alto degli alberi i due viaggiatori entrarono nel cortile di un'osteria fuori porta Cosimo s'appostò sopra un Glicine ha un tavolo c'era un avventore che attendeva ai due non se ne vedeva il viso adombrato da un cappello nero a larghe Tese quelle tre teste Anzi quei tre cappelli conversero sul quadrato bianco della tovaglia e dopo aver un po' confabulato le mani dello sconosciuto presero a scrivere su una stretta carta qualcosa che gli altri due gli dettavano e che dall'ordine in cui metteva le parole una sotto l'altra si sarebbe detto un elenco di nomi Buongiorno a questi signori disse Cosimo i tre cappelli si sollevarono lasciando apparire tre visi con gli occhi sgranati verso l'uomo sul Glicine Ma uno dei tre quello dalle larghe Tese si riabbasso subito tanto da toccare il tavolo con la punta del naso mio fratello aveva fatto in tempo a intravedere una fisionomia che non gli pareva sconosciuta Ma erano usanza del luogo presentarsi ai Forestieri calando del cielo Come un piccione Spero vogliate scendere subito a spiegarcelo Chi sta in alto è ben in vista da ogni parte disse Il barone Mentre c'è chi striscia per nascondere il viso sappiate che nessuno di noi è tenuto a mostrare il viso a voi signor più di quanto non è tenuto a mostrare il suo di dietro so che per certe sorta di persone è un punto d'onore tenere la faccia in ombra quali di Grazia le spie a dirne una i due compari tra salirono quello chinato restò immobile ma per la prima volta sudi la sua voce Oh a dirne un'altra i membri di società segrete scandì lentamente questa battuta poteva interpretarsi in vari modi Cosimo lo pensò e poi lo disse forte questa battuta signore può interpretarsi in vari modi Voi dite membri di società segrete insinuando che lo sia io o insinuando che lo siate voi o che lo siamo entrambi o che non lo siamo né voi Né io ma altri o perché comunque vada È una battuta che può servire a vedere cosa dico io dopo Como disse disorientato L'uomo col cappello allarghetese e in quel disorientamento scordandosi che doveva tenere il capo Chino salzò fino a guardare Cosimo negli occhi Cosimo lo riconobbe era Don sulpicio il gesuita suo nemico dai tempi di oliva bassa Ah non me lo ingannato Giù la maschera reverendo padre esclamò Il barone poi vero certo fece lo spagnolo e si tolse il cappello sinchino scoprendo la chierica Don sulpicio del guadalete superior della compagnia di Jesus Cosimo Di Rondò muratore Franco ed accettato anche gli altri due spagnoli si presentarono con un breve inchino Don Calisto tomful Gesuiti anche loro signori non sotros ma il vostro ordine non è stato sciolto di recente per ordine del Papa non per dar tregua ai Libertini e agli eretici del vostro stampo disse Don solpcio sono dando la spada erano gesuiti spagnoli che dopo lo scioglimento dell'ordine si erano dati alla campagna cercando di formare una milizia armata in tutte le contrade per combattere le idee nuove ed ilteismo anche Cosimo aveva sfoderato la spada parecchia gente aveva fatto Resta intorno favorite scendere Se volete battervi caballerosamente disse lo spagnolo più in là era un bosco di noci era il tempo della abbacchiatura e i contadini avevano appeso dei lenzuoli da un albero all'altro per raccogliere le noci che bacchiavano Cosimo corse su noce saltò nel lenzuolo e lì Si tenne ritto frenando i piedi che gli scivolavano sulla tela in quella specie di grande amaca salite voi di due spanne Don sulpicia che io sono disceso più di quanto non sia solito escludo anche lui la spada lo spagnolo saltò lui pure sul lenzuolo Teso era difficile tenersi dritti perché il lenzuolo Tendeva a chiudersi a sacco intorno alle loro persone ma i due contendenti erano tanto accaniti che Riuscirono a incrociare i ferri alla maggior gloria di Dio a Gloria del grande architetto dell'universo e si menavano fendenti prima che vi pianti questa Lama nel piloro disse Cosimo Datemi notizie della Senorita Ursula è morta in un convento Cosimo fu turbato dalla notizia che però io penso fosse inventata bella posta e l'ex gesuita ne approfittò per un colpo Mancino con un affondo raggiunse una delle cocche che legate ai rami dei Noci sostenevano il lenzuolo dalla parte di Cosimo e la tagliò di netto Cosimo sarebbe certo caduto se non fosse stato lesto a gettarsi sul lenzuolo dalla parte di Don sul picio e ad aggrapparsi a un lembo nel balzo la sua spada travolse la guardia dello spagnolo è l'infilsò nel ventre Don Sol picios abbandonò scivolò giù per il lenzuolo inclinato dalla parte dove aveva tagliato la cocca e cadde a terra Cosimo si arrampicò sul noce gli altri due ex Gesuiti sollevarono il corpo del compagno ferito o morto non si seppe mai bene scapparono e non si fecero mai più rivedere la gente sta affollò intorno al lenzuolo insanguinato da quel giorno mio fratello ebbe fama generale di framassone Il segreto della società non mi permise di saperne di più quando io entrai a farne parte come ho detto intesi parlare di Cosimo come di un anziano fratello i cui rapporti con la loggia non erano ben chiari e chi lo definiva dormiente chi un eretico passato ad altro rito chi Addirittura una prostata ma sempre con gran rispetto per la sua attività passata Non escludo neppure che potesse essere stato lui quel leggendario maestro Picchio muratore cui si attribuiva alla fondazione della Loggia all'oriente dombrosa e che d'altronde la descrizione dei primi riti che vi si sarebbero tenuti risentirebbero dell'influenza del Barone Masti dire che i neofiti venivano bendati fatti salire in cima a un albero e calati Appesi a corte E certo che da noi le prime riunioni dei framassoni si svolgevano la notte in mezzo ai boschi la presenza di Cosimo quindi sarebbe più che giustificata tanto nel caso che sia stato lui a ricevere dai suoi corrispondenti Forestieri gli opuscoli con le costituzioni massoniche e affondare qui la Loggia quanto nel caso che sia stato qualcun altro Probabilmente dopo essere stato iniziato in Francia o in Inghilterra a introdurre i riti anche ad ombrosa forse è possibile che la massoneria esistesse già da tempo all'insaputa di Cosimo ed egli casualmente una notte muovendosi per gli alberi del Bosco scoprisse in una radura una riunione di uomini con Strani paramenti e arnesi Alla luce di candelabri si soffermasse di lassù ad ascoltare e poi intervenisse gettando lo scompiglio con una qualche uscita sconcertante come per esempio Se alzi un muro pensa a ciò che resta fuori frase che gli sentì spesso ripetere o un'altra delle sue è i massoni riconosciuta la sua alta dottrina lo facessero entrare nella loggia con cariche speciali ed apportandovi a un gran numero di nuovi riti e simboli sta il fatto che per tutto il tempo che mio fratello ci ebbia a che fare la massoneria all'aperto come la chiamerò per distinguerla da quello che si riunirà poi in un edificio chiuso ebbe un rituale molto più ricco in cui entravano civette telescopi Pigne pompe idrauliche funghi diavolini di Cartesio ragnatele tavole pitagoriche vi era anche un certo sfoggio di teschi ma non solo umani bensì anche crani di mucche lupi ed aquile se fatti oggetti ed altri ancora tra cui le cazzuole le squadre i compassi della normale liturgia massonica venivano trovati a quel tempo appesi ai rami in bizzarri accostamenti e attributi ancora alla pazzia del Barone solo poche persone lasciavano capire che adesso questi rebus avevano un significato più serio ma d'altronde non si è mai potuto tracciare una separazione netta tra i segnali di prima e quelli di topo ed escludere che sin da principio fossero segni esoterici non ha qualche società segreta perché Cosimo già molto tempo prima che alla massoneria era affiliato a varie associazioni o confraternite di mestiere come quella di San Crispino o dei calzolai o quella dei virtuosi Bottai dei giusti armaioli o dei cappellai coscienziosi facendosi da sé quasi tutte le cose che gli servivano conosceva le arti più varie e poteva vantarsi membro di molte corporazioni che da parte loro erano ben contenti ad avere tra loro un membro di nobile famiglia di Bizzarro ingegno e di provato a disinteresse come questa passione che Cosimo sempre dimostrò per la vita associata si conciliasse con la sua perpetua fuga dal consorzio civile non ho mai ben compreso e ciò resta una delle non minori singolarità del suo carattere si direbbe che egli più Era deciso a star rintanato tra i suoi rami più sentiva il bisogno di creare nuove rapporti col genere umano ma per quanto ogni tanto si buttasse anima e corpo a organizzare il nuovo sodalizio stabilendone meticolosamente gli Statuti le finalità la scelta degli uomini più adatti per ogni carica mai i suoi compagni sapevano fino a che punto potessero contare su di lui quando e dove potevano incontrarlo e quando invece sarebbe stato improvvisamente ripreso dalla sua natura da uccello e non si sarebbe lasciato più acchiappare forse Se proprio si vuole ricondurre a un unico impulso questi atteggiamenti contraddittori bisogna pensare che egli fosse ugualmente nemico d'ogni tipo di convivenza umana vigente ai tempi suoi e perciò tutti li fuggisse essa affannasse ostinatamente a sperimentarne di nuovi Ma nessuno ad essi Gli pareva giusto è diverso dagli altri abbastanza da ciò le sue continue parentesi di selvatichezza assoluta era un'idea di società universale che aveva in mente e tutte le volte che è stato però per associare persone sia per fini ben precisi come la guardia contro gli incendi o la difesa dai lupi sia in confraternite di mestiere come I perfetti e Arrotini o gli Illuminati Conciatori di pelli siccome riusciva sempre a farli radunare nel bosco notte tempo intorno a un albero dal quale egli predicava ne veniva Sempre un'aria di congiura di setta eresia e in quell'aria anche ai discorsi passavano facilmente dal particolare al generale e dalle semplici regole di un mestiere manuale si passava come niente al progetto di instaurare una repubblica mondiale di uguali di libri e di Giusti nella massoneria Cosimo dunque non faceva che ripetere quel che già aveva fatto nelle altre società segrete o semi segrete cui aveva partecipato e quando un certo Lord Liverpool mandato dalla Gran Loggia di Londra a visitare i confratelli del continente capito a un browser mentre era maestro mio fratello restò così scandalizzato dalla sua poca ortodossia che scrisse a Londra questa dombrosa dover essere una nuova massoneria aderito scozzese pagata dagli Stuart per fare propaganda contro il trono degli Hannover per la restaurazione giacobita Dopo di ciò avvenne il fatto che ho raccontato dei due viaggiatori spagnoli che si presentarono per massoni a Bartolomeo Cavagna invitati a una riunione della Loggia e si trovarono tutto normalissimo Anzi dissero che era proprio dal quale all'oriente di Madrid Fu questo è insospettire Cosimo che sapeva bene quanta parte di quel rituale fosse di sua invenzione fu per questo che si mise Sulle tracce degli spioni e gli smascherò e Trionfo sul suo vecchio nemico da un sulpicio Comunque io sono dell'idea che questi cambiamenti di liturgia fossero un bisogno suo personale perché di tutti i mestieri avrebbe potuto prendere i simboli a ragion veduta tranne che quelli del muratore lui che di case in muratura non ne aveva mai volute né costruire né abitare 26 ombrosa era una terra di Vigne anche non l'ho mai messo in risalto perché seguendo Cosimo ho dovuto tenermi sempre alle piante da alto fusto ma c'erano vaste pendici di Vigneti e ad agosto sotto il fogliame dei filari l'uva Rossese gonfiava in grappoli d'un succo denso già di color vino certe Vigne erano a Pergola lo dico anche perché Cosimo invecchiando si era fatto così piccolo e leggero e aveva così bene imparata L'arte di camminare senza peso che le travi dei pergolati lo reggevano egli poteva Dunque passare sulle Vigne e così andando e aiutandosi con gli alberi da frutta intorno e reggendosi ai pali detti scarasse poteva fare molti lavori come la potatura d'inverno quando le viti sono nudi che rigori attorno al fil di ferro o smentire la troppa foglia d'estate o cercare gli insetti e poi a settembre la compagnia per la vendemmia veniva aggiornata nelle vigne tutta la gente ombrosotta e tra il verde dei filari non si vedeva che sottanea color vivaci e barrette con la nappa e molattieri caricavano corbe piene sui basti e le votavano nei tini altre se le prendevano i vari esattori che venivano con squadre di sbirri a controllare i tributi per i nobili del luogo per il governo della Repubblica di Genova per il clero ed altre decime ogni anno succedeva Qualche lite le questioni delle parti del raccolto da erogare a destra e a manca furono quelle che dettero motivo alle maggiori proteste sui quaderni di doglianza quando ci fu la rivoluzione in Francia su questi quaderni si misero a scriverci anche a ombrosa tanto per provare anche se qui non serviva proprio a niente Era stata una delle idee di Cosimo il quale in quel tempo non aveva più bisogno d'andare alle riunioni della Loggia per discutere con quei quattro vuota fiaschi di massoni stava sugli alberi della piazza e gli veniva intorno tutta la gente della Marina e della campagna a farsi spiegare le notizie perché lui riceveva le gazzette con la posta e in più aveva certi amici suoi che gli scrivevano tra cui l'astronomo bailly che poi lo fecero merda di Parigi e altri Club visti tutti i momenti ce n'era una nuova il neker è la Pallacorda e la Bastiglia e Lafayette col cavallo bianco era Luigi travestito dalla che Cosimo spiegava e recitava tutto saltando da un ramo all'altro e su un ramo faceva alla tribuna e sull'altro marà ai Giacobini è su un altro ancora Re Luigi a bersaglia che si metteva la Berretta Rossa per tener Buone le comari venute a piedi da Parigi per spiegare cos'erano i quaderni di doglianza Cosimo disse proviamo a farne una prese a un quaderno da scuola e l'appese all'albero con uno spago ognuno veniva lì e ci segnava le cose che non andavano ne saltavano fuori da ogni genere sul prezzo del pesce i pescatori e i vignaioli sulle decime e i Pastori sui confini dei Pascoli e i boscaioli sui Boschi Del Demanio e poi tutti quelli che avevano parenti in galera e quelli che si erano presi dei tratti di corda per un qualche reato e quelli che ce l'avevano coi nobili per questioni di donne non si finiva più Cosimo pensò che anche se era un quaderno di doglianza non era bello che fosse così triste e gli venne l'idea di chiedere a ognuno che scrivesse la cosa che gli sarebbe piaciuta di più è di nuovo ciascuno andava a metterci la sua stavolta tutto in bene chi scriveva della focaccia chi del minestrone chi voleva una bionda chi due Brune chi gli sarebbe piaciuto dormire tutto il giorno chi andare per funghi e tutto l'anno chi voleva una carrozza con quattro cavalli e chi si contentava ad una capra chi avrebbe desiderato rivedere sua madre morta chi incontrava gli dei dell'Olimpo Insomma tutto quanto c'è di buono al mondo veniva scritto nel quaderno oppure disegnato Perché molti non sapevano scrivere o addirittura pitturato a colori anche Cosimo Ci scrisse un nome Viola il nome che da anni scriveva dappertutto ne venne un bel quaderno e Cosimo lo intitolò quaderno della doglianza e della contentezza Ma quando fu riempito non c'era nessun assemblea a cui mandarlo perciò Rimase lì appeso all'albero con uno spago e quando piove restò a cancellarsi e a infradiciarsi e quella vista faceva stringere i cuori degli ambrosotti Per la miseria presente e gli riempiva di desiderio di Rivolta Insomma C'erano anche da noi tutte le cause della Rivoluzione francese solo che noi non eravamo in Francia è la rivoluzione non ci fu viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti ha un brosa però Corsero ugualmente tempi grossi contro gli austro sardi l'esercito repubblicano muoveva guerra lì a due passi Massena a collardente la harp sul nervia muore lungo la cornice con Napoleone che allora era soltanto generale l'artiglieria cosicché quei rombi che sudivano aggiungere a ombrosa sul vento orsi o no era proprio lui che li faceva a settembre ci si preparava per la vendemmia e pareva ci si preparasse per qualcosa di segreto e di terribile riconciliabili vi porta in porta l'uva è matura è matura Eh già altro che matura si va a cogliere si va a pigiare ci siamo tutti Tu dove sarai alla vigna di là del ponte e tu e tu dal Conte Pigna io alla Vigna del Mulino hai visto quanti sbirri paiono Merli calati a beccare i grappoli Ma quest'anno non beccano se i merli son tanti qui siamo tutti Cacciatori c'è chi invece non vuol farsi vedere c'è chi scappa Come mai quest'anno è la vendemmia non piace più a tanta gente da noi volevano rimandarla ma ormai l'uva è matura è matura l'indomani invece la vendemmia cominciò silenziosa Le Vigne erano affollate di gente a catena lungo i filari ma non nasceva nessun canto qualche sparso richiamo grida ci siete anche voi è matura o muovere di squadre un che di Cupo forse anche del cielo che non era del tutto coperto ma era un po' Greve e se è una voce attaccava una canzone rimaneva subito a mezzo non raccolta dal coro i monattieri portavano le corbe piene d'uva ai fini prima di solito si facevano le parti per i nobili il vescovo e il governo Quest'anno no pareva che se ne dimenticassero gli esattori venuti per riscuotere le decime erano nervose non sapevano che pesci pigliare più passava il tempo più non succedeva niente più si sentiva che doveva succedere qualcosa più gli sbirri capivano che bisognava muoversi ma meno capivano che fare cosi ma coi suoi passi da gatto aveva preso a camminare per i pergolati con una forbice in mano tagliava un grappolo qua e un grappolo là senza ordine porgendolo poi ai vendemmiatori e alle vendemmiatrici la di sotto a ciascuno dicendo qualcosa a bassa voce il capo degli sbirri non ne poteva più disse bene E allora così vediamo un po' Ste decime l'aveva appena detto e se l'ha già pentito per le Vigne di suonò un Cupo suono tra il boato e sibilo era un vendemmiatore che soffiava in una conchiglia di quelle a buccina e spargeva un suono d'allarme nelle valli da ogni Poggio risposero suoni uguali i vignaioli levarono le conchiglie come trombe e anche Cosimo dall'alto d'una Pergola per i filari si propagò un canto la prima rotto discordante che non si capiva che cos'era poi le voci trovarono un'intesa si intonarono presero l'aire e cantarono come se corressero di volata e gli uomini e le donne Fermi e se mi nascosti lungo i filari e i pali le viti e i grappoli tutto pareva correre e l'uva vendemmiarsi da sé gettarsi dentro i tini e pigiarsi e l'aria le nuvole Il sole diventare tutto Mosto e già si cominciava a capire quel canto prima le note della musica e poi qualcuno ha delle parole che dicevano [Musica] Ehi giovani pestavano l'uva coi piedi scalzi e rossi salirò e le ragazze cacciavano le forbici appuntite come pugnali nel verde fitto ferendole contorte attaccature dei grappoli sarà e i moscerini a Napoli invadevano l'aria sopra i mucchi di graspi Pronti per Il Torchio Sara e fu allora che gli sbirri persero il controllo e paltola silenzio Basta col bordello Chi canta lo si spara e cominciarono a scaricare fucili in aria rispose loro un tuono di fucileria che parevano reggimenti schierati a Battaglia sulle colline tutti gli schioppi da caccia dombrosa esplodevano e Cosimo in cima a un alto fico suonava la carica nella conchiglia a tromba per tutte le Vigne ci fu muoversi di gente non si capiva più quel che era vendemmia e quel che era mischia uomini uva donne tralci Roncole pampe di scarcasse fucili corbe cavalli fil di ferro pugni calci di mulo stinchi mammelle e tutto cantando Salirò Eccomi la decime finì che gli sbirri e gli esattori furono cacciati a capofitto nei tini pieni d'uva con le gambe che restavano fuori e scalciavano se ne tornarono senza avere Esatto niente lordi da capo a piedi di succo d'uva da acini pestati di vinacce di sansa di graspi che restavano impigliati ai fucili alle giberne ai baffi la vendemmia proseguì come una festa Tutti essendo convinti di aver abolito i privilegi feudali intanto noi altri Nobili e nobilotti c'eravamo barricati Nei palazzi armati pronti a Vender cara la pelle io veramente mi limitai a non mettere il naso fuori dal lusso soprattutto per non farmi dire dagli altri Nobili che ero d'accordo con quella antica Cristo di mio fratello reputato il peggiore istigatore giacobino e cubista di tutta la zona [Musica] Ma per quel giorno cacciati gli esattori e la truppa non fu torto un capello a nessuno erano tutti in grande affare a preparare feste misero su anche l'albero della Libertà per seguire la moda Francese solo che non sapevano bene come erano fatti e poi da noi da alberi ce n'erano talmente tanti che non valeva la pena di metterne di finti così addobbarono un albero vero un Olmo con fiori grappoli d'uva festoni scritte Viva la granula in cima in cima c'era mio fratello con la coccarda tricolore sul berretto di pel di gatto e Teneva una conferenza su Rousseau e Voltaire di cui non si udiva neanche una parola perché tutto è il popolo la sotto faceva girotondo cantando Sara l'allegria durò poco vennero truppe in gran forza Genovesi per esigere le decime e garantire La neutralità del territorio e austro-sarde perché si era sparsa già la voce che è Giacobini dombrosa volevano proclamare l'annessione alla grande nazione universale cioè alla Repubblica francese i rivoltosi cercarono di resistere costruirono qualche Barricata che userò le porte della città Ma sì ci voleva altro le truppe entrarono in città da tutti i lati misero posti di blocco in ogni strada di campagna e quelli che avevano nome da agitatori furono imprigionati tranne Cosimo che chi Lo pigliava era bravo e altri pochi con lui il processo ha rivoluzionari fu messo su alle speech Ma gli imputati Riuscirono a dimostrare che non centravano niente e che i veri capi erano proprio quelli che se le erano sdegnata così furono tutti liberati tanto con le truppe che si fermavano a distanza ombrosa non c'è la da temere altri sobbogli si fermò anche un presidio d'austo Sarti per garantirsi la possibili infiltrazioni del nemico e al comando adesso c'era nostro cognato testo Mac il marito di Battista è emigrato dalla Francia al seguito del conte di Provenza mi ritrovai dunque tra i piedi mia sorella Battista Con che piacere vi lascio immaginare mi si installò in casa col marito ufficiale i cavalli le truppe d'ordinanza lei passava alle serate raccontandoci le ultime esecuzioni capitali di Parigi Anzi aveva un modellino dei ghigliottina con una vera Lama e per spiegare la fine di tutti i suoi amici e parenti acquistati ne capitavano lucertole orbettini lombrichi ed anche Sorci così passavamo le serate io invidiavo Cosima che viveva i suoi giorni e le sue notti alla macchia nascosto in chissà quali boschi 27 sulle imprese da lui compiute nei boschi durante la guerra Cosimo ne raccontò tante e talmente incredibili che da ballare una versione un'altra io non me la sento lascio la parola a lui riportando fedelmente qualcuno dei suoi racconti nel bosco si avventuravano pattuglie ed esploratori dagli opposti eserciti Dall'alto dei rami a ogni passo che sentivo tonfare tra i cespugli io tendevo all'orecchio per capire se era di Austro Sarti o di francesi Un tenentino austriaco biondo biondo comandava una pattuglia di soldati in perfetta divisa con Codino e fiocco Tricorno e vuota bande bianche incrociate fucile e baionetta e li faceva marciare in fila per due cercando di tenere la linea mento in quegli scoscesi sentieri ignaro di come fosse fatto il bosco ma sicuro da eseguire a puntino gli ordini ricevuti l'ufficio eletto procedeva secondo le linee e tracciate sulla carta prendendo continuamente delle nasate contro i tronchi facendo scivolare la truppa con le scarpe chiodate su pietre lisce o cavar gli occhi nei roveti ma sempre conscio della supremazia delle Armi Imperiali erano dei magnifici soldati io li Attendevo al varco nascosto su di un pino avevo in mano una pigna da mezzo chilo e la lasciai cadere sulla testa del serrafila il fante allargò le braccia piego le ginocchia e cadde tra le felci del Sottobosco nessuno se ne accorse la squadra continuò la sua marcia li raggiunsi ancora questa volta Bottai un porcospino appallottolato sul collo di un Caporale il caporale reclino il capo e svenne il tenente stavolta osservò il fatto mandò due uomini a prendere una barella e proseguì la pattuglia come se lo facesse apposta andava a impelagarsi nei più fitti Ginepri di tutto il bosco e l'aspettava sempre un nuovo agguato avevo raccolto in un cartoccio certi bruchi pelosi azzurri che a toccarli facevano gonfiare la pelle peggio dell'ortica e gliene feci piovere addosso un centinaio il plotone passò sparì nel folto riemerse grattandosi con le mani e i visi tutti i bollicine rosse e marcio avanti meravigliosa truppa e magnifico ufficiale tutto nel bosco gli era così estraneo che non distingueva quel che verrà di insolito e prosegueva con gli effettivi decimati ma sempre Fieri e indomabili ricorsi allora a una famiglia di gatti selvatici li lanciavo per la coda dopo averli molinati un po' per aria così che li adirava oltre a nonni dire ci fu molto rumore specialmente felino poi silenzio e tregua gli austriaci medicavano i feriti la pattuglia biancheggiante di band Va ripresa la sua marcia Qui l'unica è cercare di farli prigionieri mi disse affrettandomi a precederli sperando di trovare una pattuglia francese da avvertire della approssimarsi dei nemici ma da un pezzo i francesi su quel fronte sembrava non dar più segno di vita mentre sorpassavo certi luoghi moscosi vidi muovere qualcosa mi soffermai tesi l'orecchio si sentiva una specie da ciottolio di Ruscello che poi andò scandendosi in un borbottio continuato e ora si potevano distinguere parole come me Halo agozzando gli occhi Nella penombra vidi che quella soffice vegetazione era composta soprattutto di colbacchi pelosi e folti baffi e barbe era un Platone di hussedi francesi impregnatosi di umidità durante la campagna invernale tutto il loro pelo andava a primavera fiorendo di muffe e muschio comandava l'avamposto il tenente Agrippa Papillon darwon poeta volontario nell'armata repubblicana persuaso della generale bontà della natura il tenente Papillon non voleva che i suoi soldati si scrollassero gli aghi di pino e i ricci di castagna i rametti le foglie le lumache che si attaccavano loro addosso nell'attraversare il bosco e la pattuglia stava già tanto fondendosi con la natura circostante che ci voleva proprio il mio occhio esercitato per scorgerla tra i suoi soldati bivaccanti l'ufficiale poeta coi lunghi capelli inanellati che gli incorniciavano il magro viso sotto il cappello a Lucerna declamava i boschi Oh foresta Oh notte Eccomi in vostra balia un tenero ramo di capelve Venere avvinghiato la caviglia di questi Prodi soldati potrà Dunque fermare il destino della Francia o vallmi quanto sei lontana mi fece avanti Pardon Citroen che chi è la un patriota di questi Boschi cittadino ufficiale Qui dov'è dritto sul vostro naso cittadino ufficiale vedo tela un uomo uccello un figlio delle arpie siete forse una creatura mitologica sono il cittadino Rondò figlio ad esseri umani va sicuro sia da parte di madre che di padre cittadino ufficiale Anzi ebbi per madre un valoroso soldato ai tempi delle guerre di successione capisco Oh tempi o Gloria mi credo cittadino e Sono ansioso da ascoltare le notizie che sembrate venuto ad annunziarmi una pattuglia austriaca sta penetrando nelle vostre linee che dite è la battaglia è l'ora Oh Ruscello Mita Ruscello Ecco tra poco sarei Tinto di sangue Sofia allarmi ai comandi del Tenente poeta gli usseri andavano radunando armi e robe Ma si muovevano in modo così sventato e fiacco stirandosi scatarrando imprecando che cominciai a essere preoccupato della loro efficienza militare cittadino ufficiale avete un piano un piano marciare sul nemico Sì ma come come arrangi serrati Ebbene Se permettete un consiglio io terrei i soldati fermi in ordine sparso lasciando che la pattuglia nemica si intrappola da sé il tenente Papillon era uomo accomodante e non fece obiezioni al mio piano gli usseri sparsi nel bosco malsi distinguevano da cespi di verdura e il tenente austriaco Certo era il meno adatto ad afferrare questa differenza la pattuglia Imperiale marciava seguendo l'itinerario tracciato sulla carta con ogni tanto un brusco per filato destro o per prima a sinistra così passarono sotto il naso degli usseri francesi senza accorgersene gli usseri silenziosi propagando intorno solo rumori naturali come stormir di fronde e frolli d'ali si disposero in manovra a girante dall'alto degli alberi io segnalavo loro con il fischio della Coturnice o il grido della civetta gli spostamenti delle truppe nemiche e le scorciatoie che dovevano prendere gli austriaci all'oscuro di tutto erano in trappola il nome della Libertà fraternità e uguaglianza Vi dichiaro tutti prigionieri sentirono gridare tutta un tratto da un albero e apparve tra i rami e un'ombra umana che brandiva un fucilaccio dalla lunga canna e tutti i cespugli intorno si rivelarono seri francesi con alla testa il tenente Papillon risuonarono cupe imprecazioni austro-sarde ma prima che avessero potuto reagire erano già stati disarmati il tenente austriaco pallido ma a fronte alta consegnò la spada al collega nemico diventai un prezioso collaboratore dell'armata repubblicana ma preferiva fare le mie cacce da solo valendomi dell'aiuto degli animali della foresta come la volta in cui misi in fuga una colonna austriaca scaraventando loro addosso un nido di vespe la mia fama si era sparsa nel campo austro sardo amplificato al punto che si diceva che il bosco pullulasse di Giacobini armati nascosti in cima agli alberi andando le truppe reali ed Imperiali tendevano l'orecchio al più lieve tonfo di castagna sgranata dal riccio o al più sottile squittio di scoiattolo già si vedevano circondati da Giacobini e cambiavano strada a questo modo provocando rumori e fruscii appena percettibili facevo deviare le colonne piemontesi e austriache e riusciva a condurle là dove voleva un giorno ne portai una in una fitta macchia spinosa e ve la feci perdere nella macchia era nascosta una famiglia di cinghiali stannati dai monti dove tuonava il cannone Il cinghiali scendevano a Branchi a rifugiarsi nei boschi più bassi gli austriaci smarriti marciavano senza vedere a un palmo dal naso È tutto a un tratto un branco di cinghiali ersuti si levò sotto i loro piedi e mettendo grugniti lancinanti proiettati a Grifo avanti i bestioni Si cacciavano tra le ginocchia ad ogni soldato sbalzandolo in aria e calpestavano i caduti con una valanga da punti di zoccoli e infilavano zannate nelle pance l'intero Battaglione fu travolto ha postato sugli alberi insieme ai miei compagni li inseguivamo a colpi di fucile quelli che tornarono al campo raccontarono orchide un terremoto che aveva d'improvviso squassato sotto i loro piedi il terreno Spinoso chiede una battaglia contro una banda di Giacobini scaturiti dal sotterra perché questi Giacobini altro non erano che diavoli mezzo uomo e mezzo bestia che vivevano o sugli alberi o nel fondo dei cespugli va detto che preferivo compiere i miei colpi da solo o qualunque i pochi compagni Don prosa rifugiatosi con me nei boschi dopo la vendemmia con l'Armata francese cercavo da vera a che fare meno che potevo perché gli eserciti si sa come sono ogni volta che si muovono combinano disastri però meno affezionato all'avamposto del Tenente Papillon ed ero non poco preoccupato per la sua sorte Infatti al plotone comandato dal poeta l'immobilità del fronte e minacciava ad essere fatale crescevano sulle divise dei soldati E talvolta anche eliche e Felci in cima ai colbacchi facevano il nido gli scriccioli o sputavano e fiorivano piante di mughetto gli stivali si saldavano col terriccio in uno zoccolo compatto tutto il plotone stava per mettere radici la rende debolezza verso la natura del Tenente Agrippa Papillon faceva sprofondare quelle manipolo di valorosi in una Malga ma animale e vegetale bisognava svegliarli Ma come ebbi un'idea e mi presentai al Tenente Papillon per proporgliela il poeta stava declamando alla luna Oh Luna donna come una bocca da fuoco come una palla di cannone che esausta ormai la spinta della polvere Continua la sua lenta traiettoria rotolando silenziosa per i cieli Quando deflegrei Luna sollevando un'alta nube di polvere e faville sommergendo gli eserciti nemici e i Trony e aprendo a me una breccia di Gloria nel muro compatto della scarsa considerazione in cui mi tengono i miei concittadini o luna o sorte ho convenzione o rame o fanciulle Oh vita mia e io Citroen Papillon seccato ad essere sempre interrotto disse secco Ebbene Volevo dire cittadino ufficiale che ci sarebbe il sistema di svegliare i vostri uomini da un letargo ormai pericoloso lo volesse il cielo cittadino io come vedete mi struggo per l'azione E quale sarebbe questo sistema le pulci cittadino ufficiale Mi dispiace disilludere di cittadino l'esercito repubblicano non ha pulci sono tutte morte di inedia per le conseguenze del blocco è il carovita io posso fornirvele cittadino ufficiale non so se parlate da senno o per Celia Comunque farò un esposto ai comandi superiori e si vedrà cittadino Io vi ringrazio per quello che voi fate per la causa repubblicana o Gloria [Musica] e si allontanò farneticando compresi che doveva agire di mia iniziativa mi provvedi ad una gran quantità di pulci e dagli alberi appena vedevo un nuxero francese con la cerbottana gliene tirava una addosso cercando con la mia precisa Mira di fargliela entrare nel colletto poi cominciai a cospargerne tutto il reparto a manciate erano missioni pericolose perché se fossi stato colto sul fatto a nulla Mi sarebbe valsa la fama di patriota avrebbero preso prigioniero portato in Francia ai ghigliottinato come un emissario di Pit Invece il mio intervento fu provvidenziale il prurito delle pulci riaccese acuto negli usseri lo mano e civile bisogno di grattarsi di frugarsi di spidocchiarsi buttavano all'aria gli indumenti muschiose gli zaini e di Fardelli e ricoperti di funghi e ragnatele si lavavano Si radevano si pettinavano Insomma riprendevano coscienza della loro umanità individuale e li riguagnava il senso della civiltà dell'affrancamento dalla natura bruta in più li pungeva uno stimolo d'attività uno Zelo una combattività da tempo dimenticato il momento dell'attacco li trovò pervasi da questo slancio le armate della Repubblica Ebbero ragione della Resistenza nemica travolsero il fronte ed avanzarono fino alle vittorie di tego e di Millesimo 28 da ombrosa nostra sorella è l'emigrato adessomac scapparono giusto in tempo per non essere catturati dall'esercito repubblicano il popolo dombroso appariva tornato ai giorni della vendemmia alzarono l'albero della Libertà stavolta più conforme agli esempi francesi cioè un po' rassomigliante a un albero della cuccagna Cosimo manco a dirlo Ci sarà un picò col berretto frigio in testa ma si stancò subito e andò via intorno ai palazzi dei Nobili ci fu un po' di Chiasso delle grida aristò aristò Alla Lanterna Salirò a me tra che ero fratello di mio fratello è che siamo sempre stati Nobili da poco mi lasciarono in pace anzi in seguito mi considerarono pure un patriota così quando cambiò di nuovo ebbi dei guai misero sulla municipalité il Mer tutto alla francese mio fratello fu nominato nella giunta provvisoria sebbene molti non fossero d'accordo tenendole in conto di Demente quelli del vecchio regime Ridevano e dicevano che era tutta una gabbia di matti le sedute della giunta si tenevano nell'antico Palazzo del governatore genovese Cosimo sappollaiava su un carrubo all'altezza delle finestre e seguiva le discussioni alle volte interveniva vociando e dava il suo voto si sa che rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori trovavano da ridire che era un sistema che non andava che sminuiva il decoro dell'assemblea e così via E quando al posto della Repubblica oligarchica di Genova misero sulla Repubblica Ligure nella nuova amministrazione non elessero più mio fratello e dire che Cosimo in quel tempo aveva scritto e diffuso un progetto di costituzione per citare pubblicana con dichiarazione dei diritti degli uomini delle donne dei bambini degli animali domestici e selvatici compresi uccelli pesci e insetti e delle piante Sia ad alto fusto sia ortaggi ed erbe era un bellissimo lavoro che poteva servire d'orientamento a tutti i governanti invece nessuno lo prese in considerazione e restò lettera morta ma il più del suo tempo Cosimo lo passava ancora nel bosco dove gli zappatori del genio dell'armata francese aprivano una strada per il trasporto delle artiglierie con le lunghe barbe che uscivano al di sotto ai colbacchi e si perdevano nei grembiuloni di cuoio gli zappatori erano diversi da tutti gli altri militari forse questo dipendeva dal fatto che dietro di sé Essi non portavano quella scia di disastri e di sciupio delle altre truppe ma invece la soddisfazione di cose che restavano è l'ambizione di farle meglio che potevano poi avevano tante cose da raccontare avevano attraversato Nazioni vissuto a sedie e battaglie Alcuni di loro avevano anche visto le gran cose passate la a Parigi sbastigliamenti e ghigliottine e Cosimo passava le sere ad ascoltarli riposte le zampe e le pale sedevano attorno a un fuoco fumando Corte pipe e rivangando ricordi di giorno Cosimo aiutava i tracciatori a delineare il percorso della strada nessuno meglio di lui era in grado di farlo sapeva tutti passi per cui la carreggiabile poteva passare con minor dislivello e minor perdita di piante è sempre aveva in mente più che le artiglierie francesi i bisogni delle popolazioni di quei paesi senza strade almeno di tutto quel passaggio di soldati Ruba galline ne veniva un vantaggio una strada fatta spese loro manco male perché ormai le truppe occupanti specie da quando dare repubblicane erano diventate Imperiali stavano sullo stomaco a tutti e tutti andavano a sfogarsi con i Patrioti vedete i vostri amici Cosa fanno e i Patrioti ad allargar le braccia ad alzare gli occhi al cielo a rispondere ma soldati Speriamo che passi dalle stalle i napoleonici requisivano maiali mucche perfino capre quanto a tasse e a decime era peggio di prima in più ci si mise al servizio di leva questa ad andar soldato da noi nessuno l'ha mai voluto capire e i giovani chiamati si rifugiavano nei boschi Cosimo faceva qualche poteva per alleviare questi mali sorvegliava il bestiame nel bosco quando i piccoli proprietari per paura ad una razzia lo mandavano alla macchia o faceva la guardia per i trasporti clandestini di grano al mulino ad olive al frantoio in modo che i napoleonici non venissero a prendere se n'è una parte o indicava i giovani di Leva le caverne del bosco dove potevano nascondersi Insomma cercava di difendere il popolo dalle prepotenze Ma attacchi contro le truppe occupanti non ne fece mai sebbene a quel tempo per i boschi cominciassero a girare bandi Armate di Barbetti che rendevano la vita difficile ai francesi Cosimo testardo come era non voleva mai smentirsi ed essendo stato amico dei Francesi prima continuava a pensare di dover essere leale anche se tante cose erano cambiate ed era tutto diverso da come si aspettava poi bisogna anche tenere conto che cominciava a venir vecchio e non si dava più molto da fare Ormai né da una parte Né dall'altra Napoleone andò a Milano a farsi incoronare e poi Feci qualche viaggio per l'Italia in ogni città raccoglievano con grandi feste e lo portavano a vedere le rarità e i monumenti a ombrosa misero nel programma anche una visita al patriota in cima agli alberi perché come succede a Cosimo qui da noi nessuno gli badava Ma fuori era molto nominato specie all'estero non fu un incontro alla buona era tutta una cosa predisposta dal comitato Municipale dei festeggiamenti per far bella figura si scelse Un bell'albero lo volevano di quercia ma quello meglio esposto era di noce E allora truccarono il noce con un po' di fogliame di quercia ci misero dei nastri col tricolore francese e Il Tricolore Lombardo delle coccarde del legale mio fratello lo fecero a pollaiare lassù vestito da festa ma col caratteristico berretto di pel di gatto è uno scoiattolo in spalla tutto era fissato per le 10 c’era un gran cerchio di folla intorno Ma naturalmente fino alle 11:30 Napoleone non si vede con gran fastidio di mio fratello che invecchiando cominciava a soffrire alla vescica e ogni tanto doveva nascondersi dietro il tronco a urinare venne l'imperatore col seguito tutto beccheggiante di Feluca era già mezzogiorno Napoleone guardava su tra i rami verso Cosimo e aveva il sole negli occhi cominciò a rivolgere a Cosimo quattro frasi di circostanza Jussi Thor e si faceva solecchio parlì le Foret e faceva il saltino in qua perché il sole non gli battesse proprio sugli occhi partì le fronde son devotere luxuryant e faceva un saltino in là perché Cosimo in un inchino l'assenso gli aveva di nuovo scoperto il sole vedendo gli inquietudine di buona parte Cosimo domandò Cortese Posso fare qualcosa per voi non emperor Sì sì disse Napoleone state venne un po' più in qua ve ne prego Per ripararmi dal sole Ecco così Fermo poi si tacque come assalito da un pensiero è rivolto al Vicerè Eugenio [Musica] tusselations Cosimo gli venne in aiuto Non eravate voi ma sta era Alessandro Magno Ma certo fece Napoleone l'incontro di Alessandro e Diogene wo liechtemelo solo che allora soggiunse Cosimo era Alessandro a domandare a Diogene cosa poteva fare per lui è Diogene a pregarlo di scostarsi Napoleone fece schioccare le dita come avesse finalmente trovato la frase che andava cercando sa sicuro con un'occhiata che i dignitari del seguito lo stesso lo ascoltando e disse In ottimo italiano se io non era l'imperatore Napoleone avrei voluto bene essere il cittadino Cosimo mondo E si voltò e andò via il seguito li tenne dietro con un gran rumore di Speroni Tutto finì lì ci si sarebbe aspettato che entro una settimana arrivassi a Cosimo la croce della legion d'onore è invece niente mio fratello Magari se ne infischiava ma a noi in famiglia Ma avrebbe fatto piacere 29 La gioventù va via presto sulla terra Figuratevi sugli alberi Don de tutto è destinato a cadere foglie frutti Cosimo veniva vecchio tanti anni con tutte le loro notti passate al gelo al vento all'acqua sotto fragili ripari o senza nulla intorno circondato dall'aria senza mai una casa un fuoco un piatto caldo Cosimo ormai era un vecchietto rattrappito gambe arcuate e braccia lunghe come una scimmia gibboso insaccato in un mantello di pelliccia che finiva a cappuccio come un frate peloso la faccia Era cotta dal sole rugosa come una castagna con Chiari occhi rotondi tra le grinze alla beresina l'Armata di Napoleone volta in rotta la squadra inglese in sbarco a Genova noi passavamo i giorni attendendo le notizie dei rivolgimenti cosemo non si faceva vedere a unbrosa stava appollaiato su di un pino del Bosco sul ciglio del cammino dell'artiglieria là dove erano passati i cannoni per Marengo e guardava verso Oriente sul battuto deserto in cui ora soltanto si incontravano pastori con le capre o muli carichi di legna cosa aspettava Napoleone l'aveva visto la rivoluzione sapeva come era finita non c'era più da attendersi che il peggio Eppure stava lì a occhi fissi Come si dà un momento all'altro alla Svolta dovesse comparire l'Armata Imperiale ancora ricoperta di ghiaccioli Rossi e buona parte in sella il mento ma il rasochino sul petto febbricitante pallido si sarebbe fermato sotto il Pino dietro di lui un confuso smorzarsi di passi uno sbattere di zaini e fucili a terra uno scalzarsi di soldati esausti al ciglio della strada uno sbender piedi piegati e avrebbe detto Avevi ragione cittadino Rondò Ridammi le costituzioni da te Vergate Ridammi il tuo consiglio che né il direttorio né il consolato nell'Impero vollero ascoltare Ricominciamo da capo Siamo gli alberi della Libertà Salviamo la patria universale questi erano Certo i sogni le speranze di Cosimo invece un giorno arrancando sul cammino dell'artiglieria da Oriente vennero avanti tre figure uno zoppo si reggeva a Una stampella l'altro aveva il capo in un turbante di band il terzo era il più sano perché aveva solo un legaccio nero sopra un occhio gli stracci istinti che portavano addosso i brandelli dalla Mari che li pendevano dal petto il colbacco senza più il cocuzzolo ma col pennacchio che è uno di loro aveva gli stivali stracciati lungo tutta la gamba parevano aver appartenuto a uniformi della Guardia Napoleonica ma armi non ne avevano ossia uno brandiva un fodero di sciabola vuoto un altro teneva su una spalla una canna di fucile come un bastone per reggere un fagotto e venivano avanti cantando [Musica] Ehi Forestieri credo loro mio fratello Chi siete guarda che razza di uccello che poi lassù mangi pinoli e un altro che vuol darci dei pinoli con la fame arretrata che abbiamo vuol farci mangiare dei pinoli e la sete la sete che ci è venuta a mangiar neve siamo il terzo reggimento degli usseri al completo tutti quelli che rimangono tre su 300 non è poco per me sono scompato io e tanto basta non è ancora detto la pelle a casa non l'hai ancora portata ti pigli un cancro Siamo i vincitori d'austerlitz ai fottuti di Villa allegria uccello parlante spiegaci Dov'è una cantina da queste parti abbiamo votato Le Botti di mezza Europa Ma la sete non ci passa perché siamo crivellati dalle pallottole e il vino Cola tu sei crivellato in quel posto una cantina che ci faccia credito passeremo a pagare un'altra volta paga Napoleone pagano Zar ci sta venendo dietro presentate i conti a lui Cosimo disse vino da queste parti niente ma più in là c'è un ruscello e potete togliervi la sete annegati tu nel Ruscello gufo non avessi perduto il fucile nell'abissola ti avrei già sparato e cotto allo spiedo come un tordo aspettate io in questo Ruscello vado a metterci a Bagno il piede che mi brucia per me lavateci anche il di dietro intanto andarono al ruscello tutti e tre a scalzarsi mettere i piedi a Bagno lavarsi la faccia e i panni e Sapone lebbero da Cosimo che era uno di quelli che venendo vecchio diventano puliti perché li prende quel tanto di schifo di sé che in gioventù non si avverte così girava sempre col sapone il fresco dell'acqua snebbiò un po' la sbronza dei tre reduci e passando la sbronza passava l'allegria le riprendeva la tristezza del loro stato e sospiravano e gemevano ma in quella tristezza l'acqua limpida diventava una gioia e ne godevano cantando [Musica] Cosimo era tornato al suo posto di vedetta sul ciglio della strada sentì un galoppo Ecco che arrivava un drappello di Cavalleggeri sollevando polvere vestivano divise mai vedute e sotto ai pesanti col Bacchi mostravano certi visi Biondi Barbuti un po' schiacciati dai socchiusi occhi verdi Cosimo li salutò col cappello col buon vento Cavalieri si fermarono strass voi stessi soldati disse Cosimo che aveva imparato un po' di tutte le lingue e anche del russo coda avanti per arrivare dove per arrivare dove arriva questa strada eh questa strada arrivare arriva in tanti posti Voi dove andate Beh per Parigi ce n'è delle più comode niente Napoleon eh in tanti posti Oliva bassa Sasso corto trapac ah ah passa niente Beh volendo si va anche a Marsiglia vs Francia e che ci andate a fare in Francia noapolione è venuto fuori al nostro Zoar e adesso il nostro Zar cuore dietro a Napoli fin da dove venite visti di bei posti e vi piace più qui da noi o in Russia posti belli posti brutti A noi piace la Russia un galoppo un polverone e un cavallo si fermò lì montato da un ufficiale che gridò ai cosacchi buon Mars Trova un post lollians of dissero quelli a Cosimo lampura e spronarono via l'ufficiale era rimasto a piedi Alpino era alto esile Daria Nobile e triste teneva levato il capo nudo verso il cielo venato di nuvole Bonjour Monsieur disse a Cosimo lo conosce R rispose mio fratello mepa Miu Chevrolet français que meme è dove un abitante del Sapi et Voice avena era malinconico e inquieto Eppure era un vincitore Cosimo lo prese in simpatia e voleva consolarlo cosa aveva in più poi usavo un bianco va bene ma potete sudì uno scoppio d'urla un tonfare un cozzardarmi tornarono i cosacchi e trascinavano per terra dei corpi mezzi nudi e in mano reggevano qualcosa nella sinistra La Destra impugnava La larga sciabola ricurva sguainata e si grondante sangue e questo qualcosa erano le teste barbute di quei tre ubriaconi dosseri frazzosi Napoleon quote ammazzate il giovane ufficiale con secchi ordini li fece portare via volto il capo parlò ancora a Cosimo anch'io rispose Cosimo vivo da molti anni per degli ideali che non saprei spiegare Neppure a me stesso majoffem choices tutta febon Javier l'ufficiale da melanconico si era fatto nervoso Ahò disse cedua menalee salutò militarmente gli gridò dietro Cosimo che lui era già partito bruscaist decospodin è il vostro Je suis la Prince Andrea è il galoppo del cavallo si portò via il cognome Ora io non so che cosa ci porterà questo Secolo XIX cominciato male e che continua sempre peggio Grava sull'Europa L'ombra della restaurazione tutti innovatori Giacobini o bonapartistiche fossero sconfitti l'assolutismo è Gesuiti rianno il campo gli ideali della giovinezza i lumi le speranze del nostro secolo XVIII tutto è cenere io confido ai miei pensieri a questo quaderno ne saprei altrimenti esprimerli sono stato sempre un uomo posato senza grandi slanci osmani padre di famiglia nobile di casato illuminato di idee ossequiente alle leggi gli eccessi della politica non mi hanno dato mai scrolloni troppo forti e spero che così continui ma dentro Che tristezza prima ero diverso c'era mio fratello mi dicevo C'è già lui che ci pensa e io badavo a vivere il segno delle cose cambiate per me non è stato né l'arrivo degli austro russi nella missione al Piemonte Nelle nuove tasse o che so io Ma il non veder più lui aprendo la finestra lassù in bilico ora che lui non c'è Mi pare che dovrei pensare a tante cose La filosofia la politica la storia segue le gazzette leggo i libri mi ci rompo la testa ma le cose che voleva dire lui non sono lì e altro che lui intendeva qualcosa che abbracciasse tutto e non poteva dirla con parole ma solo vivendo come visse solo essendo così spietatamente se stesso come fu fino alla morte poteva dare qualcosa a tutti gli uomini ricordo quando si ammalò ce ne accorgiamo perché portò il suo giaciglio sul grande noce là in mezzo alla piazza prima i luoghi dove dormiva li aveva sempre tenuti nascosti col suo istinto selvatico ora sentiva bisogno di essere sempre in vista degli altri a me si strinse il cuore avevo sempre pensato che non gli sarebbe piaciuto di morire solo è quello forse era già un segno li mandammo un medico su con una scala Quando scese fece una smorfia ed allargò le braccia sali io sulla scala Cosimo principiaia dirgli hai 65 anni passati come puoi continuare a star lì in cima ormai quello che volevi dire l'hai detto abbiamo capito È stata una gran forza d'animo la tua ce l'hai fatta Ora puoi scendere anche per chi ha passato tutta la vita in mare c'è un'età in cui si sbarca Ma che fece di no con la mano non parlava quasi più s'alzava Ogni tanto avvolto in una coperta fin sul capo e si sedeva su un ramo a godersi un po' di sole più in là non si spostava c'era una vecchia del Popolo una santa donna forse una sua Antica amante che andava a fargli le pulizie a portargli i piatti caldi tenevamo la scala a pioli appoggiata contro il tronco perché c'era sempre bisogno di andare su ad aiutarlo e anche perché si sperava che si decidesse da un momento all'altro a venir giù lo speravano gli altri Io lo sapevo bene come lui era fatto intorno sulla piazza C'era sempre un circolo di gente che gli teneva compagnia discorrendo tra loro e talvolta anche rivolgendogli una battuta sebbene si sapesse che non aveva più voglia di parlare un letto sull'albero riuscimmo a sistemarlo in equilibrio lui si coricò volentieri ci prese un po' il rimorso di non averci pensato prima a dire il vero lui le comodità non le rifiutava mica purchè fosse sugli alberi aveva sempre cercato di vivere meglio che poteva Allora ci affrettammo a dare gli altri Conforti delle Stuoie per ripararlo dall'aria un baldacchino un braciere migliorò un poco e gli portammo una poltrona La assicurammo tra due rami prese a passarci le giornate avvolto nelle sue coperte un mattino invece non lo vedemmo né in letto né in poltrona alzammo lo sguardo intimoriti era salito in cima all'albero e se ne stava a cavalcioni di un ramo Altissimo Con indosso solo una camicia che fai lassù non rispose era mezzo rigido sembrava stesse là in cima per miracolo preparammo un gran lenzuolo di quelli per raccogliere le olive e ci mettemmo in una ventina a tenerlo Teso perché ci si aspettava che cascasse intanto andò su un medico fu una salita difficile bisogna legare due scale una sull'altra scese e disse vada il prete C'eravamo già accordati che provasse un certo Don Pericle il suo amico prete costituzionale al tempo dei Francesi iscritto alla Loggia quando ancora non era proibito al clero e di recente riammesso ai suoi uffici dal Vescovado Dopo molte traversie salì coi paramenti e il Ciborio è dietro il chierico state un po' lassù pareva con fabulassero poi scese li ha presi i sacramenti Allora Don Pericle No no ma dice che va bene che per lui va bene non si riuscì a cavargli di più gli uomini che tenevano il lenzuolo erano stanchi Cosimo stava lassù e non si muoveva si elevò il vento era a Libeccio la vetta dell'albero ondeggiava Noi stavamo pronti in quella in cielo apparve una mongolfiera certi aeronauti inglesi facevano esperienze di volo in mongolfiera sulla costa era un bel pallone Ornato di frange e Gale e fiocchi con appesa una navicella di vimini e dentro due ufficiali con le spalline d'oro e le aguzze feluche guardavano col cannocchiale il paesaggio sottostante puntarono i cannocchiali sulla piazza osservando l'uomo sull'albero il lenzuolo Teso la folla aspetti strani del mondo anche Cosimo aveva alzato il capo e guardava attento il pallone quando è con la Mongolfiera fu presa da una girata di Libeccio Cominciò a correre nel vento vorticando come una trottola e andava verso il mare gli aeronauti senza perdersi d'animo sa adoperavano a ridurre credo la pressione del pallone e nello stesso tempo srotolarono giù L'Ancora per cercare di afferrarsi a qualche appiglio L'Ancora volava argentea nel cielo appesa a una lunga fune e seguendo obliqua la corsa del pallone ora passava sopra la piazza ed era pressappoco all'altezza della cima del noce tanto che temevamo colpisse cose ma non potevamo supporre quello che dopo un attimo avrebbero visto ai nostri occhi l'agonizzante Cosimo nel momento in cui la fune dell'ancora gli passò vicino spiccò un balzo di quelli che gli erano consueti nella sua gioventù saggrappò alla corda coi piedi sull'ancora e il corpo raggomitolato e così lo vedemmo volar via trascinato nel vento frenando appena la corsa del pallone e sparire verso il mare La Mongolfiera ha attraversato il golfo riuscì ad atterrare poi sull'altra Riva appesa la corda c'era solo L'Ancora gli aeronauti troppo affannati a cercare di tenere una rotta Non si erano accorti di nulla si suppose che il vecchio morente fosse sparito mentre volava in mezzo al golfo così scomparve Cosimo e non ci diede neppure la soddisfazione di vederlo tornare sulla terra da morto nella tomba di famiglia c'è una Stele che lo ricorda con scritto Cosimo piovasco Di Rondò visse sugli alberi amo sempre la terra salì in cielo ogni tanto scrivendomi interrompo e vado alla finestra il cielo è vuoto e a noi vecchi d'ambrosa abituati a vivere sotto quelle verdi Cupole fa male agli occhi guardarlo si direbbe che gli alberi non hanno retto dopo che mio fratello se n'è andato o che gli uomini sono stati presi dalla Furia della scure poi la vegetazione è cambiata non più I Lecci Gli Olmi le Roveri ora l'Africa l'Australia le americhe le Indie allungano fin qui i rami e radici le piante antiche sono arretrate In alto sopra le colline gli olivi e nei boschi dei Monti pini e Castagni in giù la Costa è un Australia rossa d'eucalipti elefantesca di ficus piante da giardino enormi e solitarie è tutto il resto è Palme coi loro ciuffi scarmigliati alberi inospitali del deserto ombrosa non c'è più guardando il cielo sgombro mi domando se davvero è esistita quel frastaglio di rami e foglie biforcazioni lobi spiomi minuto e senza fine il cielo solo a sprazzi regolari e ritagli Forse c'era solo perché ci passasse mio fratello col suo leggero passo di codibugnolo era un ricamo fatto sul nulla che assomiglia a questo filo di inchiostro come l'ho lasciato correre per pagine e pagine zeppo di cancellature di rimandi di sgorbi nervosi di macchie di lacune che a momenti si sgrana in grossi acini Chiari a momenti si infittisce insegni minuscoli come semi puntiformi ora si ritorce su se stesso ora si biforca ora collega grumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole e poi si intoppa e poi ripiglia attorcigliarsi e corre e corre e si SDI pala e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito [Musica]