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Educazione e Filosofia secondo Massimo Cacciari

Buonasera. Siete tutti benvenuti, nome vostro, do anche un cordialissimo benvenuto, grato, al professor Massimo Cacciari. Penso che possiamo iniziare in tempo perché possiamo rimanere qui fino alle questo è il tempo che abbiamo a disposizione. Bene, abbiamo chiesto al professor Cacciari di dirci qualcosa. sull'educazione, misurandoci con i grandi temi della vita e della realtà. Anch'io sono arrivato qui con un fatto di vita che mi è appena capitato, cioè una signora mi ha telefonato Mi ha detto che è morto il papà, una questione molto delicata, però mi aiuti a dire qualcosa alle mie due gemelline. La morte è il passaggio decisivo, il passaggio decisivo con cui misurarci, insieme a tante altre domande e questioni. E allora siamo qui, siamo qui a riflettere all'interno del mese dell'educazione. Ho sotto mano, e mi limito ancora solo a questo, solo a questo, l'ultimo libro mi pare, no? Del professor Cacciari, Generare Dio, che è anche a disposizione, qui poi all'uscita. E per un prete, per un docente, è suggestivo e anche impegnativo. Poi, credo, tocca anche questo tema dell'educazione, dell'educazione al limite, soprattutto alcune parti, qui si medita in qualche modo la divina maternità di Maria, il mistero dell'incarnazione attraverso la figura, figura di Maria. tradizione iconografica soprattutto occidentale ma il verbo si è fatto carne il professore piace un po'anche greco, latino, ologos, sarx e genet poi ekenosen, etapeinosen quindi pensare al mistero divino che in mezzo a noi si fa piccolo, povero, nepios, poi infans, puer tutto questo ci aiuta credo anche a entrare attraverso la porta giusta di fronte alle grandi cose di domande. Allora credo che potrà parlare quel che vuole, naturalmente, mezz'ora, tre quarti d'ora, ma poi ci diamo anche del tempo per un dialogo, un colloquio su questi temi che ci toccano tutti. Buon ascolto. Sì, il tema che vorrei affrontare con voi è un tema molto importante, direi decisivo per la nostra cultura. In fondo educare significa coltivare, no? Coltivare qualcosa, coltivare una mente, coltivare un'anima, coltivare anche un corpo. Ma lo vedremo. Questo tema dell'educazione, dicevo, è fondamentale per la nostra civiltà, ma dovrei dire, è fondamentale per ogni cultura che pensi al futuro. Educare significa allevare delle persone. che saranno domani. Difficile educare un cinquantenne, un sessantenne, si parla di educazione permanente, ma è un modo di dire. Anche in sede... per una comunicazione di servizio allora nelle due aule, aula numero 2 e aula numero 3 si può ascoltare in diretta quindi se qualcuno, seguendo le indicazioni di Elisa e di Roberto vuole sta seduto tranquillo e ascolta bene aule 2 e 3 seguendo le indicazioni esterne meglio perché in piedi adesso non si va neanche più alle partite di calcio quindi direi che sarebbe umano stare seduti quando si ascolta qualcosa naturalmente non ce l'ho con gli amici che stanno qui stanno in piedi, piuttosto che con gli organizzatori che non hanno pensato all'affluenza. Comunque, riprendiamo il discorso e andiamo in media stress perché il tempo stringe. Allora, dicevo, più che un tema decisivo per la nostra civiltà, si dovrebbe dire un tema decisivo per... culture che pensano al proprio futuro, perché pensare al futuro significa essenzialmente investire, come si direbbe ora con un'espressione orrenda, in capitale umano. E'evidente. Quindi l'indice migliore per capire che una società, che una comunità è in crisi o peggio è quello di vedere come va con la sua educazione, con i suoi programmi educativi, perché una società che non investe in educazione non prepara il proprio futuro. Si limita a sopravvivere, si limita a galleggiare e forse di questo dovremmo parlare in sede di discussione tra di noi, se nella discussione qualcuno vuole o volesse attualizzare il tema. Ma io nella mia introduzione farò un discorso puramente che riguarda i termini fondamentali, i concetti del tema educazione. Educazione si dice in vari modi nelle nostre lingue. Quello che a me piace di più è il modo greco appunto, si dice paideia, paideia, pais, bai, don, è il fanciullo e quindi paideia significa letteralmente non educazione in genere ma come dicevo all'inizio educare il fanciullo, il pais, quello è il problema, quello va educato. Certo una persona matura e intelligente intelligente continua a educarsi, tuttavia noi sappiamo anche da un punto di vista medico che il nostro cervello, oltre a una certa età, non è più plasmabile più di tanto, non è più modellabile più di tanto, è un fatto fisico, significa che diventiamo meno intelligenti, la nostra intelligenza è diversa, elabora appunto... approfondisce, ma non fatica enormemente a rimodellarsi. L'esempio tipico di questo è nella facilità di apprendere una lingua, per dire che arrivati ad una certa età non si riesce a imparare una lingua, se non meccanicamente e malamente. Quindi Paideia, chiamiamola così la nostra educazione, Paideia, quello è il tema, Paideia. Questo è il tema Platone. questo è il tema di tutta la nostra civiltà nelle sue origini creche, educare è un bel nome, educare, cosa vuol dire? Ecducere, condurre fuori, far uscire, far sgorgare qualcosa, dal fondo, educare, e possiamo dirlo subito, educare è totalmente l'opposto di informare. Provate a pensarci. Ecducere, informare. Sono due visioni della cosa, direi due visioni del mondo completamente opposte. In questi termini che noi continuamente confondiamo, perché ormai caratteristica della nostra epoca è parlare senza sapere. Non sapere ciò che si dice, no? Senza conoscere minimamente il significato dei termini che si usano. Se ci pensiamo un po', educare ed informare si contrappongono. Cosa vuol dire educere? Trarre fuori. Ma se io traggo fuori qualcosa da questa scatola, vuol dire che in quella scatola c'è qualcosa. Che quel contenitore non è un vuoto. Se io traggo fuori qualcosa, vuol dire che in quel contenitore c'era qualcosa. Che io traggo fuori, che io educo. Vuol dire una visione, una concezione della persona che educo, che non è la visione. di un contenitore vuoto, che non è la visione di una gabbietta per usare l'immagine platonica dentro cui non c'è nulla o dentro cui forse al più svolazza un uccellino sperduto. Vuol dire che in quella persona e nella mente di quella persona che educo vi è in potenza tutto. che quel contenitore è tutt'altro che vuoto, ma è pieno in potenza e io devo trarre fuori ciò che dentro lì c'è, trarre fuori e educare. Quindi io devo conoscere e riconoscere il valore di quella persona che ho di fronte, capire le potenzialità di quella persona e dentro lì c'è. essere così bravo da trarle fuori. È la visione maieutica della Paideia, che era propria della Grecia classica, ma in particolare propria di Platone. Tutti sanno che, appunto, o dovrebbero sapere che tutta la nostra civiltà, filosofico, scientifica, politica, eccetera, è tutto uno scambio, una relazione con Platone. E la sua influenza anche nella tradizione teologica eccetera eccetera è fondamentale. Nella questione che stiamo affrontando oggi in particolare. C'è una visione maieutica dell'educazione, quello lì è maieutica, cioè io faccio parte... Pardorire la persona che ho di fronte. Non è vuota quella persona, sarebbe come dire che una donna che pardorisce è vuota, fin tanto che l'ostetrico non tira fuori il bambino. C'ha il bambino dentro. E il medico lo trae fuori. Questo è il medico che educa, trae fuori ciò che il PAIS ha in sé. Certo, ancora non l'ha tratto fuori da solo, non riuscirebbe a trarlo fuori da solo, deve essere aiuta. dal medico. Guardate che le analogie tra medicina e filosofia sono infinite, alle origini della nostra cultura. Questa è una visione dell'educazione, opposta a questa l'altra visione dell'educazione, cioè il docente, la scatoletta vuota del discente e il docente informa, mette la propria forma in quella scatola. E'una scelta decisiva di civiltà, prima di tutto intendersi bene su quale modello si sceglie. Qual è il modello che si sceglie? Quello dell'educazione e quindi una relazione tra docenti e docenti. In cui il docente funzioni in questo modo maieutico e quindi debba prima di tutto riuscire a comprendere, sforzarsi di comprendere le potenzialità che stanno nella testa, nella mente. di questo ragazzo, oppure un modello in cui c'è il docente che sa e trasmette, l'orrenda parola che sento dire continuamente, e trasmette il suo sapere al discente. Qual è il modello? Questa è la domanda decisiva. È il modello platonico o è il modello delle macchinette di cui attualmente disponiamo, che è un modello puramente... perfettamente informativo, dare informazioni, chiedere informazioni, dare informazioni. Qual è il modello? Intanto che non si decide questo, nessun paradigma di scuola eccetera eccetera può funzionare. Questa è la prima questione che volevo sottoporvi. Seconda questione. Ammettiamo che noi adottiamo anche il modello maieutico, a me piacerebbe definirlo così. A che fine? Perché certo, bello sì così. Ma io... io devo anche sapere, in questo rapporto, in questa relazione c'è l'esserci in potenza del fanciullo e c'è quello che ho chiamato il medico, il maieuta, quello che trai fuori, è una funzione importante, trai fuori per che cosa? e anche decide di farla meglio di trarre fuori ognuno si arrangia qual è il fine per cui educo? allora primo punto pensateci, decidete per quale modello siete, non sono compatibili non sono compatibili non c'è nessuna compatibilità tra i due modelli, c'è un out-out. Seconda questione, per quale fine educo, ammesso che voglio educare, ma è lo stesso problema, vale per il modello informativo, per quale fine informo, qual è E'il fine? Allora, anche qui due modelli, l'uno che viene di nuovo da quella fonte della nostra cultura che è la Grecia classica e su questo ancora più Aristotele che Platone ha insistito nella politica e in altre opere e l'altro modello che io credo via via diventi dominante nel contemporaneo esattamente come quello informato. Grazie. A che serve educare? Ecco la domanda. A che serve? E già la domanda è posta in un senso, quando la pongo così, no? L'educazione deve essere un'educazione all'utile, la dico nei termini proprio di Aristotele, all'utile o alla virtù? All'utile o alla virtù? Deve essere un'educazione che serve alla professione, qualunque essa sia, o serve a formare un uomo buono? Vi sembrano termini retorici, e non so cosa farci, è Aristotele. Ci sembrano domande ormai quasi insensate, senza senso. Temo di sì. Perché? Perché abbiamo nella testa un modello di educazione che deve servire. La scuola dunque al servizio della professione. Quando dico questo, che ci sembra una cosa quasi banale, dico una cosa che non è vera. in termini, un paradosso. La scuola e il servizio letteralmente vuol dire che il periodo della mia vita in cui io sono in scolè, cioè in cui io sono in ozio, è tutto organizzato al fine del servizio, dell'occupazione. Perché? È una contraddizione in termini. Come fa qualcosa che dovrebbe essere, virgolette, ora spiegherò il termine, ozio, come fa qualcosa che dovrebbe essere ozio a servire? Come fa? La contraddizione non c'è. Se io dico l'educazione e il periodo dell'educazione non è rivolto a servire qualcosa, ma è rivolto esattamente a servire. Esattamente a formare, a dare forma a quella persona che io educo, a renderla buona. Ma quando il greco diceva buono non intendeva un avvago sentimento morale, intendeva appunto una qualcosa, un qualcosa, potrebbe essere un uomo, potrebbe essere una casa, potrebbe essere anche un animale. è integro, che è in forma, che ha raggiunto la sua forma, che è padrone delle proprie capacità. Parate che i modelli educativi si differenziano totalmente, come nel primo caso, qui ancora di più. Il modello formativo, il modello educativo che non è finalizzato al servire qualcosa, ma è che è finalizzato a costituire l'uomo nella sua libertà. Se il modello educativo è finalizzato... ...finalizzato a servire qualcosa, non è finalizzato alla formazione dell'uomo libero, dell'uomo che poi certamente si professionalizzerà, si specializzerà, ma a partire da una sua integrità, dalla sua forma. Vedere la scuola e il processo educativo al servizio è, a mio modesto avviso, tradire l'essenza stessa della scuola e non soltanto il significato letterale del termine, che ci sarà un... senso per cui questo termine è stato usato. Perché è stato usato questo termine? Ma è stato usato perché il fine del processo educativo era esattamente visto così. Per costituire, formare l'uomo libero. Che poi questa idea di libertà nella classicità fosse un'idea particolare per noi è inaccettabile, certo, perché costituire l'uomo libero significava questo. Quell'uomo che, a differenza di quelli impegnati nei lavori manuali, eccetera, eccetera, erano quelli che l'elite che comandava. Certo, certo, erano i liberi, i veri liberi. Certo che il concetto classico di libertà aveva questo limite che per noi è inaccettabile. Per questa ragione dobbiamo eliminarne l'idea di fondo e non invece dire noi ora dobbiamo essere per tutti e non la libertà, come dire tra virgolette, di classe, ma la libertà di tutti dobbiamo perseguire. O invece dobbiamo perseguire il fine di essere tutti al servizio? Per cui non ci piace quell'idea di libertà che si applicava soltanto ai liberi, cioè ai figli, liberi vuol dire figli in latino, no? Delle elite dominanti. Questo non ci piace, certo. Allora, perché non ci piace questo, tutti a servizio? No, io dico tutti liberi, non tutti a servizio. Quindi vedete come anche l'idea di educazione si leghi a certe questioni assolutamente politiche. di questo fatto la cecità, la miopia di una visione del processo educativo semplicemente professionalizzante. La totale miopia. E'molto più attuale l'idea del processo formativo come rivolto a formare l'uomo buono, infinitamente di più perché l'uomo buono ha la capacità poi di specializzarsi come vuole e liberamente, infinitamente di più di quello che è stato educato. alla professionalizzazione. Nel mondo contemporaneo la mobilità delle forme di lavoro, la mobilità dei rapporti di lavoro e delle relazioni di lavoro, le trasformazioni rapidissime di tecnica, organizzazione, sono tali da rendere totalmente mio. per, oltre che teoricamente secondo me aberrante, ma anche politicamente e praticamente mio per una visione dell'educazione al servizio dell'occupazione. Correndo, no, questo dell'occupazione. Ma perché bisogna essere occupati? Io voglio lavorare e non essere occupato. I greci occupano Troia, ma perché io devo essere occupato quando lavoro? Perché bisogna usare questo termine per dire il lavoro? Perché il lavoro non può essere libero? Perché deve essere occupato? Basta, no? Basta. Cerchiamo di parlare un linguaggio che forse anche sia un po'più formativo. in confronto dei giovani, che li spinga veramente in una strada di autonomia e quindi di libertà. Quindi due strati, il primo da decidere, il modello, comunicazione, educazione o informazione, secondo, al servizio di che cosa? La paideia, dell'utile o della virtù? Virtù, cosa vuol dire? Cosa vuol dire? Arretè virtù. Cosa vuol dire? La capacità di fare qualsiasi cosa al limite. Di fare qualsiasi cosa. Questa è la virtù. Non di imparare questo o quello. Di potere, di avere il potere, la potenza. L'educazione serve a questo, a rendere il paese potente. Potente di tutto. Ma potente di tutto. Per essere potenti di tutto devi essere liberi, devi essere liberi dal servire questo o quello. E se sei educato a servire questo o quello non sarai mai libero. E non sarai mai potente abbastanza per affrontare poi i mutamenti di contesto, i mutamenti di situazione, che nel modo contemporaneo sono di una rapidità che il mondo antico nemmeno si sognava. Quindi questo è il secondo modello. Terzo modello. Educare come? Finisco. Bisogna educare tutto. Tutto. Bisogna trarre fuori quell'essere in potenza, ripeto, fondamentale, conoscendolo, cercando di capirne, no? Perché non tutti noi siamo in potenza, no? Allora, il docente, prima di tutto, dovrebbe comprendere la natura. Qual è la natura? Bisognerebbe il processo, finora abbiamo visto il processo educativo in generale, ma ora bisognerebbe capire appunto il compito di questo medico docente, il compito straordinariamente difficile. Perché non può pensare di trarre fuori nello stesso modo da chiunque. Perché la natura di coloro che incontra e di coloro con i quali entra in comunicazione, Comunicazione opposto di informazione, entra in comunicazione e diversa e quindi comprendere quella natura, non ci può essere un'educazione a strattamento di un'idea. E'una vita egualitaria, i docenti credo che lo avvertano continuamente nel loro lavoro, non si può essere un'educazione astrettamente egualitaria, bisogna riuscire a differenziarla per quanto sia difficile. Una comunicazione generale non esiste, poi deve andare a comunicare per singoli, no? Se vuoi essere un buon medico, un buon docente. E quindi le nature sono diverse, non c'è nessun modello egualitaristico nell'educazione. E educare che cosa? Educare tutto, dicevo. Educare fisicamente. Io credo che sia una cosa pazza in Italia questa sottovalutazione dell'educazione fisica. Una cosa pazza. La ginnastica è fondamentale. Platone di nuovo, la ginnastica è fondamentale, è fondamentale, la musica, ma come scherzare, certo la musica, è quello il linguaggio più universale che abbiamo, che eravamo, la musica, certo, perché ginnastica e musica? Perché i greci pensavano che ginnastica e musica fossero le basi della paideia? Le basi della... perché? Perché la ginnastica e la musica insieme ti fanno capire appunto che l'educazione ha come fine la forma. La forma, l'armonia tra le parti. E se tu sei educato a quel linguaggio fondamentale universale che è la musica e sai e ti muovi armonicamente, armoniosamente, governi, controlli i movimenti delle parti del tuo corpo, In te si forma naturalmente, naturalmente, un'idea di colleganza, di composizione, di buona forma, naturalmente, naturalmente. Naturalmente, se sei così educato, tu nella tua vita non stonerai mai qualsiasi sia la tua attività. Ti sembrerà innaturale tutto ciò che viola le leggi dell'armonia, della composizione, della forma. Se sei educato bene, ginnastica e musica, alla base, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, alla base, tu, se sei un politico, non ruberai mai, perché ti farà schifo. Esattamente come se sei educato bene, non mangi con le mani nel piatto, non ti metti le dita su per il naso. Non è una battuta, è così. È così che ragionavano i nostri classici, dicendo l'educazione è una battuta. L'educazione deve formare l'abitudine, l'abitudine, se l'educazione non forma l'abitudine ad una vita buona, non è educazione. Ti posso insegnare tutta la storia della filosofia? le matematiche, le scienze, l'astronomia, ma se la tua educazione non ti ha formato all'abitudine, in greco come si dice? Si dice ethos. L'ethos non ha nulla di astrattamente moralistico. Ethos vuol dire esattamente abitudine, quello che i latini dicevano mores e dicevano ma cosa vuoi che contino le leggi se non ci sono i mores? Che cosa vuoi che contino le leggi se non ci sono i mores? Le leggi verranno sistematicamente disobbedite e ci saranno i poveri magistrati ad inseguire dalla mattina alla sera i criminali. E'come la storia di Agostino che voleva prosciugare l'oceano col cucchiaio. Se non ci sono i mores, e questi non li fanno le magistrate, li fa l'educazione, le fa la scuola, quando è rivolta alla virtù, alla bontà, non quando è rivolta a dare qualche informazione. Ne può dare centomila, ma non formerà mai l'abitudine alla vita buona. E questa abitudine si forma naturalmente, non perché c'è l'insegnante che predica, con rispetto parlando. Nulla è più inutile delle prediche in tutti i campi. E come insegnava San Francesco, l'esempio, no? Le prediche. Nulla è più inutile delle prediche. E allora, ginnastica non è una predica, musica non è una predica. E ti viene naturalmente l'educazione alla armonia. Cosa vuol dire armonia? Armozen in greco. Connettere vuol dire, nient'altro che connettere vuol dire armonia. La connessione. E la connessione... La connessione ti farà capire che cosa? Ti farà capire, naturalmente anche qui, sarà una tua abitudine, non ti porrai neanche la domanda. La connessione, se tu sei stato educato al connettere, all'armonia, non ti verrai mai in mente di essere da solo, di essere solo. su un individuo, di fare il tuo interesse di pensare di essere l'ombelico della terra, come pensiamo tutti ormai, no? Nessuno li verrà in mente, perché? Perché è stato educato all'armonia e quindi sa che ogni suono si connetta ad altri, che ogni parte del corpo si muove con le altre. Abitudine, se l'educazione perde questa finalità di abituare, allenare, ma vedete proprio come si allenano i cavalli, sì, come si allenano i cavalli, i cani, educare all'armonia. E su questa base, geometria, aritmetica, astronomia, filosofia, trivio, quadrivio, bene, su questa base. Carini, ci sembra da sorridere adesso quando ci sono ginnasti, ma perché non ci sono ginnasti? Sorridere, musica, buono. Platone, Politeia, la grande opera, la somma opera della filosofia occidentale. Comincia. Come educhiamo i nostri fanciulli? Bene, iniziamo. Ginnastica e musica. Questo è la... è la traccia che volevo offrire alla vostra discussione. Come vedete, una traccia teorico-filosofica, però, dalla quale penso che senza fatica adesso nella discussione potete trarre spunti per ulteriori riflessioni, domande, questioni e poi vedremo di trovare il tempo per rispondere. Grazie. Grazie. ...droppetti, una alla prossima... Facciamo girare il microfono così potete farvi sentire nel porgere le vostre domande, magari ne raccogliamo più d'una, non troppe al colpo. C'è qualcuno qua che... ecco... Dopo facciamo girare, c'è anche... Professore, forse la mia domanda significa che dentro non ho niente. Allora, che cosa significa essere al servizio di qualcuno? Forse significa non essere in grado di pensare in modo autonomo, in modo libero? Grazie. Se sei al servizio perché pensi di essere utile e di donare qualcosa liberamente a un altro è la massima. espressione della tua libertà se sei al servizio perché servi a un altro nel senso letterale del servus allora è tutto un altro paio di maniche è chiaro che il servizio libero è la massima espressione della tua libertà Vai. Professore, lei prima ha parlato di analogie tra un medico e un insegnante, che certamente esistono. Mi permette di fare una riflessione veloce. Oggi in Italia una persona che voglia diventare insegnante... deve attraversare un lungo percorso di formazione di durata simile o poco inferiore a quello che deve comprare un medico, per poi arrivare a guadagnare soprattutto all'inizio una paga simile a quella di un operaio e e a godere di un prestigio sociale decisamente minore rispetto, inferiore rispetto a quello di un medico. Quindi io mi chiedo, auspicherebbe una riforma che innanzitutto agisse aumentando il salario e necessariamente il prestigio sociale della figura dell'insegnante, soprattutto per le scuole superiori e medie, che è il periodo dove più si può esercitare controllo sulla sensibilità. e sulla formazione dei giovani, dei ragazzi, appunto per migliorare il senso dell'educazione di cui lei ha parlato prima. Io penso che prima di affrontare questioni di questo genere, che sono di ordine sindacale, occorra proprio una riflessione sui modelli educativi, quindi sui temi che ho proposto, ed è tutto assurdo affrontare la questione. questione del corso di formazione degli insegnanti e dei loro stipendi se prima non c'è un modello di scuola da realizzare, un paradigma educativo su cui orientarsi, che senso c'ha? Infatti tutte le riforme della scuola e dell'università che sono succedute negli anni, mancando totalmente di questo background. culturale eccetera sono ridotte nell'accentuare la crisi della scuola italiana. Tuttavia questo problema è un problema generale, è di tutto l'Occidente, è un problema dei processi formativi in termini diversi e uguali. In Italia è aggravato anche dalle questioni che lei diceva perché non c'è dubbio che la classe insegnante italiana sia ormai quella trattata peggio in Europa. Buonasera, professor Cacciari. Nel suo bel libro, Il labirinto filosofico, a un certo punto lei fa riferimento alla figura di Stanley Cavell, un filosofo americano. che si spinge a definire, forse un po'in contraposizione, ma in contraposizione dolce a quello che lei ha detto all'inizio, si spinge a definire la filosofia come educazione. negli adulti e lo fa in un'ottica di un tentativo di impostare nuovamente la filosofia come processo che dà qualcosa che ha a che fare con la ragione, qualcosa che invece tende a una nuova cultura, a dare il senso, a dare la direzione a una nuova cultura. A questo punto quindi... se noi pensiamo che l'educazione serva esclusivamente a educare la gioventù Non sarebbe il caso anche di pensare nel tempo che stiamo vivendo alla ricostituzione di una volontà di educazione verso chi già è adulto che forse ha dimenticato, direbbe Platone, quella che lei chiama la virtus. Grazie. estremizzato per farmi intendere il termine paideia indica la finalità prima poi è chiaro che ci sono limiti se l'educazione intesa come processo formativo significa che quel mezzo medico, docente, eccetera, modella, trae, modella, in collaborazione, in comunicazione con il cosiddetto discente. Questa fase veramente creativa del processo educativo termina a una certa età, non c'è dubbio. Dopodiché è chiaro che educazione in senso lato vale anche. E allora lì comincia la filosofia, anche per Platone è così. Il primo livello dell'educazione che riguarda direttamente... direttamente, esplicitamente il paese, è quello che deve sostanzialmente, poi lo dirà meglio Aristotele, creare l'abitudine alla virtù. E questa, genialmente, Platone, lo vedi, il primo step di questa educazione alla virtù la vede proprio in ginnastica e musica. Questo è bello, proprio l'educazione musicale è un tema fondamentale della politica. della Repubblica Platonica. Questo non esclude affatto che poi c'è la filosofia, la filosofia argomenta, sillogizza, eccetera, eccetera, e questo è una cosa da persone già mature. Quella persona, quell'individuo è già una persona quando può affrontare queste questioni. Chiamiamolo filosofia, filosofia-scienza. Noi continuiamo con questa storia delle due culture che non ha alcun senso. Filosofia in greco era esattamente sinonimo di episteme che noi traduciamo in scienza, erano sinonimi, assolutamente sinonimi. Filosofia è amore per il sapere, per la scienza, per la scienza in tutti gli aspetti in cui la scienza si va manifestando. A differenza delle singole scienze, semmai ci possiamo dire che la filosofia è interessata anche a capire la loro origine. la loro storia, è interessata anche a capire la relazione possibile tra di loro. Manca forse alla filosofia quell'aspetto specialistico che è proprio ormai delle scienze, ma era proprio anche delle scienze antiche, tutti i libri specialistici di Aristotele, la botanica, le piante, gli animali, più scienziato di lui, cioè un modello di scienza specialistica. Soltanto che allora in qualche modo, magari un genio, mica tutti, ma un genio poteva anche conoscerle tutte, le scienze, oggi è impossibile, ma la domanda sulla relazione tra le scienze, sul significato della relazione tra scienza e scienza, è un bel problema, no? E il problema del rapporto tra scienza e etos, è un bel problema, no? Ecco, questo è il tema della filosofia, di una filosofia del presente, e questo è il tema della filosofia del presente, e tutte le filosofie sono sempre state filosofie del presente. nessuna è stata un puro gioco formale Hegel diceva che se la filosofia fosse una questione di forme e di formule si sarebbe risolta in dieci minuti Mi chiamo, scusate, frate Licinio, Capucino, non quello del bar. Sì, sì, Licinio. Allora io mi sento un fallito, 57 anni di sacerdozio, 57 anni di prediche. Se ha fatto solo prediche sicuramente sì. Ma veramente frate Francesco mi ha insegnato... che se la predica non è accompagnata da una vita santa allora posso stare tranquillo professore sono sempre sforzato mi sono sempre sforzato che corrisponda alla mia vita a quello che predico grazie grazie perché anche a professore Mi chiedo da docente in particolare, scegliendo il momento in cui si può fare un'esercizio, Modello maieutico, in un docente sono più importanti le caratteristiche personali, la messa a frutto della propria educazione ricevuta, l'attitudine o la tecnica? didattica, tutte queste tecniche che adesso ci presentano come necessarie per tirare fuori poi le qualità e le doti di ogni discente. Grazie. Non so, non sono un pedagogista, quindi non ho familiarità con le tecniche particolari. Credo che sia proprio un'attitudine. una capacità appunto di le tecniche, poi le tecniche sono la tecnica per sua natura, quelle che si applicano universalmente, come la legge di natura, mica vai a vedere come funziona il singolo fenomeno. vedi che cosa li metti insieme le tecniche hanno questo particolare ora possono anche andare bene ma devono essere superate nel momento stesso che le assumi possono essere degli orientamenti perché poi dopo lo sforzo educativo secondo me è proprio rivolto al singolo alla persona non puoi pensare con la tecnica di risolvere i problemi di quella persona, di quell'altra l'altra persona di trarre fuori da lui, da questo e da quest'altro tutte le sue potenzialità attraverso una tecnica che per sua natura si obbliga universalmente. Quindi possono essere degli aiuti, possono essere dei supporti, ma poi ci deve essere la capacità, come dire, socratica di far scoprire autonomamente alla persona e dire, ah, ho scoperto io il teorema di Pitagora. e di fargli sentire il teorema di Pitagora come una sua creazione. Questa è la vera abilità del docente, no? C'è una signora là. L'arte è tecnica, un'arte, anche se le parole sono le stesse, perché come lei sa, è arsano il fatto che tradurre in latino il termine greco techne. Però, insomma, noi... Forse non a torto differenziamo un po'le due cose, no? Innanzitutto la volevo ringraziare, è sempre un piacere ascoltarla. Le faccio una domanda un po'privata se vorrà rispondere. Ma la sua famiglia in questo tirar fuori quanto l'ha aiutata? Se vuole rispondere. La mia famiglia è stata ideale perché mi ha dato tutto quello che volevo senza mai interessarsi di me, di quello che facevo. Quindi è stata proprio la famiglia perfetta, la famiglia perfetta, credo che sia la famiglia perfetta quella che lascia fare. lascia fare e interviene laddove ha qualcosa da dire nel caso mio, in tutti i miei interessi avevano poco da dire e quindi lasciavano che facessi senza mai interferire minimamente dandomi tutto quello che chiedevo perché per fortuna ne avevano le possibilità quindi famiglia ideale poi anche qui vale come per l'educazione sono casi per casi, non si può generalizzare però io ritengo Io, avete capito che sono molto platonico, ritengo che anche se non vanno sottratti figli e genitori, per carità non arrivo a tanto, però il processo educativo formativo, se si svolge, nei termini che ho detto, si svolge a scuola. A scuola, se si svolge, non certo in famiglia, per motivi anche di famiglia. anche di ordine psicologico, che qui non abbiamo il tempo di affrontare, ma che sono evidentissimi, deve affrontarsi a scuola, perché lì hai la necessaria, anche nel rapporto di comunicazione, è anche necessaria la distanza critica, lì elabori anche una tua capacità critica, che è molto difficile nella vivacità e anche nella carica affettiva. che puoi avere in una famiglia. Il rapporto tra il docente e il discente, orientato nel senso formativo che dicevo, è un rapporto in cui bisogna mantenere una distanza critica, bisogna mantenere da parte di ambedue una distanza critica mia, nei confronti del docente, il docente nei confronti del docente, cioè che in un contesto fortemente comunque affettivo difficilmente può avvenire. Quindi la famiglia non è detto, come diceva Platone, che ostacola comunque il processo formativo però è chiaro che non è assolutamente sufficiente a realizzarlo. neanche un cattivo insegnante comunque ah beh certo sono molto d'accordo con queste ultime affermazioni volevo chiedere professor Cacciari volevo chiedere visto che la locandina parla di educare al limite ecco quali sono i limiti secondo lei nel campo dell'educazione limiti visto che oggi si parla anche tanto di non limiti non penso che ci siano limiti perché se c'è l'educazione Educare al limite non vuol dire... educare al limite vuol dire educare bene, meglio che si può, è quello che ho cercato di dire. È un'idea al limite di educazione, cioè l'idea migliore che uno possa pensare al tema, al problema della formazione, questo vuol dire al limite. Poi perché deve imporre dei limiti? Dove stanno i limiti? Ma dove stanno i limiti in generale nella nostra cultura? Ogni volta che abbiamo posto un limite l'abbiamo anche oltrepassato. una cultura che non è la cultura del limite la nostra ogni volta abbiamo posto un limite l'abbiamo superato a volte anche in modo violento che limite abbiamo riconosciuto? non abbiamo mai riconosciuto nessun limite a nessuno siamo stati gli insofferenti dei limiti guardate che questa è una roba tra l'altro abbiamo il tempo, cambieremo tema ma insomma no, è incredibile una cultura come quella occidentale che è stata insofferente di ogni limite appena visto un conflitto Il confine lo voleva abbattere, adesso confine dappertutto, muri, muretti, è un rovesciamento antropologico, non sto discutendo sbagliato, giusto o sbagliato, ma è un rovesciamento antropologico. Noi siamo stati quelli che non hanno tollerato confini, quello siamo stati nella storia, da 2500-3000 anni a questa parte, da quando... Quando Ulisse si è messo in giro per il Mediterraneo, ha tollerato confini. Adesso ci confiniamo. E guardate che è un bel capovolgimento antropologico, sarà giusto, sarà sbagliato, che ne so, ma il capovolgimento c'è, indubitabile. Professor Cacciari, volevo chiederle, nel tempo dei social network, dove mi confronto tutti i giorni con i ragazzi fondamentale nella relazione umana perché ho imparato in molti anni in quanto docente da molti studenti. Loro imparano da noi, noi impariamo da loro, proprio da un punto di vista umano nel crescere, nel conoscere se stessi. Il tutto negli ultimi anni è molto filtrato, limitando il tempo, limitando le relazioni, modificando il sistema, la modalità che le nuove generazioni usano per comunicare. Su questo qual è il suo pensiero? Occorrerebbe che la scuola senza assolutamente, sarebbe ridicolo, demonizzare questi mezzi eccetera eccetera, riuscisse svolgendosi nei termini che ho detto, nella prospettiva che ho detto, a rendere finalmente davvero interessanti, interesse nel senso più pieno, interessanti le forme della comunicazione. Perché il no. Non è comunicazione. Io li uso tutti, servono, servono, ma non sono comunicazione. I ragazzi con quei mezzi non comunicano più. Questo è il punto. Allora la scuola dovrebbe svolgersi in modo tale da rendere evidente al ragazzo che cos'è comunicazione, da rendergli interessante che cos'è comunicazione senza minimamente... dire adesso devi smettere di usare il telefonino, certo potranno usarlo, lo useranno sempre di più, ma capire che non è comunicazione, non sono comunicazioni quelle frasette che ci scambiamo tutti continuamente. i messaggini che ci scambiamo tutti dai cento anni ormai ai due. Nulla bene, continueremo a scambiarci i messaggini, continueremo a informarci, continueremo a cliccare per avere le informazioni, ogni volta che c'è qualcosa che non mi ricordo vado sul web e me lo trovo subito, perfetto, ma comunico. Comunicazione è un'altra cosa, come formazione ed educazione è un'altra cosa rispetto a informazione. Ma se la scuola non si rende interessante come luogo della scolè e della comunicazione, resterà sovrapposta. Soltanto quel mezzo, soltanto quel social, resterà soltanto quello e sarà appunto una catastrofe antropologica. Catastrofe, ripeto, nel senso... tecnico catastrofe vuol dire mutamento di stato, punto una catastrofe antropologica, cioè cambierà il tipo umano, sta cambiando sta cambiando e le riforme politiche sulla scuola, vanno in questa direzione inconsapevolmente senza neanche discutere perché se andassero coscientemente vado in questa direzione perché voglio bene, no, si va così, trascinata dagli eventi, come quegli schiavi che seguono il carro del destino in catene, ma io invece voglio seguire il carro del destino seduto sul carro, meglio, più comodo. Allora, professor Cacciari, io la ringrazio soprattutto per la chiarezza del suo discorso, delle sue parole così incisive, da ottimo docente. Io personalmente preferisco l'educare all'informare, anche se mi rendo conto che poi nella scuola tutto è più difficile. Mi sono posta il problema tra educare ed informare, cioè tra sducere, tirar fuori dallo studente, dal discepolo. Magari si riesce molto bene, si dovrebbe fare quando i ragazzi sono alla scuola primaria, dopo magari sarà necessario anche informare. Ma c'è qualcosa che... Nella scuola purtroppo non manca, ed è la valutazione, il giudizio. Allora mi chiedevo, al di là del fatto che sono d'accordissimo con l'educare, nel senso di aiutare ad acquisire un'abitudine ai ragazzi, ai bambini, educarli ad un'abitudine, sono d'accordissimo ed è veramente una cosa affascinante pensare che i nostri bambini con la musica... con la danza e con queste attività così naturali possano essere educati, è affascinante, mi affascina molto. Però vorrei chiederle dove mettiamo la valutazione, cioè purtroppo è un ostacolo, devo dire, è il gradino dove noi inciampiamo e vorrei sentire la sua opinione. La valutazione ha un vero senso soltanto quando è interessato a valutarsi, si valuta lui. Naturalmente questo non vale per i più piccoli, i più piccoli non devono essere valutati. E'assurdo, quello che vado a valutare all'elementare, cosa valuto? Assurdo. L'elementare non valuto e alle medie cominciano a valutarsi loro. Beh, cosa ti pare di aver fatto? Qual è la tua valutazione di questo ragionamento, di questa ricerca, di questa cosa? Cosa ti pare di aver fatto? E si valuta lui. Ultime domande ormai no? Perché stiamo andando col tempo. Ultime due domande, tre, tutte insieme ormai. Dopo basta, adesso mai più. Sì, buonasera. Abbiamo parlato che per rinnovarsi... Bisogna attingere ai classici, al pensiero classico, nonostante le differenze improponibili tra quelle comunità in cui educarono i classici da lei indicati e invece le nostre grandi società che storicamente si sono evolute e che hanno centrato tutta la loro opera di stabilità interna sui concetti di organizzazione, sui concetti di tempo, sui concetti di gerarchia e di autorità. Non che non ci fossero allora, però con la modernizzazione anche prima... C'erano infinitamente di più. Esatto, esatto. La domanda che le voglio porre è questa. Ma quali sono i tempi che servono per poter contestualizzare un... messaggio, meglio una comunicazione educativa e per passare dalle leggi che sono scritte a volte avulsamente a quelle che sono i mores, per costituire l'ethos e i mores, quelle abitudini di dare potenza ai nostri ragazzi cioè servono l'organizzazione ma il tempo quale tempo occorre? Non mi dica però che abbiamo tutto il tempo a disposizione ma bisogna partire Non so quanto tempo occorre, ma occorre partire. Se non parto da Portoguraro, stasera non arrivo a Trieste. E poi dopo di che posso anche fermarmi per strada, posso avere un incidente, speriamo di no. Ma il problema è partire, sapere quanto tempo ci metto. E cosa ne so quanto tempo ci metto? La decisione di partire, questo conta. Due insieme, facciamo le ultime. Due insieme dai. Professore, una domanda quasi personale. Lei ha detto che nell'istruire si tira fuori per creare l'uomo buono. Io penso a Seneca che ha creato... Nerone, ma viene sempre fuori buono l'uomo dalla sua esperienza ha tirato Seneca, Nerone, poverino no, ma ha tirato fuori l'uomo ha cercato di educarlo in vano ma questo si rifà poi Quello che dicevo, che vi è una natura, vi è una natura. Ah, c'è sempre una natura. E'certo che c'è sempre una natura, e quella non è che lo fa... E'certo che c'è sempre una natura. Perché non c'è la natura, il medico che trae fuori, non ha a che fare con nature diverse, cioè tira fuori sempre una roba uguale. Ma allora l'insegnante che affronta comunque tutto... Ma l'ho detto, l'ho detto, deve capire la natura che ha di fronte, la natura non l'ha fatta lei. E lasciarla allora. La modella, la plasma. comunicando con le persone ma non l'ha inventato la natura da una natura non può tirare fuori niente non è questo estratto egalitarismo che domina tra l'altro che tutti devono andare alla pari è impossibile le nature sono disuguali per nostra fortuna le nature sono disuguali dopodiché devo creare le opportunità anche per quello che non ce la fa di arrivare a modo suo e quindi questo è il problema dell'educazione che ho detto che deve essere differenziata non ci può essere una tecnica uguale per tutte per tutti i casi che ritrovi in una classe ok buonasera simonetta volevo chiederle riguardo a generare dio due cose innanzitutto perché una figura come maria affascina o perlomeno arrovella tanto Un filosofo ateo, credo, come Massimo Cacciari. Seconda domanda, è un paradosso che in un'Europa che è sempre più scristianizzata o più tiepida i santuari mariani da Lourdes a Fatima a Meggiugori adesso siano in verità? invece ricolmi di gente? Grazie. Beh, intanto, essendo una persona pensante, non sono ateo. Ateo è una definizione semplicemente idiota, perché ateo vorrebbe dire che io dico ah, Dio non c'è, e che ne so io se Dio c'è o non c'è. Una cosa è dire non credente, io non sono credente, ma ateo, soltanto i cretini possono definirsi atei, perché come fanno a negare l'esistenza di ciò in cui lui crede? Come faccio? Come si fa a negarla? Potrò contestare dei ragionamenti che vengono fatti per provarne l'esistenza, come hanno fatto Kant e come hanno fatto... Ma ecco, questo è un... come dire, stiamo nell'ambito logico-filosofico. Ma non potrò mai negare questi ragionamenti che possono contestare le prove dell'esistenza di Dio, non possono mai giungere alla negazione dell'esistenza di Dio, possono giungere a negare le prove che vengono fornite per l'esistenza di Dio. Dio. Quindi voi avete due cartine di tornasole per capire subito che avete a che fare con un cretino. Uno se si dice ateo, quell'altra prova è dire la filosofia non serve a niente. Sono le due cartine di tornassone, no? Perché uno che dice la filologia non serve a niente, uno che dice la filologia non serve a niente significa dire non serve a niente il linguaggio che adopero, non serve a niente il linguaggio che adopero, perché il linguaggio che adopero in tutti i campi... è filosofia è il filosofo sono sui catineti di Tommasone grazie no aspetta mi dice anche i pellegrinaggi no i pellegrinaggi non so nulla non so nulla di nulla e non li giuro La religione ha sempre anche un aspetto di culto, un aspetto di cerimonia, un aspetto, ce l'ha sempre avuto e sempre ce l'avrà, è sempre un fatto sociale e quindi non bisogna neanche di giudicarle come una volgare superstizione eccetera eccetera. Certo non hanno a che fare con il nucleo forte che a me interessa della tradizione teologica cristiana e la figura di Maria mi interessava particolarmente perché... è stata vista, secondo me, male dalla teologia ma anche dalla filosofia, in particolare dalla filosofia che non prendono minimamente in considerazione grandi filosofi che hanno affrontato il problema della... della cristianità, dell'Europo cristianità, e che hanno avuto un'influenza enorme anche nel pensiero teologico, praticamente non hanno mai considerato Maria. Il logos che appunto diventa carne, ma scusa, diventa carne e cuore. Come? Per lì si può anche pensare che il padre eterno nella sua onnipotenza, ecco un uomo in carne ed ossa a mia immagine e somiglianza. Ma perché appunto quel grembo, la donna? Il logos poteva farsi carne anche senza la mediazione della donna. E no, si fa carne attraverso la donna e nell'economia del divino quella figura quindi svolge una funzione essenzialissima e problematicissima, soprattutto proprio nell'immagine... nella tradizione iconologica è facilmente comprensibile, ma di questo eventualmente un'altra volta perché rimando al libretto. Altro? Basta. Sì, un'ultima domanda. Salve, noi siamo due studenti, per favore. perciò il tema dell'educazione è cruciale per noi abbiamo assistito a molte conferenze sull'educazione sue, Massimo Recalcati, di Alberti, di molte persone è la prima volta che parlo è l'educazione la prima volta che parlo anche virtualmente, non solo a voi in ogni caso abbiamo sempre assistito a conferenze il cui tema è sempre stata l'educazione in sé quindi le intenzioni dell'educazione educare, non informare, discorsi sempre illuminanti che mi piace sempre ascoltare, è l'educazione del paes, del bambino, dell'altro. Però ancora, a mio modesto avviso da studente, non ho sentito una conferenza sull'educazione dell'educatore. Che è quello che da studente io vivo peggio, cioè i miei......dei docenti, non l'istituzione, non la materia. Ma chi me la trasmette? La relazione che ha il mio educatore con quello che lui vuole trasmettere, non so se......mi sono spiegato. Chiaro? Grazie. Si vede che ci saranno chiaramente degli educatori che hanno adottato un paradigma, altri che ne hanno adottato un altro, non è che ci sia un'educazione. La questione degli educatori. Gli educatori chi sono? Quello che fa una materia e quello che fa un'altra, che hanno fatto un loro corso di studi e sono giunti a insegnare. Se nel corso di studi e se nella loro formazione vi è un'idea di come fare, Un certo indirizzo ed è stato elaborato un certo paradigma di educazione faranno il loro lavoro in un senso, se no in un altro. Non c'è una... facoltà degli educatori. Dobbiamo proprio concludere. Grazie. educazione musicale, dell'arte musicale, dello studio della musica. Ed è diventata da vent'anni anche città di scienze dell'educazione, città di altri corsi di laurea. Addirittura abbiamo cercato all'inizio di mettere insieme musica ed educazione attraverso un percorso anche molto prestigioso di musicologia, lì non ci siamo riusciti. Però noi ci teniamo moltissimo, qui siete in tanti a sentire, ci teniamo moltissimo a fare il possibile insieme, perché Porto Guaro sia sempre meglio, continui ad essere in maniera viva, città della musica e città dell'educazione. E questo è un impegno molto importante per la nostra città e per il nostro territorio e dobbiamo anche rimanere tutti uniti in questo senso. Grazie di nuovo a tutti voi i collaboratori.