Buonasera, allora io ringrazio innanzitutto Francesco Piccolo che ha aperto il Sipaglio, mi pare che sia il suo mestiere aprire il Sipaglio, per tutta quell'animazione sociale, quell'insegnamento dell'arte del teatro, ogni volta che se ne presta l'occasione. Lo ringrazio proprio di cuore, soprattutto per la sua operazione educativa. E poi il professor Morelli perché io non ho mai avuto una presentazione di questo tipo, così colta, così anche drammatica nel suo genere. fra le cose che ha detto, ha detto che di solito i professori universitari scrivono dei libri su degli altri libri e io non avrei fatto così, ma questa sera vorrei fare proprio così vorrei parlare di un libro il più importante secondo me nella storia occidentale in cui si è colta l'essenza dell'amore.
E questo libro che un giorno o l'altro Francesco Piccolo metterà anche in scena si chiama Il simposio di Platone. In questo dialogo... Platone dice che gli amanti che passano la vita insieme non sanno cosa vogliono l'uno dall'altro.
È evidente che non per i piaceri carnali desiderano stare continuamente uno accanto all'altro. È allora evidente che hanno cose da dire che non riescono a dire e perciò parlano in modo enigmatico e buio. Allora, non si deve leggere Platone in modo platonico, tra virgolette, in modo edificante, in modo cristiano.
Platone parla in maniera pesante e cattura l'essenza dell'amore nella sua indicibilità. Ma non dice che è indicibile perché è sublime, perché... no, dice che è indicibile perché è enigmatico.
La parola enigma è una parola greca che ha a che fare con la follia. Gli enigmi non si possono risolvere e in generale qui vale la pena di ricordare che tutte le parole greche gutturali indicano potenze su cui l'uomo non ha alcun potere. Per esempio il fuoco, se è igno, se è il fuoco del fulmine su cui l'uomo non ha potere, da cui la parola italiana igneo, oppure pur, da cui la parola italiana piromane, invece è il fuoco del focolare su cui l'uomo ha potere.
Le parole gutturali sono parole su cui l'uomo non ha potere, quelle liquide sono le parole su cui l'uomo ha potere. E che cosa c'è prima dell'uomo su cui l'uomo non ha potere? Il mondo degli dèi. Io qui vi devo annoiare per dieci minuti in maniera tale da capire bene che cosa succede tra uomini e dèi perché amore viene qualificato da Platone come un metaxu, snetu, kai.
azzanato come un intermediario tra i mortali e i divini. Chi sono gli dèi? Che cos'è il mondo degli dèi?
Io non so se avete visto qualche tragedia, il prossimo anno Francesco Piccolo ha deciso di fare le baccanti in cui vedete la grande scenografia dell'intervento del dio Dioniso nella comunità umana. A Tebe Dioniso entra nella città e non appena entrato nella città il re perde la sua regalità, le donne salgono sul monte Citareo agitando il tir sui vecchi. I vecchi si comportano come bambini e l'ordine è sconvolto.
A un certo punto il coro chiede, ma non si può allontanare il Dio? E dopo un po'di passaggi si risponde, no, nessun uomo può allontanare il Dio, bisogna aspettare che il Dio se ne vada da solo. Infatti quando Dioniso si congeda nella città, l'ordine.
Pensate che nell'ottocento quando i medici psichiatrici congedavano un paziente facendo una prognosi che forse non era una prognosi, ma una prognosi che forse non era forse tutto sommato poteva ancora stare abbastanza bene nella società, prima della loro firma scrivevano Dici, Deo concedente. Chi sono gli dèi? Gli uomini hanno pensato che gli dèi fossero o abitassero quello scenario da cui l'umanità si è emancipata e quindi li sentono come il loro antecedente, come qualcosa di estremamente minaccioso e pericoloso, a cui bisogno fare. offrire sacrifici non per ottenere qualcosa, ma per tenerli lontani. Il modo con cui gli umani si sono separati dai divini è stato attraverso l'introduzione di quello strumento potente che si chiama ragione.
E Platone... Ha ordinato la struttura della ragione di noi occidentali in maniera tale che ancora noi oggi parliamo e pensiamo come Platone ci ha insegnato a parlare e a pensare. Ovvero pensiamo secondo i due grandi principi della ragione, i principi di non contraddizione, che dice una cosa è se stessa e non altro. E il principio di causalità che dice che questa cosa accade a causa di un'altra.
Sembrano due principi molto semplici e invece tanto semplici non sono. Perché che cosa vuol dire? Dire che questo bicchiere è un bicchiere e non altro. Vuol dire che quando io lo sollevo nessuno in prima fila si mette in angoscia. Perché?
Perché crede che io mi comporti secondo la definizione razionale di bicchiere, ovvero di uno strumento che serve per bere. ma il bicchiere può essere anche un'arma impropria e allora le cose non sono decise dalle loro definizioni, non sono finite nelle definizioni, le cose sono disponibili per qualsiasi uso e per qualsiasi valenza e la ragione che cosa fa? L'idea finisce, finisce il loro significato in un solo significato, allora la ragione dice la verità? No, la ragione non dice la verità. La Rado Gione è un'organizzazione di definizioni, di determinazioni, in cui le cose sono bloccate in un unico significato, in maniera tale da consentire due cose fondamentali, la prevedibilità dei comportamenti, per cui se prendo un bicchiere in mano nessuno si agita, e soprattutto la garanzia di intendersi col linguaggio.
Perché se io dico... mi puoi aprire quella porta, e colui a cui ho dato l'invito ti tuba perché non sa se quella porta è la porta che mi porta nel corridoio o è la porta dell'inferno, vedete oscillare qui la follia? E allora bisogna arrivare alla ragione come definizione, come determinazione dei significati. La ragione, lo ripeto, non dice la verità.
Fissa i significati in maniera tale da ridurre quella dimensione che si chiama angoscia. L'angoscia è ciò da cui l'umanità si è sempre difesa. Essa consiste sostanzialmente nell'imprevedibilità degli accadimenti del mondo. I bambini provano angoscia perché non hanno ancora i codici per decifrare il mondo. Se voi spegnete la luce nella camera dei bambini, i bambini urlano.
Di che cosa? Di paura? No. è un ottimo meccanismo di difesa che individuando il pericolo attiva degli strumenti difensivi, se vedo un incendio scappo.
Quindi la paura è un ottimo sentimento, un'ottima macchina difensiva, l'angoscia no, l'angoscia è la perdita dei riferimenti, è il non sapere dove agganciarsi. E allora i bambini che nel buio vanno in angoscia, dopo è sufficiente accendere la luce, è sufficiente che intervenga quella figura. figura mediatrice tra il mondo a loro sconosciuto e loro, che si chiama mamma, la quale le rassicura. L'umanità ha potuto progredire solo superando lo stato dell'angoscia e l'ha fatto prima, prima che la ragione diventasse diffusa, l'ha fatta prima con i riti. I riti non sono altro che dei codici dove è descritto ciò che è possibile.
è proibito e ciò che è concesso. Un giorno Levi-Strauss andò in America Latina, trovò una tribù il cui capo era una donna, si meravigliò e chiese agli abitanti come mai avete una donna per capo? E questi gli risposero perché suo padre gli ha insegnato a parlare. Cosa voleva dire parlare? Voleva dire lei conosce tutti i codici, conosce tutti i tabù, conosce tutti ciò che è permesso e ciò che è proibito.
E allora alle 5 della sera lei incominciò. cominciava a ricordare che le donne devono dormire vicino alla terra perché la loro natura è tellurica, gli uomini devono dormire su una macca perché la loro natura è più vicina al cielo, l'uomo che dovesse prendere in mano un canestro fuoriesce dalla comunità dei maschi e va nella comunità delle donne che raccolgono. E tutti questi codici sono strutture d'ordine, solo che i codici di una tribù funzionano all'interno della tribù, poi fuori da quella tribù non funzionano più. Grazie.
Allora dice che bisogna trovare una struttura, uno strumento, una configurazione universale. I riti che si concretizzano nei tabù e nei totem hanno una grande forza emotiva. Tutte le religioni si organizzano intorno a delle ritualità che coinvolgono l'emotività e quindi hanno una forte densità emotiva, ma sono circoscritti.
quanto alla loro efficacia perché funzionano per una tribù e non funzionano per un'altra. Funzionano per una religione ma non funzionano per un'altra. Allora bisogna trovare una struttura universale che funzioni per tutti.
E questa struttura universale, dice Platone, si chiama ragione. Ragionare vuol dire procedere nella determinazione dei significati delle cose e stabilire dei nessi causali. Per cui se c'è un evento che io conosco come effetto di una causa, di fronte a quell'evento non mi spavento. Se invece non ho questo anesso causale, ogni volta che succede quell'evento non so dove collocarlo. E questo è un altro produttore d'angoscia.
Perché abbiamo fatto questo ragionamento? Abbiamo fatto questo ragionamento perché amore si colloca tra i divini e gli umani e i divini sono i rappresentanti di quello scenario che noi definiamo follia. Eraclito lo dice con estrema chiarezza.
Il Dio è giorno e notte, inverno e estate, sazietà e fame, guerra e pace. Vedete che qui non funziona il principio di non contraddizione? Il principio di non contraddizione dice che il bicchiere è un bicchiere e non altro.
L'estate non è l'inverno, la guerra non è la pace. Questo dice la ragione. Ma per il Dio c'è la contaminazione degli opposti. contaminazione degli opposti accade l'evento che si chiama follia. Sempre l'acrito dice l'uomo ritiene giusta una cosa e ingiusta l'altra.
Vedete qui che funziona il principio di non contraddizione, la differenza, ritiene giusta una cosa e ingiusta l'altra. Per il Dio tutto è bello, tutto è buono, tutto è giusto. Il Dio non misconosce le differenze che la ragione faticosamente instaura.
Gli dèi subiscono delle metamorfosi, non rispettano neppure il principio di identità. Zeus è ad un tempo il padre degli dèi, al tempo stesso è toro, è fulmine, è lampo. Ma anche il Dio cristiano, nella misura in cui riconosciamo l'onnipotenza, diciamo che può fare una cosa e il suo contrario.
Gli dèi sono sempre stati pensati come gli antecedenti dell'umano, come ciò da cui l'umano è uscito. E la rappresentazione del mondo degli dèi non è altro che la rappresentazione in grande della follia che ci abita. Ciascuno di noi è folle. E la nostra specificità, la nostra differenza, ciò per cui io non sono tu, ciò per cui io sono diverso da un altro, non è dovuta alla ragione.
Dal punto di vista della ragione siamo tutti uguali. È dovuto invece a quel... nucleo specifico di follia che è la modalità che ci individua. Una follia che noi riusciamo a tenere a bada finché ci riusciamo e che talvolta taluni non riescono a tenere a bada e questi li chiamiamo folli.
Bene, amore sta in mezzo alla nostra parte folle e alla nostra parte razionale. Metaxu, tra il mondo degli umani, che sono il mondo dove è stata inaugurata la ragione, e il mondo degli immortali, il mondo degli dèi, che è il mondo della follia. Bene, Platone, dopo aver organizzato la ragione, Dopo aver fissato il principio di non contraddizione al principio di causalità, dopo aver dato i cardini della struttura razionale, ci dice che i beni più grandi ci vengono dalla follia, naturalmente data per dono divino. E altrove la follia dal Dio proveniente è assai più bella della saggezza umana.
E come mai? Come mai? Sapeva benissimo di aver organizzato uno strumento per intendersi e per prevedere i nostri comportamenti.
Ma non è che con questo strumento noi possiamo creare, inventare la storia, fare opere d'arti, ideare. No, tutto ciò viene dalla follia che ci abita. E questa follia, dice Platone, io conosco quattro follie, c'è la follia della profezia, presieduta da Apollo, e il profeta è colui che vede oltre il presente. E vedere oltre il presente, parlare oltre il presente, significa non avere in mano dei dati, ma di intuire a partire dal dato ciò che accadrà. Non c'è nessuna garanzia scientifica, né tanto meno razionale, perciò è follia.
Poi c'è la follia dell'iniziazione. Questa è stata una follia che è stata recepita anche dalle religioni, anche la religione cristiana con i suoi sacramenti interviene là dove c'è un momento di crisi. Il primo momento di crisi era la nascita di un'esercito di Dio, La vita stessa, quando si parla da una condizione simbiotica ad una condizione individuale.
Il battesimo, dove ci si separa dal corpo della madre e si assume una madrina e un padrino, nel senso che... Occorre una separazione, occorre una lacerazione, occorre una divisione. Poi c'è la cresima che si dà in età adolescenziale, in fondo quando inizia la sessualità che sconvolge la visione del mondo che si aveva prima. Perché l'evento sessuale erotizza il mondo e non è qualcosa che si aggiunge alla visione del mondo che si aveva, ma è qualcosa che obbliga a ricomporre l'interesse.
e la visione del mondo. Ecco perché gli adolescenti sono sostanzialmente in crisi. C'è una crisi fisiologica.
Freud dice per esempio che la scuola non deve essere un giudice della loro vita perché le trasformazioni psicologiche che gli adolescenti devono affrontare sono tali che bisogna trattarli con una certa cura perché sono sostanzialmente a rischio nel frattempo mentre ricostruiscono la visione. del mondo rispetto a quello che avevano precedentemente. Il matrimonio è un altro sacramento perché si passa dalla vita individuale a quella duale, la morte prevede un altro sacramento perché non è facile neanche morire. Ho citato i sacramenti per dire quei passaggi esistenziali dove si va in crisi, crisi è una parola greca che viene da crino, crino vuol dire giudico, si va in crisi quando il sistema di giudizi che avevamo non funziona più rispetto a quanto accade nel mondo, rispetto alle nostre trasformazioni. E allora bisogna ricomporre il giudizio.
E poi, dice Platone, c'è una terza follia che è la follia delle muse, protettrice dei poeti. Perché i poeti? Perché i poeti sono folli.
Perché sono folli? Dice Platone, perché non tengono le parole nell'univocità del loro significato. Quando Leopardi dice, dimmi che fai tu l'uno in cielo, dal punto di vista logico-razionale sappiamo già la risposta, che cosa fa l'uno in cielo, gira intorno alla terra e basta.
E che senso ha? che cosa fa la luna in cielo ha senso solo se io trasgredisco il principio di non contraddizione e dico non la luna e la luna e non altro ma dico la luna luna è la luna è anche qualcos'altro, ad esempio un'interlocutrice alle mie interrogazioni. Vedete qui l'oscillazione di significato? Là dove c'è oscillazione di significato siamo già ai margini della ragione e negli sconfinamenti della follia.
La poesia è folle, ma la più alta e la più eccelsa, dice Platone, delle follie è la follia d'amore. Ne parla nel simposio in che modo? Ne parla in questa maniera, dopo il simposio c'è un signore che si chiama Gatone che fa una bella cena, le cene erano a tema, si doveva discutere di qualcosa, non è come da noi che si fanno chiacchiere morte e duravano anche tutta la notte.
Gatone invita alcuni suoi amici, invita Socrate. E Socrate nell'avviarsi a casa di Agatone viene colpito da un attacco di atopia. Si ferma immobile sotto un portico. E cos'è questa atopia? I suoi amici, tra cui Alcibiade, che era il generale dell'esercito greco, allora i generali erano giovani, perché la guerra si faceva corpo a corpo, mica potevi mettere lì un generale vecchio.
I vecchi facevano i soldati, Socrate era un soldato di Alcibiade. Alcibiade arriva a casa di Agatone, Agatone chiede, ma dov'è Socrate? Alcibiade dice, sì, è stato colpito da un attacco di atopia, mi ricordo che anche a Salamina era rimasto fisso 24 ore su 25. 24, suscitando l'elarità di tutti i soldati, ma non ti preoccupare, tra un po'si riprende e arriverà.
Gli psichiatri si sono buttati a pesce su questa atopia e hanno stabilito che fosse epilessia, non era epilessia, perché l'epilessia era nota ai greci, l'aveva individuata Ippocrate un secolo e mezzo prima di Socrate, la parola epilessia è una parola greca, l'antopia usiamo nella sua valenza simbolica, in greco topos vuol dire luogo. Se vuoi parlare delle cose d'amore devi dislocarti dal luogo della ragione. Non puoi dal luogo della ragione parlare delle cose d'amore. E lì Socrates entra nella casa di Agatone, ciascuno degli invitati fa il suo discorso sul suo amore, poi comincia anche Socrate e dice una cosa importante, dice voi sapete che io non so niente, però una cosa la so, so intorno a ta erotica, intorno alle cose d'amore. Ma non dice so, dice di quella cosa ho proprio episteme.
Episteme è una parola che noi traduciamo con la parola scienza, ma non c'entra niente perché noi con la scienza pensiamo a altre cose. Episteme invece è quel sapere che sta in piedi da solo, come una colonna, istemi e pi, sta su da sé. E cosa vuol dire?
un sapere che sta su da sé sì perché ci sono un'infinità di saperi che non stanno su da sé e Platone ne fa l'elenco per esempio i discorsi dei sofisti non stanno su da sé ma stanno su su falsi ragionamenti su falsi sillogismi I discorsi dei retori non stanno su da sé, stanno su perché catturano e compiono una sorta di mozione degli affetti. Ne abbiamo avuto un'esperienza anche noi, no? Recentemente, a gente entusiasta di qualche retore, di qualche affascinatore. Ecco, questi non sono discorsi che stanno su da sé. Neanche quelli dei preti stanno su da sé, perché, dice Platone, i sacerdoti si appellano ad un'autorità divina, parlano ex autorità, te non parli.
Parlano perché il loro ragionamento sta su da sé. E Socrate dice io che non so niente, ho un sapere che sta su da sé. E questo sapere che sta su da sé si chiama ta erotica, altrove, ta afrodisia.
Ma mi interessa questo concetto che Socrate non sa niente. Non sa niente perché i filosofi non sanno niente, nel senso che non dispongono di un sapere. I sapienti di...
dispongono di un sapere, gli uomini di religione dispongono di una dottrina e la loro mentalità è che noi che possediamo il sapere lo trasmettiamo a voi che non lo possedete. Ecclesia Docens, Ecclesia Dicens. Questo metodo, che io chiamo catechetico, dove io ti insegno, è il modo su cui è costruita la nostra scuola, per esempio, dove uno insegna e l'altro impara. Forse oggi bisogna fare così perché non è che si può incominciare da capo ogni volta a scoprire il segno.
sapere, cioè un sapere già costituito va trasmesso. E però in questa trasmissione passa il concetto che la verità sia costituita da qualche parte, basta trasmetterla. Mentre l'ipotesi di Platone...
e anche di Socrate, è che la verità dimora in ciascuno di noi, incrostata, malmessa, confusa, che sono poi le nostre opinioni. E dice Socrate che deve fare il filosofo? Deve purificare, tirar fuori questa verità da tutta la confusione di idee, di opinioni, di sentimenti che la rendono irriconoscibile, come la statua di Glauco che è in un'altra parte del mondo.
nel fondo del mare è stata riempita da conchiglie, cespugli, erbacce, al punto che Glauco non assomiglia neppure più a se stesso. Questo significa che pensare che la verità dimori negli uomini e vada semplicemente tirata fuori, vuol dire una fiducia enorme nell'umano. Mentre l'impostazione religiosa, tipo San Paolo, che pensa agli uomini come vasi da riempire, E questa invece prevede una sfiducia nell'umano, nel senso che gli uomini devono semplicemente accedere alla verità ma dentro di loro non ce l'hanno.
Ecco questa differenza va tenuta presente, ricordatevi, i filosofi non sanno niente ma sono molto abili nel capire se quello che sai tu sta in piedi oppure è frutto di suggestioni, opinioni, falsi sillogismi, effetti retorici, autorità. Capite questa differenza, è molto importante. Bene, Socrate che non sa niente, lui dice che il suo lavoro, sapete qual è? E'quello con la nocca delle dita di tastare i vasi per vedere se questi vasi sono di vero bronzo oppure no. Se i tuoi pareri, se le tue idee stanno in piedi oppure no.
Questo è il compito del filosofo. Non è di trasmettere una dottrina, ma è semplicemente quello di indagare se le opinioni che tu hai dentro possono essere di vero bronzo oppure no. Puoi esporle e ci si mette a vedere se stanno in piedi.
Bene, dice il pratone, dice Socrate, io che non so niente, una cosa so, le cose d'amore. E chi te le insegnate? Dico, chiedono, una donna.
Anche qua non è una cosetta da quattro soldi, perché voi considerate che la filosofia è nata in un cerchio tutto maschile, no? Non c'erano donne tra i filosofi alla scuola di Platone e neanche a quella di Aristotele. E perché la donna nelle cose d'amore?
Perché c'è bisogno di introdurre questa figura tenendo presente che poi i greci non avevano neanche un gran rispetto delle donne, no? Aristotele ne parla come della materia che devono ricevere dal maschio la forma. Il concetto non troppo evoluto.
Ecco, perché è la donna? Perché la donna abita quel confine tra la razionalità, dove gli uomini maschi sono stabilmente piazzati, quando sono stabilmente piazzati, è l'irrazionale. Vivono questo confine, vivono questo confine. La loro struttura mentale non è solo razionalità. Accanto alla razionalità c'è una precomprensione della situazione che avviene attraverso strumenti che razionali non sono.
Quindi il femminile smargina nella follia. Dopodiché non tutte le donne smarginano, ma tendenzialmente... Sistenzialmente il femminile ha questa configurazione. E allora la donna gli insegna le cose d'amore.
E cosa ti ha detto questa donna? Ah, mi ha detto che in occasione di un banchetto che si è tenuto per il compleanno di Afrodite, intorno a quel banchetto si erano costituiti dei poveri che vedevano di raccogliere quanto cadeva dal tavolo, come sempre accadeva ancora nel Nascimento, se guardate i dipinti dei banchetti, ci sono sempre dei poveri che sono lì ad aspettare gli avanzi, e tra questi poveri che aspettano gli avanzi c'è una poveraccia che si chiama penia, che in greco vuol dire povertà, È un semidio che compare solo in questo dialogo, di cui non si ha nessuna notizia nello scenario dell'Olimpo, che si chiama Poros. I due mangiano qualche casa dal tavolo, bevono, si ubriacano, fanno l'amore e nasce Eros. origini misere meno rispetto alla mitologia greca che faceva eros figlio di afrodite la dea della sessualità e figlio di ares il dio della guerra dell'aggressività che non era neanche sbagliata questa configurazione perché viene ripresa per esempio anche da Freud, nell'inconscio di Freud, che cosa c'è nell'inconscio secondo Freud?
Ci sono le tue grandi matrici che servono all'economia della specie, che sono la sessualità, che serve per la procreazione, e l'aggressività, che serve per la difesa della prole. Quindi Afrodite e Ares. No, Platone cambia la genealogia. Povertà e poros. Poros cosa vuol dire?
Chi lo sa cosa vuol dire? Qualcuno in contraposizione, trattandosi di povertà, lo chiama acquisto. Io penso che Poros è il nome con cui in greco si dice via, la via, la strada, via, Poros.
Ecco, può essere anche Poros la via d'uscita da questo stadio di povertà. Ma che significa che Eros è figlio di povertà? E se ne va a scalza di notte, senza nutrimento, sotto i portici, senza vestiti, nudo, indigente, porta tutti i tratti di sua madre, dice Platone.
E cos'è povertà? E qui Platone ci dà la definizione dell'amore. L'amore è mancanza. L'amore è mancanza, non è possesso, è povertà.
È quello che noi traduciamo con la parola desiderio. Desiderio è mancanza. Io desidero quello che non ho, non quello che ho. Quello che ho me lo godo, quello che non ho lo desidero. E la mancanza è il tratto costitutivo del desiderio.
Mi manca qualcosa. Desiderio è una parola interessante anche in italiano. Si sono fatte molte etimologie.
La più carina, ma è falsa, è quella di Tomaseo, secondo cui il desiderio opera un varco tra Isidera e Passo. attraverso il cielo delle stelle fisse tanto è forte il desiderio che riesce anche a sbaragliare l'ordine del cosmo no desiderio la parola molto più modesta la ritroviamo nel de bello gallico di Giulio Cesare, dove sapete come avvenivano le guerre nell'antichità, si combatteva di giorno perché di notte non si vedeva e alla fine al tramonto si entrava tutti quanti nell'accampamento e mica tutti rientravano di quelli che erano usciti al mattino, qualcuno era morto e qualcun altro era disperso e allora si mettevano delle persone al confine dell'accampamento in attesa, sotto le stelle, i desiderantes, quelli che passavano la notte. la notte sotto le stelle in attesa che rientrassero quelli che non erano rientrati.
Se alla mattina non erano rientrati si davano per morti, si ricominciava a combattere. Ma questo cosa sta a dire? Che anche qui ritorna la figura della mancanza, quelli che non sono ritornati, quelli che sono attesi.
Il desiderio è un'attesa, è una mancanza, è una carenza, non è un possesso. Ciò che si possiede lo si gode, ma non lo si desidera. Il desiderio è un'attesa.
vede una carenza e e cos'è la carenza di tutte le carenze a questo livello e dice un platone disse platone o socrates perché il discorso lo fa socrates a scriverlo e platone è che l'io, che è la versione psicologica di quello che prima abbiamo chiamato ragione, la nostra parte razionale non è in grado di disporre di amore, non ha potere su amore. Noi non possiamo disporre di amore, è amore che dispone di noi, disordinando la parte razionale. E come avviene questo disordinare la parte razionale? Attraverso una contaminazione con la dimensione folle. E infatti qual è la funzione di amore?
Dice Socrate. La funzione di amore è quello di... di stare tra, metaxu, gli dèi e gli umani. E si fa interprete, il suo compito è di interpretare le parole degli dèi che sarebbero incomprensibili per gli umani e di tradurre le parole degli umani che sarebbero incomprensibili per gli dèi.
Tradotto fuori dal linguaggio mitologico, amore Traduce il linguaggio razionale alla nostra parte folle e il linguaggio della nostra parte folle alla nostra parte razionale. Amore fa da mediatore tra queste nostre due parti. La razionalità, l'io. Un chiave psicologica è la follia che ci abita, il cui linguaggio non è codificabile con gli strumenti della ragione.
Queste cose la saggezza popolare le esprime con quella... Con quelle espressioni popolari che dicono con te perdo la testa, mi fai impazzire, che cosa sono queste frasi? Sono frasi con cui si sta dicendo che in amore o fuoriesce la nostra follia o se no non siamo in una condizione d'amore o siamo in grado di realizzare quella atopia quella dislocazione dalla parte razionale o non siamo in una condizione d'amore Coloro che fanno l'amore sorvegliando se stessi e l'altro non stanno facendo l'amore.
L'amore prevede uno sconfinamento della razionalità e un'emersione della propria parte folle. E allora qui arriviamo al punto più tragico, forse più pesante della situazione. Non si fa l'amore tra me e te. Io faccio l'amore con te perché tu hai intercettato la mia follia.
E solo grazie a te io posso accedere alla mia follia. E grazie alla fiducia che ho in te posso pensare di riemergere dalla mia follia. Perché la follia è più potente della razionalità, la follia travolge.
Dioniso dissolve la città. E il pudore non è una faccenda di vesti sotto vesti, il pudore è che io mi metto a nudo di fronte a te guardandoti, credo che tu mi possa portare alla mia follia perché l'hai intercettata. Puoi portarmi a farmi conoscere alla mia follia perché l'hai intercettata. E se non intravedo questo tuo essere il riflesso della mia follia, non facciamo l'amore.
Certo poi si fa l'amore anche a prescindere da questo, ma quella è idraulica e non c'entra niente con l'erotica. L'erotica è la visualizzazione della follia dell'altro. Anche Dante quando va all'inferno non ci va da solo, ci fa accompagnare.
nessuno di noi è in grado di entrare nella propria follia ed essere sicuro di venirne fuori. Ci vuole sempre un mediatore e quindi l'amore non è tra me e te, ma tra la mia parte razionale e la mia parte folle grazie a te. Si capisce questa cosa? Del resto anche quando gli innamorati dicono solo lui mi capisce che cosa sta dicendo, che lui ha intercettato la mia parte folle e attraverso lui io posso accedere. E per effetto di questa conoscenza della follia, per effetto di questa immersione nella propria follia che avviene per via erotica, perché non si può entrare nella follia con strumenti razionali, si resta fuori dalla follia.
Amore è metaxu e sta in mezzo dalla parte razionale e dalla parte folle. Qual è la funzione? Dice Socrate la funzione è quella di mia madre.
La madre di Socrate faceva l'allevatrice, aiutava a tirar fuori i bambini dal ventre materno. Lo stesso fa amore, amore maieutico. Chi entra in una storia d'amore, qualunque sia la sorte di questa storia d'amore, che vada bene o che vada male, non esce più come amore. come era prima, perché nella storia d'amore è stato contaminato dalla sua follia e questa contaminazione ha riconfigurato il suo io, la sua dimensione razionale.
Se vogliamo nella vita trasformarci, dobbiamo entrare nella storia d'amore, perché questo ingresso ci fa conoscere, ci fa saporare, ci fa vivere, non è una conoscenza quella della follia. ci fa assaporare la nostra follia e quando ne usciamo non siamo più quelli di prima. Sia che l'amore vada bene, sia che l'amore va male.
Sia che si concluda nel dolore, sia che si concluda nella gioia. L'amore è generativo, ci genera. Non solo genera figli, ma genera soggettività nuove, perché intrise di quella follia a cui prima non si aveva accesso e a cui si può avere accesso solo attraverso la mediazione di amore. Amore trasforma, genera. E in questo modo, una volta che abbiamo tradotto le parole della follia alla ragione, quelle della ragione alla follia, una volta che le abbiamo contaminate, una volta che la follia in qualche modo ha ricolorato la nostra parte razionale o egoica, che cosa succede?
Abbiamo realizzato amore. Sì, finché non l'abbiamo svelato tutto, siccome la nostra follia è abissale, l'amore può continuare a svelarci questa dimensione folle che ci costituisce. E qui Platone ci racconta una storia molto bella, anche se truculenta nella sua immagine.
Diceva, ciascun uomo non è un uomo, ciascun uomo è il simbolo di un uomo. Una parola simbolo. in greco vuol dire mettere assieme, ballen vuol dire gettare, sun insieme, sun ballen vuol dire mettere assieme, come per esempio la parola diaballen vuol dire stabilire la massima distanza, dialogo per esempio non è una cosa tranquilla. è una vera contrapposizione tra opposti, è una guerra a livello di parole.
Diavolo. Diavolo è il massimamente lontano avversario di Dio. Diametro insegna la massima distanza.
tra due punti della circonferenza. La ragione è diabolica perché determina i significati, li fissa, li separa, compie delle differenze. Il bicchiere non è la bottiglia, il bicchiere non è un'arma impropria. I bambini nascono nella contaminazione di tutti i significati.
I bambini sono sempre a rischio perché non sono ancora arrivati alla ragione, cioè alla dimensione diabolica della ragione. Il bicchiere è un altro, per cui se un bambino prende un'arma impropria, non è un'arma impropria. rimane un bicchiere, viene subito alla mamma a portaglielo via, perché non si sa che cosa farà di questo bicchiere, perché non è ancora arrivato a dire il bicchiere, il bicchiere non altro. Si capisce questa cosa?
E noi nasciamo nella follia, e ci addomestichiamo alla ragione intorno ad una certa età, ma senza che la follia ci abbandoni. E dobbiamo tenerla con cura, la nostra follia, prima perché... E'ciò che ci consente ogni ideazione, ogni creazione, ogni possibilità di fare l'amore.
E dall'altro dobbiamo anche stare in guardia, perché la follia è una potenza che travolge, come gli dèi sono più potenti degli uomini. ma alla stessa maniera la parte folle è molto più potente della parte razionale. Prendete un ragazzo in crisi e ditegli ma ha ragione, può ragionare perché è travolto dalla dimensione folle che il cambiamento di visione del mondo gli richiede.
Folli sono i discorsi degli innamorati. Non sono discorsi razionali. Dal punto di vista razionale sarebbe sufficiente che io ti dico ti amo e sei capito tutto, dal punto di vista della ragione.
Invece no, gli innamorati non si accontentano del significato razionale del ti amo. devono sapere come si ama, perché si ama, a che livello si ama, che coincidenza c'è tra questa dichiarazione e i comportamenti, ma che cosa voleva dire quella frase? L'amore è affabulatorio perché vuole andare oltre il puro significato logico della parola ti amo.
capire di più e questo è possibile solamente nel linguaggio duale nel linguaggio duale voi la follia la potete vedere tranquillamente perché io capisco che avete una certa resistenza a ritenervi folli però è sufficiente che si vada a letto e si comincia a sognare e in quei sogni non funziona più il principio di non contraddizione voi nel sogno ci siete non ci siete siete maschi se te fei femmini, siete adulti, siete bambini, non funziona più il principio di causalità perché sono gli effetti che producono le cause, non funziona più lo spazio perché un sogno incomincia nell'impero romano e finisce a New York, non c'è più il tempo, tutto è sballato perché con l'addormentarsi della coscienza, della parte razionale, è fuori lo scenario della follia che siamo. Perché gli psicoanalisti si occupano dei sogni? Perché è la messa in scena la tua specifica follia.
E alla mattina per riprenderci, non è che la cosa viene immediatamente. Se ci fate caso, l'ora più rituale della giornata è proprio la prima ora in cui voi, non governando ancora voi stessi, perché state riprendendo... dalla vostra parte razionale, vi affidate al rito, come primitivi.
Fate le stesse identiche cose tutti i santi giorni, appena svegli, cioè vi muovete in terza persona. come dicono a Milano conserva la regola che la regola ti conserverà ecco la regola si fa colazione, si va in bagno tutti in un'associazione ordinata identica perché state riacquistando la consapevolezza non solo, la follia funziona al singolare quando ciascuno parla con se stesso Fa di quelle associazioni, apre di quegli scenari che si vergognerebbe immediatamente di mettere in pubblico. Le associazioni che si fanno da soli, il soliloquio dell'anima, è un discorso folle, tant'è che ci vergogneremmo di...
raccontarlo ad alta voce. La ragione funziona al plurale, quando si è in pubblico, quando si è anche all'osteria, quando si è insieme, si parla a secondo ragione. in modo impersonale.
Qui la follia viene tenuta a bada, il plurale è il luogo della ragione. Naturalmente se si beve troppo accade quello che Platone dice nel simposio. o in O, Seisi, Alessia, nel vino c'è la verità. In vino veritas non è una frase popolare di Platone.
C'è la verità, cioè vieni fuori quello che sei tu davvero, al di là delle maschere razionali. Ma c'è quel luogo privilegiato che solo i greci possono capire bene, perché i greci sono stato il popolo più intelligente mai apparso sulla faccia della terra, oltre a singolare e plurale avevano messo anche il duale. Perché? Perché il duale è quel linguaggio tra due amanti, i due amanti non sono a livello razionale, sono lì al confine tra le rispettive razionalità e le rispettive follie. E il loro linguaggio si carica di valenze simboliche continue.
Questa bottiglia è a partire a tutta la serie delle bottiglie, è una bottiglia di acqua minerale, supponiamo che sia di vino che meglio per essere nel tema del simposio, ma se questa bottiglia è quella che io ho bevuto con te in quella scena d'amore, questa bottiglia fu... riesce dal significato di bottiglia, diventa qualcosa di particolarmente simbolico per cui possiamo buttare via tutte le bottiglie ma non quella bottiglia. Vedete questa eccedenza di significato per cui la bottiglia è la bottiglia ma anche.
dove c'è un ma anche, stiamo già fuori dall'apparato razionale. Bene, nel linguaggio simbolico si dicono cose che sono al limite del delirio, no? Se ascoltate il discorso degli innamorati, sono discorsi deliranti, senza di te mi crolla il mondo, crolla il mondo senza di te. Freud dice giustamente che l'innamoramento è un delirio che ha l'unico pregio di essere breve.
Perché non dura un'eternità il delirio erotico. Non dura un'eternità perché non abbiamo la curiosità di andare in fondo alla nostra follia, o non abbiamo il coraggio di andare in fondo alla nostra follia, grazie all'aiuto dell'altro. Perché si potrebbe stare insieme tutta la vita se da un lato non ci si esponesse reciprocamente dicendosi sempre la verità.
E qui non sto dicendo delle falsificazioni, che bisogna ingannare l'altro. ma c'è una dimensione monakos segreta unica dentro di noi magari ignota noi stessi onde evitare quella situazione per cui uno dei due come apre bocca l'altro sa già quello che deve dire lì è già tutto finito ormai allora bisogna mantenere una certa segretezza una certa riservatezza e che io penso che il pudore dicevamo prima non è una faccenda di veste sottoveste ma è anche una faccenda di mantenere una ipseità un'identità qualcosa di esclusivamente nostro, che leghi l'altro a una ricerca continua, cioè avere la sensazione di non esaurire mai l'altro. A questo livello voi capite la gravità di quelle trasmissioni televisive dove si invitano i ragazzi a tirar fuori le loro parti segrete, intime, amorose.
Queste sono cose terrificanti. perché quando io ti ho esteriorizzato alla tua intimità, ti ho depsicologizzato, ti ho deprivato dalla cosa più segreta. E quindi sono cose peggiori della pornografia. La pornografia non è così devastante come l'esteriorizzazione dalla propria intimità segreta. Dice Platone, non siamo uomini noi, ma siamo simboli di un uomo.
Il simbolo in Grecia è quando due amici, due innamorati, due famiglie, si lasciavano, prendevano un piatto, lo spezzavano in due. Perché ciascuna parte era il simbolo di un'antica amicizia, quando i due si fossero ritrovati, anche dopo anni, le due famiglie, i due amici, mettendo insieme questi due personaggi. pezzi di piatto riformavano l'antica unità, simbolo della loro amicizia.
Simbolo vuol dire parte in greco, la parte che ha bisogno dell'altra parte per acquistare senso. È un piatto spezzato che ha bisogno della sua parte per fare unità. Noi eravamo interi, dice Platone, periferoi, circolari, avevamo quattro braccia, quattro gambe, rotolavamo sulla terra, generavamo qualcosa.
la terra ma zeus temeva la potenza degli uomini di dei hanno sempre voluto popolo degli uomini temeva la potenza degli uomini e decisi di tagliarli in due tem nein tagliarli in due per cui ciascuno di noi è il simbolo di un uomo Poi mandò a pollo perché lo spettacolo era spaventoso, mandò a pollo a raccogliere la pelle di cui abbiamo memoria ancora nell'ombelico, l'ombelico dove si è stata raccolta la pelle dopo la lacerazione. Dopo la lacerazione però ogni metà uomo, ogni uomo cerca la sua metà corrispondente, la sua parte corrispondente. Uomini con uomini, donne con donne, uomini con donne.
non aveva problemi che ci poniamo noi intorno all'omosessualità e cose di questo genere, bassezze di questo genere. Bene, ciascuna parte cerca l'altra parte e il mediatore di questo è amore. E in questa maniera, qual è la funzione finale d'amore? Dopo aver tradotto agli dèi il linguaggio degli uomini, agli uomini interpretato quello degli dèi, dopo aver messo ciascuno di noi in connessione con la nostra follia, dopo averci consentito di scendere grazie all'altro e venirne fuori, quello che c'è di definitivo è l'unità, per cui l'amore fisico, proprio la sessualità, l'atto sessuale, è l'uomo. Quello è l'uomo originario e in ogni atto sessuale quello che si cerca di fare, dice Platone, è quello di riguadagnare l'antica unità.
Tentativo, memoria e sconfitta. Perché poi dall'unione dei corpi, i corpi si separano e ciascuno torna ad essere quell'individuo, quel diviso, quel separato. E qui amore continua ad essere quel desiderio di ricomporre l'antica unità, ma la condizione, la visione tragica che ha la grecità giustamente dell'uomo, il grande lacerato, l'uomo. è il lacerato.
I miti di Platone non sono delle fantasie, sono le condizioni umane. Il lacerato è che cerca di ricomporre la sua lacerazione con atti d'amore, che però non sono la riproduzione dell'anticonità, sono solamente dei tentativi sconfitti. Qui ci possiamo anche fermare.