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Nascita dell'Impero Persiano e Maratona

Siamo agli inizi del V secolo a.C., in Medio Oriente. In quel Medio Oriente è dove sono nate le prime civiltà umane, i primi grandi imperi che hanno dominato il mondo antico per secoli. Nell'epoca in cui parliamo, quel mondo è dominato da un nuovo impero, l'impero persiano, fondato da Ciro il Grande. Un impero che riunisce tutti i popoli più antichi dell'umanità, i sumeri, gli assiri, i babilonesi, i fenici, gli ebrei. gli egizi, tutti quei capitoli del manuale di storia che abbiamo imparato a scuola, ecco, in quel momento sono riuniti sotto il governo di un unico sovrano, il re dei re. L'impero persiano è un impero bellicoso, altrimenti non avrebbe sottomesso così tanti popoli, ma è anche un impero tollerante. All'interno dei suoi confini ogni popolo ha il diritto di conservare le sue leggi, la sua lingua, la sua cultura, anche la sua religione. I persiani hanno una loro religione. La religione è fondata da Zoroastro ed è molto interessante perché è una religione in un certo senso monoteista. Oltre agli ebrei, i persiani sono l'unico popolo dell'antichità che ha l'idea che il principio divino in realtà è unico, che c'è un Dio buono, creatore dell'universo e che la vita umana e la vita del cosmo in realtà è una lotta fra il bene e il male, fra la verità e la menzogna. E i re persiani si considerano i campioni del bene. e della verità, però non sono intolleranti verso gli altri dèi. Ogni popolo può conservare i suoi purché obbedisca al gran re e rispetti le leggi persiane. È un impero spietato con chi si ribella naturalmente, chi si oppone al re rischia una morte atroce fra i supplizi più raffinati. Anche questa è un'antica tradizione di quelle prime civiltà della Mesopotamia che hanno inventato i modi peggiori di mettere a morte la gente. Però i persiani non sono come gli assiri che ostentavano la loro crudeltà, felici di terrorizzare il mondo. I persiani appunto sono i difensori del bene e della giustizia. E i supplizi sono riservati soltanto ai malvagi che rifiutano di obbedire all'impero del bene. E molti dei popoli sottomessi ci credono. Non è soltanto propaganda. Basta vedere cosa dicono gli ebrei dell'impero persiano nella Bibbia. gli ebrei che sono passati attraverso la servitù degli egizi e dei babilonesi. Ecco, per loro essere sottomessi ai persiani è una benedizione. Il libro di Isaia dice che Ciro il Grande, fondatore dell'impero persiano, è l'unto del Signore, il Messia. E in un altro libro dei profeti della Bibbia, nel libro di Esdra, si dice chiaramente che è stato Dio a creare l'impero persiano. E poi i persiani, espandendosi verso occidente, incontrano un popolo che non è d'accordo, che non ci crede a questa idea che l'impero persiano è destinato a dominare il mondo e a far trionfare il bene e la giustizia. I persiani si espandono in Asia minore, quella che oggi è per noi la Turchia, sottomettono i vari popoli, i vari regni dell'Asia minore, sottomettono Creso, re di Lidia e quando arrivano al mare scoprono che lì ci sono tante piccole, anche non tanto piccole, città... sulla costa e poi sulle isole, abitate da un popolo che finora i persiani non avevano incontrato. È un popolo che non ha mai fondato imperi perché è un popolo diviso, è un popolo dove ogni città, ogni isola si governa da sola, gelosa della sua indipendenza. È un popolo molto forte, anche se è così diviso e disperso, perché è un popolo di navigatori intraprendenti che stanno già esplorando mezzo Mediterraneo. È un popolo di mercati. cercanti, pieni di risorse, che accumulano ricchezze. È un popolo fatto anche di contadini frugali, capaci di ricavare da vivere dalle loro terre aride, senza acqua. Ed è un popolo di guerrieri spietati, coperti di bronzo. Questo popolo è quello che noi chiamiamo naturalmente i greci. Sono divisi in tante stirpi, in tanti dialetti, in mille città, ma sono molto consapevoli di essere un unico popolo. I gruppi di greci che vivono in Asia Minore e sulle isole dell'Egeo e che quindi vengono a contatto con l'espansione dell'impero persiano chiamano se stessi Ioni. Tra i tanti greci ci sono i Dori e così via. Questi sono gli Ioni. I persiani li incontrano e li chiamano così e li chiameranno sempre così. Ancora adesso i loro successori in Asia Minore, i Turchi, nella loro lingua, quando devono dire greci, dicono gli Ioni, gli Unan. Questi Ioni dunque, nelle loro città, Mileto, Efeso, nelle loro isole Samo, Chio, si governano orgogliosamente da soli. Oddio, a dire il vero è un po' una finzione anche questa. Perché per esempio Creso, re della Lidia, aveva sottomesso queste città, le aveva costrette a pagargli un tributo. Però ognuna di queste città e di queste isole, degli Ioni, dei greci della Ionia, continua a pensare che sì, in questo momento stiamo pagando il tributo, ma un giorno saremo liberi e comunque ci autogoverniamo. Creso permetteva a queste città di governarsi da sole, sotto la sua protezione. Quando Ciro il Grande, fondatore dell'impero persiano, sconfigge Creso, anche le isole e le città dei greci passano sotto il suo controllo sotto la sua protezione i persiani continuano a permettere che queste città si governino come vogliono e come si governano i greci i greci hanno tanti modi di governare le loro città a quell'epoca siamo appunto fra il sesto e il quinto secolo avanti cristo a quell'epoca il modo più normale con cui i greci si governano e di dare il potere a un uomo solo a un uomo forte È una tentazione ricorrente nella storia dell'umanità e continua a ripresentarsi ogni tanto anche oggi. Dare il potere a un uomo solo per i greci non è una brutta cosa, anche se il nome che loro danno a questi governanti a noi suona spiacevole, li chiamano tiranni. Però appunto bisogna stare attenti, per i greci tiranno non ha un valore negativo. Lo acquisterà soltanto nel corso del Medioevo per noi, quando i grandi pensatori della scolastica definiranno tiranno chi governa. come dire contro la giustizia, contro il diritto, per cui i sudditi hanno il diritto di ribellarsi e anche di ucciderlo, dirà Sant'Ommaso d'Aquino. Ma per i greci tiranno vuol dire semplicemente l'uomo che la città ha scelto, perché il migliore e il più forte è quello che governa meglio. Quasi tutte le città con cui i persiani arrivano a contatto sono governate da tiranni. Poi, proprio in là, naturalmente, c'è la terraferma greca. I persiani non lo sanno all'inizio, ma poi lo scopriranno. Al di là del mare ci sono altri Ioni, come dicono loro, altri Greci, altre grandi città, Atene, Sparta, Tebe. E queste città non sempre si governano per mezzo di tiranni. Atene è governata da un tiranno ancora nel VI secolo, Pisistrato, ma poi Pisistrato viene eliminato e i Greci della terraferma cominciano a sperimentare un nuovo modo di governarsi. È un modo di governarsi stranissimo, che prevede che tutti i cittadini si riuniscono quando c'è da decidere qualcosa e discutono e chiacchierano e parlano e litigano e mentono e poi alla fine tutti quanti insieme decidono qualcosa. Spesso la decisione è sbagliata, però l'hanno presa tutti insieme. Ecco, i greci questa cosa la chiamano democrazia. Ai persiani, quando la conosceranno, sembrerà una cosa molto strana. Per fortuna i loro ioni, quelli che hanno sottomesso... la democrazia non la praticano, da loro governano i tiranni e ai persiani questa cosa va benissimo. Insomma, ogni città greca sottomessa ai persiani sulle coste dell'Asia minore e nelle isole dell'Egeo ha il suo tiranno fedele al re dei re. Ma in queste città evidentemente ci sono dei fermenti di insoddisfazione. Appunto, l'abbiamo detto, i greci non tollerano facilmente di non essere liberi. E nel 499 a.C. le città dell'Aionia insorgono. Parola d'ordine è la libertà, la difesa della nostra libertà, contro i barbari. Vedremo subito cosa vuol dire per i greci questo slogan. I tiranni vengono deposti, ma in realtà il movimento indipendentista, diciamo così, è talmente forte che alcuni tiranni sono d'accordo. Il tiranno di Mileto, Aristagora, si dimette e proclama la democrazia. Perché questi greci... unico fra tutti i popoli sottoposti all'impero persiano, non tollerano il governo benevolo del gran re. Il problema è che i greci hanno una visione del mondo tutta loro. La visione del mondo dei greci prevede che gli unici veri uomini sono loro, tutti gli altri sono inferiori, tutti gli altri assomigliano un po' alle bestie pur essendo uomini. Noi siamo i greci, quelli che parlano greco, sono gli unici esseri razionali, civili, nati per essere veramente liberi. Tutti tutti gli altri, tutti gli altri, non si capisce neanche quando parla. Gli altri che non parlano greco sembra che balbettino, bar bar bar bar, e i greci inventano questo nome, che avrà tanta fortuna nei secoli, i barbari. I barbari sono tutti quelli che sono diversi da noi. Intendiamoci, ogni popolo tende a considerarsi unico e a pensare che gli altri sono inferiori. è una cosa radicata disgraziatamente nella natura umana anche i persiani facevano così anche i persiani dividevano il mondo fra noi l'iran e tutti gli altri e quando il gran re si proclamava re di tutto il mondo il suo titolo ufficiale era re dei re re di tutto il mondo iran e non iran Dunque i greci non sono i soli a distinguere il mondo fra greci e tutti gli altri, ma loro sottolineano in modo particolare questa idea che tutti gli altri sono inferiori. E quando si accorgono che così tanti popoli si sono assoggettati volentieri all'impero persiano, i fenici, i babilonesi, e gli ambasciatori di questi popoli si inchinano davanti al re dei re, si buttano a terra, battono la fronte a terra in segno di sottomissione, I greci li guardano e si dicono, ecco, si vede che sono inferiori questi barbari, si vede che sono nati per essere schiavi, per servire. Solo noi greci siamo veri uomini liberi e la nostra libertà la dobbiamo difendere. Sulla base di questa, che diventa una vera e propria ideologia coltivata consapevolmente, i greci dell'Asia minore si ribellano ai persiani. Ribellarsi a un grande impero non è facile. I persiani, un po' per volta, sottomettono. le città, riconquistano le isole ribelli. Ma in questa ribellione i greci della terraferma hanno aiutato i loro compatrioti e i persiani hanno scoperto l'esistenza della Grecia vera e propria e a questo punto naturalmente decidono che bisogna sottomettere anche questi altri arroganti ioni. 491 il gran re Dario I o meglio quello che noi chiamiamo Dario. In antico persiano il suo nome suonava qualcosa come Daraia Vausch e vuol dire colui che sostiene il bene. E dunque nel 491 il gran re manda degli emissari alle varie città, alle varie poleis come dicono loro della Grecia continentale per chiedere a loro di sottomettersi al suo benevolo potere. Molte città si sottomettono. In seguito questa cosa della propaganda greca verrà, come dire, non troppo sottolineata, ma il fatto è che molte città accettano per paura di obbedire al Gran Re. Ma le due città più importanti, Sparta e Atene, rifiutano di obbedire. Non solo rifiutano, ma ammazzano gli inviati del Gran Re. Ad Atene li processano, li condannano a morte e li gettano in un burrone, che pare fosse il modo normale, come dire, per le esecuzioni. A Sparta non li processano neanche, li buttano direttamente in un pozzo. A noi questo può dar l'impressione di comportamenti non troppo civili in base ai nostri valori. Dal punto di vista dei greci questo è la civiltà. Noi difendiamo la libertà uccidendo chiunque la minaccia. E a questo punto naturalmente le città della terraferma greca devono prepararsi a resistere. Perché è chiaro che l'anno prossimo i persiani verranno. Infatti, puntualmente nella primavera del 490 a.C., la flotta persiana salpa dall'Asia minore. La comandano due generali che si chiamano Dati e Artaferne. Quanto è potente questa flotta? Questo è uno dei grossissimi problemi che noi abbiamo sempre quando cerchiamo di raccontare le guerre e le battaglie dell'antichità. Gli storici antichi danno cifre pazzesche. Ed è chiaro che non ci si può fidare. per secoli gli storici ci hanno creduto e hanno ripetuto le cifre date che so da erodoto ecco i greci parlano di una flotta che copre tutto il mare di un esercito immenso mezzo milione di uomini a noi viene qualche dubbio intanto ci chiediamo come facevano a saperlo naturalmente quando anche la propaganda persiana avesse avvertito guardate che arriviamo con mezzo milione di uomini e tutto da vedere che fosse vero Ma poi come facevano a mantenerli? Come si fa a rifornire un esercito di mezzo milione di uomini con i mezzi di quell'epoca? Erodot dice che la flotta comprendeva 600 triremi, 600 navi da guerra. Ora, noi sappiamo che quando, molto tempo dopo, nel XVI secolo, nel 500, in un'epoca, come dire, assai più progredita da un punto di vista tecnologico, in un mondo molto più popoloso oltretutto di quello antico, quando nel Cinquecento un grande impero come quello ottomano vuole fare la guerra sul mare, magari per andare ad affrontare i cristiani in un posto chiamato Lepanto, ecco l'impero ottomano che è grande quanto quello persiano dell'antichità e anche di più in realtà, di più. L'impero ottomano riesce a mettere in mare con grande fatica nel Cinquecento qualcosa come duecento navi da guerra, duecento galere. che sono equivalenti alle triremi dell'antichità. Quindi noi siamo padroni di non credere che il Gran Re avesse davvero messo in mare 600 triremi. Certo, ai greci erano sembrate molte. Ai greci, ai greci che stavano dall'altra parte, perché anche sulle triremi del Gran Re ci sono equipaggi greci. Greci e fenici sono quelli, i due popoli marinari che obbediscono al Gran Re. I greci della Ionia, ormai domati e sottomessi, compongono una grossa parte della flotta persiana. E questa flotta ha imbarcato, appunto, secondo Erodoto, mezzo milione di soldati, reclutati in Persia, in Mesopotamia, in Egitto. Gli storici militari di oggi discutono. Saranno stati ventimila, venticinquemila. Qualcuno si vuole rovinare. Trentamila. Difficilmente di più. Non sono moltissimi, neanche per quell'epoca. I greci, se fossero tutti uniti, forse riuscirebbero a mettere in campo un esercito altrettanto forte. Perché questa Grecia è... piena di città e ognuna è piccola, però in ogni polis tutti i cittadini maschi sono armati e sono pronti a combattere. Però i greci non sono uniti e i persiani se li mangiano un pezzetto per volta. Prima dominano il mare, conquistano le isole cicla di una dopo l'altra, le conquistano, in realtà impongono di sottomettersi e queste isole si sottomettono. Si sottomette liberamente ai persiani, oddio liberamente, comunque senza combattere. Uno dei centri più sacri della Grecia, l'isola di Delo, che è la sede del grande tempio e oracolo di Apollo. I persiani occupano con tutto il rispetto l'isola sacra ai greci. Il generale persiano, Dati, offre un enorme donativo al tempio di Apollo. Gli dèi e gli dèi sono neutrali. Ogni popolo può pregarli e sperare nel loro aiuto. Poi l'esercito persiano sbarca finalmente in Attica, nella regione di Atene. L'idea è attaccare direttamente la più grossa, la più ricca, la più popolosa delle città greche, Atene appunto. E gli ateniesi sono soli perché gli alleati non sono arrivati ad aiutarli. O meglio, è arrivato un piccolo contingente da una città alleata della Beozia, Platea, che per questo gli ateniesi considereranno poi per sempre una città sacra alla loro amicizia. Ma in tutto gli ateniesi, benché appunto siano una grande città. e tutti i maschi sono lì coperti di bronzo pronti a combattere ma più di 10.000 uomini non hanno messo in campo. I persiani sono il doppio e forse anche il triplo. Chi comanda questo esercito ateniese? Noi oggi siamo abituati all'idea che ogni esercito è comandato da un generale perché sappiamo che l'unità di comando è fondamentale in guerra. I greci non ragionavano così. Ad Atene c'era la democrazia e questo voleva dire non vogliamo nessuno che... accumula troppo potere. Perciò anche l'esercito non era comandato da un generale, ma era comandato da dieci generali, strateghi, eletti dal popolo, i quali poi comandavano a turno, un giorno per uno. Questo esercito è più piccolo di quello persiano, ma per quello che ne sappiamo è meglio armato. L'ho già detto, gli opliti greci, che si chiamano così proprio perché quella parola in greco vuol dire armati. Gli opliti greci sono coperti di bronzo, hanno scudi, hanno grandi elmi di bronzo, schinieri, anche corazze. Sono armati di lancia, di spada, ma la lancia è la cosa più importante. I loro avversari persiani, anche loro sono armati di lancia, ma da quel poco che sappiamo su di loro, non sono anche loro coperti di bronzo. Forse alcuni reparti scelti persiani hanno della maglia di ferro a riparargli il torace. ma nell'insieme è un esercito di uomini che non combattono in armatura. E questa probabilmente è una delle cose che faranno la differenza. I soldati sono armati di lancia, l'abbiamo detto, da una parte e dall'altra, ma i persiani hanno anche un'altra arma, che anzi probabilmente è l'arma che preferiscono, l'arco. La loro tattica, che sarà poi la tattica di tanti popoli orientali, i parti che sconfiggeranno i romani a Carre e poi molto più tardi i mongoli. Ecco, questi popoli sono abituati a combattere con l'arco e quindi a combattere a distanza, a logorare il nemico a distanza. E solo all'ultimo momento si arriva al corpo a corpo. Ma i greci hanno un'altra abitudine. I greci vanno al corpo a corpo subito, immediatamente. Per loro tutta la battaglia si risolve in questo. Oggi c'è uno storico molto di moda che si chiama Victor Davis Hanson, il quale sostiene che questa è una delle tradizioni, delle eredità dell'Occidente. Gli occidentali fanno la guerra andando al sodo subito, nel modo più duro, più spietato, uccidendo subito, cercando di annientare, senza perdere tempo. Questa, secondo Hanson, è l'arte occidentale della guerra. E secondo lui, i primi a metterla in pratica sono appunto i greci. Quindi bisogna vedere questa battaglia come andrà. Riusciranno i persiani a tenere a distanza gli opliti greci? con la pioggia delle loro frecce, e logorarli prima che si arrivi al corpo a corpo. E poi nel corpo a corpo cosa succederà? Le grandi vittorie dei persiani, che gli hanno permesso di conquistare l'impero, erano dovute anche a una poderosa cavalleria, quella sì, corazzata, coperta di ferro. Ma questo esercito che è sbarcato a Maratona, appunto, è sbarcato dalle navi. È difficile che abbia portato con sé molti cavalli. E dunque i persiani, una volta sbarcati, non sanno bene che cosa fare. È un paese che non hanno mai visto. Però con loro c'è un uomo che invece quel paese lo conosce. Ricordate che abbiamo accennato prima al tiranno di Atene, Pisistrato, che è stato cacciato quando gli ateniesi hanno scelto la democrazia. Ebbene, Pisistrato aveva dei figli e uno di loro, Ippia, e esule presso i persiani. Il gran re persiano lo ha accolto e Ippia gli ha promesso di condurlo ad Atene, dove il gran re lo rimetterà al potere. Ora, il rodoto racconta che Ippia ha avuto una visione, ha fatto un sogno. Ha sognato che andava a letto con sua madre e quando si è svegliato e ha dovuto interpretare questo sogno, si è detto, ma la mia madre è Atene, la mia città da cui mi hanno cacciato. Quindi il sogno che gli dèi mi hanno mandato vuol dire che io lo riconquisterò quel paese e morirò lì, da vecchio, nelle sue braccia. Racconto questo che di solito nelle storie delle battaglie di maratona non si racconta perché i greci non erano uomini come noi. I greci vivevano in un mondo di sogni, di presagi, di messaggi degli dèi, di obblighi religiosi. Sono tutti dettagli che spesso vengono omessi nelle nostre storie delle battaglie. perché noi pensiamo che le battaglie le vincono gli uomini e i presagi non valgono nulla. I greci non ragionavano così. Ora racconta Erodoto, Ippia sulla spiaggia di Maratona ebbe un attacco di raffreddore e cominciò a starnutire, a tossire. Era vecchio e malato e aveva i denti allentati. A forza di tossire gli cade un dente e finisce nella sabbia. Ippia si mette a cercarlo, non lo trova più, quel dente è sparito. Ippia di colpo ha una rivelazione. È tutto qui. Tutta la parte del mio paese che mi spetta se l'è presa quel dente. Non mi spetta nient'altro. Non arriveremo ad Atene. Naturalmente però se lo tiene per sé non lo dice ai generali persiani tutto questo. E allora? E allora i generali persiani sono pronti a marciare su Atene. Ma gli ateniesi sbarrano il passaggio. E i persiani non osano attaccare. E neanche gli ateniesi attaccano. Gli ateniesi aspettano sopra. corsi, aspettano che arrivino gli spartani, che sono i migliori guerrieri della Grecia, i più temuti. Se arrivano loro non c'è più pericolo. Gli eteniesi hanno mandato un corridore leggendario, si chiama Fidippide o alcuni storici antichi dicono Filippide. L'hanno mandato di corsa, i greci non si spostano facilmente a cavallo, i messaggi veloci li mandano tramite corridori specializzati. Secondo la leggenda Fidippide arriva a Sparta facendo 200 chilometri in un giorno. Ma quando arriva a Sparta trova che gli spartani stanno celebrando una festa religiosa. Stanno celebrando le feste carnee e durante le feste religiose è proibito mandare un esercito fuori dalla città. E di nuovo questa cosa che a noi sembra può sembrare folle, i greci la raccontano come ovvia. È proprio così. Le feste sono più importanti di tutto. perché se non rispetti gli dèi e non gli onori andrà a finire male e quindi e quindi gli spartani rispondono all'inviato ateniese ci spiace molto ma non possiamo venire subito dobbiamo aspettare la luna piena siamo nel nono mese della luna nuova e finché la luna non sarà piena noi non possiamo partire in guerra e dunque gli ateniesi sono lì che aspettano ma gli spartani non si sono ancora mossi E alla fine i persiani, che non osano attaccare quel muro di bronzo, alla fine i persiani trovano la soluzione. Nella notte fra il 10 e l'11 agosto, cominciano a imbarcare quella poca cavalleria che avevano sulle triremi, con l'idea di mandarla ad attaccare Atene, che è rimasta sguarnita di uomini. Gli ateniesi si accorgono subito quella notte stessa che i persiani stanno imbarcando una parte del loro esercito e gli strateghi devono decidere cosa fare. In guerra il momento più drammatico è proprio quello in cui devi decidere e sai che da quella decisione dipende tutto. Gli strateghi sono dieci, quindi si mettono a discutere e litigano, le opinioni sono diverse, ma uno di loro, Milziade, che diventerà poi famoso proprio per questo, è convinto che bisogna attaccare, subito, e a forza di insistere convince la maggioranza. Perciò la mattina dopo gli ateniesi attaccano. È agosto, siamo nell'Attica. fa un caldo infernale. Si va all'attacco al mattino presto, ma non senza aver preso il tempo necessario per fare i sacrifici agli dèi, esaminare i presagi. I presagi sono favorevoli. A questo punto gli opliti ateniesi attaccano. e i persiani stretti sulla spiaggia non hanno il tempo di cercare di tenerli a distanza con i loro archi e le loro frecce. Si arriva subito al corpo a corpo e il corpo a corpo dura poco perché i persiani non reggono e la fanteria si dà alla fuga e si imbarca sulle triremi e sgombra il campo. Erodoto sa esattamente quanti uomini sono morti in questa Che ho già raccontato, è la battaglia di Maratona. Noi avremmo dovuto raccontare la battaglia di Maratona impiegando magari mezz'ora, ma in realtà la battaglia in sé si racconta in un minuto, perché non sappiamo nient'altro che questo. Gli Atenesi sono andati dentro e i persiani sono scappati. Erodoto sa che sono morti 6.400 persiani. Sarà vero? Magari sì, perché è una cifra così precisa. Non sarebbe strano che i greci avessero allineato i corpi dei morti e li avessero contati. Di sicuro l'hanno fatto con i loro morti. e qui i numeri di erodoto sono precisissimi sono morti 192 ateniesi e 11 di platea e a questo punto e a questo punto però non è finita perché abbiamo sbaragliato le forze rimaste qui ma il resto dell'esercito persiano si è imbarcato già stanotte sulla flotta ed è diretto ad atene e a questo punto avviene veramente lo sforzo prodigioso degli opliti ateniesi che dopo la battaglia tornano indietro a piedi Ci sono 35-40 chilometri dal campo di Maratona alla città di Atene e gli opliti armati li coprono di corsa in poche ore. E' questa impresa che dà la origine a quella che noi chiamiamo la Maratona, la gara di corsa. Gli ateniesi arrivano sulla spiaggia del Pireo prima che la flotta persiana abbia cominciato le operazioni di sbarco. Dato che si trovano di nuovo davanti questi diabolici nemici coperti di bronzo, I generali persiani stavolta non osano sbarcare e la spedizione prende la via del ritorno. Ovviamente da questa battaglia nasceranno leggende. Nasce la leggenda del grande corridore, abbiamo detto prima di Filippide che è andato a Sparta facendo 200 km in un giorno, ma una leggenda posteriore racconta che un altro corridore dal campo di Maratona, appena vinto la battaglia, si è precipitato ad Atene per avvisare il popolo. questo non lo racconta erodoto lo raccontano soltanto storici antichi ma vissuti molti secoli dopo è chiaramente una leggenda però è importante per noi questa leggenda perché tutti l'hanno sentita raccontare quindi raccontiamola anche noi lo dice plutarco per la prima volta siamo nel primo secolo dopo cristo e sono passati secoli e secoli è passato mezzo millennio e plutarco in un'opera sulla gloria degli ateniesi racconta appunto che appena vinta la battaglia un corridore specializzato in armatura completa, però non si sa perché, fa questi 40 chilometri di corsa, arriva ad Atene, riesce a pronunciare una sola parola, Nenichèkamen, abbiamo vinto, e poi muore per lo sforzo. Plutarco dice che non si sa bene come si chiamava questo corridore, alcuni lo chiamano Tersippo, altri lo chiamano Eucle, ancora tempo dopo un altro scrittore antico, Luciano. racconta che invece si chiamava Filippide, quello stesso che secondo Erodoto era andato a Sparta. Tutte leggende, ma ai greci lo sport interessava molto. I veri uomini, secondo loro, sono anche quelli che si dedicano allo sport e sanno vincere le gare. Postumi della battaglia. Il giorno dopo arrivano gli spartani, i quali appena finite le loro feste sono partiti immediatamente, con grandissima urgenza. perché sapevano perfettamente che era indispensabile arrivare il prima possibile per aiutare gli ateniesi. Semplicemente durante le feste non potevano farlo. Sono partiti, anche loro secondo Erodoto compiono un fatto straordinario, ci sono 220 chilometri fra Sparta e Atene e secondo Erodoto l'esercito spartano copre questi 220 chilometri in tre giorni a piedi. Dopodiché gli ateniesi dicono grazie che siete venuti. ma noi abbiamo già vinto, vi facciamo vedere. Li portano sul campo di Maratona, dove probabilmente stanno ancora contando i morti persiani. Gli spartani, che sono i migliori guerrieri del mondo, vanno a vedere, arrivano a Maratona, vedono, dicono agli etniesi, bravi, bravissimi, siete stati veramente in gamba. Dopodiché se ne tornano a casa. Per quel che ne sanno i greci, è tutto finito. Dopo una lezione del genere, i persiani non si faranno più vedere. E per secoli, per millenni, la civiltà occidentale ha continuato a ripetersi che quel giorno è stata la salvezza per tutto il nostro futuro. Perché noi, appunto, noi oggi siamo in grado di dire, certo, i persiani erano una straordinaria civiltà, però noi siamo greci e non siamo persiani. Noi abbiamo costruito tutta la nostra civiltà sull'idea di essere gli eredi dei greci, e poi di tanti altri, dei romani e così via, ma innanzitutto dei greci, quindi noi ci identifichiamo con loro. E Maratona, per noi, è una delle battaglie decisive della storia. Anche questo concetto, badate, non è ovvio, è stato inventato a un certo punto, è stato inventato nel XIX secolo. Prima non si credeva che esistessero battaglie decisive. anche perché si pensava che l'esito della storia lo decide Dio. Invece nel laico XIX secolo uno storico inglese, che si chiama Sir Edward Creasy, nel 1851 pubblica un libro che si intitola Le quindici battaglie decisive della storia del mondo, da Maratona a Waterloo. In questo libro Sir Edward Creasy scrive, appunto, evoca gli strateghi radunati quella notte. per decidere che cosa fare, se attaccare o no. 2340 anni fa, una riunione di ufficiali ateniesi si raccolse sulle falde di una delle montagne che guardano sulla pianura di Maratona. L'argomento del loro incontro era la decisione se dar battaglia al nemico accampato sulla spiaggia davanti a loro. Ma dal risultato della loro discussione, Non dipendeva soltanto il fatto di due eserciti, ma l'intero progresso futuro della civiltà umana. Noi oggi possiamo chiederci cosa sarebbe successo se i greci avessero perso a maratona, ma il fatto è che hanno vinto e che noi siamo i discendenti dei greci e non dei persiani.