Ci sono opere davvero misteriose che, nonostante i tentativi fatti dagli storici dell'arte per farli parlare, per farci rivelare la loro vera storia, continuano, a dispetto dei secoli trascorsi, a mantenersi assolutamente inintellegibili o almeno ad avere ancora quella alone di mistero che tanto affacina. È il caso in particolare di questo celeberrimo dipinto titolato I coniugi Arnolfini, realizzato dall'artista fiammingo Jan van Eyck. Allora, è un'opera custodita alla National Gallery di Londra dal 1843, poi vi racconterò anche la storia dei trasferimenti di questo dipinto, che ci permetteranno da un certo punto di vista di attraversare i secoli della storia europea, dal 400 fino all'800.
Quindi è molto affascinante anche per questo motivo. Ma vi dicevo l'opera ha costruito la National Gallery di Londra e io vi do sempre questo consiglio. Quando potremo di nuovo viaggiare liberamente andate a Londra e ogni volta che passate da Londra andate a vedere una sola opera di un artista che scegliete. Perché la National Gallery è sempre gratuita.
Quindi potete fare gli snob, entrare, vedere un'opera e uscire. È una scelta molto bella. Ovviamente anche più di una. Parliamo di questa opera. Il ritratto.
Il fatto dei coniugi Arnolfini, dicevamo, realizzato dall'artista fiammingo Jan van Eyck, di cui non abbiamo notizie molto chiare. La data di nascita viene fatta coincidere in un periodo che va dal 1390 al 1400, sappiamo che morirà nel 1441 a Bruges. La città di Bruges è legata all'opera che vi sto per presentare, guardate intanto la data è 1434. Nessuno dei dati che vi proporrò in questa presentazione è da lasciare in secondo piano, perché vedrete che l'opera, tenteremo di analizzarla, mostrerà tante ipotesi ricostruttive e ognuna di queste si basa su ciò che noi vediamo, sui dati che abbiamo.
sulle date che abbiamo e la data è un elemento importante. Allora partiamo da ciò che si sa, dicevamo, è opera realizzata da Jan van Eyck, questo artista fiammingo ricordato da Giorgio Vasari in particolare come colui che avrebbe inventato la tecnica della pittura a olio, noi sappiamo che non è esattamente così che sono andate le cose però è anche vero che in particolare Jan van Eyck e la sua scuola e la sua bottega e e gli artisti fiamminghi che ruotavano intorno a lui, a Bruges in particolare, questa città del nord delle Fiandre, del Belgio attuale, ecco noi sappiamo che davvero loro cominceranno, lui e i suoi allievi, cominceranno a impiegare davvero la tecnica a olio e a diffonderla in tutta Europa, dalle Fiandre, in Italia e poi un po'dappertutto. Jan van Eyck si era formato verosimilmente anche come un miniaturista, turisti erano coloro che disegnavano, decoravano i manoscritti, li arricchivano e ricordiamoci che questo termine miniatura Prende il suo nome dal colore minnio, il colore rosso che molto spesso era presente per segnalare le lettere dei capoversi o come in questo caso con questo colore squillante che vediamo del letto baldacchino rosso. Ora il miniaturismo è interessante per noi perché i pittori miniaturisti andavano a lavorare curando le minuzie più estreme, i dettagli infinitesimamente piccoli, non riesco a dirlo, infinitesimi, non riesco a dirlo, quelli piccolissimi. Quindi questo è importante per noi, lo vedremo, perché appunto la tecnica olio di cui vi ho già parlato in un altro video permetteva proprio l'indagine analitica della realtà andando ad indagare ogni singola minuzia.
Ma di questo meraviglioso foglio 93 del libro d'oro... Dore, non Doro, scusate, Dore miniato realizzato appunto da Jan van Eyck, parleremo tra un po'perché torneremo a guardare questa immagine per trovare delle corrispondenze con l'opera che invece dobbiamo analizzare, cioè i coniugi Arnolfini. Allora, partiamo innanzitutto. dall'ambientazione facciamo sempre così che cosa vedete innanzitutto vi chiederei vi farei questa domanda e la vostra risposta sarebbe beh ci sono un uomo e una donna in piedi all'interno di uno spazio domestico che si tengono per mano o meglio lui ha la mano aperta e lei appoggia la sua aperta sul palmo di lui lui ha una mano alzata la mano destra alzata in un gesto che sembra quasi di reverenza o di saluto Lei invece si tiene la veste arricciata, un po'arrotolata sul ventre.
Sono tutti indizi che ci teniamo lì per il momento. Guardate però a questo punto se l'ambientazione è domestica. Cerchiamo di vedere se l'artista ha rispettato un qualche criterio geometrico, magari, per la costruzione della sua composizione.
Allora, noi abituati a studiare l'arte italiana, come prima cosa a questo punto cercheremmo di capire se anche in un'opera come questa è presente la prospettiva. E a colpo d'occhio ci sembrerebbe che ci fosse, perché voi vedete appunto che tutti gli elementi, io ho insegnato alcuni elementi dei travetti, del soffitto, quel letto a baldacchino, sembrerebbero rappresentati in prospettiva. Ma qui c'è il primo colpo di scena.
Sì, perché c'è una prospettiva, ma diciamo che ci sono più punti di vista. Siamo molto lontani dalla prospettiva scientifica brunelleschiana. Guardate, c'è almeno un punto di vista che coincide con la parte alta di quello specchio che vediamo sul fondo, un secondo punto di vista che coinciderebbe, che è quello che ho disegnato, questo specchio della finestra, che va a coincidere con il centro perfetto.
di quello specchio e ancora guardate se noi proviamo a unire le linee della finestra al di sotto di questa cassa panca che c'è qui a sinistra o i listelli del pavimento, parquet diremmo oggi, questi listelloni di legno, vedete che i listelli oppure guardate anche il tappeto, vedete che allora sì ci sono lo spazio costruito secondo una prospettiva ma ci sono più punti di vista e questo è molto interessante perché ci rivela tanto del mondo fiammingo è un po come se l'artista volesse dirci che non tutto è riconducibile alla razionalità alla centralità dell'uomo l'uomo in fondo è solo una parte del creato e vedrete che in quest'opera che è affastellata di ogni possibile oggetto simbolico significativo sembra davvero dare ragione a questa mia affermazione quindi uno spazio che è si organizzato in senso prospettico ma con una prospettiva che come vedete non ci fa focalizzare in un punto unico centrale come faceva la prospettiva brunella e schiana ma abbiamo una moltiplicità di punti di vista che forse coinvolge lo spettatore alzando e abbassando no la lascia lo scenario e quindi quasi abbracciandoci un po'come se ci fosse la scena rappresentata con il fisheye, il grand'angolo che allarga lo spazio e allora noi ci sentiamo un po'abbracciati. Guardate però la postura dei due personaggi, anche loro sono messi in senso prospettico per invitare lo spettatore, vedete che sono entrambi posti di tre quarti, in questo modo creano quasi una sorta di semicerchio aperto verso lo spettatore che quindi è invitato. a entrare. Vi presento a questo punto i personaggi. A sinistra vediamo Giovanni Arrigo Arnolfini, è stato identificato con questo personaggio, ecco che appunto la tasca tavola dipinta a olio su legno prende questo titolo, Iconiugia Arnolfini, perché questo Giovanni Arnolfini sarebbe stato, era un mercante di origini lucchesi, cioè toscano, che se n'era andato a far fortuna con la sua famiglia a Bruges.
Bruges, vi dicevo, era una città particolarmente ricca e vivace nel XV secolo, perché ospitava personaggi del mondo, oggi diremmo, della finanza. e imprenditori, grandi imprenditori e uomini della finanza. C'erano appunto tanti banchieri, c'erano tantissimi mercanti italiani, inglesi, francesi, tedeschi. Era davvero un crocevia, un luogo molto stimolante, affollato, dove davvero la componente economica permetteva di ottenere una bella vita. Ed era quello che appunto Giovanni Arnolfini aveva potuto ottenere.
Uno dei grandi obiettivi di questo dipinto, per quanto, ripeto, quando finiremo di fare la lettura della nostra opera, forse rimarremo col punto interrogativo, cioè qual è il vero significato dell'opera in sé, ma il significato evidente che posso per certo darvi da subito è proprio quello che Giovanni Arnolfini, committente dell'opera, avesse chiesto a Jan van Eyck di far emergere il lusso, il suo status sociale, mostrare la ricchezza. ricchezza che lui poteva permettersi guardatelo Giovanni Arnolfini in questo caso Non soltanto vedrete sarà circondato da oggetti preziosissimi che provenivano da luoghi diversi d'Europa o del mondo addirittura. Vi farò vedere alcuni dettagli più avanti.
Ma in questo caso vedete che lui indossa una costosissima pelliccia di marmotta e indossa un cappello di feltro. Guardate innanzitutto. anche la incredibile capacità pittorica dicevamo la pittura olio riesce a far brillare dall'interno il colore scendendo fin sotto a livello dell'imprimitura chiara guardate la pelliccia sembra di vedere la singola pennellata che permette di evidenziare il singolo pelo di questo di questo abbigliamento così prezioso e evidentemente davvero per valorizzare lo status sociale per vantarsi ecco così Chi è invece la donna? Ecco qui si aprono i misteri perché la maggior parte degli storici dell'arte la identificano come Giovanna Cenami, anche lei lucchese e era la seconda moglie di Giovanni Arnolfini. Però parlo mantenendo un po'l'area di ipoteticità perché...
Vi svelo subito che uno studioso si è imbattuto inaspettatamente nel 1994, quindi abbastanza di recente, in un documento che proverebbe che in realtà il matrimonio tra Giovanna Cenami e Giovanni Arnolfini sia celebrato non prima del 1447, quando Van Eyck era già morto, era morto nel 1441. e vi farò vedere poi che sulla parete di fondo compare la data 1434 quindi probabilmente non si tratta di Giovanna Cenami o forse qualcuno ha proposto l'ipotesi di un finanziamento tra i due perché vedete che i due vengono rappresentati in questa postura che dicevamo quasi come se si stesse celebrando una funzione davanti ai nostri occhi come se noi fossimo i testimoni oculari di un matrimonio o forse una promessa di matrimonio un fidanzamento guardate intanto lei com'è ci torneremo poi è guardate intanto lei com'è vestita ha questo abito Molto ricco, che è stato identificato, gli storici dell'arte si sono scervellati per trovare ogni possibile riferimento, qualcuno ha identificato l'abito come un vestito di lana all'esterno e con uno strato di pelliccia o di ermellino che è preziosissimo, pensate che... Gli abiti papali che vedremo rappresentati in tanti dipinti cinquecenteschi mostreranno la pelliccia di Armellino per il Papa. Oppure qualcuno ha proposto l'ipotesi di questa pelliccia di scoiattolo rosso.
E secondo calcoli sempre di questi storici dell'arte che ci hanno messo evidentemente un grande impegno... è venuto fuori che potevano esserci, esser stati impiegati qualcosa come 2000 scogliattoli per ottenere questa pelliccia per questo abito, come vedete davvero parliamo di qualcosa di, evidentemente bisognava mostrare, vantare la ricchezza, sicuramente, parleremo poi più avanti quando vi mostrerò il primo piano di come lei, dei gioielli che indossa e del copricapo. Quindi abbiamo detto verosimilmente Giovanna Cenami. C'è una seconda ipotesi che vi tengo per momento in sospeso. Continuiamo la nostra analisi.
Dove è ambientata la scena? La scena è ambientata in uno spazio domestico, sembrerebbe a colpo d'occhio addirittura una camera da letto, perché vedete che sulla destra compare un letto rosso a baldacchino, letto su cui si proietta, vi faccio già vedere questa ombra un po'scura di lei, quasi un po'con questo senso di inquietudine che viene così buttato lì. E vedete poi al centro c'è invece questa sopra di divano.
altrettanto rosso noi sappiamo rosso essere un colore importante prezioso e che però per qualcuno evocava la passione visto che i due erano stavano per congiungersi verosimilmente in matrimonio o forse il richiamo al sangue non la perda di virginità di lei vi ho evidenziato in questa immagine anche le ciabattine rosse che sono ai piedi di questo divano e il tappo tappeto eccolo qui il tappeto in particolare guardate l'incredibile lavorazione permessa dalla pittura a olio non vi ho detto le dimensioni di questo dipinto perché voi potreste dirmi vabbè ma sì questi dettagli sono minuziosi ma il dipinto potrà essere enorme il dipinto è grande 81,80 centimetri per 59,40 80 Per 60, più o meno. Stiamo parlando di dimensioni interessanti, ma decisamente, guardate, questo è un dettaglio minuscolo di questo tappeto. Ecco, vi dicevo, il tappeto è stato identificato come un tappeto di fattura turca, una manifattura che proveniva dall'Anatolia, proprio a testimonianza che questo uomo, che faceva il mercante, aveva contatti con il mondo, si circondava solo di oggetti di un certo livello. Ma ancora... Eccole le ciabattine che vi evocavo prima.
Perché sono state inserite nella scena? Allora, sono delle ciabattine o di pelle o di raso rosso, ancora una volta al colore rosso, ma sono delle ciabattine domestiche, da casa. Non soltanto sono appoggiate, come dire, sul fondo del pavimento della stanza, là in fondo, lontano dall'ingresso, anzi dall'uscita verso l'esterno, ma sono ciabattine appunto che evocavano una vita domestica. per la donna evidentemente mentre in primo piano sulla sinistra vi faccio notare la presenza di questi due bellissimi zoccoli di legno anzi secondo la maggior parte secondo gli esperti erano delle specie di parascarpe cioè si usava a indossare delle scarpe di pellami delicatissimi molto preziosi e poi queste scarpe venivano infilate all'interno di questi zoccoli per essere riparati dagli effetti dell'esterno e questo però mi serve anche farvi capire che si entrambi hanno lasciato ci sono tolti le scarpe come dire beh lo facciamo anche noi no quando entriamo in casa tendenzialmente c'è l'idea non solo della comodità ma anche un'idea di mantenere lo spazio pulito di mantenere una sorta di luogo incorruttibile lasciare fuori lo sporco che può esserci ed entrare in uno spazio che invece è molto più protetto e pulito e in questo senso a parte questa bellezza di queste guardate le venature rappresentate di questi zoccoli ma in questo senso allora vorrei citarvi un passo dell'esodo in cui appunto nel dialogo con Mosè Dio gli dice non avvicinarti qui togliti i sandali dai piedi perché il luogo sul quale stai è suolo santo questo Significa che evidentemente Jan van Eyck ha voluto evocare quasi la santità. Allora se la casa in cui si sta celebrando questo matrimonio può essere paragonata quasi a un luogo santo, allora forse si sta dicendo che lo stesso matrimonio deve rivelarsi quasi come un vero e proprio sacramento.
quali dovrebbe essere all'interno della vita di un cristiano, se c'è una scelta di un matrimonio religioso è perché è un sacramento, quindi un luogo di santità, questa ipotesi vedrete che tornerà. Vi faccio notare a questo punto la meravigliosa finestra che troviamo sulla sinistra, ve la faccio notare per diversi motivi, intanto guardate in alto. non l'ho ingrandito in questo caso, ma vedete che compaiono dei vetri a occhio di bue, in alcuni casi decorati con dei colori. Queste vetrate erano rarissime, anche soltanto avere le finestre chiuse dai vetri era rarissimo. Ma quindi questo ci dice proprio, ci parla di uno lusso estremo in cui i due coniugi vivevano.
E poi vi mostro questo dettaglio anche perché, ecco ingrandisco un po', guardate, vedete che da questa finestra aperta, guardate che meraviglia, gli stipetti, gli scuri, quelli aperti in due parti, una parte sotto e una parte sopra, semi aperti e in parte chiusi, modulati come se fosse davvero una scena normale, guardate di fianco allo scuretto che noi vediamo appunto a sinistra c'è una fessura di luce da cui intravediamo lo spazio esterno, guardate la minuzia, la cura del dettaglio tipica fiamminga. Vedete che allora da fuori compare un albero carico di ciliegie, anche questo è interessantissimo perché il ciliegio era visto come l'albero simbolico dell'amore perché i suoi frutti rossi erano evidentemente legati a un albero. legati ai frutti della passione o forse l'evocazione dei figli, così come sono alberi che fanno i loro frutti, i cui frutti maturano in primavera, allora forse vengono proposti delle simbologie che possono esserci utili a interpretare l'opera. Da un lato potrebbe essere un legame con una promessa di fertilità e quindi tante volte si usavano i ciliegi anche nella rappresentazione delle natività o come come simbolo del paradiso terrestre, teniamoci per un attimo in mente questo discorso della natività.
Vi faccio, vi cito allora un passaggio. un passaggio del Cantico dei Cantici in cui si dice, si parla di questo ortus conclusus, questa sorta di giardino chiuso che spesso viene impiegato come metafora per il matrimonio e per la purezza femminile. Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata, a evocare evidentemente una qualche forma di purezza e di verginità.
Però... A questo punto vi introduco la domanda che forse qualcuno di voi già si è posto. Ma lei è incinta? No, perché qui cominciamo allora con i gossip, perché allora abbiamo detto che...
Intanto vi ho detto Giovanni Arnolfini ha avuto due mogli. La prima si chiamava Costanza Trenta, ma morirà nel 1433. L'opera del 1434. Interessante. Ma questa donna, chiunque sia Giovanna Cenami o Costanza Trenta, era incinta? Allora forse questo è un matrimonio riparatore? Non credo, perché allora tutti questi riferimenti alla purezza, a questo luogo sacro, al matrimonio come luogo di conservazione dello spazio di purezza, mi sembrerebbe alquanto curioso.
Allora voi potreste dirmi, però c'è un letto matrimoniale rosso, e vabbè, ma se si celebra un matrimonio è chiaro che il talamo nuziale è il luogo da cui poi arriveranno i figli. Forse allora la presenza di questo letto è una sorta di augurio, o forse il gesto che questa donna sta compiendo, chiamiamola Giovanna o chiamiamola Costanza, questo gesto che lei sta compiendo in realtà da un lato ci evoca l'idea di essere gravida, incinta, questo ventre gonfio, Dall'altro lato ci sono alcune considerazioni da fare, prima di tutto la bellezza femminile del passato prevedeva le forme rotonde, morbide, abbondanti, il ventre rigonfio era ancora di più simbolico di abbondanza, salute e soprattutto benessere. D'altro lato questo mettersi la mano sul ventre, se da un lato solleva l'abito come si faceva era un gesto consueto, poi ve lo mostrerò nel miniatura di cui vi parlavo prima. Dall'altro ovviamente ci evoca la gravidanza, quindi forse comunque questa sua posizione potrebbe essere legata a una sorta di promessa di generazione di figli.
Ma andiamo avanti ad analizzare gli elementi presenti sulla scena. Abbiamo guardato la finestra con i ciliegi, ora vi mostro che sul davanzale della finestra e appoggiati sulla cassa panca appena sotto sono presenti delle arance. Allora, anche questo. mi sembrerà curiosa come scelta in realtà pensateci siamo nel 1434 nel nord del belgio le arance sono appena arrivate in europa e sono in realtà un frutto del sud dell'europa e non crescono in belgio quindi è un frutto prelibatissimo preziosissimo quindi da un lato ancora una volta ci servono per evocare questa ricchezza della famiglia Dall'altro lato invece qualcuno ha voluto leggere le arance come simbolo dell'annunciazione, in alcuni casi, in alcuni dipinti vengono collegati alle mele di Adamo e quindi c'è di nuovo un riferimento come se questo spazio sacro fosse preservato dal peccato originale di Adamo ed Eva e allora anche questo è sicuramente un indizio interessante. Vi mostro altri indizi e qui scendiamo un pochino più sul bu.
tecnico, vediamola così, vi ho in questo momento segnalato la presenza di questa sculturina a coronamento del letto o meglio di quel mobile che c'era, quello stipolo in fondo decorato, eccola qui. Questa statuina in preghiera è stata identificata da un lato come Santa Marta, Santa Marta viene ricordata spesso come patrona della casa, ma in realtà... L'interpretazione più verosimile è che questa santa rappresentasse invece Santa Margherita di Antiochia. Chi era Santa Margherita di Antiochia?
Allora, era una santa martire, morta giovanissima, che si era convertita al cristianesimo ed era stata per questo imprigionata. E durante la prigionia era stata visitata in carcere. dal demonio sotto la forma di un drago che l'aveva divorata.
Ma lei aveva in mano il crocifisso e grazie a questo crocifisso era riuscita a sventrare la pancia del drago e a uscirne. Ecco perché, da dentro era riuscita a uscire dalla pancia del drago e era riuscita a uscirne, ecco perché Santa Margherita di Antiochia viene normalmente identificata come la patrona delle partorienti. E allora voi mi dite, ma allora è incinta.
Beh, insomma, questa evocazione della nascita sicuramente è nell'aria. A riprova che Santa Margherita di Antiochia fosse una santa venerata a Bruges, vi mostro un meraviglioso e nonché famosissimo trittico, il trittico Portinari, realizzato da un altro artista fiammingo che si chiama Ugo van der Goos, realizzato appunto per un altro toscano che aveva grandi affari a Bruges, che ha vissuto in parte a Bruges. la famiglia Portinari appunto, la durazione dei pastori.
Vi faccio vedere che nello scomparto di destra, questa opera è oggi all'Uffizia Firenze, nello scomparto di destra, guardate un po', ci sono le figlie del committente inginocchiate e alle spalle due sante. Quella che vedete a destra con l'urna, con l'olio in mano, è la Maddalena, una Maddalena fiamminga, guardatela, non la riconosceremo mai con questi capelli raccogliti. raccolti mentre di fianco a lei c'è proprio santa margherita d'antiocchia che ha la croce in mano E guardate, soprattutto, ai suoi piedi, non ve l'ho cerchiato, mi sono dimenticata, ai suoi piedi vedete che c'è la testa del drago, il mostro che lei è riuscita a sconfiggere con la croce. Tra l'altro vi segnalo che a Bruges sono custodite alcune reliquie della santa. Le reliquie della santa sono disperse un po'ovunque, erano molto ricercate, ma anche a Bruges c'è qualche sua reliquia, reliquie del suo corpo, quindi davvero a testimonianza che davvero potrebbe essere.
Santa Margherita Lanciano. il personaggio rappresentato là in fondo. Ancora vi mostro questo oggetto appeso al muro, una sorta di scopa, chiamiamola così, una sorta di verga che serviva, verga la cui parola gioca con virgo, quindi con la verginità di lei, ma sicuramente uno strumento che serviva a mantenere pulito, uno scopetta che serviva per mantenere pulito lo spazio e ancora una volta scacciare via tutto ciò che era negativo, non a caso forse posizionato proprio al di là. di sotto della figura di santa margherita di antiochia spazzare via tutte le influenze maligne e negative e mantenere la purezza la pulizia che coincide con la purezza evidentemente ancora strepitoso guardate al centro della scena compare questo candelabro realizzato da jan van eyck in modo magistrale stiamo sempre parlando di un'opera che ha delle dimensioni contenute Guardate il modo in cui questo candelabro d'ottone brilli esattamente in risposta a quella luce che entra dalla finestra che noi vediamo a sinistra, guardate i riflessi meravigliosi che scivolano sulle parti in ottone, guardate la parte sotto dove c'è l'anello, quello forse vedete che è il muso di un leone, ogni singola parte potremmo davvero divertirci a riconoscerla, a rifletterci sopra.
Ho sbagliato, lo rifaccio, rifaccio il gioco. Ecco perché vi volevo mostrare in questo caso un'altra cosa molto importante. Noterete che questo candelabro, meraviglioso in sé, ha soltanto una candela accesa.
E voi mi dite, ma scusi prof, ci ha appena detto che questa opera doveva servire a mostrare, a vantare la ricchezza della famiglia Arnolfini. E poi questo che fa? Tiene la luce spenta. Una sola candela accesa.
Evidentemente. avete capito che la pittura fiamminga non è fatta soltanto della rappresentazione minuziosissima dei dettagli ma propone ogni oggetto per se stesso ma anche per i suoi valori simbolici e questo è meraviglioso perché un po' un po'come se fosse che le nostre case che sono zeppe di oggetti sono anche zeppe di oggetti che sono significati simbolici, una tazza, un astuccio, una scarpa, per noi significano tante cose, molto spesso non gli diamo così tanto valore, ma in questo caso gli oggetti di cui il personaggio si vuole circondare nel suo ritratto ufficiale sono tutti davvero altamente simbolici. In particolare questa candela evoca...
una candela che è l'unica accesa che evoca l'idea della candela sempre accesa della chiesa quindi ancora una volta un'idea di questa profonda religiosità come se il matrimonio l'unione di questi due promessi sposi o sposi davvero fosse tutelato dalla presenza di questa, dalla luce del divino, molto interessante che un candelabro di questo tipo mostrasse solo questo elemento, ma ancora la scena veramente è pazzesca, ecco qua, vi dicevo sulla parete di fondo, Compare qualcosa di significativo, molto interessante, perché Jan van Eyck firma la sua opera scrivendo, ve lo faccio vedere più in grande, Johannes van Eyck, Fuit, Ich, scrive in latino e ci dice, Giovanni da Bruggia, come diceva Vasari, Jan van Eyck è stato qui, 1434. Ecco che allora la firma e la data compaiono, però è curioso, qui vedete molto bene la testa del leone che vi evocavo prima dalla parte bassa del candelabro, ma è curioso perché se uno firma l'opera, normalmente quando gli artisti firmavano le loro opere scrivevano Jan van Eyck fecit, l'ha fatto Jan van Eyck, invece qui c'è una sorta di testimonianza, un vero e proprio tag, Jan van Eyck è stato qui, c'è proprio il tag, il segno del passaggio. quasi un passaggio notarile sono stato qui e lo voglio far sapere molto interessante anche questo e poi vedete sotto la data ancora a questo punto concentriamoci su un altro dettaglio che sicuramente avete notato tutti subito in primo piano in piedi tra i due c'è un cagnolino eccolo qui guardate intanto la meravigliosa manifattura della pittura olio ancora una volta con questi pennellini sottilissimi si potevano creare gli effetti pelo per pelo, abbiamo quasi la sensazione di poter accarezzare la morbidezza di questo cagnolino, ma il cagnolino posto tra i due ovviamente aveva un doppio significato, da un lato era il cane di casa e avere un cane in casa all'epoca era un altro elemento di orgoglio e di lusso, non era così diffuso, ma noi sappiamo che il cane da sempre era legato al simbolo della fedeltà e allora... Se i due si stanno promettendo amore eterno, visto che devono unirsi o in fidanzamento o in matrimonio, beh, allora è facile immaginare che il cane rappresenti la fedeltà coniugale.
Quanti elementi, quanto interessanti. Vi faccio vedere adesso qualcosa di pazzesco. Sulla parete di fondo compare un oggetto, uno specchio convesso. che rischia di capovolgere tutta la scena. Certo, la capovolge perché ce la riflette, ma al contrario, guardate.
Allora, intanto vi dico che è uno specchio che nella realtà del dipinto misura 5,5 centimetri. Ma Jan van Eyck, in questo specchio convesso, nella cornice di questo specchio convesso, dipinge le dieci scene della Passione di Cristo. Ma era un oggetto.
quindi anche questo lussuoso, l'avere in casa, di nuovo il matrimonio, il legame filtrato dalla presenza della vita cristiana, certamente. Ma vorrei farvi notare che all'interno dello specchio convesso, quindi con questo effetto fisciai che evocavo prima, il grand'angolo, vedete che viene riflessa la stanza in cui si sta celebrando la funzione. O meglio, noi vediamo i personaggi rappresentati da dietro, è certo è uno specchio.
Intanto scopriamo che c'è una seconda finestra, la cui luce veniva evocata perché colpisce il pavimento in primo piano, ma non la vedevamo rappresentata. Qui vedete la bellissima luce della finestra, e poi vedete la luce che sfavilla sul candelabro in alto, e vedete dal dietro Giovanni e Giovanna, o Costanza, appunto con i loro abiti, che dovrebbero tenersi per mano anche se il legame delle loro mani risulta... Poco evidente, però colpo di scena, ci sono altre due persone presenti nella scena, uno vestito con un abito blu, uno vestito con un abito rosso, o sono i due testimoni del matrimonio, oppure ci viene facile pensare che uno di due sia lo stesso Jan van Eyck, il pittore, ricordate cosa c'era scritto sul muro, Jan van Eyck fu, sono stato qui, quindi quasi a testimonianza, forse era il testimone di nozze, mi sento di dire. della scena o forse si nasconde un mistero ancora più complesso.
Vi faccio vedere quali sono, vi mostro velocemente quali sono le scene rappresentate nella cornice a partire dall'orazione nell'orto, poi abbiamo la cattura di Cristo, il giudizio di Pilato, la flagellazione di Cristo, la salita al Calvario, la crocifissione, la deposizione, il compianto su Cristo morto, la discesa al limbo e la risurrezione. Queste erano le classiche scene che si trovano in questi cornici, di questi specchi, ma è pazzesco perché Jan van Eyck riesce veramente a riprodurre tutto questo in questa dimensione piccolissima. Ora vi ho di nuovo inserito la scena così vedete ancora di più l'ingrandimento. Di fianco noterete che c'è un rosario appeso alla parete, allora il rosario veniva spesso regalato come regalo di fidanzamento.
Ma sicuramente in questo caso è anche un spediente che impiega Yamba Nike per mostrarci la sua perizia tecnica. Guardate, vediamo subito la trasparenza. Il riflesso del vetro.
Guardate che meraviglia. Quindi al di là dell'effetto simbolico dobbiamo anche occuparci della parte pittorica che è davvero strepitosa, però davvero la scena si carica, vedete anche le arance riflesse, ogni elemento è riproposto tranne uno, ma ve lo faccio vedere dopo. Ora, che ci siano degli riferimenti e che certi oggetti inseriti abbiano un senso, ve lo confermo mostrandovi appunto la miniatura da cui eravamo partiti all'inizio.
Guardate. Nell'angolino in basso a sinistra vi ho evidenziato quegli zoccoletti o quei portascarpe, salvascarpe, che vi dicevo che più o meno nella stessa posizione abbiamo trovato all'interno del ritratto dei coniugi Arnolfini. E ancora in questa miniatura vedete che è presente un cane che sta giocando forse con un osso, non lo so, il cane di casa, quindi di nuovo questa presenza tra...
la quotidianità e il simbolico e poi guardate questa donna rappresentata guardate si porta l'abito al ventre nella parte alta proprio come faceva giovanna quindi davvero era un gesto consueto per il mondo femminile e ancora vi mostro questi vetri smerigliati non so se in questo caso siano davvero lavorati a occhio di bue come quegli altri però erano comunque decorati a raccontarci un uovo di questa noa capacità di questa perizia di queste minuzie ma ancora vi mostro la presenza di questo letto rosso a baldacchino la presenza del letto rosso a baldacchino o comunque del letto baldacchino poteva essere era presente nelle case degli uomini più ambienti delle famiglie più ambienti nelle fiandre non soltanto in camera da letto ma il letto baldacchino talvolta veniva messo nel soggiorno o nella stanza d'ingresso della casa perché quando le donne partorivano ricevevano le visite in questo letto ancora una volta per mostrare il loro van per vantarsi della novità cioè in questo caso del figlio che avevano partorito quindi in questo senso forse la scena acquisisce un altro componente interessante allora guardate intanto qui un po ingrandito il tutto Vi volevo parlare adesso un po'meglio dei due personaggi perché guardate il volto di Giovanni e quello di Giovanna o Costanza. È stato realizzato da Ian Van Eyck un altro ritratto che è stato identificato proprio con Giovanni Arnolfini, guardatelo, veramente la fotocoppia. Anche in questo caso guardatelo vestito con abiti molto ricchi, eleganti, con questa pelliccia e...
con il capo in questo caso coperto da questo turbante rosso che era tipico della moda delle fiandre. Mentre invece per quanto riguarda la figura femminile, la riconoscerete perché l'abbiamo analizzata per la pittura a olio, vi ho inserito il ritratto della moglie di Jan van Eyck, Margareta. Anche qui vedete che il nome Margherita, con Santa Margherita di Antiochia, in qualche modo il legame forse c'è. Perché vi ho inserito questo ritratto? Perché guardate l'acconciatura e il copricapo sono esattamente identici a quelli della nostra sposa.
In questo caso lei vedete che ha l'acconciatura raccolta in questi due cornetti che venivano fissati con dei fili di seta e ha questo velo in più strati di volant. Guardate poi i suoi gioielli. una collana, degli anelli, dei braccialetti, le cinture con il broccato d'oro, davvero a evocazione ancora una volta di questa ricchezza che vi dicevo prima, intanto vedete un po'i dettagli che vi ho mostrato prima. Però, però, però, allora, c'è chi dice che in realtà... Nel 1934 un storico dell'arte strepitoso che si chiamava Erwin Panofsky aveva proposto l'ipotesi che la scena la presentasse appunto la scena matrimoniale con i due testimoni visti nello specchio che stavano celebrando o assistendo alla scena.
Questa teoria è stata un po'smontata nel tempo. E in particolare allora c'è chi ha proposto un'ipotesi diversa, se la prima moglie di Giovanni Arnolfini, questa Costanza Trenta, era morta nel 1933, potrebbe essere allora che l'opera sia stata commissionata per ricordarla. Allora forse si spiegherebbe, ve lo faccio vedere, quello sguardo un po'mesto che lui ha. severo e mesto e forse quella mano alzata quasi a un saluto in direzione della moglie verosimilmente la moglie dovrebbe essere morta per il parto quindi tutti questi legami con eh, Santa Margherita di Antiochia, i riferimenti alla, alle, alle ciliegie, ai frutti, forse davvero questo potrebbe avere un senso, guardate anche lo sguardo, la testa un po'chinata verso il basso di lei, lo sguardo reclinato, più sottomessa, come verosimilmente era nei matrimoni, eh, di quell'epoca, eh, ma... Vedete davvero questo clima di mestizia potrebbe davvero essere spiegato in questo modo, anche perché una studiosa in particolare ha messo in evidenza il fatto che la candela che vedete, la seconda da destra, è completamente consumata ed è quella in corrispondenza proprio di Giovanna o Costanza.
Quindi è completamente consumata come raccontarci di una vita che ormai è finita. Allora a questo punto la candela accesa farebbe riferimento. forse a questo amore che prosegue e alla vita che prosegue ma solo dalla parte di Giovanni Arnolfini, davvero è drammatico e misterioso, ve l'ho detto che non c'erano soluzioni, che non potevo offrirvi davvero una sorta di conclusione del tutto. Posso però raccontarvi qualcosa di certo e cioè queste meravigliose novità tecniche che Jan Van Eyck aveva messo a punto verranno portate avanti da tanti artisti, in particolare in Italia vi dicevo Sarà lo strapitoso Antonello da Messina a impiegare la pittura a olio e a mostrarci anche la capacità di introspezione psicologica nei ritratti che lui ci proponeva in modo molto più evidente, molto più coraggioso, sotto completamente un altro punto di vista rispetto a Jan van Eyck.
Ma voglio mostrarvi un altro dipinto che risentirà direttamente dell'opera di Jan van Eyck ed è il celeberrimo Las Meninas di Velázquez. Perché vi sto dicendo che c'è un legame tra i coniugi analfini e Las Meninas di Velázquez? Il riferimento diretto c'è. Guardate, non soltanto perché, adesso vi racconto, i coniugi analfini per un certo periodo sono stati fisicamente in Spagna, ma anche perché noterete che sul fondo del dipinto, nella parete di fondo in mezzo a questa quadreria, compare uno specchio.
Eccolo qui, lo specchio. da cui si rivela la presenza di due personaggi, verosimilmente il re e la regina, che erano davanti al pittore Velázquez che stava dipingendo in quel momento. Allora tocca che vi racconti, poi chiudo, giuro, che vi racconti la storia del collezionismo legato a questa opera, cioè dove è finita, come è fatta ad arrivare dove è adesso, cioè alla National Gallery.
Allora, l'opera che era stata realizzata a Bruges, perché gli Arnolfini vivevano a Bruges. passa a un certo punto a Don Diego de Guevara che era Mahordomo Mahor dell'imperatore Carlo V non l'ho letto bene ma non so lo spagnolo poi viene trasferito nella raccolta di Margherita d'Austria di nuovo il nome Margherita torna a cui viene donato e siamo sempre nelle fiandre però e lei costruirà l'opera all'interno del castello di Malin ci raccontano le testimonianze e questo rende ancora più misterioso il tutto che l'opera era chiusa da due sportivi portelli, occorreva una serratura per aprirgli, per aprire i portelli e guardare l'opera, che mistero, perché mai? Per volere proprio di questa Magritte d'Austria, chissà perché ha voluto tenere chiuso, nascosto, questa scena. Poi l'opera passerà alla nipote, che era Maria d'Ungheria, e viene testimoniata negli archivi della documentazione come Ernulle. Fin, scritto H.
Ernoul-Le-Fin, Ernoul-Le-Fin, Ernoul-Le-Fin, quindi questa nipote di Margareta d'Austa, che era Maria d'Ungheria, nonché sorella di Carlo V dell'imperatore, se la terrà a Sigales in Castiglia, quindi siamo arrivati in Spagna. L'opera poi passerà alla collezione di Filippo II, re di Spagna, e in Spagna rimarrà fino al 1780. 1889 quando interverranno i Bonaparte. Entrerà a far parte della raccolta di Carlo III di Spagna e miracolosamente nel 1734 insieme alla Smenina Sivelasquez che vi ho mostrato un attimo fa scamperà all'incendio dell'Alcazar, il palazzo reale di Madrid in cui la quadreria era ospitata. L'opera ricompare a Bruxelles nel 1815, vedete davvero che possiamo...
Seguire la storia d'Europa, ve lo promettevo all'inizio, ricompara Bruxelles nel 1815 in mano a un ufficiale inglese che era rimasto ferito nella battaglia di Waterloo. Non è incredibile tutto questo? Questo ufficiale inglese si chiamava James Hay, H-A-Y, e quindi l'opera arriva a Londra, fino a che appunto verrà venduta, acquisita dalla National Gallery, che la esporrà dal 1843. A questo punto cominceranno, solo questo momento in poi, gli studi critici, comincerà la fortuna critica di Jan van Eyck e cominceranno gli studi per dare un'identità ai due personaggi.
In particolare un critico d'arte importantissimo inglese che si chiama John Ruskin, sarà il teorico dei pre-Raffaelliti per intenderci, per primo parlerà di questo uomo e donna come un marito e una moglie. Ma saranno due storici dell'arte, si chiamano Harcher Crow e Giovanni Battista Cavalcaselle, che si prenderanno la responsabilità di trasformare Ernulle Finn in Arnolfini, identificandolo appunto con questo Giovanni Arrigo Arnolfini. Arriviamo poi al momento in cui nel 1934 appunto Panofsky l'identifica come momento del matrimonio che si starebbe celebrando davanti ai nostri occhi, però, però, però, vi dicevo. 1994 un storico della storia navale francese si chiama Jacques Paviot trova nel libro dei conti del duca di Borgogna la trascrizione di un dono che era stato fatto per il matrimonio dei coniugi Arnolfini nel 1447 due pentole d'argento a celebrazione del matrimonio 1447 1447 Mayan Banai che era morto nel 1441 e su quella parete di fondo c'è scritto 1434. Allora ecco che torna valida l'ipotesi proposta che la scena rappresentasse Costanza 30 morta nel 1433, dicevamo forse morta di parto, da cui si spiegherebbe quella famosa candela consumata che vi ho mostrato. L'ultima ipotesi critica che vi voglio sottoporre, ma è veramente abbastanza fantasiosa, Riguarda un testo che è uscito nel 2017 da parte di Jean-Philippe Postel, che è un medico appassionato d'arte, che avrebbe trovato delle testimonianze che rivelerebbero niente meno che nello specchio, non stiamo assistendo alla vera e propria riflessione di quello che sta accadendo, del riflesso di quello che sta accadendo nella stanza, ma comparirebbe davanti a noi niente meno che una donna fantasma.
Cioè se lei la sposa morta... compare come fantasma perché avrebbe trovato questo medico avrebbe trovato testimonianza di queste donne che bruciavano le mani anzi il contrario lo sposo che bruciava sposo morto bruciava la mano alla sposa è una sorta di promessa qualcuno addirittura a questo punto ha provato a proporre anche che lei fosse la moglie di amba nike ma insomma diciamo che le ipotesi non si non si sprecano Avete visto che abbiamo cercato di dare un senso al retroscena del dipinto e non ci siamo riusciti, verosimilmente. Vorrei lasciarvi allora con due riflessioni. La prima, visto che parliamo di specchio, lo specchio come un occhio. Avete visto, dal fondo della stanza, lo specchio come un occhio che riflettendo la realtà ci guarda.
E allora forse il ruolo dell'arte che mette in scena la realtà la riflette, ma di conseguenza... la svela e ci fa andare oltre come se noi potessimo entrare all'interno della scena e che ne so vederne di più vi faccio a questo punto ritornare all'immagine della Smeninas di Velázquez che vi ho mostrato prima in cui c'era il pittore che guardava verso di noi e stava dipingendo con la sua tavolozza in mano e noi però siamo davanti a lui ma i due protagonisti il re e la regina li vedevamo solo nello specchio quindi davvero è curioso non solo L'ultima riflessione con cui voglio lasciarvi è una ulteriore curiosità. Noterete che nello specchio non compare il cane. Ci sono le arance, c'è il candelabro, c'è tutto.
Non compare il cane. Allora, non so se questo sia una sorta di mancanza di fedeltà al vero, oppure chissà, un ulteriore mistero che io sicuramente non riesco a svelarvi.