Non puoi utilizzare il metodo di Routine e di non poterti dondolare sulla sedia? Vorresti conoscere la verità sulla spedizione dei mille e sulla scoperta dell'America? Sì, nella scuola mattonista!
E ti parleremo anche dello sfruttamento dei bambini per l'estrazione del cobalto! Buongiorno e benvenuti alla quarta lezione di arte medievale della scuola mattonista. Oggi ci occuperemo di Sujet, abate della battia francese di Saint-Denis, e di Dionigi l'Aeropagita.
in compagnia del professore di greco e di latino della scuola mattonista, Sinesius Firenesis. Vediamo ora chi era Sujet. Siamo in Francia, Parigi per la precisione, prima metà del XII secolo. Siamo nella abbazia più importante della monarchia francese e qui ci imbattiamo in Sujet, un uomo di umili origini. molto basso di statura, esile, viene riportato da più fonti quanto fosse straordinariamente piccolo, ma con una grande ambizione, quella di riformare l'abbazia di Saint Denis non solo nella regola monacale, monastica, secondo i precetti di Bernardo di Chiaravalle, suo nemico amico, ma anche nella ristrutturazione.
fisica architettonica e strutturale dell'abbazia stessa per farne il manifesto filosofico delle sue idee vicine a quelle della metafisica della luce di origine dionisiana. Quindi non solo progetta l'abbazia secondo quello che oggi è universalmente considerato. il momento iniziale dello stile gotico, ma ci lascia anche una straordinaria testimonianza scritta delle sue intenzioni e delle sue azioni in alcuni resoconti che sono arrivati fino a noi e che conservano anche alcuni aneddoti peculiari dell'epoca, come quello in cui Sujet, cercando di reperire fondi per la costruzione della bazia, spronava i feneli a offrire denaro direttamente a San Dionigi. in cambio di favori speciali, cosa a cui credeva ciecamente Sujet stesso. Ma fu davvero Sujet a progettare Saint-Denis nel nuovo stile gotico?
Fu Sujet quindi sostanzialmente a inventare il gotico? Probabilmente fu provvidenziale che la zona di Parigi, nel De France, non avesse all'epoca una sua scuola di architettura. e questa scarsità di modelli favorì dunque una libera creatività di Sujet che voleva ambire per Saint Denis alla stessa popolarità che avevano avuto il Tempio di Salomone e Santa Sofia.
Dove Sujet intervenì maggiormente fu nella parte del coro dell'abbazia che venne ricostruito completamente ed è tutt'oggi percorribile nel suo doppio coro. diambulatorio con nove cappelle radiali a doppia finestra dalle quali entra una luce policroma che inonda lo spazio del coro con un effetto che viene definito da suger da suger testo un tappeto di luce è una luce che muta lo spazio all'interno della battia con il cambiare delle ore del giorno e delle stagioni ora Per concludere e lasciare spazio al professor Sinesius, possiamo affermare che Sujet non inventò il gotico, ma intuì nella contemporaneità dell'architettura borgognona e normanna, queste sì romaniche, qui abbiamo l'esempio di Cluny, intuì la possibilità simbolica latente e trasformò i modelli romanici in modo da renderli veicoli. del suo pensiero filosofico e politico.
Quindi fu al desiderio di Sujet di allineare l'edificio religioso a questa idea di trascendente che si deve la trasformazione da romanico ad ottico e proprio perché evoca l'archetipo mistico dell'ordine politico della monarchia francese inoltre. Lo stile di Saint-Denis fu adottato da tutte le cattedrali di Francia e divenne espressione monumentale dell'idea della monarchia capetigia. Bene, ora il professor Sinesius vi parlerà dei presupposti filosofici alla base del pensiero di Suge, raccontandovi l'articolata storia di Dionigi l'Europagita, che per Suge divenne tutt'uno con San Dionigi l'Apostolo delle Gallie e che noi conosciamo come lo pseudo Dionigi. Quindi lascio la parola a Sinesius per questa magnifica storia.
Il progetto dell'Abbate Suge di restaurare la Basilica di Saint-Denis incontrò inevitabilmente delle opposizioni. Ce lo racconta Panowski nel libriccino di presentazione ai testi di Suge stesso. I due principali fronti di opposizione erano da una parte gli altri monaci di Saint-Denis e dall'altra Bernardo di Chiaravalle. Gli altri monaci di Saint-Denis, diciamo... c'erano fra di essi dei tradizionalisti che non vedevano di buon occhio le drastiche rielaborazioni e ricostruzioni fatte da suge che sono di fatto delle costruzioni ex novo.
E dall'altra parte Bernardo di Chiaravalle, che era il più importante dei monaci benedettini dell'epoca, aveva una... teologia e una filosofia fortemente iconoclasta, cioè di opposizione all'utilizzo di immagini e del lusso dentro le chiese, il progetto di ricostruzione di Sujet andava in direzione diametralmente opposta con un utilizzo lussureggiante di immagini e materiali preziosi. Ovviamente l'opinione di Bernardo pesava nella opinione pubblica dell'epoca e quindi Sujet si trova costretto. rispondere a queste obiezioni che gli vengono mosse.
Come risponde? Risponde scrivendo sia opere in prosa che poesie, fra l'altro alcune di queste incise in luoghi chiave della nuova costruzione. Abbiamo quindi un caso più unico che raro di committente che ha un determinato progetto artistico in mente che supervisione i lavori molto da vicino e che si preoccupa di dare le ragioni di queste sue scelte artistiche per mezzo di scritti è una cosa più unica che rara nella storia dell'arte qual è la linea di difesa la scusa dell'Abbate Suge la linea di difesa è l'adozione e il richiamo alle opere di Dionigi l'Aeropagita In questa lezione io cercherò di farvi capire perché Sujet e in che modo Sujet si appropria di Dionigi l'Ariopagita e lo utilizza per scusare e spiegare la sua operazione artistica a Saint-Denis.
Quindi allacciatevi le cinture perché non sarà un viaggio semplice ma di sicuro sarà molto avvincente. Quanto, come sempre, c'è la Bibbia, e cioè il capitolo diciassettesimo degli Atti degli Apostoli, un capitolo che è già stato richiamato più volte in queste lezioni sia da chi si occupa di filosofia medievale che da chi si occupa di teologia, e il capitolo del discorso di Paolo sull'Areopago ad Atene, quindi, che dimostra ancora una volta di essere un momento fondativo della cultura cristiana, soprattutto medievale. Cosa succede?
Dopo che Paolo è stato speffeggiato per aver parlato di resurrezione dei morti e si è allontanato dall'areopago, alcune persone comunque si avvicinano a lui e iniziano a seguirlo e sostanzialmente diventano cristiani. Fra questi viene nominato Enhois, Caidionusios o Areopagites, Dionigi l'areopagita. Cosa significa areopagita questa strana parola?
Significa? diciamo appartenente all'areopago che era un tribunale. Quindi si tratta di una persona molto probabilmente ateniese, cittadino, anche di una certa importanza perché evidentemente faceva il giudice nell'areopago, che si dice qui si converte al cristianesimo grazie alla predicazione di Paolo.
Abbiamo dunque nella leggenda su Dionigi l'areopagita tre elementi fondamentali. Uno è questo nome in Atti XVII. di Onigel Aeropagita, personaggio ateniese che si converte.
Un altro sono dei testi che qui ho riportato in uno dei codici più antichi, testi in greco di mistici che compaiono fra il V e il VI secolo per la prima volta, quindi un po' di tempo dopo San Paolo. E poi abbiamo come terzo elemento San Dionigi, vescovo di Parigi e martire del III secolo d.C., soprannominato l'Apostolo delle Gallie perché sarebbe uno dei santi più importanti della Gallia e quindi poi della Francia. Questi tre pezzi di storia sono in teoria distinti, ma in realtà già nel VI secolo, quindi appena compaiono sostanzialmente gli scritti mistici di Dionigi, in area siriaca, se è vero di Antiochia, identificano l'autore dei testi con Dionigi l'Areopagita, quello di Atti XVII.
Fra l'altro i testi stessi al loro interno contengono una finzione letteraria per cui si capisce che chi li ha scritti voleva fingersi Dionigi l'Areopagita. Una seconda fase molto importante è nell'epoca carolingia, più precisamente alla corte di Ludovico il Pio, dove ... arriva da Bisanzio un codice in greco di questi scritti di Dionigi l'Aeropagita e il primo traduttore, il Duino, identifica in Dionigi l'Aeropagita, autore dei trattati mistici, l'Apostolo delle Gallie e quindi c'è un'associazione stretta fra l'Apostolo delle Gallie e questi scritti. E fra l'altro si arriva poi a una seconda traduzione, che è quella che legge Suger, fatta dal grandissimo filologo medievale Scotto Eriugena. Perché questa identificazione fra Dionigi l'Ariopagita e Dionigi l'Apostolo delle Galbie?
Ci risponde qualche anno prima al Quino di York, scrivendo a Carlo Magno, in cui dice Cioè, forse... Ci sarà una nuova Atene in Francia. Che cosa significa questa frase?
Era un'idea radicata nella Corte Carolingia e nel Regno dei Franchi. C'era questa idea della translazio studi, cioè lo spostamento dello studio e della cultura da Atene prima a Roma e poi da Roma a Parigi. Quindi la corte carolingia, Carlo Magno e i suoi discendenti si sentivano non solo gli eredi di Roma in un senso politico imperiale, ma anche gli eredi di Atene in un senso culturale.
E quindi l'arrivo di questi scritti di Dionigi e la loro traduzione nell'ambito della corte carolingia è già parte di un progetto culturale di grandeur francese in un certo senso. per cui si sente Parigi come discendente erede di Atene. Questo, fra l'altro, questo senso di eredità ateniese andrà avanti fino all'epoca delle università, che è un po' dopo Suge.
Molto bene. Allora, da una parte, anche per vincere le resistenze dei monaci più tradizionalisti, va bene richiamarsi a Sandionigi, perché è ovviamente apostolo delle Gallie. dà il nome all'abbazia e trasporta la cultura data in Francia.
Ottimo. Ma poi Sujet si rifà anche ai contenuti degli scritti di questo Dionigi o Pseudo-Dionigi. Io qua vi ho messo un elenco degli scritti con i diversi temi riassunti molto brevemente.
Ricordiamo che Sujet nel XII secolo li leggeva nella traduzione latina. di Scott e Ryugena, di cui si è già parlato, e il più importante probabilmente per l'uomo medievale fu il De Celesti Hierarchia, dove si parla degli angeli. E noi andiamo proprio a leggere un brano dal secondo capitolo di questo De Celesti Hierarchia in cui l'Observo Dionigi riassume un po' tutta la sua filosofia. Leggiamo quindi questo brano.
che ho intitolato Dialettica della luce. Dice, e in effetti la luce di Dio intende non si allontana mai, non manca mai della sua propria unità unitiva, il greco di Dionigi è vertiginoso, ma rimane dentro se stessa stabilmente anche quando, essendo abbondante, pletunomene agatoprepos, come è giusto del bene, perché c'è l'idea che il bene sia diffusivum sui, cioè, ispirare. esploda verso l'esterno e procedendo verso l'unione anagogica e unificante con le cose che amministra per mezzo della provvidenza, che è la vertigine, appunto rimane in se stessa stabilmente, salda, pepeguia, nella stessità, tautoteti, immobile, monimos, ancora immobilmente, e estende.
cioè fa andare verso l'alto e unifica quelli che guardano verso l'alto, verso di lei, per quanto è loro possibile, ost e biton, li estende e li unifica in proporzione analogos a quanto essi sono capaci, autois, secondo l'unificazione semplificante di se stessa. greco vertiginoso. Cosa possiamo dire di questo brano? Intanto notiamo la descrizione del rapporto fra Dio e il mondo, perché è di questo che si sta parlando, in termini di luce.
Dio è una luce e si descrive come questa luce si muove rispetto al mondo. Questo è molto importante, l'utilizzo dell'immagine della luce. Perché l'ho chiamata dialettica?
Su questo ci sarà forse una lezione dedicata nell'ambito della filosofia medievale. Vi basti sapere che questo movimento che vediamo qui viene in ultima analisi dal Parmenide di Platone, di cui ci parlerà Kueckberg nella seconda parte del suo corso sulla dialettica, ed è questo qui un esempio perfetto di quel filtro che i padri della Chiesa, in questo caso Dionigi, hanno fatto per la filosofia antica nel Medioevo. Cioè Sugei non conosce il Parmenide di Platone, conosce la versione.
neoplatonica che ne dà la dialettica di Pseudo Dionigi. Cos'è questa dialettica? È un movimento ternario che è caratterizzato quindi da tre momenti. Il primo momento è, diciamo, quello che ho evidenziato in rosso, è il fatto che Dio è semplice, eterno, perfetto e quindi è la sua stessità, il suo stare in se stesso, essere saldo, non venire mai meno. Questo è il primo momento.
primo momento della dialettica. Il secondo momento, che è evidenziato in giallo, è quello della moltiplicazione. Dio è uno, originariamente, e uno rimane, ma poiché è bene, agathoprepos, come è giusto per il pene, si moltiplica, si espande verso l'interno, pro iusa vuol dire proprio espandersi, procedere verso l'esterno. Quindi, in un certo senso, si aliena da se stesso e crea, fa le cose del mondo. Le cose del mondo quindi rispetto a Dio sono altre, escono da Dio, non sono quel rimanere in sé di Dio eterno, perfetto, che è il primo momento.
Il secondo momento quindi, se vogliamo, è quello della negazione di Dio, dell'uscita di Dio da se stesso. Terzo momento, quello in verde, è la riunificazione, il ritorno delle cose che sono alienazione di Dio dentro Dio. analogo sautois, cioè in proporzione a se stesse. C'è una gerarchia delle cose e ciascuna, in quanto è più lontana o più vicino a Dio, è più capace di accogliere la luce di Dio e quindi di ritornare indietro.
Quindi il terzo movimento è il ritorno delle cose che sono alienazioni di Dio verso il richiamo che esse possono essere iscritto di Dio. questo movimento ternario vi ricorda qualcosa che avete fatto al liceo, non vi state sbagliando. Hegel ha studiato teologia, quindi queste cose in un modo o nell'altro le sapeva molto bene.
Bene, passiamo alla seconda parte di questa frase che ho intitolato dialettica del simbolo, perché ci fa vedere le conseguenze di questa dialettica divina in tre momenti nella ... modo di conoscere del che cosa dice dice non è non è infatti possibile per noi che la luce divina, terchichen actina, ci illumini in altro modo se non nascosta, velata, per i che calun menen, dalla varietà dei sacri velami, per i parapetasmaton, in maniera anagogica e preparata, conformata propriamente. Sphinxos vuol dire, diciamo, in maniera connaturata a quanti, diciamo, alle capacità nostre secondo la provvidenza paterna. Ok, ancora questo greco assurdo. Che cosa c'è da dire qui?
Cosa ci sta dicendo? Ci sta dicendo, come ci diceva Entrei quando parlava del senso religioso, che ogni cosa porta scritto più in là, cioè che tutte le cose del mondo, anche se sono alienazione da Dio, quindi altro da Dio, poiché però provengono comunque da Dio, portano scritto in sé qualcosa di Dio e quindi tutte le cose del mondo sono già simbolo di Dio, sono velo perché sono altro da Dio e quindi non ci permettono di vederlo direttamente, ma è attraverso questo velo che noi possiamo vedere la luce di Dio, solo attraverso il velo. Quindi vedete questa dialettica del simbolo, le cose sono simboli perché nascondono e mostrano al contempo. E qui vedete fra l'altro l'origine dell'amore del Medioevo per gli ossimori, i contrasti.
le simbologie che abbiamo visto quando abbiamo letto la Dorote Devote di Sant'Ommaso. Quindi, questo per quanto riguarda la dialettica del simbolo. La cosa interessante è che qui Dionigi utilizza dei termini che hanno anche una valenza artistica, perché Poichilia, varietas, che vedete qui in latino, varietate, è un termine anche artistico. Poichilia significa... multicolore, multicolorità, diversità di colori.
E varietas è un termine tecnico anche dell'arte, significa appunto uno stile che ricerca la varietà di colori, di forme e così via. E poi anagogikos, che descrive proprio questo movimento, vuol dire, anagogico, vuol dire che porta verso l'alto, che conduce in alto. Vuole proprio descrivere questo movimento delle cose materiali che si sono materiali ma conducono verso l'alto e quindi è il termine fondativo di un'interpretazione simbolica dell'arte, per cui ogni cosa è un simbolo di qualcos'altro, che è proprio una caratteristica tipica dell'arte medievale.
Benissimo, adesso vediamo come Sujet si è impadronito di questi concetti dionisiani. e li ha utilizzati per difendere la propria arte. Lo vediamo da qui, dal portale principale della Basilica di Saint-Denis, sul quale, se vedete in alto, sono iscritti dei versi in latino, una poesia. Questi sono i versi inscritti sulla porta e a fianco potete vedere la traduzione.
Com'è che si giustifica di un sujet? Intanto notate nei primi due versi che dice non bisogna esaltare la gloria di queste porte, quindi di quest'arte, sulla base del costo che ha avuto, dello sfarzo in sé, dell'oro che abbiamo usato, ma è l'arte, quindi la maestria artistica e soprattutto il contenuto dell'immagine che ci devono spingere a esaltare l'opera. Il valore dell'opera è dato dall'immagine, dal suo contenuto e da come è stata fatta e quindi si difende dalla critica al lusso che era tipica di Bernardo.
Poi notate questa ricorrenza delle parole claret, lumen, lumina, luce nell'ultimo verso e qui ovviamente ci stiamo rifacendo all'immaginario della luce dello pseudo Dionigi. Qui chiaramente lui sta richiamando lo pseudo Dionigi che utilizza l'immagine della luce per descrivere ... il rapporto di Dio col mondo e quindi dell'uomo con Dio attraverso le cose di Dio. Poi c'è questa bella espressione mens ebes ad verum per materialia sulcit. La mente, diciamo, oscurata, cioè la mente dell'uomo che vive nel mondo, riesce ad arrivare alla verità solo attraverso le cose materiali.
E questa cosa qui, l'abbiamo vista, sono i veli anagogici di cui parlava Dionigio. Solo le cose materiali ci permettono di intuire il divino e quindi è giusto utilizzare un'arte piena di immagini, piena di cose materiali, se queste possono significare qualcosa che va oltre se stesse. E questo modo di interpretare le cose lo possiamo vedere nell'utilizzo di, nella frase, Ubicristus ianua vera. Qui stiamo parlando di due porte, di un portale, di porte.
E lui dice andiamo alla vera luce dove Cristo è la vera porta. Quindi sta dando un'interpretazione appunto anagogica della porta. Sì, questa è una porta, ma ti deve far venire in mente, ti deve portare attraverso la meditazione e la contemplazione a pensare che Gesù, Cristo, è la vera porta.
Quindi come dietro questo portone vedrai luci, perché poi la basilica, vedremo, è tutta in gioco di luci, così per giungere alla vera luce, cioè Dio stesso, Dio Padre, l'unica vera porta è Cristo. E quindi abbiamo l'interpretazione, appunto, anagogica della porta come simbolo di Cristo. Con questo, diciamo, direi che abbiamo detto più che abbastanza sulla difesa di Sujet e ci lasciamo su questa bella... Doppia immagine, da una parte il codice parigino di nono secolo in greco con le opere dello pseudo Dionigi e sotto il dettaglio dell'epigramma iscritto sul portone di Sant'Eline.
Alla prossima lezione. Bentornati. Dopo aver scoperto la trama intricata dei tre Dionigi, vi lascio con questa riflessione. Se non fosse stato per un anonimo siro del V secolo, avremmo avuto il nuovo stile gotico che tanto contraddistingue tutt'oggi il panorama europeo e direi anche non solo europeo, con il neogotico troviamo questo stile addirittura nel Nord America. Con questo dubbio ci lasciamo e ringraziamo il professor Sinesius per l'ottimo contributo.
Io vi do appuntamento alla prossima lezione sulla scultura e sulla pittura gotica. A presto!