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Camillo Cavour e l'unità d'Italia

Musica Musica parlare al momento anche se sia soprattutto del bambino Havur è stato un grande, a Havur dobbiamo un'unificazione nazionale, a Havur dobbiamo la libertà del paese, a Havur dobbiamo la creazione di uno Stato moderno in Italia. Havur, cambiando l'Italia, cambia completamente la mappa dell'Europa. Un politico europeo che sta alla base dello Stato italiano.

Il grandissimo giocatore della politica. Il miglior liberale espresso dalla cultura politica liberale italiana dell'Otto e del Novecento, complessivamente, direi. Cavour è lo statista che ci ha dato una patria e forse l'uomo politico più intelligente che abbiamo mai avuto. Un politico abile e spregiudicato, un giocatore d'azzardo senza scrupoli, il più grande statista italiano, il vero artefice dell'unità d'Italia, in una parola Camillo Benso, conte di Cavour. La sua storia umana e politica si è rivolta a un'altra.

si snoda attraverso le tappe fondamentali della costruzione di un'Italia finalmente unita, più ricca e più moderna. Un'avventura entusiasmante, fatta di vittorie e sconfitti, speranze... delusioni, intrighi e complotti, un'avventura coronata dal successo, un successo a cui dopo pochissime settimane farà seguito la morte di Cavour, quasi a simboleggiare il raggiungimento dell'obiettivo di una vita intera, ma per raggiungere quel traguardo Cavour deve giocare le sue carte migliori nei momenti cruciali, come nel 1860 alla vigilia della spedizione dei mille.

Torino, maggio 1860. Camillo Cavour sorveglia le mosse di Giuseppe Garibaldi. Il generale sta radunando i suoi volontari. Vuole conquistare il regno delle due Sicilie. Garibaldi può avere tutti i difetti, ma non è un uomo tanto sciocco ad avventurarsi in un'impresa disperata. Ma Garibaldi è pronto a partire.

Vuole un colpo di mano, vuole fare l'Italia senza la ballo ufficiale di Cavour. Naturalmente a Torino hanno saputo molto presto che si stava preparando. questa spedizione.

Mille uomini che si agitano a Genova nella preparazione dell'impresa ma non sono mica persone che passano inosservate. Per il momento io faccio come gli inglesi, aspetto e sto a guardare. L'idea è vediamo che combina, vediamo un po' che fa. Il pazzo potrebbe pure portarci qualche risultato.

Se va bene, vediamo com'è il caso di intervenire e come possiamo ricavarne dei vantaggi politici. 5 maggio 1860. Garibaldi e i Mille partono per la Sicilia. Il generale ha deciso, dopo aver raccolto voci di... di un'imminente sollevazione popolare sull'isola. Ma da Torino, Cavour invia un ordine perentorio.

Si vede benissimo come Cavour a un certo punto imponga di bloccare la spedizione qualora entrasse nelle acque sarde. Garibaldi, su false notizie provenienti dalla Sicilia, è partito ieri alle 3 del mattino. Abbiamo telegrafato subito a Cagliari e a Sassari perché gli si impedisca di realizzare il suo progetto. Cavour chiede a Carlo Persano, comandante della Marina Piemontese, di arrestare i Garibaldini qualora entrassero in Acquesarde. In realtà gli dà poi delle indicazioni tali da allontanare quanto più possibile la flotta di Persano dai due piroscafi Garibaldini.

Tant'è vero che il comandante del bordo di Cagliari dice qui c'è qualcosa che non va, spiegatemi un po'. No, perché dice se per caso poi passassero di qui è vero che li devo lasciare andare. Insomma, quello di Cavour nei confronti della spedizione dei Mille è un atteggiamento ambiguo, figlio di una precisa strategia, utilizzare l'eventuale successo senza espor... si troppo.

Cavour si mostra molto cauto, teme il protagonismo e l'autonomia di Garibaldi e ne osteggia le iniziative rivoluzionarie e d'altra parte l'impresa del generale potrebbe scatenare una crisi diplomatica. matematica internazionale. Ma davvero giocatore d'azzardo, Cavour non vuole lasciare il tavolo.

Sa che la posta in gioco è una posta altissima e che la mossa di Garibaldi potrebbe tornare molto utile alla causa dell'unificazione. Cavour ha tentato di fare tutta una serie di cose che sono un po' contraddittorie fra di loro. Lui non ama le soluzioni rivoluzionari e questa è una soluzione rivoluzionaria.

I mille sbarcano in Sicilia l'11 maggio. maggio 1860. Da lì gli eventi si susseguono precipitosamente. Nel giro di tre mesi l'esercito irregolare di Garibaldi schiaccia l'esercito borbonico e conquista l'isola, piazza dopo piazza. Cabur da Torino segue gli eventi con apprensione. Cavour in realtà è sempre preoccupato per tutto il tempo della spedizione garibaldina perché anche se Garibaldi sottolinea che la spedizione ha come slogan Italia Vittorio Emanuele però Cavour è molto preoccupato perché gran parte dei garibaldini sono dei remonti democratici o di formazione mazziniana.

Cavour non può restare inerte, non vuole fermare Garibaldi, ma per controllarlo invia suoi emissari in Sicilia. Cavour manda persone come Giuseppe Lafarina a Palermo per cercare di dirottare il governo e per controllare dal Piemonte. Lasciata la Sicilia, la risalita dei mille lungo l'Italia meridionale prosegue quasi indisturbata.

E quando Garibaldi arriva a Napoli, capitale del regno delle due Sicilie, la situazione diviene ancora più delicata. Giunto a Napoli, il generale medita di proseguire la sua avanzata fino a Roma. Vuole conquistare la capitale dell'Italia Unita.

Ma a Roma lo Stato Pontificio è protetto dall'esercito francese. Cavour non può rischiare una crisi internazionale. Cavour deve fermare Garibaldi.

E questo intervento francese rischia di rovesciare, di rovinare tutto il progetto di Cavour. Corre un rischio di quel genere, quasi andare verso il suicidio. Andremo a Napoli, saremo costretti a invadere gli stati della Chiesa. L'Umbria e le Marche, per l'esattezza. Da Torino, Cavour impartisce ordini precisi.

L'esercito piemontese deve conquistare Umbria e Marche, aggirare Roma e bloccare l'esercito garibaldino, che ormai è a nord di Napoli. L'esercito sub-aristico, Balpino attraverso le Marche, attraverso l'Abruzzo, arriva in Italia meridionale e arriviamo alla battaglia del Volturno. I soldati piemontesi dopo le battaglie di Ancone e Castelfidardo raggiungono le Camicie Rosse sul Volturno dove i Garibaldini hanno sconfitto i Borbonici. È di fatto l'ultimo atto dell'epopea dei Mille.

Con l'invio dei soldati piemontesi sul Volturno, Cavour gioca la sua ultima carta e vince la partita. Costringe i Mille a farsi da parte e riprende il conto. controllo degli eventi. Ateano Garibaldi consegna il regno delle due Sicilie a Vittorio Emanuele è il capolavoro politico del Conte, a coronamento di un percorso cominciato 12 anni prima, quando parlare di Italia, di un paese che non è più un paese, è un paese che non è più paese unito e libero sembrava un'utopia, ma Cavour comincia a guardare avanti, già nel 1848. Mi interessa fare l'Italia, per mia fortuna o per mia disgrazia io non riesco mai a pensare cose impossibili.

Ma l'Italia a metà ottocento non esiste, la penisola è divisa in sette stati diversi, il nord è sottomesso alla dominazione austriaca, il centro è sotto il potere temporale del papa, Al sud ci sono i Borburi. Torino, dove Cavour nasce nel 1810. è solo la capitale del piccolo regno di Sardegna, uno stato identificato col Piemonte, sotto una monarchia retta da Casa Savoia, in un clima politico-sociale che cabura. considerava opprimente.

Provava una stanchezza morale per questo mondo, per questo ambiente che lo circondava, però io penso che fosse il regime assolutista la fonte principale del suo senso di soffocamento. Mi sarebbe impossibile occuparmi attivamente sotto un governo da cui le mie opinioni e la mia situazione personale mi allontanano in pari misura. I grandi moti del 1848 e 49 non avevano portato cambiamenti territoriali. La prima guerra di indipendenza è persa.

Il re Carlo Alberto abdica a favore del figlio Vittorio Emanuele. Ma a Torino resta in vigore uno strumento democratico, lo Stato. statuto, tra i suoi sostenitori più accesi, proprio Cabur.

Ci voleva la libertà, lui adopera la parola libertà, non adopera la parola democrazia, cioè bisognava liberare il paese. Quando la storia accelera, quando con il 48... la politica diventa una cosa non solo di palazzo, ma anche di strada, di piazza, lui c'è e c'è con questo grande strumento che è il giornale. E lui si inventa il risorgimento proprio come espressione. Quindi in questo senso, anche in senso tecnico, Cavour è il padre del risorgimento.

Un padre del risorgimento, dunque. Con un disegno preciso, liberare la penisola dalla dominazione straniera. Forse Cabur non ha ancora in mente l'Italia Unita, di certo però pensa che la sua vita è un'esplosione. Pensa almeno all'estensione territoriale del Regno Piemontese, un progetto che dopo il 1948 e dopo la sconfitta nella prima guerra di indipendenza sembra solo un sogno. Poi, quattro anni dopo, tutto comincia a cambiare.

Emanuele nomina Cavour per la prima volta presidente del Consiglio del Regno di Sardegna. È un incarico che il Conte assume dopo un'operazione di alta ingegneria politica passata alla storia come il connubio. Se il suo seguito e il mio si unissero in un programma audace, ma formalmente liberale, noi avremo una solida maggioranza. Cavour chiede e ottiene il sostegno del centro-sinistra guidato da Urbano Rattazzi. Grazie a questo connubio tra i due, attorno al Conte si aggrega un'ampia maggioranza parlamentare.

Il connubio è un'operazione in cui il centrodestro, che sarebbe Cavour, si allea col centrosinistro. Quindi è di fatto un'apertura a sinistra. Questa operazione aveva un obiettivo, quello di creare una maggioranza governativa compatta che procedesse nelle riforme e procedesse verso la realizzazione del programma massimo che era quello dell'indipendenza nazionale, dell'unità nazionale, della libertà nazionale.

Nel 1852 Cavour assume dal re Vittorio Emanuele II la presidenza del consiglio. L'esperienza però, e dei tempi andati e dei presenti, ci ha fatto convinti che con maggior certezza si raggiunge la meta quando si procede con energia e con un'energia. non disgiunta dalla prudenza.

Ora Cavour ha il potere necessario per avviare il suo disegno. Ma prima ancora di fare l'Italia, bisogna trasformare il Piemonte. Il progetto di governo è quello della modernizzazione dello Stato. Che Cavour abbia in questo momento un'idea di costruzione dell'unità italiana, direi che è un po' azzardato affermarlo.

Questa è un'operazione che dà sicurezza a Cavour quando diventa Presidente del Consiglio. Gli consente di fare delle operazioni. anche molto impegnative come sono quelle che hanno a che fare con la politica ecclesiastica o con la politica internazionale. moderno. Cabur, esponendosi alle ire e poi alla scomunica di Pio IX, promuove e sostiene un insieme di norme per ridimensionare il potere temporale dello Stato pontificio, per avere un paese libero dal clericalismo.

Noi proclameremo la Chiesa libera in libero Stato. E' una cosa semplice, si tratta appunto di non riservare privilegi alle strutture ecclesiastiche e distinguerle nettamente dalle strutture dello Stato. Non creda che il problema di una fede religiosa mi sia indifferente, ma se il Papa è davvero il vicario di...

di Cristo. Che senso ha il potere temporale? Egli in questo giudica il potere temporale della Chiesa un'assurdità. L'ingerenza della Chiesa nella vita pubblica era legata l'epoca il principale problema per chi avesse un'idea di unificare il paese. Un Piemonte più laico significa dunque un paese più moderno e politicamente più stabile.

Cavour comincia da qui, dalla politica interna. Il passo successivo invece riguarda le relazioni internazionali. Il Conte infatti è soprattutto maestro della diplomatica.

e prima di ogni altro ha capito che la causa dell'indipendenza italiana deve trovare il sostegno delle grandi potenze straniere. Un'intuizione che si rivelerà vincente e che rivela la statura europea di Cavour come leader. Un ruolo per il quale sembra aver studiato fin da giovanissimo.

Il cavuro europeo si forma negli anni giovanili attraverso i suoi viaggi che lo portano a Parigi, poi a Londra dove lui... si rende conto che i confini del piccolo Piemonte gli stavano veramente stretti. La libertà del mondo ha un piede sul suolo britannico e un altro sul suolo francese.

Per il giovane Cavour le capitali europee sono una boccata d'ossigeno e per un rampollo di una famiglia legata al regime napoleonico la Francia e Parigi sono un approdo naturale. Il viaggio francese nel caso di Cavour gioca un ruolo altro, il ruolo dell'apprendimento, l'apprendistato economico del capitalismo internazionale. La Francia era anche l'unica grande potenza che aveva interesse a scardinare gli equilibri dell'Europa di metà.

del XIX secolo e quindi era il punto di riferimento essenziale per Cavour. E Cavour guarda alla Francia anche perché gli interessi del Regno Sabaudo in questa fase coincidono perfettamente con quelli francesi. Cavour deve sfruttare questa comunione di intenti e deve portare la questione italiana all'attenzione della comunità internazionale.

Per raggiungere questo obiettivo Cavour compie una delle sue mosse più coraggiose e anche rischiose. L'occasione gli viene da Cavour. dalla Crimea. La Russia sta progettando di espandersi verso l'area balcanica e per motivi di equilibrio politico-diplomatico internazionale la Francia e la Gran Bretagna proprio non ne vogliono sentir parlare, intervengono militarmente nel 54. In vista della guerra l'ingresso Inghilterra chiede al Piemonte un contingente di soldati.

Se i russi, come loro intenzione, chiudono il Bosforo e si affacciano nel Mediterraneo, noi avremo un'altra grande potenza in questo mare che ci riguarda così da vicino. In realtà il Piemonte non ha un interesse diretto in questo conflitto, ma Cavour vuole indurre a tutti i costi il Regno di Sardegna a partecipare. Come alleate avremo ben diritto di sedere alla pari al tavolo della pace.

Cavour insiste molto per cominciare a intrecciare un rapporto di accordo, alleanza diplomatica con Francia e Gran Bretagna. Questa è un'operazione geniale, insomma. Cavour riesce a vincere la resistenza delle opposizioni parlamentari. In Crimea andranno 18.000 uomini.

18.000 uomini spediti in Crimea, quest'isola sconosciuta sul Mar Nero. Pensiamo anche alla cultura del tempo. Quanta gente potesse avere l'idea ma dov'è la Crimea, dov'è il Mar Nero? E come se oggi...

il governo italiano mandasse 600.000 uomini dall'altra parte del mondo, cioè in Tasmania. La partecipazione dell'esercito piemontese alla guerra è marginale. Muoiono 2.000 soldati, ma solo di colera. Cavour a Torino attende con ansia notizie. Spera che il suo esercito si distingua in battaglia.

Perché aveva bisogno, è una cosa sinistra, è un'assonanza sinistra, ma anche lui aveva bisogno di un pugno di caduti per poter sedere meglio al tavolo della pace. L'attesa di Cavour si protrae per lunghi mesi, ma i soldati piemontesi continuano a non combattere. Il problema è che questo pugno di morti in battaglia continuavano. arrivare continuavano arrivare i morti di colera ma non i morti di battaglia 16 agosto 1855 la notizia tanto attesa da cavour arriva nella battaglia della cernaia i soldati piemontesi hanno dato il loro contributo alla vittoria finalmente c'è questo piccolo scopo scontro, quindi si batte la gran cassa su questo primo successo, che è un primo successo di armi che vengono presentate in italiano.

Per Cavour che cosa significa? Significa conquistare la possibilità di diventare un interno. interlocutore al fianco delle grandi potenze e vedremo che questo accadrà al congresso di Parigi.

E al congresso di Parigi Cavour partecipa proprio grazie al buon esito della battaglia della Cernaia. Il piccolo regno di Sardegna figura a questo punto accanto ai rappresentanti dei principali paesi europei. Cavour vuole porre la questione italiana davanti alle grandi potenze, ma la sua missione sembra destinata a un... clamoroso fallimento.

Nell'aprile del 1856 il congresso volge ormai al termine. Di Piemonte e di Italia non si è ancora parlato. Allora c'è bisogno a questo punto di portare a casa qualcosa anche per l'opinione pubblica interna. Ma finalmente Cavour riesce ad ottenere un risultato.

E riesce comunque a ottenere una seduta subletiva l'8 di aprile per parlare della questione italiana. Si direbbe adesso un grandissimo successo di immagine. Il risultato conseguito al... al congresso di Parigi è solo simbolico.

La questione italiana viene affrontata nei discorsi dei grandi d'Europa, ma non vengono indicate soluzioni concrete. Cavour era incontentabile, quindi gli pareva di aver ottenuto poco o niente. Cavour riempì rientra in Piemonte convinto di aver riportato una sconfitta. Lui torna a casa, certo, con un pugno di mosche, ma l'opinione pubblica invece nel regno è tutta a suo favore.

Cioè il piccolo Piemonte era riuscito a fare la voce grossa davanti alle grandi potenze. Giunto a Torino, Cavour capisce invece che la sua azione politica e diplomatica ha scatenato grande entusiasmo. Anche coloro che non l'avevano approvata cominciano a rifiutarsi.

riflettere sulla utilità del congresso di Parigi per il futuro dell'Italia. 6 maggio 1856, 28 giorni dopo il congresso, Cavour a Torino prende la parola al Parlamento e illustra la sua linea politica. L'Italia è portata ora al tribunale della pubblica opinione.

La lite potrà essere lunga, le peripezie saranno forse molte, ma ora noi, fidenti nella giustezza della nostra causa, aspettiamo con fiducia l'esito finale. Cavour diviene ora il simbolo di chi sogna un'Italia libera da dominazioni straniere. Ma per scacciare l'Austria serve un alleato potente e Cavour punta sull'appoggio della Francia di Napoleone III.

Napoleone III ha un obiettivo che è tipico dei bonapartisti, riportare al centro della politica europea la Francia. L'Austria è anche il principale nemico del regno di Sardegna. Per ottenere l'indipendenza infatti bisogna cacciare gli austriaci dall'Italia settentrionale. Ma per il piccolo Piemonte una guerra solitaria naturalmente è fuori questione.

ha bisogno, ha bisogno assolutamente del sostegno francese e punta sulle ambizioni di Napoleone III. Le guerre possono diventare prontamente 200.000. Il Piemonte da solo sarebbe schiacciato.

Il primo obiettivo di Cavour è portare sotto il regno di Vittorio Emanuele la Lombardia e il Veneto, in quel 1857 ancora nelle mani degli austriaci. Un risultato che si può ottenere solo con l'aiuto di Napoleone III. Praticamente quello che si stabilisce fra Cavour e Napoleone III è un matrimonio di convenienza. Cioè, tutte e due vogliono cacciare via l'Austria della peninsola italiana. E tutte e due vogliono prendere il posto dell'Austria.

Nel corso del 1857, l'alleanza sull'asse Torino-Parigi sembra cosa fatta. Resta l'Austria. Dobbiamo puntarle la spada nel cuore.

Anche il fatto che la Francia vuole continuare a manifestare il suo ruolo un po' universalista, un paese che aiuta le nazioni a combattere per i diritti, per l'emancipazione nazionale. Ma i piani di Cabur rischiano di infrangersi il 14 gennaio 1858. Con un attentato dinamitardo, quattro rivoluzionari italiani guidati dal mazziniano Felice Orsini tentano di uccidere Napoleone III. L'imperatore resta illeso, ma i tre ordigni esplosi causano 12 morti e 156 feriti. La strage suscita un enorme scalpore.

I quattro eversori italiani vengono arrestati. Cavur si dispera perché pensa sarà stato sicuramente un italiano, sarà stato sicuramente un mazziniano. Dio mio, perché gli attentatori non siano italiani?

E ha il timore. che la tela diplomatica che andava tessendo fosse distrutta per sempre. Invece colpo di scena, Orsini è condannato a morte.

Prima di essere giustiziato scrive una lettera che viene pubblicata sui giornali a Napoleone III, una lettera molto appassionata. Vostra maestà, non respinga il voto supremo di un patriota sulla via del Patibolo. Liberi la mia patria. E le benedizioni di 25 milioni di cittadini la seguiranno dovunque e per sempre.

Napoleone III si fa convincere da questo tipo di perorazione. Si fa convincere dall'idea che sarebbe meglio intervenire per risolvere una volta per tutte le tensioni nella penisola e quindi si rende disponibile a proseguire. contatti diplomatici con Cavour.

Napoleone III si è dunque convinto, ha capito che la questione italiana diventa sempre più delicata e così nel luglio del 1858 l'imperatore francese invita Cavour a Plombier per un incontro segreto e lì in questa località termale della Lorena che si gettano le basi di un accordo destinato a diventare decisivo per le sorti dell'unità d'Italia. Ho deciso di appoggiare energicamente il Piemonte, qualora fosse inevitabile uno scontro armato con l'Austria. Sire, l'Europa intera sarà in pericolo finché soldati austriaci calpesteranno il suolo d'Italia.

A Plombier è tutto stabilito. Tra le condizioni imposte da Napoleone III, Nizza e Savoia devono passare alla Francia. Il cugino dell'imperatore, Gerolamo, detto Plonplon, dovrà sposare la figlia quindicenne di Vittorio Emanuele II. Ma la condizione che allarma Cavour è la terza. Tutta questa operazione deve essere fatta, Napoleone III lo dice da subito, solo se si creano le condizioni diplomatiche perché sia l'Austria a attaccare il regno di Sardegna.

Noi non vogliamo pretesti, ma una giusta causa. Tutta la difficoltà sta naturalmente nel fatto di farla scoppiare questa guerra, in un'Europa che è all'indomani della guerra di Crimea, dove quindi la guerra non è... così popolare.

Ma all'Italia la guerra serve, la libertà e l'indipendenza, ormai ne è convinto anche Cavour, non si possono conquistare senza le armi e senza alleati forti. Cavour ha portato la Francia dalla sua parte, è stato un piccolo capolavoro di diplomazia ottenuto anche con metodi anticonvenzionali, forse poco ortodossi. Posso chiederle cosa pensa dell'imperatore Napoleone? Mai visto, solo sulle monete.

Sembra decente. Un uomo affascinante, dicono. La sua cugina, la bellissima Virginia Olduini, contessa di Castigliano, il conte affida una missione segreta. Deve sedurre Napoleone III per indurlo a sostenere la causa italiana. Sicuramente la contessa giocò anche un ruolo politico e noto che Cavour la investì di questo compito.

Cara cugina, riuscite a usare la sua capacità. usate qualsiasi mezzo, ma riuscite. Napoleone III aveva un traffico immenso, sia di cortigiane che di nobildonne, quindi la possibilità negativa era quella di sedurlo, ma soltanto per una notte.

La mossa di Cavour ha successo. L'arrivo a Parigi della contessa fa scalpore. La bellissima italiana ai ricevimenti di corte suscita l'ammirazione di tutti, compreso Napoleone III. Oh, guardate, un'altra italiana! Anzi in questo momento a Parigi l'Italia italiana.

Era l'italiana insomma, con lei che portava così un po' la bellezza di questo paese alla Corte di Francia, alle Tuileries. In settimana ci trasferiremo a Compiegne, spero che vorrete essere nostra ospite. Era una donna di molto fascino, ma insomma io però oso sperare che l'unità d'Italia non sia stata fatta con la camicia da notte di scompieni. La Castiglione riesce a compiere la missione indicata da Cavour.

È da valutare però quanto le sue grazie abbiano realmente influenzato l'imperatore di Francia. Magari ci sarà qualche storico che scriverà l'intervento francese fu determinato dall'affascinante contessa di Castiglione che turbò e convince l'imperatore. La contessa di Castiglione è uno dei tanti agenti di Cavour Grazie.

come dire, suona una canzone intonata con tutti gli altri e naturalmente, come tutti gli agenti segreti, vede nella propria azione quella determinante. Dopo la sua opera di seduzione, la contessa conoscerà molte amarezze. Muore in solitudine, emarginata e perseguitata.

Quando la Castiglione muore subito compaiono dei personaggi, dicevano tutti vestiti di nero, col cilindro, la sciarpa nera, le famose spie funzionali di polizia e prendono una massa di documenti. Gli agenti di Napoleone fecero distruggere tutte le carte del suo diario, le lettere che comprovavano la loro relazione. La bellezza della Contessa non sarà stata forse l'elemento decisivo, ma certo Cavour l'ha saputo utilizzare e utilizzare bene. per indurre la Francia di Napoleone III a sposare la causa italiana.

Ma se sulla scena pubblica Cavour si dimostra spregiudicato, addirittura cinico, nel privato il conte vive amori, amori travolgenti e difficili. Non si spera nemmeno che esistano persone come lei. E all'improvviso ce le troviamo davanti.

conosciuta a Genova nel corso dei suoi viaggi giovanili. A chi sfoglia i diari di Cavour di quegli anni trova alcune righe di assoluto lirismo, l'amore trionfo eccetera. Ah, lo giuro, mai mai dimenticherò, abbandonerò questa donna celeste, le consacrerò la mia esistenza, sarà lo scopo della mia vita.

L'appunto diaristico successivo è sono un infame. Sono un indegno. un infame. Ho abusato atrocemente del potere che mi dà il mio animo.

In una parola ho seduto la signora Guasco. Nina, può perdonarmi? La storia tra Camillo e Nina procede a fasi alterne, contraddimenti e riconciliazioni.

Nina era sposata e aveva anche tre figli. Era sposata con questo marchese. Era un uomo molto diverso e molto distante da lei. A prescindere da Scindere dal conto di Gavur le cose non andavano, era un matrimonio fallito diciamo. Ma nella Torino dell'Ottocento una relazione con una donna già sposata è destinata a fare scandalo.

Ora ti ordino di smetterla! Sono stupo di venire accolto dovunque con occhiate di compatimento. Il giovane Cavour lentamente comincia a prendere le distanze da una donna appassionata ma difficile.

Era scappata di casa, aveva troncato ogni regalo. E lui invece gli scrive una lettera in cui non si riconosce veramente il ponte di Cavour. Una lettera di cortesia in cui gli dice no, i doveri, tu hai dei doveri.

E quindi quello è il vero tradimento, quella lettera è il vero tradimento. capisco che lui la considerasse un po' un rompiscato, un po' un problema queste donne che non ti mollano mai, che ti continuano a scrivere che ti ossessionano è una storia seria di una donna che vive un tormento che appunto la porta sino alla morte la relazione tra Nina e Camillo finisce nel 1837 quando il conte ha 27 anni nel 1841 Nina si toglierà la vita Grazie. Forse colpito dalla storia con Nina, Cavour non si sposerà mai, ma i suoi anni giovanili sono sfrenati. Amava i piaceri, amava le donne, amava gli amori, amava anche sperimentarli gli amori. Era capace a sedurre le donne.

Aveva questo faccino roseo con questo sguardo un po' infantile. Era un giovanetto carino che aveva molte storie d'amore. Purtroppo, come scrivevano alcuni amici, piaceva alle donne degli altri. problema. Il conte è amante non solo delle donne, ma anche dei viaggi, dei lussi, del gioco d'azzardo.

Giocava forte, ci sono cronache di serate con decine di migliaia di franchi che partivano, fino poi al noto episodio del 1840, quando lui si gioca una fortuna in borsa. Dando retta all'amante del ministro che stava per scoppiare così. Così una guerra rischia una somma incredibile in borsa.

E perse, perché poi invece la guerra, il comunicato famoso non era così violento e la guerra non venne dichiarata, perse questi soldi. E che cosa fa? Scrive una lettera al padre dove gli racconta tutto. In poche parole per la fine del mese devo 45.000 franchi. Bisogna pagare o farsi saltare le cervella.

E la replica del padre non tarda ad arrivare. Gli dice non è che per qualche miliardo di franchi io ti amerò di meno. E lo ammonisce dicendo cerca di essere Camillo Cavour. Però dopo queste belle parole gli fa il piano di rientro, cioè adesso ti metti a lavorare lì, eccetera, e lui ha restituito tutto.

E da questa esperienza nasce proprio un Camillo diverso. Cavour diventa uomo. Ma se il padre aiuta Camillo... Il governo di Piemonte, che ha un'ambizione di rinforzare il piano economico, cerca invece di frenarne le ambizioni politiche.

Qualcosa sta per succedere, l'Italia è una pentola che volma, lascia stare l'Italia per ora. Abbiamo già troppe preoccupazioni per il Piemonte. Ma Cavour, lo abbiamo visto, non ha alcune... ha intenzione di lasciare stare l'Italia e di seguire i desideri del padre. La politica resta il faro della sua vita.

Nel luglio del 1858, dopo l'incontro di Plombier con Napoleone III, l'accordo con la Francia è sancito. L'esercito francese affiancherà quello piemontese, ma solo in caso di attacco austriaco. L'impero asburgico però non si decide a dichiarare guerra e allora Cavour percorre due strade.

Da un lato provoca l'Austria sul piano diplomatico, dall'altro strumentalizza i moti patriottici che attraversano la penisola. E per questo obiettivo il Conte non esita a chiamare in causa anche un personaggio che sembra essere il suo esatto opposto, Giuseppe Garibaldi. La presenza è una calamita, generale.

Molti giovani la seguiranno fino ai depositi dei reggimenti che dovrà comandare. Cavour affida ufficiosamente a Garibaldi il compito di reclutare dei volontari e mobilitarli verso la frontiera austriaca, come atto di provocazione verso Vienna. Insomma Galipardi deve mostrarsi per attirare i volontari e nascondersi per non dare ombra alla diplomazia. Il ricorso al generale rientra in un piano tattico preciso. È il momento in cui Cavour cerca di rinforzare la sua volontà.

cerca e trova la saldatura con i tanti moti e fermenti patriottici che attraversano la penisola. Io non credo, e fin qui i fatti mi hanno dato ragione, che una guerra di popolo abbia possibilità di riuscita. Ne ha moltissime una leale alleanza tra il popolo e la monarchia. Dobbiamo pensare al nostro paese come un luogo di grandissima instabilità e quindi un problema. Questa instabilità doveva continuare in qualche modo.

Per esasperare gli austriaci, Cavour chiede sostegno anche al re Vittorio Emanuele II e a Napoleone III. Nasce così lo storico grido di dolore pronunciato alla Camera il 10 gennaio del 1859. Ecco, la famosa frase, come è noto, la scrissi... si è Napolone III. Sì, è un buon discorso. Prima di pronunciare il discorso della corolla, bisognava mandarlo a Parigi e farlo vedere.

Questa frase, aspettiamo prudenti e decisi, l'eventualità dell'avvenire è... troppo dichiarata. Trova un passo del discorso e dice, questo passo è troppo forte, è troppo audace, dobbiamo… Cercate piuttosto qualcosa che commuova il cuore del popolo, che faccia appello al sentimento senza impegnare la politica.

Questi ricevono questo testo e Cavour dice altro che forte, questo è mille fois. Può essere cento volte più forte. Tant'è vero che chiedono conferma mi ha capito bene. Già che nel mente rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi. Il re parla ai deputati, ma la sua frase è rivolta agli austriaci.

Il Piemonte è pronto a liberare i tanti italiani sottomessi all'impero asburgico. Intanto, anche Napoleone III viene in aiuto di Cabur con una celebre frase rivolta all'ambasciatore viennese. Barone.

Mi duole che le relazioni fra i nostri due paesi non siano più così buone come io desidererei che fossero. Questa è la guerra, consiglio. Io spero ancora di no. Ma tanti sforzi rischiano di non portare a nulla.

In quella primavera del 1859 le grandi potenze europee lavorano ad un congresso di pace che porrebbe fine ad ogni speranza di Kabul. Se esce il nero del congresso... Io sono non finito.

Cavura a un certo punto, all'inizio di aprile, è disperato. È disperato perché non succede nulla. Sì, lui si dà da fare, fanno le manovre militari, ci sono i volontari, si stanno preparando, ma non succede nulla. Anche qui colpo di scena, direi il 24 di aprile 1859, arriva l'ultimatum dell'impero d'Austria.

Il governo austriaco ha già mandato un ultimatum a Piemonte. Decide di attaccare, di notificare. L'ultimatum è di aprire una guerra con il regno di Sardegna. In realtà sono anni che il Piemonte ci provoca. L'imperial regio governo austriaco ha una sua dignità da difendere.

Gli austriaci commisero un errore gravissimo, e cioè persero la pazienza per il fatto che il Piemonte riarmava il confine e dichiararono la guerra. Alea iacta est, il dado è tratto, abbiamo fatto della storia, adesso possiamo anche andare a pranzo. Ancora una volta l'istinto del giocatore se non il suo cinismo portano Cavour a un successo. A questo punto siamo nell'aprile del 1859, a inizio la seconda guerra di indipendenza, 200.000 soldati francesi...

francesi affiancano l'esercito piemontese in una sequenza di battaglie terribili. Gli austriaci sono sul punto di soccombere, ma questa volta, nonostante le vittorie di Solferino e San Martino, non tutto andrà secondo i piani di Cavour. A San Martino e Solferino si consumano battaglie violentissime. L'asse franco-piemontese prevale, la Lombardia è conquistata, il Veneto non ancora.

Ma Napoleone III vacilla. I caduti sul campo sono tantissimi, l'opinione pubblica francese è in subbuglio. La battaglia di Solferino è stata una battaglia molto sanguinosa. Più di un migliaio di morti, essenzialmente in una giornata, una quantità incredibile di feriti. Questa è una cosa che preoccupa Napoleone III.

A Torino, Cavour accoglie con soddisfazione le notizie dal fronte. Non sappiamo. Questo lo sappiamo che abbiamo vinto.

Ma poco dopo giunge un'altra notizia. La fine della guerra. Ma siamo matti! Napoleone vuole la tregua.

Sta già trattando con l'imperatore austriaco Francesco Giuseppe nei pressi di Verona, a Villa Franca, sul lago di Garda. Per Cavour l'accordo significa abbandonare ogni sogno di unità italiana. Al Conte non resta che precipitarsi sul posto.

Quando Cavour arriva i giochi sono già in gran parte fatti A Villafranca Cavour scopre che il re piemontese Vittorio Emanuele II Ha accettato gli accordi sottoscritti tra le due grandi potenze Vittorio Emanuele II accetta l'armistizio di Villafranca Poi lo va a dire a Cavour Vole entrare il conto E' passata la mezzanotte del 10 luglio 1859 Il re è ora in una villa di Monzambano E' lì che Cavour lo raggiunge Grazie. Cavour davanti a Villa Franca è furibondo, è assolutamente furioso. Vostra maestà, abbrichi! A questo ci devo pensare io che sono il re! In questo momento, il vero re!

Sono io. Vittorio gli risponde, chi è? Chi è l'Alèrè? Chi è l'Alèmbirekin?

Questo qui è il vero re. Avete sentito, Nigra? Vi prego di accettare le mie dimissioni.

In questi ultimi giorni ce le avete preannunciate diverse volte. Sono accettate, bene! Sono accettate! La cosa è stata una scena... Drammatica.

E' uno scontro durissimo, il momento più difficile nella vita e nella carriera di Cavour. Quella lita sembra causare la definitiva uscita di scena del Conte. Dopo l'armistizio di Villafranche e la rottura con il Re, Cavour si di... dimette da Presidente del Consiglio, abbandona la politica e si ritira a vita privata. A nemmeno 50 anni il Cote si scopre debole e teme di aver perso la mano decisiva della sua partita.

In quei giorni difficili a consolare Cavulli. c'è una ex ballerina, si chiama Bianca Ronzani e sarà l'ultima donna della sua vita. L'ultimo. Se vi vedesse vostro fratello, state mangiando dolci proibiti e in compagnia di una ballerina e per di più divorziata.

Era una ballerina del reggio, figlia anche lei di un avventuriero, avventuriera a sua volta, era andata a letto con mezza Torino, potenti eccetera. Cavour si è veramente innamorato. Cavour amava molto le ninze ballate.

le ballerine, però questa figura in qualche modo contribuì a rasserenare. Negli ultimi mesi del 1859 Bianca sarà la sola consolazione del conte, che vive un momento personale molto difficile. Non mi ha visto nessuno.

Non solo un momento, vi sapevo in ansia e volevo dirvi che sono in ansia con voi. C'è una lettera che lui le scrive in cui le dice sono molto stanco e sai io sono un vecchio sdentato ed è molto toccante. Se mi è permesso, quella dama...

Vi ha tolto la pace. Bernabò, sono vecchio. Vecchio?

Ma non avete nemmeno 50 anni. Al governo, Cavour è stato sostituito con il generale Alfonso Lamarmora. Ma all'inizio del 1860, la situazione politica è molto complessa.

Gli stati dell'Italia centrale invocano l'annessione al regno di Sardegna. Per gestire questa fase, serve un uomo forte. Il re non sa cosa fare, lì manca veramente quel homus politicus che era Cavour e Cavour quindi ha ben chiaro quello che si dovrebbe fare. Le popolazioni vogliono l'annessione, va bene, allora al momento buono l'annessione sia.

A questo punto, mentre anche le legazioni insorgono e cominciano a nascere dei governi rivoluzionari, Colà viene richiamato Cavour al potere in Piemonte. Maestà, io non sono il re. Ah, mi fa piacere sentirglielo dire.

E cerchi di non dimenticarselo più. Cavour appare dunque insostituibile e dopo Villafranca sembrava finito, Eppure... eppure sono bastati sei mesi per far cambiare idea a tutti.

Senza Cavour il processo unitario non ha futuro e quando torna al governo Cavour rimette in campo tutte le sue qualità. Siamo nel 1860, Garibaldi prepara la spedizione dei Mille che come abbiamo visto Cavour decide di seguire passo dopo passo. Alla fine dell'impresa di Garibaldi il Conte decide di mandare i soldati piemontesi a frenare l'avanzata delle camicie rosse e dopo la battaglia del Volturno, nell'ottobre del 1860, Cavour ottiene quello che voleva. Garibaldi si fa da parte e consegna il territorio conquistato al re Vittorio Emanuele. Ma quello del generale è un addio polemico.

L'eroe dei due mondi infatti non perdonerà mai Cavour. Come sta? Cargo arrivato.

Bene, come sta? E lei? Ben odio. È il momento in cui, in un certo senso, l'Italia si unisce veramente, però è anche un momento di grande tensione.

Ecco il re d'Italia! Viva lei! Il 26 ottobre 1860, con l'incontro di Teano, Garibaldi consegna a Vittorio Emanuele il regno delle due Sicilie.

Consegna al re le terre conquistate e vuole ritirarsi, fa il bel gesto di ritirarsi. Garibaldi si ritira a Caprera, ma quando il governo crea l'esercito nazionale, il generale chiede l'inquadramento delle sue camice rosse. Cavour si oppone fermamente. Non si può trovare un modo per accontentare Garibaldi?

Maestà, l'obiettivo del governo non è la felicità personale del generale. Garibaldi è stato maltrattato. Sì, non si poteva fare diversamente.

Cavour non può immettere nell'esercito regolare questa massa di uomini che non hanno tutti i numeri per poter entrare nell'esercito regolare. Quindi vengono praticamente tutti licenziati, ma neanche in un modo abbastanza brutto. Si vuole dire attenzione se c'è stato un motore, un attore che veramente ha portato alla costruzione dello Stato unitario, quello è stato la Casa Savoia e gli uomini politici intorno alla Casa Savoia. Lo scontro sull'arruolamento dei Garibaldini nasconde però un dissidio più ampio che chiama in causa i reali meriti di Cavour nel processo di unificazione.

È del tutto evidente che senza la spedizione garibaldina si sarebbe formato un regno dell'Italia centro-settentrionale e basta, del resto Cavour il progetto della costruzione di uno Stato unitario non l'ha mai seriamente preso in considerazione. Ma davvero come dice il professor Banti, Cavour non ha mai preso seriamente in considerazione il progetto di costruzione di uno Stato unitario? Il dibattito tra gli storici su questo è Questo aspetto va avanti da sempre e se forse Cavour da principio non aveva immaginato un'Italia così estesa come quella che è nata nel 1861, certo è che il suo contributo è stato determinante e la sua strategia è vincente.

Con i plebisciti dell'autunno del 1860, dopo il successo della spedizione dei Mille, i territori conquistati diventano parte del nuovo. nuovo Stato e quando nasce il Regno d'Italia tocca ancora a Cavour e non potrebbe essere altrimenti condurre il governo, ma in Parlamento nell'aprile del 61 lo aspetta una resa dei conti. con Garibaldi, che ormai è il suo maggior avversario.

L'abilità di Cavour è stata proprio quella di tenere questa situazione delicatissima, giorno per giorno, senza fare sbagli, è un risultato politicamente gigantesco. Con la nascita del Regno d'Italia, Cavour viene riconfermato nel suo ruolo di Presidente del Consiglio. Ma presto dovrà fronteggiare in aula una violenta reazione. resa dei conti con Garibaldi.

Non c'era nessuna anarchia o nessun pericolo d'anarchia. C'era invece solo la fredda e nemica mano di questo governo che tentava di provocare una guerra fratricida. Noi protestiamo. Non è permesso insultarci a questo modo. Voi siete...

Cosa c'è? Cavour non sa bene, signor Presidente. Ma che succede? Cavour non sa bene.

Nella primavera del 1861, Cavour appare fortemente provato. Fa fatica a concentrarsi, è irritabile, spesso appare assente. Tutti naturalmente attribuiscono questo al periodo di tensione che oramai è cominciato nel... fino al 1854 in poi non ha più cessato. È colpa di quel farabutto di Garibaldi che ti ha fatto arrabbiare?

No, Garibaldi è incapace di sentimenti ignobili, non mi odia. Colpito da febbre malarica nel maggio del 1861, Cavour ricorre a cure disordinate e inefficaci. Ma a quell'epoca facevano sanguisuga, robetta.

Dopo un paio di giorni la servitù ha già chiaro il quadro. Cioè quest'uomo non si salva più. Abbiamo fatto l'Italia. E se l'Italia è fatta... Tutto è salvo.

Il 6 giugno 1861, Cavour muore nella sua casa di Torino. La notizia della sua scomparsa desta una fortissima emozione in tutta Italia. straordinario è una città che chiude si chiude nel lutto torino in quel momento in tutti i ceti sociali dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare Grazie a tutti.