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Riflessioni sulla Tirannide e il Potere

Sapete insomma che la situazione storica ha imposto anche un ripensamento delle questioni culturali che riguardano la tirannide, la dittatura eccetera. Diciamo che l'antecedente di questa nostra riflessione di questo nostro incontro è costituito da un articolo che ha scritto Giulio Guido Rizzi in occasione di questa insomma discussione su scala mondiale della guerra in Ucraina. Ecco come tutti ricorderanno in marzo dopo diciamo l'invasione da parte di Putin dell'Ucraina Ma Biden ha usato delle parole molto forti, diciamo così, verso Putin, poi ovviamente qua non siamo a dire se aveva fatto bene o aveva fatto male, però diciamo ha richiamato alla memoria di tutti questi concetti di tirannide, di dittatura, insomma purtroppo quello della dittatura non è mai... diciamo stato veramente sopito e quindi ha usato termini come appunto tyrant, murderous, dictator, eccetera. A queste definizioni si potrebbe accostare, io ho accostato quella di Sallustio tratta dal Bellum Iugurtinum secondo cui tirannide è ogni forma di potere individuale e collettiva. cui sia garantita l'impunità. Ecco la frase poi viene citata come vedremo da Alfieri è impune quelli bette facere id est regem esse. Ecco cioè traduce Alfieri commettere con impunità ogni eccesso questo è l'essere re veramente. Ovviamente qua non si tratta di essere re come vedremo. ma di essere tiranni, quindi di esercitare un potere assoluto, ecco proprio impunemente anche, quindi commettendo impunemente qualunque atto. Se infatti poi contestualizziamo, ecco adesso vedete già delle immagini di Biden, di Putin, un'altra immagine molto forte, molto intensa, che vede il volto di Putin diviso in due, uno ricorda quello di Hitler appunto. Tiranno dittatore per eccellenza e l'altro appunto quello di Putin stesso come se si trasformasse nel dittatore tedesco, insomma secondo un'idea anche abbastanza condivisa. Ovviamente noi non siamo qui per leggere la storia ma per interpretarla secondo alcuni modelli culturali. Ecco questa è la ripresa da parte di Vittorio Alfieri della Tirannide, questo trattato. In due libri scritto nel 1777 pubblicato una decina d'anni dopo nel 1789, anno tra l'altro importantissimo, ecco in cui appunto Alfieri definisce la tirannide ogni forma di potere individuale e collettiva cui fosse garantita l'impunità, quello che ho detto prima appunto citando il motto già ricordato di Sallustio. Ecco quindi arriviamo. attraverso l'attualità anche a una possibile individuazione del termine tirannide e appunto del suo rapporto con il potere. Ecco, proprio in relazione agli inizi della guerra in Ucraina e anche dell'invasione appunto di Putin di questo territorio, il professor Guido Rizzi ha scritto... un articolo su Domani che leggeva e interpretava questo fenomeno con Erodoto e soprattutto con Platone. Ecco l'articolo che citavo è questo, cioè la natura del tiranno, era il primo diciamo la testatina dell'articolo, per capire l'ossessione di Putin basta leggere Erodoto e Platone. Ecco, io sono rimasta molto colpita da ogni tanto la cosa bella del rapporto con l'università e quello che ci scambia anche queste considerazioni, a volte io mando a Giulio quello che scrivo, lui a me o altri miei colleghi, così con cui sono anche legata. un po'di amicizia e quindi lui mi aveva mandato questo questo testo, io sono rimasta veramente sinceramente molto colpita, non lo dico per piageria, perché veramente il discorso culturale si rivelava veramente importante per leggere, ovviamente non possiamo noi dare ragione di questo fenomeno storico così complesso, così profondo, così contraddittorio, però insomma trovavo l'analisi di Giulio che adesso vi proporrà poi ampliandola insomma come meglio crede. L'ho trovata veramente molto illuminante rispetto a quello che stava succedendo su scala mondiale in relazione anche a queste indicazioni di riproposta dell'idea di tiranno, di tirannide. D'altronde cosa stava facendo Putin? Stava facendo quello che abbiamo visto nella citazione di Sallustio, cioè stava... Agendo impunemente, invadendo un paese e quindi violando una norma di diritto internazionale, sì lo faceva impunemente però con la reazione di tutto il mondo e abbiamo visto anche questi commenti così forti. Ecco da una parte abbiamo scelto una citazione di Platone su cui torneremo che identifica il tirano non soltanto in un ambito politico ma anche in un ambito psicologico. L'ansi parla di anima tirannica, di anima del tiranno e non sarà mai libera. Dall'altra parte mi era piaciuta molto una frase, un pensiero di Giulio Guidorizzi che conclude questo articolo e dice il tiranno è quello che si allontana dalla parte migliore di sé. Ecco, ho trovato veramente una frase acutissima perché effettivamente c'è questa corrispondenza tra anima politica e anima... diciamo proprio come struttura psicologica che consente veramente una lettura molto ampia del fenomeno della tirannide. Quindi oggi ne riparliamo insieme, io lascio subito la parola a Giulio Guidorizzi, poi magari la riprendo per continuare a dialogare con lui, se vuole magari vedere anche in Shakespeare, perché questa idea che, e anche queste domande che abbiamo formulato, si possono anche insomma vedere riprese da alcuni drammi come Macbeth, come King Lear in Shakespeare, dove proprio la domanda che poneva Giulio Guidorizzi è centrale, cioè la terza domanda che abbiamo proposto, cioè il tiranno è per sua intrinseca natura una persona mentalmente disturbata oppure lo diventa a mano a mano che sale ai gradini del potere assoluto e si allontana quindi dall'umanità in quanto tale? Ecco, questo si domandava. Giulio Guidorizzi in quell'articolo e Shakespeare in fondo cerca di rispondere a questa domanda, ci proviamo anche noi e quindi lascio subito la parola a lui. Grazie Chiara, buonasera a tutti. Veramente quella frase, mi dimentico di averla scritta, quando uno scrive, mi dimentico almeno io, scrive a terzori. In realtà è la conseguenza di un pensiero che viene da lontano, viene esattamente da Platone. Mi sarebbe piaciuto aver elaborato in autonomia questo pensiero, lo devo a Platone e sono contento di averlo letto in Platone. E'vero, Platone nella Repubblica racconta come si sviluppa... l'anima tirannica partendo da un'anima, lui dice, democratica, cioè comune, e man mano che il desiderio di autoaffermazione, e poi lui dice l'irrazionale, i desideri, le passioni, l'autoaffermazione di sé. prende piede nell'anima di una persona, ecco che c'è una metamorfosi, viene fuori, come dire, l'animale, viene fuori la parte peggiore, non di quell'uomo, ma di tutta la specie umana, perché la storia della nostra specie è una storia di crudeltà. ma anche di sublimità. Noi abbiamo fatto ciò che nessun'altra specie vivente nei milioni di anni di vita sulla Terra ha fatto. Siamo qui, coscienti, consapevoli della nostra unicità. del nostro destino, nessun animale lo è, ma abbiamo anche una parte crudele e selvaggia che la guerra tira fuori, la guerra tira fuori. Mi ricordo una frase di Primo Levi nella tregua quando cita appunto le parole... di un suo amico greco che ha incontrato e ha conosciuto ad Auschwitz e poi hanno fatto una parte del viaggio di ritorno insieme. Levi dice ma ora non c'è più la guerra e l'altro gli risponde guerra è sempre, trase memorabili, guerra è sempre. Platone dice chiaramente, ma non è solo Platone a dirlo, è anche la tragedia greca a dirlo, è anche Omero a dirlo nella nostra civiltà, che esiste un pendolo tra la pietà e la ferocia. Lo vediamo alla fine dell'Iade quando il più sanguinario di tutti gli eroi anche più raro ma più sanguinario, cioè Achille, dopo aver fatto a pezzi i nemici, aver preso il cadavere del suo avversario Ettore, averlo frascinato nella polvere, aver detto ma io ti vorrei, se fossi un cane ti sbranerei, ma ti farò sbranare dai cani. Il limite della crudesta, però lo stesso Achille. Poco dopo è capace di piangere tra le braccia di Priamo, il padre di Ettore, e di riconoscere che in questo destino di dolore e di sofferenza tutti noi esseri umani siamo affratellati. Non c'è nessuno di noi che in certi momenti della sua vita non si illumini di pietà. Però non c'è nessuno di noi che in certi momenti della sua vita non provi odio, rabbia, ferocia, magari solo dentro di sé, non è detto che faccia del male agli altri. Questi due poli sono... Sì, però da casa mi sembra che sia un livello un po'basso. Vediamo se... Allora, dicevo, passiamo un attimo alla tragedia greca, poi arrivo alla figura del piramide. Sappiamo che la tragedia greca è il prodotto di una civiltà democratica, tant'è che anche i re della tragedia greca sono dei re democratici. Per forza il re veniva dal mito, non puoi mettere l'arconte tese, ma i buoni re sono democratici. Ma sulla scena c'è un'ombra. è quella del tiranno, ogni tanto salta fuori il tiranno nella tragedia greca, ingiusto, crudele, quello che prevarica, quello che non rispetta le leggi. Quindi questa visione c'è già nella tragedia e poi Platone la teorizza. Nel dire... soprattutto nella Repubblica, ma anche nei dialoghi giovanili con i pareri e i partiti, questa idea, soprattutto nel dire che l'uomo è quello che segue la giustizia e segue la giustizia se la conosce, se no non può essere altro che un uomo ingiusto e crondene, quindi conoscere ciò che bene ci... porta a fare il bene. Farà vero? Farà vero? Non lo so. Non lo so per esempio se Putin o Hitler o Napoleone non sapessero, sappiano ora, non sapessero che cosa è bene. Per esempio che la strage di bambini innocenti è male. Si può dire che sia bene? Si può sostenere questo? E lo stupro di donne? Ucraina in questo caso, ma poi di qualsiasi uomo del mondo, è bene. Nessuno, neanche lo stupratore, lo stupratore può essere convinto che quando sta stuprando sta facendo un atto giusto. Diciamo che ciò che Platone dice è che secondo me poi la storia dimostra. è che a poco a poco l'allontanarsi dalle leggi e il far prevalere l'io, l'io nella parte più narcisistica di se stesso, è ciò che a poco a poco può far perdere la coscienza del bene e del male. Per questo lo dice anche Freud, a modo suo. Quando Freud parla di, nelle sue prime opere, scopre l'irrazionale, scopre l'essere, il vero e vero, non so, il vero di stupro, l'incesto, posto che si dirà la sua teoria, scopre e termina dal fatto che dentro ogni essere umano c'è un piccolo tiranno. E questo tiranno è ciò che viene represso dalle leggi, dal costume, dalle morali, ma c'è. E lo si dimostra per esempio negli sogni. Questo lo diceva anche Platone. Può succedere che anche l'uomo più giusto e buono faccia dei sogni scandalosi. Scandalosi, crudeli, sogni di uccidere, eccetera, di far cose. Cosa tremenda. Allora da dove viene questo sogno, da dove viene questo male che talvolta i sogni mettono in luce? Da dove viene? Scusate, viene da noi, da una parte segreta di noi, una parte narcisistica anche di noi. una parte onnipotente che pensa di essere onnipotente, perché il tiranno è convinto di essere tale, onnipotente, e di non essere soggetto a nessuna norma, a nessuna punizione, neanche al biasmo, perché se no non si spiegherebbe il fatto che Hitler mettesse... Suoi nemici nei campi di concentramento, non solo i suoi nemici, ma anche quelli che immaginava i suoi nemici, cioè gli ebrei, tutti i nemici. L'onnipotenza della personalità disturbata, perché è un disturbo della personalità questo, è una forma di polia, porta a poco a poco alla... in certe circostanze politiche alla nascita di regimi tirannici assolutistici di cui noi ci stupiamo, noi bravi occidentali cresciuti nella libertà, magari in una società non perfettamente giusta, ma in una società in cui nessuno Per esempio si mette in prigione per una sua opinione. Noi pensiamo che questo sia il mondo e questa sia la giustizia, ma esiste una parte dell'umanità in cui questo non è vero e non era vero in passato. Non è stato vero in passato. Quando il nostro presidente del Consiglio, Morevole Meloni, dice ma non è solo lei, ma anche altri, di altri orientamenti, c'è il momento più buio. della nostra civiltà, è stato quando hanno fatto leggi discriminatorie con il punto di ebreo, ha ragione, ma vogliamo metterci anche l'aggressione all'Etiopia con milioni di morti, vogliamo metterci anche l'aggressione alla Francia sconfitta da Hitler, vogliamo metterci anche l'aggressione alla Francia sconfitta da Hitler, l'aggressione alla Grecia, alla Jugoslavia, non sono stati anche questi momenti bui della storia italiana che vengono rimossi, vengono rimossi, gli italiani bravamente. Ma allora eravamo sotto un tiranno, ora io credo che la nostra coscienza pubblica e privata rifiuti queste cose. E'bene anche ricordare quello che è stato concluso. Allora io mi chiedo come i russi un giorno o l'altro ricorderanno l'aggressione alla Ucraina? Come la ricorderanno tra 50 anni? E'questo il punto precedente. è lo stupore che ci fa nascere una figura di autocrate. La storia è piena di figure, ci sono dei motivi storici, ma c'è anche un motivo profondo che sta nell'essere umano e su cui dobbiamo stare molto attenti. perché ciascuno di noi potrebbe rischiare di diventare un tiranno magari non con la bomba torta ma nella famiglia, sul lavoro, con i figli, con i deboli, con quelli che non possono difendersi o possono difendersi troppo. Allora ciò che Platone dice è rendiamo migliore l'uomo, l'essere umano, lo dobbiamo rendere migliore perché se non lo rendiamo migliore, questo che accade, accadeva alla sua epoca, Platone odiava i tiranni, che poi ha avuto da dire. di siracusa un certo punto l'ha preso e la la venduto schiavo ha preso e la venduto schiavo la storia dice che stavano discutendo e di ogni ha detto tu ragioni come un rimbambito a Platone e Platone gli ha risposto e tu ragioni come un tiranno, gliel'ha detto in pazza. A Putin non lo si può dire, non lo si poteva dire a Hitler. Perciò insomma quello che... Tutta la nostra civiltà ci dice e il nostro modo di pensare ci dice sempre più. Guardate che... voi uomini se ci fosse un osservatore estraneo della nostra specie voi uomini correte il rischio correte questo rischio uomini e donne voi esseri umani correte questo rischio e siete tiranni per esempio con le altre specie viventi Siete dei tiranni con i polli, con... sì certo bisogna mangiare, però la colonizzazione del mondo ha portato delle forme di grande crudestà nei confronti di altre specie viventi. E comunque noi esseri umani possiamo non essere tiranni, sì possiamo non essere tiranni, possiamo non essere tiranni se abbiamo una conoscenza di noi stessi, se abbiamo la capacità di esaminare. e se abbiamo anche il coraggio di fermare quelli che cercano di diventare tirani. Il ratone lo faceva a modo suo con la filosofia, non aveva tante altre altre cose. da usare con l'educazione e l'auto-educazione perché io temo che quello che fa Putin adesso, a parte il fatto che quando ho scritto questo articolo, circolava voce di certi suoi disturbi mentali, non proprio disturbi mentali, che non so se sia stata poi confermata, ma per esempio Stalin era paranoico, questo è dimostrato, prendeva il litio, lo curavano con il litio, e lo psichiatra. che era un famoso psichiatra russo che è stato mandato a visitare, è stato chiamato un giorno al Cremlino per visitare Staline e che formulò la diagnosi di disturbi paranoici, la sera stessa non era più vivo, è stato ucciso, ha detto ma si è morto in seguito ad attacco di cuore. E'pericoloso por se stira. Però io credo che in fondo la civiltà antica, quella greca, quella che ha sperimentato la democrazia, che ha inventato la filologia, possa darci ancora delle lezioni, possa in fondo ancora dirci che la parte tirannica di noi è quella che noi non sappiamo controllare. Ne dì anche. che uccide i suoi figli eccetera, ma c'è un'altra parte che segue le leggi, che comunque fa affiorare i motivi di umanità che può fermarla. Grazie. concetti non riesco più perché appunto sono possiamo proprio trovare rintracciare nei testi letterari e vedere proprio come sviluppano questi aspetti qua mi sembra di essere un po dall'oculista quando non vedo bene le lettere, la vista, no allora guardo qua perché non sempre arrivo fino lì. Ecco, ci sono alcuni aspetti che volevo riprendere, che mi sono stati suggeriti da Giulio Guidorizzi, ad esempio trovo che sia molto interessante in Platone innanzitutto questa concezione organicista. con cui Platone legge ad un tempo lo Stato e, diciamo così, l'anima umana, lo Stato come un grande essere vivente che quindi può essere letto nelle sue parti, così come la psiche umana ha una sua topologia, dirà anche Freud, questa distribuzione tra ego, esse e superego, e diciamo un'idea di tripartizione che poi era già presente a Platone. Ecco, in questa concezione organicista... C'è una specie di reazione contraria, dice Platone, per cui appunto la tirannide non poteva che nascere dalla democrazia, appunto quasi dal suo contrario, nel momento, come è stato detto, in cui la democrazia metaforicamente si ammala. Ecco, quindi come si ammala? Giurubi Dorizzi ha detto c'è una parte di noi oscura, in qualche modo, che cova una passione non controllata e che può sfociare in questa tirannide. Così nello Stato c'è una parte oscura che a un certo punto si può ammalare, quindi richiede un intervento forte, ecco, però c'è una specie di malattia condivisa, cioè a un certo punto la democrazia non ce la fa più, appunto si ammala, ha bisogno di un capo. Ecco, viene definito prostates, ecco, nel libro sedicesimo della Repubblica, e poi questo capo non è sufficiente, si trasforma in tiranno. Ecco qui la gente. del tiranno che si sviluppa parallelamente all'analisi dell'anima, ecco quindi uno stato come una persona non nasce necessariamente tiranno ma sviluppa una parte di sé che diventa appunto dominante fino all'eccesso. E qui è interessante, poi magari sento il tuo parere, questo piccolo mito che racconta Platone. Secondo cui il tiranno proprio in questa trasformazione sarebbe diventato tale secondo un procedimento analogo a quello dell'uomo che diventa lupo per aver mangiato viscere umane mescolate a quelle delle vittime sacrificali. Quindi è interessante questa radice antropologica, narrativa che poi si trova anche in Pausania, secondo cui il tiranno assomiglia in qualche modo all'icantropo. a colui che è appunto all'uomo che si è trasformato in un lupo e che si è trasformato in un lupo per aver mangiato non soltanto vittime sacrificali ma anche viscere umane. Quindi è una specie di cannibale idealmente in questo mito il tiranno, è uno un vampiro, qualcuno che ha succhiato il sangue umano, ne ha mangiato le viscere e quindi si è trasformato in qualcosa di assolutamente negativo. È un po'una metafora di quello che succede nella tirannide, no? Non lo so, cosa ne dici? Secondo te come interpretate? Diciamo, il tiranno è colui che cannibalizza la parte migliore di sé. e degli altri e cioè la nienta la la rinina e resta solo l'animale resta solo l'animale il muto direi che quello che appunto platone continua a dire è che se Lo Stato è cattivo, le leggi sono cattive, gli uomini che soggiacciono questa legge non possono che essere cattivi, anche loro, perché seguono delle leggi malvagie e viceversa. Ma queste leggi malvagie da dove vengono? Da uomini malvagie, cioè da uomini che hanno perduto. che so, senso dell'onestà, rispetto per gli dei, quindi è una specie di catena, di circolo vizioso in cui leggi malvage producono uomini malvagi, ma gli uomini malvagi produrranno altre leggi malvage e il circolo non si dice più, salvo che, salvo che, si spezia appunto questo ritmo e non si fondi una città dove chi governa è giusto. Allora, nella città in cui i governanti sono giusti e sono onesti, allora ci saranno delle leggi migliori e le leggi migliori si inverte proprio. Si inverte il cerchio, ma come si fa a invertire il cerchio? L'opinione di Platone. la Repubblica di Platone, costruendo la sapienza tra gli uomini, la filosofia, la sapienza, la coscienza di sé, che non nasce da un giorno all'altro, ma nasce a poco a poco attraverso le varie scelte, le varie vicende della vita. Questa è la filosofia, non è la sapienza, ma la ricerca della sapienza. Questa è la ricerca della sapienza, basta a bloccare, a limitare ciò che è di selvaggio, cioè di narcisistico, di auto... come dire, esaltativo, c'è nella psiche, nell'anima di un essere umano. Se voi lasciate l'anima di un essere umano a se stesso, è come se gettaste nell'oceano tante bottiglie, tante bottiglie, tanti messaggi che le onde dell'oceano disperdono. Ci può essere il bene, ci può essere il male, la crudestà, la... soprattutto in consapevolezza, quando una persona non è consapevole. E di nuovo siamo nella tragedia greca, quanti nell'Antigone per esempio, Antigone dice la legge va bene, la legge della famiglia, non quella dello Stato, e Creonte risponde no io. Tu disobbedisci alle leggi dello Stato, un momento, le leggi dello Stato sono quelle che hai fatto tu, ora, non sono le antico le risponde, ci sono altre leggi, terme che vengono... osservate da sempre per cui un fratello lo devi seppellire. Quindi non è la legge in sé, la legge in sé può essere ingiusta se fatta da uomini industri, se andate a vedere, non so, codice di legge comulgato da Hitler all'epoca, da Stalin o da Mussolini. Sono leggi che sovvertono dei principi di umanità o li mettono in dubbio, non ne tengo un punto. Quindi non è la legge in sé, non è la legge in sé. Un'altra cosa è la legge che segue i principi di qualcosa di superiore che si chiama Dike, i greci chiamavano Dike, cioè giustizia. Giustizia è un principio che va oltre il creonte. Ecco però insomma se posso riprendere poi il discorso, ecco c'è proprio questa idea del non soltanto dell'eliminare appunto fisicamente i nemici che insita in qualche modo nel regime, nell'anima tirannica ma proprio questo desiderio totalizzante come abbiamo già detto, cioè il tiranno ha proprio, poi vedremo se riusciamo ad arrivare a camminare. Cioè Cammino e Caligula, figuriamoci Caligula è proprio veramente un esempio di tirannide, è colui che vuole tutto, dice voglio la luna, ecco perché il tiranno ha questo desiderio totalizzante, questa come l'ha definita qui Giulio Guidorizzi, questa onnipotenza della personalità. Ecco per cui in questo desiderio di avere tutto il potere e tutto il dominio degli altri è come se li divorasse. Ecco quindi credo che questa idea anche del divorare le viscere degli uomini dia l'idea di questa tendenza del tiranno di fare proprio tutto, di fare proprio l'avversario, insomma di includere chiunque, questo desiderio totale non soltanto di accorpamento di poteri e di cui nasce anche la tendenza del tiranno a rimuovere i nemici. Ecco non sono, il tiranno non rimuove soltanto i nemici veri, politici, ma rimuove anche e soprattutto... I nemici sospettati come tali, magari vede due, ci sono poi anche tanti aneddoti di Plutarco, di Svetonio eccetera, non so, vede due sudditi che parlano tra di loro, teme che stiano cospirando contro di lui, li uccide, magari parlavano di tutt'altro, quindi c'è questo elemento paranoico, totalizzante, ecco che è più di avere il potere, cioè è proprio quasi un miraggio di assoluto che però in quanto tale non riesce mai a... a conquistare. Ecco, per questo motivo, adesso qui arriviamo anche un po'ai latini, ecco, per questo motivo, ecco, non soltanto l'idea di re, prima ho citato, non so, l'ustio, il re in relazione all'impunità, ecco, il re è diverso dal tiranno perché il tiranno si arroga appunto, si arroga una sovranità. ingiusta, ecco un dominio ingiusto che arbitrariamente vuole fare proprio tutto quello che lo circonda, tutto il potere che lo circonda, una specie di buco nero, il tiranno che trascina dentro di sé, nel suo governo e nella sua anima tutto ciò che trova e per quello è paragonato appunto a una bestia. Ecco Platone parla di un lupo, di una specie di licantropo che si nutre delle viscere non soltanto animali ma anche umane. Cicerone nel De Repubblica parla appunto di un essere turpe e infame, un vicino appunto a superare per ferocia le belve più mostruose. Ecco con il pensiero latino, questo lo dice anche Diego Lanza nel suo saggio sulla tirannide, vengono accentuate anche le caratteristiche di infelicità del tiranno. Ecco perché in tutta questa mania di grandezza del tiranno che abbiamo cercato di esaminare, il tiranno non è mai felice, ecco quindi c'è anche tutto un risvolto diciamo così eudaimonistico legato alla personalità del tiranno. Ecco e Seneca ancora di più ma anche Tacito altrove, adesso non abbiamo avuto tempo di analizzarlo. Ecco, mette in evidenza non soltanto il lato feroce, crudele verso l'altro, appunto deve eliminare tutti i nemici presunti tali o reali, ma mette in evidenza anche la debolezza del tiranno, l'infelicità del tiranno. Ecco, quindi non è un forte il tiranno perché cerca questa affermazione di potere, è un debole, dice Seneca. Ecco, questa di nuovo è un'analisi che poi sarà molto utile a Shakespeare. E appunto mette in evidenza degli aggettivi che non riferiremmo così banalmente a un tiranno, impotens, cupidus, delicatus, addirittura dice Seneca nelle lettere a Lucilio nella 114. E anche nel De Clemenzia mette in evidenza appunto questo terrore in cui vive il tiranno. Ecco il tiranno è più debole che forte. e per mantenere appunto il proprio potere vuole essere temuto perché odiato. Lo dice qua attraverso questo perfetto gioco di parole, ecco desidera essere temuto perché odiato, essendo odiato perché temuto, ecco di nuovo il circolo vizioso di cui parlava prima Giulio Guidorizzi, cioè si creano diversi circoli viziosi psicologici e politici intorno al tiranno. Ecco Seneca comincia ad andare più nel profondo dell'anima del tiranno. accentuando questo processo irreversibile nell'anima del tiranno di corruzione e di infelicità. Ecco è un processo che lui dice proprio senza ritorno, ecco una volta che si è stabilito questo meccanismo, questo circolo vizioso di cui si è detto, ecco non si può più tornare indietro, non si può che perseverare ecco nel male finché come diceva Giulio Guidorizzi, allora non si trova una soluzione altrove, cioè o sul piano proprio della rivoluzione politica, quindi della riforma completa di tutte le istituzioni politiche, oppure della filosofia che diciamo sarebbe l'unico antidoto a questa tendenza umana da secondare invece la propria zona oscura, ecco la propria passione incontrollata, quella appunto del... dell'onnipotenza e del potere senza limiti. Ecco quindi ancora qui nel De Clemenza, non soltanto nel De Clemenzia, Seneca non soltanto dice che a un certo punto il tiranno non può che perseverare e non ha più aperta una strada per tornare a migliore consiglio, ma di nuovo sottolinea l'infelicità. di un uomo per cui l'essere malvagio è ormai una necessità. Altra cosa è appunto questo rapporto tormentato con la coscienza, ecco un termine che noi abbiamo anche letto a lezione, dico per i miei studenti, e di cui ha fatto cenno prima Giulio Guidorizzi. Allora qua Seneca dice che cosa succede quando il tiranno getta uno sguardo su ciò che ha fatto e mette a nudo questa coscienza piena di delitti e di tormenti, ecco diventa più odioso a se stesso che a quanti sono stati asserviti, ecco quindi la sua coscienza è pesantissima, penosissima, ecco il tiranno è il più infelice degli uomini, ecco però ovviamente non basta dire quello ma si continua a studiare, a cercare di capire quali meccanismi portino l'uomo a... essere così profondamente connivente col potere da trasformarsi in tiranno. Ecco abbiamo cinque minuti, volevo ancora proprio provare a presentarvi un altro caso in cui questa ipotesi viene drammatizzata, una specie di caso di studio su questo rapporto profondo insomma tra il tiranno e L'anima del tiranno è il potere che incarna. Ecco, questo è senz'altro, diciamo, uno studio che propone Shakespeare, soprattutto nelle sue tragedie, ecco, non tanto in Amleto quanto in Macbeth e in King Lear, ecco, perché lì veramente si manifesta questa arbitrarietà e questa infelicità dell'anima tirannica. In King Lear, come sappiamo, Lear vorrebbe distribuire, dividere il suo regno alla fine della vita e vorrebbe darlo in misura maggiore a quella figlia che più gli dichiarasse il suo amore. Ecco, tutte e due le prime figlie, Regan e Gonari, gli dichiarano un grandissimo e spassionato amore, mentre Cordelia tace. Ecco, tace perché lo ama di più, perché sa che è difficile che la parola aderisca veramente al cuore, che questo è quasi impossibile, allora tace perché lo ama troppo. E il padre si infuria, si inferocisce e di lì inizia tutta una specie di tormenta tragica in cui la cecità e la follia sono proprio i simboli, le metafore di questa... di questo parziale accecamento di Liar che non è stato capace né di guardare in se stesso né di guardare nell'amore della figlia. Ecco perché diceva Guido Rizzi l'antidoto se vogliamo alla tirannide è conoscere se stessi, perché Liar ha dimostrato, cioè Shakespeare ha voluto dimostrare che è tiranno chi non conosce se stesso, chi non conosce le profondità dei propri affetti e chi disconosce l'affetto vero dell'altro, di una figlia. Ecco quello che dicevamo prima, si è tiranni non solo in ambito politico ma anche in ambito umano, più ampiamente umano e Shakespeare proprio cerca di rappresentare questa doppia faccia di un sovrano che è tiranno nella gestione del potere ma anche nel rapporto con l'altro. Ecco questo è molto importante, molto grande anche nell'intuizione, nella rappresentazione shakespeariana. Ecco così Macbeth lo stesso. Non viene analizzato soltanto un uomo che vuole acquisire il potere assoluto e che lo acquisisce con l'omicidio, ma appunto viene molto finemente analizzata la trasformazione di un uomo che da uomo definito dalla moglie stessa, la famosissima malvagia Lady Macbeth, un uomo buono che si uccide in guerra perché Macbeth si è fatto valere in guerra. ma non commetterebbe mai altri omicidi, quindi è fondamentalmente un uomo la cui anima non ha ancora rivelato questo risvolto tirannico. Ecco Shakespeare invece con Macbeth analizza esattamente quella domanda da cui siamo partiti, cioè come una persona possa trasformarsi in un tiranno. Ecco Macbeth vanta il maggior numero di occorrenze del termine tiranno. In tutta l'opera shakespeariana Macbeth è definito tiranno 15 volte sulla scena, ecco ed è definito tiranno non dopo che ha combattuto in guerra, che si è fatto valere in quel contesto, ma dopo che ha ucciso i suoi nemici. Duncan il re buono, non è detto che tutti i re siano cattivi, tutti coloro che detengono un potere assoluto siano malvagi, Duncan è un re grande, è un re lungimirante, è un re intelligente, ma... Macbeth lo uccide per poter diciamo fare avverare quelle che erano le parole delle streghe che sono le parole della sua ambizione che addirittura anticipano l'avverarsi del fatto, anticipano il tempo, quindi si macchia dell'omicidio di Duncan, suo congiunto, suo ospite, nel senso ospitato da lui, si macchia dell'omicidio di Banco e di lì diventa tiranno. Ecco quindi Shakespeare analizza. questo comportamento tirannico, ecco questo sviluppo dell'anima tirannica su cui anche gli altri personaggi si interrogano. Io adesso non ho tempo di leggere queste citazioni, però invece di proporvi diciamo le prime, quelle che mostrano appunto lo sviluppo di questo male, anche su istigazione di Lady Macbeth eccetera, del personaggio, ecco volevo proprio proporvi le parti. in cui altri personaggi discutono della tirannide. Malcolm era stato designato da Duncan al potere e dice ma può darsi che anche quando divento re io diventi un tiranno? Tutto il potere è tirannico, quindi loro si interrogano su questo, una volta anche eliminato questo grande tiranno che è Macbeth. Ecco anche qui... Ecco la discussione continua sempre tra Malcolm, il successore di Duncan e Macduff, colui che poi ucciderà Macbeth. Ecco l'intemperanza illimitata nella natura e tirannide, ecco una definizione molto importante che potrebbe riassumere tutto questo. Ecco quindi Shakespeare cerca, però adesso io non mi dilungo perché voglio concludere, ecco proprio di sviluppare, sviluppare. diciamo le radici antiche, ecco che proponeva già Platone, che propone Seneca, altrove Tacito, non possiamo, insomma non abbiamo potuto richiamarli tutti e si conclude proprio con quella domanda che tutti un pochino si ponevano all'inizio di questa guerra, cioè se il tiranno in realtà sia matto, ecco quello di cui si parlava prima, ecco in queste domande. tra i due personaggi, ecco, ma Mark Vettel c'è qualcuno, c'è chi dice che è pazzo, ecco altri che lo odiano meno lo chiamano valoroso furore, ecco la continua indagine e rappresentazione della tirannide anche attraverso la follia. Ecco volevo parlarvi ancora di Camus perché Camus appunto, ma l'ho già citato nel Caligula, questo dramma non a caso proprio scritto negli anni della seconda guerra mondiale dal 38 al 44 rappresentato nel 41 quindi c'era proprio in camion l'urgenza di rappresentare un tiranno come poteva essere Hitler, Mussolini, appunto Stalin eccetera e quindi usa Caligola. usa questo personaggio della storia romana per fare una grande pantomima del potere, il dramma poi diviso in la disperazione di Caligula e quindi di nuovo l'idea dell'infelicità del tiranno, la recita di Caligula, tutta questa grande pantomima del potere, la divinità di Caligula, la morte di Caligula. Quindi c'è di nuovo un'analisi anche attraverso lui si travesse da donna, da venere, questa grande pantomima del potere. e del desiderio di assoluto che proprio tradisce un aspetto molto profondo appunto dell'anima del tiranno. Però non mi dilungo su questo perché invece sono molto felice di presentarvi, se sono pronti. Eh sì, lascio ancora, vabbè. Il tiranno deve vivere in una casa senza specchi. Reali e metaforici, perché nel momento in cui si specchia, lo specchio rende un doppio tuo. Non ti inganna lo specchio, se lo guardi, se lo vedi, e se il tiranno vede veramente quello che lo specchio gli rimanda, non può che essere appunto infelice, invaso dal terrore. e non può che cercare altri specchi. Chi sono gli specchi del tirano? I suoi cortigiani, i suoi seguaci, i suoi tirapieni, perché è esattamente questo che lui cerca fin dall'epoca di Dionisio di Siracusa. Attorno a sé altri che rispecchino un'immagine che non corrisponde. a quella reale. Specchiarsi significa in qualche modo confrontarsi con se stesso, è ciò che un tiranno non potrà mai fare, pena decadere dalla posizione di tiranno, pena sua, ma lo riuscirà a fare, riuscirà a farlo, non accade.