In un pomeriggio d'inizio estate, sotto le rosse mura di Parigi, Carlo Magno passa in rassegna le sue truppe. Tutti i cavalieri si presentano, giunge finalmente al Serrafila. Agilulfo, cavaliere dalla bianca armatura, che sostiene di non esistere, di prestare servizio con la sola forza di volontà e la fede nella Santa Causa, si rifiuta dunque di mostrare il volto a Carlo Magno, fino a quando, a seguito della sua insistenza, solleva la celata e, l'armatura, risulta davvero vuota.
Agilulfo è un cavaliere che svolge tutti i suoi compiti perfettamente e per questo risulta antipatico a tutti. Una notte, non riuscendo a dormire, passeggia meditando. Incontra un cavaliere di nome Rambaldo, ingenuo e inesperto, che gli dice di voler vendicare suo padre, il marchese Gerardo di Rossiglione, ucciso dall'Argali Fisoarre. Il giorno seguente, Rambaldo scopre che in realtà Agilulfo non esiste ma che, a detta di due comandanti con cui si trova a parlare, Invece è un ammasso di ferraglia inutile.
Rambaldo, però, spera di incontrarlo nuovamente perché secondo lui, è l'unica figura che dà concretezza, essendo la presenza più solida, al resto dell'esercito. Giunge un altro giorno e, l'esercito franco di Carlo Magno, dopo diverse ore di galoppo, si accampa in uno spiazzo dove si sentono strani versi. E così che incontra Gurdulù, uno che c'è ma non sa d'esserci, e che qualche volta crede di essere un animale o un oggetto.
Colpito da questo uomo, l'imperatore Carlo Magno lo fa diventare scudiero di Agilulfo ma Gurdulù corre attraverso i cespugli sparendo alla vista di quest'ultimo che si muove come per rintracciarlo ma non lo vede più. I suoi compagni gli chiedono, per prenderlo in giro, quando comincerà a prestar servizio il nuovo scudiero. Agilulfo risponde seriamente che ogni ordine dell'imperatore deve essere eseguito immediatamente.
Il narratore del romanzo è suor Teodora. Tutti i cavalieri cristiani sono pronti al combattimento contro gli infedeli, anche Rambaldo sta aspettando il segnale dell'attacco con l'unico scopo di uccidere l'Argali Fisoarre. Si capisce che la battaglia è iniziata, a causa della tosse dei cavalieri, scatenata dal polverone sollevato dai cavalli al galoppo. Rambaldo chiede all'interprete di tradurre ciò che un saracino sta dicendo, ovvero di lasciargli il passo. Ma Rambaldo glielo avrebbe lasciato solo in cambio dell'informazione su dove si trova l'Argali Fisoarre perché deve vendicare la morte di suo padre.
Come dà indicazioni va sull'altura a sinistra. Ma quando ci sale trova l'Argali Fabdul. Allora si reca su quella a destra dove si trova davanti uno scudiero con l'incarico di portare sempre con sé un paio di occhiali.
Perché, l'Argali Fisoarre è miope. Nel momento in cui lo scudiero avrebbe dovuto porgerglieli, Rambaldo, con la lancia, li rompe mentre Isoarre muore trafitto per mano di un cavaliere cristiano. Una volta vendicata la morte del padre, anche se non in maniera diretta, Rambaldo si rifugia in una radura nella quale viene attaccato da due mori. Mentre sta per soccombere sotto i colpi degli avversari, viene soccorso da un cavaliere pervinca che lo salva e fugge senza proferire parola. Rambaldo cerca di seguirlo ma lo perde di vista e solo in seguito lo ritrova nudo e immerso nell'acqua di un ruscello.
Solo ora scopre Con sua enorme sorpresa, che si tratta di una donna di nome Bradamante della quale si è già innamorato perdutamente. Tornato al campo, racconta tutto l'accaduto ai compagni che non possono fare a meno di deriderlo. A questo punto l'unica speranza è poter incontrare il cavaliere inesistente con il quale confidarsi.
Suor Teodora descrive il campo durante l'ora del rancio. Rambaldo vuole diventare un paladino come Agilulfo, per salvare i cristiani più deboli e coprirsi di gloria. Agilulfo smentisce questa illusione facendogli capire le responsabilità di essere paladino. Pertanto, lo fa andare nelle cucine dei reggimenti a verificare se tutto è in regola con l'incarico di riferirglielo. Quando torna, non ha le idee chiare perché i poveri che vengono per mangiare la zuppa hanno nomi diversi ma si assomigliano tutti.
Agilulfo, quindi, decide di andare a verificare lui stesso. Con sua somma sorpresa, riscontra che il poveretto è Gurdulù. Così gli rammenta che per ordine di Carlo Magno è il suo scudiero, e che pertanto devono, tra gli altri compiti, anche seppellire i morti della battaglia e fare legna.
Così, nel bel mezzo dei lavori, Rambaldo trova il coraggio di chiedere a Agilulfo se conosce Bradamante. Il paladino non gli risponde ma preso da uno scatto d'ira nel mostrargli come si taglia, con un colpo netto e in maniera dritta, un tronco. Questo gesto lo spaventa non comprendendo cosa sia passato nella testa di Agilulfo. Il giorno dopo, Rambaldo incontra Bradamante e quando la vede per la prima volta in viso la trova bellissima.
Andandole incontro, la sfida al tiro con l'arco. Casualmente Agilulfo passa da quelle parti e... Bradamante, colpita dal suo fascino se ne innamora perdutamente e lo invita, a sia volta, a tirare con l'arco.
Rambaldo, rassegnato all'amore che Bradamante prova per Agilulfo, segue gli altri cavalieri. Incontra così Torrismondo, un giovane guerriero convinto che la guerra, condotta contro gli infedeli, sia perfettamente inutile perché tutti sarebbero scomparsi tranne i cavalieri del Santo Graal. Agilulfo si reca al banchetto imperiale al quale Carlo Magno arriva prima di tutti. e con maleducazione mangia anche con le mani. I paladini, che arrivano alla spicciolata, si avventano sul cibo facendo più confusione che in battaglia, mentre, dove è seduto Agilulfo, tutto procede calmo, pulito e ordinato.
I cavalieri cominciano a raccontare delle loro battaglie vantandosene, e Agilulfo, citando i documenti, afferma o smentisce i loro aneddoti risultando il solito antipatico. A questo punto Torrismondo si alza dicendo che anche Agilulfo non è senza macchia perché quando ha salvato Sofronia, figlia del re di Scozia, dai briganti, quest'ultima non era più vergine perché a 13 anni era già incinta di lui e, per evitare le ire dei genitori quando avessero appreso il suo stato, fuggì vagando per gli altopiani. Questo significa che Agilulfo non è cavaliere perché solo chi salva una donna vergine può diventarlo.
Così, anche per volere di Carlo Magno, Parte alla ricerca di Sofronia con al seguito Gurdulù, il suo scudiero. Torrismondo, affermando di essere figlio illegittimo, non può rivestire il grado di cavaliere. Carlo Magno, nell'udire che, per Torrismondo, padre è il sacro ordine dei cavalieri del Santo Graal, dice che solo se l'ordine nel suo complesso lo riconoscerà come figlio, allora potrà conservare i suoi diritti militari. Così anche Torrismondo parte pieno di speranza.
Vedendo Agilulfo pronto alla partenza, Bradamante si commuove. A differenza di tutti gli altri cavalieri che fanno finta di non vedere l'ora che si allontani e, piena di amore per lui, lo segue. Anche Rambaldo, vedendo Bradamante partire, per le stesse ragioni, la segue. Agilulfo e Gurdulu si mettono in viaggio.
Il cavaliere si ferma a chiedere la strada ad una mugnaia che gli offre pane e acqua, che non accetta e biada per il cavallo. Una volta ripartito si trova a dover attraversare una città cinta da mura, le cui guardie vogliono che mostri il viso perché sono alla ricerca di un brigante feroce che imperversa nei dintorni. Rifiutandosi, scappa e poco dopo consegna loro il brigante.
Nel frattempo, Bradamante giunge nei luoghi in cui è passato Agilulfo e chiede se qualcuno lo ha visto. A sua volta Rambaldo chiede se qualcuno ha visto entrambi. Intanto Agilulfo incontra una donna che lo prega di liberare il castello della sua signora dall'assedio di un feroce branco di orsi.
E così che Agilulfo incontra Priscilla, una vedova non tanto alta e non tanto in carne che si innamora di lui e con la quale trascorre una notte bellissima in cui la elogia e la vezzeggia. Agilulfo riparte e arriva in Inghilterra, al monastero, dove, da 15 anni, è ritirata Sofronia. Un vecchio gli dice che il convento è stato raso al suolo da una flotta di pirati moreschi che hanno deportato le monache in Marocco per essere vendute come schiave. A Gilulfo si imbarca per il Marocco ma la nave si scontra con una balena e si rovescia.
Il cavaliere cola a picco sul fondo del mare e lo percorre a piedi fino al Marocco. Gurdulu, il fedele scudiero, si impiglia in una rete di pescatori saracini che lo portano con sé per farne un pescatore di ostriche. Una sera Agilulfo giunge finalmente in Marocco ricongiungendosi con Gurduluche, con i pescatori, deve cercare perle per il sultano, scoprendo così che Sofronia è stata destinata in sposa al sovrano marocchino.
Il cavaliere dalla bianca armatura si propone come regalo alternativo per la futura sposa. Così quando giunge all'interno della stanza in cui si trova Sofronia, la prende e fugge con lei, su una feluca diretta verso le terre cristiane. A questo punto la feluca sbatte con La scogliera di Bretagna e Agilulfo pensa di lasciare Sofronia all'interno di una grotta, raggiungendo a piedi il campo di Carlo Magno per proclamare la verginità della donna.
Torrismondo arriva dove è rifugiata Sofronia. Torrismondo è in cerca dell'accampamento segreto dei Cavalieri del Santo Graal, giunge a Curvaldia dove chiede agli abitanti di un villaggio un po'di ricotta e pane ma glielo rifiutano per via delle oblazioni che devono fare ai Cavalieri del Santo Graal presenti nella foresta. Torrismondo li raggiunge e... Una volta spiegata la storia della sua vita, purtroppo non possono riconoscerlo come loro figlio ma ugualmente gli chiedono di rimanere e di essere un membro dell'ordine. Per qualche giorno rimane coi cavalieri concentrandosi per raggiungere l'estasi e la completa comunione col tutto.
Il giorno in cui i cavalieri si recano nei vari villaggi per la riscossione dei tributi, si accaniscono inutilmente sui contadini che non hanno nulla da offrire loro e così, Torrismondo, Si schiera a favore del popolo facendo battere in ritirata l'ordine e fuggendo via non sapendo, a questo punto, nemmeno più lui chi fosse. Raggiunge una grotta e recandosi al suo interno per trovare riparo, vede Sofroni a dormire. Tra i due c'è uno scambio di battute e già da queste si capisce che Torrismondo è innamorato della donna.
Carlo Magno assieme ad Agilulfo, Gurdulù e una vecchia esperta nelle faccende di donne, Sono diretti in Bretagna presso la grotta dove il cavaliere dalla bianca armatura ha lasciato Sofronia. Entrando, vedono la donna e Torrismondo giacere in un amplesso. Agilulfo chiama per nome Sofronia e Torrismondo che, sentendone il proprio nome, pensa di aver commesso un incesto nefando e fugge. Assieme a lui fugge anche Agilulfo.
Torrismondo però torna pensando che fino a un attimo prima la donna era vergine e che, quindi, non può essere sua madre. In effetti si apprende che Sofronia ha cresciuto il figlio della sua matrigna nato da un incontro fortuito. Quando apprese che il re era di ritorno, mandò i bambini nel bosco a passeggio e da lì non fecero più ritorno.
Rambaldo va a cercare Agilulfo. Trovando solo la sua armatura sotto un albero di quercia e un cartiglio con il quale gli dice che lascia l'armatura proprio a lui, e decide di indossarla, giunto dall'imperatore afferma che di Agilulfo è rimasta solo l'armatura e che non vede l'ora di andare in battaglia. Rambaldo, finita la guerra, viene raggiunto da un cavaliere, Bradamante, che lo crede a Gilulfo perché ne indossa l'armatura.
Una volta congiunti, si guardano negli occhi e vedendo che si tratta di Rambaldo, la donna pervinca fugge dopo averlo stordito con un colpo di spada. Gurdulù diventa lo scudiero di Torrismondo e Rambaldo alla ricerca dell'unico a cui vorrebbe confessare le sue pene, non smette di cercare a Gilulfo in ogni bivacco. Si celebrano le nozze.
Al cospetto di Carlo Magno, tra Torrismondo, che viene eletto conte di Curvaldia e Sofronia. Raggiunto il villaggio lo vedono rifiorito e gli abitanti accettano l'arrivo di Torrismondo e del suo seguito ma solo come loro pari.