Siamo pronti, libro sotto al naso e tutta l'intenzione di assorbire quante più informazioni possibili. Abbiamo l'atteggiamento giusto, gli strumenti giusti, la motivazione, la determinazione, però qualcosa non va. Leggiamo, leggiamo, leggiamo, ma le parole sembrano non avere senso.
Ma dove vorrà andare a parare il capitolo? E poi, che c'entra questa roba con quello che abbiamo studiato fino a questo momento? E lì ci fermiamo. È ora di stimolare uno dei principi più importanti in assoluto dell'apprendimento efficace. È ora dell'encoding.
Se state pensando che si tratti di una specie di formula magica per migliorare lo studio con uno schiocco di dita, o non mi conoscete abbastanza bene o siete degli inguaribili sognatori. Perciò partiamo subito con un bellissimo spiegone. Quando veniamo in contatto con nuovi stimoli esterni e quindi anche con nuovi concetti, nuove informazioni, la nostra memoria attiva un processo in tre fasi.
Registrazione delle informazioni, immagazzinamento e poi recupero e riutilizzo. Ovviamente è una semplificazione, ma ci siamo capiti. Le potremo chiamare anche in inglese encoding, storage e retrieval. Immaginate di portare un nuovo oggetto in un magazzino Prima cercherete di capire come classificarlo È una cosa che userete per cucinare o è un cacciavite? E in base a questa classificazione deciderete in quale scaffale sistemarlo In questo modo quando ne avrete bisogno poi saprete esattamente dove andare a trovarlo Ecco, io non faccio il magazziniere ma tutto questo pippone metaforico ci porta a capire Perché l'encoding, che poi è il momento in cui classifichiamo le informazioni, sia così fondamentale Nello studio l'encoding è il momento in cui prendiamo il concetto e lo analizziamo a...
attentamente per poi poterlo sistemare in un quadro più ampio, migliorandone la comprensione e poi anche il ricordo. E meglio encodiamo, si può dire encodiamo? Ah no?
Meglio encodiamo le informazioni e più rapidamente le memorizzeremo e con maggiore facilità poi le recupereremo in un secondo momento. Per questo io dedico molto spazio a queste fasi di acquisizione, comprensione e rielaborazione nel mio videocorso Sistema DC. Visto con che spontaneità vi piazza la marchetta? Che succede dopo tutto questo lavoro? Dove vanno a finire tutte le informazioni che ci sforziamo di classificare e codificare?
Semplice. più o meno. Passano dalla memoria di lavoro alla memoria a lungo termine. Restando sulla metafora del magazzino, questo è il momento in cui decidiamo se il nuovo oggetto da classificare abbia uno spazio in uno dei nostri scaffali o se per noi sia completamente inutile e per questo deve essere buttato via, dimenticato.
Una volta stabilito che l'informazione ci è utile e che dobbiamo impararla, sarà cruciale avere un atteggiamento attivo. Chiediamoci come possiamo collegare i nuovi concetti a quello che già sappiamo e come possono riguardarci da vicino. Se stiamo studiando, che ne so, la forza centrifuga, per esempio, ci verrà naturale immaginare quella volta che il nostro amico ha fatto una curva allegra e noi ci siamo sentiti sbalzare nella direzione opposta nella macchina. E in un secondo momento magari avremo un'illuminazione e uniremo questa nuova informazione a quello che già sapevamo sulla forza centripeta e ai concetti di massa e di velocità. E lì è fatta.
Collegamenti creati. Abbiamo appena inserito una nozione in un contesto più ampio e abbiamo fatto un esempio che ha coinvolto noi stessi, afferrando il concetto in maniera più salda. Questo atteggiamento da detect. ci permette di fare l'identikit delle informazioni e magari ci consentirà addirittura di anticipare delle nozioni che ancora non ci sono state presentate.
È un procedimento da non sottovalutare mai. Ricordiamoci sempre che qualsiasi sia l'oggetto dello studio stiamo affrontando degli argomenti di una materia più vasta, più grande. Le informazioni non sono dei monoliti e se poi quello che stiamo imparando diventa così chiaro e cristallino che ci sentiamo quasi in grado di poterlo spiegare a un bambino, fine man style, siamo a cavallo. Abbiamo fatto un buon lavoro di encoding. La nuova informazione è stata acquisita, analizzata e collegata ad altre che la inseriscono nel quadro più ampio.
E noi abbiamo imparato qualcosa a un livello più profondo. E dopo questa bella fase riflessiva, che si fa? Semplice. È tempo di rappresentare visivamente i possibili collegamenti che abbiamo individuato in modo da fare ordine nelle idee, sfruttare il concetto di dual coding e poter accedere facilmente ai nostri ragionamenti.
E cos'è questo se non un altro modo di descrivere la schematizzazione? Pensiamoci un attimo. Lo schema ci consente di ragionare sulle informazioni ricevute, organizzarle... nero su bianco, anzi a colori, avere una visione chiara di come sono collegate tra loro e al quadro generale in cui si inseriscono.
Nello schema quindi stiamo rappresentando il nostro processo di encoding in modo sintetico e immediato. E quando riapriremo la porta del nostro famoso magazzino avremo ben chiaro il percorso da fare per ritrovare l'oggetto che abbiamo conservato. L'encoding in sostanza avviene da solo ma può essere aiutato, stimolato, potenziato tramite la lettura efficace, il ragionamento, l'uso di metafore, esempi, analogie, similitudini, la costruzione di schemi. Bene così. Ma allora l'encoding è la manna dal cielo?
Basta soffermarsi per bene su questa fase? Fissarsi su questo per poter dire di aver studiato quello che ci serve e tanti cari saluti? No, affatto.
Con buona pace di Justin Song. Il metodo puramente rielaborativo non basta. Le informazioni ben codificate a un certo punto dovranno comunque essere recuperate per una verifica scolastica o per un esame universitario o un concorso.
E se non ci alleniamo ad andarle a riprendere, prima o poi dimenticheremo dove sono finite. E si perderanno per sempre nei meandri di un magazzino che più che un cappannone di Amazon. sembrerà una discarica. Per questo è fondamentale affidarsi al testing, al ripasso programmato, le tecniche di memoria, a tutto il resto del metodo di studio.
E vi assicuro che se abbiamo fatto un buon lavoro di encoding, ecco, tutte le altre fasi saranno meno traumatiche di quante non siano solitamente. Questo ci porta dritti dritti alla domanda delle domande. E allora, come mai il metodo all'americana che si concentra solo sul testing e sulla ripetizione sembra funzionare così bene? Per sapere la risposta vi tocca guardare un altro video in cui ho messo a confronto proprio queste due realtà. Stringendo!
encoding, rielaborazione e testing con il ripasso programmato vanno a braccetto se si vuole ottenere il massimo risultato possibile esattamente come succede in sistema DC non esistono scorciatoie, si lavora per bene su ogni fase per ottenere il massimo risultato solo in questo modo potremo puntare a uno studio eccellente per concludere, sì, l'encoding è una figata pazzesca anche se ci costringe a... a ragionare su nuovi concetti magari di più di quanto vorremmo, anche se ci piacerebbe spararci un giro di flashcard e sapere tutto lo scibile umano sull'argomento del nostro esame che mannaggia la miseria e mi fa perdere anni di vita. Lo so, sembra un processo lungo, in parte lo è, ma più sarà alto il livello di approfondimento con cui trattiamo quello che dobbiamo imparare e più le informazioni saranno solide nella nostra memoria. E questo è tutto, fatemi sapere che cosa ne pensate se vi capita di ragionare in questo modo davanti ai libri o se avete avuto sempre un approccio meno riflessivo. Noi, intanto.
Ci rivediamo nel prossimo video.