Musica Musica Pensate a quanti grandi artisti hanno lavorato qui. Giotto, Raffaello, Michelangelo, Bernini, Borromini. Ci hanno lasciato, assieme a tanti altri, delle opere immortali.
Ora certo, questa sera noi saremo soli, ma... Ma è come se fossero ancora qui con noi, con il loro genere, la loro creatività. Mancano pochissimi passi, vedete stiamo sul Sagrato e oltre queste colonne si entra in un ambiente che vi introduce alla Basilica, è l'Atrio. Già qui cominciamo ad avere un assaggio della bellezza, lo splendore, l'immensità e la maestosità della Basilica di San Pietro.
Ovunque ci sono marmi colorati, ci sono sculture, fregi, c'è un lavoro dei secoli. E soprattutto ci sono le cinque porte, compresa la porta salta, che si apre e si chiude con il giubileo. Forse la porta più importante, più bella, è quella che sta lì vicino a me, è la porta del Filarete.
Pensate, è stata realizzata persino prima della scoperta dell'America, da parte appunto del Filarete. Ha impiegato 12 anni a realizzare questa porta di bronzo e si trovava nella basilica precedente, quella di Costantino, è stata poi trasferita in questa. L'occhio si perde a cercare di scoprire i dettagli, le figure, c'è il salvamento. Salvatore Mundi, Cristo, poi c'è la Madonna, ma poi ci sono anche Paolo e Pietro. E inginocchiato davanti a Pietro c'è Eugenio IV, il Papa committente.
E poi sotto ci sono i loro martiri. È un'opera d'arte straordinaria. E pensate, attraverso quest'opera sono passati milioni di pellegrini, ma anche persone famose, Dante, Petrarca e poi anche Carlo Magno.
Perché? perché proprio qui, nella Basilica di San Pietro, come si sa, è stato incoronato. Questi luoghi, lo avete visto, di notte diventano luoghi particolari, speciali. Non c'è più la folla del giorno, tutta avvolta dal silenzio. Tutto sembra quasi aspettarci.
E allora è venuto il momento di aprire queste porte straordinarie, vere porte del tempo, della fede e della storia dell'arte. La porta si sta aprendo e può cominciare questo nostro viaggio, questa nostra avventura all'interno della Basilica di San Pietro. E ad aspettarci, accoglierci e ci accompagnerà in questa visita il Cardinale.
Angelo Comastri. Allora questa è una visita a un orario un po'inconsueto. Indubbiamente dopo le onde dei pellegrini del giorno la basilica di notte dorme e in questo momento, poiché la vista è proprio inconsueta, in consueta, anche i santi che riempiono la basilica sebbano guardarci con meraviglia, però sono contenti di raccontarci la storia di questo luogo. Una storia molto antica. Antichissima.
Si cammina sulla storia, qui, letteralmente. Indubbiamente, possiamo dire che la basilica è una grande biblioteca, ma i libri qui sono i marmi, i santi, le statue, i sepolchi dei papi e tutto racconta una storia di duemila anni. Cominciamo da questa rotta, la rotta porfidente. E'un documento.
E'un documento. Questo viene dalla vecchia Basilica Costantiniana. Su questa nota porfiletica... E'questo disco rosso.
Questo disco rosso. Si è inginocchiato la notte di Natale dell'Ottocento Carlo Magno e il Papa Leone III gli ha imposto... sul capo la corona imperiale dicendo a Carlo, Pissimo Augusto, Dio incoronato imperatore, grande e pacifico, vita e vittoria e immagino che accanto abbiano osannato a Carlo Magno.
Senta, ma in pratica... che ha questo disco di porfido rosso che già in epoca romana era un simbolo imperiale, quindi di sovranità. È stato però come una specie di documento, la gente non se ne accorge perché entrando si guarda attorno, però calpesta praticamente un documento straordinario. Non c'è stato solo Carlo Magno a inginocchiarsi qui.
22 imperatori dopo Carlo Magno, fino a 1452 con Federico III d'Asburgo. Quindi è praticamente tutto quello che vediamo attorno, tra l'altro è stato un'esplosione è stato calpestato da sovrani, imperatori, ma anche da gente comune. Quanta gente entra qui? La media sono 40.000, nelle punte anche 50.000 persone al giorno.
In un anno possiamo raggiungere la cifra di 10, 11, anche 12 milioni. Quindi 45-50.000 persone al giorno è l'equivalente di mezzo stadio di calcio, che entra ogni giorno. Non c'è dubbio.
Senta, qui tutto è grande, le proporzioni sono gigantesche e ci sono anche degli effetti. effetti visivi che sfuggono a chi per esempio a casa per esempio alle nostre spalle c'è un'acqua santiera che sembra comunque di dimensioni ridotte insomma non sembra qualcosa di immenso però le cose cambiano se ci si avvicina allora da lontano tutto sembra piccolo è un effetto quindi questo è un po la magia di san pietro sono due metri Ecco, questi putti che sembravano così piccoli qui sono alti due metri. Basta accostare la mano al putto e ci si rende conto di quanto sia più grande di noi. E questo ci introduce anche alle dimensioni di questa basilica che è straordinaria.
Saroniar che, ricordiamolo, è la più grande chiesa del mondo. 186 metri e 36 centimetri la lunghezza della basilica, il che vuol dire circa tre volte lo stadio olimpico. Tre campi di calcio. Tre campi di calcio.
Poi se facciamo il confronto con le altre basiliche, la basilica di Firenze, il Duomo di Firenze, famoso, 150 metri. La cattedrale di Parigi, Notre Dame, 130 metri. La cattedrale di Londra, Westminster, 100 metri.
110 metri, la catedrale di New York, 101 metri, senza offendere New York, in confronto a San Pietro è come una cappella. Certo, siamo a 187 metri. Senta, indubbiamente si entra in questa basilica e si è avvolti sia da queste proporzioni, ma all'interno si prova uno stupore straordinario, si rimane senza parole. Ora, questa sensazione che la gente comune prova entrando qui è la stessa che ha provato lei. quando è entrato per la prima volta, se lo ricorda?
Io sono entrato per la prima volta nel 1952, avevo nove anni. Dopo la prima comunione ebbi questo viaggio a Roma come premio, ero abituato a vedere i campi della Maremma, della mia terra, del mio paese, di Sorano, i campicelli. Quando sono entrato qui sono rimasto così spaventato che non avevo il coraggio neanche di entrare. Da quando è stata costruita la prima basilica e poi la seconda, ci sono tante opere che sono state fatte. Quindi continuamente qui si è arricchito con mosaici, statue, eccetera, fino a un ettaro di mosaico.
Un ettaro di mosaico. Tre ettari e mezzo di stucchi. Qui tutto è grande.
Ecco, il cuore di questa basilica, punto d'arrivo di questo nostro percorso, è l'altare. L'altare sotto il quale c'è la tomba dell'Apostolo Pietro. E sopra questa tomba... c'è questa struttura straordinaria che è opera, lo sappiamo, di Bernini, che era un'opera immensa, quando venne realizzata era più alta, si racconta di qualunque edificio Roma, perché...
Ah, di quei tempi sicuramente, anche di quella. Anche oggi, 30 metri, un palazzo di 10 piani. Ecco, è pure così leggera, ma non bisogna farsi ingannare, perché per esempio anche lì, quei putti, sono addirittura alti due metri, due metri e mezzo.
È una struttura gigantesca, ma molto leggera. Bernini ha lavorato a lungo a San Pietro ed è stato anche molto ben pagato, ma lui era consapevole del proprio valore e sapeva come giustificarsi. Si fa presto a criticare. al pagamento si consideri la differenza. che c'è tra lavorare a casa propria e venire invece a San Pietro, con il sole, l'acqua e di notte stare continuamente intorno alle fornaci con un gran rischio della vita.
In pratica Bernini ha messo mano ad ogni angolo interno della Basilica, sistemando altari, cappelle e monumenti con invenzioni che ancora oggi stupiscono. All'artista infatti era stata data libertà di invenzione. con una direttiva soltanto, tutto doveva svolgersi all'insegna della grandiosità. Ma non parlatemi di niente di piccolo.
Tutto ciò che è grandioso appartiene al Bernini. E qui abbiamo dei grandi, è il caso di dirlo, anche della storia dell'arte, perché c'è Bernini per il baldacchino, abbiamo ovviamente Bramante per i pappetti. Quattro enormi pilastri che sostengono 14.000 tonnellate. Questo è il peso calcolato della cupola.
Una cosa gigantesca, progettata da Michelangelo, realizzata da Giacomo della Porta. Quindi abbiamo veramente un luogo che concentra questa ricerca assoluta, anche sicuramente luogo della fede importante ma anche nel senso del bello cioè gli artisti più grandi hanno cercato di fare qualcosa che dovesse stupire e ci sono riusciti perché nei secoli rimaniamo comunque sorpresi ma per realizzare questo baldacchino il bronzo non era sufficiente non bastava e quindi un bronzo che viene dal pante una parte così dal un antichissimo bronzo di età romana che è stato utilizzato e da qui è uscita fuori una famosa pasquinata come viene detto cioè si è un po Poi ha fatto riferimento all'uso di un capolavoro antico per fare qualcosa. Si è fuso un capolavoro per farne un altro.
Quod non fecerunt barbari, fecerunt barberini. Quello che non avevano fatto i barbari, lo hanno fatti i barberini. Quello che è interessante è che le colonne tortili del Balracchino riprendono il modello delle antiche colonne che abbracciavano la primitiva tomba dell'Apostolo. Pieso, quindi l'antico è stato modello del nuovo. Però qui davanti abbiamo un luogo che tutti vedono, chiunque entra nella basilica si affaccia su questo luogo che è un luogo sacro.
Ma arrivati a questo punto il canzonello è stato scoperto. il palancello è chiuso, stasera è aperto, abitualmente qui entra soltanto il Papa e il 29 giugno per la festa di San Pietro e Paolo. Oggi eccezionalmente scendiamo.
È un'occasione straordinaria anche per i nostri telespettatori e quindi possiamo scendere in questo luogo così importante. Eccoci, quindi questo è il punto. più sacro e importante di tutta la cristianità comunque della basilica di San Pietro.
Questa nicchia è il luogo stesso dove è stato sepolto l'apostolo Pietro e quindi il corpo era sepolto esattamente dove oggi c'è questo cofanetto sotto qui era il punto, quindi quella nicchia era attorno, li faceva da sopra e quindi questo è un luogo particolare perché quel cofanetto viene viene comunque utilizzato. Vengono messi dentro i palli, che sono delle stole bianche di lana, che il Papa consegna ai metropoliti in segno di comunione, con la sua autorità, con il suo servizio, ecco di capo e di guida della Chiesa. Ecco, noi è incredibile perché arrivati in questo punto, lo si vede, si è dovuto scendere dei gradini, in realtà ogni gradino rappresentava un passo indietro nel tempo, perché arrivati qua noi ci troviamo diciamo in epoca romana.
Isis! Isis! Possiamo anche immaginare quale fosse l'atmosfera in quell'epoca, in quei momenti di un tempo così lontano. Una città dei morti per i ricchi, ex schiavi arricchiti, che si costruivano un sepolcro un po'come se fosse una villetta per l'aldilà.
Questa necropoli sorgeva fuori dalle mura cittadine. La necropoli sotto la basilica di San Pietro non è attualmente visitabile per motivi di sicurezza però questa necropoli si estenderà Anche al di là della Basilica, area immensa, c'erano vari quartieri, alcuni più popolari, come quello in cui ci troviamo noi adesso. Ci troviamo infatti nella necropoli di Santa Rosa.
E qui praticamente state camminando in un certo senso in epoca romana, cioè molti dei defunti quando erano in vita... vivevano al tempo di Pietro e forse alcuni magari lo hanno incrociato per le strade ed è possibile ricostruire l'atmosfera che avremmo visto in questi ambienti, in questi cimiteri di età romana all'epoca di Pietro e anche nelle generazioni successive. Un corteo di cristiani.
Capiamo che sono cristiani perché stanno per inumare, cioè seppellire un defunto. Gli altri romani di solito infatti cremavano i defunti e poi ne raccoglievano le ossa in piccole urne. Il dolore per la scomparsa della persona cara in questo rito cristiano, lo vediamo, si mescola alla speranza nella resurrezione futura. I cristiani costituiscono ancora una piccola comunità a Roma e condividono la necropoli con il resto degli abitanti, la maggioranza che sono ancora pagani, cioè credono in varie divinità.
Ecco, a Poggio. A poca distanza un altro rito. Un gruppo di romani con dei vasi in cui è contenuto del cibo.
Da questo riconosciamo che non sono cristiani, sono pagani e si accingono a consumare il cibo tra le tombe. Attraverso un'apertura che comunica direttamente con i resti del defunto, bene, quest'ultimo riceverà del miele, del vino o del latte. Ma come erano fatti questi tubi attraverso i quali si riusciva a banchettare, per così dire, col defunto?
Beh, i romani avevano un senso molto pratico. Questi erano dei tubi che si usavano di solito nelle canalizzazioni, nei discendenti dai tetti, eccetera, o per alleggerire le volte. E le ditte, le officine che facevano questi tubi facevano... facevano anche dei tubi più stretti, ma vedete, con una specie di piccolo colino da una parte.
Questi erano usati in verticale, proprio sulla tomba, lo si poneva proprio a contatto con l'urna e quindi qui si versavano, diciamo, a volte era il miele, a volte erano, diciamo, delle libagioni speciali. Queste sono le tombe, sono a volte appunto delle piccole anfore, a volte erano dei contenitori in vimini. e che non hanno lasciato traccia, c'erano anche delle lapidi ma non di pietra, erano di legno dipinto, quindi manca tutta una parte di questo cimitero che è svanita, che era fatta di materiale organico.
Ma il concetto romano era estremamente interessante, tu richiamando il morto con il suo nome o con la memoria, in un certo senso lo facevi rivivere, lo facevi rivivere nella memoria ma anche nell'atto pratico, in un certo senso simbolico, era quasi un concetto filosofico. perché qui stiamo camminando con estrema cautela in questa piccola selva di tombe e guardate, la cosa che sorprende di più è che quando si cammina qui si sta camminando nella storia, perché queste persone sono le persone che hanno fatto Roma. Sono i Romani, non è un libro di storia, qui stiamo realmente all'epoca dei Romani e si possono incontrare queste persone, guardate, questo è Alcimo. Chi era Alcimo?
Alcimo era, pensate, uno scenografo, scenografo del teatro di Pompeo nel cuore di Roma dove oggi... Oggi c'è Largo Argentina e lui era proprio quello che realizzava, creava e realizzava fisicamente, lo vediamo con il mazzuolo eccetera, con la squadra, realizzava le scenografie del teatro di Pompeo. Il teatro di Pompeo dove, perlomeno lì vicino, è stato ucciso Giulio Cesare. Cento anni dopo avremo incontrato Alcimo. Ora, noi ci spostiamo con estrema cautela e circospezione e rispetto, perché comunque questa era un'area sacra allora, e soprattutto un'area, un luogo del dolore, della tristezza, ma anche un luogo ricchissimo di informazioni.
per esempio di scultori o anche per esempio quella di due postini che dovevano avere un mestiere non facile in una città come l'antica Roma dove le vie non avevano dei numeri. E qui invece abbiamo un luogo... commovente è la tomba di un bambino di un anno e mezzo guardate il suo scheletrino è ancora qui ci sono un paio di vasetti del corredo funebre poi la cosa davvero interessante vedete un uovo che tiene nella mano destra o vicino comunque l'uovo era simbolo di rinascita così speravano i suoi genitori nella zona dove oggi si trova la bella La crocifissione di San Pietro a testa in giù secondo la tradizione ha ispirato molti pittori.
Sembra di esserci dentro, di entrare nell'attimo in cui l'apostolo rivolge un ultimo sguardo al cielo. Ecco la tela di Caravaggio. Pietro venne sepolto nella nuda terra, semplicemente, accanto a un muro, un muro rosso.
Probabilmente era il muro di un sepolcro romano. Eravamo in una necropoli. Ma col passare da...
Negli anni erano tanti i pellegrini che venivano, così cento anni dopo si costruì una piccola edicola. Un'edicola significa una specie di struttura, due colonnino, una mensola, qualcosa di simile a un caminetto, proprio contro questo muro e Pietro doveva essere proprio lì sotto. Poi i pellegrini continuavano a venire, passarono altri cento anni all'incirca e venne costruito un altro muro per delimitare quest'area, un po'proteggerla, forse anche se era creata una crepa in quel muro rosso. E sul muro rosso c'era scritto Petros Eni, che in greco vuol dire Pietro è qui, lasciato da un fedele. Per gli archeologi è stata una prova molto importante in seguito, ma quest'altro muro che era stato fatto per delimitare quest'area era pieno di graffiti.
di preghiere, la gente veniva lì e pregava e scriveva. E poi cos'è successo? Quando è arrivato Costantino, noi stiamo riassumendo ovviamente secoli di storia, Costantino ha salvato il muro rosso, quest'altro muro pieno di preghiere e l'edicola e le ha praticamente circondate da una specie di cubo di marmo, come se fosse una cassaforte, marmo pavonazzetto, con delle strisce di porfido, segno di regalità.
importanza nel tempo romano e proprio in questo punto, all'interno di questo cubo, nel 1939 Pio XII ha avviato uno scavo e non sono state trovate delle ossa nel punto in cui si pensava fosse sepolto Pietro, ma... All'interno di quel muro pieno di graffiti, in una nicchia foderata di marmo, e queste ossa erano quasi certamente state avvolte da del tessuto color porpora, con fili d'oro, quindi segno di enorme rispetto, si pensa sia stato forse proprio... costantino a raccogliere le ossa dal terreno di pietro e a metterle per proteggerle dentro questo muro infatti oggi ritiene la chiesa che queste ossa siano proprio quelle del beato o dell'apostolo pietro Per comprendere meglio come siano state costruite la Basilica di Costantino, quella medievale, romana e medievale prima, e poi la Basilica attuale, siamo venuti qui.
Questo luogo davvero unico è la Biblioteca Apostolica Vaticana, questo è il Salone Sistino, praticamente è opera di Sisto V, fine del Cinquecento, è lungo 75 metri e largo 15. Grazie. e siamo circondati da un trionfo di colori, di affreschi, di grottesche in molti punti. E questo luogo conserva un patrimonio unico, 80.000 manoscritti.
libri a stampa e poi 150.000 tra stampe e matrici. Allora, tutti questi documenti, riusciamo a capire che aspetto avesse la Basilica voluta da Costantino. Lo sappiamo grazie ai disegni lasciati da Tiberio Alfarano, un chierico, un studioso nato a Gerace, in Calabria, che ha raccontato le vicende della Basilica e soprattutto ha lasciato dei disegni. Era proprio così. Un grande quadriportico davanti, detto del Paradiso.
Poi una chiesa maestosa. Andavate a centrare, aveva due file di 22 colonne alte quasi 10 metri e poi il ciborio in fondo è retto sulla tomba di Pietro Bisogna dire che quando Alfarano scrive e disegna, beh, la Basilica Non esisteva più da 50 anni, per cui la sua ricostruzione si basa unicamente sui racconti di chi conosceva la Basilica. Alfarano, insomma, non è un testimonio oculare.
Ma grazie a mio lavoro, la meraviglia della Basilica di Costantino. La basilica voluta da Costantino è rimasta in piedi, pensate, per più di 1200 anni, tantissimo, e ha visto tanta storia passare, ma anche tanti personaggi. Carlo Magno è venuto a ingignocchiarsi.
è arrivato Dante, Petrarca, Giotto ci ha lavorato. Poi c'è stata la parentesi di Avignone, lo sappiamo, e quando i papi ritornano da Avignone, si sente forte l'esigenza di rinnovare Roma, che era... a pezzi, così come la basilica.
La basilica era una situazione inquietante, c'era una parete che era piegata, a volte cadevano dei pezzi e bisognava metterci mano. Il primo a voler fare un cambiamento radicale è stato il Papa Nicolo V, ha chiamato Rossellino e ha chiesto di progettare una nuova basilica. Purtroppo dopo i primissimi lavori... Rossellino è morto ed è stato necessario aspettare un altro papa, Giulio II, per rimettere mano al progetto e costruire una nuova basilica.
Giulio II ha incaricato Donato Bramante e la prima pietra è stata apposata nel 1506. Che idea aveva in mente Bramante? Quale progetto? Lo possiamo sapere grazie a una medaglia conservata a Roma. qui in tutto ci sono 300 mila tra medaglie e monete e la vedete qui riprodotta in questa stampa ecco come poteva essere san pietro vedete una grande cupola due campanili qualcosa di molto diverso rispetto a oggi e infatti bramante cominciò a lavorare però morì morì dopo aver abbattuto tanto più che costruito donato bramante dopo il suo passaggio la basilica era ridotta a delle rovine.
Non aveva torto chi lo aveva soprannominato Mastro Ruinante. Dopo di lui venne Raffaello. Già, l'incarico per costruire la nuova basilica fu affidato a lui.
Che progetto aveva? Molto interessante. Tornò a un'idea di una basilica croce latina, ma l'entrata doveva essere una selva di colonne, senza finestre, quindi l'idea di stare quasi in una foresta. un po'scura e in fondo l'altare doveva essere illuminato da delle finestre. Era chiaro il simbolo che avvicinandosi all'altare, alla fede, arrivava la luce.
Idea straordinaria, quasi da regista, ma purtroppo anche Raffaello morì. Come dice il poeta, muore giovane chi è caro agli dèi. A questo punto fu il turno di Antonio da Sangallo e lui invece visse a lungo, ma attraversò un periodo ricco di problemi, ci fu il sacco di Roma da parte dell'anzichezza. che ne chiedeva prima ancora la riforma protestante, Lutero, quindi non ebbe la possibilità di lavorare molto alla costruzione della basilica, ma si concentrò su un modello di legno immenso che rappresentava la sua vita. sua idea di basilica, un modello molto costoso.
Otto anni di lavori per un modello è una spesa che sarebbe bastata a costruire una chiesa vera e propria. E poi finalmente c'è Michelangelo. Michelangelo ormai è anziano, ha 71 anni, tanto per l'epoca quando inizia a lavorare per questo grande progetto di San Pietro, della cupola, di questa nuova basilica.
E il fatto che senta alla fine avvicinarsi è conservato qui, questa sua sensazione, in un modo davvero particolare. Perché qui, nella Biblioteca Apostolica Vaticano, sono conservati persino dei suoi sonetti, delle sue poesie, nelle quali traspare anche questa sua incertezza verso la fine della vita. E vogliamo approfondire tutto questo con il vice prefetto della Biblioteca, Ambrogio. Piazzoni.
Allora qui abbiamo Qualcosa di straordinario, sono dei sonetti, delle poesie di Michelangelo. Eccolo qui, vediamo proprio la sua scrittura. Hanno un po'meno di cinque secoli, è emozionante.
Ci si trova davanti a dei fogli di carta messi a piccino. proprio frutto così di quasi improvvisazioni, anche qui si vede addirittura una macchia forse di vino con degli schizzi per gli affreschi. Qui abbiamo la creatività di Michelangelo anche dal punto di vista poetico.
Che cosa emerge? Emerge una sensibilità particolare di Michelangelo, anche se la scrittura non era il suo mestiere, perché ben altro faceva, ma in questo tipo di espressione artistica riesce a trasmettere molti sentimenti. C'è il grande tema dell'amore, divino e umano, il grande tema della vita, della morte, del peccato, del pentimento e alla fine, negli ultimi anni della sua vita, ci sono dei veri e propri bilanci e riflessioni su quello che aveva.
Allora, qui vediamo una scrittura molto... molto regolare, questo è un fatto che colpisce un po'tutti a casa, ma che cosa dice in queste frasi, in questi sonetti? Lo leggiamo, è giunta è già il corso della vita mia per tempestoso mar con fragil barca al comun porto ova rendersi varca conto e ragion doni opra falsa e ria.
Quindi praticamente è arrivato alla fine della vita dove arrivano tutti, cioè l'ultimo porto bisognava. avvarcare questo questo luogo per rendere conto di ciò che si è fatto e riflettendo su questo onde l'affettuosa fantasia che l'arte mi fece idolo e monarca, la sua creatività, cioè l'arte per lui era diventato un idolo e un sovrano assoluto diciamo un monarca e adesso or mi torna Sivana e D'Error Carca e quanto ma al suo grado L'uomo desia, tutto ciò che l'uomo desidera è l'arte, eccetera, adesso mi sembrano, mi tornano così vani e carichi di errore. Quindi qui noi abbiamo un uomo che è carico anche di umiltà, dopo l'entusiasmo e la forza dei suoi vent'anni in cui a 23 anni faceva la pietà, adesso è pieno di dubbi.
È pieno di dubbi, ma è questa fase di meditazione e anche di fine prossima e cerca quindi un modo per avvicinarsi. Io la ricordo. la ringrazio molto e buono studio. Ma Michelangelo non scriveva soltanto poesie o sonetti, a volte era capace di scrivere delle lettere davvero di fuoco e una di queste è conservata in Vaticano, nell'archivio della fabbrica di San Pietro. In effetti deve, per così dire, perorare la causa di un suo collaboratore ed è molto preciso, dice se non pagate questo mio...
collaboratore io posso anche lavorare gratis ma lui no e io mi rivolgerò direttamente al papa e perché in sino ad ora intendo che non è stato fatto sub di nuovo a non mancare altrimenti procederò da me Perché io ci metto il corpo e l'anima per Santo Pietro. E se non sono lasciato governare, protesterò. Con chi debbo protestare?
Quando Michelangelo viene coinvolto nel progetto della nuova Basilica, pensate, l'intento è quello di risparmiare. Già perché tutti i progetti precedenti, i grandi nomi, che hanno lavorato prima di lui, non hanno fatto altro che far lievitare i costi e anche le critiche. Con Michelangelo si voleva chiudere i lavori e ridimensionare il progetto e lui ebbe un'idea geniale. Pensò alla cupola come un simbolo per l'intera cristianità. Ed ebbe ragione.
Questa cupola è un'idea molto moderna. Oggi diremmo che pensò a un logo per la chiesa di Roma. Già, ma come realizzarla? Ebbe un'intuizione.
E cioè quella di pensare e studiare le due cupole più importanti di quel momento. E cioè il Pantheon, di età romana, e la cupola del Brunelleschi, cioè quella del Duomo di Firenze. E copiò proprio questa seconda opera, con questa struttura interna a doppia calotta, una sopra l'altra. Quella inferiore è la struttura portante, l'altra invece funge da scudo, da ombrello, perché essendo rivestita di piombo tende a espandersi con il caldo e a restringersi con il freddo e così protegge la cupola portante. che sta sotto e che non deve quindi subire gli spostamenti e quindi i danni provocati dal variare delle temperature.
Michelangelo si lanciò nel progetto con il suo ben noto ardore. costruzione cominciò ad andare avanti, purtroppo però sentiva che gli anni passavano e lui era già anziano e capì che la fine era vicina, non avrebbe mai visto la cupola completata e così ci lasciò un'eredità, praticamente fece un progetto a tre dimensioni, una cupola di legno, pensate è alta 5 metri e larga 4, che era a tre dimensioni il suo progetto per chi fosse venuto dopo, in effetti nel 1564. Pietro morì e a prendere, se vogliamo, la sua eredità fu Giacomo della Porta. Gli avevano pronosticato l'incirca dieci anni di lavoro, un minimo, ma lui riuscì a completare la cupola in appena due anni.
Un evento straordinario, pensate, completò due cupole, quella interna e quella esterna, però portò una modifica al progetto di Michelangelo. Era una cupola molto bassa, semisferica se volete, e lui... non si fidava molto in qualità di architetto e quindi fece una modifica, la fece più alta, più slanciata, esattamente come la vedete oggi.
Poi fu Domenico Fontana a posizionare nel 1593 quella bellissima sfera di bronzo dorato con la croce in cima. Sono le cifre davvero a sorprendere. Ricordate che per i lavori furono necessari ben 1550 quintali di corde, di canapa, 1000 quintali di ferro, 100.000 travi.
ma praticamente si dovette abbattere interi boschi e poi milioni di mattoni, certamente. Ma alla fine lo vedete, lo spettacolo è straordinario. Ma c'è qualcosa che noi non conosciamo, perché nell'arco dei secoli questa basilica, questa cupola, offri uno spettacolo straordinario, soprattutto nel Settecento, per esempio ai viaggiatori del Grand Tour. Perché in certe date particolari... per esempio quando si festeggia San Pietro e Paolo, oppure in altri momenti, veniva illuminata di notte, solo che non c'era l'elettricità e quindi si usavano dei lumi e delle lanterne.
Allora immaginate, lo possiamo vedere anche attraverso delle immagini girate quando fu eseguita per l'ultima volta questa illuminazione, delle lanterne venivano posizionate lungo il profilo architettonico della Basilica, fronte, cupola, eccetera. Quindi di notte la vedevate illuminata, ma poi quando suonavano le campane all'improvviso centinaia, dico centinaia di sanpietrini, cioè questi operai, questi addetti alla basilica di San Pietro, scendevano con delle corde simultaneamente e illuminavano rapidamente delle fiaccole. E quindi voi vedevate all'improvviso e gradualmente questa cupola illuminarsi, poi anche il fronte della basilica.
sembrava la cupola incendiarsi quasi a voler spegnere le stelle in cielo. Oggi questa illuminazione è diversa, possiamo sfruttare la tecnologia attuale e infatti vedete questa cupola illuminata dalle proprie luci e in parte anche dalle nostre. Sembra quasi innalzarsi, espandersi nel cielo, ma allora come oggi unisce due cose straordinarie.
straordinarie, la sapienza tecnica e la bellezza artistica. San Pietro è il cuore del Vaticano, uno stato piccolo, il più piccolo del mondo, appena 44 ettari. La sola villa borghese di Roma è grande il doppio e di questi 44 ettari, 22 esattamente la metà. Sono dedicati al verde. In mezzo al verde ci sono edifici che fanno funzionare questo piccolo stato.
Abitazioni, appartamenti papali, luoghi di preghiera e di studio. E poi dei veri e propri scrigni di arte e di storia. La Cappella Sistina, i Musei Vaticani, le biblioteche, gli archivi. Quello che sorprende è che a San Pietro per trovare dei tesori non bisogna scavare. A volte questi tesori erano davanti agli occhi di tutti per secoli ed è stato un sapiente restauro a farceli riscoprire.
Ora ci troviamo in una sala particolare, la sala del... Ed è proprio qui che rincontriamo nuovamente il cardinale Angelo Comastri. Senta, questa sala, sala del capitolo, è entrata un po'nel linguaggio di tutti i giorni, non avere voce in capitolo.
Perché? Se si è fuori dal capitolo non si può assolutamente avere autorità nel capitolo. Proprio perché qui voi vi riunite. Si prendono decisioni evidentemente sulla vita della basilica.
Quindi il clero si riunisce, è preseduto da lei e chi è fuori non può avere voce. Non può avere voce, chiaramente. E momentaneamente qui all'interno di questa sala che ha una grande storia c'è un altro pezzo di storia della basilica di San Pietro, il crocifisso della basilica. Certo, ha voce in capitolo.
stasera un crocifisso straordinario che ha attraversato possiamo dire sette secoli di vita della basilica e ha sofferto anche i drammi della basilica ma la storia di questo crocifisso va all'inizio del 1300 quindi contemporaneo di Dante Alighieri scolpito sicuramente nella scuola di Pietro Cavallini ma da uno scultore di una bravura straordinaria perché il volto del crocifisso non esprime spasimo non esprime dolore non esprime esprime angoscia, tantomeno sdegno, è un volto sereno. Sereno era serenante ed è colto il crocifisso in un momento particolare, perché bisogna sapere che i crocifissi soffrivano tutti i crisi di soppocamento. Allora dovevano far forza sul chiodo dei piedi, una cosa atroce, e sui chiodi delle mani per alzare, aprire il torace, immettere ossigeno e poter parlare.
Ed è bello pensare che in quell'atteggiamento Gesù stava dicendo, padre perdonali, sicuramente ansimando e poi oggi sarei con me in paradiso, donna ecco tuo figlio ansimando, è stato colto in questo momento, un artista che è stato capace di cogliere questo momento ha una capacità straordinaria. Ed ecco questo capolavoro che è ritornato, lo si può dire, in vita dopo così tanti secoli grazie a un lavoro complicato e lunghissimo realizzato da questa equip di restauratori. Allora chiediamo subito come siano riusciti a liberare, a far tornare in vita, tra virgolette, quest'opera.
così antica. Lo chiediamo a Lorenza D'Alessandro. Quanto avete lavorato?
Il lavoro è durato 15 mesi. C'è stata una fase poi preliminare di agnostica che era necessaria. Ecco, e questi colori sono tornati alla vita perché all'inizio si pensava addirittura fosse un crocifisso in bronzo. Sì, perché era stato ridipinto progressivamente nel tempo, al di là degli strati di sporco, aveva avuto delle ridipinture dove si tentava di imitare un'opera in metallo.
Quindi i colori originali sono stati costruiti. coperti con altri colori, ma questo ha permesso agli antichi colori di conservarsi. Voi siete i primi a farli tornare in vita. Dopo 700 anni siamo in grado di rivedere la cromia originale, infatti.
Ecco, Michelangelo non è stato in grado di vedere questa bellezza di colori e noi siamo i primi. Però, mi dica, com'è stato possibile, diciamo, lavorare e liberare gradualmente? È stato fatto un lavoro proprio di pulitura selettiva, perché altrimenti non avremmo in grado di salvare la vita. salvare il colore originale e poi ritrovandolo con questa estensione e con questo stato di conservazione eccezionale, oserei dire. Se questo non è bronzo ed è legno, che tipo di legno è?
Allora lo chiediamo a Giorgio Capriotti, che fa parte del team, e che certamente ci può dire quanto sia in fondo complessa quest'opera, perché è stata realizzata in un sol blocco. È un blocco massello di noce, non scavato, che ne fa... una qualità particolare con un assemblaggio sulle braccia e su alcune ciocche dei capelli. Sono appunto le ciocche con dei pioli di corniolo che sono fissate alla testa, la testa a sua volta è fissata con dei blocchi.
e le due braccia trone mortasa con due incastri. Ora, tutto questo lavoro però è avvenuto grazie a una serie di indagini preliminari, lo si diceva, per esempio è stato fatto un lavoro da parte di un fotografo Maglio Fancioni, che ha realizzato delle foto utilizzando la luce ultravioletta. Questo è stato come un sonar.
Sì, questo ci ha consentito di leggere dalle pelli più esterne tutte le sovrammissioni di sostanze esterne. per poterci poi indirizzare selettivamente appunto come dice la dottoressa nella pulitura di ogni singolo strato. Ecco, un altro dei vostri collaboratori, il restauratore Luca Filippone, si trova a operare proprio laggiù e lì quello che in fondo colpisce è questo grande chiodo che attraversa i piedi, tra l'altro si vedono anche qui questi due chiodi che attraversano i palmi, questi non sono antichi? No, questo fa parte di un intervento, l'ultimo degli interventi subiti dal crucifisso, 800. Allora, un'altra cosa è stato che il lavoro che vediamo adesso è un lavoro terminato, durato addirittura 15 mesi e quindi è stato fatto un lavoro tra l'altro da un'equipe dell'Università Roma III che ha scannerizzato con il laser ogni vostro passo e di conseguenza si può ripercorrere per così dire non solo quello che è avvenuto nel corso dei secoli, come questa opera sia stata gradualmente ricoperta ma anche come sia stato fatto.
stata liberata, perché a questo punto questo crocifisso è pronto a ritornare alla sua antica funzione. Nel cuore dei giardini vaticani, nel cuore della notte, emerge questo luogo davvero unico, incredibile. Vederlo dall'alto colpisce. In effetti questo che vedete è... La cosiddetta casina di Pio IV ed è la prima volta che si vede dall'alto, non è mai stata filmata con un drone, siete i primi a vedere queste immagini incredibili.
Questo luogo in effetti è un luogo che viene dall'immaginazione e dalla caratteristica. creatività di un grande architetto Pirro Ligorio abilissimo nelle scenografie teatrali e in fondo tutto quello che vedete attorno a me risente molto di questa sua abilità con questo edificio che è stata una residenza papale estiva e si vedono delle sculture dei rilievi e soprattutto tante allegorie ma colpisce anche questo pavimento Il simbolo Mediceo. E qui attorno su questi banconi ci si sedeva, l'acustica è perfetta, si sedevano qui per esempio gli accademici.
La casina oggi è sede della Pontificia Accademia delle Scienze, ma continua a rivelare, a svelare delle sorprese. Basta scendere le scale e ci si trova di fronte a uno straordinario ninfero. E il vostro sguardo attraversa i secoli, accarezza stili completamente diversi, anche mitologie antiche.
Guardate, al centro svetta la dea Cibele, la divinità che i romani e i greci... I Reci veneravano la grande Dea della natura, degli animali selvatici, la Dea Madre, e di fianco altre due divinità pagane, la Pudicizia, che era una virtù. molto cara comunque anche alla cristianità, e la dea della giovinezza.
Il tutto è incorniciato da questi mosaici rinascimentali. E questo ninfeo, queste statue, sono poi abbracciate simbolicamente da questo nastro, da questo velo d'acqua che continua a riscaldare non solo la vista, ma anche la mente con questo rumore, questo armonioso gioco d'acqua da quasi sempre. quasi 500 anni. Non c'è luogo in Vaticano che non sia costantemente sorvegliato e protetto.
E il merito è... Un corpo di sicurezza specializzato e antichissimo, fondato, pensate, esattamente 200 anni fa, nel 1816. È il corpo della Gendarmeria dello Stato della città del Vaticano. Oltre alle guardie svizzere e ai gendarmi esiste un altro esercito costituito da quasi 700 sentinelle silenziose che controllano 24 ore su 24 praticamente il territorio del Vaticano.
L'avete capito? Sono quasi 700 telecamere. Telecamere posizionate in punti diversi e noi qui siamo nella sala operativa con dei gendarmi che stanno controllando questi schermi.
Allora sentirete forse ogni tanto qualche piccolo allarme. Si tratta di telecamere infatti che non solo controllano le aree ma non appena percepiscono il movimento un movimento all'interno dell'inquadratura, fanno scattare un allarme e i gendarmi controllano. Quindi è un sistema attivo, ma queste telecamere, questa sala operativa, certamente deve prevenire e individuare qualunque atto doloso, ma anche occuparsi della sicurezza dei visitatori e dei pellegrini.
Non è vero? Lo chiediamo al commissario San Severino, buonasera. È vero che servono anche per l'incolumità di chiudere. di chiunque entri a San Pietro vada sulla cupola. Sì, il compito naturalmente di questa sala operativa è anche controllare il flusso delle persone che quotidianamente visitano lo Stato, quindi particolarmente concentrato nelle zone della Basilica, della piazza e delle mura perimetrali nella parte che porta ai musei vaticani.
Ci sono alcune zone particolarmente delicate, per esempio la salita in cupola, che è una zona particolarmente impegnativa per... alcuni turisti che fisicamente non sono preparati, visto la difficoltà ad arrivare in cima alla cupola. Quindi capita soprattutto l'estate che molti si sentono male. Quindi praticamente abbiamo installato dei sistemi di allarme che possono essere azionati dai familiari o dalla persona che si è sentita male, se è in grado di farlo. Praticamente l'operatore riceve immediatamente l'immagine della persona che in quel momento sta richiedendo aiuto.
Quindi è un sistema attivo. di sicurezza a 360 gradi, non soltanto per il territorio e per l'incolumità dei visitatori, dei turisti e dei pellegrini, ma anche si dedica all'incolumità delle opere d'arte. realtà dei capolavori immortali, come per esempio la pietà di Michelangelo. E non ci sono parole per descrivere quello che è il capolavoro più bello forse della Basilica di San Pietro, un capolavoro realizzato da un ragazzo di appena 23 anni che ha sentito la necessità addirittura di... firmare quest'opera Michelangelo, perché?
Indubbiamente era così giovane, 23 anni, e potremmo dire anche sconosciuto, talmente che quando venne esposta questa opera qualcuno pensò che fosse stata scolpita da un'altra persona, il gobo di Milano cosiddetto. Michelangelo chiaramente corsa i ripari e volle scrivere sul nastro che attraversa il petto della Madonna il suo nome, Michelangelus Bonarotus Florentinus Fascebate, è l'unica opera firmata. C'è una cosa che colpisce, che quando ci si trova di fronte alla pietà, ci si scorda completamente che si tratta in realtà di un blocco di marmo, sembra viva, sembrano persone. e quindi si guardano questi dettagli assolutamente straordinari realizzati da un ragazzo di 23 anni.
Da questo panneggio, da questo volto, da queste mani. Qui si scopre tutta la precisione anatomica di un ragazzo che conosceva l'arte, ma certamente un capolavoro soluto. Non solo anatomica, Michelangelo ha impresso sul volto della Madonna un atteggiamento che credo sia difficilissimo scolpire. C'è dolore e c'è serenità nello stesso tempo. Sembra...
che stia per aspettare la scintilla della risurrezione. Questo è difficilissimo poterlo esprimere. esprimere con il marmo, Michelangelo ci ha riuscito. Ora c'è anche una composizione, ricordiamo che non si tratta di una statua di Creta che puoi modificare, lì se sbagli, sbagli, quindi lui è riuscito a dare anche un atteggiamento della mamma che è più indietro per tenere...
il corpo del figlio, c'è uno studio anche proprio del modo in cui i due corpi sono a contatto. Pizia è genia, a me per esempio colpisce tanto il fatto che abbia scolpito il volto della madre più giovane del volto. del figlio e Ascanio Condivi, il biografo, ricorda questo particolare che venne riferito anche a Michelangelo come una critica e Michelangelo rispose ma io sono un credente e quando io scolpisco, quando io dipingo, io dico anche la mia fede, Maria l'ho fatta giovane perché non ha conosciuto il peccato e il peccato è la vera vecchiaia, certo se gli istituti di bellezza oggi ne tenessero conto Michelangelo potrebbe insegnare qualcosa. Sembra incredibile, tanto splendore, ma anche a momenti difficili. Roma è perduta.
Se Roma è perduta mi perderò con essi. Cicingono d'assedio, deve mettersi in salvo. Io devo restare.
Il sacrificio di Cristo mi è de sec. Santità, senza di voi la Chiesa perde la sua guida. Le minacce, le aggressioni contro il Vaticano appaiono ancora più incredibili qui, nelle loggie di Raffaele. Questo luogo straordinario è costituito da tre piani e noi siamo nel secondo, con questo corridoio lungo.
65 metri. Una volta le logge erano aperte verso il cortile esterno, poi sono state richiuse per proteggerle. Perché dei finestroni? Perché quello che avete qui è stato definito...
La Bibbia di Raffaello, perché rappresenta delle scene del Nuovo e il Vecchio Testamento, ma realizzate con una maestria incredibile. Sotto la sua guida, 15 artisti, tutti più giovani di lui, e lui aveva 30 anni, realizzarono assieme a questo maestro questo splendore, uno splendore così unico che persino una zarina, Caterina di Russia, ha voluto riprendersi. riprodurlo in modo identico all'Ermitage di San Pietroburgo.
Sembra incredibile che un luogo così bello, un punto focale della storia dell'arte, sia stato ad un certo punto attraversato dalla violenza, dalla paura, dalla tensione, dalla morte. Tutto è accaduto un giorno del 1527, quando sono arrivati a Roma i Lanzichenechi. E allora dovete immaginare questo luogo con persone che corrono, guardie svizzere che corrono e soprattutto il vicario di Cristo non può morire. Un gruppo di guardie svizzere che cerca di mettere in salvo il Papa Clemente VII a Castel Sant'Angelo. I lanzichenecchi entrano a Roma con l'intenzione di catturare il Papa, che è ostile all'imperatore.
È chiaro, la situazione ormai sta precipitando e il Papa, Clemente VII, deve mettersi in salvo, quindi deve percorrere. questo passaggio che si trova in cima a un lungo muro per andare a Castel Sant'Angelo. Però, passando di qui, si espone ai colpi dell'anzichelicchio.
Perché vogliono così tanto la mia testa? E scogitano uno stratagemma. Un soldato si mette la mantellina del papa.
Devo essere santo prima del tempo. E corre facendo da falso bersaglio. Cristo è con me. Poco dopo parte il Papa mettendosi la cappa di un soldato.
E questo perché i colpi dei lanzichenecchi erano lenti, erano bocche da fuoco primitive, ci voleva molto per ricaricarlo. Questo è il racconto che è stato tramandato nei secoli. Riuscirono a mettersi in salvo al Castel Sant'Angelo. Deve essere stato un vero inferno perché ancora oggi sulle pareti si vedono i colpi sparati dai lanzichenei.
In quel giorno su 189 guardie svizzere ne rimasero vive soltanto 42. Oggi il corpo delle guardie svizzere è composto da 110 soldati, giovanissimi, con la cittadinanza svizzera e costituiscono fondamentalmente la guardia del corpo del pontefice e devono garantire la sicurezza della sua residenza. Noi ora, lo vedete, ci troviamo in un luogo decisamente particolare, è l'armeria delle guardie svizzere. Siamo davvero circondati dalla storia, storia militare, ci sono spade, sciabole, fucili, bocche da fuoco e poi questa straordinaria... in aria serie di elmi e corazze, alcuni hanno più secoli. Però certo, pensando alle guardie svizzere, la cosa che forse ci colpisce di più sono i colori, quel colore giallocra, blu e rosso.
Perché sono così colorate? chiediamo buonasera a Anna Nacecchi, costumista del teatro, del cinema, ma anche e soprattutto esperta di storia dei costumi, dell'uniforme, insomma, come mai sono così colorate? Bisogna pensare che questa piccola armata nasce nel primo rinascimento, dove i colori, soprattutto in Italia, erano sgargianti, erano diciamo invidiati da tutte le porte d'Europa per il lusso, per la bellezza.
Questo piccolo esercito, forse il più piccolo esercito del mondo nasce. nasce per volere di Giulio II della famiglia della Rovere, il quale nel 1506 fonda questa piccola armata. Noi non sappiamo quali fossero i colori esatti di queste uniformi, che uniformi poi non erano, perché ancora il concetto di uniforme non c'è, verrà molto più tardi.
Ogni soldato andava vestito negli eserciti un po'… Probabilmente c'erano dei colori di appartenenza al casato, soprattutto trattandosi di un esercito così piccolo, ma il concetto di uniforme… Uniforme ancora non c'è, nascerà molto più tardi, nascerà nel 600 con il re Gustavo di Svezia durante la guerra dei Trent'anni e poi ancora con il re Luigi XIV che stabilisce proprio di costituire un'armata vestita uguale allo stesso modo, corredata di tutti gli accessori e poi gli stati europei più tardi, nel 700, imiteranno il concetto di uniforme proprio ad immagine e somiglianza dei francesi. Esatto, diciamo a Napoleone, a Waterloo con questi eserciti molto colorati. che poi tra l'altro questo come diciamo prima riflette la società cioè a quell'epoca si facevano riunioni a corte o anche di lavoro coloratissimi non con questi nostri vestiti molto eleganti ma scuri nessuno oggi andrebbe a una riunione d'ufficio vestito come facevano a quell'epoca assolutamente no infatti diciamo l'abbigliamento militare per così dire ricalca quello civile e a questo punto bisogna dire anche sfatare un mito né michelangelo nera sono i genitori di questa uniforme.
Queste uniformi in realtà sono costituite da 154 pezzi e abbiamo qui Eti Ciccioni che è il sarto delle guardie svizzere. Senta, ma quanto è difficile realizzare una uniforme? Un uniforme è molto difficile realizzare, impieghiamo 39 ore con vari accessori, tra cui anche i bottoni che vengono fatti esclusivamente a mano. Ma senta, ai nostri occhi... però onestamente sembra poco pratica questa uniforme, cioè con questi nastri che escono, che svolazzano, che escono tutto sommato fuori dalla sagoma di una persona, ma è pratica questa uniforme?
Assolutamente no, non è molto pratica, infatti come dice lei, le fasce che escono fuori dalla sagoma è poi la riparazione che si fa più frequente perché si impigliano sulla maniglia o sul mobiletto o la sedia. Quindi c'è manutenzione continua. un'evoluzione e lo vediamo anche da un altro elemento tipico delle guardie svizzere che è questo bellissimo elmo di tipo morione, praticamente è quello che si vedeva diciamo in passato nel 500 giù di lì quando si facevano le grandi esplorazioni.
Questo è un morione di origine spagnola che è stato ripreso a corredo della uniforme di gala insieme alla corazza da Julian Reponde, colonnello delle guardie svizzere che nel 1914 stabilisce l'uniforme così come noi la vediamo oggi. Rene Repon, che era un finissimo intenditore storico del costume, ha rimesso insieme una serie di elementi di marca rinascimentale o tardo rinascimentale unendo tra l'altro il giallo ocra e il blu della rovere e il rosso dei medici in onore ai papi che hanno per primi accolto questa piccola armata. Quindi in sostanza e conclusione potremmo dire che mentre gli eserciti evolvono anche con mimetiche che servono a... a non essere colpiti, tra l'altro in quest'epoca le armi da fuoco erano poco precise, oggi invece lo sono, quindi c'è una necessità di nascondere.
scondersi, di monetizzarsi. Ecco, in realtà le guardie svizzere non indossano un uniforme, ma fondamentalmente un libro di storia. Fondamentalmente un grande libro di storia che tiene radunati molti, molti secoli.
Grazie Nalacechi, grazie Etisicione. Metà della superficie del Vaticano, pensate, è occupata dal verde, cioè da giardini, boschetti, giardini all'italiana o roseti, come questo, nel quale ci troviamo. È un luogo, lo percepite, davvero unico. straordinario, ideale per la meditazione, il raccoglimento. È una specie di oasi di pace e di silenzio, rotto solo da questo silenzio, dal rumore di qualche fontana.
una delle cento fontane del Vaticano. Ma non si è soli, perché a svettare alle vostre spalle è un capolavoro dell'umanità che proietta la sua figura da più di 400 anni sul Vaticano e su Roma. Questo luogo in particolare era molto amato da un papa, Giovanni XXIII. Amava venire qui in raccoglimento ed è il Roseto.
Allora dovete immaginare questo luogo. primavera è una vera e propria esplosione di colori e di profumi luogo davvero incantevole e siete accompagnati qui proprio vedete dal rumore dell'acqua delicata quest'acqua è sgorga da una appunto delle cento fontane che sono presenti qui nel Vaticano e c'è dietro un piccolo prodigio perché quell'acqua che vedete sgorgare arriva da lontanissimo, da un lago, il lago di Bracciano, che si trova quasi 40 chilometri da qui questa è una delle fontane più affascinanti, la fontana della Galea un perfetto esempio della poetica barocca si per i soldi Per il barocco il fine dell'arte era la meraviglia, qui tutto è fatto per meravigliare. Una galea, cioè una nave da battaglia, che diventa elemento decorativo. Le bocche dei cannoni, fatte per sparare fuoco, qui sparano l'acqua che spegne il fuoco. Lo spirito creativo dei tanti artisti che hanno lavorato in Vaticano beh, è ancora presente.
In questo luogo, chiamato Vestibolo Quadrato ad esempio, pensate, c'era lo studio di Leonardo da Vinci e oggi si può ammirare... Una statua famosissima, l'Apoxomenos, cioè un atleta che si deterge dal sudore. Questa è una copia romana di un originale greco, addirittura con la firma del famosissimo scultore Lisippo.
È stata collocata qui, quasi ad accogliere. quegli antichi visitatori delle collezioni papaline che per arrivare a vedere questa collezione dovevano percorrere questa rampa pensate, era l'inizio di una lunga evoluzione che avrebbe poi portato agli attuali musei vaticani con più di 20.000 persone al giorno allora bisognava percorrere questo capolavoro del Bramante grazie Pensate, il Bramante ha realizzato quella che viene chiamata una scala a spirale, certo, ma detta anche volgarmente a lumaca, perché il suo percorso ricorda un po'la spirale di una chiocciola, di un guscio. lumaca e la cosa veramente geniale è che ad ogni giro si allarga con questa corona di 36 colonne di granito e allargandosi da un effetto ottico particolare, quella di essere molto più alta e più slanciata. E alla fine di questo magnifico percorso incontriamo un visitatore d'eccezione, un romano autentico. Ciao, come stai?
Bene. Ti vedo rapito da questo panorama. Rapito sì, perché Roma di notte... ha qualcosa di veramente speciale.
Malinconia, autorevolezza, languida, affettuosa. Senti, per un romano come te, insomma, di solito si vede il cupolone, ma questa sera qui è una prospettiva opposta praticamente. ...completamente rovesciata.
Infatti sono rimasto un attimo disorientato perché guardavo e dico ma... sì, Roma ma mi manca... che cosa manca?
Manca la cupola. Che cosa rappresenta il cupolone per un romano? Rappresenta secondo me... secondo me, il punto d'incontro tra lo spirito e la materia.
Però rappresenta anche una certa rassicurazione, una protezione, sì, una protezione che ogni romano cerca, perché sa che là c'è qualcosa che alla fine lo abbraccerà e lo perdonerà, sicuramente. Senti, ma quando è la prima volta che sei entrato in Vaticano, cioè a San Pietro immagino? Allora, sono entrato che avevo sette anni e stavo con mia madre, che insieme con delle sue amiche della filarmonia perché mia madre era grande appassionata di musica, avevano ricevuto l'udienza da Giovanni XXIII ed era una fiumana di persone eccetera. A un certo punto mia madre si sgancia vicino. fermo qua, fermo qua che devo andare in coda va verso lì in quel momento la folla mi circonda e io mi disperdo, quindi sono rimasto 20 minuti che mia madre vedevo che era andata là dal Papa poi non la vedevo più tornare alla fine mi sono perso dentro là ed è stato un momento di terrore in quel momento la basilica era veramente piena però mi mi ricordo più il terrore che la mamma bambino piccolo si è finita Per caso c'è un Papa che hai conosciuto, oppure c'è un Papa al quale sei più affezionato?
Allora, Giovanni XXIII è un Papa al quale sono molto affezionato, perché quando ero lupetto, lui il famoso discorso della luna lo fece in piazza, dalla sua finestra in Piazza San Pietro, e io ero là, lupetto, e ci fece piangere tutti, torniamo a casa con due occhi che erano peperoni, perché ci aveva veramente toccato. Però io andavo a pranzo in un ristorante che si chiama La Grotta Frascatana, a lungo di avere dei vallati. e c'era sempre un sacerdote grosso alto che mangiava e lo teme ogni volta che me lo trovo facevo monsignor buongiorno anche oggi e lui faceva so boni imitando il romano imitandolo mai sai chi era quello papa voiviva quello che sarebbe diventato papa voiviva quindi io scherzavo con questo signore questo monsignore polacco che sarebbe poi diventato papa e sono orgoglioso di essere stato portato fortuna.
Penso di sì. Senti, nei tuoi film hai spesso rappresentato dei preti. Ecco, qual è stata la reazione della Chiesa per questi tuoi ruoli di prete?
Cari fratelli, cari sposi, con grandi desideri. che oggi ci incontriamo. No, quelli là hanno fatto sorridere. Un giorno però Monsignor Tonini mi disse come hai ragione, ci sono dei sacerdoti che fanno delle prediche logorroiche.
Ho visto un film dove c'era un prete che facevi te che era in un diluvio di parole bisogna dire basta perché si annoiano i fedeli e lui poi fece un articolo in cui disse le prediche devono essere più snelli andare al suono no quando feci io loro e lara che era un film serio in dove interpretava un prete serio e ci fu lanza che scrisse laura chiatti sedurrà verdone prete a quel punto tutti i missionari quella che faceva il missionario mandarono dei fax dei fax al capo dei comboniani dice cosa combina verdone cosa dice cosa fa bisogna controllarlo fermata lo va il film lo feci però il capo dei comboniani mi disse quando il film è pronto verrò a vederlo e venne anche una commissione cultura del vaticano a vedere il film la proiezione alla vecchia international recording fu di tragedia perché non rideva nessuno questi qua mi uccideranno poi alla fine però ho recuperato e sentivo qualche sorrisino, qualche battuta poi si è accesa la luce, mi sono messo in piedi a aspettare che mi dicessero qualcosa è arrivato il pezzo grosso il compagnone mi ha fatto va bene, e sarà andato l'uno l'abbiamo superato poi è arrivato l'altro capo che fa dico un signore l'è piaciuto? sì ma sì sì o sì? ma questo film è una bella carezza che tu ci dai grazie grazie Grazie, tranquillo. E andò via. A quel punto mi sono sentito 20 kg di peso in meno.
Era una bella prova. Passato l'esame. Passato l'esame. Senti, grazie Carlo per queste tue parole.
Grazie a te, grazie a te. A presto allora. A presto.
Eccoci. Ormai stiamo davvero nel cuore dei musei vaticani. Bisogna dire che i musei vaticani partono essenzialmente come una collezione privata dei papi.
e il nucleo è costituito da una straordinaria collezione di statuaria, cioè di statue greco-romane che nessun museo al mondo oggi possiede. possiede, pensate, 4.416 capolavori di marmo e di bronzo. E tutto nasce, questa collezione e quindi anche i musei, a una data precisa, il 1506. È proprio in quell'anno che all'interno di questo cortile, immaginate, all'epoca c'erano piante di agrumi e fontane, oggi è diventato il cortile ottagono, è proprio in quella data che arriva... questo gruppo marmoreo straordinario, il Laoconte.
Già, ma chi era Laoconte? Beh, lo sappiamo, era sacerdote troiano, sacerdote di Apollo, che non credette affatto al cavallo di Troia. Capì subito che era uno stratagemma.
che era una trappola, anzi addirittura scagliò una lancia contro questo grande cavallo che ospitava al suo interno Ulisse e altri greci. Però Atena, la divinità, capì subito che era un fondatore di un'esplosione, fondo un nemico dei greci e quando lui poco dopo era vicino al mare per un rito in favore di Poseidone, proprio dal mare Atena fece uscire, lo vediamo qui, due serpenti che germirono il sacerdote e i suoi due figli e li uccisero soffocandoli con le spire e mordendoli con il loro veleno, si vede chiaramente questi mostri che stanno uccidendo queste tre persone. Ora questo mito...
questo racconto ha sempre folgorato gli antichi e anche gli scultori del passato. E quindi nelle terme di Tito in età romana esisteva proprio questa statua che era lì all'interno, lo sappiamo da Plinio il Vecchio, immaginate quante persone lo hanno ammirato come lo stiamo facendo noi. Poi è passata l'epoca romana, c'è stato il crollo dell'impero romano d'Occidente e Roma è diventata una città. abbandonata, pensate a questi ambienti straordinari che sono stati invasi dalla terra, dai crolli eccetera e quando si arriva appunto nel 1506 un piccolo nobile proprietario di un appezzamento che si trova proprio in prossimità di queste terme a un certo punto lui dice di essere caduto in una buca, probabilmente è caduta, è crollata una volta che immetteva esattamente nell'ambiente dove c'era questo, dove era custodito questo lao conte e lui è entrato e ha cominciato a trovare dei pezzi bianchi, quindi dei pezzi di marmo. La voce si è sparsa, è arrivata al pontefice Giulio II che mangiava addirittura niente di meno che Michelangelo e Giuliano da Sangallo, che era l'architetto papale, a vedere di che cosa si trattasse.
Evidentemente avevano già visto che era qualcosa di eccezionale e sarà proprio Sangallo a capire che si trattava della famosissima statua dell'Oconte, forse perché aveva visto questi serpenti. E allora il Papa riesce a giudicare. dedicarsi questa statua, la porta qui, questo gruppo a marmorio, e diventa praticamente il primo nucleo dei musei vaticani. Il torso del Belvedere, un frammento di statua, opera del greco Apollonio, preziosa per Michelangelo. All'inizio si pensava rappresentasse Ercole, oggi si pensa a Iace.
Non si sa dove né quando sia stata scoperta. A Roma se ne parlava già a metà del Quattrocento. Sembra che Giulio II avesse chiesto a Michelangelo di completare la statua, ma che l'artista si sia rifiutato e che ad essa si sia ispirato per alcune figure della Sistina. Il cortile Ottagono diventa un'attrazione irresistibile nei secoli del Grand Tour. Artisti, studiosi, cultori dell'arte classica e semplici curiosi provenienti da tutto il mondo si aggirano tra le opere.
dei musei vaticani. Ne traggono ispirazione e una volta tornati in patria ne magnificano le meraviglie. Queste erano le stanze dell'appartamento privato di un papa, si sa, Giulio II. In realtà si chiamava Giuliano della Rovere, ma si fece chiamare Giulio II in omaggio a Giulio Cesare.
del quale ammirava la grinta e il potere. E ad un certo punto chiamò per decorare le stanze del suo appartamento un giovane ragazzo, molto promettente, era il 1508. Questo ragazzo aveva, pensate, appena 25 anni. Veniva da Urbino, aveva lavorato a Firenze, ma a Roma mai.
Si chiamava Raffaello. E fece queste quattro stanze, o almeno progettò alcune qui, realizzò delle meraviglie e si passa da una meraviglia all'altra, a cominciare da opere che sono rimaste nella storia. Questa per esempio è la stanza dell'incendio di Borgo, un incendio effettivamente che era scoppiato nel quartiere di fronte a San Pietro, Borgo Pio, incendio al quale il Papa aveva assistito, lo si vede lassù affacciato. Ci sono scene di panico, ma si nota già un dettaglio importante. In alcune figure si sente fortissima l'influenza di Michelangelo, già perché Raffaello era rimasto folgorato, amagliato dalla p***a.
la bellezza di quei corpi che si vedevano sulla volta della cappella Sistina che Michelangelo aveva appena realizzato. La prima sala decorata da Raffaello è quella della segnatura nella quale stiamo entrando. Qui inizialmente si riuniva il Supremo Tribunale della Santa Sede e gli affreschi di questa sala hanno un disegno molto preciso, e cioè non c'è un buon governo senza la conoscenza del cielo, praticamente la terra è una terra di un'esplosione, teologia e questo è il famoso affresco che rappresenta la disputa del sacramento.
Ma non basta, non c'è un buon governo senza una corretta amministrazione della giustizia ed eccola questa giustizia amministrata in vari momenti, in varie fasi. Si vede tra l'altro anche il Papa Giulio II e poi Ovviamente non c'è un buon governo senza la filosofia, e cioè la riflessione sugli uomini. Ed ecco la scuola di Atene, famosissima, con tanti filosofi che stanno a colloquio.
E poi ovviamente non c'è un buon governo senza il senso del bello, la bellezza. E allora ecco il Parnaso. Ma certamente, diciamo, l'opera più famosa in assoluto in questa sala è alle mie spalle.
È la scuola di Atene, con tutti questi filosofi che stanno parlando, che sono a colloquio, che stanno discorrendo su vari temi. È una scena straordinaria che tutti abbiamo imparato a scuola. Al centro Platone, che ha i tratti di Leonardo da Vinci e che indica il cielo come fonte di sapere.
Accanto Aristotele, che ricorda Bastiano da Sangallo e che indica la terra con la mano aperta, cioè l'esperienza. E poi a sinistra Pitagora, che scrive su un grosso libro. E dietro di lui Averroè col turbante.
Socrate invece lo vedete impegnato in una discussione accesa, forse l'unico punto un po'animato di tutto questo grande affresco. Ed ecco in primo piano Eraclito, con le sembianze di Michelangelo, impegnato a scrivere. A destra invece sdraiato sui gradi di un'altra parte, c'è Diogene e più in là Euclide che somiglia a Bramante che sta spiegando dei ragazzi un problema di geometria. I musei vaticani si aprono su un grande cortile, è il cortile della Pigna. Prende il nome da una grande scultura in bronzo, alta 4 metri e originariamente collocata nell'atrio della Basilica Costantiniana.
Il nostro viaggio nel cuore della notte tra le meraviglie del Vaticano ci ha portato qui, in questo scrigno dell'arte, della storia, della cultura. Questa è la Galleria delle Carte Geografiche. Pensate, è lunga 120 metri e larga 6. e sulle sue pareti ci sono addirittura 40 tavole.
Solete carte geografiche di varie parti dell'Italia di allora. Tutto quello che vedete è opera di un astronomo, cartografo, matematico, Ignazio Danti e è stato voluto fortemente da un papa, Gregorio XIII. diceva con una battuta che potesse camminare ovunque in Italia, andare a passeggio in Italia senza uscire dal palazzo, ma è vero, perché vedete il fatto straordinario che già qui in questo luogo concepito e realizzato, sul finire del Cinquecento, traspare un concetto fondamentale, che l'Italia ha una forte unità culturale, artistica, geografica, anche se in realtà è separata in tanti piccoli staterelli, spesso in lotta fra loro, spesso governati da potenze straniere.
Ma l'idea che qui traspare è che ci sia già una specie di unità culturale e etnica. Grazie. e anche artistica della nostra penisola.
È davvero particolare il punto di vista. Queste carte geografiche infatti sono un po'come delle foto satellitari dell'epoca scattate dall'alto. Ma dovete immaginare di essere come un gigante che cammina sopra gli appennini.
andando verso sud. E infatti a destra ci sono tutte le regioni tirreniche, a sinistra quelle adriatiche e davanti a voi c'è la Sicilia e tutte le regioni meridionali. Queste cartine sono ricche, pochissime di dettagli, lo sguardo si perde tra boschi, case, fiumi, mari con navi vellieri bellissimi, però si vedono anche i nomi di borghi e paesi che oggi non sono per niente famosi, ma all'epoca sì e questo perché erano la sede di un castello oppure era anche una zona dove erano avvenute delle battaglie famose, insomma quello che abbiamo davanti non è una cartina geografica.
Diciamo che si tratta più che altro di una geografia politica, la geografia del potere di allora. E non solo, c'è anche la storia. Guardate, questa cartina rappresenta una zona d'Italia che conosciamo bene. Si vede la via Emilia che passa a Faenza, poi a Forlì, Forlì in Popoli, Cesena, arriverà fino a Rimini. in marcia e non solo, poco oltre scopriamo il rubicone con la famosa scritta in latino, il dado e tratto.
Insomma sono come dei grandi affreschi che hanno pennellate di geografia ma anche di storia. Le carte geografiche naturalmente erano anche e soprattutto uno strumento per i viaggi, specialmente per la navigazione, che proprio in quest'epoca ha conosciuto delle esplorazioni straordinarie. in aree sconosciute, per mari ignoti, ma che hanno portato alla scoperta di interi continenti.
Beh sì, è stata un'epoca di grandi eroi alla fine, ci voleva tantissimo coraggio. e tantissimo spirito di avventura per lanciarsi alla scoperta di un continente che non si sapeva neanche dove era, non si sapeva quando si sarebbe arrivati, con che tipo di venti, che tipo di condizioni, per cui è una cosa che mi ha sempre affascinato pensare a quei navigatori. Se ce lo dice Soldini capiamo tutto l'eroismo di quell'epoca, tra l'altro era un'epoca anche di grandi innovazioni perché in passato, in antichità, si usavano le famose vele quadre, invece Colombo ha adottato sulla caravella, sulle imbarcazioni dell'ora, due tipi di vele contemporaneamente, la vela quadra e la vela latina, quella a forma di pinna di squalo per così dire, che tra l'altro sono concettualmente le stesse che si usano ancora oggi durante le regate.
Penso sicuramente che l'epoca di Colombo sia stata un'epoca innovativa e che evidentemente la tecnologia ha permesso proprio in quel momento di pensare. un'avventura del genere. Poi c'è stato sicuramente l'uomo giusto al momento giusto, poi c'è stata sicuramente anche della fortuna perché comunque navigare in quelle condizioni con quel tipo di conoscenza è veramente un'impresa molto ardua, infatti spesso partivano in dieci e poi alla fine tornavano in due.
Oggi i tempi sono cambiati, una volta stellata in passato era uno strumento fondamentale per la navigazione e lo è ancora oggi, ma oggi è diventato anche in fondo con tutta questa tecnologia. Anche un fedele compagno di viaggio, soprattutto per chi come Giovanni Soldini naviga in solitaria. Navigare in questo modo è molto diverso rispetto a navigare assieme ad un equipaggio, non è vero? Ma direi che sicuramente i tempi sono molto cambiati, oggi si naviga con la tecnologia e con la conoscenza, per cui sappiamo dove siamo, sappiamo dove stiamo andando e sappiamo più o meno cosa ci aspetterà.
Per quanto riguarda navigare in solitario e in equipaggio, io penso che in solitario si crea un rapporto molto intimo con la barca, per cui si impara ad ascoltare la sua voce, i suoi rumori, ad ascoltare quello che gli succede anche stando dentro. In realtà in equipaggio questo rapporto intimo si crea con i compagni di viaggio. Noi ora ci troviamo sotto il cortile della Pigna e proprio sotto i piedi di migliaia di turisti ecco cosa c'è. È un luogo che ha fatto pensare molto soprattutto a sceneggiatori di film, romanzieri, scrittori. Questo è l'archivio segreto del Vaticano.
Ci sono una quantità sterminata di faldoni, di documenti. Pensate che tutti questi documenti messi in fila potrebbero coprire una distanza di 80 km. Quindi qualcosa di... Ma contrariamente a quanto si pensa non è un archivio segreto che debba occultare qualcosa che non si può dire, al contrario lo vedete sono documenti che risalgono ai secoli.
passati e che riguardano, se volete, l'amministrazione in senso generale. Cioè, per segreto si intende secretum, cioè privato. È praticamente la raccolta di tutti i documenti relativi a, per esempio, gli scambi epistolari tra i papi, ma intesi non come persona, ma come figura. Appunto, il papa che scriveva magari a un'altra istituzione, a un altro sovrano. Anche qui abbiamo documenti dell'amministrazione dello Stato Pontificio, cioè salari, eccetera.
Quindi questo enorme archivio, che è il più grande archivio geograficamente parlando del mondo, cioè qui potete trovare dei contatti con punti sperduti del pianeta, ebbene ognuna di queste pagine in realtà rappresenta una pagina di storia, una persona, un gruppo di persone, da quello che ha scritto, a quello che ha archiviato, alle persone stesse. stipendiata eccetera. Qui avete attorno a voi la storia degli ultimi secoli. L'archivio segreto del Vaticano ha più livelli, noi stiamo scendendo, il tutto viene definito tecnicamente bunker e questo vi fa capire tutta la cura che c'è nel custodire questo vero e proprio archivio del tempo. E proprio qui incontriamo il professor Luca Becchetti, buonasera, lei è il curatore dei sigilli dell'archivio segreto del Vaticano, tra l'altro il suo mestiere viene anche definito come un'archivio di vita.
definito in un altro modo, stranissimo, sfragista. Esattamente. Come mai? Beh, sfragis in greco vuol dire sigillo, quindi la sfragistica è la materia che si occupa nel studio dei sigilli. Quindi fin dall'antichità, lo capiamo, i sigilli sono stati fondamentali e sono qualcosa di estremamente prezioso all'interno dell'archivio segreto del Vaticano, perché ogni documento ufficiale o importante del Papa o della sua amministrazione usciva con un...
un sigillo che ne garantiva la genuinità e l'autenticità. Possiamo darne a vedere alcuni. Sono realizzati in vari materiali, per esempio questo è un sigillo impresso nella carta, quindi un sigillo di carta.
E poi ce n'è un altro che è estremamente costoso, direi, perché si vede la stessa figura. rappresentata di un uomo armato a cavallo. Tra l'altro questo è fatto in oro, una riproduzione dall'originale. E la cosa che impressiona di più è che si potesse firmare un documento con qualcosa di così pesante.
Di che cosa si tratta? Qui siamo di fronte al sigillo di Filippo II, che lo appone ad un documento e lui si fa raffigurare proprio quasi come ritratto con lo scudo di Spagna. Però abbiamo altri sigilli in un materiale meno nobile, che è il piombo, però con una f...
firma straordinaria. Sì, qui siamo di fronte al sigillo impresso nel piombo di Paolo III Farnese il cui autore, quanto alla matrice, è niente meno che Benvenuto Cellini, come certifica questo documento d'archivio. Ecco, Benvenuto Cellini.
Quindi questo, l'archivio segreto del Vaticano custodisce dei sigilli, ma anche la prova del pagamento di questi sigilli si autocertifica in un certo senso. E poi si arriva al classico... sigillo di cera, perché noi siamo abituati a pensare ai sigilli in cera lacca, quelli con cui si chiudono le buste, ma in realtà sono cose più recenti. In passato si facevano dei sigilli di cera anche molto voluminosi. Perché questo documento ne ha addirittura tre?
Questa è la forma più comune dei sigilli del Medioevo, dal 300 al 400, e qui i tre cardinali che sottoscrivono l'atto sigillano la lettera. Anima mea, anificia, inum et exulta, spiritus meum, e salutarime. La sala reggia è stato davvero il cuore politico del Vaticano, perché è qui in passato che venivano ricevute le delegazioni diplomatiche, allora immaginate il fasto, le cerimonie, tra l'altro... c'era un'etichetta per così dire, le donne erano obbligate a vestire di nero di fronte al Papa, tranne le regine cattoliche che potevano vestire di bianco. Ora guardate questa sala, è immensa.
a 16 metri d'altezza ed è una sala lunga 40 metri. Alle pareti ci sono affreschi che rappresentano la potenza del papato. Qui abbiamo la battaglia di Lepato con una violenza inaudita.
E sopra, guardate, ci sono degli stucchi, delle statue. Sono opera di Daniele da Volterra. Vi dice niente? È il cosiddetto braghettone, cioè è l'artista che ha dovuto coprire i nudi della cappella assistina del giudizio universale.
realizzati da Michelangelo dopo il concilio di Trento. Ed ecco la Cappella Sistina, una fonte inesauribile di emozioni. Per ognuna delle persone che entrano qui, e sono tante, c'è circa 20.000 ogni giorno e ricorderanno per sempre questo momento. La Cappella Sistina ha tante firme prestigiose, tutti però ricordano quella di Michelangelo. Michelangelo che ha lavorato per due volte qui, a distanza di un quarto di secolo.
È stato chiamato per fare, come si sa, la volta ed era un uomo del pieno, delle energie. Poi più tardi, quando aveva 60 anni, ed era considerato un uomo maturo a quell'epoca, anzi già anziano, ma realizzò qualcosa di stupendo. il giudizio universale.
Quando Michelangelo mise piede proprio qui, nella Cappella Sistina, in realtà c'erano già altri capolavori. Quindi, in un certo senso, scordate la volta per un attimo, concentratevi sulle pareti, perché... E'proprio questo quello che vide Michelangelo.
Prima di lui erano arrivati sul finire del Quattrocento i migliori artisti dell'epoca. Erano stati chiamati dal Papa proprio per realizzare delle opere immortali. lo fecero perché ancora oggi si vedono. Stiamo parlando del Perugino, del Botticelli, di Cosimo Rosselli, del Pinturicchio, di Ghirlandaio, insomma di artisti che hanno riempito tutti i libri di storia dell'arte. E qui vediamo i loro capolavori.
Allora immaginate, c'era un programma preciso. Da una parte il Nuovo Testamento con episodi della vita di Gesù e a sinistra, sulla parte sinistra, tra episodi invece della vita di Mosè, quindi il Vecchio Testamento. E tutti e due i lati dovevano quindi raccontare un po'la salvezza che c'era, sia attraverso il Vecchio che il Nuovo Testamento. Guardate, ognuno di questi grandi affreschi è speculare all'altro.
...preciso discorso, un dialogo tra le due pareti sempre con questo tema. Ma com'è stato possibile riuscire a far lavorare assieme artisti così diversi, con stili diversi? Ebbene, è stato proprio... l'abilità del perugino a stabilire, che guidava il gruppo, diciamo una linea di orizzonte comune a tutti, una grandezza delle figure comune a tutti, anche gli stessi colori, le stesse tinte, gli stessi pigmenti.
Ecco perché avete l'impressione che non si tratti di affreschi, ma di finestre aperte sullo stesso paesaggio. Ecco. Quando Michelangelo entra nella Cappella Sistina si trova circondato da questi affreschi, da questi capolavori e la volta che deve dipingere però non è quella che vediamo oggi ovviamente, ma una volta ricoperta con un cielo stellato. Dalle stelle di questo cielo scriverò la storia della creazione Il più grande pericolo per alcuni di noi non sta nel fatto che i nostri obiettivi siano troppo elevati impossibili da raggiungere ma nel fatto che siano troppo bassi e che lì si raggiunga.
Ci vollero quattro anni passati da lui stesso progettato in una posizione scomoda, quasi sempre in piedi, la testa rivolta al soffitto e il braccio alzato. Immaginate come quando si svita una lampadina. Sono teso come un arco, mi è già venuto il gozzo, il ventre me lo sento in gola, i lombi mi sono entrati nella pancia, non vedo dove metto i piedi e il pennello mi gocciolo sul viso. Ed ecco come Michelangelo ha trasformato questa volta.
Un capolavoro assoluto della storia dell'uomo. Ma come mai è stata cambiata questa volta? Beh, questo cielo stellato era stato fatto da Pier Matteo D'Amelia. È stata la prima opera finita nella Cappella Sistina, ma poi, con il tempo, un cedimento aveva creato una grande crepa e persino l'intera Cappella Sistina era diventata inagibile. Ecco perché è stato chiamato Michelangelo, per un motivo, diciamolo così, molto terreno in tutti i sensi.
e lui come si sa, a Tergiversato, non voleva, così si racconta, in realtà lui voleva benissimo partecipare ad un'opera così importante, però aveva paura, lo si sa, di perdere tempo per altre opere e soprattutto lui non aveva mai compiuto una fresco, mai, era stato completato. Sì, ne aveva fatto una nel Salone dei Cinquecento, nella Sala dei Cinquecento a Firenze, ma in realtà... aveva fatto solo i cartoni, questa era la prima volta. Quest'uomo non aveva mai fatto un affresco, mai terminato, e il primo che fa è la volta della cappella, si stima.
Sicuramente un genio. Ora, se guardate la volta, vi accorgete che le prime opere realizzate fanno parte della Genesi. Ebbene, l'inizio è preso più il diluvio universale.
Ora, il diluvio universale è un'opera che sembra quasi un quadro, con delle figure molto piccole. E quasi subito Michelangelo ha capito che avrebbe potuto finire in tempo la volta, perché ci voleva troppo tempo, troppe giornate di lavoro. E così, vedete come opera dopo opera comincia a impratichirsi e a realizzare degli affreschi sempre più grandi, fino a fare quasi delle grandi dimensioni delle opere che sono in realtà delle macchie di colore, se vediamo, ma un colore sapientemente usato, lo sappiamo, usava... non fare delle ombre ma variare l'intensità di una tinta per creare dei panneggi eccetera.
E allora ecco qua forse una delle immagini più potenti, la creazione della luna e del sole con Dio che ha quel volto potente, forse certamente uno dei volti più potenti di tutta la cappella Sistina. E poi lo vedete rappresentato in modo irriverente di schiena che mostra le terga e anche la pianta. La carta dei piedi non si era mai vista, però quello che colpisce quando vedete Dio che separa la luce dalle tenebre, fa la separazione delle acque, vedete questo movimento quasi cinematografico, l'insieme è proprio quasi dinamicamente.
legato alla creazione e poi c'è certamente forse l'opera più famosa, la creazione di Adamo. Un momento solenne in cui con questo tocco si entra nella storia, nella storia dell'arte. C'è una curiosità, quel contatto che non avviene mai, quella distanza infinita in pochi centimetri, va bene, non è di Michelangelo, perché pochi anni dopo che aveva finito una crepa, ha attraversato l'opera e aveva... ha provocato il distacco di una porzione dell'affresco, proprio quella del dito di Adamo e di un paio di falangi che sono precipitate giù per 21 metri, frantumandosi, polverizzandosi, quindi è stato qualcun altro, topo, che ha realizzato quel tocco entrato appunto nella storia dell'arte.
Passano 25 anni Michelangelo viene richiamato per realizzare forse la sua opera più famosa, Il giudizio universale, che campeggia qui alle mie spalle. Ed è un'opera che colpisce per i colori con questo blu oltremarino, cioè questa tinta basata sull'apislazzuli che veniva dall'Afghanistan, una tinta molto costosa, e poi queste figure. Pensate, lavorerà per... cinque anni, coprendo 180 metri quadrati con circa 400 figure.
Un lavoro immenso. E al centro di tutto, di tutta questa scena, campeggia Cristo. È la fine dei tempi.
Gli angeli hanno suonato la fine dei tempi e questo Cristo, che è senza barba, giovane, è forte, potente, ha questo movimento della mano che sembra... un movimento quasi a fermare i tempi, certo, ma quasi anche a mettere in moto una specie di vortice, di figure tutt'attorno che aspettano con il loro volto carico di ansia il giudizio universale. Si vede Pietro che è pronto a restituire le chiavi, ormai inutili, chiaramente, ma ci sono tante figure attorno e noi siamo tutti colpiti da questi defunti che risorgono.
riprendono le carni e salgono in cielo. Questi sono i beati e questi stanno nella parte chiaramente sinistra di questo straordinario affresco, mentre nella parte destra ci sono i dannati che precipitano negli inferi ed ecco la figura di Caronte sul fiume Ade che separa il mondo dei vivi da quello dei morti e si vedono scene di disperazione assoluta. È ormai la perdita di ogni speranza da parte dei dannati. Però ci sono tanti dettagli che ci colpiscono. Per esempio, gli angeli non hanno le ali.
È una scelta di Michelangelo, ma è una scelta molto potente nella quale lui può... usare la sua creatività è cambiato in questi anni. Ormai i corpi che vedete sembrano quasi degli atleti fermi in un momento di potenza, di agilità.
E qui si vede benissimo l'influenza dell'arte antica, il lao conte, il torso del belvedere. E poi ci sono delle figure ovviamente cariche di... Quotidianità, di semplicità diremmo noi, per esempio è famosa la figura di San Bartolomeo con tutta la sua pelle in mano, è morto perché è stato squaiato vivo, ma per lui, per Michelangelo questo è diventato un modo per rispondere a delle critiche, infatti San Bartolomeo ha il volto di Pietro Aretino, poeta di corte, che lo aveva ferocemente criticato per tutti questi nudi e invece la figura...
quella pelle, guardate c'è proprio il volto di Michelangelo e non è la sola curiosità, in basso e negli inferi c'è un'altra figura, è quella del maestro delle cerimonie, del Papa, questo è Biagio da Cesena, questa figura importante qui in Vaticano che aveva ferocemente criticato anche lui questi nudi dicendo che erano nudi buoni per le osterie, per le stufe d'osterie, più che per la cappella Sistina. Ed è stato rappresentato così, con delle orecchie da asino e un serpente che gli morde il sesso. E poi al centro, guardate, vicino a Cristo, La Madonna e solo durante il restauro ci si è accorti che non è stata dipinta spalmando il colore ma appoggiando la punta del pennello, facendo un puntinato. Ma questo è un... una tecnica che anticipa qualcosa che verrà poi molto più tardi, nell'Ottocento, Novecento, cioè il divisionismo e il puntinismo.
E qui scopriamo un Michelangelo che è stato quasi uno sperimentatore. Il giudizio universale trasuda di tanta sofferenza, c'è stato il sacco di Roma, c'è una Chiesa che sta evolvendo, ma quello che è straordinario è un affresco pieno di vita e di cari. creatività come solo Michelangelo era capace di realizzare.
Usciamo dalla Cappella Sistina e dal Palazzo Apostolico che è stato abitato per secoli dai pontefici, dai papi, mentre sappiamo che Papa Francesco ha preferito vivere nel convento di Santa Marta, a poca distanza. da qui, stanza 201, e stiamo percorrendo la Scala Regia, certamente un'opera progettata e molto amata dal Bernini. La Scala Regia, la cosa meno cattiva che ho fatto. No, ma in effetti è un capolavoro ma un capolavoro che è stato molto difficile da realizzare proprio perché c'era poco spazio e di conseguenza Bernini ha usato un trucco un effetto ottico più la scala sale e più si restringe e vi dà l'idea di essere lunghissima maestosa Bernini in effetti è sempre stato un maestro nel risolvere i problemi quasi impossibili un altro esempio si trova proprio qui alla base della Scala Regia.
Ha dovuto realizzare una statua, la statua di Costantino che mentre arriva a Roma a cavallo vede in cielo la croce, in oxigno vinces la scritta e si vede questo cavallo che si bizzarrisce. È un momento straordinario e Bernino è riuscito a realizzare una statua che rappresenta questo istante. Lo voleva Papa Innocenzo X, ma il Papa successivo, Alessandro VII, ha detto no, non la mettiamo dentro la basilica come è. voleva il papa precedente, la mettiamo qui alla base della scalareggia, ma c'era un problema, doveva stare dentro una nicchia enorme e questa statua era più piccola, di conseguenza che cosa è successo? Bernini ha dovuto escogitare una soluzione, ha fatto un basamento molto alto e poi c'è questo tendaggio che unisce la statua a questa enorme nicchia, se no sarebbe rimasto il vuoto attorno alla statua e questa tenda unisce la statua all'architettura e sembra cadere al momento.
della visione in cielo. E'quindi un momento straordinario, però, però, non tutti hanno amato questa soluzione. In effetti, Bernini è stato vittima di un libello satirico che diceva che questa statua, quindi Costantino, era stato messo alla Berlina, o meglio, alla Bernina.
E consignava a Bernini di non farsi vedere in Basilica, tanti erano i guai che era combinato. Chi è grande è invidiato, dei mediocri restano solo le battute, dei grandi restano le opere. A chiudere la scala regia...
E il Palazzo Apostolico è questo magnifico portone di bronzo. È alto 7 metri, largo 4, e pesa 5 tonnellate e mezzo. Pensate che si apre e si chiude ininterrottamente da 400 anni.
Bastano pochi passi, pochi scalini, uscendo dal Palazzo Apostolico per trovarsi nell'abbraccio del grande colonnato di Gian Lorenzo Bernini. Essendo la chiesa di Pietro quasi la matrice di tutte le altre, doveva avere un portico che dimostrasse di ricevere a braccia aperte, maternamente, i cattolici per confermarli nella loro credenza, gli eretici per riunirli alla Chiesa e gli infedeli per illuminarli nella vera fede. Ecco la facciata della basilica di San Pietro maestosa, immensa, un'opera di Carlo Maderno.
È larga 120 metri, alta 48 e in cima a 3,5 metri. 13 statue, sono Cristo, gli Apostoli e ovviamente al posto di Giuda c'è Giovanni Battista. Sono statue pensate alte 6 metri, cioè quanto il secondo piano di un edificio, da qui non si direbbe ma Carlo Maderno è stato molto abile dovendo realizzare una facciata così grande nel giocare con tinte e anche rilievi tutto quello che viene verso di voi è chiaro quello che invece va lontano da voi è più scuro e poi c'era questa piazza enorme da dover sistemare pensate la polverosa d'estate fangosa d'inverno i pellegrini erano coperti da dei tendoni durante le cerimonie ma Questo per ripararli dal sole o anche dalla pioggia.
È stato appunto il Bernini a rimettere tutto a posto. E tra l'altro in questa piazza sono poi arrivate queste straordinarie fontane, sono due. Era un'idea del Maderno di quella di mettere questi due catini rovesciati proprio per polverizzare l'acqua e dare questo bellissimo effetto. Un'acqua che viene da lontanissimo, 60 chilometri grazie a un acquedotto di Traiano, molto antico. a proposito di antichità, il vero protagonista di questa piazza fosse, eccolo lì, è un obelisco, un obelisco che risale addirittura all'epoca romana, stiamo parlando di un obelisco portato da Caligola proprio qui a Roma con un'enorme nave posizionato in quello che c'era qui una volta, e cioè un nippodromo, un circo, utilizzato poi dopo da Nerone per i suoi spettacoli, per legare, ma anche per uccidere.
martirizzare i cristiani. Insomma questo obelisco è stato un testimone muto di tanti fatti del passato, non solo viene dall'Egitto ma è anche un testimone per esempio appunto delle persecuzioni dei cristiani, ne ha viste, ha visto anche l'uccisione di Pietro, ha visto anche quello che è successo dopo e cioè il luogo, questo luogo che è diventato un'area di pellegrinaggio, i fedeli arrivavano e ormai il circo era in disuso. Dopo ha visto Costantino costruire la prima basilica, immensa, e poi dopo è stato testimone della costruzione di questa seconda basilica.
Ma proprio in quell'occasione è avvenuto un fatto straordinario, perché vedete, questo è stato l'unico degli obelischi presenti a Roma a non essere mai stato abbattuto. ma in quella circostanza è stato spostato. Domenico Fontana ha provveduto a reclinarlo e a portarlo fin qui, dal punto in cui si trovava, l'ha posizionato al centro della piazza con centinaia di uomini, decine di cavalli, decine di argani ed è stato eretto lì al centro della piazza, ma potremmo dire quasi al centro della storia.
Una storia infinita che continua ancora oggi perché se ci pensiamo... pensate, questo luogo San Pietro continua a essere un testimone della storia, non solo della religione, da più di 2000 anni. È uno dei luoghi più incredibili del pianeta che appunto sforna San Pietro.
storia ma anche capolavori da duemila anni. Siamo arrivati alla fine di questo nostro lungo viaggio nella notte alla scoperta delle meraviglie di San Pietro e della città del Vaticano. Ormai c'è l'aurora e tra poco arriverà l'alba e l'intera città si risveglierà e arriveranno i custodi responsabili che apriranno San Pietro a Pellegrino. fedeli, turisti e tanta gente tra poco si meraviglierà nel vedere per la prima volta tutto quello che avete visto con noi questa sera ed è questo, la cosa straordinaria, di San Pietro e del Vaticano, la capacità di generare meraviglia continuamente così come lo fa da secoli.
E questa sera è stato per noi un vero piacere condividere tutto questo con voi. Arrivederci. Musica