La più spossante di tutte le fatiche di Ercole fu quella di ripulire le stalle di Augia. Ora vi racconto come andarono i fatti. Augia, re dell'Elide, era l'uomo più ricco di tutta la Grecia.
Possedeva centinaia di soldi, centinaia e centinaia di armenti, di vacche, di pecore, di montoni, a guardia delle quali poi c'erano dei tori d'argento ferocissimi che non lasciavano avvicinare nessuno. Questi erano tante, un po'perché i mandriani si mettevano paura, certo è che queste stalle non le puliva nessuno e la puzza si sentiva da tutte le parti, per chilometri e chilometri c'era uno strato di sterco alto un metro, guardate qua come stanno combinate queste lacche. E gli storici raccontano che tutto il Peloponneso puzzava per colpa delle bestie di Augia e allora Ercole cosa fece? Disse ad Augia vuoi vedere?
che io in un sol giorno ti pulisco tutte le stalle? E come fece? Con la sola forza delle braccia deviò due fiumi e poi lasciò che le acque dei fiumi spazzassero via tutto il sudiciume. L'ultima fatica fu quella di raccogliere le mele d'oro nel giardino delle Spelli.
Questo giardino era lontanissimo, si trovava nell'estremo occidente, lì dove i cavalli del sole si andavano a riposare la sera. dopo aver galoppato per l'intera giornata. A questo proposito voglio ricordare che Eracle nei suoi viaggi finì con l'attraversare tutto il Mediterraneo, dall'Asia minore fino alla Spagna e il confissato di Eracle. l'estremo limite accadice di fronte all'oceano atlantico dove costruì due enormi colonne che furono chiamate per l'appunto colonne d'Ercole. Ma adesso andiamo a cercare le mire d'oro.
L'albero delle mire d'oro era stato un regalo di nozze della madre terra a Zeus e a sua moglie. Guardate là, guardate quanto è bello. A guardia di quest'albero c'era un sacco di gente, innanzitutto c'era un drago insonne chiamato Vadone, poi c'erano le esperiti, tre ninfe della sera che si chiamavano la Brillante, la Rossa e la Retusa del Tramonto. che poi volevano essere i colori che assumere il cielo allorquando il sole scompariva all'orizzonte. E poi infine c'era uno dei titani, Atlante, costretto a reggere sulle spalle la volta celeste.
Ora dovete sapere che un oracolo aveva detto a Ercole Non le cogliere tu personalmente le mele se non vuoi incorrere nelle ive della moglie di Zeus Falle cogliere a qualcun altro Ed Ercole pensò bene di chiedere aiuto proprio ad Atalante Gli disse Atalante vieni qua e dammela a me questa volta celeste questa sarebbe la volta celeste ma adalanta allora ti stavo dicendo mentre io ti tengo la volta celeste fammi un favore vall'accogliere tu le mele mele bastano solo tre tu tanto già conosci il drago già conosci le esperti quella tu non ti dicono niente. Purtroppo però il buon Natalante una volta liberatosi dal peso del cielo pensò bene di incastrare Ercole e gli disse, Ercole dal momento che io ho preso le mele... Gliele vado a consegnare io personalmente a Euristeo, tu continua a reggere la volta celeste. Ma Ercole più furbo ancora gli rispose, oh quanto sei gentile, gliele vado a consegnare tu le mele, brava, ma onnami quanto sei gentile, però per cortesia puoi reggere la volta ancora per un attimino?
Perché vedi mi fa male la spalla, un attimo che prendo un cuscino e se la squaglio. A questo punto però Ercole si innamora di una certa Deianira, lui la sposa, la porta in viaggio di nozze. Se non che dovendo attraversare un fiume si avvale dell'aiuto di un traghettatore, il centauro Nesso.
Ora questo Nesso che fa? Prima porta Ercole dall'altra parte della via, poi quando è il turno di Deianira tenta di violentarlo. Ercole allora furibondo prende l'arco e le frecce e lo colpisce mortalmente. Guardate, questo è Nesso che sta per morire. E questo è il punto dove il centavaro viene colpito a morte.
Nesso però, prima di morire, hai il tempo di dire a Dejanira prendi un po'del mio sangue e conservalo perché un giorno ti potrebbe essere utile. Il mio sangue contiene un filtro d'amore. e di fatti Ercole dopo qualche anno si innamora di un'altra donna, una certa Iole allora Deianita per riconquistarlo gli regala una camicia ecco qua la camicia, dopo averla imbevuta nel sangue di Nesso aspettate, ecco qua il sangue di Nesso, fatemela inzuppare ben bene Ecco qui la camicia è diventata rossa del sangue del centauro. Quando Ercole andò a indossarla, la camicia gli si attaccò sulla pelle e cominciò a bruciare lentamente. Il sangue avvelenato del centauro non gli dava scampo.
Inutilmente Ercole cercò di strapparsela da dosso insieme al tesoro. venivano via pure tra i veri e i cari. Mentre Deianira si uccideva per il rimorso, Ercole, non resistendo al dolore, resse una pila sul monte Ere. A cui però nessuno osava appiccare il cuore, finché non giunse un eroe greco, Filottete, che in cambio di questo favore ottenne da Ercole l'arco e le frecce.
Il mito di Ercole però può essere interpretato anche in chiave antimatrimoniale. La camicia di Nesso è il matrimonio, Ercole è uno scapolone a cui piace fare la bella vita finché non incontra Deianina che se lo sposa, cioè che gli mette addosso la camicia di Nesso. Ercole a questo punto pur di non perdere le proprie libertà preferisce venire a fare chiave.