Quando ero studente l'esame di storia dell'arte romana si preparava sui testi dell'archeologo e storico dell'arte Ranuccio Bianchi Bandinelli. Lui sosteneva che l'arte romana più autentica non era quella delle classi ricche e colte che risentivano, creativa pesantemente dell'influenza greca, ma quella plebea è popolare, frutto di una grande energia creativa, ma povera di tecnica e di mezzi. Tutto questo fino all'arrivo di un genio senza nome, chiamato il... il maestro delle imprese di Traiano, che inventa e realizza la colonna traiana, in cui si unisce il talento di un grande artista che conosce i capolavori greci all'intensità del racconto popolare e etico. Secondo Bianchi e Bandinelli, quella colonna è l'espressione più alta e originale di un'arte autenticamente, unicamente romana.
La colonna di Traiano non ha precedenti, è il primo monumento concepito in questo modo, è alta circa 30 metri, 100 piedi romani e sul suo fusto si snoda un rilievo che in più di 100 scene celebra. celebra le campagne vittoriose dell'imperatore in Dacia. In una di queste scene c'è un dettaglio molto famoso in cui si vede Traiano che parla con le truppe davanti al suo luogotenente.
Lo guarda negli occhi, ha la mano distesa, forse sta spiegando qualcosa. o forse sta esprimendo un dubbio sul da farsi. È un gesto naturale, esprime un'autorevolezza tranquilla, sicura di sé. Un potere che si fonda sulla capacità di guidare gli uomini stando loro vicino, senza investiture soprannaturali.
Come la colonna, anche Traiano, il princeps che l'ha commissionata, è il risultato di una sintesi. È il primo imperatore nato fuori dall'Italia, in Spagna. Grazie a lui l'energia fresca delle province si innesta sul tronco. secolare delle istituzioni romane e gli dà nuova linfa, portando l'impero alla sua massima espansione e raccogliendo, anche se per un breve momento, l'eredità di Alessandro il Grande, l'idea di un impero universale.
La colonna traiana è inserita nella pianta monumentale del foro di Traiano che comprende due biblioteche, la Basilica Ulpia a cui appartengono queste colonne, destinata all'amministrazione della giustizia, e la piazza delimitata da Polo. vortici ed esede. Foro di Traiano, opera dell'architetto Apollodoro di Damasco, abbellito da statue e marmi preziosi e coloratissimi, è il più grande dei fori imperiali, supera per dimensioni sia quello di Cesare che quello di Augusto ed è il segno tangibile del vigore che Traiano, arrivato dalla Spagna, ha restituito a Roma.
L'ascesa di Traiano è il frutto di una convergenza di interessi. Dopo l'assassinio di Domiziano, il Principato tocca a Nerva, anziano uomo di Stato ben visto dai senatori, ma i soldati che erano molto legati a Domiziano... pretendono di avere voce in capitolo nella scelta del successore. Così si arriva a Marco Ulpio Traiano, generale molto capace, la sua nomina soddisfa i militari, ma anche figlio di un senatore, così i senatori possono...
possono stare tranquilli. Per di più Traiano è un romano nato in provincia e i provinciali che da tempo sono parte integrante dell'impero con lui si sentono finalmente rappresentati. Insomma Traiano va bene a tutti ed è con una certa enfasi e anche immaginiamo con un certo sollievo che Nerva salito in Campidoglio ne annuncia l'adozione. Nerva salì sul Campidoglio e gridò per la buona sorte del Senato, del popolo romano e di me stesso io adotto Marco Ulpio Nerva Traiano L'adozione per merito inaugurata da Traiano è Nerva sarà il meccanismo di successione che garantirà per circa un secolo pace e prosperità all'impero.
Quattro mesi dopo l'adozione, nel 98 d.C., Nerva muore e Traiano diventa imperatore. Ha 45 anni ed è in Germania quando riceve la notizia. Lì si ferma a sistemare le cose lungo il confine del Reno per circa un anno.
Poi... Viene a Roma e mette subito mano ad un provvedimento rivoluzionario, gli alimenta un modello di welfare dell'antichità. Dalla benevolenza dell'ottimo e massimo principe, imperatore Cesare Nerva Traiano, Augusto Germanico Dacico, fanciulli e fanciulle ottengano il sostentamento.
I figli illegittimi, in numero di 245, ricevano ciascuno 16 sesterzi mensili. Le figlie illegittime in numero di 34 ricevano 12 sesterzi mensili. Un figlio illegittimo riceva 144 sesterzi annui. Una figlia illegittima ne riceva 120 anni. La tabula alimentaria veleiana all'iscrizione da cui abbiamo appena letto un brano è stata trovata a Veleia, città dell'Appennino Piacentino, e spiega come funziona il sistema.
Ai proprietari terrieri vengono concessi prestiti a... tassi agevolati per incoraggiarli a opere di bonifica e di miglioria. Con i ricavi degli interessi viene istituito un fondo per il sostentamento e l'istruzione di ragazzi e di ragazze bisognose. Scopo dell'operazione è ridare vigore all'agricoltura in Italia, depressa dalla concorrenza delle province, e assicurare all'impero future generazioni di funzionari e di soldati fedeli. La generosità, l'abolizione dell'arbitrio, la lotta alla corruzione, il ripristino della legalità e della disciplina sono meriti che valgono a Traiano il superlativo di Optimus, che spetta oltre che a lui soltanto a Giove Ottimo e Massimo.
Ma tra i suoi titoli c'è anche quello di Dacicus, cioè conquistatore della Dacia. Il territorio della Dacia corrisponde approssimativamente a quello dell'attuale Romania e la questione dacica esiste già ai tempi di Domiziano. 89 d.C., dopo un'incursione dei Daci nella provincia romana di Mesia, e quattro anni di campagne militari dalle fortune alterne, Domiziano sigla con il re Decebalo un trattato di pace. 101 d.C. Traiano, spinto dalla necessità di impadronirsi dell'oro dacico, dà il via a una campagna di conquista.
Le legioni avanzano, ma Decebalo riesce a difendersi nelle fortezze che circondano la capitale, Sarmizegetusa. Nel marzo dell'anno successivo Traiano riprende l'avanzata. Decebalo chiede la pace, ma rifiuta la resa.
Traiano conquista le fortezze attorno alla capitale e la circonda. A questo punto il re accetta le punitive condizioni di pace imposte dai romani, mentre l'imperatore assume il titolo di dacicus. 105 d.C.
Decebalo non rispetta gli accordi, cerca di riguadagnare l'egemonia sulla regione e attacca gli avamposti romani in Valacchia e lungo il Danubio. Traiano riconquista le posizioni perdute. 106 d.C. I romani assediano e prendono Sarmizegetusa. Decebalo cerca rifugio sui Monti Carpazzi, ma viene raggiunto e si suicida insieme ai suoi comandanti.
La sua testa viene portata a Traiano. La Dacia diventa una provincia romana. La glorificazione delle vittorie imperiali non esclude gli aspetti più crudi di una guerra terribile durata anni e sulla colonna traiana è scolpito un campionario di atrocità compiute dall'una e dall'altra parte.
A Traiano vengono presentate le teste mozzate dei nemici uccisi, le donne daci che torturano i prigionieri romani. Sulle mura di una città si vedono file di teschi infilati sui pali. Un dettaglio mi ha colpito per la sua ferocia.
Un soldato romano combatte stringendo tra i denti i capelli di una testa mozzata. E poi ci sono i villaggi dati alle fiamme dai legionari e colonne di donne e bambini deportati. Sono immagini che fanno venire in mente la critica più aspra all'espansionismo romano che lo storico Tacito mette... In bocca a un capo dei Caledoni, una tribù scozzese di nome Calgaco, poco prima di una battaglia a Disco. ...perata contro i romani nell'83 d.C.
E'un discorso molto famoso, usato ancora oggi per criticare ogni forma di imperialismo. Predoni del mondo, dopo aver devastato tutte le terre, scrutano il mare. Se il nemico è ricco, abiti.
Se è povero, arroganti. Rubano, massacrano, rapinano e con falsi nomi lo chiamano impero. Laddove fanno il deserto, lo chiamano pace. Va dato atto a Traiano che non fa della Dacia un deserto, stanzia delle colonie di veterani e la trasforma in provincia.
D'altro canto la preda è immensa, 700 milioni di denari d'oro, cui si aggiunge l'oro ricavato dalle miniere d'aci, che è difficile. Fare paragoni con le monete attuali, ma per rendere l'idea basti pensare che l'arrivo dell'oro dacico fa crollare il prezzo del metallo e costringe i romani a cambiare il sistema di monetazione. Al di là dei problemi di valuta, Traiano fa un buon uso del bottino con grandiose opere pubbliche. Qui ci troviamo alle pendici.
del Quirinale che vengono sbancate per creare lo spazio per il nuovo foro e per questo grande complesso articolato su più piani e terrazze che noi conosciamo come i mercati traianei, anche se oggi si pensa non si trattasse di un mercato ma di una sorta di centro polifunzionale con uffici legati alle attività del foro e della basilica. Altri segni tangibili della sua azione nel centro di Roma sono la costruzione di nuove terme, il restauro del foro di Cesare, quello radicale del Circo Massimo, oltre alle opere pubbliche, impiega l'oro d'acico anche per un donativo eccezionale a favore delle famiglie povere di Roma. La misura e l'attenzione al bene comune che dimostra dopo il trionfo consolidano la sua immagine di princeps illuminato. Finalmente il Campidoglio non accoglierà Carri Farseschi.
né i trofei di una falsa vittoria, ma un imperator che riporta gloria vera e duratura, pace, tranquillità e il rispetto dei nemici. Plinio il Giovane è celebre per la sua descrizione dell'eruzione del Vesuvio. Nipote del naturalista e uomo di stato Plinio il Vecchio scrive il panegirico a Traiano nel 100 d.C. e in origine è il discorso che lui fa in Senato per ringraziare l'imperatore che lo ha nominato console.
Poi lo tiene aggiornato nel corso degli anni in formato di un'automobile. dei meriti dell'imperatore. Plinio fa una carriera molto brillante al servizio di Traiano ed è arrivato fino a noi il carteggio tra i due. Nelle lettere Plinio chiede a Traiano qualsiasi cosa.
Domanda, ho promesso al mio medico. al suo amico e alla moglie la cittadinanza romana che faccio posso dargliela risposta dagliela pure ma in futuro non esagerare con le promesse domanda le terme della città di prusa cadono in rovina cosa faccio ne costruisco di nuove o restauro quelle vecchie risposta costruisci neppure di nuove ma solo se hai soldi senza imporre nuove tasse e ancora il prefetto talveitali si lamenta perché ha pochi uomini nella sua guardia del corpo personale cosa faccio gli Glieli aumento, risposta, vedi tu se servono o se è solo una questione di vanità. A un certo punto Traiano sembra anche scocciato di venire continuamente tirato in ballo e in una lettera scrive a Plinio. Ti ho nominato perché tu a tua discrezione e in completa autonomia scegliessi cosa è meglio fare per la pace e la sicurezza. Tra le varie questioni che Plinio, quando è governatore della Bitinia, provincia nell'Anatolia, sottopone a Traiano, ce n'è una molto importante.
Plinio riceve continuamente denunce e libelli anonimi contro i cristiani. cristiani adepti di una nuova religione che si sta espandendo e che lui definisce superstizio. Plinio li invita ad abbiurare, alcuni lo fanno, altri no, alcuni li libera, altri li mette in prigione, ma le denunce anonime si moltiplicano e i cristiani stanno diventando un problema di ordine pubblico.
Cosa devo fare con loro? chiede Plinio a Traiano. Ecco la risposta. Non li si deve ricercare, se vengono denunciati e riconosciuti colpevoli li Si punisca, ma chi nega di essere cristiano, e lo dimostra con i fatti, cioè rivolgendo suppliche ai nostri dèi, ottenga il perdono per il suo ravvedimento, anche se la sua condotta in passato è stata sospetta.
Quanto ai libelli anonimi messi in circolazione, non devono essere presi in considerazione in alcun processo. Questa è una prassi di pessimo esempio, indegna dei nostri tempi. Il restritto, cioè la risposta ufficiale di Traiano a Plinio, non accettare denunce anonime, non perseguitarli se non danno fastidio, se proprio ti capitano davanti e si rifiutano di rendere omaggio alle divinità dell'Istituto. impero solo allora punisci, dipone i cristiani in una sorta di zona grigia tra legalità e illegalità, in cui vivranno tutto sommato in pace per più di un secolo.
Le rare persecuzioni avranno carattere locale e saranno frutto di un'impresa della diffidenza popolare, non nasceranno da ordini imperiali e le cose andranno avanti così fino a quando i cristiani non saranno diventati più ricchi, più forti e si metteranno in contrasto con l'autorità, spesso saranno in contrasto anche al loro interno, da quel momento gli imperatori incominceranno a vedere nei cristiani una minaccia all'unità dello Stato, la linea tracciata dal rescritto di Traiano verrà superata e loro saranno ricercati. apparente ossequio al Senato è saldamente nelle sue mani. Una concentrazione di potere tale che neppure gli autocrati più tirannici come Caligola, Nerone o Domiziano avrebbero potuto sognare e che si traduce in una totale autonomia dell'imperatore anche nelle scelte di politica estera.
La porta di Roma che si apre verso il mondo è Portus, il porto a nord di Ostia che Traiano ingrandisce sulle basi di quello che aveva costruito Claudio e che si stava insabbiando. Qui ci troviamo lungo un'infilata di magazzini che costeggiano il nuovo bacino. Il progetto, anche in questo caso, è opera dell'architetto di fiducia di Traiano, Apollo Doro di Damasco, che realizza un grande specchio d'acqua protetto esagonale, che oggi ha una distanza di circa 4 km dalla costa a Cagliari.
causa del deposito dei sedimenti del Tevere. L'ampiezza del porto favorisce l'arrivo di abbondanti merci a Roma e per questo motivo Traiano si occupa di rifare anche gli approdi lungo il fiume dentro la città. Portus è il punto d'arrivo marittimo di un sistema di vie di comunicazione che Traiano rinnova in profondità, riparando le grandi vie consolari, ridisegnandone i tracciati, costruendo ponti e avvicinando in questo modo le periferie dell'impero al centro, cosa che tra l'altro gli consente anche di intervenire con più decisione e rapidità sulla sicurezza dei confini. Dopo la conquista della Dacia, quindi l'avanzamento dei confini romani molto al di là del Danubio, Traiano dispone anche un ampliamento e un rafforzamento dei territori romani in Africa, in Numidia, lungo il limite del Sahara. Fa costruire un avamposto fortissimo.
a Lambesi e trasforma l'accampamento di Teveste in colonia. Si crea quindi un'asse di insediamenti romani immediatamente a nord del deserto, Biscra, El Cantara, Lambesi e Teveste. Sono nomi che evocano luoghi avventurosi e affascinanti sul bordo delle distese vuote e sabbiose, sulla linea che separava il mondo conosciuto da quello sconosciuto, una linea che agli ordini di Traiano Roma ha raggiunto. Dopo aver sistemato i confini in Europa con il consolidamento delle difese sul Reno, con il superamento del Danubio, dopo essere penetrato più in profondità in Africa, Traiano incomincia a guardare verso l'Asia, verso le terre che hanno visto le conquiste. Queste leggendarie di Alessandro e secondo lo storico Cassio Diona è il desiderio di imitare i grandi condottieri del passato che lo spinge a cercare un Casus Belli in Oriente.
Col pretesto che il re degli armeni aveva ricevuto la corona non da lui, ma dal re dei parti, Traiano intraprese una spedizione contro gli armeni e contro i parti, ma forse la vera intenzione era quella di procurarsi fama. Al di là dell'ansia di fama per capire cosa induce Traiano a intervenire in Oriente, bisogna esaminare un poco la geopolitica dell'antichità e la cosa ci farà scoprire, tra l'altro, come il mondo allora fosse più globalizzato di quanto si pensi. Quando Roma diventa la potenza dominante del Vicino Oriente nel I secolo a.C., subito iniziano gli attriti con il confinante Impero dei Parti, una rivalità che a Roma costa cara nel 53 a.C. c'è la disfatta disastrosa di Crasso a Carre, vent'anni dopo c'è una campagna di Marco Antonio che non approda a nulla, sarà Augusto a trovare un accordo tra i due imperi con la diplomazia e non con la forza. Tra l'altro riuscirà anche a farsi restituire le Aquile, cioè le insegne perdute delle legioni di Crasso, un successo che fa scolpire sulla corazza del suo ritratto che noi conosciamo come l'Augusto di prima porta.
L'accordo però... Però dura poco perché i Romani e i Parti torneranno a scontrarsi per il regno d'Armenia. L'Armenia è in una posizione delicata tra Romani e Parti.
Per Roma è uno snodo vitale lungo le vie di comunicazione da e verso Oriente. I Parti invece la considerano un territorio vicino su cui hanno una sorta di diritto geografico alla conquista. Dopo una serie di conflitti inconcludenti, durante il Principato di Nerone succede qualcosa che sposta l'ago della bilancia a favore dei Romani. Le tribù nomadi degli Jungnu, gli Unni, ingaggiano un lungo duello con gli eserciti cinesi dell'imperatore Ho-Ti della dinastia Han.
Gli Unni e i cinesi si inseguono in Asia Centrale, raggiungono la regione Caspica, minacciano i confini dell'impero partico da Est. I parti sono quindi costretti a proteggere quel fronte e a lasciare l'iniziativa ai romani sull'altro versante. La situazione resta favorevole ai romani per una quarantina d'anni e i romani ne approfittano. Piazzano sul trono d'Armenia dei re che obbediscono a loro, si immischiano nelle questioni dinastiche dei parti e contraiano in per...
e allargano i loro territori grazie a una conquista spettacolare. Nel 106 d.C., lo stesso anno della vittoria sulla Dacia, il legato di Siria Cornelio Palma annette Petra, la favolosa capitale dei Nabatei. Si impadronisce di Bosra e delle altre città nabatee, fondando una nuova provincia, l'Arabia Petrea. Nello stesso periodo finisce la pressione degli Unni lungo i confini orientali dell'impero Partico e così finisce anche la posizione di vantaggio dei Romani.
Il nuovo re dei Parti, Osroe, si sente abbastanza sicuro e prova ad allungare le mani. Traiano decide allora di risolvere il problema alla radice e lancia una campagna di conquista in Asia, campagna che segnerà l'apice della sua gloria e allo stesso tempo il suo destino. 114 d.C. Traiano invade l'Armenia, depone il re cliente Departi e l'annette all'impero, trasformandola in provincia. 115 d.C.
L'imperatore scende verso sud, attraversando le Ufrate. Occupa le zone di confine e passa l'inverno ad Antiochia, in Siria. La città viene distrutta da un terremoto che fa molte vittime tra la popolazione e i soldati, frenando, ma non fermando, le operazioni militari. XVI d.C.
Dopo essere entrato nel territorio Departi, Traiano conquista la Siria, Babilonia e la capitale Departi, Ctesifonte. Dai tempi di Alessandro Magno nessun esercito occidentale si era spinto tanto in là. Dopo Ctesifonte, la flotta romana discende il Tigri e raggiunge il Golfo Persico, quello è il momento in cui si raggiunge la massima estensione dell'impero.
Vengono create le nuove province di Assiria e Meso... Isopotamia Traiano prende il titolo di Particus, ma il successo è fragile. In Mesopotamia scoppia una rivolta, le guarnigioni romane vengono espulse dalle loro roccaforti.
Nonostante la reazione romana, la resistenza dei parti è tenace. Per sedare i tumulti, Traiano pensa di creare un regno vassallo ed affidarlo a un re cliente di Roma. Ma il tentativo fallisce. e la conquista della Persia diventa indifendibile.
Da Portus ci siamo spostati di qualche chilometro e siamo venuti ad Ostia Antica. Questo è il piazzale delle corporazioni su cui si affacciano i locali delle corporazioni, dei diversi mestieri e dei mercanti che provenivano dai diversi... angoli dell'impero, dalla Gallia, dall'Asia, dall'Africa, la cui appartenenza era definita dai mosaici di fronte alle porte, in particolare questo era dei caralitani, cioè dei mercanti di Cagliari, questo posto esprime l'idea di un impero globale, idea concepita da Alessandro e realizzata in ambito mediterraneo dai Romani.
E lo spirito di Alessandro aleggia su tutta l'avventura orientale di Traiano. Sulle coste dell'oceano l'imperatore vede una nave che salpa verso l'India e dice ah se fosse più giovane anch'io attraverserei per l'India. fortunato Alessandro che lo ha potuto fare. A Babilonia poi Traiano celebra un sacrificio in onore del condottiero Macedone nella stanza in cui lui è morto.
Ma l'idea di un impero che abbraccia il mondo da Oriente a Occidente e da un oceano all'altro dura poco. Mentre le conquiste iniziano a disintegrarsi, c'è un episodio che racconta bene come la fortuna di Traiano si sia rovesciata. Sta assediando una città araba ribelle che si chiama Hatra e che le fonti descrivono come non grande e neppure prospera, ma protetta dalla sprezza della natura desertica.
Gli assalti dei legionari vengono respinti e l'imperatore rischia di essere ucciso. l'imperatore per poco non venne colpito aveva deposto le insegne imperiali per non essere riconosciuto ma il nemico vedendo la sua maestosa testa grigia e il suo portamento augusto intui la sua identità lo prese di mira e uccise un cavaliere al suo fianco L'assedio va male, ci sono temporali frequenti accompagnati da tuoni, fulmini e fango. La salute di Traiano peggiora e lui è costretto a mollare la presa.
Quando mangiavano, le mosche si ammassavano sul cibo e nelle bevande, causando disagio ovunque. Traiano allora partì e poco dopo si ammalò. Nel frattempo un'altra crisi scuote l'Oriente. Le comunità ebraiche della diaspora credono di riconoscere nel terremoto di Antiochia, nelle difficoltà di Traiano, un segno di Dio.
di riprendersi Gerusalemme 45 anni dopo la distruzione del tempio da parte di Tito e si ribellano a Cirene, ad Alessandria, a Cipro, in Mesopotamia. I ribelli sfogano la rabbia aggredendo gli abitanti greci e romani di quelle città, a volte li sterminano. Traiano manda Lusio Quieto, uno dei suoi migliori generali, a reprimere la rivolta. A lui ormai mancano le forze. Unictus gli ha paralizzato parte del corpo, abbandona l'idea di una nuova campagna in Mesopotamia.
dall'esercito ad Adriano che in quel momento è governatore della Siria e parte per tornare in Italia, durante il viaggio in Cilicia, nell'attuale Turchia, a 64 anni d'età, dopo 19 anni di regno, muore. Fu arruolato tra gli dèi, e fu l'unico imperatore sepolto all'interno della città. Le sue ossa, contenute in un'urna d'oro, giacciono nel foro da lui costruito, sotto un pilastro alto 144 piedi.
Il pilastro ai piedi del quale Traiano viene sepolto è ovviamente la colonna che porta il suo nome. Traiano non ha eredi diretti e il successore è Adriano, che è figlio di un cugino. Scusato sua nipote Sabina, è il favorito di sua moglie Plotina, quindi sembrerebbe una successione naturale e invece si apre un enigma.
Traiano ha allevato Adriano, lo ha portato con sé nelle campagne militari, lo ha coperto. di titoli e di onori pare condividesse con lui anche la passione per il vino e i ragazzi, eppure lo avrebbe adottato soltanto in punto di morte, anzi secondo alcuni non l'avrebbe adottato mai e sarebbe stata l'imperatrice Plotina a organizzare una falsa adozione con Traiano già morto. I pettegolezzi postumi e gli intrighi al capezzale dell'imperatore Morente non intaccano però i risultati eccezionali di Traiano, inventore di una sorta di proto-welfare, promotore di grandi opere pubbliche, attento al bene comune nei...
degli eccessi e del dispotismo, protagonista di una stagione che già per gli antichi era la più felice nella storia dell'impero. Più tardi, quando Roma ormai declinava, gli imperatori, appena saliti al potere, venivano salutati con un augurio che suonava come un rimpianto. Felicior Augusto, meglio Traiano, che tu possa essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano.