Se andate a vedere nelle varie playlist da me create e cercate Aristotele trovate parecchi video per un totale di sei ore e mezza o anche di più, quindi tanto tempo per capire cosa ha detto Aristotele. Oggi però cerchiamo di fare una sintesi, una sintesi estrema, perché proviamo a spiegare le cose più salienti del pensiero di Aristotele in una sola ora, un'ora secca. L'abbiamo già fatto con Platone, adesso proviamo a farlo anche con Aristotele, subito dopo la sigla. E... andiamo a cominciare Non so se mi caffè nella solita tazza con la frase, andiamo a cominciare, che devo dire per contratto all'inizio di ogni video.
Con me ci sono, come sempre, Topolino, Tolstoi, Batman e DeAndre. Io mi chiamo Ermanno Ferretti, in arte script, sono un insegnante, un professore di storia e filosofia. e insegno nel liceo scientifico di Lovigo e da un anno e mezzo sto realizzando video spiegazioni di storia e filosofia, educazione civica, sono anche dei podcast vario, materiale per preparare interrogazioni, per preparare esami, per semplici curiosità.
che segue l'andamento che si fa a scuola e poi anche l'università di storia e di filosofia, quindi se siete curiosi date un'occhiata in descrizione. Come vi dicevo, ho fatto da poco per Platone un video mostruoso nell'impegno e nella fatica, in cui in un'ora ho tentato di riassumere, ma in maniera spero chiara, tutti i principali concetti della filosofia di Platone e adesso proviamo a fare lo stesso con Aristotele, con l'altro grande pensatore dell'età antica. Allora... Vi dico subito che troverete qui sotto, mentre parlo, dei titoletti in modo da seguire la divisione in capitoli del video e ascoltarvi se vi serve qualcosa di più specifico. Partiamo dalla vita e le opere ovviamente prima di tutto.
Aristotele vive nel IV secolo a.C. nasce probabilmente nel 384 a.C. e muore nel 322. È originario di Stagira, che è una città nel nord della Grecia, ma in realtà lascia ben presto questa città, si trasferisce ad Atene, ancora relativamente giovane, ed entra nella scuola di Platone, nell'Accademia, ricordate. Quindi diventa un allievo di Platone, tant'è vero che probabilmente nell'ultima parte della sua vita Platone, quando rivede le sue dottrine, le rivede in parte anche perché il confronto con gli allievi... tra cui anche Aristotele lo ha spinto a correggere e rivedere alcune dottrine.
Rimane alla scuola di Platone finché non muore Platone, che è più vecchio di lui ovviamente, e quando Platone muore Aristotele si sposta, a un certo punto viene anche chiamato a diventare insegnante di Alessandro Magno, ancora ragazzo, giovane, bambino. Questo perché la famiglia di Aristotele aveva dei legami con la famiglia regnante Macedone, quindi Aristotele per qualche anno è precettore, maestro di Alessandro, quello che poi diventerà il grande imperatore. Terminato questo incarico, Aristotele torna ad Atene forne anche lui una sua scuola che prenderà il nome di liceo la parola liceo viene inventata lì perché deriva da una statua che sorveva vicino alla scuola e quindi ancora oggi quando parlate di liceo sappiate che in qualche misura dovete qualificare qualcosa ad Aristotele. Fonda questa sua scuola, ad Atene ci insegna per qualche anno, la scuola viene chiamata, oltre che liceo, a volte anche scuola peripatetica, perché c'era una passeggiata nel cosiddetto peripato, dove Aristotele spesso portava i suoi allievi a chiacchierare, discutere e camminare.
Però Aristotele rimane ad Atene in realtà non tantissimo, perché poi dopo la morte di Alessandro l'aria si fa pesante anche per lui, perché lui è in qualche modo legato ad Alessandro, hai visto come è legato ad Alessandro? lascia Atene e poi muore poco dopo. Questo per dire molto brevemente della sua vita. Per quanto riguarda le opere, scrive tanto, abbiamo parecchie opere a nostra disposizione, in realtà però la conoscenza che abbiamo di Aristotele è...
parziale dal punto di vista della produzione letteraria perché gli studiosi ritengono che Aristotele abbia scritto sostanzialmente due generi, due tipi di opere quelle che vengono solitamente ricordate come opere esoteriche e opere esoteriche, scritti esoterici e scritti esoterici, quelli esoterici a volte li trovate chiamati anche come scritti acroamatici quindi esoterici o acroamatici ed esoterici cosa vuol dire queste parole un po'strane Gli scritti esoterici sono quelli che Aristotele scriveva per i suoi allievi all'interno del liceo, principalmente. Quindi quando inizia a insegnare, oltre che insegnare a voce, si mette a scrivere quelli che oggi chiameremo dei manuali, dei riassunti in qualche misura. delle sue idee principali, quindi sono questi scritti abbastanza strutturati per essere studiati. Gli scritti esoterici invece erano quelli che Aristotele componeva per il pubblico esterno alla scuola. Ora, la differenza al di là del dentro e fuori alla scuola è lo stile, perché in quelli destinati agli allievi Aristotele usa uno stile, potremmo dire quasi didascalico, schematico in parte, è pieno di definizioni, di...
spiegazioni, di classificazioni e così via. Negli scritti invece destinati al grande pubblico c'è uno studio un pochino più accattivante, ci sono dei dialoghi, ci sono dei miti, c'è anche più un'influenza di Platone. Il problema qual è?
Che a noi sono arrivati principalmente gli scritti destinati agli allievi e non quelli invece destinati al grande pubblico. Quindi noi abbiamo una visione di Aristotele che a volte è un po'pedante quando andiamo a leggere Aristotele, in parte, questo è dovuto al fatto che storicamente sono stati perduti e quindi... praticamente tutti gli altri scritti.
Il lavoro degli scritti poi è stato rivisto lungo i secoli perché c'è stata un'opera di sistemazione, gli scritti dei decenni antielevi sembravano persi per un certo periodo storico, poi furono ritrovati e fu in particolare uno studioso chiamato Andronico di Rodi a fare la grande sistemazione delle opere di Aristotele. In genere vengono raggruppati gli scritti di Aristotele in quattro gruppi gli scritti di Logica, che prendono il nome di Organon, di cui parleremo subito, gli scritti di Metafisica secondo gruppo di cui parleremo poco dopo gli scritti di fisica, matematica, psicologia, di cui parleremo ulteriormente dopo, per esempio gli scritti sulla fisica eccetera, infine gli scritti di etica, di politica e di retorica. Questi sono i quattro gruppi principali. Prima di iniziare a parlare di politica, parlare della logica vi faccio notare un'ultima cosa.
Vi ho detto che fu allievo di Platone, fu legato a Platone, ma molto spesso Aristotele viene presentato dai testi come l'antitesi di Platone. In effetti Aristotele è un'impostazione molto diversa da quella di Platone, ma forse chiamarlo nemico e antitetico è decisamente troppo, nel senso che per quanto siano grandi differenze ci sono anche degli elementi di continuità. Ad esempio quali sono le differenze principali?
Direi in primo luogo Per Platone il sapere era gerarchico, c'erano forme più alte di sapere e forme più basse, la filosofia era la più alta, poi la matematica e poi via via le altre. Per Aristotele invece lo vedremo, il sapere è più orizzontale, cioè tutte le forme di sapere hanno pari dignità. Questo fa sì che per Aristotele il sapere sia anche enciclopedico, che il vero sapere sia conoscere un po'tutto in un certo senso, per Platone no, il vero sapere è solo quello filosofico. In più, il sistema di Aristotele può sembrare un sistema chiuso.
Nel senso che le sue dottrine, quelle sono e quelle restano, almeno quelle che sappiamo noi. Il sapere di Platone sembra più in movimento, perché sembra più oggetto di continue revisioni, ma questo forse dipende anche dal fatto che a noi sono giunti solo certi scritti e non altri. Infine ultima cosa, Platone dà una grande importanza alla matematica, l'abbiamo detto tante volte, invece svaluta fortemente le scienze, Aristotele fa forse il contrario, nel senso che per carità la matematica non viene svalutata, ma sono invece molto ben valutate le varie scienze per le regioni.
le remori fisica, ma poi al solito si dedica moltissimo anche alla biologia, allo studio delle piante, alla botanica, degli animali, insomma, rivaluta anche le scienze naturali, cosa che invece Platone non stimava affatto. Allora partiamo da questa logica, la logica non è di per sé, le discipline sono tutte importanti uguali, ma la logica ha uno struttura un po'particolare, perché è lo strumento che viene usato da tutte le altre scienze, la logica infatti studia il ragionamento e il ragionamento è è lo strumento usato dalla fisica, dalla matematica, dalla metafisica, da tutte le scienze, da tutte le discipline. Quindi prima di tutto partiamo dalle caratteristiche, dalle regole del ragionamento, cioè la logica. Il termine logica in realtà non è aristotelico, è stato attribuito dopo, più avanti.
Aristotele usa il termine analitica, però di fatto è logica di quella di cui parliamo. Cosa dice Aristotele riguardo al ragionamento? Intanto per capire come funziona il ragionamento bisogna scomporlo nelle sue parti un ragionamento è in fondo un insieme di proposizioni cioè di frasi di un certo tipo e ogni frase a sua volta è un insieme di concetti è il mettere insieme dei concetti dei termini quindi partiremo dei termini o concetti per passeremo alle proposizioni infine passeremo al ragionamento completo e ne analizziamo molto velocemente cosa dice aristotele riguardo ai termini o concetti perché termino con certi fatto un esempio la frase socrates è mortale mette insieme il concetto Socrate, termine Socrate, e il termine mortale. Ebbene, se noi analizziamo i concetti Socrate, mortale, uomo, animale, bla bla, li possiamo, secondo Aristotele, mettere in un certo senso in scala, perché ci sono concetti più specifici e concetti meno specifici.
Ad esempio il concetto Socrate è un concetto che individua un unico elemento. È una parola, un termine che si lega, diciamo, nella teoria degli insiemi, potremmo dire oggi, a un unico elemento. Il personaggio Socrate, l'essere umano Socrate, è vissuto nell'Atene del V secolo a.C. Bene? Il concetto uomo, invece, è molto più ampio del concetto Socrate, perché alla parola Socrate corrisponde un unico elemento, alla parola uomo corrispondono insieme di miliardi di uomini, giusto?
Il concetto essere vivente è ancora più ampio di quello di uomo, perché comprende non solo miliardi di uomini, ma anche miliardi di animali, miliardi di piante, eccetera. Come vedete, i concetti, sempre i concetti sono uomo, animale, Socrate, ma... Socrate è molto specifico e Serenite è molto meno. Allora io posso metterli in scala, fare proprio una linea dei concetti da quelli più generali a quelli più specifici. Ora, cosa succede per esempio Socrate, uomo, Serenite?
vivente, essere in generale eccetera. Ora cosa succede? Che se io prendo due concetti consecutivi all'interno di questa scala tipo Socrate e uomo quello più specifico lo chiamo specie quello più generico lo chiamo genere cioè Aristotele introduce i concetti genere specie per collegare tra loro esempio uomo e animale uomo è un tipo specifico di animale allora l'animale è il genere l'uomo è la specie ma in più da una parte vado dove c'è più specificità quindi più caratteristiche meno individui dall'altra vado dove c'è meno specificità quindi dove ci sono meno caratteristiche più individui ai due estremi della scala avrò da una parte le cosiddette sostanze prime cioè quei concetti a cui corrisponde un unico elemento La parola Socrate, per esempio, la parola Ermanno Ferretti, il termine Ermanno Ferretti, a questo termine corrisponde un unico elemento e questo elemento è reale, esiste concretamente.
Ermanno Ferretti sono io, esisto, Socrate è esistito concretamente. Tutti gli altri sono invece sostanze seconde. L'uomo in generale non esiste concretamente. Esistono gli uomini, Ermano Ferretti, Socrate e altri, ma il concetto di uomo è un concetto, non è una realtà. Quindi sostanze prime da una parte.
Dall'altra parte invece abbiamo i generi sommi, per riprendere un termine già usato anche da Platone, cioè quei concetti che sono più generici in assoluto e sono le cosiddette categorie, dice Aristotele. Cioè, esistono dieci categorie che rappresentano i concetti più generali possibili. Le abbiamo già elencate, ve le elenco molto velocemente. La prima è la categoria di sostanza, che è la più importante di tutte, risponde alla domanda che cos'è. Ad esempio, il genere sommo relativo a mezzo.
la mia sostanza la domanda che cos'è per ogni cosa si può dire si può rispondere alla domanda che cos'è e quello è la sostanza cioè il genere sommo di quella cosa quindi la sostanza la qualità la quantità la risposta la relazione, l'agire, il subire, il dove, il quando, l'avere e il giacere. Queste sono le categorie dal punto di vista logico, cioè, diamo anche una definizione, i modi generalissimi in cui si predica l'essere, i modi più generali in cui si può parlare delle cose, della realtà, dell'essere. Bene, questi concetti, quindi concetti più specifici, concetti più generali.
Io posso mettere insieme i concetti a formare delle proposizioni, cioè delle frasi. Anche qui le proposizioni ci sono. ci sono di vario tipo, possono essere proposizioni universali e proposizioni particolari, ad esempio, facciamo un esempio, tutti gli uomini sono mortali, è una frase, una proposizione in cui metto insieme il concetto di uomo e il concetto di mortale, ma è una proposizione universale si dice, perché dice tutti gli uomini, cioè tutti gli elementi dell'insieme degli uomini sono mortali, attribuisco il concetto di mortale al concetto di uomo, però lo faccio a tutti gli uomini, universale, posso anche creare delle proposizioni particolari, In particolare invece non tutti gli uomini ma alcuni uomini sono mortali.
Anche questa è una proposizione, metto insieme due concetti ma non attribuisco il concetto di mortale a tutti gli uomini ma solo ad alcuni. Poi ci sono proposizioni affermative e proposizioni negative. Ad esempio quella che vi ho fatto prima, tutti gli uomini sono mortali, è affermativa. Dico, affermo qualcosa degli uomini.
Ma dire ad esempio nessun uomo è mortale è una proposizione negativa. Perché invece di affermare qualcosa nego. o qualcosa, nessun uomo è mortale, chiaro? Chiaramente alcune di queste proposizioni sono vere, alcune altre sono false, vi siete resi conto?
Quando ho detto che tutti gli uomini sono mortali è vero, nessun uomo è mortale è ovviamente falsa. Tutti gli uomini sono biondi è falsa, alcuni uomini sono biondi è vera. Vi rendete conto che alcune proposizioni sono vere, alcune sono false. Ma abbiamo detto universali particolari, affermative negative, ovviamente una proposizione è può essere universale affermativa, tutti gli uomini sono mortali, può essere anche universale negativa, nessun uomo è mortale, può essere particolare affermativa, alcuni uomini sono mortali, può essere particolare negativa, alcuni uomini non sono mortali. Combinando queste quattro possibilità, i logici medievali, come i teatori di Aristotele, formarono un schema, che vi mostro, che si chiama quadrato degli opposti, ponendo i quattro vertici, appunto, universali e affermativi, universali e negative, particolari e affermative, particolari e negative.
sulle quali hanno stabilito delle regole ad esempio la linea AE, che sono rette contrarie, possono essere entrambe false ma non possono mai essere entrambe vere cioè due universali una affermativa una negativa possono essere entrambe false ma mai entrambe vere. Due particolari, la particolare affermativa e la particolare negativa cioè le cosiddette sub contrarie possono essere entrambe vere ma non possono mai essere entrambe false. Due contraddittorie cioè Le diagonali, per esempio universale affermativa e particolare negativa, oppure universale negativa e particolare affermativa, possono essere solo una vera e una falsa, ma mai entrambe vere e mai entrambe false. Le subalterne cioè quelle verticali, ad esempio AI oppure EO, funzionano in maniera un po'particolare, cioè nel senso che se è vera l'universale è anche vera la particolare ma non viceversa, e se è falsa la particolare è falsa anche l'universale ma non viceversa.
Chiariti i concetti e chiarite le proposizioni arriviamo finalmente al ragionamento completo. Tra tutti i ragionamenti Aristotele in particolare si sofferma sul sillogismo, che è per lui il ragionamento perfetto. è un particolare ragionamento formato da tre proposizioni poste in una certa precisa maniera. L'esempio più classico, più famoso, più celebre, da cui partiamo e poi che commentiamo, è il seguente.
Ogni animale è mortale, ogni uomo è animale, dunque ogni uomo è mortale. Ripeto, ogni animale è mortale, ogni uomo è animale, quindi ogni uomo è mortale. Come vedete, ci sono tre frasi, tre proposizioni. Le prime due vengono chiamate premessa maggiore e premessa minore.
Sono le due premesse. L'ultima è la cosiddetta conclusione. Come vedete anche i termini, i concetti si ripetono e ritornano.
Ad esempio nella premessa maggiore c'è il concetto di animale e il concetto di mortale. Nella premessa minore c'è il concetto di uomo e il concetto di animale che c'era anche prima. Nella conclusione c'è di nuovo il concetto di uomo e il concetto di mortale.
Ora, questi concetti assumono nomi diversi. Quel concetto che è presente nelle due premesse ma non è presente nella conclusione, e in questo caso è la parola animale, viene chiamato termine medio. meglio perché unifica di fatto le due premesse quel concetto che è presente invece solo nella premessa maggiore e nella conclusione ma non nella premessa minore è chiamato termine maggiore, in questo caso è la parola mortale quel concetto Il concetto che è presente nella premessa minore e nella conclusione ma non nella premessa maggiore, in questo caso uomo, è chiamato termine minore.
La struttura si toglie scivole parole animale, mortale, uomo. uomo e tenessimo solo i termini avremmo in questo caso premessa maggiore termine medio soggetto termine maggiore complemento predicato nella premessa minore termine minore soggetto termine medio predicato nella conclusione termine minore soggetto termine maggiore predicato ecco questa è la struttura di una figura particolare silogismo che è il cosiddetto silogismo di prima figura silogismo di prima figura che è per Aristotele proprio il migliore tra tutti tutti i tipi di silogismo è quel silogismo in cui il termine medio, per ricordarselo, è soggetto nella premessa maggiore e predicato nella premessa minore. Per sintetizzare si usa la sigla SP, soggetto e predicato, prima soggetto e poi predicato, perché nelle altre figure del silogismo il termine medio si posiziona in altre posizioni, in altri luoghi e quindi cambia la figura del silogismo.
Quindi, sapendo dove sta il termine medio e sapendo che in questo esempio che vi ho fatto, il primo, erano tre universali affermative, vi ricordate ogni animale è mortale, universale affermativa, ogni uomo è animale, universale affermativa, quindi ogni uomo è mortale, universale affermativa, io so che se creo un silogismo di prima figura, cioè col termine medio che è prima soggetto poi predicato e uso tre universali affermative, se sono vere le premesse allora necessariamente è sempre vera anche la conclusione. Un ulteriore esempio, diciamo, ogni, quindi universale affermativa, professore che sarà il nostro termine medio è intelligente. Prima premessa, premessa maggiore. Premessa minore, ogni professore di filosofia è un professore, termine medio professore adesso è predicato, dunque, conclusione, ogni professore di filosofia a termine minore è intelligente.
intelligente, termine maggiore. Funziona, certo, se sono vere le due premesse, poi magari rimostrare che siano vere, ma se sono vere le due premesse è vera necessariamente anche la conclusione. Questo è il soggettivo di prima figura.
Ci sono altre tre figure che In tutto le figure di silogismo sono quattro. Il silogismo di seconda figura è quello che ha invece il termine medio che è predicato in entrambe le premesse. Il silogismo di terza figura è quello che ha il termine medio che è soggetto in entrambe le premesse.
Il silogismo di quarta figura è in pratica quello di prima rovesciato. Se quello di prima ha il termine medio del primo soggetto e poi predicato, quello di quarta figura ha il termine medio che è prima predicato e poi soggetto. Ovviamente, se io combino queste quattro figure con tutte le varie possibilità universali e affermative, universali e negative, particolari e affermative, affermative particolari negative ottengo 256 possibili sillogismi, modi si chiamano del sillogismo. Di questi 256 possibili forme del sillogismo non tutti sono validi, dice Aristotele, cioè non tutti ci portano alla verità. Un sillogismo si dice valido quando, se sono vere le premesse, è necessariamente vera anche la conclusione.
Ecco, di questi 256 modi solo 19 sono validi, solo alcuni, cioè d'altre premesse vere ci portano a conclusioni sicuramente necessariamente vere. In tutti gli altri casi non sono validi. Però Aristotele e poi soprattutto anche i suoi commentatori medievali si premurarono di individuare quali erano i casi in cui si arrivava a premesse vere.
Quindi abbiamo degli elenchi di situazioni a seconda delle varie figure in cui si arriva al silogismo valido. In questo caso il silogismo, vedete, è un ragionamento che parte da premesse e che mi permette di arrivare a conclusioni. conclusioni.
Se sono sicuro di aver premesso è vero, anche le conclusioni sono vere, cioè io ottengo delle verità. Parto dalle verità che già ho acquisito e ne ottengo delle altre. Quindi è un metodo conoscitivo, ovviamente, perché inizio a conoscere sempre più cose.
Ora, è un metodo conoscitivo, certo, perché è un metodo che trasmette verità. Se sono vere le premesse è necessariamente vera anche la conclusione. Si dice che è un metodo anche deduttivo, perché si parte da premesse generali e solo con ragionamento si arriva a conclusioni particolari.
Quindi è un metodo fortissimo, mi trasmette la verità, ma ha un difetto. che già Aristotele aveva ben individuato, che per funzionare deve avere premesse valide. Se ha premesse vere, ottengo conclusioni vere. Se le premesse sono incerte, anche le conclusioni diventano incerte e fragili. Quindi il problema fondamentale del filologismo è quello di trovare premesse vere.
Come si fanno a trovare queste premesse vere? Aristotele cerca tante vie per trovarle. Ad esempio dice che si possono usare gli assiomi della logica, quelli che poi verranno chiamati assiomi della logica, cioè tra i principi... Principi primi che regolano ogni ragionamento e sono individuati da Aristotele anche se qualcuno li aveva già utilizzati anche per Manide, eccetera. Il principio di identità, il principio di non contraddizione e il principio del terzo escluso.
Identità vuol dire ogni cosa uguale a se stessa. Il principio di non contraddizione, nessuna cosa può essere contemporaneamente uguale a se stessa e al suo contrario. Il principio del terzo escluso, tra due posti contradditori non esiste una terza possibilità. Questi sono gli assomigli a logica che usiamo continuamente. e possono fornirci premesse valide.
Altre volte possiamo usare delle definizioni, ad esempio le scienze a volte usano definizioni. Come si fa a trovare una definizione? La definizione si ottiene predicando il genere prossimo e la differenza specifica. Vi ricordate quella catena di concetti?
Vi ho detto ad esempio animale e uomo, uno è genere, animale, l'altra specie, uomo. Ebbene, se voglio definire cos'è l'uomo, guardo al genere prossimo, animale, e poi a ciò che differenzia l'uomo da tutte le altre specie. che derivano dall'animale allora per dire cos'è l'uomo dirò che l'uomo è un animale intelligente, razionale perché ciò che distingue l'uomo dagli altri animali è l'intelligenza questo è un ulteriore modo poi a volte si può usare anche dice Aristotele l'intuizione, osservare col metodo induttivo tanti casi specifici e cercare di intuire una caratteristica essenziale della cosa e questo mi può aiutare a trovare premesse vere...
Passiamo ora alla metafisica, l'altro grande settore in cui Aristotele ha lasciato il segno. Ecco, anche in termini di metafisica non è aristotelico, viene creato da Andronico di Lodi, proprio quello che poi sistema le opere di Aristotele, perché... piazza questa ossessione subito dopo la fisica quindi metà vuol dire oltre la fisica e quindi è nato il nome, in realtà poi effettivamente si occupa di qualcosa che va anche al di là, oltre il piano fisico, perché la metafisica, come sapete ancora oggi in filosofia, riguarda ciò che non è percepibile coi sensi.
Aristotele tenta di capire cos'è questa metafisica, di definirla, sempre con questo suo stile un po'classificatorio, e ha quattro definizioni inizialmente di metafisica che vi mostro anche a schermo. Dice che la metafisica studia l'essere in quanto essere, cioè l'essere non in quanto materia, in quanto movimento, ma l'essere in sé, 2. Studia le cause e i principi primi. 3. Studia la sostanza. 4. Studia Dio e la sostanza immobile.
Noi ne vedremo tutti questi aspetti, l'essere in quanto essere, cioè l'ontologia, le cause, ne parleremo a breve, la sostanza e poi Dio tra qualche minuto. Vediamo l'essere in quanto essere. Cos'è l'essere?
Ecco, Aristotele dice che anche definire l'essere non è facile, Parmenide e Platone ci hanno provato, secondo Aristotele l'essere è polivoco, cioè si presenta, cambia faccia e significato a seconda delle circostanze, ma in realtà tutte queste cose sono le cose che si possono fare. queste fasi e tutti questi significati sono tra loro legati. E anche qui Aristotele vuole sottolineare quali sono gli aspetti dell'essere.
Ne individuo anche qui quattro aspetti dell'essere che vi mostro di nuovo a schermo. Primo aspetto, l'essere come accidente, cioè ci sono delle qualità accidentali all'interno dell'essere. Secondo aspetto, l'essere come categorie e adesso lo vediamo più in dettaglio.
Terzo aspetto, l'essere come vero, nel senso che... affermare la verità nel discorso vuol dire congiungere e disgiungere ciò che è realmente congiunto nell'essere. Quarto aspetto, l'essere come potenze e atto e ne parliamo a breve anche di questo.
Parliamo subito delle categorie. Categorie è un termine che abbiamo già visto parlato Parlando della logica, vi ho detto quando abbiamo messo in scala i concetti, vi ricordate? Da una parte avevamo le sostanze prime, dall'altra parte avevamo i generi sommi, cioè le categorie. Ecco, le categorie sono i modi generalissimi in cui si predica l'essere, abbiamo detto, in logica, ma sono anche, in ontologia e metafisica, le caratteristiche fondamentali dell'essere. Quindi c'è un legame tra logica e metafisica, tra realtà, tra essere e discorso, parola, ragionamento, perché le caratteristiche fondamentali del discorso, del modo in cui noi parliamo delle cose, sono anche le caratteristiche fondamentali delle cose stesse.
Le categorie sono sempre quelle dieci, la più importante di tutte è la sostanza, che è il baricentro di tutte le categorie, il punto focale di tutte le categorie. La sostanza è... la categoria principale e attenzione la sostanza è in un certo senso legata all'idea platonica.
Cos'è la sostanza mia, ad esempio? Prendiamo me, io sono parte dell'essere, sono qualcosa che esiste. Io ho una sostanza. La mia sostanza è la risposta alla domanda che cosa abbiamo detto.
Questo, Ermanno Ferretti, che cos'è? È un uomo. Allora, la mia sostanza è l'umanità, l'essere uomo. Questa è la mia sostanza, no? cioè l'insieme delle caratteristiche davvero pregnanti fondanti essenziali per platone anche per anche per lui io avevo una certa essenza un insieme di caratteristiche fondamentali pregnanti ma questo insieme di mie caratteristiche la mia umanità non stava tanto in me, stava nel mondo delle idee.
Io potevo definirmi uomo perché assomigliavo, tendevo, partecipavo, eccetera, dell'idea di uomo che si trovava altrove. Quindi la mia essenza stava fuori di me a paradossalmente, stava nell'iperuraneo e io tendevo verso quell'essenza per Aristotele invece l'essenza delle cose non è più un'idea staccata lì fuori da un'altra parte ma è qualcosa di interno, è una sostanza un substrato che si trova dentro alle cose capite? quindi l'umanità è qualcosa che è dentro di me o meglio, è qualcosa che è parte di me è, sono io e quindi c'è la sostanza di uomo in me, c'è la sostanza di uomo uomo in altri uomini, eccetera.
C'è la sostanza di peluche, c'è la sostanza di libro, eccetera, ma non altrove in un altro mondo, dentro alle cose. La sostanza di fatto aristotelica è l'idea platonica calata dentro alle cose, capite? Questo ha delle conseguenze importantissime perché per Platone esistevano due mondi, due realtà, il nostro mondo sensibile e il mondo delle idee.
Per Aristotele esiste solo il nostro mondo perché è tutto qui, su piani diversi ovviamente perché una cosa è l'aspetto più esteriore, una cosa è la sua. la sostanza che sta un po'nascosta sotto alle cose, ma è sempre in questo mondo, sempre in questa realtà, quindi c'è anche una rivalutazione del nostro mondo da parte di Aristotele quando Platone l'aveva pesantemente svalutato. Ora, la sostanza che cos'è, detto in termini un po'più filosofici, è la natura necessaria di un essere, cioè l'insieme di quelle caratteristiche che quell'essere ha.
e non può non avere. Io ad esempio potrei avere la barba oppure no, potrei tagliarmela, quindi avere la barba non è una caratteristica necessaria, potrei avere i capelli, potrei essere pelato, perché potrei perdere un certo punto, quella non è una caratteristica necessaria, ma il fatto di essere un animale razionale, eccetera, cioè quelle caratteristiche che sono tipiche dell'uomo, quelle ce le ho e non posso non averle, non posso perderle, capite? Perché sono essenziali in me, questa è la sostanza. Ora, dice Aristotele, attenzione però, in ogni essere, in ogni ente meglio, ogni sostanza dunque è sinolo di materia e forma, sinolo vuol dire un ione indissolubile di una certa materia e di una certa forma, nel senso che io se mi guardo più in dettaglio sono fatto di carne, sangue, ossa vario materiale, ma io con carne, sangue e ossa posso fare tanta roba, posso fare anche un maiale con carne, sangue e ossa, posso fare un cavallo, posso fare un essere umano.
Allora, l'uomo è uomo in quanto la materia si dispone in un certo modo, cioè assume una certa forma. Forma non va inteso solo come silhouette, forma esteriore, ma insieme di caratteristiche, di strutture. Ogni essere, ogni sostanza è sindolo, unione dissolubile di una certa materia e di una certa forma. In realtà la sostanza vera, l'idea platonica, più che la materia, è la forma ovviamente, corrisponde alla forma che è il modo in cui la materia si dispone, possiamo dirla così.
Ora, ultima cosa da dire. L'essere si presenta anche come cause. Allora Aristotele, dopo aver individuato materia e forma, individua anche quattro cause di ogni cosa. Che lui chiama causa materiale, è la materia che vi ho appena spiegato, causa formale, cioè la forma, causa efficiente e causa finale.
materiale formale abbiamo detto quali sono causa efficiente è chi ha prodotto quella cosa chi ha provocato quella cosa l'autore di quella cosa causa finale è lo scopo con cui quella cosa è stata fatta per ogni cosa nel mondo secondo Aristotele si possono individuare queste quattro cause Cosa finale, formale, efficiente, finale. Tutto questo ci consente di arrivare a parlare del divenire e di Dio. Il divenire rappresenta un problema, lo rappresenta per Aristotele, lo rappresentava per tutti, per Platone, eccetera.
Perché per Manet era il retto che il divenire era il passaggio dall'essere al non essere e dal non essere all'essere. Ma, logicamente, questo passaggio è impossibile, dal non essere non può nascere il qualcosa. Allora Aristotele corregge in maniera definitiva questa definizione, perché dice no, il divenire non è il passaggio dall'essere al non essere, ma è il passaggio da un passaggio.
un tipo di essere a un altro tipo di essere visto che l'essere polivoco si presenta sotto diverse facce e modi allora anche l'essere muta e quindi il divenire è un mutamento dell'essere per chiarire meglio il discorso aristotele cerca di definire in maniera diversa anche il movimento noi pensiamo al movimento come spostamento da un luogo all'altro certo è anche questo secondo Aristotele questo tipo di movimento lo chiama movimento locale da un luogo all'altro ma esistono anche altri tipi di movimento che lui chiama movimento sostanziale, movimento qualitativo e movimento quantitativo ora, questi movimenti, movimento qualitativo e quantitativo riguardano gli accidenti cioè le caratteristiche non necessarie di una cosa il peso posso essere più magro e meno magro sempre uomo sono il movimento sostanziale invece riguarda la sostanza quindi ad esempio il mio essere uomo quando muoio non sono più uomo ora se c'è un movimento sostanziale vuol dire che c'è il divenire se c'è un movimento quantitativo e qualitativo vuol dire che c'è un divenire questo divenire si struttura come per definirlo in un'ulteriore maniera come un passaggio dalla potenza all'atto dice Aristotele nel senso che tutte le cose presenti in natura sono ciò che sono in atto inatto ma in potenza sono qualcos'altro perché tutto ciò che c'è in natura muta io stesso in atto cioè attualmente sono un uomo di una quarantina d'anni abbondante in potenza sono un vecchio perché potenzialmente se tutto andrà bene se non morirò prima diventerò un vecchio e quando sarò vecchio sarà un vecchio in atto e in potenza un caravere perché sarò ciò che sarò in quel momento ma potenzialmente salvo scoprire siero dell'interno dell'immortalità diventerò un caravere. Ora, capite, ogni cosa è strutturata in questo modo. Un peluccio è un peluccio in potenza, in atto, in potenza, è un rifiuto, non so, riciclato, eccetera. Ogni cosa è in atto qualcosa, in potenza qualcosa altro. Quindi, il divenire cos'è?
Il divenire è il passaggio dalla potenza all'atto, cioè è ciò che avviene quando una cosa che prima era solo potenziale si realizza un movimento qualitativo, quantitativo, sostanziale, che prima era... solo potenziale si realizza. Risolto le fa notare che tra potenza e atto l'atto ha la precedenza perché l'atto è il punto di partenza, è anche il punto d'arrivo, è la causa della potenza ed è in fondo anche il fine della potenza.
Se però noi facessimo di nuovo una scala, una linea dalla potenza all'atto di tutto il divenire del mondo, cioè ad esempio io, nascita, vita, morte, polvere, humus, eccetera, se mettessi in scala tutto il divenire dell'universo arriverei a una linea del divenire, del passaggio dalla potenza all'atto, che ha però due estremi, un inizio e una fine, secondo Aristotele. Da una parte abbiamo ciò che è potenza senza essere atto. Perché la scala, passaggio dalla potenza all'atto, la potenza all'atto, la potenza all'atto, non può andare avanti all'infinito.
Quindi deve esserci un inizio e una fine. Un inizio in cui c'era la potenza ma non c'era ancora l'atto e una fine in cui c'è l'atto senza la potenza. Non solo.
Al solito devo notare che potenza e atto si legano anche a materia e forma. Quelli che avevamo detto prima. Perché la potenza sta alla materia come l'atto sta alla forma. L'atto in fondo è l'emergere di una forma. La potenza è una materia in cui la forma non è ancora emersa quindi in questa scala da un lato abbiamo e ve la mostro anche a schermo da un lato abbiamo la potenza pura potenza senza essere atto e la materia prima materia senza essere forma all'altro capo abbiamo l'atto puro l'atto pienamente realizzato atto senza essere potenza e però a questo atto puro corrisponde la forma pura la forma senza essere materia cosa sono questo atto puro da una parte, questa materia prima dall'altra, eccetera.
Allora, materia prima, oppure pura potenza, è una sorta di caos originario. Una materia prima, come l'aveva pensata anche Platone, vi ricordate che aveva detto che l'emurgoplasma, la necessità, il caos primordiale, ecco, quella materia prima, cioè Aristotele dice, inizialmente la materia esisteva già, solo che era in forme. Era una materia priva di forma, era tutta potenza senza essere ancora nulla in atto.
E da lì è iniziata la storia. la catena del divenire all'altro capo l'atto puro o forma pura è Dio Dio è atto puro cioè è qualcosa che non diviene più, che non cambia più, perché non ha potenza, capito? È forma pura perché è forma senza materia, è un ente immateriale, pienamente realizzato, perfetto, ed è soprattutto a causa finale, perché questa catena del divenire ci dice la direzione verso cui il divenire va.
Va dalla materia in forma e verso Dio. Tutto nell'universo tende verso Dio, è in un certo senso attirato verso Dio. Cambia, diviene, si plasma per cercare di avvicinarsi gradualmente a Dio.
Dio però non cambia il mondo non plasma lui la materia rispetto al demiurgo di Platone c'è una differenza, il demiurgo di Platone plasmava la materia il Dio di Aristotele non plasma la materia ma attira in un certo senso la materia che si autoplasma per tendere verso Dio d'altra parte Dio non si occupa del mondo Dio è perfetto è pensiero di pensiero cioè vive la vita più perfetta di tutte una vita dedicata al pensiero e pensa alla cosa più perfetta di tutte cioè pensa a se stesso, non pensa a noi non gliene frega niente di noi grazie Perché Dio è perfetto e essendo perfetto non gli manca nulla. Amare significa sentire la mancanza di qualcosa. Ve lo ricordate in Platone? Aristotele era accordissimo. Amare significa sentire la mancanza di qualcosa.
Se Dio è perfetto e non manca di nulla non può amare e non si interessa di noi. Vi devo dire anche la prova con cui Aristotele dimostra l'esistenza di Dio perché stavo quasi per dimenticarmene ma è molto importante. Aristotele lo dimostra così.
Tutto ciò che si muove in questo mondo è in realtà mosso da qualcos'altro e questo vale per il movimento locale. locale ma vale anche per gli altri tipi di movimento quindi anche il movimento sostanziale movimento qualitativo quantitativo eccetera tutto ciò che si muove è mosso da qualcos'altro ma questo qualcos'altro a sua volta deve essere mosso da qualcos'altro ancora e questo qualcos'altro ancora un'altra cosa ancora e sembra che si possa andare avanti all'infinito ma questo è il logico la catena del movimento non può andare avanti all'infinito deve esistere un punto d'origine un'origine del movimento qualcosa che muove senza essere a sua volta mosso Questo motore immobile non può essere altri che Dio, quindi Dio esiste. Questa è la prova, ve la spiego brevissimamente.
Quando diciamo che ogni cosa si muove, vuol dire che si muove localmente, che si muove anche semplicemente invecchiando e divenendo. Ma il nostro movimento deriva da qualcos'altro, non è nato in noi. Se io invecchio è perché sono nato dai miei genitori. I miei genitori a loro volta erano nati dai nonni, i nonni a loro volta erano nati dai bisnonni.
Si potrebbe andare avanti all'infinito? no dice Aristotele questa catena deve avere un inizio e l'inizio non può essere altri che qualcuno che muove cioè che fa divenire il resto senza però a sua volta essere soggetto all'invenire cioè che muove senza essere mosso. Passiamo ora alla fisica vi ho già detto quali erano i tipi di movimento individuati da Aristotele i quattro tipi torniamo al movimento locale quello da un posto all'altro che quello più propriamente fisico, perché la fisica studia l'essere in movimento, l'essere che si sposta. Allora, vediamo il movimento.
Dice Aristotele che esistono tre tipi di movimento naturale, movimento locale e naturale, cioè che avvengono senza l'intervento di forze. E sono movimento circolare, movimento dall'alto al basso e movimento dal basso verso l'alto. Il movimento circolare avviene in natura?
Dice Aristotele, sì, certo, in cielo. Se noi guardiamo in cielo vediamo che i pianeti si muovono di movimento circolare, girano attorno alla Terra. Quindi quello è un movimento che avviene naturalmente, spontaneamente, senza che nessuno spinga ok i momenti verticali quindi dall'alto al basso dal basso all'alto avvengono anch'essi naturalmente certo sul nostro mondo dall'alto al basso basta prendere una cosa e lasciarla cadere questa cade dal basso all'alto basta guardare ad esempio le bolle d'aria nell'acqua tendono a salire o le fiamme che tendono a salire allora come vedete esistono questi movimenti naturali con delle differenze perché quelli verticali sono presenti nella terra ma non nell'universo apparentemente mentre quelli circolari sono presenti nell'universo ma non sulla terra Tutto questo porta Aristotele a dire che esistono due zone diverse, con regole diverse nell'universo.
Quello che lui chiama il mondo celeste, gli astri, e quello che lui chiama il mondo sublunare, cioè dalla luna in giù, cioè la Terra. Sulla Terra esistono regole fisiche diverse, secondo Aristotele, dalle regole dell'universo. Nell'universo i movimenti naturali sono circolari, che è tra l'altro un movimento perfetto, un movimento circolare.
Gli stessi pianeti hanno forma sferica, forma perfetta. Questo fa pensare Aristotele che il mondo celeste sia perfetto e si muova e sia fatto di materiali perfetti. Infatti, disse Aristotele, le sfere celesti non sono fatte dei quattro elementi tipici della Terra, Terra, Acqua, Aria e Fuoco, ma sono fatte di un quinto elemento che lui chiama Etere, che è perfetto, che gli fa pensare che i pianeti, ad esempio, siano palle, sfere perfette, lisce, che si muovono secondo orbite perfette, circolari, cerchi perfetti, eccetera. perfetto il nostro mondo invece è imperfetto il nostro mondo ci sono due momenti verticali opposti e le cose tendono ad andare verso il basso oppure a salire verso l'alto perché sono attirate dal loro luogo d'origine dal loro luogo naturale perché i quattro elementi che citavo prima terra acqua e fuoco hanno ognuno sul loro luogo d'origine se noi prendiamo una cosa che è formata principalmente da terra questa cosa tenderà andare verso il basso perché il luogo d'origine luogo naturale della terra è verso il centro del pianeta terra se io prendo una cosa fa fatta di acqua, certo scenderà verso il basso, ma un sasso nell'acqua va ancora più in basso, quindi il luogo naturale della terra è un po'più in alto di quello della terra.
Se accendo un fuoco, il fuoco tende verso l'alto, quindi il luogo naturale è verso l'alto, idem per l'aria. Capite che ogni cosa tende naturalmente a tornare nel suo luogo d'origine. Poi le cose sono fatte da un misto di terra, acqua, aria e fuoco, quindi se c'è più terra va in basso, se c'è più aria va in alto e così via.
Questo spiega. I movimenti verticali spiegano anche il divenire, perché nel nostro pianeta Terra tutte le cose sono soggette a divenire proprio perché gli elementi si aggregano e disgregano andando verso il basso e verso l'alto. Nell'universo niente invece è soggetto a divenire, nel mondo celeste tutto è perfetto, lettere, movimenti circolari, quindi non c'è divenire. I pianeti sono fermi, immobili, fissi, cioè si muovono ma non mutano nel tempo, capite?
Quindi c'è proprio una differenza qualitativa enorme tra il nostro mondo e il mondo celeste. non solo Aristotele convinto che l'universo, il mondo celeste sia perfetto per questi movimenti che gli sembrano circolari ritiene che anche l'universo sia grossomodo perfetto abbia forma sferica, quindi sia chiuso c'è un ultimo cielo che è il cielo delle stelle fisse tutti i pianeti si muovono su cieli che sono cerchi concentrici perché hanno al centro la Terra e a raggi sempre maggiori ci sono le orbite dei vari pianeti l'ultimo cielo è quello delle stelle fisse che è il più distante di tutti Grazie ovviamente al di là del confine tra virgolette dell'universo non c'è nulla non esiste il vuoto extracosmico l'universo si chiude come una palla questa è la visione di Aristotele il tempo dunque esiste ovviamente solo all'interno del pianeta Terra dove le cose divengono perché il tempo è la misura del divenire dove non c'è divenire, cioè nelle sfere celesti, non c'è neppure il tempo non ha senso neppure parlare di tempo... Quindi il tempo viene misurato dall'anima umana, perché è solo l'anima che riesce a percepire il tempo, perché è una misura del tempo, una misura del divenire.
Ultima cosa, parliamo un attimo di quest'anima, visto che la psicologia da parte di filosofia e studio dell'anima fa parte della fisica per Aristotele, l'anima umana in realtà non è proprio solo degli esseri umani. Adesso ne parliamo. Come viene definita l'anima? L'anima viene definita da Aristotele come l'atto primo di un corpo che ha la vita in potenza. La definizione famosissima cosa vuol dire?
Che l'anima è ciò che dà vita al corpo. Il corpo ha la vita solo in potenza, è l'anima che realizza questa potenzialità e che dà la vita. Quest'anima però è strettamente connessa al corpo, questo vuole anche dire perché l'essere umano è un sinolo quindi di anima e corpo, di materia, corpo e forma, anima. E come vedete i sinoli sono indissolubili, quindi sembra dire Aristotele che anima e corpo non possono essere separati o divisi.
In ogni caso, guardando meglio l'anima, Aristotele individua tre funzioni dell'anima, che lui chiama funzione vegetativa, funzione sensitiva e funzione vegetativa. funzione intellettiva. La funzione vegetativa è propria di tutti gli esseri viventi, animali, uomini, piante.
e consiste nel riprodursi e nel nutrirsi la funzione sensitiva è proprio solo degli animali non delle piante, quindi anche gli uomini e consiste nella capacità di spostarsi e di usare i cinque sensi la funzione intellettiva invece è proprio solo dell'uomo e consiste nella capacità di pensare come vedete l'anima ce l'hanno anche le piante però ce l'hanno anche gli animali solo che è un'anima diciamo di livello più elementare mentre l'anima umana è più elaborata ha più funzioni e più capacità anche quando conosciamo usiamo l'anima per conoscere, c'è un potenza e atto nella conoscenza che si deve realizzare, la conoscenza trasformarsi in atto della conoscenza, ma l'aspetto più interessante della dottrina dell'anima riguarda l'eventuale immortalità dell'anima, su questo c'è una certa ambiguità in Aristotele, non è chiaro come la pensi. La maggior parte degli studiosi ritiene che probabilmente Per Aristotele l'anima moriva col corpo proprio perché era indissolubilmente legata al corpo, anche se Aristotele sembra dire che una parte dell'anima, che lui chiama intelletto attuale, possa forse sopravvivere, anche se non si capisce bene che parte è. Passiamo ora all'etica, specialmente all'etica nicomachea, che è il libro più importante di Aristotele sull'argomento.
Aristotele si pone la domanda di come l'uomo debba vivere, ma anche di come debba essere felice, perché alla fine lo scopo della vita umana deve essere anche il raggiungimento del sommo bene. cioè la felicità e l'esercizio della virtù e per capire come vivere Aristotele si chiede cos'è che rende l'uomo felice e ritiene che l'uomo sia felice, ogni uomo sia felice quando svolge bene il proprio compito che sia un agricoltore che coltiva bene, un musicista che suona bene quando svolge bene il proprio compito e qual è il compito più proprio dell'uomo quello più fondamentale abbiamo detto che l'uomo è un animale razionale allora Aristotele non è convinto la vita virtuosa dell'uomo e la felicità si raggiungono quando l'uomo vive secondo ragione. La vita a secondo ragione è la vita migliore, l'unica degna di essere vissuta, ed è la vita che porta l'uomo verso la felicità.
Ovviamente la vita a secondo ragione bisogna poi attuarla in concreto. Per capire come si fa a vivere a secondo ragione Aristotele studia ulteriormente l'anima. L'anima ha quelle funzioni che abbiamo detto prima, ma ha anche due parti. Ricordo che Platone aveva individuato tre parti intellettuali. la parte irascibile e la parte concupiscibile.
Aristotele riduce queste parti a due. Lui le chiama parte intellettiva e parte appetitiva. La parte appetitiva è di fatto la parte concupiscibile di Platone, cioè quella parte che si fa trascinare dalle passioni, dagli istinti, la parte più pulsionale, quindi la parte più anche irrazionale. Invece la parte razionale, la parte intellettiva è la parte che vive secco. che tende a vivere la seconda ragione, la parte della ragione, quindi parte razionale e parte appetitiva.
Ora, ad ognuna di queste due parti corrispondono delle precise virtù, perché in ognuna dei due lati della nostra faccia, diciamo così, ci sono delle virtù specifiche. Alla parte razionale, cioè quella della ragione, corrispondono le virtù intellettive o dianoetiche, così vengono chiamate da Aristotele. Alla parte invece appetitiva, quella degli istinti, corrispondono le virtù etiche. etiche o morali.
Ora, come si fanno a capire quali sono queste virtù? Partiamo dalle virtù etiche o morali, quelle che derivano la parte appetitiva. Lise Aristotele, quando viviamo e emerge la nostra parte appetitiva dell'anima, spesso siamo sballottati tra due reazioni opposte. Esempio molto concreto. Siamo soldati in battaglia, scendiamo sul campo di battaglia e vediamo arrivare il nemico contro di noi.
La parte appetitiva dell'anima ci può dare due possibili reazioni estreme. Da una parte la forza di un nemico, la forza di un nemico FIFA BLUE, cioè il terrore puro, la paura irrazionale per il nemico che sta avanzando e che potrebbe uccidermi, dall'altra l'eccesso di coraggio e la temerarietà, il dire non ho paura di niente, me ne ero irrazionale e buttarsi a capofitto nella battaglia. Queste due reazioni sono entrambe sbagliate perché derivano non dalla ragione ma dalla parte razionale. A quel punto noi dobbiamo frenare... Se vogliamo vivere razionalmente i due impulsi, l'uno o l'altro che ci capita, e cercare una via di mezzo razionale tra questi due impulsi, il giusto mezzo, cioè tra il terrore puro e la temerarietà, ragioniamo un attimo, qual è la via di mezzo tra questi due posti?
E'un coraggio misurato, cioè un coraggio che tiene conto anche dei rischi che cerca di gestire, ecco quella è la via giusta, quella è la virtù. Tu vuoi trovare il giusto mezzo tra questi due opposti pulsionali. Vale per il coraggio, vale per la temperanza, vale per la generosità, eccetera, vale miliardi di casi. Dall'altra parte, per quanto riguarda le virtù dianoetiche, cioè...
quelle che derivano dalla parte intellettiva, Aristotele ne individua cinque, che sono, le vediamo anche a schermo, l'arte, la saggezza, l'intelligenza, la scienza e la sapienza. L'arte è la capacità razionale di produrre oggetti, la saggezza deve individuare il giusto mezzo per quanto riguarda le virtù etiche, come vi ho detto, l'intelligenza è la capacità di cogliere i principi delle scienze, la scienza è la capacità dimostrativa, la sapienza dedurre i principi e giuricarne la verità, ed è quella più elevata di tutte. Praticamente le tre finali che vi ho detto, intelligenza, scienza e sapienza, sono le cosiddette virtù teoretiche, sono le più alte tra queste tre, e poi vi ho detto appunto la sapienza è la più alta di tutte. L'uomo che vive una vita legata soprattutto a queste ultime tre, vive una vita teoretica che è il miglior tipo di vita.
Diciamo qualcosa molto velocemente anche sulla politica, anche se Aristotele non dedica lo spazio che Platone riserva alla politica, perché Aristotele la politica è un'altra retorica. tante discipline e quindi un po'di spazio sì ma non troppo. Diciamo che alla base dello Stato ci sono varie aggregazioni, secondo Aristotele la prima aggregazione naturale è la famiglia, in cui c'è una predominanza dell'uomo, Aristotele è molto critico nei confronti della donna che deve essere sottomessa, è critico anche nei confronti degli schiavi che non sono uomini liberi perché non sono in grado di essere liberi e quindi devono essere sottomessi, insomma è una visione molto antiquata, però...
dalle famiglie paciformani villaggi e infine lo Stato. Lo Stato è il punto d'arrivo delle varie aggregazioni perché è ciò che nobilita le varie aggregazioni e deve portare gli uomini verso il bene e la felicità, secondo Aristotele. Quindi ha uno scopo anche etico, in un certo senso questo Stato, e chiaramente deve anche cercare di garantire il bene comune.
Per questo Aristotele intanto è critico verso gli accumuli di ricchezze. La ricchezza va bene finché serve a soddisfare i bisogni naturali. Quando si accumulano ricchezze è maggiore.
male va condannato, ma poi soprattutto lo Stato deve badare il bene collettivo, questa è la cosa importante. Non esiste, secondo Aristotele, un unico tipo di Stato che possa badare il bene collettivo, nel senso che vari modelli esistenti possono realizzare questo bene. Infatti lui, più che creare uno Stato ideale come aveva fatto Platone, si mette ad analizzare i vari tipi di Stato che esistevano all'epoca in Grecia e individua tre tipologie fondamentali di Stato, che lui chiama la monarchia, il governo di uno, la monarca, l'aristocrazia il governo dei migliori e la politia la chiama così il governo di tutti di molti ora sia monarchia sia aristocrazia sia politia possono portare al bene se ben gestite quindi non è che uno va bene l'altro va male tutte e tre funzionano se l'obiettivo è il bene comune ma tutte e tre possono anche degenerare se si perde di vista l'obiettivo se invece di badare al bene di tutti si inizia a badare al bene di solo alcuni e quindi ci hanno anche qui delle degenerazioni, la monarchia può degenerare in tirannide, cioè il caso in cui il sovrano va di solo al proprio interesse e non quello del popolo, l'aristocrazia può degenerare in oligarchia, cioè il governo dei più ricchi. quindi anche lì degenerazione, la politica può degenerare in democrazia. Aristotele la chiama così in realtà quello che intende è una forma praticamente di demagogia in cui non si barabia più al bene di tutti ma si fa trascinare da chi è più furbo, da chi è più bravo, da chi è più abile a parlare.
Quindi tutti vanno bene, non c'è un criterio... di per sé che stabilisce alcune forme sì e alcune no, se l'obiettivo è perseguito. Tra tutti i vari tipi di governo Aristotele serve a proferire una politia, cioè quindi una forma democratica, dove però prevale la classe media. sempre per l'idea di fondo che è sempre meglio cercare la medietà cercare una via di mezzo che è migliore degli estremi ultima cosa diciamo qualcosa anche sull'arte e sulla retorica per quanto riguarda l'arte Aristotele rivaluta l'arte Platone l'aveva demolita vi ricordate anche se poi alla fine della vita qualcosa l'aveva ripreso Aristotele invece pensa che l'arte sia molto valida perché l'arte unisce piacere e conoscenza quando noi vediamo una grande opera d'arte proviamo piacere perché vediamo emergere la forma nella materia.
L'arte si realizza quando la forma emerge in maniera completa dentro la materia. Vi ho detto che ogni cosa è singolo di materia e forma. Io sono fatto in un certo materiale, carne sangue eccetera, ma ho dentro anche la forma dell'uomo. Se la forma dell'uomo emerge si realizza completamente in me, ad esempio, come ne so, bella struttura muscolare, alto, aitante, eccetera, allora lì la forma emerge in maniera più chiara, che non so io sto gobo brutto, eccetera, e allora quello è un piacere estetico.
perché la forma si realizza completamente, stessa cosa per un paesaggio, per un dipinto, per mille cose, quindi è unione di piacere ma anche di conoscenza, perché in questo modo con la forma che emerge io comprendo meglio qual è quella forma, comprendo meglio l'essenza di quella cosa, perché capisco meglio che cos'è l'idea di uomo, che cos'è il concetto di uomo, cos'è la sostanza di uomo, la conosco meglio, quindi piacere e conoscenza uniti. Chiaramente questo piacere e conoscenza uniti è un'idea di uomo. questa bellezza estetica si realizza quando ci sono ordini e armonia dice aristotele cioè quando il tutto si realizza armonicamente e nel giusto ordine come la formula presuppone come poi erano gli ideali i canoni estetici greci per cui avete presente l'architettura o la scultura greca quanto importanti fossero ordine e armonia e aristotele da questo punto di vista ne è convinto quindi l'arte è utile l'arte è mimico La mimesi, Aristotele dice che è vero, quello che dice Platone, l'arte è mimesi, ma la mimesi, cioè l'imitazione della natura, non è una cosa negativa, anzi è positiva.
Addirittura Aristotele arriva a dire che l'arte riesce ad essere superiore anche alla storia, distingue tra arte e storia. Ad esempio, pensiamo al teatro. una rappresentazione teatrale di un evento storico.
Allora, la storia cosa rappresenta quando scrive un trattato su un evento storico? Mette in ordine tutti i fatti. L'arte, invece, quando realizza un'opera teatrale su quel fatto storico, non ha lo scopo di mettere in ordine tutti i fatti, non è costretta a fare tutta la cronologia dei fatti, ma sceglie di cosa parlare. Opera una scelta, sceglie quali siano gli argomenti secondo l'artista più decisivi, più importanti, più... focali e li mette in scena.
Di fatto l'artista sceglie quali sono le caratteristiche della forma che vale la pena mostrare e se l'opera è davvero un'opera d'arte allora la forma emerge meglio quindi l'arte supererò la storia perché l'arte è una scelta in un certo senso operata davanti alla natura, non rappresenta pedissequamente la natura, ma ne rappresenta gli aspetti più essenziali potremmo dire e quindi tenta di cogliere la forma e quando ci riesce realizza magliette Meglio la forma, è più bella, è più precisa, ci permette anche una conoscenza maggiore. Questa è l'essenza dell'arte sostanzialmente. In particolare tra tutte le forme d'arte Aristotele ritiene che la principale sia la tragedia, perché la tragedia è un effetto catartico su chi la vede.
Nel senso che chi la vede si sente in un certo senso alleggerito dalle passioni che prova, vedendole sullo schermo, sul palcoscenico. Poi in particolare Aristotele ha famoso questo aspetto nella poetica e cerca anche di arreglarla e quello è per creare un'attività. creare una buona opera d'arte da questo punto di vista e individua le cosiddette tre unità aristoteliche, unità di tempo, di luogo e di azione, cioè una tragedia ad esempio funziona bene quando rappresenta un evento che ha una certa unità di tempo, cioè si svolge nell'arco di una giornata o pochi giorni, un piccolo spazio temporale, unità di luogo, quindi si svolge tutta la scena in magari una stanza, a volte rappresenta certe tragedie, certe comedie o in un piccolo ambiente, unità di azione rappresenta un unico fattore. fatto principale. Quando ci sono queste tre unità, tempo, luogo, azione, ci sono le carte in regola per poter realizzare anche una buona opera d'arte.
Per quanto riguarda la retorica, la retorica già esisteva, l'avevano studiata ampiamente i sofisti, ma Aristotele I a mettere per iscritto in maniera abbastanza completa le regole della retorica, la retorica ovviamente è l'arte di convincere gli ascoltatori, quindi è una scienza produttiva, dice Aristotele che ha per scopo il vero simile, quindi in qualche maniera. legata all'arte In particolare sono tre principi che individua la retorica per il buon rettore. L'oratore deve essere degno di fede, prima cosa, per l'ascoltatore che lo ascolta, quindi deve guadagnarci la fiducia.
Seconda cosa, deve saper generare le giuste emozioni negli ascoltatori, quindi deve saper manovrare le emozioni dell'uditorio. E terza cosa, deve anche saper argomentare le proprie tesi con opportuni ragionamenti. Ecco, questo in un'ora era quello che c'era da dire. secondo me, su Aristotele. Sono andato un po'veloce su alcune cose, per forza di cose, però ho toccato, direi, tutti i punti principali e vi ricordo che in descrizione trovate la playlist completa con tutti i video più dettagliati che ho fatto su Aristotele, lì potete approfondire, potete leggervi altro.
Vi ricordo che questi video da un'ora servono per il ripasso, servono se si è già studiato, se no, se non avete mai fatto Aristotele. dubito che capiate qualcosa e dubito che possiate far bene poi agli esami e alla alle interrogazioni quindi attenzione però se vi servono per il ripasso se vi servono per focalizzare meglio le cose e ben vengano e quindi eccolo qui se non vi trovate i capitoletti in cui è stato diviso questo video se volete riascoltarvi dei pezzi trovate i link agli altri video che ho citato trovate anche i link ai social network e alla newsletter settimanale se volete rimanere informati su quello che faccio finito, ci vediamo presto per altri video ciao, alla prossima