Dal 1945 ad oggi, in diverse occasioni storiche, si è paventata l'ombra di una terza guerra mondiale e la minaccia di utilizzo di armi atomiche. Probabilmente il momento di maggior tensione si ebbe con la crisi dei missili di Cuba, ma prima di Cuba il 1956 fu senz'altro un anno di grandi tensioni internazionali, sia per la rivoluzione ungherese ma soprattutto per la per la crisi di Suez. Il canale di Suez, sin dalla sua inaugurazione nel 1869, rappresenta uno degli snodi commerciali più importanti e strategici al mondo, in quanto permette di collegare il Mediterraneo all'Oceano Indiano senza la necessità di circunnavigare l'Africa. Il canale era stato quindi estremamente prezioso soprattutto alla Gran Bretagna, in quanto permetteva di creare un collegamento proprio tra Regno Unito e India, che al tempo faceva parte dell'Impero Britannico.
Dopo la seconda guerra mondiale, il canale di Suez perse la sua storica importanza strategica per gli inglesi, anche perché l'India nel 1948 era diventata indipendente, ma questo è invece una grande importanza commerciale, in quanto per il canale di Suez transitava la maggior parte del petrolio del Golfo Persico verso l'Europa, divenendo così uno snodo fondamentale. Tuttavia, pur essendo in territorio egiziano, ad ovest del Sinai, il canale, negli anni 50 del 900, Era ancora controllata dalla compagna del canale di Suez, una società di cui detenevano le azioni i francesi e britannici, che di fatto quindi controllavano congiuntamente il canale. La situazione cambiò quando nel 1952 in Egitto venne abbattuta la monarchia di Re Farouk e nel 1954 se ne al potere il nazionalista Nasser, che avviò una politica decisamente ostile agli inglesi, che erano stati colonizzatori dell'Egitto. e che conservavano ancora il diritto di far stazionare le proprie truppe lungo il canale di Suez, in base a un trattato stipulato nel 1936, ovvero in epoca coloniale. Nasser, sulla base della sua politica nazionalista e indipendentista, nel 1954 rinegoziò quindi il trattato con gli inglesi raggiungendo un accordo secondo il quale gli inglesi avrebbero dovuto lasciare il suolo egiziano entro due anni, ovvero entro il 1956. Tuttavia non si fermò a questo.
Nasser infatti predicava il panarabismo, ovvero un'ideologia che aspirava all'unità di tutti i popoli arabi affinché questi acquistassero una potenza rilevante nello scacchiere internazionale. Pertanto Nasser aveva l'ambizione di rendere l'Egitto una grande potenza regionale che avrebbe perunito gli altri popoli arabi sotto la propria egida. Questo disegno politico ovviamente aveva come principale nemico il sionismo e prevedeva quindi la distruzione dello stato ebraico di Israele.
la cui nascita nel 1948 fu vissuta dagli arabi come un'umiliazione che prima o poi avrebbe trovato vendetta. Al canto suo, Israele necessitava di nuove alleanze politiche per far fronte alla minaccia egiziana e araba in generale. Era infatti uno stato nato da poco e geopoliticamente accerchiato da stati nemici che ne volevano una distruzione. A tal riguardo, Israele si avvicinò diplomaticamente alla Francia e alla Gran Bretagna.
Per la Francia, infatti, Nasser era un personaggio stile, in quanto era uno dei più ferventi sostenitori dell'indipendenza algerina e ne fomentava le rivolte nei confronti dell'amministrazione francese. Nasser era in viso anche gli inglesi, sia per la loro cacciata dal territorio egiziano e sia perché l'Egitto si era rifiutato di aderire al patto di Baghdad, che era stato promosso proprio dagli inglesi. Il patto, al quale aderirono Turchia, Iraq, Iran e Pakistan, oltre ovviamente al Regno Unito, prevedeva un accordo di reciproca difesa in chiave anticomunista, ma fu rigettato dall'Egitto in quanto secondo Nasser era espressione di interessi coloniali imperialisti dell'Occidente nella regione medio orientale.
Nasser voleva invece che il mondo arabo sfuggisse alle logiche della guerra fredda e più in particolare alla logica dei due blocchi e più avanti Nasser sarà infatti anche promotore del movimento dei non allineati insieme a Neru, Sucarno e Tito. che prese forma nel 1955 in seguito alla conferenza di Bandung. La scelta neutralistica di Nasser a Bandung, tuttavia, non eliminava il conflitto con Israele e il riarmo dell'esercito egiziano era perciò una delle priorità. Una guerra era inaspettata, ma era evidente che sia Egitto che Israele si stavano armando.
Per richiedere forniture militari, l'Egitto si rivolse in un primo momento agli Stati Uniti, che però rifiutarono la richiesta egiziana perseguendo invece una politica di imparzialità in Medio Oriente. Nasser allora valutò soluzioni alternative. Si rivolse all'Unione Sovietica che accolse la richiesta di armi di Nasser e nel 1955 fu trovato un accordo. L'Egitto avrebbe ricevuto armamenti dall'Unione Sovietica attraverso la guerra di Nasser e la guerra di Nasser. la cecoslovacchia in cambio di cotone egiziano.
L'accordo ovviamente non piacqua agli americani in quanto faceva indirettamente ricadere l'Egitto sotto la sfera di influenza sovietica e soprattutto faceva presagire un attacco ad Israele che gli Stati Uniti si erano invece impegnati a tutelare sin dalla sua nascita nel 1948. Peraltro, nello stesso periodo, l'amministrazione americana aveva accettato, su richiesta dell'Egitto, di finanziare la costruzione della diga di Suono. Un progetto al quale Nasser teneva molto, in quanto secondo le sue previsioni avrebbe permesso lo sviluppo dell'agricoltura egiziana e di conseguenza la crescita produttiva dell'Egitto. Dal canto suo, l'amministrazione americana aveva accettato di finanziarla pensando che l'Egitto avrebbe così rinunciato ad alimentare propositi bellicosi nei confronti di Israele, che invece non mancavano. Nella prima metà degli anni 50, infatti, incidenti di frontiera tra l'esercito israeliano e le truppe degli altri paesi confinanti, tra cui l'Egitto, subirono un'impennata.
Questo era parte di una strategia, alimentata da Nasser, il cui obiettivo era quello di creare un senso di permanente insicurezza tra gli israeliani, tanto che proprio in quei anni facevano a loro comparsa, sulla scena medio orientale, i fedayin, letteralmente i devuti. I Fedayeen altro non erano che dei militanti della guerriglia palestinese organizzati in gruppi e sostenuti dallo stesso Nasser, che avviarono una serie di attività armate contro le installazioni militari e la popolazione civile di Israele. Fu proprio per queste ragioni che l'amministrazione americana di Eisenhower sperava così di placare il bellicismo di Nasser e proprio a tal proposito vincolò il finanziamento della diga di Aswan, che peraltro coinvolgeva anche la Banca Mondiale e la Gran Bretagna, all'impegno da parte degli egiziani di non accettare aiuti sovietici di alcun tipo.
L'accordo tra Egitto e l'Unione Sovietica per la fornitura di armi però violava questo accordo e pertanto l'amministrazione statunitense decise di ritirare la proposta di finanziamento della diga di S-1. Per Nasser però la diga di S-1 era indispensabile sia dal punto di vista economico e sia perché costituiva un fattore importantissimo nel consolidamento del consenso interno. Era una promessa che ormai Nasser doveva mantenere al suo popolo e l'unico strumento che aveva a disposizione per finanziare la diga era rappresentato dalla nazionalizzazione del canale di Suez, sebbene questa fosse una mossa molto rischiosa.
E così Nasser, il 26 luglio 1956, annunciò pubblicamente che la proprietà della compagnia del canale di Suez veniva nazionalizzata. che la navigazione del canale passava nelle mani egiziane, che gli azionisti della compagnia sarebbero stati indennizzati e soprattutto che i proventi delle tariffe di attraversamento del canale sarebbero stati utilizzati per la costruzione della dica di Aswan. A quel punto la reazione di Francia, Gran Bretagna e Israele non si fece attendere, mentre gli Stati Uniti avevano già manifestato contrarietà rispetto a un intervento militare, anche perché gli Stati Uniti temevano che la possibile caduta di Nasser avrebbe giovato in un modo o nell'altro all'Unione Sovietica.
Tenendo gli Stati Uniti all'oscuro di tutto, il 24 ottobre 1956 Gran Bretagna, Francia e Israele firmerono a Sèvret un accordo segreto che prevedeva che Israele avrebbe attaccato l'Egitto in direzione del canale di Suez, offrendo così la possibilità agli angolo francesi di inviare un ultimatum ai due belligeranti affinché si ritirassero ad almeno 10 miglia dal canale stesso. In tal modo, gli angolo-francesi sarebbero intervenuti in prossimità del canale di Suez come forza di interposizione, ma in realtà con la finalità di riprendere il controllo dell'area del canale di Suez. Questa strategia, peraltro, accontentava anche Israele, in quanto la nazionalizzazione del canale di Suez minacciava l'accesso dei mercantili al Golfo di Aqaba e al porto israeliano di Eilat.
Oltretutto, in cambio della sua partecipazione militare, La Francia offriva ad Israele forniture di armi volte a garantire la superiorità militare sull'Egitto e il sostegno tecnico all'acquisizione dell'arma atomica. Così, il 29 ottobre 1956, come da copione, Israele attaccò l'Egitto occupando quasi tutto il Sinei. Gran Bretagna e Francia offrirono l'ultimatum e, al rifiuto egiziano, effettuarono i primi lanci di paracadutisti e poi iniziarono a bombardare le basi militari egiziane per poi riprendere il controllo del canale di Sue.
Per Israele il successo di tale operazione avrebbe peraltro permesso di estendere il proprio territorio verso sud, includendo tutta la penisola del Sinai e lo stretto di Tirano. I calcoli però erano stati fatti decisamente male, in quanto per assurdo non tenevano conto che sarebbero intervenute le due superpotenze, ovvero Stati Uniti e Unione Sovietica. In quel periodo oltretutto il presidente di Israele, il presidente di Israele, era stato un'unica persona che aveva avuto la possibilità di fare un'attività di rinforzamento. Il presidente americano Eisenhower era in piena campagna elettorale e per gli Stati Uniti era di enorme imbarazzo denunciare l'intervento sovietico in Ungheria che si stava consumando proprio in quel periodo, quando allo stesso tempo i suoi due maggiori alleati europei, ovvero Francia e Gran Bretagna, invadevano l'Egitto in perfetto stile coloniale.
E soprattutto questa azione, oltre a far diminuire l'attenzione su quanto succedeva in Ungheria, innescava anche la reazione dell'Unione Sovietica, che si era detta pronta ad intervenire al fianco dell'Egitto. minacciando anche l'impiego dell'arsenale atomico. Profondamente irritato dall'iniziativa anglo-francese, Eisenhower richiamò l'ordine Francia-Gran Bretagna e portò all'Assemblea Generale dell'ONU un progetto di risoluzione che chiedeva l'immediato cessato del fuoco, il blocco delle operazioni militari e il ritiro dei belligeranti. La risoluzione venne approvata e gli anglo-francesi, chiusi in una morsa dalle richieste americane e dalla minaccia militare sovietica, si trovarono costretti a ad accettare il cessato del fuoco e ad abbandonare il territorio egiziano. La crisi di Suez toccò anche il punto più basso nei rapporti tra Stati Uniti e Israele.
Eisenhower infatti minacciò Israele con sanzioni economiche e anche con la possibilità di espulsione di Israele dall'ONU e alla fine anche Israele dovette abbandonare il territorio egiziano. Ad Israele però andò meno male rispetto agli anglo-francesi. Riuscì infatti ad ottenere l'istituzione dell'UNEF, ovvero i caschi blu delle Nazioni Unite. che avrebbero pattugliato l'area dei Sharm el Sheikh in modo da garantire la libera navigabilità dello stretto di Tiran che porta al Golfo di Aqaba e quindi tutelare interessi commerciali di Israele. Nel complesso, la crisi di Suez, brevementenza, ebbe ripercussioni su vari aspetti.
In primo luogo, segnava la fine ingloriosa dell'imperialismo francese-britannico, chiudendo così l'epoca delle potenze coloniali. Significò però anche la vittoria di Nasser, che ne uscì rafforzato da questa prova di forza. e soprattutto poteva ormai ergersi al leader indiscusso del panarabismo, promuovendo l'autonomia politica e culturale dei paesi arabi dal mondo occidentale.
Per Israele, invece, significò comprendere che realizzare i propri interessi trascurando contemporaneamente Stati Uniti e l'Unione Sovietica era una soluzione irrealistica. Infine, significò per gli Stati Uniti il varo della dottrina Eisenhower, secondo la quale gli Stati Uniti si sarebbero impegnati a sostenere la sovranità e l'integrità territoriale delle Nazioni Libere del Medio Oriente. Detto in altre parole, da quel momento in poi, la Guerra Fredda investiva anche l'area Medio Orientale.