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Filosofia di Parmenide e la sua influenza

Con Eraclito abbiamo visto la filosofia del divenire, cioè come gli antichi cercavano in qualche modo di spiegare il mutamento della natura, il mutamento degli uomini, il mutamento della vita. Oggi facciamo un passo ulteriore in avanti perché vediamo un'altra faccia della medaglia, un'altra prospettiva nuova che però ci terrà compagnia da qui in poi per molto molto tempo, che è la prospettiva di Parmenide. Dico per molto tempo non perché Parmenide sia un filosofo particolarmente lungo da spiegare, lo spiegheremo adesso in questo video in maniera relativamente breve, ma perché alcune questioni poste da Parmenide ci terranno effettivamente compagna per molto tempo Le vedremo un po'in questo programma di terza di filosofia fino almeno ad Aristotele e però altre questioni si terranno a compagnia fino anche alla filosofia del Novecento addirittura. Quindi ci sarà molto da dire, o almeno molto da punto di vista della qualità degli argomenti da affrontare e non tanto della quantità.

L'argomento ovviamente è per menide. Andiamo a cominciare. Finito il caffè, ne avevo poco, c'è con noi sempre Batman Anche se oggi non parliamo di filosofi che sono soprannominati oscuri, ma vedremo che Parmenide, per certi versi, è oscuro anche lui. Se siete qui per la prima volta, io sono Ermanno Ferretti, sono un insegnante di storia e filosofia delle superiori del liceo, insegno in un liceo scientifico, e in questo canale posto dei video, appunto, di storia e di filosofia, seguendo più o meno l'iter di quello che si fa effettivamente a scuola. più o meno replicando il programma tradizionale scolastico, anche se di tanto in tanto aggiungo qualche approfondimento, qualcosa di più, quindi se scorrete un po'la pagina, se scorrete le varie playlist trovate anche alcune lezioni di educazione civica e alcuni magari altri filosofi o periodi storici minori che a volte a scuola si tagliano, ma che qui ho avuto modo anche di spiegare e presentare.

In descrizione, ve lo dico già subito, troverete e Durante questo video i vari argomenti che tratterò, quindi potrete anche saltare, tornare indietro e riascoltare se vorrete alcuni passaggi, in più anche altri link, altre risorse utili secondo me, sia per la storia della filosofia sia più in generale per la formazione e la cultura. Oggi, come vi dicevo, si parla di Parmenide, che è un altro grande filosofo antico, uno dei più grandi, che spesso viene anche presentato in un certo senso in opposizione a Eraclito, anche se questa opposizione, insomma, è vero che c'è una grande differenza su alcuni punti, ma non è che siano esattamente i due antipodi, questi due filosofi, a volte libri di testo del passato, esageravano nel vederli come due acerrimi nemici quasi, Parmenide ed Eraclito. Certo, ci sono profonde differenze, ma c'è anche qualche analogia. per alcuni elementi.

Parmenide è comunque considerato il padre, insieme a Senofane, della scuola eleatica, una scuola nuova che è contraddistinta dal fatto di essere una scuola italiana perché si sviluppa in Italia, in Campania, ad Elea, che era una città non distante da Pestum, una città greca all'epoca ovviamente, che faceva parte della Magna Grecia, cioè l'Italia meridionale colonizzata dai greci. Quindi sempre filosofo di lingua greca, di cultura greca, però insomma geograficamente possiamo dire è il primo filosofo importante che nasce in Italia e appunto lì ad Elea ci saranno alcuni pensatori che avranno tra di loro tratti comuni. Parmenide è sicuramente il più importante, poi c'è Senofane ma c'è anche, poi lo vedremo, Senofane, sempre di Elea, che fu allievo di Parmenide e tentò di difendere le tesi del maestro.

Per me l'idea è importantissima anche se in realtà non abbiamo neppure di lui tante fonti letterarie. Abbiamo un poema che lui scrisse sotto forma appunto di poema, quindi poesia, che si intitolava, o meglio fu intitolato poi, Sulla Natura. come vi ho detto sullo naturale il titolo standard che si dava a tutti i libri di filosofia dell'epoca, un poema in cui presenta la sua visione, ma appunto essendo scritto in forma di poesia, a volte ha dei passaggi abbastanza oscuri o comunque non del tutto esplicitati. Pertanto anche il nostro amico Parmenide a volte non è di facile interpretazione, ci sono ancora delle questioni aperte, gli studiosi a volte anche nell'Ottocento e nel Novecento hanno dibattuto di cosa. pensasse davvero per Capite.

Insomma oggi cercheremo di spiegare più nel dettaglio il suo pensiero. Parmenide visse circa tra il 515 a.C. e il 436 a.C.

Dico circa perché a volte sui libri trovate anche delle date lievemente diverse perché appunto non è sempre chiaro esattamente l'anno in cui nacquero o morirono questi pensatori, però insomma siamo lì più o meno, siamo sempre dalla fine del VI secolo e nel pieno V secolo a.C., quindi più o meno stessa epoca di Eraclito ovviamente. Vi dicevo nasce in Campania e è forse il più importante esponente di questa scuola, l'Ealtica, che è considerata la scuola che ha dato il via alla ontologia. Se vi ricordate in uno dei primi video in cui vi presentavo la storia della filosofia, e in descrizione ve lo linko, vi ho elencato anche una serie di, diciamo così, discipline, parti della filosofia particolarmente rilevanti. Vi ho parlato della logica, vi ho parlato della gnoseologia, vi ho parlato dell'etica, vi ho parlato... non so dell'estetica eccetera, dalle tante vi ho citato anche l'ontologia che è lo studio dell'essere e in effetti Parmenide concentra tutti i suoi sforzi proprio sull'essere, un concetto complicato, difficile che però molti filosofi hanno voluto nel corso della storia affrontare e anche in questo caso noi ne abbiamo parlato approfondendo il tema in un video apposito proprio dedicato esclusivamente all'essere, un video di diciamo così, dizionario di filosofia, perché è una serie di video in cui analizzo esattamente il significato di alcuni termini importanti della filosofia, questo video sull'essere ve lo linko anch'esso in descrizione se siete curiosi.

Comunque adesso vi rispiegherò brevemente cosa intende per essere Parmenide. Vi dicevo, scrive questo poema sulla natura. E raccontiamo dunque cosa avviene in questo poema, perché ci sono delle vicende che poi servono a spiegare il pensiero del filosofo. In questo poema Parmenide immagina di compiere un viaggio e di arrivare a cospetto della dea Dike, una dea del... del pantheon, diciamo greco, la Dea della Giustizia e una volta arrivato davanti alla Dea di Iche inizia a comunicare con lei e la Dea, insomma, sostanzialmente gli spiega che per conoscere esistono due vie, due strade dei due percorsi.

Quella che lei chiama la via della verità e quella che lei chiama la via dell'opinione. In greco verità è aleteia, opinione è doxa. Ricordatevi anche questi due termini greci perché ogni tanto appunto ritornano anche nella cultura personale generale di ognuno di noi. Aleteia, verità, doxa, opinione, due strade per conoscere. La via della verità si basa secondo la Dea sulla ragione, la via dell'opinione invece si basa secondo la Dea sui sensi.

Ora sospendiamo un attimo il percorso su Parmenide e apriamo una parentesi che è però molto utile perché ne parleremo in... l'anno prossimo, l'anno dopo ancora, tutto il percorso del liceo di filosofia, ma anche per chi è curioso e vuole scoprire il percorso della storia della filosofia fuori dal liceo, è contrassegnato da questa distinzione tra sensi e ragione spesso. Allora perché li distingue Parmenide? Perché chiama la via della ragione via della verità e la via dei sensi via dell'opinione? Allora intanto...

Poniamoci alcune domande molto banali, molto elementari. Vi sarà capitato, probabilmente mille volte, di discutere con un vostro amico, con un vostro familiare, e così via, sulla verità o la falsità di alcune affermazioni. Ad esempio, poniamo il caso che stiate mangiando insieme e voi diciate «Mmm, buono questo pasta, buona questa pasta asciutta, buona questa carne!

» Il vostro amico potrebbe dire «Sì, sì, è molto buona», ma potrebbe anche dire «A me non piace». oppure io la trovo cattiva, oppure secondo me è troppo poco cotta, eccetera eccetera eccetera potrebbe dissentire dal vostro punto di vista, dare diciamo noi un'opinione diversa. Perché questo? Perché ovviamente nella valutazione della bontà dei cibi secondo noi non c'è di solito una verità assoluta.

Ci sono delle opinioni che si confrontano tra loro, dico bene? Questo vale anche perché se andate in un museo, vedete un quadro e dite, beh, questo quadro è molto bello. Dite voi, non so se mi ricordi, no, secondo me questo è un burbero a cui non piace niente, e dice, no, secondo me questo quadro è una crosta e non vale niente.

Anche qui, chi ha ragione e chi ha torto. ma probabilmente è difficile stabilire una ragione assoluta molto più facile dire sono due opinioni diverse se voi uscite sempre col vostro amico brontolone e dite mamma mia che caldo che fa oggi lui potrebbe dire ma no guarda che secondo me c'è addirittura freschino quasi, ieri c'era più caldo e anche qui opinione contro opinione. Come vedete molto spesso quando discutiamo si confrontano opinioni diverse sulle cose senza che per forza si arrivi a una verità.

Però ci sono anche dei casi invece in cui la verità sembra emergere in maniera più cristallina, più limpida. Mettiamo il caso che voi col vostro amico, quello burbero che vi deve sempre dire di no, voi gli diciate, guarda, secondo me 2 più 2 fa 4. Lui difficilmente dissentirà, a meno che non abbia dei problemi psicologici o non sia bravo in... sia scarsissimo in matematica, anche per lui 2 più 2 farà 4, sia che sia di buon umore, sia che sia di cattivo umore, sia che sia burbero, sia che sia simpatico, 2 più 2 farà 4. E questa è una verità su cui teoricamente non si può risentire, è una verità di ragione che tutti accettano. Allo stesso modo se io vi dicessi, seguite il ragionamento, che non è di Parmenide, sto andando un po'oltre Parmenide, ma per farvi capire quello che Parmenide intende dire, se io vi dicesse tutti gli uomini sono mortali, io sono un uomo, dunque io sono per forza mortale, questa frase io sono per forza mortale, se sono vere le due frasi precedenti, è sempre vera, dico bene? Nessuno dissentirà.

Se accetta che tutti gli uomini siano mortali e se accetta che io sia mortale, per forza di cose, deve accettare anche come vero, indiscutibilmente vero, che io sia mortale. Quindi, è vero che ci sono delle verità che sono verità con la V minuscola, diciamo, molto opinabili, molto discutibili, ma ci sono anche verità con la V maiuscola che invece sono accettate da tutti e che nessuno può contestare. Ora, Faccio notare che gli esempi che vi ho fatto sono differenti perché utilizzano metodi di conoscenza diversi.

Gli esempi che vi ho fatto riguardo all'opinione, cioè il cibo da assaggiare, il dipinto da vedere, il freddo da sentire, riguardano tutti i sensi. Il cibo, il gusto del cibo, uso la lingua, quindi il gusto appunto. Il quadro uso la vista.

Sentire se è freddo o caldo uso il tatto, giusto? Quindi... Tutte queste cose in cui c'è opinione e non verità forte, in cui ci sono contrasti anche, sono frasi e affermazioni basate sui sensi. Gli esempi invece di verità, 2 più 2 fa 4, tutti gli uomini sono mortali, io sono mortale, io sono un uomo quindi io sono mortale, sono invece frasi in cui non uso i sensi. 2 più 2 fa 4, non uso i sensi, uso solo la ragione.

Il ragionamento che vi ho detto uso solo la ragione. E allora è proprio per questo che Parmenide, ma con lui molti altri filosofi dell'antichità, in parte anche della modernità, diranno, quando io uso la ragione, arriva verità condivise, verità che tutti accettano, verità forti, verità che possiamo proprio chiamare verità vere e proprie, la via della verità, aletia. Quando uso invece i sensi, arrivo ad affermazioni che per me sono vere e per un altro possono essere anche false, non arrivo a verità solide, a verità vere, arrivo a opinioni, doxa comprendete? questo è quello che Parmenide intende dire quando distingue queste due vie ovviamente se è vero questo, il filosofo cosa dovrà mai fare? dovrà seguire le opinioni che lo portano in una via incerta dove può essere vera una cosa ma può essere anche vera il suo contrario, dove tutti gli uomini dissentiranno, oppure deve seguire la strada della verità, quella dove tutti saranno d'accordo, dove si troveranno conclusioni molto solide e molto forti?

È scontato, la via da seguire è la via della verità. Ora, stabilito questo, deciso quale strada prendere, cerchiamo quindi con la via della verità di arrivare a delle conoscenze. In particolare per Melide.

vuole arrivare a delle conoscenze sull'essere, per questo è il padre dell'ontologia. È il padre dell'ontologia perché è il primo filosofo che non si chiede più di tanto cos'è l'acqua, cos'è l'aria, cos'è l'archè, cos'è il fiume che scorre, eccetera, eccetera, eccetera. Cioè non indaga gli elementi, gli enti meglio ancora, cioè l'uomo, la natura, questo, quello, quell'altro. Gli enti non gli interessano più di tanto. preferisce indagare l'essere.

L'essere cos'è nella visione di Parmenide? È tutto ciò che è, tutto ciò che esiste, l'unione, potremmo dirla così, di tutti gli enti. Ma qua bisogna fare attenzione perché quando io parlo di degli enti, quando io parlo di Batman, che è un ente, qualcosa che esiste, ne parlo perché lo vedo, perché lo tocco, perché lo percepisco. Cioè, per dire che Batman è un ente, sto usando i miei sensi. Ma i sensi, come abbiamo visto, non sono poi così tanto affidabili.

Per me sembra una cosa, per un altro sembra un'altra. Io non posso costruire una scienza sui sensi, perché non arriverò mai a verità inconfutabili. Quindi... E'inutile cercare di studiare quest'ente, quest'ente, questo ente, i vari enti della natura, perché tutti gli enti io riconosco, quelli che ho davanti agli occhi, tramite gli occhi, la vista, il tatto, i sensi. Molto meglio ragionare piuttosto sull'essere, cioè sul tutto ciò che esiste.

Quindi, ripeto, mette la parte per un po', per un attimo, e vedremo altri filosofi che lo seguiranno, altri torneranno indietro, però lui fa così, mette la parte. l'indagine degli enti, della natura, dell'uomo, eccetera, e si butta sull'indagine dell'essere. Puntiamo in alto, in un certo senso, al tutto. E per studiare l'essere decide di usare questa metodologia della ragione, la metodologia della verità, la via della verità.

Allora proviamo a ragionare sulla parola essere. funziona così non devo andare a vedere devo solo ragionare proviamo a ragionare su cosa vuol dire essere essere vuol dire ciò che è ovviamente essere ha un suo opposto l'opposto dell'essere è il non essere cosa sarà il non essere ciò che non è, ciò che non esiste. Se l'essere è ciò che esiste, il non essere è ciò che non esiste.

Bene? Questo non perché sono andato a vedere, a sperimentare, ma per logica, per puro ragionamento. Se è vero questo, e Parmenide finora ha solo dato delle definizioni, possiamo ricavare una conclusione già subito, una prima affermazione, che viene di solito dai libri riassunti in una formuletta che sembra quasi uno scioglilingua, ma in realtà se l'ho imparata a memoria viuta puoi anche ragionare per partire da qui per poi ragionare ulteriormente.

La formuletta è la seguente. L'essere è e non può non essere, il non essere non è e non può essere. Ve la ripeto prima più lentamente. L'essere è e non può non essere, il non essere non è e non può essere. In realtà può sembrare appunto complicato a sentirla ma è facilissimo e banalissimo.

L'essere è cosa vuol dire? Che l'essere esiste, l'abbiamo detto anche prima, l'essere esiste e non può non essere, cioè e non può non esistere, perché altrimenti non sarebbe essere. L'essere è ciò che esiste, se potesse non esistere non sarebbe più essere, sarebbe qualcos'altro.

Bene Il non essere al contrario, non è, per definizione abbiamo detto che il non essere è ciò che non esiste, quindi non è. e non può essere, perché se il non essere fosse essere, allora dovrebbe esistere e non sarebbe più non essere. Capite?

Se non avete capito, portatemi dietro di qualche seconda e li ascoltate. In realtà è più difficile da dire e da spiegare che da capire, perché banalmente Parmenide, per affermare questa frase, non ha fatto altro che applicare i due principi cardine della logica che voi applicate, proprio se non siete astrusi nel ragionare, ogni santo giorno. e magari non sapete come si chiamano, neppure Parmenide sapeva come si chiamavano, ma sapete benissimo applicare.

Perché dico che neppure Parmenide sapeva come si chiamavano? Perché in realtà questi due principi della logica che adesso vi presenterò velocemente, al tempo di Parmenide non erano ancora stati formulati e neppure Parmenide li formula. Sarà solo Aristotele qualche tempo dopo a definirli per bene, però già si conosceva, si usavano.

Quali sono questi due principi? Il principio di identità e il principio di non contraddizione Il principio di identità dice che ogni cosa è uguale a se stessa A uguale a Il principio di non contraddizione dice che ogni cosa non può essere contemporaneamente uguale a se stessa e al suo contrario Cioè A se è uguale ad A non può essere anche uguale a non A, alla negazione di A Bene? Allora, cosa vuol dire tutto questo? Vediamo la frase.

L'essere è principio di identità. L'essere esiste. La teoria dell'essere è ciò che esiste.

L'essere esiste non fa altro che esplicitare l'identità dell'essere. Quindi stiamo applicando i principi di identità. L'essere è e non può non essere, cioè non può appartenere al suo contrario, se no cadremo in contraddizione.

Se l'essere potesse non essere, cadremo in una contraddizione. Per i principi di non contraddizione questo non può essere vero. Quindi l'essere è e non può non essere.

E allo stesso modo il non essere non è e non può essere. È uno scioglilingua, ci si incarta un po'a dirlo, mi rendo conto, e anche voi probabilmente se dovrete mai essere interrogati su queste cose potreste un po'incartarvi a spiegarlo, ma nel ragionamento tutto fila abbastanza liscio, devo dire. Ora, una volta formulata questa frase, per me è convinto di aver trovato una prima verità sull'essere, cioè sul tutto. sul tutto ciò che è sulla realtà potremmo anche dire ok una verità forte che a voi sembra banale sicuramente al momento vi può sembrare banale ma vedremo che applicando sempre la veda la verità a partire da quello che abbiamo detto ora ricaveremo delle conseguenze che non vi sembrano per nulla banali quindi state pronti che arriva lo shock arriva però intanto capite questo parmenide ritiene che con la ragione si possa conoscere l'essere si possa conoscere tutto si possa capire il tutto, perché è convinto quindi qual è l'elemento sotto traccia che non abbiamo ancora detto, ma che serve per fare questo ragionamento che stiamo facendo.

che ci sia una corrispondenza tra pensiero ed essere. Cosa vuol dire? Vuol dire che il modo in cui io ragiono e il modo in cui la realtà funziona sono simili. Ti ho detto, io ho ragionato sulla parola essere, ho usato le regole della logica, cioè di come funziona la mia mente, e ora pretendo che queste regole della logica mi spieghino la realtà.

Ha detto l'essere è e non può non essere, poi mi attendo che l'essere nella realtà si comporti esattamente come io ho pensato che si debba comportare. Questo per i greci spesso era scontato, per Parmenide è scontato. Per Parmenide la realtà è razionale come è razionale la mia mente. C'è proprio un legame, una, ripeto, corrispondenza tra il pensiero e l'essere. Per i filosofi.

Di epoca molto più recente rispetto ai greci, soprattutto i filosofi dell'Ottocento e del Novecento, quindi degli ultimi due secoli, le cose non stanno per forza così. Come vedremo ci saranno filosofi che penseranno che la realtà non è affatto logica, non sia affatto razionale, anzi tutt'altro, onice. parleremo molto di Nice e anche in relazione ai greci, all'Apollino e all'Onisiaco, però adesso non ve lo anticipo troppo, bisogna arrivare un po'per i gradi anche a Nice, però capite che per Parmenide tra il mio modo di ragionare e la struttura della realtà c'è un legame, quindi io posso benissimo ragionare ed essere convinto che quello che il mio ragionamento mi dice valga anche fuori di me, valga anche per il mondo, d'altronde la matematica ci abitua a pensare così, no?

io faccio un conto matematico che sarevo a fare 527 più 12, 539 no? allora lo faccio a mente, a limite mi aiuto facendo in colonna ma quando mi aiuto scrivendo non vado a contare 527 cose e altre 12 cose semplicemente scrivo per non dimenticare ma il conto viene fatto mentalmente con la ragione con le regole della matematica applicate dalla ragione bene se io so che 527 più 12 fa 539 lo so con la mente lo so con la ragione ma mi posso lecitamente aspettare che se andrò a contare 527 penne e poi aggiungerò altre 12 penne al mucchio e riconterò ne verranno fuori 539 giusto quindi la matematica mi abitua a pensare che ciò che valga nella mia mente le regole di funzionamento della mia mente siano anche le regole del funzionamento della realtà ok e di greci questo era normale per i miei alunni 18 normalissimo sono tutti convinti di questo vedremo che anche per la mani da così ma vedremo che andando avanti questa sicurezza vi verrà un po alla volta demolita ma ci arriveremo proprio grande per me non è convinto comunque quindi già una cosa importante da dire. Questa è la prima conseguenza. La seconda conseguenza di quella frase che vi ho detto prima, l'essere è, non può non essere, il non essere non è e non può essere, è anche che non solo viene formulata dopo aver abbracciato, intrapreso una strada particolare, quella della ragione, la via della verità, ma questa strada della verità è ormai lontana. dalla strada dell'opinione.

Le due strade non sono, non progettano in parallelo, vicine, ma si stanno divaricando sempre di più. Perché? Perché quella frase, l'essere è, non può non essere, eccetera, vi ho detto che il non essere non può esistere. Secondo la ragione, il non essere, lo dice anche la parola stessa, non può proprio esistere, altrimenti non sarebbe non essere. Però i miei sensi, e anche i vostri sensi, perché non è che sono io strano, i sensi di tutti noi uomini, ci dicono In realtà una cosa diversa.

Ci dicono che il non essere esiste. Se io guardo Batman, lo vedo lì e dopo, io non voglio, non lo farò mai, povero Batman, ma lo buttassi in un fuoco, in un camino e lo bruciassi, il povero Batman non sarebbe più. Passerebbe dall'essere così al non essere più.

Nella nostra esperienza sensibile il non essere esiste. La morte cos'è? La morte degli uomini. La morte è il non essere, è abbracciare il non essere, passare dall'essere al non essere.

Che ne so, perdere peso cos'è? Perdere peso è una parte della ciccia che diventa non essere, che viene bruciata, diciamo noi no quando parliamo delle calorie viene bruciata ma dove va a finire diventa non essere ora tutto ciò che diviene qui ci ricolleghiamo un po a eraclito in descrizione vi metto il link anche su eraclito tutto ciò che diviene che cambia che muta sembra passare dall'essere al non essere La morte è un passaggio dall'essere al non essere, il bruciare le cose è un passaggio dall'essere al non essere, ma anche l'invecchiamento. Io ormai purtroppo 30 anni fa, 35 anni fa, 40 ero un neonato, ma 35 anni fa ero un bambino.

tranquillamente. Non sono più un bambino. Quando sono cresciuto sono passato dall'essere un bambino al non essere più un bambino.

Quindi sono passato dall'essere al non essere. Anche adesso posso dire non sono un bambino. Anche se prendo due oggetti tra loro, posso confrontarli, se prendo due uomini, Tizio e Caio, posso dire Tizio non è Caio.

Come vedete il non essere c'è nella vita sensibile, in ciò che io vedo coi sensi, nel divenire. Segno che, e Parmenide questo lo sa bene, segno che per Parmenide la via della verità mi dice che il non essere non esiste e quindi che non esiste neppure il divenire, mentre la via dell'opinione mi dice che il non essere esiste. ed esiste anche il divenire. Se è vero tutto quello che vi ho detto finora, possiamo ricavare, come dicevo prima, delle conseguenze che queste saranno più scioccanti di quello che è stato finora questa lezione.

Conseguenze che ricava lo stesso Parmenide, ripeto, semplicemente applicando la logica. Cosa ricava? Prima cosa, chiediamoci l'essere.

Può essere nato? Può aver avuto origine nel tempo? Può essere stato generato? La domanda è lecita perché, ad esempio, ce lo chiediamo sempre, no?

L'universo, il cosmo, ciò che esiste, è stato creato, c'era sempre, ha avuto origine, da dove ha avuto origine, eccetera. È una domanda che tutta l'umanità si è sempre fatta e a cui abbiamo risposto ancora oggi molto parziale, perché anche la teoria del Big Bang ci dà qualche indizio, ma non è che spiega tutto. Bene, allora, ragioniamo sull'essere.

Se l'essere fosse generato, Cosa vorrebbe dire? Vorrebbe dire che l'essere prima non c'era e poi a un certo punto avrebbe cominciato ad esserci. Ma, se fosse vero questo, cosa ci sarebbe stato prima dell'essere?

Se l'essere non c'era, si doveva essere il non essere. Ma il non essere può esistere? Abbiamo detto di no. Quindi è impossibile che l'essere sia stato generato.

Perché, ripeto, se fosse stato generato avrebbe cominciato a esistere da un certo momento in poco. E prima cosa ci sarebbe stato? Ci sarebbe stato il non essere, il nulla.

Ma il nulla, il non essere, può esistere? No. E allora non è possibile questa ipotesi, dobbiamo scartarla questa ipotesi e stabilire che l'essere sia esistito sempre. Quindi l'essere è ingenerato, non è mai stato generato, c'era sempre. Ok?

Prima caratteristica da ricordare. Avete capito il ragionamento? ragionare su cosa voglia dire essere e se sia generato oppure no, potremmo già dirlo, sostanzialmente ragiona per assurdo, come si fa in matematica a volte, dice vediamo, poniamo il caso che l'essere sia stato generato, ha negato la sua tesi, ha detto beh se fosse stato generato vorrebbe dire che avrebbe cominciato a esistere da qui in poi, vorrebbe dire che prima ci doveva essere qualcosa di diverso, questo qualcosa di diverso non poteva essere altro che il non essere, ma il non essere per definizione non può esistere, siamo arrivati a un assurdo e quindi bisogna dire che era sbagliata la tesi negata da cui siamo partiti, cioè che l'essere sia generato e quindi l'essere deve essere ingenerato, un tipico ragionamento per assurdo Parmenide non li chiama ancora ragionamenti per assurdo, né li formalizza per bene, però di fatto li usa e quindi come vedete Parmenide è importante anche perché ha iniziato a porre alcuni stili di ragionamento decisamente nuovi quindi abbiamo detto, prima cosa, l'essere è ingenerato, cioè non è mai stato generato Grazie Allo stesso modo, possiamo dire che l'essere prima o poi morirà, finirà?

Avrà una fine l'essere nel tempo? Se avesse una fine, neghiamo la tesi, se avesse una fine vorrebbe dire che fino a un certo punto c'è stato e dopo quel punto, quel momento, non ci sarà più. Ma dopo quel momento cosa ci sarà?

Non potrà più esserci l'essere, quindi dovrà esserci necessariamente il non essere. Ma il non essere non può esistere, l'abbiamo detto fin dall'inizio, e dunque anche questa ipotesi è sbagliata. E dunque l'essere deve essere imperituro. Non finire mai nel tempo, non morire mai, imperitura.

Se l'essere è ingenerato ed è imperituro, se non inizia né ha fine nel tempo, è eterno. E quindi, ingenerato, imperituro, eterno. Poi, altre caratteristiche. L'essere sta fermo o si muove? Bella romana anche qui.

Anche noi oggi, mettiamo che noi oggi consideriamo come essere l'universo. A parte che non è detto affatto che l'essere coincida con l'universo, ma ipotizziamo. L'universo è fermo o è mobile? Si muove o...

è radicato lì, eccetera. Ragioniamo? Dice Parmenide. Vediamo. Se l'essere si muovesse, cosa vorrebbe dire?

Vorrebbe dire che passa da un punto A in cui è, a un punto B in cui non è. Muoversi cosa vuol dire? Se muovo Batman, vuol dire che lo sposto dal punto dove è adesso, a un punto in cui non è ancora qui.

Lo sposto. Adesso occupa il punto in cui prima non c'era e si è liberato il posto in cui prima era. E se lo rimetto là, si rioccupa quel posto lì e si libera questo posto qua. Ma allora, se l'essere facesse la stessa modo e si muovesse da un punto in cui è a un punto in cui non è, bisognerebbe chiedersi cosa c'è nel punto in cui l'essere non è.

Ci può essere solo il non essere? Ma il non essere può esistere? No. Dunque, l'essere è immobile, non può muoversi, perché se si muovesse bisognerebbe implicare l'esistenza del non essere, cosa che è impossibile da farsi. Quindi l'essere è immobile.

Poi, altra cosa, l'essere è unico o sono più esseri? Se vi ricordate, che ne so, i pitagorici ad esempio, avevano trovato un archè nel numero, ma i numeri erano molteplici, no? Divisi poi in pari e dispari, ma non c'era un unico principio, erano vari.

Allora anche l'essere potrebbe essere molteplice, esserci più di un essere, giusto? È possibile? Parmenide se lo chiede, vediamoli, ragioniamo.

Se l'essere, mettiamo, poniamo il caso che esistano due esseri. Come si fa a dire che esistono due cose? Qual è che si può dire che esistono due cose? Si può dire che esistono due cose quando queste due cose sono separate tra loro, cioè se io anche le avvicino, in mezzo tra di loro passa comunque almeno un filo d'aria, no? Qualche micron di spazio, no?

Guardate le mie dita, sono due perché effettivamente non combazio, non si guarda, lo vedo anche attraverso qualcosina, quindi c'è spazio tra le due. Allora vuol dire che tra le due cose, in mezzo a separare le due cose c'è un... terza cosa diversa.

Dito A e dito B sono fatti più o meno della stessa sostanza, ma in mezzo c'è una sostanza diversa da separarle. Se fosse il dito anche in mezzo sarebbe un ditone unico, ma essendo separati c'è qualcos'altro. Allora, perché esistono due esseri, deve esistere in mezzo a separarli un terzo tipo di essere, diverso dall'essere.

Cioè deve esserci qualcosa di differente che li separi. Questo qualcosa di differente non può essere altro che il non essere. Ma il non essere può esistere? No.

Dunque, l'essere non può essere molteplice. L'essere deve essere unico. Quindi, ripetete, abbiamo detto, è ingenerato, è imperituro e quindi eterno, è immobile, è unico. Domanda, possiamo dividere l'essere?

Possiamo tagliare la metà? Il mio dito? Io, povero rito, lo posso tagliare a metà e dividere in due esseri, ma quando lo taglio a metà, cosa succede? Stacco una parte dall'altra e in mezzo viene occupato dell'aria, da qualcos'altro, da un terzo elemento.

Allora, se io potessi dividere l'essere, vorrebbe dire che dovrei poter metterci in mezzo a dividere le due parti dell'essere anche qualcosa di diverso, cioè il non essere. Ma il non essere può esistere? No.

Dunque, anche il... non essere non esiste, dunque anche l'essere è indivisibile. E quindi ripeto, generato, imperituro, immobile, unico, indivisibile, ce ne rimangono due o tre, però ora ve la dico una e poi vi dico l'altra.

Sesta cosa, l'essere è omogeneo o disomogeneo? Questa domanda se la pone sempre Parmenide. Allora, io in genere per spiegare questa cosa parlo delle torte. Quando fate una torta dovete spargere, prima preparate l'impasto, nello stampo preparate tutti gli ingredienti e chiaramente dovete spargere gli ingredienti in maniera uniforme, omogenea. Non potete mettere, che so, tutta la panna da una parte e qualcos'altro dall'altra.

e che so la frutta dall'altra se no viene una torta obrobriosa no? Non potete mettere, se fate mettere una torta, mettere in forno il lievito da una parte tutto da una parte e niente dall'altra, che dopo si viene fuori una torta che è bella soffice da una parte e durissima come il cemento dall'altra. Ora L'essere è disomogeneo come la torta fatta male o omogeneo? Se fosse disomogeneo cosa accadrebbe, si chiede Parmenide sempre ragionando, accadrebbe che avremo delle parti con più essere e delle parti con meno essere, come nella torta sono le parti con più panna e delle parti con meno panna. Bene, ma pensiamo alla torta, se diventa alta o uguale?

Le parti dove c'è più panna, meno tanta panna, le parti dove c'è meno panna, bisogna che siano riempite da qualcosa di diverso dalla panna, che può essere, che so, le fragole, fatemelo tutte le fragole, ma può essere l'aria, mal che vada. No? Allora, se l'essere fosse disomogeneo, avremmo parti con più essere e parti con meno essere, ma dove ci fosse meno essere avremmo necessariamente più aria, più qualcos'altro, più aria per dire la torta, più qualcos'altro, più di un elemento alternativo rispetto all'essere.

Ma qual è l'unico elemento alternativo rispetto all'essere? È il non essere. Ma il non essere può esistere?

No. Quindi l'essere deve necessariamente essere... omogenea. Fin qui tutto è abbastanza logico, anche se magari le conclusioni dopo vedrete che sono poco intuitive dal punto di vista dell'esperienza, della vita, però è molto logico dal punto di vista del ragionamento. Adesso parliamo delle ultime due caratteristiche che sono però altrettanto importanti, che sono però meno logiche, meno facili da comprendere così di primo acchito.

La prima domanda che ci dobbiamo porre è l'essere è finito o infinito nello spazio? Abbiamo detto prima che è infinito nel tempo perché è eterno, ma dobbiamo chiederci anche se l'essere è infinito nello spazio oppure se è finito. Allora, se noi ragionassimo come Parmenide ha ragionato finora, probabilmente saremmo portati a dire che l'essere è infinito.

Perché? Perché se io volessi ragionarci sopra, proverei a negare la tesi, proverei a dire, mettiamo il caso, analizziamo il caso in cui l'essere è finito. Mettiamo che sia finita della forma del cerchio, che ne so, l'area del cerchio è finita, quindi possiamo immaginare un essere di forma circolare finito.

Cosa accadrebbe se io disegnassi un essere che ha la forma del cerchio? Che avrei? Di qua dal cerchio, di qua dal perimetro diciamo, avrei l'area del cerchio e quindi avrei l'essere. Di là però avrei qualcosa di diverso dall'essere. Perché la circonferenza rappresenterebbe il confine dell'essere.

E se c'è un confine c'è sempre un qualcosa lì qua e qualcosa di diverso al di là. Ma cosa ci può essere di diverso dall'essere? Ci può essere solo il non essere. Il non essere può esistere?

No, pertanto l'essere non può essere finito ma deve essere infinito Noi uomini occidentali dei nostri tempi ragioneremmo così e quindi diremmo l'essere è necessariamente infinito I greci però, e Parmenide in particolare, non ragionavano come ragioniamo noi. Come vi dirò tante volte, in parte forse vi ho anche già detto, vi ho già accennato, anzi sì, ve l'ho già accennato parlando dei Pitagorici, e vi metto il link in descrizione. Per i greci... L'infinito era qualcosa di profondamente negativo. Noi siamo abituati a pensare, noi uomini dell'epoca cristiana, potremmo dire perché c'entra anche il cristianesimo, siamo abituati a pensare che infinito voglia dire infinita potenza, infinita grandezza, cioè una cosa davvero maestosa, meravigliosa, fortissima, quindi qualcosa di grande, di buono.

I greci invece consideravano l'infinito come qualcosa di non compiuto, di non realizzato, di non finito, quindi come qualcosa di imperfetto. Pertanto quando Parmenide si deve chiedere se l'essere è finito o infinito, non accetta che l'essere sia finito. possa essere infinito e trova invece una soluzione alternativa per dimostrare che l'essere è finito.

Perché lui dice che l'essere non dovete pensare a un cerchio come abbiamo fatto noi prima, dovete pensare piuttosto a una sfera tridimensionale. Una sfera che caratteristiche ha? È una figura geometrica finita perché ha un suo volume misurabile, quindi non è infinita, è finita, e però se io sto sulla superficie della sfera e la percorro...

Non trovo alcun confine, cioè la posso percorrere, vedete una palla da villiardo, vedete il pianeta Terra, facendo finta che non sia un po'schiacciato, che sia una sfera perfetta. Io posso camminare. o viaggiare in nave tutta la mia vita attorno alla sfera senza mai trovare la fine, il confine della Terra.

Quindi è finita la sfera, ma infinitamente percorribile. Quindi il problema dell'essere che trova un confine oltre il quale ci deve essere il non essere, in questo caso non si pone. La sfera è l'essere, o meglio l'essere è la sfera. È una sfera perché è finita Ma può esistere anche senza non essere, perché la sfera è infinitamente percorribile.

La tonnellia, anche di una realtà sferica, di un universo sferico, tornerà spesso, la troveremo spesso nei greci. La sfera era la forma perfetta, era la forma più alta, e questo era così per tutti i greci. Quindi l'essere è perfetto, l'essere è sferico. In più, dobbiamo dire l'ultima caratteristica, l'essere è anche necessario. Necessario cosa vuol dire in filosofia e nel linguaggio di Parmenide?

Vuol dire quello che intendiamo normalmente nel linguaggio comune. In linguaggio comune non diciamo una cosa che è necessaria, è una cosa di cui abbiamo bisogno, di cui c'è necessità. In filosofia invece si usa il termine necessario in un senso più stretto, perché necessario vuol dire che si può verificare in un solo modo possibile, che può esistere in un solo modo possibile.

Ora l'essere non può presentarsi in molti modi, non può essere una volta unico e una volta molteplice, una volta immobile e una volta mobile, una volta eterno e una volta mortale, non può essere così. È solo in un unico modo possibile, dunque è necessario. Perché?

Perché abbiamo applicato la logica e la logica e il ragionamento ci portano a verità necessarie. che sono quelle e solo quelle possono essere, non c'è alternativa, capite? Quindi le ripeto tutte le caratteristiche che vanno ricordate, anche perché bisogna essere in grado, secondo me, di rifare un po'il ragionamento di Parmenide, quindi dovete farlo vostro, non imparare la memoria, ma farlo vostro. Le caratteristiche sono le seguenti, l'essere è ingenerato, è imperituro e dunque eterno, è immobile, è omogeneo, unico, Indivisibile, sferico.

è perfetto, è necessario, perfetto, è necessario stessa roba 8 caratteristiche da ricordare ora però, attenzione, vi ho detto le caratteristiche, ma traghiamo le conclusioni l'essere unico, l'essere immobile, l'essere eterno, l'essere omogeneo, l'essere sferico cosa vogliono dire tutte queste cose? vogliono dire che Parmenide è convinto che non esiste il divenire ad esempio l'essere immobile vuol dire che non si muove e non muta l'essere omogeneo, vuol dire che non ci possono essere zone qualitativamente migliori e zone qualitativamente peggiori. Cosa vuol dire?

Che tutto ciò che a noi sembra accadere, coi sensi, è semplicemente una illusione. Io sembro invecchiare, no? E prima o poi morirò. Il mio essere sembrerà morire, il mio ente sembrerà morire, passerò dall'essere al non essere, ma... in realtà quella sarà solo un'illusione, perché l'essere non muore, l'essere non può mutare, l'essere non può diventare non essere, il che vuol dire che io sono immortale, ma non solo, il che vuol dire che io non esisto per come mi vedo, io come mi vedo?

Io mi vedo come un ente separato dagli altri enti, io sono diverso da un altro uomo, sono diverso da Batman, sono diverso dalla tazza di caffè, ma sono davvero diverso o questa è un'illusione? In realtà è un'illusione. Perché l'essere è indivisibile? Quindi tra me e Batman a me sembra di essere che noi siamo divisi, ma in realtà non siamo divisi, è un'apparenza, siamo tutto essere, io, lui, le cose, tutto.

Il tutto è un'unione indivisibile di cose, quindi non c'è differenza, distinzione, divisione tra me e lui, sono apparenze queste. anche quando mi muovo io potrei prendere Batman e spostarlo e rispostarlo come dicevo prima anche questo movimento ha un'apparenza perché l'essere è immobile cioè Parmenide con tutto sto grande ragionamento ci sta dicendo che esistono due dimensioni una dimensione della vita concreta, della vita esperienziale, di quello che vedo, tocco e sento, che però è falsa, è tutta falsità, è tutto un inganno. E un'altra dimensione, solo del ragionamento, che invece è vera, è che ci dice che le cose non stanno come sembra, non stanno assolutamente come sembrano. Capite? Per voi può sembrare assurdo, se vi dico tra me e la tazza siamo due cose diverse?

Per me ne direbbe no, sembrate diverse ma non siete due cose diverse, siete lo stesso essere, parte dello stesso essere. Siamo divisi? Per me ne direbbe, sembrate divisi ma non lo siete davvero. La tazza adesso si sta muovendo? Sembra muoversi ma in realtà è immobile.

Capite che? Tutto questo discorso di Parmenide va, cozza fortissimamente contro i nostri sensi, la nostra apparenza, quello in cui abbiamo sempre creduto e quindi sembra assurdo. C'è da dire che nella seconda parte della sua opera, Sulla Natura, Parmenide da questa prima distinzione così netta, così anche forte, cerca di smussare i toni, introduce addirittura una terza via, una sorta di via di mezzo, di compromesso tra la via della verità. e la via dell'opinione, quasi che ci fosse un modo, lui dice, verosimile per trovare un accordo tra ciò che i sensi ci dicono e ciò che la ragione ci dice.

Ma onestamente io su questa terza via non mi soffermo, anche perché poi non è che abbia avuto tutto questo gran seguito e anche perché non è chiarissimo in parmenide cosa intendesse dire. È molto chiara invece la distinzione tra essere e non essere. ciò che è, ciò che realmente è e ciò che è solo apparenza.

Poi cosa sia l'essere, questo essere sferico, se sia l'universo, se sia la natura, se sia qualcosa di ancora più astratto, anche questo non è chiarissimo. Parmiglietto lascia tanti punti oscuri, anche perché scrive con questo linguaggio un po'poetico, però esplicita solo fino a un certo punto. il suo pensiero quindi rimane un po'come dobbiamo figurarci questo essere non è facile figurarselo, immaginarselo però vedrete che questa riflessione sull'essere di Parmenide segnerà la storia della filosofia, segnerà sicuramente l'ontologia e influenzerà molti filosofi anche in epoca moderna e anche quasi in epoca contemporanea e alcuni anche contemporanei ancora oggi Parmenide è studiato pur essendo superato per certi versi quindi cercate di capire bene tutto quello che vedete in questa lezione.

Vi faccio un ultimo appunto e poi chiudiamo, che è un collegamento con quello che faremo più avanti. Vi ho citato prima Aristotele quando vi ho detto dei principi della logica, gli assiomi della logica, i principi di identità e i principi di non contraddizione. Ebbene sappiate che prima Platone e poi Aristotele riprenderanno fortemente in mano Parmenide e questa sua... distinzione tra essere e non essere, non saranno gli unici, ne vedremo anche altri prima di loro, ma chiaramente Platone e Aristotele sono i due grandi dell'antichità e vale la pena citarli.

E proprio con Aristotele probabilmente la critica a Parmenide troverà un suo completamento, perché questi due filosofi, Platone e Aristotele, accuseranno Parmenide, pur venerandolo come un grande maestro, di aver commesso un errore, un errore relativo al verbo essere. perché un errore che c'era in greco e che può rimanere anche in italiano se non si fa attenzione. Cioè, qual è l'errore?

L'errore è stato quello di confondere il significato del verbo essere. Cioè, essere a volte significa esistere, ma non sempre significa esistere. Quando nella frase famosa del primo abbiamo detto l'essere è e non può non essere, il non essere non è e non può essere, usate il verbo è.

essere, data persona, singolare, con il significato di esistere. L'essere è e non può non essere, vuol dire l'essere esiste e non può non esistere. Però diranno Platone e Aristotele, attenzione, se io dico non sono più un bambino, come dicevo prima, sto dicendo che non esisto più, che non sono più. uno vuol dire non esisto più, vuol dire che continuo a esistere ma in una forma diversa da prima e questo segnerà un cambiamento nella filosofia, ma ci arriveremo quando faremo soprattutto Platone e Aristotele, magari in descrizione vi metto anche se siete curiosi un link.

ad Aristotele, agli escemi della logica e al discorso sul significato del verbo essere. Però insomma andateci cauti, se siete davvero agli inizi con la filosofia seguite piuttosto il percorso che porta gradualmente da Parmenide ad Aristotele piuttosto che fare un salto in avanti e poi non capire nulla. Se però invece siete già un po'più ferrati saltate pure e andate a sentire cosa diceva Aristotele. Ecco per ora questo è tutto, la lezione è stata. di media lunghezza, anche un po'dura dal punto di vista forse dei concetti espressi perché non sono sempre semplicissimi, di solito con i miei studenti ci sono quelli che li capiscono al volo subito perché sono adaltone molto logici, quelli che invece un po'si impantanano a volte e si bloccano lì pertanto se le cose vi sono sfilate via bene, ottimo, cercate di memorizzarle, anche di farle vostre e di capire il meccanismo del ragionamento di Parmenide.

Se invece vi siete un po'impantanati, provate a leggere anche i vostri libri di testo e eventualmente a riascoltare il video nei punti più critici, l'altro anno vi dicevo in descrizione c'è il sommario, per provare a magari anche a distanza di un giorno o due giorni, riascoltare e rivedere se le cose entrano più facilmente, il meccanismo lo si comprende più facilmente. Per oggi è tutto, noi ci vediamo presto per nuovi video ancora di storia, di filosofia, di educazione civica, dei dizionari, un po'di tutto. a presto perché una sfera? perché l'essere, la rifaccio tutta, è venuta proprio male questa l'ultima parte non è che stanco