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Analisi del Carmina 51 di Catullo

Ciao, incontro di analisi del Carmina 51 del Liber Catulliano. È un testo giustamente famoso che viene antologizzato in quasi tutti i manuali scolastici che noi oggi leggeremo e analizzeremo. Ti metto subito qui la traduzione di Luca Canali, dando per scontato che tu sappia che le prime tre strofe, questo c'è scritto ovunque, sono una libera traduzione da un frammento di Saffo, che è questa poetessa molto importante. importante del VII-VI secolo a.C., che è maestra, tra virgolette, di un tiraso, cioè di una scuola per giovani ragazze nobili dell'isola di Lesbo. L'ultima stanza è invece l'ultima strofetta, strofesaffica appunto, l'ultima stanza è appunto invece una originale creazione di Catullo.

Qualche credico contemporaneo pensa che addirittura... siano due poesie separate, separabili, per cui si parla di 14a, 14b, una storia sulla quale non mi fermo troppo. Però appunto noi così la troviamo e così cercheremo di commentarla.

La storia d'amore, dicono i critici, che comincia qui. La storia d'amore fra Catullo e lesbia Claudia comincia qui. Non c'è un innamoramento, si capisce che è una convenzione, che è una ipotesi, piuttosto, ecco, è un'ipotesi di inizio della storia d'amore.

Quegli, mi sembra simile a un dio, quegli, se è lecito dirlo, mi sembra superare gli dei che seduto davanti a te può spesso vederti e ascoltarti mentre dolcemente sorridi. Felicità che a me sventurato rapisce l'uso di tutti i miei sensi. Come infatti ti vedo, lesbia, non mi resta poi neanche un filo di voce. La lingua si intorpidisce, una sottile fiamma si insinua nelle mie membra, un ronzio interno tunde il mio udito, una duplice tenebra uffusca i miei occhi.

L'ozio, o catullo, ti tormenta, nell'ozio ti esalti e in eccesso folleggi. L'ozio in passato perdette anche re e fiorenti città. Allora, la traduzione adesso la toglierò, è una traduzione molto anche semplice, ti invito a non farti mettere paura dal latino di Catullo, perché è vero che lo leggiamo sempre con la traduzione a fronte, però ecco quanto è semplice rispetto a tanti altri testi che abbiamo studiato e anche che studieremo, questo latino è un latino sicuramente comprensibile, per cui non è una cattiveria. toglierti la traduzione, ma che dobbiamo dare spazio alla analisi. E partiamo appunto da un dato interessante, cioè chi è questo ille?

Di chi si tratta? Non c'è un nome. Chi è che ti sta guardando, lesbia?

È un romano qualsiasi, è un romano che è appunto spectat et audit. È un uomo che mi sembra un dio, dopo vedremo per quale motivo, è un uomo legato al Mos Maiorum, non so. è un'identità volutamente, Catullo lascia anonimo questo Hill, è una reticenza, una voluta assenza di identità. Quest'uomo mi sembra simile a un dio, proprio perché riesce a starti davanti e a rimanere in qualche modo normale, non eccedere nella follia, non lasciarsi trasmettere.

trascinare dalla passione amorosa. Questo si fa a sesta è tipicamente romano, ma anche nell'originale di Saffo evidentemente è proprio il concetto che ti ricorderai, la prudenza in qualche modo di Livio Andronico che appunto sa benissimo da buon greco qual è ciò che i romani possono capire e non possono capire. l'idea di un uomo che sia simile o che addirittura superi gli dèi al romano medico risulta completamente incomprensibile. Allora, Livio Andronico abbiamo visto che in alcuni passaggi della Odusia proprio trasforma l'originale omerico omettendo questa somiglianza o addirittura competizione fra uomo e Dio, qui Catullo si limita ad aggiungere un inciso Se è permesso, se è lecito, qua sul Fass è sempre complicato tradurre, si fa Sest, per questo anche lasciarlo così in latino, a mio parere è anche meglio. Si fa Sest, se è legittimo, se è possibile, se è concepibile, addirittura mi sembra superare gli dèi.

Questo che, sedendo davanti a te, ti guarda e ti ascolta mentre ridi dolcemente. Allora... Perché mi sembra un dio? Proprio per questo motivo, perché nota Catullo la differenza abissale che c'è fra quell'uomo che rimane in qualche modo composto, razionalmente vigile davanti alla bellezza di lesbia, e invece Catullo che misero, ecco lo dice a verso 5, non riesce a non lasciarsi trasportare, trascinare dalla passione amorosa. Questa miseria, il termine volutamente...

Non ha nulla a che vedere ovviamente con la povertà nostra, è uno dei tanti falsi amici del latino. Miseria è invece appunto un povero me, ecco, in questo senso, questa situazione esistenziale di difficoltà causata proprio dalla passione amarosa. Quanto è diverso da me questo che riesce a stare composto guardandoti. Perché invece a me al contrario questo, adesso ci fermiamo su questo, questo quad mi strappa via il sensus, quindi mi strappa via appunto possiamo dire la razionalità, strappa via la testa e mi toglie via il pensiero.

Questo quad è stato dato dai critici una dubbio interpretazione ma io neanche mi fermerei troppo perché come può essere interpretato questo quad? Questo quad può fare riferimento a tutta la scena di prima, cioè il fatto che uno ti guarda che un altro sia vicino a te, implicherebbe una certa gelosia. Quindi questo mi toglie, mi strappa via il sensus.

Potrebbe essere un spasmo di gelosia, non è necessario leggere. Più semplicemente è il fatto che la tua visione, guardare te, che sei dolce e ridente, che poi tra parentesi è il titolo del nostro libro, per cui un certo... questo termine ce l'avrà, tu che sorridi dolcemente, guardare te, tutto questo ERIPIT SENSUS MI STRAPPA VIA LA VITA, questo volendo così enfatizzare un pochettino, guardarti, guardarti mi toglie la razionalità.

Questo sarebbe giustificata questa interpretazione B, ammesso che siano poi un'alternativa all'altra e che in realtà non si accavallano. spiegherebbe questi due punti che ovviamente non sono nel test originario ma che non fanno altro che amplificare quel nam infatti infatti non appena io ti guardo ogni volta che ti guardo ogni volta che torno a guardarti non appena ti riesco a scorcere cara lesbia comincia una sintomatologia quindi quel aspexi ovviamente potrebbe ribadire questa ipotesi B comincia tutta una sintomatologia derivata dalla visione. E qua ti rimando a tante poesie della lirica medievale, italiana, propensale, per cui il vero amore nasce per la visione, per la vista della donna.

Da Andrea Cappellano in giù, diciamo così, in avanti, più o meno quasi tutti i poeti medievali parlano di questo amore che nasce dalla visione. Entriamo nel dettaglio di questa sintomatologia. Quali sono i sintomi che provoca in me il guardarti?

Ho lesbia? Nihil est supermi vocis in ore. La mancanza di voce.

Quel vocis è un genitivo partitivo retto da Nihil. Cosa sono queste parentesi uncinate? Sono un'integrazione di una assenza, di una lacuna che il testo originario presenta. per cui troverai diversi altri testi che presentano altre interpretazioni, altre integrazioni avanzate da alcuni critici.

Io ho scelto questa che è quella che sceglie il nostro libro, vanno più o meno bene tutte modificando lievemente la traduzione. In questo caso, primo sintomo è la mancanza di voce. Nil est super mi. Interessanti tutti questi iperbati, ma su questo ci torneremo dopo. Secondo sintomo, lingua sed torpet.

Sed, lingua torpet. La lingua si intorpidisce, si blocca nella mia bocca. Una sottile flamma, un sottile calore si impossessa delle mie membra.

e quarto un suono tutto loro hanno le mie orecchie tintinnant no quanta è onomatopeia quanto è bello questo questo termine quinto e ultimo sintomo i miei occhi sono ricoperti da una duplice gemina oscurità gemina nocte sintomi sintomi di una di uno sconvolgimento interiore che la visione della donna porta con sé. Ti rimando tra parentesi alla dimostrazione della corporeità dell'anima che Lucrezio opera nella parte centrale del terzo libro del De rerum natura, ti rimando alla video lezione in cui questo viene riportato e in cui ho voluto in quella video lezione riportare proprio questi versi di Catullo. Uno sconvolgimento interiore che ha dei riflessi somatici, questi cinque sintomi che sono fisici di un sentimento provato nell'interiorità del soggetto. Ma analizziamo più la elaborazione retorica, appunto quella che è l'ars, che è uno dei tre grandi assi portanti della poetica prima ellenistica, poi dei poete novi e poi di Catullo stesso.

Ti rimando alla video lezione a questo dedicata. Dove è l'altra elaborazione retorica? Qua troviamo una struttura chiasmatica, non soltanto un chiasma, ma una struttura chiasmatica, lì dove si intrecciano frasi con sostantivo-verbo, verbo-sostantivo, verbo-sostantivo, sostantivo-verbo. L'unomatopea, a cui prima facevamo riferimento, Tintinant, ma ancora l'ipallage, quel gemina, che è un gemina.

un ablativo riferito grammaticalmente a nocte, ma che invece concettualmente si riferisce a lumina. I miei occhi, lumina, tegunto, sono coperti da tegole, tutte le altre parole che da questo derivano, sono coperti da una duplice notte, però sono due gli occhi coperti da un'unica oscurità. Le metonime, la parte per il tutto, ne troverai diversi in questi stessi versi. E ancora, gli encebamon che sono praticamente in ogni verso, appunto viene diviso quasi sempre il periodo dalla fine del verso. I perbati ne abbiamo già segnati alcuni, sed, lingua, torpet e altre, sub, artus, eccetera, ce ne sono diversi.

La domanda come sempre quando facciamo analisi del testo è, ma tu... tutte queste figure retoriche, a cosa servono? Io richiamo la tua attenzione su questo, sul fatto che sono, sì alcune sono di senso, ma alcune sono semplicemente figure retoriche di posizione.

Cioè viene sconvolta quella che è la struttura tradizionale, tipica se vuoi, della frase latina. Perché questo, vabbè, te l'ho praticamente già detto, cioè vuole riprodurre attraverso le figure retoriche, in particolare quelle di posizione, quelle che sconvolgono gli iperbati, penso, in particolare, ma non solo, vuole riprodurre quel caos psicofisico causato dalla passione amorosa, dalla visione della donna e dalla passione amorosa conseguente. Quindi è una poesia molto, molto elaborata, molto semplice dal punto di vista del latino, ti invito a non farti mettere paura da questo... questo mostro sacro che è il latino forse per te però si segue molto bene la traduzione ce l'hai appunto sul libro e puoi seguire appunto qui l'analisi quindi c'è una perfetta corrispondenza fra forma e contenuto e utilizza tutti quegli artifici retorici per rendere per semantizzare come piace dire ai critici il testo stesso e non solo nel contenuto fa vedere questo sconvolgimento ma anche nella forma, anche nella grandissima, nella elevatissima elaborazione retorica del presente. E passiamo all'analisi dell'ultima strofe, che presenta ovviamente una particolarità, quella di non essere una traduzione, neanche il resto è una semplice traduzione, però questa in particolare è proprio un'aggiunta, perché capisci da solo che il termine ozium, ovviamente anche nella sua negazione, che ha degli assi portanti del Mos Maiorum Romano, evidentemente è propria di questo.

periodo e di questa letteratura non poteva essere ovviamente in qualche modo profetizzata da Saffo. Dell'Ozio soltanto un romano poteva parlarne e in particolare un romano del primo secolo avanti Cristo, quale è appunto Catullo. Tanto per ribadirlo ovviamente troviamo questa parola proprio in anafora con poliptoto, ti ricorderai l'anafora è quando il verso comincia con la stessa parola, poliptoto è quando è la stessa parola però con terminazioni, in latino si chiamano desinenze, differenti. Oziom è molesto, ti è molesto, a causa dell'ozio tu troppo ti agiti e troppo ti esalti.

L'ozio perdidit, ha portato a perdizione già nel passato, Prius, re e città felice. Ma attenzione, ne emerge una visione dell'ozio non certo positiva. Qui l'ozio è proprio la radice della debolezza che Catullo vede nella propria personalità, ma vede forse nella intera umanità.

Il riferimento a Elena di Troia e a questa passione smodata che ha portato Paride, Elena e i due amanti ad una guerra catastrofica per l'una e l'altra civiltà, quella greca e quella troiana, È abbastanza evidente in questi ultimi due versi, il 15 e il 16. Ma anche oggi, sembra dirci Catullo, anche oggi è fonte di rovina per me, verso 13, per tutti. Ma perché mi fermo su questo? Perché chiudiamo? Perché l'Ozium, abbiamo detto, è la carta d'identità di Catullo.

Ma perché ne parla così male? Eccola, forse più che male è che ci fa capire quella che è l'origine della sua passione, un'origine di una passione benedetta. Ecco, vogliamo finire così con questo tono un po'più positivo, perché in questa poesia appunto il sentimento amoroso è visto forse nel suo aspetto più sconvolgente, ma diremmo noi con la nostra sensibilità contemporanea che bello lasciarsi. coinvolgere, sconvolgere in questo modo dall'amore.

Potremmo quasi rispondere al romano medio legato al Mos Maior che alza il sopracciglio dubbioso davanti a questo sentimento di dire guarda che vale la pena. Ed è più o meno lo stesso sottinteso che Catullo ci suggerisce in questa poesia. È vero che ha portato la distruzione di tante civiltà, è vero che porta...

ma ad una situazione quasi ridicola, di exsultas, in eccesso, nimium, tu gestis, cano catullo. È vero, quanto è bello. Quanto è bello e soprattutto quale è l'origine di questo sentimento amoroso.

È proprio questa che è la mia carta d'identità. È perfettamente coerente. che non dedicandomi al negozio, ma è perfettamente corrente, che non dedicandomi alla Repubblica io perda la testa per una donna di questo genere. Quindi da quello che sembra essere una condanna, in realtà nasce da questa poesia una grande esaltazione proprio del concetto di Ozium, che ovviamente abbiamo detto essere proprio l'asse portante della vita, dell'esistenza di Catullo.

Alla prossima.