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Come si lavavano i Romani antichi

Come si lavavano i romani? Beh, se aveste chiesto a un romano di mostrarvi la sua doccia, lui vi avrebbe guardato con stupore. In effetti, allora le docce non esistevano.

E non solo. Solo pochissimi avevano l'acqua corrente in casa. La maggioranza degli abitanti di Roma, invece, no.

E doveva venire alle terme ogni giorno per lavarsi. E le terme oggi più famose sono senza dubbio le terme di Caracalla. Coprivano un'area superiore agli 11 etteri e vennero costruite pensate in appena 5 anni, per ordine appunto dell'imperatore Caracalla.

Era il 212 d.C. Furono considerate, già in età romana, una delle sette meraviglie di Roma. Ecco come apparivano nella ricostruzione del grafico Carlo Cestri. Superata l'entrata vi sareste trovati in una specie di grande caserma. Al centro l'immenso blocco centrale delle grandi terme e tutto attorno giardini, siepi, vialetti, fontane eccetera.

A racchiudere questa grande oasi c'era un immenso muro di cinta talmente alto e spesso da contenere porticati, esedre e persino biblioteche identiche a quelle straordinarie di Efeso. Anzi, forse persino più grandi. Il concetto era semplice. Il piacere del sapere unito al piacere del corpo.

Mensana, incorpore sano. Passeggiando nei vialetti avreste visto gente di tutti i tipi. Uomini, donne, vecchi, bambini, ricchi e poveri, soldati e schiavi.

Le terme di Roma univano davvero tutti, senza distinzione. E nelle terme di Caracalla ogni giorno dovevano passare circa 10-15 mila persone. Perché tutta questa gente veniva qui?

Per lavarsi, certo, ma non solo. Sbagarsi, divertirsi, incontrare amici o per lavoro. Si incontravano infatti i clienti alle terme così come oggi si organizzano pranzi di lavoro.

Al centro di questa grande area si innalzava l'edificio, l'immenso edificio che custodiva le terme vere e proprie. Oggi sono rimaste solo delle grandi rovine, ma se si prova per un attimo a rivestirle, ci si rende conto dell'aspetto impressionante di queste terme. Per entrare si pagava di nuovo un biglietto e le donne pagavano il doppio degli uomini, ma fosse perché frequentatrici meno assidue. Chi invece entrava gratis erano i bambini, gli schiavi e i soldati.

Oggi degli spogliatoi rimane ben poco, ma così dovevano presentarsi, più o meno. I furti erano frequenti, quindi conveniva pagare un'altra moneta, un'asse, per la custodia. Qui ci si spogliava una curiosità. I romani avevano le mutande?

La risposta è sì. E qui l'avremmo scoperto. Non erano mutande vere e proprie, ma una specie di perizoma di lino, chiamato subligato.

Questo era uno spogliatoio maschile. Le donne invece ne avevano uno loro, dal lato opposto dell'edificio, e le avremmo viste indossare come intimo un vero bikini, splendidamente rappresentato nei famosi mosaici di Piazza Armerina. Allora saremmo stati stupiti da un fatto.

La distanza interpersonale era minima e c'era un affollamento di corpi nudi e seminudi che ci avrebbe messo a disagio. Sappiamo che in certi periodi uomini e donne si immergerono contemporaneamente nelle vasche delle terme e questo provocò gravi scandali a tal punto che per esempio l'imperatore Adriano stabilì orari diversi. La mattina le donne e il pomeriggio gli uomini.

E queste terme di Caracalla, costruite in epoche successive, riflettono questa distinzione nei sessi. Ci sono da una parte le palestre e gli spogliatori per le donne e dall'altra quelli per gli uomini. E al centro invece gli ambienti comuni, le vasche nelle quali immergesi.

ma appunto in orari diversi. Usciti dallo spogliatoio si entrava nella palestra. Era il primo assaggio della maestosità delle terme di Caracalla.

Era un ampio piazzale di marmo, lungo 50 metri e largo 20, circondato da un porticato di colonne in marmo giallo antico sotto il quale si facevano esercizi in caso di pioggia. Abbondavano i colori. Ma è dall'alto che ci sarebbe apparsa la straordinaria tarsia dei marmi.

Era un vero vestito di arlecchino, frutto delle migliori maestranze dell'impero. E sotto i colonnati delle terme avremmo visto le opere più belle. Le terme erano custodite infatti a opere famosissime come la statua del Toro Farnese, oggi esposta al Museo Ercoelogico di Napoli.

Altrove avremmo ammirato due statue di Ercole, note oggi come l'Ercole Farnese, e custodite una a Napoli e l'altra nella reggia di Caserta. Scopo delle palestre in tutte le terme era quello di innescare la sudorazione in modo da arrivare appunto accaldati e sudati negli ambienti più caldi delle terme. E come ci si riusciva?

Beh, con vari sport, diremmo noi oggi. C'era la lotta, la corsa... la corsa con il cerchio, esattamente come facevano i bambini nei secoli scorsi, e poi anche i pesi, piccoli pesi, che sollevavano anche le donne. E poi c'era qualcosa che conosciamo bene, si dice alle terme di Caracalla i romani giocavano a palla, ed è proprio vero. Qui avremmo visto l'antenato della pallavolo, del beach volley, con una corda tesa fra due pali.

Erano palle che contenevano piume, oppure aria, o sabbia. Una volta ben sudati si cominciava il classico percorso nelle terme. Ora, non esisteva un percorso obbligato.

Ognuno faceva come voleva, se voleva poteva anche andare direttamente negli ambienti più bollenti oppure sudare progressivamente in ambienti sempre più caldi, come faremo noi adesso. In questo caso la prima grande sala che avreste attraversato era il Tepidarium, un nome che vi fa capire che era un ambiente di calore medio. Molti passavano rapidamente in questa sala, però si faceva questo percorso a bocca aperta, perché era davvero uno dei più belli ambienti di tutto l'impero romano.

Ecco, vedete, stiamo attraversando il Tepidarium. Le terme di Caracalla ci raccontano gli ambienti totalmente ricoperti di marmi pregiati, e non è un caso che le terme imperiali venissero definite anche le ville del popolo, cioè un lusso dedicato alla gente comune. Ed ecco il Calidarium, un vero trionfo. Era un enorme ambiente circolare di 34 metri di diametro con due ordini di finestre. Finestre orientate a favore di sole che entrava durante tutta la giornata contribuendo al calore dell'ambiente.

Nelle statue troneggiavano un po' ovunque e un'ampia cupola, poggiata su otto giganteschi pilastri, richiudeva tutto l'ambiente. Ma il Calidarium non era la viete più bollente delle Terne, ce n'erano altri ancora più stionanti, erano i Laconica. E per accedervi bisognava utilizzare dei passaggi abbastanza stretti rispetto alla struttura monumentale delle Terne. In questo modo si evitava la dispersione di calore. Qui le temperature raggiungevano addirittura i 60 gradi, un vero e proprio bagno turco.

Guai a toccare o sfiorare le pareti con la pelle nuda, ci si sarebbe davvero ustionati. Meglio usare un asciugamac, magari per sedersi. Di solito in questi ambienti si stava poco, 15-20 minuti, un po' come nelle...

nostre saune e poi si ritornava al calidarium, che prima ci sembrava caldissimo, ma poi adesso doveva sembrare quasi fresco. Come si generava tutto questo calore nelle terre? Beh, come è noto, il calore passava in speciali intercapedini che si trovavano...

sotto il pavimento ma anche nello spessore delle pareti e delle volte. Insomma, voi non lo vedevate ma eravate letteralmente circondati da un fiume ustionante di aria bollente che vi passava sotto, ai lati e anche sopra. In certi punti si vedono ancora nelle pareti gli speciali tubi quadrati in terracotta all'interno dei quali scorreva quest'aria bollente.

Ma da dove veniva tutto questo calore? Ebbene, sotto le terme di Caracalla c'era una formidabile macchina nascosta che faceva funzionare tutto. E noi ora andremo a scoprire. scoprirla.

È una vasta rete di gallerie sotterranee, davvero impressionanti. Oggi si possono vedere, esplorare centinaia di metri di galleria, ma molte di più sono ancora sepolte. Erano ambienti decisamente grandi, enormi, larghi 6 metri e alti 6 metri.

Perché così grandi? Perché qui dovevano quotidianamente passare dei carri trainati da cavalli che portavano la legna per le terme, la legna da ardere. E questa legna veniva disposta qui, ai lati delle gallerie. dove oggi ci sono dei blocchi di marmo trovati dagli archeologi, anche delle opere, dei bastoniglievi messi qui temporaneamente.

E per evitare che la legna marcisse c'erano tanti lucernari in cima che facevano circolare l'aria e illuminavano questi ambienti. Il traffico di carri che portavano la legna era talmente intenso che per regolarli i romani adottarono una soluzione che conosciamo bene, le rotonde. Eccone una.

Ai lati si vedono ancora i paracarri contro gli urti agli angoli. Le terme bruciavano immense quantità di legna, tonnellate e tonnellate ogni giorno. Erano davvero anti-ecologiche, dei veri buchi neri che hanno inghiottito intere foreste. Ma all'epoca nessuno se ne preoccupava.

Chi stava nelle terme, insomma, non se ne accorgeva, ma sotto i suoi piedi c'era una vera e propria caserma in funzione, con un viavai di schiavi, urla, imprecazioni, bastonate, insomma, un vero e proprio mondo a parte. E proprio qui, in questi corridoi, avremmo certamente visto degli schiavi che passavano tossendo. Perché?

Lo scopriremo ora. Perché qui c'era il cuore di tutte le terme, e cioè i forni. In tutto ce n'erano 50 e questo è quello che rimane di uno di essi.

Questo forno in particolare serviva anche a riscaldare l'acqua delle vasche del Calidarium. Immaginate gli schiavi che salivano e scendevano lungo queste scale portando della legna, legna che probabilmente era accatastata qua sotto. Dovete pensare ad un camino, un camino come quelli che ci sono nelle case, solo che era molto più grande e l'apertura è stata completamente richiusa. per motivi di sicurezza.

Ebbene qui c'era un'atmosfera da caldaia di un transatlantico del passato con questi schiavi che continuamente alimentavano questo forno e come si è detto l'aria calda che producevano questi 50 forni veniva convogliata e fatta passare sotto i pavimenti e lungo le pareti, nello spessore delle pareti di tanti ambienti delle terme riscaldandoli. Insomma questi erano i veri motori delle terme di Caracalla. Il fumo poi fuoriusciva attraverso tanti cammini in cima all'edificio. Si vedono ancora le canne fumarie nei muri. Nei sotterranei delle terme si scopre anche qualcos'altro Pensate, c'era persino un mulino per fare il passaggio ...a gettito continuo per la folla che veniva a fare i bagni.

E poi c'era un tempio nascosto, un mitreo, dove si venerava il dio Mitra, una divinità persiana spesso rappresentata nell'atto di uccidere un toro. Guardate, questo mitreo è quello più grande... scoperto a Roma ed è il secondo più grande in tutto l'impero romano e gli addetti si sdraiavano qui su queste lunghe banchine. Sappiamo che c'erano vari gradi di iniziazione e qui forse avveniva uno dei riti più importanti secondo molti questi infatti erano i riti di ritorno. Era la cosiddetta fossa sanguinis.

Vedete, un credente, un adepto, arrivava qui in questa fossa attraverso quell'apertura, questo corridoio sotterraneo, e si sdraiava. Indossava una toga candida, bianca. Qui sopra c'era una grata e sopra ancora veniva fatto passare un toro.

E lo si sgozzava, in modo tale che il sangue inondasse l'adepto, purificandolo. Continuiamo il nostro percorso termale, abbiamo visto il Calidarium e il Laconicum con le loro temperature ustionanti, ma come si sa dopo il caldo intenso si passava al freddo intenso e si entrava nel Frigidarium. Anche qui l'impressione era quella di entrare...

in una basilica immensa lunga 58 metri e larga 24 con una gigantesca volta a triplice crociera ma quello che colpiva di più era il pavimento una vera scattiera di marmi marmi colorati provenienti da tutto il Mediterraneo anche le colonne ai lati erano dei blocchi unici di granito grigio. In questo senso le terme riassumevano lo splendore e la ricchezza di tutto l'impero romano. Una curiosità, le due grandi vasche in granito grigio che oggi troneggiano nella famosa piazza farnese a Roma, bene, allora si trovavano negli ambienti laterali del frigidarium delle terme di Caracalla. Le terme erano ambienti belli certo, ma anche pericolosissimi.

Sui marmi bagnati resi lisci dal continuo calpestio infatti si scivolava facilmente, ci si slogava una caviglia o peggio, ci si rompevano le ossa o si batteva la testa, per non parlare degli infatti. alcuni infatti facevano l'intero percorso due o tre volte al giorno, altri ancora di più. Infine, come tappa conclusiva del nostro percorso, c'è l'ultimo grandioso ambiente delle terme di Caracalla, la piscina, che si intravede oltre le colonne. Ancora oggi, malgrado secoli e secoli di abbandono e spogliazioni, è un ambiente...

che impressiona per le sue gigantesche proporzioni. I romani chiamavano quest'ambiente Natazio. Era una piscina olimpionica a cielo aperto di 58 metri per 24. E l'acqua sgorgava da una parete su cui si allineavano tante nicchie.

e cornicioni con statue e sculture, secondo la professoressa Marina Piranomonte, che ha studiato e scavato a lungo questo sito. Era un po' come fare il bagno nella fontana di Trevi. La gente scendeva direttamente in acqua attraverso delle scalinate. Era un'acqua poco profonda perché i romani in generale non sapevano nuotare.

Lo splendore di questi ambienti delle terme di Caracalla è testimoniato da alcuni reperti rinvenuti negli scavi, come questi giganteschi capitelli, oggi custoditi in luoghi sicuri. Sono tra i più belli mai trovati e si vedono raffigurati Ercole, Marte. Roma, il genio dell'abbondanza è un marmo bianchissimo pensate, fatto venire apposta dalla Grecia e decorava tutte le terre Una volta finito l'ultimo bagno nelle terme ci si dedicava all'ultimo tocco della cura personale, il massaggio.

Qui non c'era il vociare, le urla e le risate degli altri ambienti, qui c'era la quiete, un silenzio rotto solo dal ticchettio delle dita sui corpi, dallo schiaffeggiare delle mani sulle schiene e dallo sfregamento dei palmi delle mani dei massaggiatori con l'olio. Ma quanto durava un giro alle terme come quello che abbiamo appena descritto? Beh, all'incirca due ore, più o meno.

Poi dopo tutti andavano a casa, le terme si svuotavano a metà pomeriggio. In effetti a Roma... la cena veniva solitamente consumata prima del tramonto. Tutto quello che avete visto si ripeteva ogni giorno. Ora, le terme di Caracalla sono state usate per 320 anni.

Facendo i calcoli, questo significa che qui dentro sono passate e si sono lavate da un miliardo a un miliardo e mezzo di persone. Molte volte erano le stesse che tornavano ogni giorno, ma è una quantità immensa di persone che testimonia quanto l'igiene sia stata uno degli assi nella manica di Roma, una città che contava un milione, un milione e mezzo di abitanti. Nei secoli, le terme venivano...

vennero spogliate dei marmi e delle colonne, dei vetri e delle statue, delle cupole e dei tubi di piombo. Materiale usato per altri scopi e altri edifici della Roma medievale, rinascimentale e barocca. Ma qualcosa arrivò persino a Firenze. Una delle colonne della Natazio, infatti, si trova ora a Piazza Santa Trinità, e così a Parma o nel Duomo di Pisa. I farnese poi usarono le terme come una cava privata di marmo e di opere d'arte.

Non sapremo mai quanti capolavori sono riemersi e andati perduti. Molti forse si trovano nei musei e nelle collezioni di mezza Europa. Di queste favolose terme oggi è rimasto solo lo scheletro.