Tutte le rappresentazioni del giudizio fino ad allora avevano messo Dio in trono al centro, con gli angeli e i santi disposti su linee orizzontali. Michelangelo attuò ancora una volta una vera e propria rivoluzione, sviluppando il racconto su degli assi perpendicolari. La sua opera invade l'enorme parete bianca, che sembra quasi esplodere in un vortice di personaggi che ruotano tutti in un'area di un'altra.
intorno a una figura centrale, apparentemente senza regole. In realtà, basta osservare con maggiore attenzione per rendersi conto che la scena inizia a sinistra, dove i beati salgono verso il cielo. Dio è al centro, ma questa volta ha le sembianze di Cristo.
Cristo giudice e la sua posizione è la stessa di quella dell'Apollo del Belvedere, la celebre statua che si trova in Vaticano, imitata per tutto il Rinascimento. La sua mano, con un movimento circolare, muove tutta la scena, lasciando cadere i dannati verso l'inferno e facendo salire i beati in cielo. Il giudizio universale della Sistina non ha più nulla a che vedere con il trattato di anatomia della volta.
Qui i corpi nudi, soprattutto quelli dei dannati, non hanno più posizioni nobili e composte, ma sono goffi, infangati, mentre urlano e si accalcano. Sembrano quasi caricature, ricoperte da tutta la negatività della condizione umana. Se ci concentriamo sulla scena, potremmo percepire le urla di dolore, il chiasso delle anime che si affollano verso la propria sorte e le trombe assordanti che annunciano la fine dei tempi.
Solo al centro la scena sembra sospesa in un silenzio irreale. Persino i santi e i martiri, tutti proiettati verso Cristo, sono ansiosi e terrorizzati in attesa che venga pronunciato il verdetto finale. Anche la Madonna, al suo fianco, è intimorita e rassegnata. Alcuni beati si baciano e si abbracciano in una scena di enorme sollievo. Intanto in alto, al di fuori del movimento circolare, gli angeli trasportano la croce e i simboli della passione, quasi con fare minaccioso.
Cristo giudice è avvolto da una luce accecante, ma sia i beati che i dannati non possono fare a meno di guardare verso di Lui. Anche nel giudizio universale le immagini non hanno tutte la stessa prospettiva. Le figure dei beati e dei dannati si uniscono in gruppi informi o si allontanano e lasciano spazi di azzurro e ogni angolo è affrescato con una cura infinita per i miei amici. minimi dettagli. Alcuni dei santi si riconoscono facilmente perché tengono in mano i simboli della loro storia o del loro martirio.
San Pietro, alla destra di Gesù, tiene le due chiavi, San Lorenzo la graticola e San Sebastiano è inginocchiato con in mano le frecce con cui fu martirizzato. Una delle immagini più famose è San Bartolomeo, morto scuoiato. Il santo seduto su una nuvola è il ritratto di Pietro Aretino, il poeta toscano che aveva osato criticare le nudità. Ma il particolare più celebre è la pelle che il santo tiene in mano, nella quale Michelangelo riprodusse il suo autoritratto.
L'artista, infatti, nel pieno della sua opera creativa, si sentiva davvero scuoiato da quelle critiche così insistenti. In basso a destra, gli angeli dell'Apocalisse suonano le loro trombe con tutto il fiato che hanno in corpo, gonfiando le guance all'inverosimile per risvegliare i morti. Angeli e demoni impietosi lasciano cadere i dannati disperati nell'inferno.
Man mano che si va verso il basso, le scene si fanno sempre più terribili e appare Caronte che caccia via le anime a colpi di remo dalla sua barca spingendole verso Minosse, il giudice infernale, avvolto da un serpente. La figura di Minosse, oltre che col cerimoniere del Papa, è stata identificata anche con Pierluigi Farnese, figlio di Papa Paolo III, che a Roma era conosciuto per atti violenti e di sodomia. A sinistra, intanto, secondo la teoria della risurrezione della carne, i risorti salgono al cielo recuperando i propri corpi, alcuni attaccati a un rosario, una critica alle teorie di Lutero.