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Rapporto di Lavoro nel Pubblico Impiego

Ciao a tutti, oggi parleremo di diritto amministrativo capitolo 9, rapporto di lavoro alle dipendenze dell'APA. Prima di iniziare vi ricordo di iscrivervi al canale e di attivare le relative campanelline. Buon ripasso! Il pubblico impiego.

Il rapporto di lavoro pubblico, cosiddetto pubblico impiego, è quello per cui una persona fisica pone, volontariamente e dietro corrispettivo, la propria attività lavorativa in modo continuativo alle dipendenze di un'amministrazione pubblica, assumendo perciò uno specifico status, con particolari diritti e doveri. Il rapporto di lavoro pubblico è volontario, perché sia per la Costituzione che per la continuazione del rapporto è richiesta la volontà dell'APA e quella del dipendente, strettamente personale in quanto la capacità intellettiva e tecnica richiesta, nonché la fiducia che l'ente deve avere nella persona a cui affida la cura dei propri interessi, comportano che il rapporto sia costituito intuito persone, bilaterale o sinallagmatico, poiché vi sono diritti e doveri specifici in capo sia al lavoratore che al datore di lavoro, prestazione lavorativa con esposizione della retribuzione e di subordinazione, essendo la prestazione lavorativa svolta alle dipendenze di una pubblica amministrazione da parte di un soggetto istituzionalmente subordinato alla stessa. Il rapporto di lavoro alle dipendenze dell'APA è oggi privatizzato, In particolare, il Decreto Legislativo numero 29 del 1993, ora trasfuso nel Decreto Legislativo numero 165 del 2001, ha riformato il pubblico impiego, trasferendo la relativa disciplina dall'area pubblicistica, dove era prima collocato, a quella privatistica, grazie all'affermazione per cui i rapporti di lavoro e i dipendenti pubblici Sono disciplinati dal capo primo, titolo secondo e del libro quinto del codice civile e dalle leggi sul lavoro subordinato nell'impresa, fatte salve le diverse disposizioni contenute nel decreto medesimo. L'assetto dei rapporti di pubblico impiego è incentrato sul valore dell'autonomia contrattuale, individuale e collettiva.

Tuttavia si tratta di un modello misto. Alle norme di diritto comune si affiancano infatti speciali disposizioni di legge, regolamento o statuto, che introducono discipline limitate ai soli dipendenti dell'APA. Vi sono alcuni aspetti peculiari che connotano il rapporto di lavoro svolto alle dipendenze di un'APA.

La predeterminazione del personale. Le PA non possono disporre liberamente del proprio personale, che viene predeterminato dalla legge e o dati amministrativi a contenuto generale. Il principio del concorso pubblico, come modalità di accesso al lavoro con l'APA, e il criterio della stabilità del rapporto nell'ambito dell'organico.

I pubblici impiegati sono incasellati in precise posizioni e qualifiche. Qui corrispondono le relative mansioni. Essi possono accedere all'altra posizione solo previo svolgimento di un'apposita procedura concorsuale.

La privatizzazione. L'attuale disciplina del lavoro pubblico è contenuta nel Decreto Legislativo numero 165 del 2001, cosiddetto testo unico sul pubblico impiego. Si tratta del provvedimento che ha consolidato il processo di privatizzazione del lavoro pubblico e che intende perseguire determinati obiettivi fondamentali tra cui la crescita di efficienza delle amministrazioni, la razionalizzazione dei costi e la maggiore utilizzazione delle risorse umane. Cerca l'ambito di applicazione del Decreto Legislativo 165 del 2001, sono esclusi dalla privatizzazione alcune categorie di pubblici dipendenti tassativamente indicate. magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati e procuratori dello Stato, personale militare, delle forze di polizia, dipendenti della Banca d'Italia, ecc.

Sul versante processuale, la privatizzazione della disciplina sostanziale del rapporto di impiego ha costituito un'attività di rinforzamento di un'attività di rinforzamento di un'attività di rinforzamento. ha comportato l'attribuzione al giudice ordinario del relativo contenzioso, invece è rimasto nella coniezione del giudice amministrativo il contenzioso sulle modalità di selezione dei dipendenti pubblici, che riguarda quindi una fase che precede l'istaurazione del rapporto. Atti di macro e di micro organizzazione. Per capire il sistema delle fonti regolatrici del pubblico impiego, occorre partire dalla distensione tra atti di macro e atti di micro organizzazione, già che solo per i primi è conservato il regime pubblicistico. Atti di macro-organizzazione sono quelli emanati dall'APA e diretti alla definizione delle linee fondamentali di organizzazione dei pubblici uffici, all'individuazione degli uffici di maggiore rilevanza e dei modi di conferimento della titolarità degli stessi, alla determinazione delle dotazioni organiche e complessive.

Si tratta di atti adottati nell'esercizio dei poteri pubblicistici con veri e propri provvedimenti amministrativi, come tali impugnabili dinanzi all'OGA. Atti di micro-organizzazione sono quelli a regime privatistico, emanati dalla PIA, Investigliatrice di Lavoro, relativa all'organizzazione minore degli uffici e alla gestione diretta del rapporto di lavoro, a venti ore a natura paritetica, espressione di capacità e di poteri analoghi a quelli di qualsiasi datore di lavoro privato. Pertanto, alle leggi e regolamenti spetta a delineare la struttura degli apparati pubblici, alle atti di diritto privato spetta a disciplinare il funzionamento di uffici e gestire i rapporti di lavoro.

Sistema delle fonti e contrattazione collettiva. A. Dalla legge al contratto.

L'articolo 2,3 del Decreto Legislativo numero 165 del 2001 prevede espressamente che i rapporti di lavoro individuali sono regolati contrattualmente. La disciplina del rapporto di pubblico impiego privatizzato è passata attraverso tre fasi. In origine erano demandate esclusivamente la legge e adatti regolamentati.

Successivamente il contratto, individuale e collettivo, è diventato la fonte privilegiata. affiancandosi alla legge e ai poteri riconosciuti dal datore di lavoro dall'articolo 2086 del Codice Civile. Oggi la disciplina di fonte normativa del rapporto di lavoro pubblico contrattualizzato prevale su quella di fonte contrattuale, anche se quest'ultima è successiva e le disposizioni poste dati normativi possono essere derogate dalla contrattazione collettiva, cessando di essere applicabili solo nel caso in cui la legge espressamente lo prevede.

B. Il modello per la contrattazione collettiva. In particolare, il Governo ha provveduto a rinnovare il modello per la contrattazione collettiva, introducendo un modello contrattuale a due livelli, uno nazionale, l'altro aziendale o territoriale, e la durata di un'attività è di circa un mese.

in allide contratti, sia per la parte economica che per quella normativa. Quanto al campo di applicazione oggettivo dei contratti collettivi, per effetto del Decreto Legislativo 75 del 2017, resta devoluta alla contrattazione collettiva la disciplina della struttura contrattuale dei rapporti tra i diversi livelli e della durata dei contratti collettivi nazionali integrativi nonché la competenza a determinare i trattamenti economici mentre nella materia della responsabilità disciplinare e in quella della valutazione ai fini del trattamento accessorio della mobilità e delle progressioni economiche la contrattazione collettiva può intervenire nei limiti stabiliti dalle norme di legge sono invece escluse le materie inerenti all'organizzazione degli uffici i compiti e i poteri dei dirigenti il conferimento e la revoca dell'incasso carichi dirigenziali. Sul versante soggettivo l'applicabilità dei contratti è generalizzata se rispetto alla sfera del singolo lavoratore che è quella del datore di lavoro pubblico, a prescindere dal recipimento dei contratti da parte dell'amministrazione.

Infatti per il singolo lavoratore il vincolo di efficacia del contratto collettivo trova fondamento nel principio di parità di trattamento e di inderogabilità in peius. del contratto collettivo da parte del contratto individuale, impegnando l'EPA a garantire trattamenti non inferiori a quelli previsti dai rispettivi contratti collettivi. Accesso ai pubblici uffici.

L'articolo 97,4 della Costituzione prevede che agli impieghi nell'EPA si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge. Il concorso pubblico rappresenta infatti la forma ordinaria di accesso ai pubblici uffici, strumentale all'efficienza dell'APA, perché è diretta a scegliere i candidati più capaci e preparati. L'assunzione nelle amministrazioni pubbliche avviene tramite procedure selettive volte all'accertamento della professionalità richiesta a concorsi pubblici, mediante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento. tale modalità di accesso in genere riguarda i profili e le qualifiche per cui è richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo. Sono fatte salve le assunzioni obbligatorie dei soggetti appartenenti a categorie protette, ossia i soggetti disabili.

Concorso pubblico. La decisione di dare avvio ad un concorso pubblico spetta l'APA. sulla base del piano triennale dei fabbisogni di personale.

Le procedure devono rispettare alcuni principi fondamentali, adeguata pubblicità della selezione, modalità di svolgimento imparziali e trasparenti, nonché decentramento nelle procedure di reclutamento. In genere, i requisiti che devono essere posseduti alla data di scadenza del termine per la domanda di ammissione al concorso sono Cittadinanza italiana ed europea, età non inferiore ai 18 anni, godimento dei diritti politici, titolo di studio. I bandi di concorso devono prevedere anche l'accertamento della conoscenza dell'uso delle apparecchiature e applicazioni informatiche più diffuse e della lingua inglese.

Per quanto riguarda le modalità operative dei concorsi, la prova è prevista dal bando, che viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, nonché sul sito internet dell'ENTE. che bandisce il concorso. La prova si articola di regola in una prova scritta e un orale, con una eventuale fase preselettiva in caso di consistente numero di domande.

Le amministrazioni affidano lo svolgimento operativo dei concorsi ad un'apposita commissione giudicatrice, nominata ad hoc per ogni concorso. Una volta terminate le prove, viene formulata una graduatoria, la quale deve essere approvata dalla PIA che ha bandito il concorso e rimane in vigore per due anni dalla data di pubblicazione. Terminata la procedura di sentenza, selezione viene stipulato il contratto di lavoro individuale con i candidati che l'abbiano superata. Tuttavia l'impiegato pubblico, prima di ottenere l'iscrizione in ruolo, è sottoposto ad un periodo di prova, superato il quale, senza che nessuna delle parti recida, il dipendente si intende confermato in servizio. Tipologie contrattuali, flessibili e incariche esterni.

La regola è che le PA assumano esclusivamente con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, seguendo le ordinarie procedure di reclutamento. Tuttavia, per rispondere a comprovate esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale, le stesse possono stipulare contratti di lavoro a tempo determinato. contratti di formazione e lavoro e contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato, nonché avvalersi delle forme contrattuali flessibili previste dal codice civile ed altre leggi sui rapporti di lavoro nell'impresa. Sono le limiti e quelle modalità in cui se ne prevede l'applicazione all'EPA.

Inquadramento dei pubblici dipendenti. I pubblici dipendenti, in genere, possono essere suddivisi in due modi. In senso orizzontale, prendendo a riferimento i comparti e le aree dirigenziali, in senso verticale, in base cioè all'area funzionale che si riferisce alla mansione e al conseguente livello di responsabilità di ciascuno. All'interno di ogni singola area sono collocati i profili professionali che, in quanto riconducibili ad un medesimo settore di attività, possono essere tra loro omogenei o affini. I profili professionali definiscono i contenuti tecnici della prestazione lavorativa e le attribuzioni proprie del dipendente, attraverso una descrizione sintetica ed esaustiva, delle mansioni svolte, dei requisiti e del livello di professionalità richiesto.

Mansioni. La mansione è l'insieme dei compiti e delle concrete operazioni che il lavoratore è chiamato ad eseguire. Il prestatore di lavoro può essere addibito alle mansioni per le quali è stato assunto, alle mansioni equivalenti nell'ambito dell'area di inquadramento, ovvero a quelle corrispondenti alla qualifica superiore, che abbia successivamente acquisito per effetto di procedure selettive.

Si tratta del cosiddetto diritto alla funzione. Tuttavia, per obiettive esigenze di servizio, il prestatore di lavoro può essere adibito a mansioni proprie della qualifica immediatamente superiore. A.

Nel caso di vacanza di posto inorganico per non più di 6 mesi, prerogabili fino a 12 qualora siano state avviate le procedure per la copertura dei posti vacanti. B. Nel caso di sostituzione di altro dipendente assente con esclusione dell'assenza per ferie, con diritto alla conservazione del posto per la durata dell'assenza. In questa ipotesi, per il periodo di effettiva prestazione, il lavoratore ha diritto al trattamento previsto per la qualifica superiore.

Di fuori di esse è nulla l'assegnazione a mansioni proprie di una qualifica superiore. Il dirigente che ha disposto l'assegnazione risponde personalmente nel maggior onere conseguente se agito con dolo o colpa grave. Ne consegue il divieto per la PA di adibire il lavoratore a mansioni inferiori, integrando in tal'ipotesi un illegittimo demansionamento. Progressioni Le progressioni sono mutamenti della prestazione lavorativa e si distinguono in economiche, laddove si sostanzino in scatti da una posizione economica all'altra, nell'ambito della medesima area funzionale, e di carriera, nel caso riguardino avanzamenti di posizione da un'area contrattuale a quella superiore. Le progressioni all'interno della stessa area avvengono secondo principi di selettività.

in funzione delle qualità culturali e professionali dell'attività svolta e dei risultati conseguiti. La disciplina delle progressioni tra le aree è invece stata completamente modificata nel 2021. È infatti previsto che le progressioni fra le aree e negli enti locali anche fra le qualifiche diverse avvengono tramite procedura comparativa basata sulla valutazione positiva conseguita dal dipendente negli ultimi tre anni di servizio, sull'assenza di provvedimenti disciplinari, sul possesso di titoli, competenze professionali o di studio ulteriori rispetto a quelli previsti per l'accesso all'area dall'esterno, nonché sul numero e sulla tipologia degli incarichi rivestiti. Per oggi è tutto.