questo è giovanni giolitti che ha dominato la scena politica dell'italia dal 1901 al 1914 appunto quando era re vittorio emanuele iii giovanni giolitti è un liberale che alla politica aggressiva e autoritaria di Crispi contrappone invece un altro modo di vedere le cose. Egli cerca infatti di conciliare, cioè di mettere d'accordo gli interessi della borghesia con quelli delle classi popolari, con quelli delle classi più povere, cercando di non acuire, cioè di non rendere più acuti, di non esagerare i conflitti sociali. Per esempio... evitando di reprimere gli scioperi e le manifestazioni. La sua intenzione si vede già quando cerca di non intervenire, quando evita di fare interventi repressivi, quelli che abbiamo chiamato col pugno di ferro, in caso di scioperi e di manifestazioni.
La sua volontà di evitare questi interventi repressivi Si vede già quando non è ancora primo ministro ma quando è ancora ministro degli interni, per esempio durante gli scioperi del 1901 e del 1902. In questo caso lui non mobilita le forze di polizia e il governo lascia che le controversie vengano risolte dai sindacati dei braccianti. con i proprietari terrieri e anche negli anni seguenti Giolitti mantiene questa linea di comportamento. Bisogna dire che nel 1903 Giolitti diventa primo ministro e continua a svolgere questa azione moderata con successo perché oltre alla sua azione moderata c'era moderazione anche da parte delle organizzazioni politiche, sia le organizzazioni operaie sia quelle contadine.
Tra queste organizzazioni soprattutto il Partito Socialista Italiano fondato nel 1892. Sotto la guida di Filippo Turati, infatti, il Partito Socialista Italiano aveva scelto di attuare una politica riformista e abbiamo già visto che questo significa volere un programma di riforme e di miglioramenti graduali che dovevano essere ottenuti attraverso per esempio la vittoria nelle elezioni, la maggioranza in Parlamento, la produzione di leggi, cioè in modo del tutto legale. Per questo Turatti guarda. con interesse alla politica di Giovanni Giolitti, il quale prende diverse iniziative.
Intanto Vara, cioè fa uscire delle leggi a tutela del lavoro delle donne e a tutela del lavoro dei fanciulli. Allo stesso modo vengono emanate delle leggi sugli infortuni. E inoltre leggi sulla invalidità e sulla vecchiaia tra il 1904 e il 1905. Tutto questo in un periodo di grandi progressi economici per l'Italia.
Un indicatore significativo è l'aumento demografico. Infatti la popolazione italiana nel 1914 raggiunge i 36 milioni di abitanti. Non solo. Accanto a questo aumento di popolazione ci sono degli sviluppi produttivi notevoli nell'agricoltura ma anche e soprattutto nell'industria.
Per esempio gli operai siderurgici passano da 15.000 a 50.000 nel periodo tra il 1902 e il 1914 e la siderurgia diventa un settore. un settore strategico importante dell'economia, strettamente collegato all'industria. all'industria meccanica e all'industria navale.
Tra il 1900 e il 1914 aumenta anche la produzione idroelettrica da 100 milioni a 4 miliardi di kilowattore. Questa è una indicazione molto importante perché la crescita di questa richiesta è un indicatore, è un indice primario dello sviluppo di un paese. Non basta.
Un'azienda che era sempre stata molto importante in Italia è quella Tessile e adesso cresce, c'era già un primato nell'esportazione della seta e in questo periodo nell'industria Tessile crescono i cotonifici nella Lombardia, nel Veneto, nella Campania. al punto che nel 1908 addirittura ci sarà una crisi di sovrapproduzione. Questi sono gli anni in cui nel nord sorgono le prime raffinerie per produrre lo zucchero dalla barbabietola e poi si sviluppano enormemente anche settori industriali nuovi, come ad esempio quello automobilistico. Giolitti favorisce in tutti i modi questo sviluppo tecnologico e produttivo della industria italiana. Per esempio facilita l'arrivo di tecnici specializzati, non solo.
Riesce anche a far entrare in Italia capitali, cioè denaro, dall'estero. Sono capitali soprattutto tedeschi. e che entrano nelle aziende, nell'industria italiana con degli investimenti che la fanno crescere.
Resta però un problema che non viene risolto. Ancora una volta è quello del Sud che tra l'altro in questo periodo ha una situazione particolarmente grave a causa di alcune calamità naturali. Nel 1906 c'è l'eruzione del Vesuvio, nel 1908...
C'è un terremoto che distrugge Messina e Reggio Calabria. Il governo prende dei provvedimenti a favore del Sud, per esempio avvia la costruzione dell'acquedotto pugliese. Inoltre vara, cioè sempre fa uscire, delle leggi economiche.
che speciali per Napoli e per la Basilicata che allora era la regione più povera d'Italia. I problemi però della questione meridionale avrebbero richiesto degli interventi un po'più decisi, un po'più si dice radicali, che non vengono intrapresi, non vengono attuati. Il primo di questi interventi dovrebbe essere la riforma. agraria che si chiede già da molti anni e che dovrebbe risolvere il problema del latifondismo. Attraverso la riforma agraria infatti si dovrebbe ridistribuire meglio la terra che era ancora concentrata nelle mani di pochi e che faceva vivere nella miseria milioni di contadini.
Ecco, Giolitti non spinge il suo riformismo fino a fare la riforma agraria. Anche perché i grandi proprietari fondiari, i latifondisti meridionali, i grandi proprietari di terre, non volevano questa riforma, ma erano anche quelli che votavano per il Partito Liberale, cioè che sostenevano il governo di Giolì. Questa situazione aumenta ancora di più la miseria e la miseria diffusa fa sì che ci sia una ondata di emigrazioni senza precedenti.
L'emigrazione perciò diventa una vera e propria piaga sociale, cioè una ferita della società e in questo inizio di secolo assume dimensioni impressionanti. Basta pensare che tra il 1901 e il 1913 8 milioni di italiani emigrano verso l'estero. La politica estera invece di Giolitti riguarda un altro aspetto, in particolare riguarda guarda l'aspetto coloniale.
Infatti Giolitti, che aveva bloccato l'espansione coloniale che c'era stata in precedenza, subisce le pressioni dei nazionalisti italiani che chiedevano appunto la ripresa del colonialismo. Quando questa pressione diventa molto forte, Giolitti dà il via al progetto di conquistare la Libia. La Libia è un territorio nordafricano ed è sotto il dominio dell'impero ottomano che da tempo è in declino. Dopo che la Francia e la Gran Bretagna accettano, praticamente garantiscono perlomeno di non opporsi all'azione italiana, l'impresa libica ha inizio nel 1911. Oltre alla conquista dell'interno della Libia, gli italiani occupano Rodi e un gruppo di isole sempre dei turchi che si chiama il dodecaneso nel 1911 quindi si attua questa conquista che verrà sancita cioè firmata con la pace di losanna del 1912 l'italia ottiene la libia ottiene rodi ottiene il dodecaneso e nonostante gli accordi non restituirà rodi e il dodecaneso alla turchia neanche dopo il periodo previsto.
La conquista della Libia consente a Giolitti di fare ulteriori progressi anche nella politica interna, perché nella politica interna la conquista della Libia fa rompere il partito socialista e questo avvantaggia i liberali. Anche se Giolitti, proprio in politica interna, in questo momento decide, vara, la più importante delle sue riforme, che è il suffragio universale maschile. Significa che, con qualche restrizione, per esempio per i cittadini sotto i 30 anni, tutti i maschi italiani votano, tanto è vero che i votanti passano da... 3 milioni e mezzo a 8 milioni, sono quasi un quarto degli italiani. Per la prima volta potevano votare anche gli operai e i contadini.
Le elezioni sono subito nel 1913 e per la paura che grazie anche a questo allargamento vincano i socialisti, Giolitti applica il patto Gentiloni, cioè un accordo con il quale cattivano i soldi. si impegnano a sostenere i liberali, a sostenere quindi i candidati che stanno dalla parte di Giolitti, tanto è vero che alla fine, dopo le elezioni, Giolitti e i liberali ottengono la maggioranza nelle elezioni. Nonostante questo, il liberalismo riformista di Giolitti entra in crisi.
forze ancora più conservatori. Nonostante questo il liberalismo riformista di Giolitti entra in crisi e soprattutto perché nella maggioranza del Parlamento ci sono delle forze conservatrici. La crisi è così forte che Giolitti preferisce dimettersi nel marzo del 1914 e passare la presidenza del Consiglio ad altri e con questa data si chiude. quella che noi chiamiamo l'età giolittiana.