Thomas Hobbes è stato uno dei pensatori più interessanti del Seicento, dal punto di vista politico in particolare, ma non solo dal punto di vista politico. Un pensatore originale, un pensatore anche molto caustico, anche molto pessimista, che è stato ripreso nel corso dei secoli da tanti altri filosofi. Se pensate che il suo pensiero si trova di nuovo ripreso nel Settecento, nell'Ottocento, nel Novecento addirittura. Ehi, chi deve pensare che Hobbes si trova in Freud e in tanti altri pensatori?
Insomma, vale la pena riconoscerlo e, dopo averlo analizzato per la verità nel dettaglio in tanti video, oggi proviamo a fare un riassunto. Tenterò di spiegarvi la filosofia di Thomas Hobbes, tutta in terra, almeno nei suoi punti salienti, in appena 45 minuti. Andiamo a cominciare, che tempo stringe.
Un soci di caffè nella tazza con la scritta andiamo a cominciare che è la frase d'apertura di ogni video come ci sono come sempre anche topolino, tostoi, batman, te andrà il mostro per uso il cuscino, il bottone di 100.000 iscritti e un altro mostriciatore che si sente avere qui, c'è anche qualche cimice che vola per non farci mancare nulla e poi ci sono ovviamente anche io. Mi chiamo Ermanno Ferretti, sono un insegnante di storia e filosofia, insegno in un liceo scientifico e dal 2020, dal marzo del 2020 su questo canale realizzo ogni giorno dei video, dei podcast. o degli incontri online per spiegare e per parlare di storia, filosofia ed educazione civica. Sono video pensati per studenti, sia superiori sia università, ma anche per appassionati, per chiunque voglia scoprire e riscoprire queste discipline che sono importanti, sono interessanti, ci aiutano a vedere il mondo in maniera nuova, spero, e a renderci più consapevoli. E appunto all'interno di questi video, ne ho fatti tanti fino ad adesso, ne ho fatti...
tanti anche di filosofia ovviamente, di storia, ma esiste una playlist particolare che si chiama Grandi filosofi in un'ora, o meno mi viene da dire. Cioè, per alcuni filosofi a cui vi ho dedicato tanti video, tanti discorsi, ho fatto anche una versione sintetica da un'ora di Platone, Aristotele, Socrate, Kant e via discorrendo, Hegel e così via e magari per quelli un pochino meno rilevanti, ma comunque interessanti, versioni anche da 45 minuti e questo è anche il caso oggi di Thomas Hobbes. Un'ora forse era troppo, visto che i video non sono così lunghi 45 minuti è la dimensione giusta per fare un riassunto finale del pensiero di Hobbs. Oggi per forza di cose andrò un po' veloce, un po' svelto su alcuni aspetti, ma in descrizione a questo video trovate i video originali che feci a suo tempo su Hobbs, lì entriamo maggiormente nel dettaglio, lì potete analizzare meglio il pensiero, se qui vi sembra un po' affrettato là trovate le cose dette con la giusta calma.
Ma qui per fare un po' di ripasso serve anche ritoccare i punti in un'era veloce e partiamo rapidamente dalla vita. Thomas Hobbes nasce nel 1588 in Inghilterra, il filosofo inglese morirà nel 1679, quindi vive tutto il Seicento praticamente inglese tranne proprio il finale. E questo è importante perché dovete ricordare cosa accade in Inghilterra nel Seicento, perché ne accadono tanti di fatti che segnano anche la vita appunto di Hobbes. In particolare c'è un evento clamoroso che segna la storia inglese, la cosiddetta Prima Rivoluzione Inglese o Guerra Civile Inglese, che arriva negli anni 40 del Seicento, a partire dal 1642. Hobbes assiste a questi eventi della guerra civile un po' da lontano perché si trova in Francia, passerà una certa parte della sua vita anche sul continente lontano dall'Inghilterra. E però segue gli eventi dell'Inghilterra e questi eventi lo segnano.
Già Hobbes era abbastanza pessimista di suo ricarattere ma quello che accade durante questa guerra civile lo rende ancora più pessimista e ancora più dubbioso sugli esiti della convivenza pacifica tra gli uomini che secondo lui è impossibile se non in certe determinate condizioni e vedremo. Però ecco, la politica è certo una dimensione importante, non è l'unica. Hobbes è uno studioso a tutto tondo, si interessa di filosofia ovviamente, si interessa anche delle novità della scienza del suo tempo, conosce tramite lettere o comunque intrattene rapporti con i più grandi pensatori del suo tempo, con Galileo, con Cartesio, è famosa una critica che rivolge a Cartesio, oppure apprezzandone alcuni esiti con Gassendi, insomma è un uomo di mondo davvero inserito nel dibattito culturale del suo tempo.
inizia a scrivere e a elaborare il suo pensiero in particolare negli anni 40 diciamo che già nel 42 inizia a pubblicare quella che sarà poi una trilogia di opere dedicate all'uomo e allo stato allo stesso tempo si chiamano De Cive, cioè sul cittadino, De Corpore, sul corpo, De Omine, sull'uomo questa è la trilogia, in latino ovviamente ma li troviamo tra l'altro in italiano e però forse ancora più famosa è un'opera che esce pochi anni dopo nel 1651 che è il Leviatano, ne parleremo, vedremo cosa intende con questa figura, con questo titolo. In realtà sappiate che quello che c'è nelle cive e nel De Omine, nel De Corpora, e quello che c'è nel Leviatano è molto coerente, in realtà le idee sono più o meno quelle. Dicevo, vive gran parte degli eventi del Seicento, è inserito nel battito culturale e si relaziona anche con la filosofia soprattutto dominante del suo tempo, che è quella di Cartesio.
Cartesio ha avuto un grande successo e bisogna fare i conti anche con Cartesio. Hobbes propone una filosofia che in parte riprende alcuni elementi della filosofia cartesiana, lo vedremo, un certo razionalismo sicuramente, ma da par suo diciamo che rifiuta la visione del dualismo cartesiano di una res estensa, materia, e di una res cogitans, spirito. Per Hobbes, ve lo posso già anticipare, tutto è materia, è una forma di razionalismo ma anche di materialismo, una versione molto originale. Gli eventi della guerra civile lo segnano particolarmente. tornerà in Inghilterra non fa in tempo, ecco questo va sottolineato, a vedere invece gli eventi della seconda rivoluzione inglese, perché appunto negli anni 40 c'è la guerra civile che finisce con la vittoria di Cromwell e con l'instaurazione breve, tutto sommato, della Repubblica.
Nel 1688, cioè 40 anni dopo, circa 30 anni dopo, c'è un'altra rivoluzione, la cosiddetta Gloriosa Rivoluzione, che va in modo molto diverso. Ma quella... Hobbes non la vede, Hobbes muore nel 79 e muore qualche anno prima, quindi non fa in tempo a conoscere quegli esiti e a vedere quell'altra rivoluzione. E questo un po' inciderà, perché la seconda rivoluzione più pacifica influenzerà invece Locke, che avrà una visione tutto sommato un po' più ottimistica dell'uomo. Ma detto questo, detta la vita brevemente, dette le opere brevemente, andiamo a vedere la sua filosofia.
Vi dicevo che Hobbes è un razionalista ispirato in parte a Cartesio, anche se con esiti differenti da quelli del pensatore francese. Un razionalista che... Ritiene che ciò che distingue veramente l'uomo da tutti gli altri esseri viventi che ne segna il primato sia proprio la ragione. E proprio ragionando sulla ragione, analizzando questa facoltà umana, Hobbes arriva a fare i primi discorsi interessanti, a impostare la sua filosofia, diciamo così. Perché, certo, gli uomini hanno una ragione, una ragione simile a quella che in fondo per Hobbes hanno anche gli animali.
Simile ma non uguale, perché gli uomini hanno qualche facoltà in più. rispetto agli animali. Gli animali hanno quel poco di ragione che basta, dice Hobbes, per soddisfare i bisogni più elementari. Per esempio un cane sa che se vuole farci fare le coccole dal padrone deve portargli il giornale. Usa la ragione.
È un ragionamento questo. Se voglio le coccole devo portarle il giornale. Ma è un ragionamento estremamente semplice, basato su un desiderio e come ottenerlo, come vederlo soddisfatto.
Anche l'uomo agisce alla stessa maniera, ma l'uomo è in grado di fare anche ragionamenti più complessi di questi. soprattutto perché l'uomo è in grado di ragionare intendendo un rapporto anche di causa-effetto, non solo per soddisfare il bisogno momentaneo, ma ragiona anche a lungo termine, ragiona anche mettendo in relazione tra i loro fenomeni apparentemente non in relazione tra loro e trovando leggi nei fenomeni. Perché riesce a fare questo l'uomo?
Cos'è che ha in più l'uomo rispetto agli animali? Perché gli animali non sanno mettere in rapporto causa-effetto, non sanno creare lunghe catene di ragionamenti, non sanno mettere in relazione tra loro fenomeni distanti, mettono in relazione solo fenomeni vicinissimi. L'uomo riesce a fare questo lavoro perché, in più rispetto agli animali, ha un'altra facoltà, un altro elemento che deriva dal ragionamento, che è il linguaggio.
Il linguaggio, per come lo intende Hobbes, infatti, è un'arma formidabile che l'uomo ha creato perché consente di mettere in relazione tra loro le cose, di trovare accordi, di trovare disaccordi, di anche semplicemente con una parola identificare tutta una classe di oggetti. Se io, ad esempio, molto banalmente in matematica, dico la parola triangolo, Io con questa parola intendo tutti i triangoli e posso fare ragionamenti, posso fare dimostrazioni, posso fare teoremi usando la parola triangolo ed intendendo tutti i possibili triangoli, anche quelli che non ho ancora visto, anche quelli che vedrò tra cinque anni, no? Se dico i cani si comportano così, con la parola cani identifico tutti i cani, no?
Anche quelli che non conosco, anche quelli di cui non ho esperienza. Segno che il linguaggio, con la sua capacità astrattiva, con la sua capacità di creare delle parole generali che valgono per tutta una classe di insiemi, ci permette di ampliare molto i discorsi che facciamo. Un animale che non ha il linguaggio, che non ha questa capacità, conosce solo le cose concrete che vede. Conosce il suo cane, il suo padrone, il suo giornale.
Non conosce i giornali, perché non sa neanche cosa siano i giornali, non ha le parole per dirle e non ha neanche le parole per pensare alle classi di oggetti. L'uomo sì. Quindi vedete.
La ragione importante, e l'uomo ha una ragione che sa usare molto bene, il linguaggio è altrettanto importante perché permette di ragionare meglio. E quando ragioniamo, il linguaggio l'ha reso già piuttosto evidente, in realtà cosa facciamo, si chiede Hobbes? In realtà noi crediamo, accorri e disaccorri tra cose.
Era un discorso che già aveva iniziato a fare Aristotele questo e che Hobbes riprende. Il linguaggio mette insieme le parole, come il ragionamento mette insieme gli elementi. Li mette insieme accordandoli.
come se fosse quasi una somma matematica, oppure li disgiunge disaccordandoli come quasi fosse una sottrazione aritmetica, no? Pensate a una frase del genere, anzi a un ragionamento del genere, che è un silogismo ipotetico che lo Sturzhoffs porta ad esempio, perché secondo lui è il ragionamento per eccellenza. Se qualcosa è animale è anche corpo, prima premessa.
Se qualcosa è uomo è anche animale, seconda premessa, conclusione. Se qualcosa è uomo è anche corpo. Ve l'ho mostrato anche a schermo.
Come vedete qui c'è un ragionamento, un silogismo insomma di quelli aristotelici classici con in più il se all'inizio che lo rende un silogismo ipotetico per carità, tutto vero. Però attenzione cosa si fa qua? Qua si sommano delle cose.
Io dico se qualcosa è animale è anche corpo quindi metto in relazione tra loro animale e corpo, li metto insieme, possono stare assieme. Poi dico se qualcosa è uomo è anche animale, metto insieme uomo e animale, li metto insieme e quindi ricavo un altro insieme. Cioè alla fine il ragionamento... si usa le parole assomiglia molto alla matematica ci sta dicendo Hobbes perché trova accordi e disaccordi trova somme e sottrazioni trova se vogliamo moltiplicazioni insomma fa operazioni simili a quelle della matematica con le parole e quindi con i concetti segno che le parole sono importantissime per ragionare ci permettono di fare ragionamenti anche molto più ampi della nostra mera esperienza sensibile a patto però che ovviamente usiamo la ragione in maniera logica in maniera razionale in maniera, mi verrebbe da dire, matematica. E tutto questo ragionare sul linguaggio, sui concetti porta Hobbes anche a cercare di distinguere tra diverse scienze, diverse forme di conoscenza, perché come vi ho detto, ciò che distingue l'uomo dagli animali è la capacità di trovare anche rapporti di causa-effetto.
Rapporti di causa-effetto molto ampi, molto lunghi, eccetera. Ora, la scienza di effetti fa questo. Ogni forma di conoscenza trova rapporti di causa-effetto.
Si cerca di capire a certe cause quali effetti spesso necessari corrispondono e però si rende conto anche ops che questo questa direzione dalla causa all'effetto non è sempre facile anzi noi in natura molto spesso cerchiamo di fare il contrario noi natura abbiamo gli effetti e cerchiamo di risalire dagli effetti alle cause pensate alla pioggia vero che piove quello l'effetto e voglio capire perché piove qual è la causa di questa pioggia allora tento di risalire dall effetto la pioggia che scende sulla mia testa alla causa come mai cos'è accaduto che ha fatto piovere, quindi le correnti atmosferiche, le nuvole, quello che volete, però devo risalire indietro. In natura le cose vanno in una direzione, prima c'è la causa e poi c'è l'effetto ovviamente, prima c'è la nuvola, poi c'è la corrente, poi c'è la pioggia. In natura tutto va in questa direzione, prima la causa e poi l'effetto, ma noi vediamo gli effetti e cerchiamo di capire, senza averle viste, le cause che vengono prima.
Cioè dobbiamo fare come andare indietro col tempo, come una macchina del tempo che risale al contrario, come un salmone. Tenta di risalire all'indietro. La corrente. Non è facile, dice Hobbes, ma allora, dice, dobbiamo distinguere tra scienza e scienza, perché ci sono scienze che fanno il percorso in maniera lineare, dalla causa all'effetto, e ci sono scienze invece che fanno il percorso al contrario, dall'effetto alla causa. E questo ci rende possibile conoscere o no certe scienze, perché, dice Hobbes, le scienze di cui noi non siamo autori, che ragionano su cose che non abbiamo creato noi, sono quelle scienze in cui dobbiamo risalire dagli effetti alle cause, in cui però è molto difficile farlo.
Facciamo un esempio, la pioggia, la fisica, possiamo dirla anche così, la meteorologia, la chimica, tutte le scienze naturali, cosa sono? Sono fenomeni che avvengono in natura, e la natura non l'abbiamo creata noi uomini. La natura ce la siamo trovata, al limite l'ha creata Dio, se uno crede in Dio, ma certo non l'abbiamo creata noi uomini.
Quindi noi non sappiamo quali siano bene, chiaramente, le leggi di natura perché non le abbiamo create noi la natura. Dunque, quando abbiamo un effetto... Possiamo cercare di risalire alle cause, ma andiamo un po' attentoni, ven da dire, perché non avendo creato noi le regole di questa natura non sappiamo bene come funzioni il rapporto di causa-effetto. Quindi c'è la pioggia, diciamo, ma potrebbe essere per questo motivo, potrebbe essere per quest'altro motivo, potrebbe essere per quest'altro motivo, proviamo a fare esperimenti, studi, per cercare di trovare la giusta causa. Però appunto questo procedere raccontario è difficile sicché la nostra conoscenza sarà sempre fragile, dice Hobbes, sarà sempre parziale.
Proviamo a conoscere. come mai è accaduto quel fenomeno, qual è stata la causa, però è una conoscenza che potremmo definire probabilistica, probabilmente la causa è questo, ma non siamo mai certi, perché non conosciamo con certezza assoluta le regole del gioco, le regole della fisica, della scienza, eccetera. Quindi risalire dagli effetti delle cause è possibile, ma con una certa incertezza, anche perché ovviamente la scienza che costruiremo sarà una scienza a posteriori, cioè partiremo dalle esperienze sensibili, cioè dagli effetti.
per tentare di risalire alle cause per questo la scienza la fisica eccetera sì buona forma di conoscenza ma un po incerta ci sono però dice ops altre forme di conoscenza dove invece siamo noi creatori delle regole del gioco pensate alla matematica la matematica non è una scienza naturale per cui io vedo gli effetti dico chissà quali sono le cause ci ho vado a tentoni no la matematica l'abbiamo posta noi noi abbiamo stabilito le regole del gioco euclide ha stabilito gli assiomi no Eutlide ha stabilito le regole, sicché essendo una scienza fondata dall'uomo, è possibile in quel caso lì invece fare quel procedimento, cioè arrivare alle cause, perché in quel caso noi sappiamo bene quali sono le cause e le regole le conosciamo. Pertanto nel caso delle scienze come la matematica, le forme di conoscenza di quel tipo lì, avremo una conoscenza certa, una conoscenza a priori, una conoscenza necessaria, perché lì sì che saremo in grado di capire bene come funziona. Capite il ragionamento che sta facendo Hobbes. E però qua faccio un ulteriore accenno, poi lo riprendiamo più avanti.
Non è solo la matematica l'unica scienza che abbiamo creato noi, ce n'è anche un'altra, ad esempio la politica. Le regole del gioco della politica le abbiamo create noi. La natura no, la fisica no, la biologia no, non l'abbiamo creata noi, quindi quella a posteriori con tutte le incertezze del caso, ma la politica l'abbiamo creata noi, gli stati li abbiamo creati noi.
Sicché la politica dovrebbe funzionare secondo Hobbes come la geometria. Cioè dovrebbe essere possibile una conoscenza a priori necessaria. Vediamo come, anche se prima passiamo un secondo attraverso il materialismo.
Ovviamente anche parlando delle scienze naturali, la fisica, la biologia, eccetera, Hobbes si rende conto che cosa possiamo conoscere in questo tentativo incerto di risalire alle cause? Beh, alla fine noi usiamo sempre i sensi, usiamo sempre l'esperienza, usiamo sempre la conoscenza della materia, perché i sensi ci permettono di conoscere la materia. Quindi, Certo, è una forma di conoscenza incerta, ma alla fine si basa sempre su oggetti generabili, dice così Hobbes, cioè su cose concrete.
Io non posso mai tentare di risalire a qualcosa che non è generabile, cioè a qualcosa che non è materiale. Ciò che non è materiale sfugge alle mie possibilità di conoscenza, in fondo, no? Visto che io conosco sempre usando i sensi. Il che, ragionandoci un po', porta Hobbes a dire che in realtà puoi ben vedere forse cose che non sono materiali, neppure ce ne sono.
L'anima, lo spirito, Dio, tutte queste cose che gli uomini hanno pensato per secoli essere immateriali, ma siamo davvero sicuri, si chiede Hobbes, che siano veramente immateriali? Perché, forse invece, anche queste cose sono materiali. Anche Dio è materiale, anche l'anima è materiale.
Semplicemente è di una materia un po' più elevata del resto delle cose, per cui l'uomo si è immaginato che fossero immateriali, ma, secondo Hobbes, tutte le cose sono materiali. Approviamo di fatto il suo materialismo. Hobbes è convinto che solo la materia esista, anzi che tutto sia materia, che tutto l'universo sia spiegabile esclusivamente tramite la materia e il movimento che è ciò che appunto muove la materia. Quindi tutto ciò che accade, il movimento degli astri ovviamente, materia che si muove, il passare delle stagioni, materia che si muove, ma anche le nostre emozioni forse sono materia che si muove.
Hobbes è infatti convinto che Tutti i fenomeni, anche quelli psicologici, quelli interiori, quelli di pensiero, non siano cose immateriali. Cartesio aveva detto che il pensiero aveva sede nel res cogitans, il res cogitans era immateriale, ma Hobbes, se vi ricordate, lo aveva criticato dicendo, ma cosa stai dicendo? Perché dovrebbe essere immateriale?
Potrebbe benissimo essere qualcosa di materiale. Se non vi ricordate più questa critica, vi metto in descrizione il video su Cartesio dove c'è anche la critica di Hobbes. Anche quello che proviamo, anche i nostri sentimenti potrebbero essere...
Frutto degli spiriti vitali, dice Hobbes, cioè dentro al corpo lui è convinto che ci siano dei sommovimenti, un movimento vitale, qualcosa in movimento, sostanze in movimento, non sa bene cosa siano ancora, noi oggi potremmo dire, insomma, gli stimoli nervosi, le reazioni biochimiche dentro al corpo, intendeva qualcosa del genere Hobbes anche se non aveva ancora la terminologia adatta per poterlo dire. E questi sommovimenti interni ci provocano le emozioni, ci provocano i pensieri, ci provocano i vari stati d'animo, ok? Quindi, alla fine, quello che proviamo non è il frutto di Dio, non è il frutto neppure di una nostra libera volontà, ma è il frutto di meccanismi interni al corpo. E qui passiamo dal materialismo al meccanicismo.
Perché però, se tutto è materia e tutto è in movimento, tutto è materia e movimento, ovviamente quello che accade nel mondo è quindi spiegabile tramite un meccanismo, tramite leggi, che io magari faccio fatica a conoscere perché risalire dagli effetti alle cause vi dicevo è complicato. e che però esistono. In fondo, la fisica ce l'ha già dimostrato.
Il movimento dei pianeti non è che avviene per caso, o perché Dio muove i pianeti come gli va, eccetera, ma avviene per precise leggi meccaniche. La pioggia, che vi dicevo prima, non è che avviene per caso, avviene per precise leggi meccaniche, che io magari non conosco bene, ma ci sono. Ma allora, perché magari anche i nostri desideri non sono frutto della stessa cosa? Perché la pioggia, diciamo che è meccanica, e il nostro desiderio, invece, diciamo che è libero?
In realtà, secondo Hobbes, la nostra volontà non è libera la nostra volontà è sempre frutto di quegli spiriti vitali di cui i movimenti vitali di quell'energia che abbiamo dentro che meccanicamente ci porta a volte a essere allegri a volte a essere tristi a volte a desiderare x a volte a desiderare y cioè non c'è libero arbitrio in pratica sta dice no ma la nostra volontà non è libera la nostra volontà è sempre frutto di movimenti e questo già mette un po a repentaglio la visione classica che abbiamo dell'etica no Mi sembra che pensare col cristianesimo che l'uomo sia sempre responsabile di tutto ciò che fa, delle sue scelte eccetera. Hobbes ci sta dicendo attenzione perché l'uomo non è così libero come sembra. Non è libero di volere, non è libero di decidere di volere o non volere. Quando vuole, vuole.
È come una macchina quando vuole. Quando ha sento un desiderio, non è libero di decidere di non avere quel desiderio. Se ha voglia di una mela, non è che ha deciso di avere voglia di una mela, ha voglia. Non ha potuto fare a meno di avere voglia della mela.
Se ha voglia di innamorarsi di una persona, non è che decide di innamorarsi, è questa forza vitale che lo spinge a innamorarsi, ed è una cosa meccanica, non può farne a meno. Questo porta a ridefinire un po' l'etica, vi dicevo, perché ovviamente allora la responsabilità dell'uomo tende un po' a calare, a decrescere, ma Hobbes, dal punto di vista etico, ha un approccio che direi relativista, cioè dice, attenzione, dobbiamo ridefinire in generale tutta l'etica. Ci hanno abituati a pensare che esista un bene e un male assoluti, no? Ma bene e male non sono mai assoluti. proprio perché alla fine i nostri desideri scaturiscono dal nostro corpo e i corpi sono tutti diversi.
C'è uno che ha voglia della mela perché magari ha una carenza di una certa sostanza, c'è uno che ha voglia della carne perché ha una carenza di un'altra sostanza, uno che ha voglia del gelato perché ha una carenza di un'altra sostanza. Sicché il volere X, Y o Z non ha più ragione X, ha più ragione Y, ha più ragione Z, è semplicemente frutto dei meccanismi interni del corpo. Quindi non si può dire che una cosa è giusta o sbagliata in assoluto, perché dipende dalla persona, dipende dalla circostanza, dipende da ciò di cui ha bisogno. Quindi il bene e il male sono valori relativi, dipendono dalle circostanze, dal corpo. Da questo movimento vitale ogni uomo, dice Hobbes, ha una forza interiore che lo spinge a cercare di conservare ed espandere la propria vita ed evitare quindi il contrario, una limitazione nella vita.
Tutto ciò che facciamo è motivato da questo. Quando abbiamo desiderio sessuale... è perché c'è questa spinta all'espansione della vita.
Quando abbiamo voglia di picchiare qualcuno è perché ci siamo sentiti minacciati nella nostra vita e vogliamo invece espandere la vita. Quando scriviamo poesie è perché vogliamo espandere il nostro io. È sempre questa spinta che ci porta a fare tante cose, no? E quindi proviamo gioia quando riusciamo a rispondere la vita e proviamo dolore quando invece ci sembra che la nostra vita venga compressa, quando ci sembra che il nostro desiderio di vivere e di espanderci si riduca.
Ok? Quindi gioia e dolore sono sentimenti che ci fanno capire anche dove va la nostra vita, quando si espande e quando no. E quindi bene e male sono relativi. Per me è bene ciò che mi provoca gioia, cioè ciò che mi aiuta a espandere la vita. E per me è male ciò che mi provoca dolore, cioè ciò che mi restringe la vita.
Vedete? Meccanicismo, relativismo e una nuova concezione dell'uomo. Ma questa nuova concezione dell'uomo e dell'etica ci serve per parlare soprattutto di politica. Tutto quello che vi ho detto finora è in realtà... In realtà per Hobbes è una premessa infatti alla politica, è lì che lui vuole andare a parlare, è lì che c'è il discorso importante da fare perché le circostanze anche della sua vita lo hanno convinto che quello è il tema fondante.
Vi dicevo la politica è una scienza creata dall'uomo, cioè meglio che una scienza è un ambito, un ambito d'azione, un insieme di cose create dall'uomo e quindi si può studiare a priori dicevamo no? Si può studiare necessariamente, si può studiare allo stesso modo in cui si studia la geometria perché geometria e politica sempre creazioni umane sono. Dunque, come aveva fatto Euclide?
Vi ricordate che mi hanno detto che la geometria l'ha creata Euclide? Come l'aveva fatto? Aveva posto degli assiomi, dei postulati e poi da questi aveva ricavato con dei teoremi, per via puramente deduttiva una serie di conseguenze.
Allora Hobbes dice facciamo così anche in politica. Visto che la politica è la nostra creazione, usiamo lo stesso metodo. Quindi io partirò, dice lui, nelle Via Tano e nelle altre opere partirò formulando dei postulati.
Geometrici proprio. Cos'è un postulato? Un postulato è una verità indimostrabile che viene però assunta come vera. Dice, io ritengo di aver trovato due postulati certissimi sulla natura umana.
Cioè, io ho due convinzioni su come è fatto l'uomo. E ve ne enuncio e li metto come base di partenza nella mia politica e poi ci ragioniamo insieme. Quali sono questi due postulati? Il primo è la cosiddetta bramosia naturale.
Tu lo dici Ops, tutti gli uomini pretendono di gioire da soli dei beni che sono in comune. Tutti gli uomini hanno un desiderio naturale di accapararsi le cose. La brama, la bramosia, è la voglia di prendere, di avere, no?
È il desiderio forte. Tutti gli uomini vogliono tenere per sé tutte le cose. Se potessero, si prenderebbero tutto. Se voi andate da una parte, vi prendete qualsiasi roba che c'è. se non c'è nessuno che è sua, no?
Vi portate a casa tutto perché siamo spinti naturalmente con la nostra essenza a prenderci tutto quello che possiamo prenderci. Questo è il primo postulato. Il secondo postulato è la ragione naturale, cioè ogni uomo è dotato di ragione, di una ragione naturale già prima che nasca lo Stato, che soprattutto spinge l'uomo a fuggire dal peggiore dei mali, cioè dalla morte violenta.
L'uomo ha quell'istinto di conservazione di cui parlavamo prima, prima di aver detto che... Ogni uomo è spinto da questo spirito vitale che cerca di espandere la vita e conservarla. Ebbene, questi due postulati sono l'effetto di quella visione lì, no? Se davvero noi siamo spinti a conservare la vita e ad espanderla, allora siamo spinti anche a prendere tutto quello che ci può servire il più possibile, accapararci tutto, perché vogliamo espandere la vita e soprattutto evitare più che possiamo la morte, il dolore, la sofferenza. Praticamente, omsi sta dicendo, è l'istinto di autoconservazione che ci porta a questi due postulati fondamentali.
Bene, fino qua uno può essere d'accordo, può essere in disaccordo, ma Hobbes dice io li pongo come premesse di partenza. Ora, a partire da queste, cosa possiamo dire, ragioniamoci sopra? Beh, intanto possiamo dire che Hobbes ha una visione fortemente pessimista dell'uomo, sarà qui se lo si capisce, perché è nettamente contrario a quello che pensava in fondo anche Aristotele, come lo pensavano tanti altri. Ricordate Aristotele, per Aristotele l'uomo è un animale sociale, tranne qualche eccezione, tranne chi vive come gli dèi o chi vive come le bestie, ma...
Quasi tutti sono animali sociali, cioè vogliono stare insieme agli altri. Gli uomini per Aristotele sono naturalmente portati a convivere e a trovare accordi, a una naturale simpatia, a una naturale empatia, a stare insieme. Abus dice, non è vero, non è vero. L'uomo sta insieme agli altri? Sì, si sta insieme agli altri, ma sempre per interesse, sempre perché vuole darne qualche vantaggio, oppure per paura, oppure per qualche motivo becero, mai per vera amicizia.
mai per vera benevolenza l'uomo non è capace di benevolenza secondo ops l'uomo è egoista questo è l'uomo vuole salvarci la pelle vuole star meglio questo è e a volte usa gli altri per star meglio per cui è vero che se vai in giro ci sono le persone che sono in amicizia ma perché sono in amicizia dice ops perché o tizio vuole fregare caio oppure tizio si diverte da stare con caio e quindi sta insieme a lui solo perché così lui si diverte perché così sta meglio non perché voglia bene davvero all'altro Perché si formano le società d'affari? Per guadagnarci. Perché si formano i matrimoni?
Per sfruttarsi l'uno con l'altro. Hobbes ha una visione estremamente pessimista da questo punto di vista e quindi l'uomo non è naturalmente portato a stare insieme agli altri. Sicché, Hobbes dice, se proviamo a immaginare lo stato di natura, che era una cosa a cui pensavano molti giusti naturalisti in quel tempo, ci accorgiamo che l'uomo non sta bene insieme agli altri. Cos'è questo stato di natura?
Quasi contemporanea con Hobbes ne aveva parlato anche Hugo Grotz e ne parleranno anche tanti altri. È una sorta di ipotesi mentale, una sorta di esperimento mentale. Cioè, questi filosofi, soprattutto quelli della corrente gius naturalista, a cui Hobbes comunque si avvicina, quelli che pensano che esistano diritti naturali, si dicono.
Ma proviamo a immaginare come sarebbe il mondo senza lo Stato, senza le leggi, senza la polizia, senza i carcere, senza tutte queste cose. Proviamo a immaginare come vivremmo se non ci fossero questi apparati. o meglio come viveva magari l'uomo primitivo prima che nascesse lo stato in questa situazione si parla di stato di natura al naturale senza apparati senza leggi senza stati come vivrebbe l'uomo ecco alcuni dicevano l'uomo vivrebbe abbastanza bene entrirebbe in comunità con gli altri Hobbes pensa assolutamente di no perché in questa situazione ipotetica di stato di natura l'uomo avrebbe diritto su tutto perché non ci sarebbe il bene e il male vi ho detto prima che bene e male per Hobbes sono relativi dipendono senza un'autorità che li stabilisce non c'è bene e male il bene mio è il bene mio il bene tuo è il bene tuo possono anche andare benissimo in collisione no? non c'è un bene o un male assoluto e quindi vuol dire che non c'è neppure un diritto Non c'è una legge che dice che io ho diritto su queste cose e non sulle altre, come non c'è una legge che dice che tu hai diritto su certe cose e non sulle altre.
Pertanto, ogni uomo ha diritto su tutto, dice Hobbes, in questo stato di natura. Ogni uomo può prendersi tutto, perché niente limita il suo diritto. Ovviamente cosa accade? Che se io posso prendermi tutto e il primo postulato dice che io ho la promozione naturale e quindi cerco di prendermi tutto, anche l'altro fa la stessa cosa, anche l'altro cerca di prendersi tutto. tutti quanti cercano di prendersi tutto, inevitabilmente si finisce per litigare.
Non solo si finisce per litigare, ma si finisce per fare la guerra. Lo stato di natura è una situazione di bellum omnium contra omnes, dice Hobbes, che in latino vuol dire la guerra di tutti contro tutti. Siamo tutti lì a menarci, sostanzialmente ad ammazzarci anche, no? È una situazione caotica, di disastro, una guerra civile continua.
È una situazione, dice sempre Hobbes, di homo... homini lupus espressione che è inventata celeberri ma in realtà non la inventa ops è un motto latino antico che ops riprende homo homini lupus vuol dire ogni uomo è lupo per l'altro uomo cioè il tuo vicino di casa è uno che ti può ammazzare perché vuole le stesse cose che vuoi tu il tuo fratello uno che ti può ammazzare perché vuole le stesse cose che vuoi tu quindi tu non puoi fidarti non puoi stare tranquillo quindi è una situazione anche di grande paura ovviamente perché puoi essere molto forte e magari puoi sopraffare gli altri Ma gli altri possono sopraffare te e la tua vita è perennemente a rischio. Proprio per questo motivo, però, Hobbes dice a un certo punto che questo stato di natura deve finire.
Perché vi ricordo che c'è il primo postulato che dice che noi abbiamo la ragione. Scusate che abbiamo la bramosia che ci porta a voler tutto. Ma abbiamo il secondo postulato che ci dice che noi abbiamo la ragione.
E questa ragione ci dice che devi evitare la morte violenta. Se lo stato di natura è uno stato pericoloso, perché tutti potrebbero ammazzarmi, allora io ci ragiono e dico, no, devo fare qualcosa. Perché? così rischio di morire, è proprio per questo motivo, ragionando su questo, che gli uomini dello stato di natura decidono a un certo punto di uscire dallo stato di natura firmando un patto. Ora si firma questo patto che serve appunto a chiudere quella pagina di natura, quella pagina pericolosa di guerra di tutti contro tutti ed entrare nello stato vero e proprio, nello stato positivo, nello stato come è oggi.
Ma come si firma questo patto? In cosa consiste questo patto? Hobbes lo dice per cercare di capire su cosa si fonda in realtà lo stato in cui lui stesso vive. e come anzi dovrebbe essere riformato lo stato in cui lui stesso vive per garantire un maggiore equilibrio per evitare quella guerra civile che lui aveva visto in Inghilterra allora lui dice secondo me i cittadini quando capiscono che è meglio abbandonare lo stato di natura firmano un patto che si basa e costituito da tre norme principali le prime due in realtà già mettono fine allo stato di natura la terza è una norma di sicurezza diciamo così vediamole la prima norma viene riassunta in genere in una formula latina che è Pax Est Querenda la pace è da ricercare cioè dice questo la norma bisogna garantire la pace e se proprio non si può garantire la pace bisogna almeno garantirsi i vantaggi della guerra cioè i cittadini dicono basta guerra basta ci ammazziamo non va bene è troppo rischioso facciamo la pace se proprio non riusciamo a mettersi d'accordo se proprio non riusciamo a fare la pace almeno alleiamoci tutti insieme e morirà a essere più sicuri di prima quindi Pax Est Querenda prima norma Seconda norma è quella più interessante, più importante di tutte.
Dice questo in latino, ius in omnia est retinendum, cioè in italiano un po' più corrente vuol dire bisogna rinunciare al diritto su tutto. Ora, capiamoci un attimo. Vi ho detto che nello stato di natura l'uomo aveva diritto su ogni cosa, anche sulla vita degli altri, perché nessuna legge ti proibiva di avere diritto sulle cose.
Ognuno voleva tutto e ognuno aveva diritto su tutto, quindi potevo prendermi le mele, potevo prendermi... i beni degli altri, le case degli altri, potevo prendermi anche la vita degli altri, per questo ammazzavo e per questo rischiavo di essere ammazzato. Ora abbiamo capito con la ragione che un diritto di questo tipo è pericolosissimo, perché è vero che io posso andare in giro ad ammazzare la gente, ma anche la gente può andare in giro ad ammazzare me e a me questo non piace. Non voglio morire.
E allora, visto che ha paura della morte e che bisogna rifuggire la morte come il peggiore animale, avevamo detto prima, firmo un patto dove dico, amici, amici insomma per modo di dire, esseri umani simili a me io non voglio morire voi non volete morire non è che ci amiamo però almeno salviamoci la pelle quindi rinunciamo tutti quanti al diritto su tutto io sinonimo di essere tenendo a morire questo rinunciamo al diritto su tutto e evitiamo ad esempio di avere il diritto sulla vita altrui io non voglio che tu tali tali mi vengano a ammazzare quindi voglio che tu non abbia quel diritto dipendente della tua vita la mia vita tu dici beh io rinuncio solo se rinuncia anche tu e allora rinuncio anch'io infatti questa seconda norma stabilisce che l'uomo rinuncia a tutti quei diritti che non è risposto a concedere agli altri seguitemi su questo punto che è importante l'uomo si rende conto che tutti i diritti che avevano stato in natura non se li può tenere perché sennò è il caos, sennò è l'anarchia, sennò è la violenza deve rinunciare ad alcuni diritti, ma a quali diritti? Perché deve fare una scelta ovviamente. Allora Hobbes usa questo criterio, dice guardate in fondo potremmo rinunciare solo a quei diritti che non siamo risposti a concedere agli altri, mentre quelli che siamo risposti a concedere agli altri possiamo anche tenerceli, facciamo degli esempi. Allora il diritto ad ammazzare è un diritto che c'è in uno stato di natura ma che è pericoloso, io non voglio che gli altri abbiano il diritto ad ammazzare e dico voi dovete rinunciare a questo diritto.
E lo dicono, va bene, ma anche tu, se no che patto è? E lo dico, va bene, rinunciate voi, rinuncio io. Non sono risposto a concedere agli altri il diritto ad ammazzare, quindi ci rinuncio anche io.
Bene. Vediamo un altro diritto, il diritto alla proprietà privata. Bene.
Allora, il diritto alla proprietà privata a me non crea tanti problemi. Cioè, se tizia ha il diritto alla sua proprietà privata, io ho il diritto alla mia proprietà privata, bene, questo non comporta violenza di per sé. Il diritto al furto comporta violenza, ma il diritto alla proprietà privata, no. Allora io potrei anche dire, beh, ascoltate.
Il diritto alla proprietà privata ce lo teniamo, non rinunciamo a quel diritto perché ognuno di noi lo può tenere perché è contemporaneamente risposto a concederlo anche agli altri. Lo tengo per me e lo do anche a te, non c'è problema, no? Allora capite che quei diritti che siamo risposti a dare anche agli altri e riconoscere anche agli altri possiamo tenerceli.
Quei diritti che invece non siamo risposti a dare agli altri dobbiamo lasciarli, dobbiamo abbandonarli. Quindi ad esempio il diritto a ramazzare, il diritto a rubare, il diritto a fare tutte quelle cose brutte che sono pericolose. Bene, secondo... seconda norma a questo punto con le prime due norme bisogna garantirsi la pace bisogna rinunciare al diritto su tutto ebbene già qua lo Stato di natura finisce poi Hobbes dice c'è anche una terza norma che è bene porre che è la norma che viene in latino sintetizzata così pacta sunt servanda i patti vanno rispettati e vabbè una volta che finisce il patto il patto lo si rispetta questo è il patto e che fonda lo Stato e fa nascere uno Stato ora che tipo di Stato però viene fuori da questo patto? Hobbes dice che lo Stato che viene fuori è lo Stato assoluto, sia chiaro.
Cioè, quando i cittadini rinunciano a quei diritti che non sono risposti a concedere agli altri, questi diritti che fine fanno? Non è, dice Hobbes, in realtà che scompaiono, non è che si volatilizzino, ma in realtà gli uomini ci rinunciano per dare questi diritti al potere, allo Stato. Nello Stato di natura c'era il diritto di ammazzare, ad esempio. Io non posso più tenerlo perché se no è anarchia.
Ci rinuncio. Ma... Dove finisce questo diritto? Finisce nelle mani dello Stato. Allora lo Stato ha il diritto di ammazzare.
Lo Stato di natura ha il diritto di rubare? Non posso più concederlo perché non voglio che gli altri vengano a rubare a casa mia? Bene, ci rinuncio.
Ma dove va a finire questo diritto di rubare? Va a finire nelle mani dello Stato. Ora vedete che lo Stato ha tutti quei diritti così tremendi che io non potevo ammettere per gli altri.
Li posso dare allo Stato però? Sì che li posso dare, perché Hobbes è convinto, alla fine dei conti, di questo. Che l'uomo sia egoista, che l'uomo sia pericoloso.
che l'uomo sia violento ha una opinione pessima degli esseri umani e allora se noi lasciamo gli uomini liberi di essere violenti, ladri, truffatori gli uomini si ammazzeranno a vicenda e sarà guerra civile come si fa a mantenere buoni gli uomini, a evitare che gli uomini si ammazzino? gli si deve incutere paura c'è bisogno di dare il potere forte a un'autorità terza, lo Stato che sia talmente terribile, talmente potente talmente pericoloso da incutere un terrore puro nei cittadini in modo da far sì che i cittadini obbediscano e stiano buoni e calmi. Solo così tiene a barra gli uomini. Solo col pugno di ferro, sta dicendo Hobbes. Com'è?
No, in una classe, quando c'è troppa libertà, gli alunni litigano tra di loro e si merano, finché non arriva il professore cattivo e crudele che col terrore li fa stare tutti zitti e buoni. Questa è l'idea che ha Hobbes delle cose. E così deve funzionare lo Stato.
Infatti lo Stato viene dallo stesso obs paragonato a un leviatano. Cos'è sto leviatano? Era un mostro della Bibbia, ma un mostro marino, terribile, terrificante, spaventoso. Ecco, lo Stato è come il leviatano.
Devi incutere paura, perché solo con questa paura i cittadini obbediscono. Cosa può fare il leviatano? Tutto. Può fare tutto quello che vuole, il suo potere assoluto appunto. Beh, i cittadini possono dire no, questo non mi sta bene.
No che non possono, perché il patto che hanno firmato è il regolato della terza norma Pacto. Pacta sunt servanda, i patti vanno rispettati, vuol dire che il patto che i cittadini hanno firmato è irreversibile e unidirezionale, unilaterale. Cosa vuol dire? Il reversibile vuol dire che non si torna indietro.
Una volta che i cittadini l'hanno firmato non si può più sciogliere. Non è che puoi dire, ma io non mi va più bene, via lo straccio. No, no caro mio, l'hai firmato e così è, e così rimane. Ed è anche unilaterale. Cosa vuol dire?
Questo è importante. Hobbes fa notare una cosa. Il patto, chi è che l'ha firmato?
Perché alcuni giustnaturalisti diranno il patto lo firmano i cittadini e il sovrano, quindi è un accordo tra popolo e sovrano. Hobbes dice, no, no, il patto che ho pensato io non funziona così. Nel patto che ho pensato io. I cittadini firmano il patto, accordandosi di rinunciare ai diritti, vi ricordate quello che abbiamo detto, ma il sovrano non firma nessun patto, perché i cittadini rinunciano ai diritti e poi chiedono dopo però a un sovrano di prendere il potere.
Il sovrano viene chiamato in un secondo momento, quindi il sovrano non firma nessun patto, il che vuol dire che il sovrano non è sottoposto al patto, il sovrano non è sottoposto a niente, non deve obbedire a niente. Parallelamente il sovrano potrebbe anche fare delle leggi che proibiscono il furto e lui potrebbe rubare lo stesso. Perché lui non deve sottostare le leggi, non deve sottostare il patto. È completamente libero e completamente autonomo, proprio perché non firma il patto. E anche per questo non può essergli tolto il potere, perché tanto lui non ha obblighi, non ha doveri.
E la posta dice che deve essere così, perché se tu togli il potere al sovrano si ricade nella guerra civile e noi non vogliamo la guerra civile perché è il peggiore dei mali. Meglio un sovrano cattivo, crudele, che la guerra civile. Quindi vedete, è un'idea tipicamente assolutista, nonostante...
Ci sia comunque un discorso contrattualistico, si dice in filosofia, cioè alla base del trattato ci sia un accordo, un contratto tra i cittadini. I poteri vanno divisi? Altra domanda che ci potremmo porre come tema liberale, classico. Assolutamente no.
Tutti i poteri devono essere nelle mani del sovrano. Anche il potere religioso, il sovrano deve avere anche il potere della chiesa, essere capo anche della chiesa. Il potere è indivisibile, perché se fosse divisibile le varie parti...
che hanno il potere litigarebbero tra loro e cadremo di nuovo nella guerra civile. No, no. Un potere unico, univoco. O in un governo, o in un sovrano, in chi volete voi, ma unico.
Nelle mani di un unico organismo. Senza possibilità di litigio. Ovviamente, in questo senso, il sovrano può fare, vi dicevo, tutto quello che vuole.
Può ammazzare i cittadini? Sì, può. Può rubare i cittadini?
Sì, può. Gli unici piccoli limiti che Hobbes trova per il potere del sovrano sono che non può obbligare una persona a fare del male a se stessa o a un proprio caro. Vabbè. Cioè, non può ordinare a Tizio di suicidarsi, però può ordinare a Caio di uccidere Tizio, quindi capite che cambia poco. Insomma, potere assoluto perché questo, secondo Hobbes, è l'unico moro per tenere i cittadini a bara.
Ecco, questo era, grosso moro, anche per sommi capi, ovviamente un po' in maniera sintetica, la visione dello Stato e della filosofia per Thomas Hobbes. Uno Stato assoluto, uno Stato che mantiene l'ordine, mantiene la pace, perché lo scopo è quello, eh. Mantenere l'ordine e la pace però con la forza, con la brutalità, anche con la paura e col terrore. Ma una visione che deriva dal pessimismo di Hobbes, ovviamente, pessimismo antropologico, per cui l'uomo non è capace naturalmente di fare il bene, non è capace di vivere, o meglio, è capace di fare il bene solo per sé, perché è un uomo egoista che bada solo al bene individuale.
E quindi in una situazione del genere l'unico modo per riuscire a convivere con gli altri è appunto il terrore, è appunto un'unione così dura. E con questo è che abbiamo finito. Vi ricordo, per salutarci, più o meno dovremmo essere stati nei tempi perché ho un cronometro qui che mi dice che ci siamo più o meno, che in descrizione trovate i titoli che sono comparsi qui per dividere il video in parti, trovate anche i link ai video più espansi su OBS e qualche altro riferimento, trovate anche qualche consiglio di lettura se volete approfondire. Se comprate i libri, tamet il link che vi metto nella descrizione di questo video e anche degli altri video, per voi non costa neppure un euro di più, ma in cambio ci date anche una piccola mano, c'è una piccola... piccolissima commissione che prendiamo quindi fatelo se vi interessano i libri è sempre bene comprare qualche libro in più vi ricordo anche che in descrizione trovate anche i modi per rimanere in contatto col canale tramite i social network e se li usate seguitemi anche lì e soprattutto la newsletter è gratuita è settimanale ho una mail molto corposa che mando una volta a settimana gratis c'è modo per abbonarsi iscriversi senza problemi e parlo di libri film Filosofia, storia, attualità, un po' di tutto e soprattutto faccio anche ogni settimana il punto sui video che sono usciti, i podcast che sono usciti e tutto il resto.
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in vita sua e che si sta avvicinando alla materia quindi l'attivo era di offrire qualcosa di leggibile a più livelli e spero possa essere il vostro gradimento cercatelo in tutte le librerie passo finito ci vediamo presto per altri video di filosofia, storia ed educazione civica e anche questi del tutto un grande pensatore in mezz'ora, 45 minuti, un'ora, quel che è ciao alla prossima