Tra il 1942 e il 1945, mentre la seconda guerra mondiale era ancora in corso, vennero gettate le basi dell’ONU, ovvero l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Si era infatti preso atto del fallimento della Società delle Nazioni, che non era riuscita a tenere fede alla propria prerogativa, ovvero quella di mantenere la pace in Europa e nel mondo. Dopo l’attacco di Pearl Harbour del 1941, il presidente Roosevelt e l’amministrazione americana, iniziarono infatti a riflettere sulla necessità di un'istituzione internazionale che garantisse la sicurezza collettiva, la libertà economica, la libertà degli scambi e che favorisse la decolonizzazione. Ma questa organizzazione non poteva più essere la Società delle Nazioni, in quanto la sua immagine era ormai troppo squalificata. Doveva essere, invece, un’organizzazione nuova e che si fondasse sui principi già espressi nella Carta Atlantica del 1941, firmata da Roosevelt e Churchill, e la quale affermava, tra le altre cose, l’esigenza di fondare le relazioni internazionali del dopoguerra sulla rinuncia all’uso della forza da parte degli Stati e l’istituzione di un sistema permanente di sicurezza collettiva. C’era molta fiducia sul fatto che il progetto andasse a buon fine, in quanto, oltre agli Stati Uniti, vi sarebbe stato il consenso praticamente scontato della Gran Bretagna, della Francia e della Cina, ma soprattutto dell’Unione Sovietica, che Roosevelt decise di coinvolgere. Stalin, infatti, nel 1943, fece capire di essere favorevole a questa nuova organizzazione a patto che non fosse troppo invasiva negli affari interni sovietici e sopratutto che fosse riconosciuto all’Unione Sovietica uno status di grande potenza, che di fatto poi otterrà guadagnando un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza. A guerra ancora in corso, iniziarono così una serie di conferenze tra i leader della potenze alleate per progettare la nuova organizzazione che avrebbe assunto il nome di Nazioni Unite, come suggerì Roosevelt per la prima volta nelle dichiarazione di Washington del 1942. Nella conferenza di Mosca del 1943, dove parteciparono i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, si riuscì ad ottenere, da parte di Stalin, un impegno formale a partecipare a questa nuova organizzazione. Nella successiva conferenza di Teheran, nel novembre 1943, Roosevelt espose per la prima volta il suo progetto in modo più dettagliato. Roosevelt pensava infatti di modellare la futura organizzazione delle Nazioni Unite attorno a un consiglio esecutivo composto dalle 4 grandi potenze, ovvero Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Cina, e un’assemblea generale della quale avrebbero fatto parte tutti gli Stati. Successivamente anche la Francia venne aggiunta alle 4 grandi potenze, diventando così 5. Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica e Cina si rincontrarono poi nella conferenza di Dumbarton Oaks, nel 1944. Churchill avrebbe voluto invitare anche la Francia, ma Roosevelt non volle la partecipazione di De Gaulle, probabilmente per non dare troppo peso all’Europa nella progettazione della nuova organizzazione, nonostante Roosevelt avesse comunque riconosciuto alla Francia un ruolo di grande potenza. La Cina invece, per Roosevelt, avrebbe dovuto sostituire il Giappone come grande potenza asiatica, e pertanto fu invitata ai negoziati. Nella conferenza di Dumbarton Oaks dovevano essere risolte alcune problematiche, riguardanti soprattutto i poteri delle grandi potenze. Gli Stati Uniti infatti, nel 1920, non avevano aderito alla Società delle Nazioni per paura di trovarsi poi impegnati in operazioni militari imposte da un’organizzazione sovranazionale. E questo problema si riproponeva anche ora, nei mesi di progettazione della struttura dell’ONU. Introdurre la regola della maggioranza fra i componenti dell’organo esecutivo, ovvero il Consiglio di Sicurezza, non avrebbe infatti risolto il problema, in quanto gli Stati Uniti sarebbero potuti essere messi in minoranza dagli altri 4 componenti. Allora Roosevelt propose la possibilità del “diritto di veto” da attribuire solamente alle grandi potenze, e quindi a Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica, Cina e Francia. In questo modo, questi 5 Stati avrebbero potuto impedire ogni impegno militare da loro non gradito. Il principio del diritto di veto fu subito ben accolto da Stalin, che lo intendeva in un’ottica di autodifesa dell’Unione Sovietica. Posta la garanzia del diritto di veto, le 5 grandi potenze si sentirono più tranquille ad includere nel Consiglio di Sicurezza altri 6 membri, che però sarebbero stati riconosciuti come membri non permanenti e quindi sprovvisti del diritto di veto. Oltretutto, in quanto membri non permanenti, questi 6 Stati si sarebbero alternati a rotazione con altri Stati ogni 2 anni. Il principio maggioritario venne invece accolto nell’assemblea generale, organo nel quale avrebbero preso parte tutti gli Stati aderenti all’ONU. Nell’assemblea generale, infatti, il voto di ogni Stato pesava in egual modo a quello di un altro, in quanto non vi era alcun diritto di veto. Il potere dell’assemblea generale era tuttavia molto limitato rispetto a quello del Consiglio di Sicurezza, il quale era riconosciuto come l’unico organo incaricato del mantenimento della pace e di approvare risoluzioni vincolanti per tutti gli Stati membri. Roosevelt, Churchill e Stalin si rincontrano poi, nel 1945, a Yalta. Nella conferenza di Yalta, Stalin riuscì ad ottenere l’ammissione all’assemblea generale di Ucraina e Bielorussia, che in realtà erano prive di personalità internazionale in quanto erano repubbliche federate sovietiche. Per Stalin era infatti importante bilanciare, nell’assemblea generale, il numero di Stati filo-sovietici rispetto a quelli occidentali, in modo da non rimanere in minoranza. Sempre a Yalta, Roosevelt poi stabilì la regola, in realtà ripresa dalla Società delle Nazioni, secondo la quale, per le controversie pacifiche, e solo su quelle, se uno stato membro permanente del Consiglio di Sicurezza ne fosse parte coinvolta, allora avrebbe dovuto astenersi dal votare, rinunciando quindi al veto. Dopo Yalta, l’Organizzazione delle Nazioni Unite era pronta per nascere. Serviva ormai solo il consenso delle altre nazioni del mondo, che sarebbero così diventate stati membri. Venne convocata la Conferenza di San Francisco per il 25 aprile 1945, nella quale l’ONU sarebbe stata ufficialmente istituita. Tuttavia, Roosevelt, il grande ideatore dell’ONU, morì improvvisamente il 12 aprile, appena 2 settimane prima della Conferenza, e il suo posto fu preso dal neo-presidente Harry Truman. A San Francisco parteciparono nel complesso 50 Stati, e ne restarono esclusi gli Stati in guerra con le Nazioni Unite, gli stati neutrali e l’Italia che, alla data della Conferenza, aveva la qualità di co-belligerante con le Nazioni unite. Successivamente venne ammessa, come 51esima nazione fondatrice, anche la Polonia, che aveva una controversa situazione politica, in quanto era divisa da due governi, uno filosovietico e uno filoccidentale in esilio a Londra. Il 26 giugno 1945, all’Opera House di San Francisco, nacque così ufficialmente l’Organizzazione delle Nazioni Unite, in sigla ONU. Nel complesso, l’ONU presentava una struttura tripatita, tipica delle organizzazioni internazionali. I tre organi principali erano infatti il Consiglio di Sicurezza, l’Assemblea generale e il Segretariato. Come già detto, il Consiglio di sicurezza era originariamente composto da 11 membri, di cui 5 permanenti con diritto di veto, mentre gli altri 6 non permanenti e a rotazione biennale. Il Consiglio di sicurezza aveva la funzione di mantenere la pace collettiva, detenendo il monopolio della forza legittima. Le controversie fra stati dovevano essere infatti risolte pacificamente, senza ricorrere alla guerra. L’uso della forza da parte di uno Stato poteva essere legittimo solo nel caso di autodifesa, in modo proporzionale alla minaccia da controbattere e solo fino all’intervento del Consiglio di Sicurezza. Nell’assemblea generale siedono invece i rappresentanti di tutti i Paesi parti dell’ONU. In via generale, l’assemblea ha il compito di discutere tutte le questioni che vengono portate alla sua attenzione dagli altri organi o dai paesi membri, può adottare raccomandazioni non vincolanti nei confronti degli Stati membri, può approvare convenzioni internazionali, elegge i 6 membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza e il segretario generale. Dal punto di vista giuridico, invece, l’ONU non può essere considerata come successore della Società delle Nazioni. Una volta avviati i lavori di costituzione dell’ONU, vennero avviati parallelamente anche quelli di estinzione e liquidazione della Società delle Nazioni. Quest’ultima aveva infatti cessato di svolgere attività politiche nel 1939, dopo l’espulsione dell’Unione Sovietica, ma formalmente continuava ad esistere. Tuttavia, poiché l’Unione Sovietica era contraria a considerare l’ONU come successore della Società delle Nazioni, l’ipotesi di trasferire tutte le funzioni della Società delle Nazioni all’ONU venne esclusa fin dall’inizio. La maggior parte dei beni mobili e immobili posseduti dalla Società vennero acquistati dall’ONU e, una volta che l’ONU entrò in piena attività dopo la sua costituzione, l’assemblea della Società delle Nazioni si riunì un’ultima volta nell’aprile 1946 e, con una delibera unanime, decretò in modo solenne il suo scioglimento.