Alla fine del Settecento, il Regno di Francia è una potenza in declino. Guerre perse, umiliazioni, tasse e crisi economiche pesano come un macigno sul futuro della monarchia. È solo questione di tempo prima che il sistema crolli, nelle fiamme di una rivoluzione. Nel tardo Settecento la Francia gode ancora di un ruolo di primo piano in Europa.
Con i suoi 27 milioni di abitanti è uno dei regni più popolosi del continente. 20 milioni di questi individui vivono nelle campagne. Questa è la base tassabile del regno. I contadini sono i più popolosi del continente. sono spremuti dagli esattori regi, dalla chiesa e dai nobili che possiedono la terra.
Nelle città invece troviamo una nuova classe, nata durante il secolo, un certo di commercianti, sempre più intraprendenti e sempre più ricchi, specializzati nel commercio internazionale e coloniale. L'esercito, inoltre, è uno dei più potenti d'Europa, l'apparato burocratico è solido e la Francia è la patria dell'illuminismo. L'attrazione per gli uomini di cultura è grande in tutto il continente.
A livello sociale, però, la Francia è bloccata nella tradizione feudale. Secoli di lotte per l'unificazione sotto una sola corona hanno lasciato il segno nell'Hexagon. Molte regioni in Francia godono di statuti propri, con dogane, dazzi e persino leggi in contrasto con l'unità del regno. Alla cima di questa società di stampo feudale troviamo due ceti.
che godono del predominio sulla Francia, la nobiltà e il clero. Lo stato assoluto in vigore ha reso l'antichissima e prestigiosa nobiltà di spada una mera classe di cortigiani alla regia di Versailles. Nel 1789 questa elite conta 4.000 individui. Il resto della nobiltà si trova sparpagliato per tutta la Francia, con circa 300.000 membri, e controlla un terzo di tutta la terra del regno. Questa classe gode di una vasta quantità di privilegi, non paga le tasse, può accedere alle cariche più alte della corte e dell'esercito.
ed è giudicata da un tribunale speciale solo per nobili. Nelle campagne si possono vedere ancora gli antichi diritti feudali. I nobili amministrano la giustizia, riscuotono i pedaggi, esigono le corvee, ovvero prestazioni di lavoro gratuite, ai contadini. Il ceto nobile non è però un unico blocco.
Molti nobili minori detestano la grande nobiltà di Versailles, simbolo della decadenza dei costumi dell'antica nobiltà. Infatti, la nobiltà in Francia gode di tutti i privilegi secolari senza però un buon motivo. In passato stava ai nobili organizzare forze per difendere il regno, ma ora che l'esercito è dello Stato hanno perso questo unico grande dovere.
Per quanto riguarda la Chiesa, la situazione è molto simile. L'alto clero, come i cardinali e gli abati, è formato da famiglie nobili e aristocratiche più interessati al potere e al profitto. I vasti possedimenti della Chiesa Cattolica sono inalienabili. Godono su quei terreni degli stessi diritti della nobiltà, reclamando dai fedeli le decime, senza dover pagare quasi nessuna tassa allo Stato.
La Chiesa è propriamente uno Stato nello Stato, con le sue regole e le sue entrate, ma c'è da fare un'importante differenza tra l'alto clero dei prelati e il basso clero dei preti, costretto a sopravvivere con le congrue, semplici doni dei fedeli. Infatti, se la Chiesa gode di infiniti privilegi, le poche tasse che deve sono pagate dal clero dei villaggi, quello che più tiene alla fede e di estrazione sociale più bassa. Come per la nobiltà, una frattura incolmabile si sta creando tra chi ha il potere. e chi non ce l'ha. Al di sotto di questi primi due ceti, che dominano la vita sociale e politica di Francia, abbiamo coloro che devono subire, pagare le tasse e fare il loro dovere da sudditi, il terzo stato.
Ma in questa massa, dove troviamo quasi il 95% della popolazione francese, non sono più tutti contadini come nel periodo feudale. Il popolo sta cambiando. Un po'ovunque in Francia, dalle grandi città ai villaggi, si sta facendo sempre più largo la grande e media borghesia. Questo ceto, nel tempo, si è specializzato specializzato negli affari, nel commercio e nelle professioni di alto livello.
Banchieri, notai, medici, uomini di legge, questi alcuni dei ruoli ricoperti dalla borghesia. Un certo che, avendo studiato e conoscendo le meccaniche del potere, è sempre più insofferente alla situazione e ai privilegi dell'aristocrazia dominante. Nel terzo stato, oltre ai contadini e ai borghesi, troviamo anche gli artigiani, gli operai e, come fanalino di coda, i nullatenenti, garzoni, braccianti, contadini poveri, la base del futuro quadro. quarto stato. In un'età come quella di fine settecento, un sistema basato sulle consuetudini feudali è fuori tempo massimo.
La fisiocrazia e il liberismo non possono tollerare forme così arcaiche di economia. Non a caso la Francia, attanagliata da una crisi economica ormai decennale, le casse dello Stato, svuotate dalle guerre di Luigi XIV e dalle spese folli di Luigi XV, hanno bisogno di riprendersi. Ma Luigi XVI, salito al trono nel 1775, a soli 21 anni, decide di ascoltare i cortigiani, spesso indistinguibili dai ministri, e vendicare l'umiliazione della rovinosa guerra dei Sette Anni.
Nel 1778 decide di intervenire nella guerra di rivoluzione americana e a nulla valgono le preghiere del ministro delle Finanze. finanze Turgot che avrebbe detto Sire, il primo colpo sparato ci manderà in bancarotta. Turgot però era già stato sostituito nel 1777 da Jacques Necker, un banchiere di origini svizzere che si prende carico di sanare le finanze del regno. Necker però non riesce a trovare alcuna soluzione, decide Decide quindi di chiedere prestiti con tassi di interesse sempre più alti, affermando che la situazione è sotto controllo per creare fiducia nel mercato.
Per aiutare sui piani, nel 1781 Necker pubblica i dati della Cassa Reale, una cosa mai successa prima nella storia. storia di Francia. L'obiettivo di Necker è quello di mostrare i numeri incoraggianti, nascondendo i costi della guerra con l'Inghilterra. Il piano fallisce, la popolazione è capace di analizzare i dati, si concentra sulle spese folli della corte, causando il licenziamento di Necker pochi mesi dopo.
La guerra nel frattempo finisce nel 1783, nascono gli Stati Uniti, ma la pace non porta ai risultati sperati. Il debito pubblico non fa altro che aumentare e poco arriva da questa vittoria. Gli interessi cominciano ad affondare le casse dello Stato. Stato.
Charles de Calonne diventi il nuovo ministro delle finanze, ma la politica rimane sempre la stessa, chiedere prestiti. La crisi però non fa altro che peggiorare. Raccolti su raccolti vanno male, portando il costo del frumento a raddoppiare.
Sempre più contadini che hanno perso tutto si riversano nelle grandi città. Il prezzo del pane aumenta sempre di più. Le sommosse non si fanno attendere.
Per risolvere questa situazione, Luigi XVI deve agire in fretta. Non ha molto tempo prima che tutto il sistema crolli. Ma dopo generazioni in cui la monarchia aveva agito senza freni e senza risponderne a nessuno, a chi può chiedere aiuto? Un re assoluto. Il regno di Francia è in ginocchio.
Una crisi economica senza fine ha svuotato le casse della corona. Il re Luigi XVI, nonostante la sua volontà di assolutismo, è spinto dai suoi consiglieri a trovare una soluzione di compromesso. Versailles non è più la sua. più intoccabile. La Francia, dai tempi di Luigi XIV, è una monarchia assoluta.
Ciò che il re esige viene fatto. Ma il volere del re è davvero così assoluto? Bisogna partire dal concetto di come gli ordini del re giungono alla popolazione.
Abbiamo Versailles il re, consigliato dai suoi ministri, emana un decreto. Questo decreto viene inviato in tutte le province della Francia, più precisamente nei dipartimenti, gestiti da un governatore regio noto come intendente. Il volere del re raggiunge anche le comunità locali, gestita a loro volta da un consiglio di notabili del luogo, di solito nobili, clero e alta borghesia, i parlements. Queste sono antichissime riunioni attive già durante il XIV secolo che, nel tempo, hanno visto allargare la loro giurisdizione territoriale.
Il Parlamento di Parigi, da solo copre quasi metà della Francia. Qui iniziano i problemi. I parlaments possono discutere delle leggi del re e, se vogliono, anche ritardarlo, perfino dimenticarsene.
Difatti i parlaments sono capaci di bloccare il volere del re. Il rapporto tra gli intendenti e i membri dei vari parlamenti è perennemente teso, con i rappresentanti del re continuamente ignorati o ostacolati dai notabili. Anche questo sistema è un'eredità del sistema feudale.
Il nuovo ministro delle finanze, Charles de Calonne, successore di Necker, sa bene che un sistema così arcaico ucciderà la Francia. Nel 1786 Calonne convince Luigi XVI nel chiamare un altro organo di tradizione medievale, l'Assemblea dei Notabili, un organo di consiglio formato da membri nominati al re, richiamati per la prima volta dal 1626. Davanti all'Assemblea Calonne presenta le sue richieste, riformare il sistema di tassazione così che anche i ricchi paghino le tasse, stimolare l'economia e creare fiducia nell'economia francese per chiedere di più. delle prestiti meno onorosi.
Il vero problema è che non solo Calonne è disprezzato dall'Assemblea, ma ancora più importante, nessuno sa che ruolo legale dovrebbe avere l'Assemblea stessa. E un consiglio? A autorità? Era un incontro amichevole? Il dubbio sulla legittimità di questo incontro lo rende inutile.
Il primo risultato non si fa attendere. Calonne è licenziato e il presidente dell'Assemblea, Etienne Brienne, diventi il nuovo ministro delle finanze. Brienne, per prima cosa, chiede le tavole economiche del regno. Bisogna capire che cosa non va. Ma il re si rifiuta di consegnare i dati.
Un segnale chiarissimo che si propaga per tutta la Francia. La situazione è diventata così drammatica che il re in persona non vuole mostrare lo stato delle finanze della corona. Brienne si trova di nuovo a dover chiedere prestiti. Il pagamento degli interessi diventa un buco sempre più grande nelle finanze dello Stato.
Luigi XVI, dopo aver mandato a casa l'Assemblea dei Notabili, decide di andare a cercare un altro luogo dove chiedere denaro per la corona. La scelta ricade sul Parlamento più grande e ricco di Francia, quello di Parigi. Sicuramente i sudditi saranno felici di accettare più tasse in nome della Francia.
Luigi XVI si sbaglia di grosso. Davanti non ha un gruppo di sudditi indifesi e ignoranti, ma un insieme di nobili, clero e alto-borgesi, coscienti dei loro diritti. L'incontro è un disastro. Alla domanda del Parlamento di Parigi di vedere i bilanci del regno, Luigi XVI reagisce cacciando i parlamentari dalla città.
La folla di Parigi insorge, la media e bassa borghesia scende in piazza in nome dell'aristocratia. si è accalpestata dal re. La tensione comincia a salire.
Nel novembre del 1787 Luigi XVI si è calmato. Il Parlamento di Parigi è richiamato nuovamente, ma anche questo incontro finisce in tragedia. Le resistenze del Parlamento frustrano il re assolutista.
I membri più rumorosi che si oppongono alle sue richieste sono arrestati e portati alla Bastiglia, la fortezza reale di Parigi. Le proteste per le azioni dispotiche del re si propagano per tutta la Francia. La crisi non fa altro che peggiorare. Nel 1788 la Francia non interviene nella guerra civile scoppiata nei Paesi Bassi.
Luigi XVI non ha soldi e l'esercito ha un corpo ufficiale nobile e incompetente. La rabbia per questa debolezza è espressa anche sotto forma di volantini e di pamflet. Il Parlamento di Parigi, ormai radicalizzato, chiede cambiamenti profondi, sia economici che politici. Nell'agosto del 1788 arriva l'annuncio così tanto temuto. La Francia è in bancarotta.
Il ministro Brienne viene cacciato dal re. Luigi XVI decide di richiamare Necker, mentre arrivano notizie che l'annata di raccolti è stata devastata da grandinate in tutta la Francia. La situazione è disperata. Necker, davanti allo stato di cose, decide di consigliare il re a convocare un'antica assemblea, l'unica. capace di autorizzare nuove tasse, gli stati generali.
Gli stati generali non venivano chiamati dal 1614 e ci sarebbe voluto un anno intero dalla loro convocazione, nel 1788, per avviare i lavori. Infatti, la dinamica degli stati generali è lunga e complessa, divisa in varie fasi ufficiali prima di poter arrivare al cospetto del re. Come l'Assemblea dei Notabili, gli stati generali sono un'assemblea arcaica, abbandonata con l'avvento dell'assolutismo.
Gli stati generali sono basati su tre ordini. nobiltà, clero e terzo stato per accedere all'aula i vari deputati devono essere eletti con un suffragio maschile censitario il processo di voto è lungo e complesso con migliaia di pamflet e opuscoli creati per l'occasione l'opinione pubblica si sta mobilitando la società francese non è la stessa del 1614 la modalità standard della chiamata degli stati generali esige anche un'opinione anche la stesura di speciali documenti, i cahiers d'edoleance, i quaderni delle lagnanze. Tutte le comunità del regno, divise per ordine, hanno il diritto di fare richieste e proposte.
Vengono spesi fiumi d'inchiostro. La nobiltà e il clero chiedono di di mantenere i propri privilegi, mentre il Terzo Stato chiede disperatamente riforme. In particolare il Terzo Stato, ispirato dall'illuminismo, chiede l'uguaglianza giuridica dei cittadini e l'abbandono degli antichi privilegi feudali, una posizione intollerabile per la corona.
Nonostante i dubbi, tutto è pronto. Il 5 maggio 1789 le porte della reggia di Versailles vengono aperte. Luigi XVI siede sul suo trono, osservando uomini della più svariata estrazione sociale entrare nelle sale del potere del re. regno.
Mentre i vari deputati osservano lo sfarzo dell'immensa sala e prendono i posti a sedere destinati al loro ceto, si può percepire un pensiero comune a tutti loro. E'qui che verrà deciso il destino di Francia. In un clima di tensione generale, all'ombra della bancarotta della corona, a Versailles si riuniscono gli stati generali. Nobiltà, clero e terzo stato si presentano alla reggia del re di Francia. Ma se sui primi due le idee sono chiare, che cos'è precisamente il terzo stato?
Questa domanda avrebbe ricevuto risposta pochi mesi prima nel pamflet dell'abate Emmanuel Joseph Siey dal titolo Che cos'è il terzo stato? dove scrive Il terzo stato comprende tutto ciò che appartiene alla nazione e tutto ciò che non è il terzo stato non può essere considerato parte della nazione. Che cos'è quindi il terzo stato?
Tutto. Con questi presupposti si presentano all'Assemblea degli Stati Generali 1139 deputati eletti dai tre ordini 291 dal clero, 270 per la nobiltà e 578 per il terzo stato. I deputati del terzo stato sono uno spaccato della società francese che esige riforme e che da tempo cerca di farsi sentire. 200 membri della magistratura e della burocrazia, 200 tra avvocati e professionisti, 100 tra commercianti industriali, mercanti e finanzieri, 50 proprietari terrieri e infine 28 uomini di scienza. Subito si presenta un problema.
Come votare? Ci sono infatti due modalità per esprimere il proprio voto negli stati generali. Per ordine o per testa? Per ordine vuol dire che ogni gruppo di deputati ha un solo voto.
Ovviamente un metodo del genere permette una vittoria assicurata per i due ceti aristocratici, alleati nel mantenere lo status quo. Per testa invece vorrebbe dire che ogni deputato può esprimere il suo voto. nella sua preferenza, come nelle democrazie.
Il terzo Stato, in questo caso, sarebbe perennemente in maggioranza. Luigi XVI non aveva calcolato nulla di tutto ciò. L'obiettivo della corona rimane trovare soldi e salvarsi dalla bancarotta.
Il Re Assoluto non dovrebbe neanche curare... di queste inezie dei propri sudditi. Ma la modalità di votazione affossa rapidamente ogni speranza di una soluzione rapida agli stati generali. I lavori non sono neanche iniziati.
Inoltre, alcuni membri degli altri due ceti, come l'abate CIS e il conte di Milano, Mirabeau si vanno a sedere con i deputati del terzo stato all'apertura dei lavori. Il terzo stato è in fondo il volere del popolo. La maggioranza della popolazione ha votato per i loro deputati e rifiutarsi di ascoltarli è contrario alle idee illuministe e liberali.
La Francia però non è uno stato liberale. Luigi XVI esige ordine nell'assemblea, ma con l'apertura dei lavori è iniziato un processo inesorabile che nessuno, neanche un rassoluto, può fermare. Ogni giorno che passa sempre più membri degli altri due ordini si si riconoscono nel Terzo Stato. Membri del Basso Clero e altri nobili liberali, come il marchese Marie-Joseph Lafayette, veterano della rivoluzione americana, si uniscono ai deputati popolani. Gli stati generali sono bloccati.
Nell'Assemblea non c'è un accordo sul voto e il re sembra essere interessato solo a far votare delle nuove tasse e a chiudere la questione. Il 17 giugno, allora, vista la situazione, i deputati del Terzo Stato decidono di fare il gesto più rischioso di tutti. I rappresentanti del popolo si autoproclamano. proclamano assemblea nazionale. Con questa azione il terzo stato afferma che il potere non è più in mano al re ma, dato che ne sono i deputati legalmente eletti, è in mano al popolo francese rappresentato nell'assemblea nazionale.
L'assemblea inizia a prendere il controllo della Francia partendo dalle tante odiate tasse. Il re, confuso dall'intera situazione, appena persi i suoi poteri assoluti. Ma Luigi XVI non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa da un gruppo di sudditi. Il 20 giugno 1789 la sala dove si riunisce l'assemblea viene chiusa per ordine regio. I deputati però non si scoraggiano e vagando per Versailles trovano una sala abbastanza spaziosa.
Dentro si può persino giocare alla pallacorda, uno sport molto in voga a corte. Riuniti ora nella sala della pallacorda, i deputati del Terzo Stato, con membri anche degli altri due ordini, giurano di non separarsi fino a quando la Francia non avrebbe avuto un nuovo ordinamento costituzionale. La Corte va in fibrillazione. Il re deve fare qualcosa per fermare questo scempio.
La Corona dichiara nulle le decisioni dei deputati del Terzo Stato. Ma non c'è modo di piegarli. Anche gli altri due ordini si vedono costretti ad unirsi a questa nuova assemblea.
Gli stati generali cessano di esistere. Vengono sostituiti ufficialmente il 9 luglio 1789 dall'assemblea nazionale costituente. La tensione in questi giorni continua a salire. Luigi XVI non è felice della situazione, ma non riconosce che si sta rovinando con le sue stesse mani.
Si possono vedere tre scelte particolari che portano il re a perdere il supporto su tutti i livelli. rifiuto di riconoscere l'assemblea costituente, la sua decisione di muovere l'esercito sia a Parigi che a Versailles e, infine, il licenziamento di Necker. La presenza di militari mette in agitazione la popolazione, sempre impaurita da un'eventuale repressione violenta, mentre Necker era visto come l'unico possibile anello per collegare l'assemblea al re e convincerlo a riformare il sistema.
In questo periodo i tre ordini, che avevano trovato una qualche forma di accordo, cominciano a notare che effettivamente Luigi XVI sta diventando il loro capiscono che non ci sarebbe mai stata nessuna riforma se non forzandolo. Ma non tutti sono d'accordo con l'assemblea e il re può contare sul supporto dell'aristocrazia più conservatrice. Per Parigi iniziano a girare voci di un complotto aristocratico per stroncare l'esperienza della Costituente.
Tra il 12 e il 13 luglio viene formata dai cittadini parigini la milizia municipale borghese che avrebbe difeso il popolo contro gli abusi del re. Nonostante le buone intenzioni di base, il 13 luglio la Costituzione... la popolazione esasperata dall'assenza di riforme e dal caro vita assalta l'ufficio dei dazi di Parigi, incendiandolo.
È però il 14 luglio, la data in cui tutto cambia. Di prima mattina una folla di cittadini prende d'assalto la fortezza carceraria di Parigi, la Bastiglia. Il simbolo del potere regio nella città di Parigi, la prigione per oppositori politici, è assaltato dal popolo. Oltretutto la mattina del 14 corre voce che nella Bastiglia si stessero raccogliendo armi e soldati per punire i parigini. Il Marchese dell'Unione Europea.
Lunè, il governatore della Bastiglia, ordina di fare fuoco sui civili. È una vera e propria battaglia. La Bastiglia è spugnata dalla folla parigina dopo un centinaio tra morti e feriti. Il Marchese è ucciso e la sua testa posta su una picca da portare in trionfo con quella degli altri ufficiali della fortezza.
Con la notizia della presa della Bastiglia, la Francia inizia a sprofondare nel caos. L'ordine costituito sta crollando e è iniziata la rivoluzione. A Parigi l'amministrazione aristocratica è cacciata Nasce la comune formata da amministratori borghesi che, per difendersi, fondano la Guardia Nazionale, comandata dalla Fayette.
Il 17 luglio il re, rientrato a Parigi, ha perso completamente il controllo della situazione. E'costretto a esibire di fronte alla folla esultante la coccarda tricolore, simbolo della milizia rivoluzionaria. Il rosso e il blu del comune di Parigi sono uniti al bianco dei Borbone.
Così come a Parigi, in tutta la Francia il movimento rivoluzionario si propaga ovunque. Le città iniziano a formare proprie municipalità e una propria guardia nazionale. Nelle campagne invece la notizia della caduta della Bastiglia crea un sentimento di libertà. D'altronde se può cadere la fortezza del re Allora può cadere anche il castello del signore locale Un'ondata di assalti alla nobiltà da parte dei contadini A caccia degli archivi nobiliari Per trovare e distruggere i documenti della loro schiavitù Si propaga in tutte le campagne di Francia È la grande paura Ma se i contadini hanno preso in mano il loro destino, l'Assemblea Nazionale Costituente deve riportare l'ordine in Francia, a costo di distruggere l'intera società francese e rifondarla. Questo è solo l'inizio.
L'Assemblea Costituente Nazionale sta prendendo sempre più poteri in Francia. Dopo la presa della Bastiglia, è tempo di riforme, attese da generazioni. In una calda notte di agosto del 1789, l'Assemblea vota per una serie di risoluzioni che avrebbero cambiato per sempre la storia di Francia. Il Medioevo, dopo tutto, non può durare per sempre.
I decreti di agosto sono ciò che i cahiers de l'Oléance chiedevano, pregavano e imploravano il re. Il popolo non è stato ascoltato da Luigi XVI, allora ha deciso di risolvere la questione da solo. Tutti i privilegi signorili, come l'esenzione dalle tasse e lo sfruttamento dei contadini, vengono aboliti. Inoltre, gli antichi parlement sono sciolti in tutta la Francia con il loro antico meccanismo legale. Il 26 agosto arriva un documento diviso in 17 articoli in cui vengono raccolti il senso di libertà, di uguaglianza, di sovranità e di diritto di proprietà raccolti dall'illuminismo.
La dichiarazione dei diritti dell'uomo. Fin da subito la dichiarazione viene percepita. percepita come un documento epocale. Uno dei membri dell'assemblea, Rabot Saint-Étienne, avrebbe detto «Questo è l'alfabeto politico di un mondo nuovo». In tutto questo, il re e l'assemblea a Versailles sono ancora bloccati.
Luigi XVI continua a rifiutarsi di aprire un dialogo con i deputati mentre sempre più poteri gli vengono tolti, senza che faccia niente. La tensione è comunque altissima e basta poco per arrivare alla violenza. Come una notizia non confermata di ufficiale Versailles colti a calpestare la coccarda tricolore. colore. Una folla di parigini, la sera del 6 ottobre, decide di fare una visita al re.
Versailles è presa d'assalto e la guardia svizzera del re viene trucidata. Luigi XVI è costretto, davanti alla folla inferocita, ad accettare i decreti di agosto e viene forzato a raggiungere con l'assemblea Parigi. Nonostante la situazione, il re è trattato con grande riguardo.
Un corteo di 60.000 persone accompagna il re da Versailles al palazzo delle Tulleries, la sua dimora parigina, e con lui si sposta anche l'assemblea. Da qui in poi Luigi XVI è poco più di uno spettatore. La Tuilerie diventa come una prigione per il monarca. Dopo essersi spostati nel centro politico di Francia, l'Assemblea continua i lavori sulla Costituzione. Uno dei punti fondamentali è come funzioneranno le elezioni in questa nuova Francia.
Nonostante la dichiarazione dei diritti, viene fatta la scelta di andare su un sistema elettorale censitario. Questo sistema è basato su due classi. Quella dei cittadini attivi, che pagano circa 3 lire di tasse annue quindi votano, e quella dei cittadini passivi che, non pagando tasse o pagando meno, non godono di questo diritto.
Inoltre, solo gli uomini di età superiore ai 25 anni hanno diritto di voto. Mentre, per essere eletto, bisogna far parte di una ristretta minoranza, con più di 52 elezioni. lire di tasse annue pagate. Questo sistema rende elettori su circa 27 milioni di abitanti, 4 milioni di francesi. I borghesi quindi si arrogano il diritto di eleggere ed essere eletti e anche la Guardia Nazionale diventa prerogativa dei ceti più ricchi.
Il re nel frattempo è sempre indeciso sul da farsi, mentre cresce sempre di più l'influenza della regina, Maria Antonietta d'Asburgo, figlia di Teresa d'Austria. Ancor più del marito, la regina non ha intenzione di cedere il suo status e comincia a discutere sulle vintaggine. di un intervento straniero per sistemare la situazione.
Molti nobili erano già fuggiti da tempo portando il popolo a temere una vendetta aristocratica portata dagli eserciti dei vicini nemici della Francia e amici della regina. Come prima mossa per evitare i complotti interni, trovare fondi, aumentare il controllo l'Assemblea decide di sopprimere il 2 novembre 1789 gli ordini religiosi contemplativi e di incamerarne i beni. Buona parte del clero viene reputata inaffidabile e collusa con il potere assoluto del re, oltre che essere uno dei classici nemici dell'illuminismo, il sentimento anticlericale reputato.
legna durante la rivoluzione. In ogni caso nel luglio del 1790 viene votata la costituzione civile del clero. Vescovi e curati diventano funzionari dello Stato, con stipendio statale e giuramento di fedeltà alla corona e alla costituzione. Papa più sesto avrebbe criticato questa scelta, ma la teoria giurisdizionalista non ammetta ad altre istituzioni come la Chiesa di esistere indipendentemente dallo Stato. Ma non è solo il Papa a lamentarsi.
All'interno del clero francese si crea una spaccatura. Membri costituzionali, circa la metà La realtà dei parroci e sette vescovi su 130 decidono di giurare. Tutti gli altri sono considerati refrattari. Non è solo il sentimento anticlericale a guidare queste scelte.
La bancarotta è ancora lì e confiscare i beni ecclesiastici dà un po'di respiro alle casse dello Stato. Prima di rivendere tutti questi beni si decide di emettere titoli di Stato speciali, gli assegnati. Con interesse del 5%, questi titoli sono garantiti dalle terre ecclesiastiche espropriate. Ma gli assegnati cominciano ad essere messi senza alcun controllo, causando una pesante svalutazione dei titoli. In ogni caso, il 10% delle terre di Francia sono messe in vendita.
Ad acquistare in blocco queste terre sono i borghesi e i contadini agiati. Si crea un nuovo ceto di proprietari agricoli destinati a sostenere la rivoluzione, a cui devono la loro fortuna. Intanto a Parigi i dibattiti si fanno sempre più infiammati. L'Assemblea ha intenzione di salvare la Francia. Ma come?
Dal gruppo iniziale degli stati generali sono nati numerosi partiti che lottano per le loro idee. Lo stesso popolo parigino è protagonista delle scelte politiche dell'assemblea. Il re intanto rimane alla tuilerie, inerme e incapace di comprendere che ormai, nelle stanze del vero potere, si sta facendo strada un'idea, la logica conclusione del pensiero illuminista. Come si fa ad essere uguali se si è sudditi?
Con l'inizio dei lavori a Parigi, l'Assemblea Nazionale Costituente comincia a cambiare. Non è più tempo della moderazione degli stati generali. La città è in agitazione.
Le idee radicali e i loro leader iniziano ad avere sempre più seguito. Ha inizio la lotta politica. La libertà di stampa, nata dal collasso statale, porta la discussione pubblica a diventare sempre più accesa e diffusa, specialmente nella capitale.
I temi più scottanti sono i vari decreti dell'Assemblea e quale dovrebbe essere l'obiettivo della rivoluzione. evoluzione. Questo dibattito è portato avanti da gruppi di individui che senza saperlo diventano veri e propri partiti politici, i clubs.
I clubs nascono come luogo di incontro di menti affini, ma poco a poco diventano qualcosa di nuovo. Al loro interno infatti non ci si limita solo alla discussione, ma ci si organizza per perseguire i propri obiettivi. I rivoluzionari moderati si riuniscono nel club dei foglianti, guidati da Lafayette. I radicali, invece, in quello dei cordiglieri, formato da ceti medi e popolari.
Tra i cordiglieri, che esigono audaci riforme economico-sociali, troviamo altri protagonisti della rivoluzione. Introduzione, il giornalista Camille Desmoulins, l'avvocato Jacques Danton e l'amico del popolo, dal nome del suo giornale, il medico Jean-Paul Marat. L'alta e il resto della media borghesia si riconosce nel club dei Giacobini, favorevole all'alleanza con i ceti più bassi.
Due avvocati guidano questo club, Jacques-Pierre Brissot e Maximilien Robespierre, presidente del club dal marzo 1790. La diffusione dei giacobini sul territorio è capillare. Nel 1792 in tutta la Francia sono presenti 3000 società affiliate a questo club. In questo periodo, dagli strati più bassi del Terzo Stato, emerge la figura del cittadino piccolo borghese, proletario urbano e difensore dell'uguaglianza sociale e della rivoluzione democratica, il San Culotto. Il nome deriva dall'espressione sans culotte, senza pantaloni corti. I sans culotte infatti indossano calzoni lunghi, in diretto contrasto con i pantaloni corti, tipici dell'aristocrazia.
L'ambiente a Parigi è più che teso, ma l'assemblea continua il suo lavoro. Nel gennaio del 1790 l'amministrazione territoriale francese viene riorganizzata. La Francia è divisa in 83 dipartimenti, suddivisi in cantoni, con all'interno svariati comuni.
Questa riforma è all'insegna dell'autonomia e infatti ogni unità amministrativa elegge. i propri amministratori. Ispirandosi al liberismo, le dogane interne vengono abolite e le compagnie monopolistiche perdono i loro privilegi.
Inoltre, nel giugno del 1791, per promuovere il libero mercato di mano d'opera, le corporazioni di mestiere vengono soppresse e gli scioperi vietati. Nel frattempo, Luigi XVI capisce finalmente di non avere più alcuna speranza di avere indietro il suo potere assoluto. Di nascosto, tra il 20 e il 21 giugno 1791, la famiglia reale abbandona la Tuilerie.
La destinazione è la Lorena, una regione di confine dove buona parte dell'aristocrazia si è rifugiata, ma il piano non funziona. A Varenne il re viene riconosciuto dalla sua carrozza e fermato. Il rientro di Luigi XVI e Maria Antonietta è uno spettacolo umiliante.
mutolita. Per proteggere il re la versione ufficiale diventa quella del rapimento aristocratico. Il controllo sulla famiglia reale è aumentato e il 9 luglio è emanata la legge contro gli emigrati.
Tutti coloro che sono fuggiti fino a questo momento devono tornare in Francia. Pena l'accusa di tradimento. Davanti alla palese bugia del complotto il movimento democratico insorge.
I cordiglieri e i loro sostenitori il 17 luglio 1791 si radunano al campo di Marte per chiedere la destituzione del re. La Guardia Nazionale si presenta per sedare la protesta. I soldati sparano sulla popolazione disarmata, uccidendo 50 persone.
L'ordine è ripristinato a Parigi. La strage del Campo di Marte spinge sempre più persone a supportare il movimento repubblicano guidato da Cordiglieri, Sanculotti e Giacobini. I moderati e l'Assemblea cominciano a perdere terreno. Finalmente però l'Assemblea Nazionale Costituente, nonostante le difficoltà, ha finito i lavori.
Il 3 settembre 1791 è votata la nuova Costituzione di Francia. Francia. Nasce la monarchia costituzionale.
Il potere del re è derivato non più da Dio, ma dalla nazione, mentre il sovrano diventa re dei francesi. Inoltre è rispettata la divisione dei poteri, teorizzata da Montesquieu. Il potere esecutivo sarebbe andato al re, con diritto di veto su leggi e ministri.
Il potere legislativo sarebbe rimasto all'assemblea, eletto ogni due anni con controllo sull'operato del governo. E infine il potere giudiziario a magistrati, votati nelle assemblee popolari. Questa costituzione avrebbe funzionato se, e soltanto se il re avesse collaborato. Ma Luigi XVI vuole indietro il suo potere assoluto, anche a costo di allearsi con i nemici di Francia.
In ogni caso, l'Assemblea Nazionale Costituente ha finito il suo dovere. Dopo essersi sciolta il 1 ottobre 1791, si riunisce la nuova Assemblea Legislativa. Questa nuova Assemblea è composta da 250 deputati moderati, detti foglianti dal nome dell'ordine del convento sconsacrato in cui si riuniscono, 350 deputati costituzionali o indipendenti, infine 136 giacobini con una frangia estrema seguace di brissot questi sono definiti girondini dal nome del dipartimento della gironda vicino a bordeaux di cui sono deputati l'assemblea legislativa non riesce a dare un indirizzo politico alla francia mentre sempre più forze esterne si stanno organizzando per fermare la rivoluzione gli aristocratici emigrati nel tempo hanno convinto le varie corti d'europa del rischio di un contagio rivoluzionario la l'Austria e la Prussia iniziano a prepararsi allo scontro. La dichiarazione di Pilnitz nell'agosto del 1791 non lascia spazio all'interpretazione.
Il re di Prussia e l'imperatore d'Austria sono pronti di intervenire in Francia se la rivoluzione avesse attentato i loro troni. L'assemblea legislativa decide allora di colpire per prima. Perpini il re è d'accordo con l'idea di una guerra preventiva, ma per altri motivi.
La speranza di Luigi XVI è che una guerra rovinosa avrebbe distrutto la rivoluzione e gli avrebbe finalmente ridato il suo potere assoluto. L'unico che si oppone al al conflitto è il giacobino Maximiliano Robespierre, temendo un'eventuale dittatura militare che avrebbe tradito i valori della rivoluzione. Il 20 aprile 1792 l'Assemblea legislativa vota quasi all'unanimità la dichiarazione di guerra all'Austria. La Prussia interviene a fianco dell'alleato e anche l'antichissimo Sacro Romano Impero interviene.
La Francia è ora in guerra non solo all'interno, ma anche all'esterno. La campagna contro l'Austria non parte bene e sconfitta dopo sconfitta i contrasti non fanno aumentare. Si comincia a temere che che il re in persona sia colluso con le potenze straniere. L'11 luglio l'assemblea legislativa davanti all'avanzata nemica verso Parigi dichiara la patria in pericolo. Poco dopo arriva un messaggio dal duca di Brunswick, comandante delle truppe nemiche.
Il duca chiede la resa incondizionata minacciando di radere al suolo Parigi se la famiglia reale fosse stata messa in pericolo. Questo è troppo. Con questo messaggio diventa palese che il re è in combutta con i nemici di Francia. Il popolo di Parigi si infiamma e, aiutato Federati, truppe volontarie giunte da tutta la Francia, reclama la cacciata del re. Tra questi si distinguono quelli della Marsiglia, che avrebbero dato alla Francia il suo inno nazionale.
La marsigliese. Il 10 agosto 1792, Sanculotti e Federati, insieme alle 48 sezioni di Parigi, occupano l'Hotel de Ville, insediandovi una comune insurrezionale popolana. Allo stesso tempo, la folla dà l'assalto alla Tullerie, massacrando di nuovo le truppe svizzere a guardia del Rà. Luigi XVI, fuggito dall'assalto. cerca rifugio nell'assemblea legislativa.
All'arrivo di San Culotti in Ferociti, l'assemblea decide di dichiarare il sovrano decaduto, consegnandolo alla comune insurrezionale. Il re decaduto e la sua famiglia sono rinchiusi nella prigione del tempio. La monarchia cessa di esistere in Francia. Così, dopo secoli di dominio sulle terre francesi, termina la linea dinastica dei sovrani capetinci.
Luigi XVI, re assoluto, diventa il semplice cittadino Luigi Capeto. l'ultimo dei Luigi con il 10 agosto 1792 e la deposizione del re inizia una nuova fase nella rivoluzione non ci sono più monarchi La monarchia e la costituzione è da buttare, bisogna ricominciare da capo, una nuova Francia, una nuova Repubblica. Dopo il fallito tentativo della monarchia costituzionale, i cittadini francesi hanno capito, il popolo può anche guidarsi da solo. Dalle sbarre della prigione del Tempio, Luigi XVI spera ancora nella vittoria delle forze reazionarie, ma per l'intera Francia è stata assassinata. L'Assemblea legislativa, dopo la fiammata d'ira dei sanculotti, decide di indire nuove elezioni.
Questa volta a suffragio universale maschile. L'obiettivo è creare una nuova assemblea costituente, la Convenzione nazionale. nazionale. I cittadini passivi sono chiamati alle urne.
Le ultime barriere sociali crollano davanti al voto. Mentre si attende il voto, la comune insurrezionale domina la scena politica, con il suo spirito violento e girondino. Viene istituito il Tribunale Criminale Straordinario, con cui giudicare i nemici della rivoluzione. Nel frattempo, in un clima di tensione e disordini, sempre più volontari raggiungono Parigi, riempiendo la città di armi. La capitale francese è una polveriera.
Tra il 2 e il 6 settembre 1792, folle di San Culo assaltano le prigioni, massacrando i prigionieri politici in attesa di processo. Dal fronte però arrivano buone notizie. A Valmy, il 20 settembre, le forze prussiane sono state fermate dall'esercito rivoluzionario. Per la prima volta un esercito popolare sconfigge un esercito professionista.
La vittoria attiva per la prima volta nella popolazione un nuovo sentimento di patriottismo. A inizio qui, la nazionalizzazione delle masse. Sempre il 20 settembre si insedia a Parigi la nuova Convenzione Nazionale che, per prima cosa, dichiara la nascita della Repubblica Francese. Nonostante il suffragio universale, solo il 10% degli aventi diritto decide di votare.
La Convenzione è composta quindi da 749 membri, divisi in tre gruppi maggiori. Circa 200 girondini capeggiati da Bissot si siedono a destra Sostengono la sinistra della Convenzione. Questi sono esponenti della borghesia provinciale, rivoluzionari convinti e repubblicani. Sostengono una politica economica liberista, criticando le misure eccezionali per il popolino. Quasi 100 montagnardi si piazzano in alto sinistra del Presidente della Convenzione.
Sono sostenitori della Repubblica e comprendono i membri dei club radicali, Giacobini e Cordiglieri, come Robespierre, Danton, Marat e Saint-Just. Sono esponenti dei Sanculotti, sostenitori della Comune Insurrezionale e delle sezioni di Parigi. La loro politica economica è molto più efficace.
punta a sistemare il carovita e la disoccupazione. La maggioranza dei deputati si colloca al centro, detto pianura o palude. Questi membri della convenzione oscillano tra i due estremi, di destra e sinistra. Rimasti fuori dalla convenzione troviamo i monarchici costituzionalisti, guidati dalla faietta, i veri sconfitti delle elezioni. Lo scontro tra Girondini e Montagnardi non si fa attendere, specialmente per un evento particolare.
Il 10 dicembre 1792 si presenta davanti alla convenzione un processato speciale, accusato di aver tradito la rivoluzione. Il cittadino Luigi Capeto, meglio noto come Luigi XVI. Per due mesi il processo è motivo di dibattito acceso nella convenzione. Robespierre e Saint-Just sostengono la necessità di condannare per alto tradimento il monarca deposto. Dall'altro lato i Girondini...
chiedono un trattamento mite per il re decaduto. Il 20 gennaio 1793 si vota per il destino del re. 387 voti favorevoli e 334 contrari.
Il cittadino Luigi Capeto è condannato a morte come nemico della nazione. e traditore della rivoluzione. Il 21 gennaio 1793 Luigi XVI è ghigliottinato davanti alla Tuilerie, un atto che avrebbe scosso tutte le corti d'Europa. Nove mesi dopo sarebbe toccato alla tanto odiata Maria Antonietta, regina decaduta di Francia.
Sapendo bene che l'esecuzione del re avrebbe causato una reazione delle altre potenze, la Repubblica Francese inizia una serie di campagne per esportare la rivoluzione anche nei territori vicini. Dopo Valmy, infatti, l'esercito francese è diventato una macchina benolia. Il Belgio, la Savoia, Nizza e buona parte della Renania vengono occupate in nome degli ideali rivoluzionari. Anche se questa era l'idea di base, molto in fretta i territori vengono annessi ufficialmente alla Francia. La Repubblica Francese inizia ad espandersi.
All'entrata delle armate francesi nei Paesi Bassi, all'installazione di batterie di cannoni sul canale della Manica, Il Regno Unito non può che reagire per salvaguardare i propri interessi economici. Nel febbraio 1793 nasce ufficialmente la prima coalizione antifrancese, formata da Gran Bretagna, Austria, Prussia, Spagna e vari stati italiani. quasi tutta l'Europa scende in guerra contro la Repubblica.
La Francia deve arretrare su tutti i fronti. Il colpo è così duro che il comandante dell'esercito francese, Charles François Dumouriez, tenta di marciare su Parigi per ristabilire la monarchia. Dumouriez non riesce a convincere l'esercito e passa al nemico.
Il tradimento del comandante in capo dell'esercito porta ad una forte instabilità l'intera Francia. In In tutto questo, infatti, i sanculoti continuano a protestare per il caro vita. L'emissione di massa di nuovi segnati per riempire le casse dello Stato porta ad un'inflazione selvaggia.
Nella primavera del 1793, davanti alle vittorie della prima coalizione, un'intera regione, la Vandea, inizia una guerra civile di stampo cattolico-monarchico. La guerra, infatti, richiede una mobilitazione sempre più massiccia e il mondo contadino non vuole averne nulla a che fare. Gli ideali della rivoluzione non hanno fatto breccia in questo mondo rurale. Contadini, preti refrattari.
I libertari e i nobili guidano per mese una guerra aperta contro i repubblicani. L'obiettivo è difendere la religione dalla laicità dei rivoluzionari e riportare la monarchia in Francia. La rivolta si estende anche in Normandia e Bretagna, ma alla fine i blu, dal colore delle giube dei soldati repubblicani, massacrano le ultime sacche di resistenza dei bianchi, dal colore dei borbone.
Le colonne infernali dei blu mettono a ferro e fuoco la Vandea, anche dopo la vittoria. Nel dicembre del 1793, per punire gli antirivoluzionari. vengono massacrate quasi 130.000 persone.
Non si può continuare così. La crisi economica, le sconfitte contro la coalizione, persino una guerra civile. La convenzione sta fallendo.
Bisogna agire. Nella convenzione sanno che non ci vorrà molto tempo prima che la ghigliottina inizi a tagliare teste sempre più importanti. Un periodo di terrore aspetta la Francia.
Nel 1793 la Repubblica Francese sta cadendo a pezzi. Tra sconfitte militari e crisi economica, nelle aule della Convenzione Nazionale si iniziano a cercare i colpevoli. Parigi è in un clima perenne di agitazione. Sarebbe bastato davvero poco per far sprofondare la situazione nella violenza più assoluta, nella paura, nel terrore. Nelle aule della Convenzione Nazionale inizia lo scontro finale tra i Girondini e i Montagnardi.
L'accusa verso gli uomini di Brissot è di aver perso il controllo della situazione, cosa abbastanza vera. I Montagnardi insistono sulla necessità di misure d'emergenza, un calmiere, requisizione di guerra, aiuti alle famiglie dei volontari. Queste misure non sono però conciliabili con il liberismo della borghesia girondina.
I dibattiti si fanno sempre più accesi e violenti, finché il 2 giugno 1793 si arriva alla resa dei conti. Una folla organizzativa organizzata dalle sezioni parigine alleate dei Giacobini, circonda la convenzione. La loro richiesta è di arrestare e condannare a morte 29 deputati girondini e due ministri. L'accusa?
Tradimento. La convenzione, vista la situazione, è costretta ad accettare. Con queste condanne i Giacobini rimpiazzano i girondini a guida della convenzione.
La sovranità parlamentare è stata totalmente ignorata. Ma se a Parigi un'azione del genere può essere vista come quasi normale, nelle province lo sgomento si diffonde. per tutta la Francia.
60 dipartimenti su 83 rovesciano le municipalità giacobine nella cosiddetta rivolta federalista. Tolone consegna agli inglesi la squadra navale del Mediterraneo e viene occupata. La situazione è disperata. In un ultimo tentativo di salvare la Repubblica, il potere esecutivo è consegnato al Comitato di Salute Pubblica, formato da nove membri.
Come prima cosa, il Comitato invia l'esercito a sedare la rivolta. Per quanto riguarda i nemici esterni, viene chiamata la leva di massa e nei nuovi reparti parti sono inviati commissari politici dei poteri illimitati, compresa la possibilità di giustiziare gli ufficiali di dubbia fede repubblicana. Gli ultimi ufficiali rimasti dell'aristocrazia militare sono allontanati o direttamente fucilati.
Al loro posto inizia l'ascesa di giovanissimi comandanti di estrazione popolare. In questo clima di grande cambiamento i giacobini decidono di varare una nuova costituzione il 24 giugno 1793. La democrazia diventa totale. Il suffragio diventa universale per i cittadini. cittadini maschi e viene inserito il concetto di referendum. Il popolo sarà chiamato a dare l'approvazione alle leggi più importanti.
La nuova Costituzione è preceduta da una riformulazione dei diritti. Vengono aggiunti quelli alla sussistenza, al lavoro, all'istruzione e all'insurrezione. Nonostante i buoni propositi, la Costituzione del 1793 non entra mai in vigore, anche con un referendum positivo a riguardo. In tutto questo le donne non vengono vengono mai chiamate in causa.
Solo Limpe de Gouges avrebbe difeso i diritti delle rivoluzionarie fondando il club delle tre coutées. La sua dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina però sarebbe stata respinta dalla convenzione. Nel frattempo a Parigi un'altra donna finisce sulla bambina la bocca di tutti.
Charlotte Corday, una monarchica in cerca di vendetta per i girondini giustiziati. Il 13 luglio 1793 assassina l'amico del popolo, Jean Paul Marat. La morte di un personaggio così prestigioso della rivoluzione porta ad una svolta autoritaria, il Comitato di Salute Pubblica. Il Comitato assorbe tutti i grandi ministeri. Ne fanno parte montagnardi, i sanculotti e i radicali, come San Giusto.
Il 27 luglio 1793, dopo rimpasti più o meno violenti, entra a farne parte anche il giacobino Robespierre. che da lì a poco ne sarebbe diventato protagonista. Robespierre, infatti, cerca una mediazione tra il movimento popolare più violento e la borghesia rivoluzionaria, che ha avviato la grande esperienza repubblicana.
Ispirato dall'illuminismo e dalla teoria della volontà generale e dell'uguaglianza, Robespierre ha il supporto dei Sanculotti. A livello economico, crede in una Francia di piccoli proprietari terrieri e artigiani, mantenendo l'idea della necessità della proprietà privata all'interno di un certo liberismo economico. Le tere con me. confiscate agli aristocratici sono divise in piccoli lotti per favorire l'acquisto da parte di contadini poveri, con dieci anni di tempo per ripagare. Un ottimo modo per legare anche la campagna alla rivoluzione. Sempre per i ceti più poveri, il comitato adotta vari provvedimenti chiesti da tempo.
Viene imposto un maximum nazionale sui cereali, poi esteso ad ogni cosa e perfino ai salari per far abbattere l'inflazione. I ricchi ricevono il conto di queste politiche. Imposte straordinarie colpiscono chi, agli occhi del comitato, ha troppo. La minaccia della la ghigliottina porta anche gli speculatori a piumiti consigli. Infatti, davanti a provvedimenti così drastici, l'unico modo per mantenere il controllo della situazione è solo uno, la violenza, o meglio, il terrore.
Oltre al Comitato di Salute Pubblica, un altro organo regna sulla vita politica della Repubblica, il Comitato di Sicurezza Generale. Questo comitato ha un ruolo di polizia politica, emettendo mandati d'arresto e rimettendo al Tribunale Rivoluzionario, gestito dai due comitati, i presunti. sunti nemici del popolo.
Il terrore d'assoluzione temporanea diventa la norma. Come avrebbe detto Robespierre davanti alla convenzione, la virtù senza il terrore è impotente. La ghigliottina reclama le teste di decine, centinaia, migliaia di nemici della rivoluzione. Nell'ottobre del 1793 Maria Antonietta è giustiziata insieme a 21 deputati girondini.
Arriva poi il momento dei rivoluzionari della prima ora che hanno perso ogni utilità per la causa. Sylvain Bailly, sindaco di Parigi dopo la presa della Bastiglia, è seguito dal chimico Anton-Laurent Lavoisier, dalla femminista Olympe de Gouges. per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso, e così tanti altri. A Nantes, in Vandea, le esecuzioni sommarie di preti refrattari e sospetti continuano, gettati nella loera o fucilati.
In tutto questo i deputati della palude, seppur maggioranza nella convenzione, sono terrorizzati e accettano che il Comitato di Salute Pubblica si sporchi le mani per la Francia. In questo clima di violenza, i radicali, come gli arrabbiati e i seguaci di Jacques René e Béat, gli ebertisti, riescono a forzare la palude a misurare la sua vita. misure sempre più estreme.
Una di queste è la scristianizzazione della Repubblica Francese. Le chiese vengono chiuse o adibite al culto della Dea Ragione, eredità del deismo illuminista. Le feste religiose sono soppresse e i preti spinti a sposarsi.
Il matrimonio civile e il divorzio sono solo le ultime novità di questa politica, molto voluta dagli ebertisti. L'idea dei radicali è staccarsi dal passato in ogni modo. Nel novembre 1793 l'antico calendario gregoriano è sostituito dal calendario orientale.
repubblicano o rivoluzionario. L'inizio di questo calendario è segnato al 22 settembre 1792, da quel momento in poi anno primo, come primo giorno della Repubblica. Questo calendario sarebbe rimasto in uso fino a 1805. I mesi vengono ribattezzati su basi naturali, la settimana diventa di dieci giorni e la domenica cessa di esistere. Tutti i riferimenti a festività religiose sono eliminati, sostituiti da controparti laiche. Il sistema del terrore intanto continua.
Con la legge del 4 marzo dicembre 1793 i ministeri sono aboliti. Tutto il potere centrale, dai distretti ai comuni, passa al Comitato di Salute Pubblica. Sempre il Comitato, nel marzo del 1794, ne ha avuto abbastanza degli estremisti montagnardi, ebertisti e arrabbiati. Il 24 marzo sono tutti arrestati, processati e giustiziati.
Ha inizio il grande terrore, in cui Robespierre prende le redini della Repubblica. Anche i moderati non possono più essere tollerati. Smidollati che avrebbero tradito la rivoluzione al primo... problema.
Così almeno, pensa Robespierre. Gli indulgenti, così chiamati i moderati, vengono colpiti dal comitato e i loro leader, Danton e Desmoulins, processati e giustiziati nell'aprile del 1794. Con la scomparsa degli indulgenti, Robespierre non ha più rivali. E lui, di fatto, il capo indiscusso di Francia, con poteri quasi dittatoriali.
La legge di Pratile del 22 Pratile dell'anno secondo, ovvero il 10 giugno 1794, cancella ogni parvenza di legalità. Il Tribunale Rivoluzionario può ora condannare sospetti solo per convinzione morale dei giudici, senza alcuna testimonianza. La dichiarazione dei diritti dell'uomo diventa carta straccia. Robespierre nel suo fanatismo ha distrutto lo stesso sistema repubblicano che voleva così strenuamente difendere.
La ghigliottina sarà per sempre sinonimo di rivoluzione. Questo periodo di violenza cieca dovrà purificarsi. Per finire, forze sempre più grandi si stanno organizzando per vendicare tutto quel sangue versato.
La Francia attende la sua gioventù dorata. Il terrore nella Repubblica Francese è visto come la soluzione ad un momento di crisi totale. Per difendersi, la Francia ha fatto cose inimmaginabili. Inoltre, chi l'ha guidato in questo bagno di sangue, Robespierre, ha tirato su di sé tutto l'odio per questa violenza.
La ghigliottina attende anche il suo più grande sacerdote. Il Comitato di Salute Pubblica ha basato il suo potere sul continuo stato di crisi in cui versa la Francia contro i complotti monarchici e invasioni esterne. Nel tempo, però, sembra sempre meno probabile che...
che i monarchici riescano a organizzare qualcosa. All'esterno si continua a combattere ed è dal fronte che inizia la fine di Robespierre. Le truppe rivoluzionarie sconfiggono in maniera decisiva le truppe anglo-austriache a Fleurus, in Belgio, il 26 giugno 1794. Il rischio di invasione, che ha dato fino a quel momento un immenso potere al Comitato di Salute Pubblica, cessa di esistere.
I deputati della palude sanno bene cosa comporta questa vittoria. Robespierre si è sporcato le mani per l'oro. È il momento di eliminarlo.
In una seduta della convenzione in cui volano minacce, pugni e si tirano fuori anche coltelli, Robespierre e i suoi capiscono che sono spacciati. È il 9 Termidoro, il 27 luglio. Nessuno ha intenzione di difendere il gruppo che ha condannato a morte così tante persone.
La sera del 28 luglio, senza alcun processo e dopo che un proiettile gli aveva distrutto la mascella, Robespierre è ghigliottinato con 21 dei suoi collaboratori. Nei San Culotti, nella comune di Parigi e neanche le sezioni popolari si muovono a salvare Robespierre, Saint-Just e gli altri. I termidoriani prendono il controllo della rivoluzione.
Questo colpo di Stato vede l'ala più moderata e meno repubblicano-democratica al comando. I giacobini non condannati vengono allontanati dalla Convenzione Nazionale e al loro posto vengono riammessi i girondini scampati al terrore. Per i giacobini e per i loro alleati, come i San Culotti, inizia un periodo di giustizia sommaria.
I clubs giacobini vengono distrutti, alcuni membri uccisi senza processo e circa 100.000 vengono arrestati e processati. Dal terrore di stampo giacobino rosso, si passa al terrore bianco, monarchico e alto borghese, promosso dalla gioventù dorata. Questa gioventù è la naturale risposta agli abusi dei Sanculotti e dei Giacobini.
Una gioventù parigina, monarchica e alto borghese raccoglie membri anche nel sud della Francia. Poco a poco, sotto questa nuova guida politica, tutte le misure eccezionali e le riforme volute dal Comitato di Salute Pubblica di Robespierre vengono cancellate. Si ritorna al liberismo economico. Il maximum, usato per calmierare i prezzi, è ritirato e viene ripristinata la libertà di commercio.
La conseguenza diretta è l'ennesima inflazione degli assegnati, danneggiando gli strati più deboli della popolazione, tanto difesi dai giacobini. Davanti a questa nuova crisi economica, la Convenzione decide di stabilizzare la situazione esterna. Trattati di pace sono firmati con Olanda e Prussia, mentre Gran Bretagna e Austria continuano a combattere.
Dopo anni decisamente movimentati è arrivato il momento per la Convenzione di sciogliersi per le nuove elezioni. Ma prima della fatidica data, il 4 Brumaio anno quarto, ovvero il 26 ottobre 1795, bisogna sistemare ancora un paio di cose. La Convenzione decide di emanare una nuova Costituzione, anche nota come dell'anno terzo, dalla data 5 frutti d'oro anno terzo, ovvero il 22 agosto 1795. Questa ha due obiettivi, allontanarsi dalla democrazia giacobina ed evitare una reazione aristocratica.
I repubblicani moderati e i monarchici costituzionali, i due gruppi a guida della Convenzione, si ispirano alla Costituzione del 1791. Il suffragio torna censitario, con la separazione tra cittadini attivi e passivi. La dichiarazione dei diritti sociali dell'anno primo è ignorata, viene però aggiunta la dichiarazione dei doveri. Si trovano tra i vari doveri del cittadino la sottomissione alle leggi, il rispetto delle autorità, e la tutela della proprietà privata. In sostanza la costituzione dell'anno terzo è ideata più come una difesa contro la dittatura che un'espressione della democrazia. Un'altra importante difesa contro le dittature è una sana divisione dei poteri, sempre con lo schema 3 di Montesquieu.
Il potere legislativo è affidato a due camere, il consiglio dei 500 che presenta le leggi e il consiglio delle anziani che le approva o respinge. Il potere esecutivo passa ad un direttorio, eletto dal Consiglio degli Anziani, di cinque membri con il compito di nominare ministri. Infine, il potere giudiziario rimane nelle mani della magistratura elettiva.
Alle elezioni dell'ottobre 1795 lo spirito di completa violenza del terrore non si è ancora placato. La lotta si focalizza sulla legge dei due terzi. In base a questa legge, due terzi delle Camere spettano i membri della Convenzione uscente, bloccando quindi la possibilità di grandi stravolgimenti.
I reali... I nazisti in particolare non la prendono bene, arrivando ad organizzare un'insurrezione a Parigi il 13 vendemmiaio anno quarto, o 5 ottobre 1795. La rivolta viene sedata dalle truppe governative a colpi di cannone. A guidare i soldati della piazza di Parigi c'è un giovane generale di origine corse.
Napoleone Bonaparte. Dalle elezioni nasce una maggioranza monarchica. I repubblicani riescono ad entrare comunque nel direttorio.
I sanculotti si possono definire stinti. L'ultimo tentativo democratico è stato il di Sardegna. era chiusa nella Congiura degli Eguali, organizzata nel 1796 dal giornalista François-Noël Baboeuf, nome in codice Graccus.
Baboeuf, insieme all'italiano Filippo Buonarroti, organizza un movimento sotterraneo basato sull'uguaglianza politica e sociale, l'abolizione della proprietà privata e la gestione collettiva delle terre. La cospirazione però non fa molta strada. Baboff viene scoperto e arrestato, mentre Buonarroti è esiliato.
Si rifugia nei territori italiani, dove avrebbe aiutato, con la sua esperienza, i primi movimenti unitari della penisola. Baboff non è così fortunato. Viene giustificato.
Il 27 maggio 1797. Nonostante tutto, la Repubblica Francese sembra essere sopravvissuta al peggio. La nuova Costituzione è solida e i moderati guidano di nuovo la Francia. Le foglie del terrore sono state lasciate indietro. La monarchia assoluta è stata rinforzata.
non potrà mai più tornare e la Repubblica lotterà per la libertà dei popoli di tutta Europa. La guerra che si prospetta è uno scontro epocale sul suolo europeo ed è proprio in questi periodi di incertezza che l'uomo giusto, al momento giusto, può fare tutta la differenza del mondo.