Cari amici bentornati a parlare di teatro latino con tre grandi drammaturghi che spesso vengono messi a confronto anche in sede di compito o interrogazione quindi ve ne offrirò oggi una sintesi comparata. Vi ricordo però che per una trattazione più approfondita su ciascuno di questi tre autori trovate già pubblicate nella mia playlist intitolata Storia del teatro latino altre video lezioni anche su Plauto e Terenzi. Allora incominciamo linea del tempo. Come vedete Andronico e Nevio pressoché contemporanei occupano la gran parte del terzo secolo, Ennio invece decisamente più tardo fu.
coevo di Plauto. Quello che invece lì accomuna tutti e tre è l'origine non romana. Vi ho già spiegato altre volte che la letteratura latina possiede questa caratteristica.
Nacque cioè per influsso della cultura greca e nessuno dei primi autori fu originario di Roma, benché essa fosse il centro politico dell'arresto pubblica. Andronico era uno schiavo greco di Taranto. tanto Nevio non era schiavo, era uomo libero, ma anche egli non romano, precisamente campano di Capua. Quanto a degno era Rudinus, cioè proveniente dalla cittadina messapica di Rudie, oggi in provincia di Lecce, allora ruotante nell'orbita culturale di... Taranto.
Accomunati dunque dall'origine non romana ma anche dal fatto di aver dato tutti e tre il loro grande contributo alla nascita del teatro latino. Furono infatti come vi ho detto tutti drammaturghi anche se nessuno di loro si dedicò esclusivamente al teatro, il primo che coltivò la commedia come genere esclusivo fu Plauto. Iniziamo comunque dalla loro drammaturgia e precisamente dal teatro. teatro di Andronico.
Cosa possiamo dire di questo personaggio? Intanto leggete nella seconda colonna ho scritto titoli e frammenti. Ricordate infatti solo con Plauto abbiamo le prime opere teatrali intere.
Degli autori precedenti possiamo leggere soltanto la produzione in stato frammentario. Di Andronico ci rimangono appunto otto titoli di tragedie e tre di commedie più i frammenti. dal che possiamo evincere che nelle sue corde c'era lo spirito tragico piuttosto che quello comico.
Anche perché cliente di una delle gentes più in vista di Roma, la famiglia dei Livii, che lo aveva acquistato come schiavo durante la guerra contro Taranto, condotto a Roma, successivamente affrancato e, come accadeva in questi casi, si rimaneva legati alla famiglia da un vincolo di clientela. Ecco, ma cosa c'entra la clientela con lo scrivere tragedie? In realtà c'entra perché questo genere letterario era il mezzo, lo strumento attraverso il quale l'aristocrazia romana trasmetteva alla plebe i suoi ideali oligarchici. Vi ho spiegato bene questo meccanismo nella mia video lezione sulla storia della tragedia latina, in questo senso possiamo dire che Andronico componendo tragedie si faceva portavoce degli ideali aristocratici della nobilitas a cui era legato appunto da un vincolo di clientela. Una data importante nella vita di Andronico è il 240, importante nella sua vita ma anche nella letteratura latina.
In quell'anno infatti venne messa in scena per la prima volta a Roma una sua tragedia e questo avvenimento è considerato l'inizio della storia della letteratura latina, la quale quindi inizia con la drammaturgia e cioè quando fu importato dalla Grecia il teatro regolamentare. In questo senso si dice che Andronico avviò la cosiddetta riforma del teatro italico, cioè sostituì al dramma indigeno primitivo quello di importazione greca, precisamente la fabula coturnata per la tragedia e la fabula pagliata per la commedia. Al contrario di Andronico, Nevio nelle sue corde aveva il comico. Lo denunciano...
i titoli a noi pervenuti, 35 di commedie, lo leggete, e appena 9 di tragedie. E un altro tratto lo distingue dal greco di Taranto, non fu legato ad ambienti a ricerca. era cioè un uomo libero in tutti i sensi, libero come condizione sociale cioè non schiavo ma anche e di conseguenza libero di dire un po'quello che voleva non essendo cliente di nessuno. Libera lingua, loquemur, recita infatti un suo frammento, parleremo a lingua sciolta.
E in effetti la lingua sciolta la ebbe davvero. È anche piuttosto affilata, sotto questo aspetto infatti la sua produzione comica costituisce un unicum nel panorama della commedia latina, in quanto contiene riferimenti satirici a personaggi del tempo e all'attualità contemporanea. Cosa inusuale per la fabula pagliata che, come vi ho spiegato tante volte, avendo come modello di riferimento la Nea, cioè la commedia nuova greca, metteva in scena tipi e caratteri universali, non faceva mai riferimento alla realtà del tempo e meno che meno prendeva di mira personaggi politici o comunque in vista. per fare satira.
In questo senso Nevio fece eccezione, usò la sua libera lingua per scagliarsi contro il potente clan degli Scipioni e la famiglia dei Metelli, loro delfini, e per questo pagò anche con il carcere. Vi ho detto che il suo posto nella drammaturgia latina lo occupa come commediografo. In realtà Nevio ha una sua grande importanza anche nel campo della tragedia perché fu l'inventore del sottogenere della fabula pretexta, cioè la tragedia di argomento romano, che si andò dunque ad affiancare alla fabula coturnata, la tragedia di argomento greco.
Vi ho parlato dei quattro sottogeneri del teatro latino nel video sulla tragedia che vi ho citato prima. Pochissime parole su Egno, il pater Egnus, come lo avrebbe definito Orazio in quanto inventore dell'epica latina in Esametri, il quale però occupa un posto anche nella storia del teatro come autore tragico, quindi anche egli come Andronico fu lontano. dallo spirito comico.
Dopo l'introduzione della fabola pretexta da parte di Nevio, anche Ennio compose tragedie di argomento romano oltre a tragedie di argomento greco. La lavagnetta che state vedendo l'ho già usata nel mio video su Ennio a cui vi rimando per gli approfondimenti. anche sul suo stile tragico. E veniamo alle opere non teatrali dei nostri tre autori, incominciando anche stavolta da Andronico e dalla sua Odussia, la traduzione in latino e in saturni dell'Odissea di Omero.
Un poema epico dunque, ma siamo ancora lontani dalla grande epica latina, anche se sarebbe arrivata di lì a... poco. Lontani per due motivi, sia perché l'argomento non era storico romano, bensì appunto mitologico greco, secondo perché l'opera fu tradotta in Saturni e non in Esametri, il metro che, come vi ho detto prima, fu introdotto soltanto da Ennio.
Malgrado questo l'Odussia di Andronico, di cui purtroppo ci rimangono solo 30 versi, ebbe una grande importanza. nella storia della letteratura latina. Infatti in una società che ancora non possedeva una sua propria letteratura indigena, Andronico attraverso la sua traduzione plasmò la lingua latina per usarla a fini e in modi letterari e in questo modo, come avrebbe detto Dante, fu fabbro del parlar materno, anche se la sua lingua madre in effetti... era il greco, introducendo anche figure retoriche che sarebbero diventate tipiche della poesia latina, come per esempio l'allitterazione, il parallelismo dei membri e in essi sinonimici. Se Andronico aveva tradotto l'epica omerica, ad introdurre la grande epica storica latina ci pensò Nevio con il Bellum Penicum, dal titolo esatto di Carmen Belli Penici, il poema epico sulla prima...
guerra unica, ancora in Saturni ma stavolta di argomento storico romano. E questa fu quindi l'altra grande innovazione di Nevio, oltre ad aver introdotto il sottogenere tragico della fabula pretexta. Anche in questo caso l'opera la conosciamo solo per frammenti dai quali si evince che essa raccontava naturalmente i fatti di guerra ma conteneva anche una digressione storica sul periodo più antico. della città, la cosiddetta archeologia nella quale fra l'altro Nevio si soffermava sul mito di Enea, progenitore dei Romani, e attribuiva alla vicenda di Didone l'inimicizia fra Roma e Cartagine.
E noi già iniziamo ad intravedere Virgilio. E concludiamo con l'opera non teatrale di Ennio, un autore poliedrico conosciuto però, come vi dicevo prima, soprattutto per gli Annales, il grande poema epico sulla storia di Roma, quindi opera non monografica in questo caso, dalle origini fino all'anno della composizione, precisamente il 171. E a proposito di storia, con gli Annales anche l'esametro latino incomincia la sua. Ennio infatti scalza l'indigeno Saturnio, usato da Nevio e da Andronico, per inserirsi. con l'esametro nel solco della grande epica greca.
Il titolo richiama gli annales maximi, cioè quelle liste scritte su tavolette dal pontifex maximus, nelle quali annatim, cioè appunto anno per anno, venivano annotati gli eventi. più significativi. Ennio sceglie dunque di raccontare la storia dell'urbe anno per anno in ordine cronologico. E questo racconto si traduce nella epica celebrazione dei mores virique antiqui, i valorosi personaggi che avevano fatto la grandezza di Roma e il famigerato mos maiorum, il costume degli antenati, quei sani principi e valori del buon tempo.
antico. Cioè quindi la prevalenza dell'interesse collettivo sull'ambizione personale, la saggezza che deve sempre sovraintendere le operazioni belliche. La guerra non è condannata ma non deve essere espressione di forza bruta e arroganza. Ma anche sobrietà e virilità, quelle virtù sentite così tipicamente romane che anche Catone le avrebbe contrapposte, all'amore per il lusso e alla mollezza dei greci. Ed esaltando i grandi generali e i sani principi della res pubblica romana, Ennio forniva anche una giustificazione ideologica all'espansionismo imperialistico di Roma nel Mediterraneo.
che stava avvenendo proprio in quei decenni. E io vi ricordo ancora una volta che per un quadro più completo e approfondito trovate già pubblicate nel mio canale altre video-lezioni dedicate interamente all'Odussia di Andronico e agli Annales di Egno. E noi ci vediamo al prossimo video.
Ciao!