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Bellezze e Rischi del Golfo di Napoli

Non c'è forse un luogo più conosciuto al mondo dal punto di vista paesaggistico e anche storico per la verità del Golfo di Napoli, ma ci sono all'interno del Golfo, soprattutto qui nella parte nord-occidentale, dei posti che oggi non hanno più quello smalto antico, che però sono stati importanti e significativi per quello che vogliamo vedere nella puntata di oggi. Vediamo un attimo da dove partiamo. Guardando palazzo Donnanna, che è quel palazzo lì, la facciata anteriore più esposta al mare è un po' sbilenca, acceduto alla base o è solo un'impressione?

Come se il va e il vieni delle onde ne ne avesse cariate le fondamenta. Un continuo, inavvertibile sgretolio. Se ci passi un dito sopra o ci appoggi una mano, senti il fruscio della polverina gialla che se ne viene via. Negli ultimi 300 anni il palazzo ha reso la sua vita. resistito, ma i secoli lo vinceranno con la pazienza, millimetro per millimetro, fino a quando le tranquille acque napoletane canteranno vittoria, come fanno già sui tre o quattro scogli superstiti della villa di Polione sotto capo Posillipo, e i pesci noteranno nelle stanze irriconoscibili per le incrostazioni marine, l'erosione di alghe e i molluschi litofagi.

Solo una questione di tempo. Queste sono le parole scritte nel... nel libro Ferito a morte, di Raffaele Lacapria che vinse il premio Strega nel 1961 e che è uno degli intellettuali che meglio ha rappresentato un'idea di Napoli importante per decenni. Quando era ragazzo veniva in questo posto e si lanciava direttamente dall'interno del palazzo a mare, oggi non si potrebbe più fare, le cose sono cambiate, ma il motivo per cui siamo qui è legato ad alcune notazioni di carattere geologico che fa lo scrittore. La polverina gialla, l'erosione del tempo, l'incessante lavoro delle acque del mare.

Perché questo è un punto importante? Lo vediamo lì. Quella placca di rocce gialle che sono alla base del passo costituiscono la formazione geologica, come si chiama, del tufo giallo napoletano. È una roccia importante per Napoli perché con quella roccia è costruita praticamente quasi tutta la città capoluogo partenopeo. Si tratta di che cosa però in dettaglio?

Di una roccia figlia di un vulcano, ma non del Vesuvio, che è appena dietro il palazzo coperto dalle nubi oggi. Tutte queste rocce invece sono derivate da un altro vulcano, ben più grande e per certi versi pure più pericoloso del Vesuvio, e sono i Campi Freirei. Ora, vediamolo nel dettaglio.

Si può vedere che si tratta di un accumulo di ceneri che sono state compattate e poi litificate, come si dice, cioè diventate roccia e oggi costituiscono un insieme piuttosto resistente. È molto poroso, è naturalmente erodibile ed è un ottimo materiale da costruzione. Qua attorno quasi tutto è costruito in quel modo.

È caratterizzato dalla presenza di questi elementi qui, ce ne sono tanti, e sono dei pezzi di roccia di diversa natura, clasti li chiamiamo. più correttamente, che testimoniano il fatto che questo materiale è uscito con forza dal vulcano stesso, trascinando e strappando con sé dei pezzi del condotto vulcanico. Dunque non si è trattato di una ricaduta di ceneri placidi della colonna eruttiva, questo pure è avvenuto su un areale molto ampio qui in tutta la campagna, parliamo di 15 mila anni fa, l'eruzione ultima più importante dei campi fribei. ma invece di materiale che è uscito sotto pressione ed è fluito come una nube ardente colata o flusso piroclastico si chiamano questi aerosol densi di polvere, di materiale lapido, di rocce caldissimi e molto veloci che livellano tutta la topografia attorno poi il tufo si è assestato, ecco ancora questi clasti e qui si vede bene il lavoro del mare delle onde che hanno eroso e lo stanno scazzando alla base ecco qui si vede un clasto piuttosto... grande e importante che testimonia la potenza dell'eruzione.

Da dove viene tutto questo materiale? Appunto dai campi flegrei. Il vero supervolcano, quello davvero pericoloso, forse più del Vesuvio che invece rimane più impresso nell'immaginario di chi pensa ai vulcani di Napoli. Si tratta di una trentina di centri eruttivi, di bocche, di coni, di vulcani che costruiscono...

Costituiscono un'area di grande pericolosità e in questo periodo un'area molto ballerina. Il suolo qui si sta alzando, altre volte si è abbassato per quel fenomeno che si chiama bradisisma. Dunque qualcosa che ha a che vedere con i terremoti ed è questo filo che cerchiamo di condurre in questa puntata.

Il rapporto che c'è tra i movimenti della terra quando questa è instabile e genera terremoti oppure eruzioni vulcaniche. Si batte bene, i due fenomeni non sono la stessa cosa, legati alla stessa origine profonda però... hanno manifestazioni differenti, anche se in qualche caso, come nei territori vulcanici, i terremoti sono causati dal vulcano che sta sorgendo.

E lo sanno bene qui, fino dalla notte dei tempi, perché l'eruzione di Pompei ha causato morti e distruzioni all'inizio proprio per la sismicità diffusa. Terremoti ed eruzioni vulcaniche, in particolare quando la Terra trema, vuoi per motivi legati puramente ai terremoti, vuoi invece per motivi legati al fatto che un vulcano vuole spingere. Per venire fuori questo è il fino che tenderemo durante tutta la nostra puntata.

In particolare ci porremo anche una domanda che forse per noi è più pressante, e cioè sta arrivando un'eruzione qui a Campi Ferrei, sarà annunciata e preannunciata? Quanto tempo avremo prima di poterci mettere in salvo? E che cosa riusciremo a salvare se riusciremo a salvarci? Che tipo di eruzione sarà?

Come quella del Tuforgiallo, dunque esplosiva e distruttiva o di altra natura? I campi flegrei sono il posto ideale per costruire il nostro ragionamento fra vulcani e terremoti. Questo è in realtà un luogo unico al mondo, i campi ardenti degli antichi, così li chiamavano perché qui è tutto un ribollire di gas, un movimento di suori, un movimento di superficie del mare. Non a caso qui il mito riconosceva le lotte fra i giganti, dittatori di un mondo atavico, e gli dèi del mondo nuovo, in particolare Heracle. Proviamo a vedervi su una carta.

Eccola qua, la carta va orientata, nel senso che la dobbiamo mettere come vediamo il paesaggio adesso. Allora noi laggiù abbiamo Nisida, dietro c'è il Golfo di Napoli, Vesuvio coperto dalle nubi, e poi qui c'è Pozzuoli, anzi prima c'è Bagnoli, poi Pozzuoli. Dobbiamo mettere la carta in questo modo perché così teniamo conto del Capo Miseno, che è questo promontorio che abbiamo qui davanti, il Monte di Procida è dietro.

del Monte Nuovo che si trova qui proprio alle spalle. Possiamo rivedere in carta quanto abbiamo già notato dall'alto. Noi siamo in questo momento sulla cima del castello di Baia e stiamo guardando verso Capo Miseno, c'è Caprita giù in fondo.

Baia è qua sotto, sotto acqua, perché è un territorio che è rimasto sommerso e questo già ce la dice lunga su quello che andiamo a indagare. Il territorio sommerso, altri territori. che si alzano e soprattutto una grande quantità di crateri che testimoniano l'attività vulcanica.

Non soltanto crateri chiari come quello degli astroni, che è il più chiaro di tutti evidentemente, ma c'è la Solfatara che è sempre in attività. Ci sono gli altri poi occupati da laghi come Averno e come gli altri laghi che si trovano da queste parti. Circa una trentina di vulcani che sono costantemente attivi perché questo, lo direi molte volte, è il nostro super vulcano. Quello cioè in grado di generare... L'eruzione più spaventosa, almeno in termini teorici, oggi è sotto la lente di ingrandimento proprio perché ci sono attività che in passato non si verificavano in questa misura.

Ma c'è tra l'altro anche un altro discorso, cioè la relazione fra vulcani e terremoti. I terremoti che ci sono qui sono di chiara origine vulcanica, dipendono cioè dal magma, dalla risalita di magma dalle profondità. Si spacca il terreno e dunque ci sono terremoti e rigonfiamento del suolo. I terremoti vulcanici sono tipici delle aree vulcaniche di tutto il mondo quando si approssima un'eruzione.

Ma in realtà la gran parte dei terremoti sono di altra natura, li chiamiamo tettonici, tutto è tettonica sulla Terra, cioè architettura del pianeta, ma di fatto sono dovuti a un altro grande gioco. Proviamo a vederlo, ecco, in questa mappa, in questo planisfero, si vede il grande gioco delle placche più grandi del mondo, che sono sostanzialmente una ventina, una dozzina, una ventina di più grandi, una ventina di tutto. Quello che si vede è che terremoti e vulcani avvengono effettivamente quasi sempre negli stessi posti, in particolare lungo i margini dei continenti e degli oceani.

Non c'è tutta questa attività sismica e tutta questa attività vulcanica all'interno dei continenti, delle placche crostali. Per la verità qualche vulcanismo c'è all'interno delle placche, ma ha un'origine del tutto particolare. la maggior parte dei vulcani e dei terremoti avviene appunto lungo i margini, sono quelli i punti veramente attivi, le superfici veramente attive dei continenti. Nel caso dei terremoti di origine tettonica, non vulcanica, è dovuto al fatto che le placche o si strofinano l'una contro l'altra, scorrono l'una accanto all'altra, generando terremoti, oppure si allontanano l'una dall'altra, spaccandosi e generando terremoti, oppure invece si scontrano l'una contro l'altra, generando a loro volta terremoti che possono arrivare fino a 700 km di profondità. In questo scontro c'è anche la possibilità che la placca che finisce sotto l'altra venga in qualche modo digerita, riassorbita, rifusa, e dunque poi generi attività vulcanica.

Ed è per questo che mettiamo... I terremoti e i vulcani nello stesso posto sono generati da un'attività che alla fine è la stessa, è comune per entrambi, anche se non ci sono terremoti che generano vulcani in sezzo stretto. Dunque, veniamoli insieme per la radice antica, per la origine più profonda, ma non per il fatto che uno sia la causa dell'altro, tranne nel caso dei terremoti vulcanici generati dal magma che spinge verso l'alto. L'antica città di Baia doveva essere un posto spettacolare, un posto preferito dagli imperatori, dai nobili romani, perché nel mezzo della campagna Felix, ma poi anche dotata di una serie di, come potrei dire oggi, facilities, per esempio c'erano le terme, c'era una gran quantità di prodotti agricoli, per esempio c'erano le flotte vicine.

Oggi la città di Baia però non è più... al di sopra del livello del mare, si trova proprio qua sotto in queste acque. Se guardiamo le immagini subacque di questo posto, vediamo che è un luogo straordinario, veramente arricchito in maniera raffinata e con intenzione di creare il bello. Può essere visitata ancora oggi sott'acqua, ma ci possiamo domandare perché si trovi sotto il livello del mare oggi, in una terra che, lo abbiamo detto più volte e lo ripeteremo, è piuttosto ballerina. Qui il fenomeno è dovuto soprattutto al fatto che imponendo delle costruzioni su un territorio con questa composizione vulcanica, il territorio subisce una subsidenza, cioè una compattazione di questi granuli, di questi elementi che costituiscono le rocce vulcaniche, soprattutto cene, tuffi, eccetera, che si compattano con il peso, con il tempo e dunque abbassano il livello su cui è appoggiato le fondamenta, fino appunto a arrivare sott'acqua, come in questo caso.

Ma proviamo a immaginare come doveva essere questa piana, questo pezzo di campania. al tempo dei romani antichi. Quello che vediamo in questa ricostruzione è un panorama completamente diverso da quello di oggi non solo e non soltanto per le case, lì c'erano di altri tipi evidentemente, c'erano i tempi pure molto importanti, quella del Pozzuoli laggiù invece dall'altra parte arriviamo verso Napoli e Misita, ma soprattutto perché gli elementi morfologici erano diversi ossia voglio dire che le colline che vediamo oggi qua attorno e che sappiamo essere vulcani per le nostre indagini geologiche al tempo spesso non venivano riconosciute come tali, salvo quelle che per esempio fumavano parecchio come la solfatara.

Ma insomma erano colline verdeggianti, pianure molto coltivate, il bello che si cercava di mettere in pratica. Il rione Terra qui a Pozzuoli, dove siamo arrivati, è un posto straordinario per tante ragioni. Qui non si esagera con gli aggettivi, soprattutto quando si pensa a dove ci troviamo, su un capo dal punto di vista geografico interessante, strategicamente interessante, su cui c'è una stratificazione pazzesca a ritornare indietro nel tempo, fino dai Romani, forse anche dai Greci, questo non si sa, che hanno costruito qua una loro città.

Può essere visitata all'interno di quanto poi è stato costruito sopra e che comprende cardide, comani, basolati, taverne e quant'altro. Un posto davvero incredibile perché è dentro la montagna. Poi ci sono state altre costruzioni in tempi più recenti, fino al Rinascimento, qualcosa di medioevole.

Ancora gli scavi sono in corso perché qui tutto è in divenire. Ma è anche un punto molto importante per noi per parlare di quanto questa terra si sia alzata e poi abbassata. di quanto il livello del mare abbia fatto lo stesso nel tempo e metterlo in relazione con quanto abbiamo già visto qua nella campagna campana.

Possiamo provare facendoci da qui a vedere la giuccia inisida, Napoli-Nadiero-Bagnoli si vede, questa è la spiaggia di Pozzuoli, è una spiaggia che è venuta fuori durante la crisi bradisismica degli anni Ottanta, prima non c'era, per non parlare di quanto c'è qua. Ma quello che cerchiamo di ricostruire adesso è una sezione del posto dove ci troviamo per far vedere che cosa c'è di importante dal punto di vista dei movimenti del suolo. Partendo dall'alto, da qua, ecco questo.

Il rione Terra dove ci troviamo adesso. Questa superficie però è stata elaborata per varie ragioni che sono state poi ricostruite qua attorno dal livello del mare un tempo, cioè vuol dire che il livello del mare si trovava a questo livello qui in un certo momento, diciamo in un momento uno, più indietro nel tempo. Ma se scendiamo nella sezione Proviamo che c'è un altro gradino, qua sotto, proprio qua.

Che significa questo? Che anche qui c'è stato il livello del mare. A un altro tempo, un tempo più recente.

Sta scendendo sostanzialmente il livello del mare, se volessimo rappresentarlo da questo punto di vista. E infine, quello che vediamo è che ad arrivare giù... dove c'è adesso la spiaggia e dove ci sono anche la spiaggia di Pozzuoli laggiù e quei manufatti lì che sono probabilmente dei frangifrutti di epoca romana, anche qui c'è stato, o meglio c'è, un livello del mare perché è quello dove è oggi e questo è un terzo punto.

Vogliamo dire ancora che il livello del mare si è ritirato. Naturalmente possiamo leggere questi fatti esattamente al contrario, cioè non è stato il livello del mare ad abbassarsi e a creare queste superfici, ma invece complessivamente. Il suolo ad innalzarsi.

Ed è questa proprio la questione che abbiamo davanti agli occhi quando guardiamo posti come questo. Sono dei formidabili termometri, registratori di quello che succede fra terra e mare. E qui lo si vede molto bene perché ci sono anche i resti archeologici, storici, che ci aiutano in questa ricostruzione. Su questo torneremo perché questo è il fenomeno del sisma, cioè del sisma lento. Lo si può ricostruire su...

basi geologiche e naturalmente anche archeologiche per quello che riguarda i tempi più recenti ma è un fenomeno che evidentemente è in atto da moltissimo tempo, lo vedremo ancora e lo mettiamo in relazione con quanto abbiamo già visto dopo i terremoti torniamo ancora nell'area vulcanica dei campi infregrei dove però lo stesso la terra che... muovendosi genera anche dei sismi, qui però in ambito vulcanico. È molto noto, come sappiamo, il cratere della Solfatara, ma questo però, dove mi trovo in questo momento, cioè la Solfatara Pisciarelli o di Pisciarelli, è in realtà l'elemento che teniamo più sotto controllo, anche quello che mette un po' più timore a vederlo così, perché si tratta di una pozza di acqua fangosa, ribollente, molto calda, che come vedete arriva anche ad una certa altezza.

Questo è un termometro delle attività che si svolgono qui al di sotto dei campi fragili, uno dei tanti perché tutto qui è osservato e monitorato, si può vedere che ci sono delle stazioni GPS e tanti altri strumenti di misura che sono importanti. Intanto vediamo dove siamo, qui siamo scesi abbastanza in basso nella serie e possiamo vedere lungo la parete del cratere le strutture geologiche, è interessante guardarle da vicino perché Ci sono degli strati, ma come si può vedere alcuni di questi strati sono composti da minuscoli frammenti brecciati, eccoli qua, ma poi ancora qui crescono un po' di dimensioni, no? Si vedono molto chiaramente.

Poi ci sono degli strati più sottili, sono sempre ceneri, e poi ci sono strutture come questa che sono molto interessanti, come potete vedere, la stratificazione è piegata da un oggetto, da una caduta, da un impatto che ne ha modificato la conformazione. Ce ne sono diversi, si tratta di rocce esplosive, cioè generate da eruzioni esplosive, in questo caso rese ancora più esplosive per il contatto con la falda freatica o addirittura in qualche caso con l'acqua di mare. Quando c'è l'acqua a contatto con il magma l'esplosione è sicura, dunque l'eruzione è certamente esplosiva con queste strutture di trazione che testimoniano i grandi flussi piroclastici, le grandi colate come nubi ardenti, bollentissime e... molto veloci che modifichavano ogni cosa.

La struttura è quella che abbiamo visto, fatta appunto da tutti i segni che ci danno modo di pensare a qualche cosa che ha sprigionato una grandissima energia. Ora, se ci spostiamo di nuovo da quest'altra parte, possiamo fare una piccola esplorazione. Grazie a Jacopo Natale, che è un vulcanologo, un ricercatore dell'Università di Pari, ma che lavora sulla vulcano tettonica, come si dice. Ecco con questo apparecchio che è una camera sensibile nell'infrarosso termico, quello che possiamo vedere è che con diversi colori mettiamo in luce sostanzialmente le temperature dei corpi. Ora se noi lo spostiamo verso la fangara, che stiamo guardando per così dire in ebollizione, ecco quello che si vede è verso il giallo e il rosso i toni più caldi, dunque sono maggiore calore, quelle evolute che vediamo andare in alto è il vapore di acqua liberato dall'arrivo di gas ribollente.

che si trova proprio a livello del suolo, anzi siamo qui vicini a dove il gas era già prossimo alla superficie, poi siccome è piovuto e siccome c'è acqua di condensazione si forma una specie di falda impropria. senso che è una faldina sostenuta, sospesa, sostenuta dai gas stessi e per questo fino a che piove c'è condensazione, la vediamo così ricca di acqua, altre volte naturalmente ce n'è molto meno, non si tratta di una falda in senso stretto, però è un sensibile misuratore di questi fenomeni, ecco qua lo possiamo vedere, molto freddo attorno, ecco qua, e invece molto più caldo nella zona in cui c'è la fuoriuscita, come sembra in questo caso come una specie di lago di lava. Queste considerazioni che possiamo fare a proposito dei gas qua sono cruciali perché la temperatura e la composizione dei gas ci dicono parecchio su quello che sta succedendo sotto. Sono gli elementi che teniamo in considerazione qua in tutta la Rafflegrea e in particolare in questo posto.

Ci ritorniamo tra breve. Di nuovo siamo nella zona di Pisciarelli, qua ai campi Flegrei, è un'area privata, la solfatare che più viene tenuto in considerazione e in misurazione continua adesso perché è un punto cruciale per ricavare informazioni importanti sui terreni. terremoti, torneremo, teniamo insieme sempre il filo del rischio volcanico qui ai campi Fregrei, anche con i suoi riflessi sismici e invece il rischio sismico nel mondo, a partire dai terremoti più importanti, ma anche quelli italiani. speciale per entrare, ce l'ha concesso l'Osservatorio Vesuviano, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Protezione Civile e tutti gli organismi che stanno tenendo sotto controllo questo che è il nostro vulcano più importante e anche il più inquieto al momento attuale. Grazie alle misure che si fanno qui, non soltanto quelle che riguardano le emissioni gassose, ma soprattutto quelle geofisiche, cioè cercare di ricostruire come è fatto il sottosuolo, così è capito che qui la sorgente di questi fluidi...

si trova a circa un migliaio di metri, ha un tappo di roccia argillosa sopra che la copre, dunque spaccando quel tappo, passando attraverso quel tappo, ecco che abbiamo le manifestazioni che vediamo qui, che hanno una certa composizione, una certa temperatura, che viene tenuta sotto controllo. Laggiù c'è un ricercatore di NGV, Rosario Avino, è bene ricordarli per nome e per cognome, sono quelli che tutti i giorni ci danno una gran messa di dati dappertutto, e sta facendo due tipi di misurazione, una è quella che riguarda ancora le temperature, però più vicine all'area. della fangaglia e più in profondità rispetto a quello che abbiamo fatto noi prima un po' impropriamente con una camera termica di giorno, si dovrebbe usare con un contrasto maggiore e poi un altro tipo di misura che è quella che ci interessa in questo momento, cioè quella di valutare il flusso di anidride carbonica. Ora l'anidride carbonica è un gas che non si vede, non si sente, dunque sarebbe impossibile identificarlo se non ci fossero le manifestazioni di vapore e acqueo che ci permettono di metterla in luce.

Qui nei periodi di intensa attività Si parla di qualcosa come 4.000 tonnellate di energia carbonica emessa ogni giorno, una quantità enorme. Siamo facilitati dal fatto che il riscaldamento non la fa condensare in una maniera che potrebbe fare se fosse a temperature più fredde, riempirebbe come una specie di strato di un lago tutta questa zona depressa e lì non si potrebbe affatto andare se fossimo in altre condizioni di temperatura. Diversi articoli scientifici vengono prodotti.

su tutti questi dati che sono stati raccolti e permettono di arrivare a un riconoscimento migliore di quella che può essere la sorgente delle problematiche nei campi fluviali, almeno in questa zona qui, ma più in generale nella dinamica di questa area vulcanica così importante, il nostro super vulcano, come abbiamo ricordato più volte. I segni più chiari che questa fosse una terra in cui le cose potevano cambiare anche molto velocemente, pure la scala dei tempi degli uomini, non solo la scala dei tempi geologici, è stata l'eruzione del Monte Nuovo che è avvenuta nel 1538. Ora, non si è trattato di un'eruzione... venuta a Celserino, in realtà era dal secolo precedente che fenomeni di sollevamento avevano interessato proprio quel settore e poi nelle immediate vicinanze dell'eruzione, circa due anni prima, qualche cosa era cominciata a cambiare pesantemente.

Proviamo a ricostruire questo tratto di costa tenendo presente che naturalmente non possiamo cancellare tutte le case che ci sono oggi, un po' le teniamo come riferimento, ma leviamo le altre situazioni morfologiche differenti e rifacciamoci a prima dell'eruzione, quando al posto del Monte Nuovo c'era una pianura coltivata e un villaggio, quello di Tripercole, ora invece ci sono le case di Pozzuoli. Proviamo a vedere come si è approssimata l'eruzione. Tutto comincia con delle scosse sismiche, lo sappiamo, questo è il segno premonitore più importante, un riconfiamento del livello del suolo.

Si dice che nei due anni precedenti l'eruzione e nelle settimane precedenti le scosse fossero arrivate a più di 10 al giorno. È già un livello di scosse significativo per il tempo perché non c'erano strumenti di registrazione delle scosse molto basse di magnitudo. A un certo punto, parliamo di qualcosa come una trentina di ore prima dell'eruzione, un giorno prima, Addirittura il mare si è dissecato, così si può dire, cioè c'è stato un rigonfiamento proprio di fronte al Monte Nuovo, qui alle mie spalle, a mare. Poi da quel momento parte una frattura, un'eruzione fissurale, cioè un'eruzione che si sviluppa a lungo, una spaccatura, che comincia a entrare nell'interno e solleva finalmente il Monte Nuovo, fino ai 130 metri che poi ha raggiunto oggi. L'attività vulcanica è stata intermittente, tant'è vero che poi...

In un momento di stasi alcune persone sono ritornate sul luogo del Monte Nuovo pensando di fare visita o di salvare qualcosa e poi sono state uccise in realtà da una ripresa esplosiva dell'attività perché qui si parla sempre di un'attività esplosiva il contatto del magma con l'acqua rende queste eruzioni tutte esplosive a prescindere dalla composizione chimica del magma stesso quindi il monte sale in un giorno e in una notte si dice in realtà comunque in tempi molto brevi e non viene poi intaccato dall'erosione, tant'è che rimane nella posizione che vediamo oggi. Oggi quasi abbiamo dimenticato che quella montagna lì è un vulcano, ovvero è proprio nato a tutti gli effetti, sostanzialmente l'unico vulcano nato nell'Europa continentale da quel secolo in poi, dai cinque secoli a questa parte, veramente anche da molto di più. È un problema di memoria, le case costruite attorno, il paese, le attività, le attività agricole, la vegetazione che ne occulta la vera. natura, ecco che noi dimentichiamo qualche cosa che invece faremo bene a tenere sempre a mente.

La previsione però delle eruzioni vulcaniche è possibile, noi la possiamo fare con un tempo di almeno 72 ore prima dell'eruzione, da queste parti forse ancora un po' di più, casomai è quello di attrezzarsi nell'emergenza che dovesse capitare. Per i terremoti invece questa previsione ancora non può essere fatta, anche se stiamo raccogliendo più dati attorno alla possibilità un domani di poter sapere almeno… l'approssimato lasso di tempo in cui avverrà la prossima scorsa sismica. Vulcani e terremoti sono un segno molto chiaro dell'attività della Terra. Sono legati alla stessa origine in molti casi, in altri no. In ogni caso non è che un fenomeno guida gli altri.

Però vediamo nel dettaglio. Allora, parliamo di terremoti. Sappiamo che sulla Terra non avvengono dappertutto, ma soltanto in certe zone.

Noi però abbiamo distinto i terremoti che hanno un'origine vulcanica da quelli che hanno un'origine, chiamiamola così, tettonica, nel senso che riguarda l'architettura della Terra, come la Terra si muove, la sua dinamica, la sua geodinamica. Qual è la differenza tra questi terremoti in realtà? Beh, questi qui in generale non hanno una magnitudo molto grande, la magnitudo è relativamente bassa.

Mentre invece questi ce l'hanno molto grande, sono poco profondi, superficiali, quindi anche per questa ragione fanno danni magari molto più ingenti. Questi invece possono essere superficiali ma possono arrivare a essere anche molto profondi. Dunque le differenze sono chiare, come è chiara la differenza del meccanismo.

In questo caso sono generati dalla spinta. del magma che tenta di risalire e dunque genera fratture legate a questa pinta, a questa pressione profonda. In questo caso invece sono generati da diversi sforzi, possono essere soprattutto anche sforzi di taglio, cioè in questo senso, ma ci sono anche terremoti determinati da situazioni di questo tipo o di collasso di questo tipo.

Dunque c'è una certa differenza tra i terremoti che siano di origine vulcanica o di origine elettronica. Tutto questo però si traduce per gli uomini anche in un formidabile strumento di conoscenza, di diagnosi. Per esempio, nelle aree vulcaniche, i tremori sismici, i terremoti veri e propri e il rigonfiamento dell'area possono dire che sta arrivando un'eruzione.

La Darsena di Pozzuoli, qui al porto, i traghetti sono proprio lì per le isole, è un posto accogliente e riparato come si conviene a questi luoghi. Qui venivano varate anche le nuove imbarcazioni, dove si faceva attraverso queste discese di varo, sono un paio, una dall'altra parte, che sono lastricate per permettere alla barca di guadagnare le acque prima di arrivare poi alla zona della Darsena stessa. L'acqua però doveva cominciare qua o qua, insomma poco più avanti, non laggiù dove si trova oggi.

Che è successo qua? Ecco, se ci spostiamo proprio e ci affacciamo sulla darsena, si vede laggiù il piccolo tunnel, il ponticello che collegavano al mare più aperto. Un tempo, nel passato, i pescatori dovevano proprio chinarsi sul fondo della barca per passare dall'altra parte. Oggi invece, come si vede, è completamente libera la luce del tunnel. Che cosa è accaduto dunque?

Il livello del mare sembra essersi ritirato, questo è quello che tutti possiamo pensare. e lo hanno pensato anche qui dentro la Darsena al punto che si è cercato di liberarla dalle sabbie che eventualmente potevano aver ostruito la libertà di navigazione qui in questo luogo e dunque si è cominciato a dragare il porto, però quello che si è visto e si vede bene lì è che a un certo punto si sono raggiunti i livelli basali della roccia dura, sono stati incisi dalle draghe, dalle benne e sabbia da levare non ce n'era. Non è che il porto si stava insabbiando, era successo qualche altra cosa e lo vediamo bene se ci rivolgiamo dall'altra parte, perché a partire dall'alto, dove c'è la pavimentazione stradale oggi, dove ci sono i ristoranti, la vita cittadina, ci sono tre linee di mattoni, in genere sono pietre, laviche o comunque vulcaniche, che appoggiano su un metro circa, un metro e mezzo di mattoni, cotti invece, rossi.

oppure su una massicciata, come si vede bene qui, fatta da brecce. Ecco, quei livelli dovevano essere sott'acqua quando la Tarzan è stata costruita, ma si vede dal fatto che le scalette di ferro che si trovano lì dall'altra parte sono troppo profonde, sono state fatte per raggiungere l'acqua che evidentemente si era abbassata a un certo punto, altrimenti sarebbe bastato, ecco, le scale che si trovano lì, quelle in pietra, per poter arrivare al livello dell'acqua e sotto i mattoni dovevano, lo strato di mattoni doveva essere già sott'acqua. Tutto questo invece...

è mutato nel tempo, in poco tempo, e ci si è domandati a lungo se fosse appunto il livello del mare a ritirarsi oppure la terra a sollevarsi. Qui siamo ai piedi del rione terra a Pozzuoli ancora. E come si è risolta la questione?

Adesso lo possiamo vedere se, tirandoci fuori da questo punto di osservazione e alzandoci un po', ricostruiamo quanto è accaduto, soprattutto a partire dagli anni Sessanta. Quello che è evidente è che qualche cosa stava cambiando, tant'è che i pescatori di Abitanti del Voco si rivolsero ai ricercatori dell'osservatorio vulcanologico vissuviano per dire ma attenzione qui sta succedendo qualche cosa, è qualche cosa che è già accaduta nel passato. Non si dimenticava il fatto che proprio dietro questa casa c'è il mercato romano del Serapeo, le cui colonne hanno registrato nel tempo diversi livelli del mare a causa dei segni lasciati dagli organismi che mangiano. Le rocce, dunque siamo in presenza di una terra ballerina che soprattutto agli anni 60 in poi ha subito fenomeni noti sotto il nome di bradesisma che hanno allarmato spesso la popolazione e che oggi sono costantemente monitorati perché in continua evoluzione.

Andiamo a vedere. Negli anni 60, anzi fino agli anni 60, il livello del mare arrivava proprio dove adesso c'è la pavimentazione, dove sto mettendo i piedi qui in questo momento. C'è una storia più antica naturalmente che però non ricostruiamo qui. Sempre il mare ha fatto su e giù in queste terre, almeno da 2000 anni a questa parte, forse anche da prima, da quando possiamo misurarlo utilizzando appunto i monumenti. Che cosa succede?

Che poi dopo una fase di stabilità apparente, negli anni 70 si ha un abbassamento repentino del livello delle acque di circa un metro e dunque qui le cose cominciano a cambiare. La stessa cosa accade negli anni 80, anzi lì la crisi è più grave e più rapida perché in pochi mesi si raggiunge questo abbassamento del livello del mare di circa un metro, tant'è che tutto il rione terra qui a Pozzuoli viene evacuato e anzi tutta la città qui parliamo di un rione terra. di decine di migliaia di persone che sono costrette a cambiare posto per un po' perché sta succedendo qualche cosa qua sotto e poi infine arriviamo agli anni 90 e soprattutto ai giorni nostri quando questo abbassamento continua e soprattutto quando nel 2022 in pochissimo tempo raggiungiamo, proprio in quel periodo liquidi, proprio poco tempo fa, i due metri ancora di abbassamento del livello del mare fino ad arrivare alla situazione di criticità di oggi perché continua questo sollevamento qualche volta più lento, qualche volta più marcato. Ecco, ho usato però la parola sollevamento, effettivamente si è risolta la questione, non è il livello del mare che si abbassa ma è invece...

il terreno che si alza grazie alla spinta che c'è qua sotto da parte del magma e dei fluidi aggregati. Su questo torneremo, sulla spiegazione di questo bradisismo torneremo, però l'importante è notare che è la terra che si alza, non il mare che si abbassa, altrimenti se fosse stato il mare ad abbassarsi avremmo registrato lo stesso abbassamento un po' dappertutto, a Capo Piseno, alle isole qui vicino, a Ischia, a Procida, e invece quello non si registra. Dunque significa che c'è. un sollevamento, un tumore dalle profondità che avviene proprio in questa zona qui. Ora arriveremo a indagarne le ragioni.

Provando ancora a tenere insieme il filo che unisce i terremoti, i scuotimenti improvvisi, violenti della grossa terrestre, quelli giapponesi in particolare, e i bradicismi, invece movimenti lenti della grossa terrestre, bradicismo è... è quasi un termine che sembra essere contrastante, significa sisma lento, dunque qualcosa che normalmente non siamo abituati a pensare, sono sceso dal vecchio livello degli anni 60 qui della baia di Attracco a Pozzuoli. traghetti è un livello che si trovava più alto infatti se ci spostiamo un po più qua si riconosce una delle bitte di attracco dei traghetti che si trova dunque a un'altezza considerevole rispetto al piano di calpestino di oggi dove attraccano i traghetti e infatti più in là attraversando con attenzione possiamo riconoscere il posto la vita dove attraccano oggi traghetti ed è quella che vediamo lì come ce ne sono altre evidentemente eccola qua e siamo più di 100 cm in basso rispetto a quella di prima cioè ci si è dovuti adattare costruendo quest'altro molo di attracco con queste altre mitte per far mettere in posizione i traghetti ma si vede che... il suolo sta ancora muovendosi, infatti basta guardare quello o questo dei traghetti che sono qui attualmente e si vede che paradossalmente per imbaccarsi non si sale sul traghetto ma si scende perché la piattaforma è in discesa in quanto il terreno ha continuato ad alzare.

e dunque gli ormeggiatori e coloro che attraccano hanno dovuto spostare in alto il punto di attracco delle auto e si vede con un considerevole effetto paradossale che i camion e le auto devono scendere per infilarsi nella pancia dei traghetti. Tutto questo però non è un fenomeno nuovo. Possiamo provare a vedere meglio che cosa succede schematizzando la situazione che abbiamo di fronte e tornando anche un po' indietro nel tempo, perché qui questi fenomeni sono in atto da un tempo lontanissimo, geologicamente giovane, ma molto lontano. per gli uomini. Ecco, proviamo a vedere con questa nostra tavolozza, la nostra tavolozza di pittori di Sapiens e qui tracciamo quella che è la linea dove appoggiano quelle case laggiù, grosso modo, non è che possiamo essere molto precisi, quelle case che si trovano là.

Qua invece... più in basso, proviamo a tracciare e a individuare il piano della strada. Ci siamo stati prima e la vediamo adesso sintetizzata qui. Ecco, questo è un po' il panorama che vediamo laggiù. Adesso proviamo a vedere dove era una di quelle bitte che abbiamo visto prima, dove c'è quella casina bianca, le scalette, grossomodo si trovava qua.

Vita 1 la chiamiamo. Qui invece c'erano le altre, quelle dove stanno attraccando attualmente i traghetti. La chiamiamo Vita 2. E c'è già una bella differenza fra l'una e l'altra. Questa qui si trova in posizione più alta, questa, come abbiamo visto, in posizione più bassa. Ma se proviamo a tornare indietro nel tempo e andiamo a circa 10.000 anni fa, ci rifacciamo a questo profilo qua, cioè a dire che in 10.000 anni Il suolo qui si è sollevato di circa un centinaio di metri, dunque questo significa che i movimenti verticali in questa zona sono sempre stati molto attivi, addirittura nel tempo li possiamo A sommare è una cifra che oggi ci sembra particolarmente rilevante.

Quella faresia lì era una volta, dove ci sono le case, il piano in cui arrivava l'acqua del mare. Questa è la situazione, tornando un po' indietro nel tempo e dunque rifacendoci a una terra che qui è sempre stata ballerina. È venuto il momento di domandarsi da che cosa dipende tutto questo alzarsi e abbassarsi del terreno ormai abbiamo capito che è quello e non è il mare a muoversi qui nell'area dei campi flegrei e se questo può determinare in qualche modo l'evoluzione futura di questo sistema vulcanico così importante, il nostro super vulcano. Alle mie spalle c'è il rione Terra di Pozzuoli, qui è la spiaggia di Pozzuoli. Proviamo a vedere che cosa possiamo...

rappresentare in profondità per andare alle cause più remote delle attività bradisismiche che si svolgono qua. Proviamo. Lì, proprio poco più alla sinistra del rione Terra, cioè verso occidente, in profondità, e però qui parliamo di qualche cosa che comincia a essere presente intorno ai 3-5 chilometri di profondità, arriva fino quasi a 20, c'è come una sorta di cupola di materiale magmatico, una camera magmatica, ora però...

Quando si parla di camera magmatica non dobbiamo intendere una caverna vuota piena di magma, quello che dobbiamo intendere è piuttosto un terreno completamente intriso di roccia fusa, di gas, di fluidi, che in maniera non omogenea arriva fino in profondità, a radici che però per il momento non possiamo conoscere. Grazie ai dati geofisici possiamo oggi ricostruirla con una certa precisione. Quello che si vede è un panorama piuttosto articolato. Un grande bacino magmatico più profondo, probabilmente oltre i 10 km di profondità, che poi si dirama verso l'alto con altre camere, chiamiamole ancora così, più superficiali fino a oltre 5 km, cioè fino quasi in superficie.

Che cos'è che regola tutto qui? La pressione del magma, quando questo spinge per risalire, oppure la pressione dei fluidi che sono in testa a questo magma, quindi che anche essi spingono. verso l'alto. Quello che succede è che il tutto è condizionato da una specie di tappo impermeabile, una copertura di rocce poco permeabili che tiene questa situazione sotto pressione in profondità.

Non si aprono spaccature, non si aprono fratture significative, dunque questo sistema è continuamente alimentato come una pentola a pressione sotto la quale non si spenga mai il fuoco. Questo accade in profondità. Dunque anche per questa ragione è molto difficile fare previsioni sull'immediato futuro. Certo che un conto è se spinge il magma proprio esso dalle profondità fino in alto, un conto invece sono soltanto i fluidi a spingere nella parte soltanto più superficiale.

Questo può fare la differenza tra un'eruzione, un'eruzione catastrofica e invece il nulla di fatto, cioè la crisi bradisismica che magari porta anche a evacuazioni ma che però si ferma lì. Lo studio delle camere magmatiche è un punto importante perché è lì che vediamo le correnti ascensionali. del magma, vediamo quant'è la spinta, cerchiamo di valutare la pressione e soprattutto quanto è vasto questo serbatoio profondo.

Qualcuno pensa che magari a maggiore profondità possa esserci un collegamento con il serbatoio magmatico, la camera magmatica del Vesuvio. Noi non lo sappiamo, sappiamo che i prodotti superficiali però sono molto diversi da un punto di vista chimico e mineralogico, dunque è soltanto un'ipotesi quella che si può fare sulla grande profondità del bacino magmatico. Dunque il ruolo delle fratture è cruciale, se se ne formano, quanto se ne formano e come sono grandi. Ma questo ruolo è importantissimo anche nei terremoti.

I terremoti sono tutti generati da una superficie di faglia, una rottura delle rocce che avviene in profondità, lunga anche chilometri, e che con il suo scatto porta alla liberazione dell'energia sismica. Qualche volta, fortunatamente, perché sono utili dal punto di vista dello studio, queste fratture, queste faglie emergono in superficie e noi possiamo studiarle. Come è successo di fare a noi di Sapiens in Marocco, proprio poco prima del terremoto del 2023 che ha distrutto una parte di Marrakesh e di quella zona marocchina. Quando si parla di terremoti bisogna sempre pensare che dietro ogni terremoto c'è sempre una spaccatura delle rocce nel sottosuolo, nella zona dell'ipocentro. Questa spaccatura è una grande superficie che non è solo una rottura come una semplice frattura, ma è una rottura in cui le due parti si spostano l'una rispetto all'altra e sappiamo che questa rottura si chiama faglia.

Ogni terremoto è generato da una faglia. Sono grandi le faglie, più la magnitudo del terremoto sarà importante. Però queste faglie sono difficili da osservare direttamente.

Le possiamo vedere bene qui, in un affioramento come questo, in cui possiamo notare dei livelli rocciosi che vengono spostati. Proviamo a guardarli bene. Sopra la mia testa c'è un piano di faglia, appunto un piano di rottura, che è quasi orizzontale, che sposta un livello bianco ancora più in basso a sinistra. Poi c'è ancora un'altra superficie di faglia di cui vediamo soltanto la linea che sposta ancora allo stesso livello bianco. ancora più in basso a sinistra, 1, 2 e 3 lassù.

Poi ci sono anche altri livelli colorati che ci permettono di vedere come effettivamente ci sia stata una dislocazione di questo affioramento. Se noi lo potessimo riportare alle condizioni originarie, vedremmo ricomposto il livello bianco nella sua unitarietà, sarebbe continuo, e anche gli altri livelli accanto. Poi vedremo agire le faglie, in successione rapida o addirittura insieme, per dislocare quel livello.

Ogni volta che c'è una dislocazione di questo tipo, tipo qui uno spostamento di qualche decina di centimetri, c'è un terremoto di una certa energia. Naturalmente dobbiamo immaginarlo a una scala molto più grande, per esempio negli ipocentri dei terremoti che abbiamo visto svilupparsi recentemente sulla Terra. Ma la cosa più straordinaria è che questo tipo di osservazione, che è già più piccola rispetto a un grande terremoto, la possiamo fare addirittura in un dettaglio maggiore. Ecco qui abbiamo bagnato questo pezzettino di roccia dove si vedono delle laminazioni più scure, eccole qui, all'interno della roccia. Seguiamo questi livelli e vediamo che succede.

Non so, per esempio, seguiamo qui questo livello. e già lo vediamo interrotto qua, poi interrotto ancora qua, ribassato, rialzato, ribassato, rialzato. Adesso col martello qui ci serve poco, forse possiamo addirittura tracciarlo con un pennarello.

Vediamo se ci si riesce. Ecco qua, questo livello qui viene ribassato qui. Due faglie che si intersegano ed eccolo qua, qui finisce qua, poi lo ritroviamo più sopra qua poi qui troviamo un livello che sposta questo livello bianco, il livello sta qui e poi lo troviamo qui, ancora spostato poi ancora qui c'è un'altra piccolissima che sposta questo livello qua rispetto a qua e poi qua, molto bello, questo rispetto a questo.

Tutta questa superficie qui è costellata di microfagli, cioè vuol dire che noi a qualsiasi scala... ci adoperiamo, riusciamo a riconoscere questa deformazione del terreno che in genere è associata ai terremoti, ma non soltanto, perché le rocce hanno due modalità di deformazione, o si piegano in maniera plastica o si rompono in maniera rigida. Quando si rompono in maniera rigida, questo succede lungo una superficie di faglia.

Ce ne sono anche, sempre a questa scala, forse di più evidenti qua sotto, noi non l'avevamo individuata subito, ma piano piano ci si riesce, eccola qua. Questa faglia qui che sposta i livelli che si trovano da questa parte rispetto a quest'altra parte. Ce ne sono insomma tantissime che possono essere riconosciute.

Ogni volta che agisce un terremoto la terra si rompe in questo modo. Siamo ai campi progredi, ci stiamo per spostare nel centro che controlla un po' e coordina tutte le osservazioni che si fanno sul vulcano, anzi sui vulcani. E' lì che si arriva a capo di tutti questi dati per determinare dei modelli e poter fare delle previsioni su quello che accadrà nel prossimo futuro. Entriamo dentro alla sala di comando delle operazioni dell'osservatorio Vesuviano.

Campi flegrei, ma anche Vesuvio e Ischia. Sono vulcani sorvegliati speciali, tenuti sotto controllo costantemente. In questa sala di monitoraggio arrivano i segnali delle nostre reti sui tre vulcani che monitoriamo, oltre a quelli di Stromboli. Per esempio su queste mappe visualizziamo i segnali, in questo caso dei campi flegrei, l'area con una dinamica maggiore. L'informazione che ricaviamo quindi è su questa mappa la posizione, quindi l'epicentro, ma anche il diametro di quel cerchio che rappresenta la magnitudo.

Oltre a visualizzare i segnali in tempo reale c'è un'attività continua, la sala è monitorata 24 ore su 24 e al di sopra di certe magnitudo partono una serie di protocolli comunicazione verso la protezione civile nazionale. Ma non sono solo i segnali sismici che arrivano in sala. Arrivano anche segnali per esempio delle deformazioni del suolo, cioè della rete che registra se il suolo si solleva o meno.

Arrivano i segnali della rete tiltmetrica, una rete che misura se c'è inclinazione. maggiore del suolo, arrivano segnali anche di una rete che forse è la più storica per le reti di deformazione che è la rete mareografica, ci sono dei mareografi che attraverso il livello del mare ci danno indicazioni nell'area costiera, nell'area puteolana, ci danno indicazioni delle variazioni del livello del suolo ed è una registrazione continua che utilizza questo altro livello, il livello del mare, per capire quanto il suolo si sta modificando. Una rete complessa, quindi, che monitora l'attività vulcanica e permette di proteggere la popolazione. A Pozzuoli praticamente tutti sapevano che la cattedrale era stata edificata esattamente sopra il Tempio di Augusto, però in realtà tracce di questo Tempio non c'erano, le indagini in questo senso non avevano portato i risultati che si sperava, però era era noto che lì ci dovesse essere un tempio in memoria di Augusto. Tutto cambia quando nel 1964 a causa di un incendio si debbono fare dei saggi e dunque andare a indagare in profondità sotto la cattedrale e si trovano effettivamente i resti dei tempi.

delle architetture di un tempio che doveva essere appunto quello di Augusto. I romani che hanno costruito qua, ma prima ancora evidentemente cresce da queste parti e in generale chi si è mosso su terreni ballerini deve progettare bene da un punto di vista architettonico, altrimenti le costruzioni poi finiscono con rovinarsi e cadere al suolo. La progettazione è importante quando si parla di stabilirsi in territori che hanno certi valori, dunque sono appetibili, ma hanno anche certi valori.

certi rischi. Sia nel 1970 ma soprattutto nel 1982 la crisi bradisimica qui ai campi Flegrei ha costretto all'evacuazione gran parte della popolazione di Pozzuoli, parliamo di decine di migliaia di persone. Oggi che la situazione non è più così, la situazione è più difficile, da un punto di vista geologico sembra aggravarsi, c'è un sollevamento continuo del suolo, siamo preparati ad affrontare il rischio e in particolare il dubbio rischio, da un lato quello sismico che riguarda dunque un'area ristretta che può subire crolli, o problematiche alle strutture costruite di quel tipo lì.

E dall'altra invece quello di un'eventuale eruzione, prossima avventura, che riguarda un areale molto più vasto e dalla quale non si sa se si torna indietro oppure no. Esistono dei piani, sono state fatte delle esercitazioni. Che cosa si può prevedere per l'immediato futuro?

Pozzuoli è il centro della caldera dei Campi Flegrei ed è forse uno dei luoghi simbolici dove si apprezza di più il fenomeno del bradisismo che è fondamentalmente connesso con la natura vulcanica di quest'area. Ma sono due fenomeni, quella di una possibile eruzione vulcanica e quello del bradisismo, che hanno però delle particolarità. Ed è questo il motivo per cui esistono due piani di protezione civile diversi.

Il primo è legato proprio a una possibile ripresa di un'attività vulcanica, quindi di un'eruzione. Questo piano si fonda su livelli di allerta, verde, giallo, arancione e rosso, che segnano il progressivo avvicinarsi, o l'ipotesi dell'avvicinarsi, di un'eruzione vulcanica. Ed è basato sul fatto che l'unica misura di salvaguardia della popolazione che vive in quest'area è allontanarsi prima che l'eruzione arrivi, e quindi è fondato su un piano di evacuazione. Di che area stiamo parlando? Circa 500.000 persone che vivono nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, in parte del comune di Napoli, la zona occidentale e poi Marano e Giuliano.

500.000 persone da portare via in un tempo stretto per consentirci di arrivare più prossimi all'eruzione ma avere anche la tempistica necessaria per poter compiere l'evacuazione. 72 ore, questo è il tempo stimato. Come si va via? Pullman, navi, treni e, per chi lo vorrà, la propria autovettura.

Quindi in maniera autonoma, addirittura prima, in fase di preallarme, mentre si lavora sui beni culturali, sugli ospedali, sulle strutture sanitarie, o appunto obbligatoriamente in fase di allarme. Ma dove si va? Ogni comune o ogni frazione di comune è gemellato con un'altra regione o una provincia autonoma italiana. Per esempio Pozzuoli andrebbe in Lombardia. Per quanto tempo?

Lo deciderà il vulcano? Deciderà quando? e se entrerà in eruzione, quanto sarà lunga l'eruzione e soprattutto che danni provocherà.

Cosa completamente diversa è il piano per il rischio bradisisma. Perché è un piano diverso? Innanzitutto non è detto che il bradisisma debba necessariamente portare ad un'eruzione.

Cosa potrebbe avvenire? Innanzitutto parliamo di un'area completamente diversa, un'area più piccola. Complessivamente la zona di intervento per il piano Bradisisma comprende i comuni di Pozzuoli, parte Bacoli e parte Napoli.

Stiamo parlando complessivamente di 85.000 persone per 15.000 edifici. Il piano è modulato su tre scenari operativi diversi, e cioè scosse tutto sommato limitate, che procurano danni puntuali localizzati, e allora l'intervento è un intervento di messa in sicurezza di un numero piccolo di persone. e magari di ripristino delle condizioni normali. C'è poi la possibilità che invece il fenomeno sia più diffuso, sia più intenso e allora l'area cresce, cresce anche il numero di persone e quindi magari l'intervento è più massiccio, si dovrà pensare anche a dare soccorso o assistenza. Fino ad arrivare a un caso, ma parliamo in questi termini di un'area più ristretta, quindi un numero di persone che è intorno invece a 33 mila, che potrebbe dover essere allontanata perché il bradisisma è tale da creare degli effetti sulle reti dei servizi e sulle strutture per cui non ci sarebbero le condizioni di vivibilità.