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Sionismo e Teoria di Herzl

Il sionismo può essere definito come un’ideologia politica e un movimento internazionale che rivendica il diritto di autodeterminazione del popolo ebraico, nonché il diritto di quest’ultimo a vivere nella cosiddetta “Terra di Israele”, che corrisponde grossomodo al territorio Palestinese. Più in generale, invece, il sionismo può essere definito come una forma di nazionalismo. Il movimento sionista originario, in quanto poi si è sviluppato in varie forme, deve moltissimo alla figura di Theodor Herzl, che ebbe il merito di trasformare un miscuglio di gruppi e di individui senza un reale punto di riferimento, in un’organizzazione politica, che mirava alla rinascita nazionale ebraica. Herzl nacque in Europa, e precisamente nell’impero austro-ungarico nel 1860, e il suo pensiero politico iniziò a delinearsi già da giovane, quando maturò in lui l’idea che l’antisemitismo in Europa non sarebbe stato mai sconfitto e gli ebrei in Europa non sarebbero stati mai accettati come pieni cittadini, e quindi per sempre oggetto di perseguitazioni. Pertanto, sarebbe stato vano ogni tentativo di assimilazione e integrazione degli ebrei nelle varie realtà nazionali europee. Secondo Herzl, quindi, l’unica soluzione alla questione ebraica era quella di un’immigrazione di massa, da parte del popolo ebraico, in un territorio dove sarebbe stato creato poi uno Stato indipendente. Il progetto di Herzl, infatti, consisteva nell’assegnazione agli ebrei di una superficie di terra sulla quale stabilire uno Stato e dove il popolo ebraico avrebbe potuto esercitare la propria sovranità. Herzl contava di realizzare questo progetto attraverso due istituzioni: la “Society of Jews” e la “Jewish Company”, che avrebbero dovuto essere tra loro complementari. La “Society of Jews”, avrebbe dovuto agire come una sorta di apparato burocratico in grado di interagire con gli altri Stati, in particolare con le potenze europee, per ottenere da queste la sovranità sul territorio dove poi gli ebrei avrebbero edificato il proprio Stato. Aveva, insomma, il ruolo di trattare diplomaticamente con gli Stati, al fine di ottenere delle concessioni. La Jewish Company, invece, aveva un ruolo essenzialmente economico, essendo stata fondata sotto forma di società per azioni soggetta al diritto inglese. Questa società doveva infatti raccogliere fondi attraverso la vendita degli immobili degli ebrei che sarebbero andati via dall’Europa. Con questi fondi sarebbe stato poi acquistato il territorio sul quale fondare lo Stato, e che verosimilmente sarebbe stato quello che la “Society of Jews” nel frattempo sarebbe riuscita ad ottenere. Per questo motivo i due organi erano infatti tra loro necessariamente complementari. Sia chiaro che Herzl, quando maturò questo progetto, ovvero attorno al 1897, non aveva ben chiaro dove questo territorio tanto atteso dovesse essere. O meglio, Herzl non si era chiesto se questo territorio dovesse essere necessariamente Eretz Israel, ovvero la Terra di Israele o un altro territorio. Un tappa decisiva per Herzl e il movimento sionista, fu senz’altro il Congresso di Basilea del 1897. Lo stesso Herzl ebbe poi a dire: “Dovessi riassumere il congresso di Basilea in una parola sarebbe questa: a Basilea ho fondato lo Stato ebraico. Se lo dicessi oggi a voce alta, provocherei una risata generale. Forse tra cinque anni, e certamente tra cinquanta, tutti lo ricorderanno”. Effettivamente, nel 1897, il sionismo aveva ancora poco seguito tra gli ebrei e così sarebbe stato fino almeno alla Shoah. Presero parte al congresso solo 197 delegati, provenienti da vari paesi dell’Europa, della Russia e degli Stati Uniti, e il risultato concreto fu la nascita dell’Organizzazione sionista, con un organo legislativo, ovvero il congresso, e un organo di governo, a capo del quale il congresso eleggeva un presidente. Theodor Herzl fu il primo presidente ad essere eletto, e ricoprì la carica dal 1897 al 1904, anno della sua morte. La bandiera del movimento sionista sarebbe stata scelta, invece, un anno dopo, nel 1898, ed era composta da due strisce parallele azzurre su un fondo bianco, che richiamava il taled, ovvero lo scialle di preghiera indossato dagli uomini. Al centro, vi era invece il maghen David, ovvero la stella di David. A differenza di altri nazionalismi, infatti, il sionismo richiamava, quantomeno nella simbologia, la tradizione religiosa ebraica. A Basilea fu anche adottato il programma del movimento sionista, che si articolava in 4 punti: la colonizzazione della Palestina da parte degli ebrei; l’unificazione di tutte le comunità ebraiche; il rafforzamento della coscienza individuale e della coscienza nazionale ebraica; e ottenere, da parte degli altri governi, il consenso necessario per la realizzazione degli obiettivi del sionismo. Per Herzl l’ultimo punto era il più importante, in quanto, a suo avviso, il consenso degli altri governi era prioritario per la realizzazione del sionismo. Per gli altri partecipanti, invece, il punto più importante era la colonizzazione della Palestina. La scelta della Palestina fu in realtà al centro di un acceso dibattito, che continuerà anche negli anni dopo il congresso di Basilea, in quanto Herzl e alcuni suoi seguaci, non vedevano la Palestina come un elemento necessario, ma si sarebbero accontentati anche di un altro territorio, purché vi fosse il consenso di qualche governo europeo. Negli anni che vanno dal congresso di Basilea fino alla sua morte, Herzl si rivolse a varie potenze europee, pur di realizzare l’obiettivo del movimento sionista. Il primo Paese al quale Herzl si rivolse fu la Germania Guglielmina, che pensava potesse essere interessata a sostenere la causa sionista. Herzl riuscì ad incontrare nel 1898 il Kaiser Guglielmo II, ma l’imperatore negò il proprio aiuto, dal momento che non voleva entrare in combutta con l’impero ottomano, favorendo l’insediamento ebraico in Palestina, che era, appunto, territorio ottomano. Fallito questo tentativo, Herzl si rivolse allora agli ottomani, incontrando il sultano Abdul Hamid II, nel 1901. Herzl gli chiese il suo assenso alla colonizzazione ebraica della Palestina e in cambio offrì un grande sostegno economico al sultano, che avrebbe fatto senz’altro comodo, visto che le finanze dell’impero ottomano non erano ben messe. Tuttavia, il sultano rifiutò la proposta, contrario a negare la terra ai palestinesi. Herzl si rivolse allora ai britannici, che avevano colonie sparse in tutto il mondo e nel 1902 incontrò Joseph Chamberlain, ministro delle colonie britanniche, che gli chiese quale sarebbe stato il beneficio per l’Impero britannico, una volta realizzato il proposito sionista. Herzl prometteva, in cambio di un qualsiasi territorio, lo sviluppo economico di quell’area, tutto a vantaggio dell’impero, che comunque avrebbe mantenuto la colonia che sarebbe stata poi amministrata dagli ebrei. Chamberlain pensò a concedere Cipro, ma ebbe subito un ripensamento in quanto l’isola era troppo importante a livello strategico. Pensò allora ad un insediamento ebraico in Africa orientale, in un territorio compreso tra l’attuale Uganda e il Kenya. Nonostante un iniziale rifiuto, alla fine Herzl accettò la “proposta ugandese”, nonostante la componente russa del movimento sionista ne fosse molto contraria. La questione fu sottoposta al movimento e, nel successivo congresso di Basilea, nel 1904, l’organizzazione sionista avrebbe dovuto votare e decidere se accettare collegialmente la “proposta ugandese” o meno. Herzl cercò di fare pressioni ad accettare, sebbene l’Uganda indubbiamente non avesse il valore storico e poeticamente religioso della Terra di Israele. Alla fine, il 62,4% del congresso votò per il sì, il restante 37,6% si disse contrario. La decisione era dunque presa, lo Stato ebraico si sarebbe insediato in Uganda. Tuttavia, coloro che si erano detti contrari all’interno dell’organizzazione sionista, posero ad Herzl un ultimatum: se non avesse rinunciato alla proposta ugandese, questi avrebbero creato un’organizzazione sionista alternativa. Herzl non fu in grado di dare risposta a questo ultimatum, in quanto morì da lì a poco, all’età di 44 anni. Nel successivo congresso di Basilea del 1905, tenutosi quindi senza Herzl, ormai deceduto, il movimento sionista rifiutò la proposta britannica di insediarsi in Africa orientale, facendo presente che il progetto sionista avrebbe potuto realizzarsi solo nella Terra di Israele. Questa soluzione sarebbe arrivata solo anni dopo, nel 1917, in seguito alla dichiarazione Balfour. Il contributo di Herzl fu tuttavia fondamentale, in quanto fu a tutti gli effetti l’artefice del sionismo politico, che raggiungerà poi il suo obiettivo storico di insediarsi in Palestina solamente decenni più tardi.