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Confronto tra Plauto e Terenzio

Amici bentornati a parlare insieme a me dei due più grandi commediografi latini, Plauto e Terenzio, questa volta però messi direttamente a confronto, come spesso viene richiesto anche in sede di interrogazione o compito. In questo video vi offrirò quindi un quadro chiaro e schematico delle differenze fra i due autori, aiutandomi come sempre con tante belle lavagnette e incominciamo subito con la prima... Solo una piccola avvertenza prima di incominciare, ho impostato questa lezione come confronto fra i due commediografi, il che presuppone che li abbiate già studiati entrambi, altrimenti per il confronto mancano proprio le basi.

Dunque, lo vedete, due commediografi niente affatto contemporanei, anzi si succedettero quasi come a staffetta tracciando nel teatro latino un filo rosso di circa un secolo. Plauto occupa l'intera metà del III secolo fino al 184, anno della sua morte. anno della famigerata censura di Catone e anche, molto probabilmente, anno della nascita di Terenzio, il quale visse però molto meno, morendo nel 159 a soli 25 anni.

Insomma, fra i due un secolo di commedia latina, anzi, più precisamente, un secolo di pagliata. Sì, perché entrambi si specializzarono in questo solo genere letterario, o meglio, sottogenere, la fabula palliata. la commedia latina ma di argomento e ambientazione greca.

Lasciandoci l'uno, 21 commedie, vi ho già parlato della storia del Corpus Plautino e l'altro 6. Medesimo genere letterario ma che non si sarebbe potuto interpretare in maniera più diversa, come stiamo per vedere a cominciare dal rapporto con i modelli greci originali. Voi sapete che la pagliata latina tutta, non solo quella di Plauto e Terenzo, si basava su testi di commediografi greci che noi non possiamo leggere perché andati perduti. Li riprendeva, li riadattava, li copiava traducendoli in latino. Ecco, la differenza fra i due autori sta proprio nella misura di questo intervento sui testi greci originali.

Plauto manteneva le linee essenziali delle trame, quasi certamente traducendo in maniera abbastanza fidele alcune parti, alcune parti. alcune scene, mentre per il resto adattava, per esempio modificando il testo per raggiungere quegli effetti di comicità che dovevano mancare negli originali ma che erano invece molto cari allo spirito romano e soprattutto usando con abbondanza la tecnica della contaminazio. Si prendevano cioè scene, sketch, battute, anche personaggi da altre commedie sempre greche e e li si inseriva, li si incastrava in quella che si era scelta come modello originale, la quale risultava quindi appunto contaminata. Per quanto ne sappiamo anche Terenzio fece uso della contaminatio, cucendo, incastrando, ma sembra che sia stato molto più fedele agli originali rispetto a Plauto.

Ciò fu dovuto fondamentalmente a due motivi. Il primo, il fatto che il comico di Terenzio, come stiamo per vedere, era molto più prossimo a quello degli originali greci.

Secondo la circostanza che dopo decenni di commedia plautina e di ellenizzazione della cultura romana, il pubblico era molto più preparato a digerire testi greci, senza bisogno di troppe modifiche.

Struttura della commedia

Dunque prologo, azione, epilogo, questa la classica tripartizione di una tipica fabula pagliata e vediamo appunto i diversi modi in cui i due autori trattano queste tre sezioni. E partiamo dal prologo, prologo espositivo in plauto, prologo polemico in Terenzio. Nel primo la funzione è quella di esporre al pubblico l'antefatto, dandogli le informazioni necessarie per poter capire e seguire la vicenda.

Nel secondo questa funzione è assolta dai cosiddetti personaggi protatici nel primo atto, mentre il prologo diventa il luogo in cui Terenzio, di solito per bocca del regista, si rivolge direttamente al pubblico per parlare del suo modo di fare teatro e difendersi apertamente da accuse e insinuazioni. azioni polemiche.

E andiamo all'azione che non è altro che l'intreccio, la vicenda, insomma la commedia vera e propria. Sia in Plauto che in Terenzio la trovate divisa in cinque atti, però attenzione, si tratta di una suddivisione non originale, bensì posticcia risalente al 400, cioè di età umanistica.

Un'importante differenza fra i due autori a proposito dell'intreccio sta nel fatto che in Plauto notiamo un'attenzione maggiore alla ricerca della comicità e degli effetti esilaranti, a scapito del realismo della singola scena e della verosimiglianza della vicenda in generale. Terenzio invece presenta una maggiore cura dell'intreccio e della verosimiglianza di scene e situazioni, e ciò anche in relazione al diverso obiettivo che il nostro commediografo si prefiggeva, cioè non tanto far sganasciare il pubblico dalle risate, quanto farlo pensare, farlo riflettere e non distrarlo dal messaggio morale che egli voleva trasmettere.

In compenso le trame delle sei commedie di Terenzio sono più complicate, verosimili e coerentissime, ma intricate, anche con l'introduzione di una novità rispetto a Plauto che verrà ripresa da Shakespeare e dal teatro moderno, la doppia coppia di amanti. E infine l'epilogo, lieto fine, tipica conclusione da commedia, in Terenzio anche con doppio matrimonio finale. Il tipo di comicità. Beh, se avete letto qualcuna delle loro commedie per intero, o meglio ancora se siete andati a vederle al teatro, vi sarete accorti che il comico di Plauto e quello di Terenzio abitano proprio due pianeti diversi. Plauto, il comico buffonesco, il comico da scambio di battute triviali, il comico crasso e grossolano, scena da clown con personaggi rincorsi e bastonati, allusioni oscene, peti e rutti a scena aperta. E con ciò il nostro commediografo incontrò sicuramente il gusto del pubblico romano, ridere, evadere, divertirsi, questo era quello che i romani cercavano quando andavano al teatro, e il motivo ve l'ho ben spiegato nel mio video sulle origini del teatro latino. Terenzio, beh, vi confesso che ho addirittura difficoltà a parlare di comico, perché in alcune sue commedie in realtà non si ride per niente, semmai si sorride, che era proprio l'obiettivo che l'autore voleva raggiungere. Questo, come vi ho già spiegato, per non distrarre il pubblico dal messaggio morale che voleva trasmettere, il messaggio dell'umanitas. E concludo con i personaggi, anche sotto questo aspetto grandi divergenze fra i due autori.

Le maschere, cioè i personaggi fissi, erano in realtà gli stessi. Il Servus, il Senex, l’adulescens innamorato, la Matrix, eccetera. Quello che cambia è però il modo di trattare questi tipi fissi.

A Plauto non interessa approfondire la loro psicologia, la loro specifica individualità, bensì creare delle maschere, dei tipi con tratti fissi che li caratterizzano come sempre uguali a se stessi. Quelle di Plauto sono delle caricature farsesche, delle rappresentazioni iperboliche di tipi umani. Con Terenzio entriamo in un mondo diverso, anzi è stato detto che entriamo nel mondo del dramma borghese moderno.

Personaggi ben delineati nella loro psicologia, verosimili, credibili, che riflettono, si pongono delle domande esistenziali, esprimono la loro sensibilità e la loro problematicità. divertendosi, magari consigliatela anche ai vostri insegnanti. Trovate i miei quiz sempre sotto il mio nome. Allora vi saluto, alla prossima!