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Storia di un Immigrato Italiano

È stato difficile inserirmi in America perché volevo inserirmi sulla meccanica perché io lavoravo a Borgetto come meccanico. Qua ho dovuto andare, come si dice, a mettere il gasolina nelle macchine perché nessuno mi dava come meccanico. E riparare le gomme di macchine a un dollaro...

Non la 35 all'ora, a 68 ho comprato un'officina, io e un altro siamo messi assieme e dopo un anno lavorando però 18 ore al giorno, freddo, caldo, qualsiasi cosa, e abbiamo fatto, all'anno abbiamo comprato questo locale. Per coincidenza, perché forse ero più bravo di un altro collega, mi ha fatto la spia e mi mandarono l'emigrazione. L'emigrazione quel giorno mi interroga, dice ce l'hai i documenti? Io ho detto sì, come si è girato le spalle, mi sono cambiato le scarpe e sono svolazzato. Io stesso andavo non so a quanti chilometri migliorari, due delle emigrazioni mi venivano appresso e io addirittura mi sono fatto addosso.

Arrivare nel mondo nuovo significava anche doversi abituare a condizioni climatiche e a stili di vita totalmente diversi da quelli dei propri paesi d'origine. Uno che viene da un paese piccolo, il paese mio è piccolissimo in montagna, a vedere questa metropole, questi palazzi, questi ponti, ti colpisce un po'. Al sera ero a casa per la mia stanza ciega, avevo una cucinetta.

Un bebecasse mi sono regnuto, un pignatetto, dalla volta da domicilio si bruciava pure l'acqua, si scava per cuocere la pasta, c'aveva una brana a mio sovrano. Il primo giorno di lavoro in America rimane indelebile e testimonia la disillusione dal sogno americano e la carità umana. Io arrivai negli Stati Uniti il 10 luglio del 1951, a tempi molto diversi di oggi.

Allora l'italianità non veniva necessariamente accettata, veniva solo per fare dei lavori umili eccetera. Arrivato il lunedì mio fratello venne a prendermi all'aeroporto e poi il martedì sono stato così nel suo salone di Paolo. il quale mi diceva senti non avere troppa fretta di incominciare perché qui quando si incomincia non si finisce più.

Ed io invece avendo il peso sulla mia spalla del viaggio che costava 235 dollari con la nave, la Vulcania, ho detto il secondo giorno, ho detto senti qua io devo fare quattro passi e mi sono allontanato un po'lui avendo paura che io mi perdessi e tutte queste belle cose. Arrivo a Crescent Street e c'era una ditta che facevano dei cappotti. Caldo da morire, eccetera. Vedo tutti gli stiratori fuori, in magliettina e calzoncini.

E c'erano due persone sedute davanti alla porta che scucivano delle cose che io non sapevo cosa fossero. E le antenne mi si drizzarono quando sento in... Parlare in siciliano che forse non esiste più in Sicilia, mi fermo e dico sentite in siciliano, io ho bisogno di raggiungere, loro si parlano in inglese tra di loro e uno di questi mi dice ma tu chissà fare, al che onestamente dico niente.

Si parlano ancora tra di loro e uno mi prende per mano e dice vieni qua, vieni qua. Si siede ad un singer e fa una cucitura ad una manica di un cappotto dritto. Dice Vedete? Fai questo, vieni qua, assiediti, mi metto lì, faccio la prima e quasi quasi mi metto a piangere perché era tutta zig zag e lui mi incoraggia e mi dice non devi andare, vai e fai. Fallo, fallo, e così continuo e le ore passarono e si fece già buio.

Ritorno a casa e trovo mio fratello, era quasi pronto a chiamare la polizia perché mi ero perduto. Io ero felice, avevo trovato un lavoro. Questi due signori, buon figlio, due fratelli di terza generazione siciliana. Hanno dimostrato in me che anche la terza generazione siciliana ha mantenuto quel sentimento di carità. e di accoglienza come se io fossi stato a casa.

Dovevo camminare un bel pezzo di strada per arrivare al lavoro perché i mezzi non potevano camminare e arrivando al lavoro gli dicevo dove sono andato a finire? Questa non è America, queste qua sono... Sacrifici?

No, sacrifici, queste sono... come si può dire... L'altra faccia della vita dove devi soffrire, che io non c'ero abituato diciamo, capisci?

Costruzione, dove vuoi che andava, quella era la più alta paga. Il primo lavoro, il primo travolgio faceva corde di chitarra. Il mio primo lavoro in America è stato fare i cordi di chitarra, 62 dollari alla settimana. Poi è stato il secondo lavoro. Giardiniere, ho lasciato il contadino a Borgetto per fare contadino in America.

Adattarsi ad una nuova società, imparare la lingua, imparare una professione, richiedevano anni di studio, formazione e sacrificio. Quando io lavoravo, perché a me praticamente mi bisognava anche sapere l'americano, mi sforzavo io a parlare in americano per poter imparare. perché non ho avuto tempo di andare a scuola perché tutto il tempo che io ho passato qua in America è stato solamente per lavorare naturalmente mi sono inserito, sono andato alla Queens College è una scuola per l'insegnamento dell'inglese che dopo un certo meno di sei mesi ho trovato un lavoro in una compagnia di liquore di distribuzione e da là poi mi hanno insegnato ad usare il computer E da un giorno all'altro naturalmente mi sono fatto avanti. Ma significa anche fare quegli sforzi sovrumani che a volte vengono anche criticati dagli altri emigrati che dicono ma suo marito ancora a scuola?

Ma non è grande? Ma suo marito ha storario? E'regge? Ma non facciamo? Ma veramente a scuola va suo marito?

Tutto ciò permesso negli anni Un incremento nel numero dei professionisti italiani facenti parte della classe dirigente americana. Posso dire io che dal 1893 fino al 1965 i professionisti di Borgetto erano soltanto quattro, due medici e due avvocati. Dal 1965 ad oggi... Borgetto vanta, e come Borgetto credo che sia in tutti i paesi della Sicilia, che hanno una rappresentanza numerosa qua negli Stati Uniti e in particolare nella città di New York, Borgetto vanta almeno 15 professionisti, 15 giovani medici, una quindicina anche di avvocati, 3 architetti, 4 ingegneri e una miriade di insegnanti e una miriade di ragionieri e di... contabili.

Sono venuto qui in America nel 55 con la mia famiglia, sono andato all'università e poi dopo sono ritornato in Italia, ho studiato medicina all'università della Sapienza a Roma, poi sono ritornato in America e ho fatto la residenza in medicina interna e dopo mi sono specializzato in ematologia e oncologia. E poi gli ultimi sei mesi ho fatto i trapianti di midollio, e sono stato pure a Tending per sei mesi nel servizio di trapianto di midollio, a Brooklyn Hospital. Alcuni imparavano l'inglese come potevano. La cosa curiosa era che i figli andavano a scuola, imparavano l'inglese, che a sua volta insegnavano ai genitori.

Così, almeno la prima generazione degli italiani, imparò l'inglese dai figli.