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Arte Contemporanea Oggi - Che cosa si intende per Arte Contemporanea

Benvenuti sul canale "Arte Contemporanea Oggi" il mio nome è Alice e in questo video cercheremo di capire insieme che cosa si intende per Arte Contemporanea. Molto banalmente, l’arte contemporanea può essere definita come l’arte del nostro tempo l’arte che riflette il periodo in cui viviamo Una definizione questa semplice e alquanto tautologica La questione si fa problematica quando cerchiamo di circoscrivere questo tempo contemporaneo Critici e storici dell’arte infatti hanno pareri discordanti in merito alla periodizzazione dell’arte contemporanea. Vediamo alcuni esempi Lo svilupparsi del contemporaneo è ancora largamente rintracciato nelle trasformazioni radicali del linguaggio artistico avvenute con le avanguardie storiche nei primi del '900 pensiamo ad un opera emblematica quale "Les Demoiselle d’Avignon" di Picasso Molti fanno coincidere la sua nascita col 1917 anno in cui Marcel Duchamp presenta per la prima volta al pubblico la sua rivoluzionaria “Fontana”. Un’altra scuola di pensiero identifica l’inizio dell’arte contemporanea col secondo dopoguerra, quindi tra la fine degli anni '40 e l’inizio degli anni ’50. Quello che hanno in comune questi diversi approcci è il fatto di stabilire una data, un momento di cesura tra moderno e contemporaneo che non può che essere arbitrario, convenzionale e rintracciato a ritroso a partire da una specifica condizione storica e dal proprio criterio metodologico. La domanda che ci poniamo in questo video è dove collocare questo momento inaugurale dell’arte contemporanea, rispetto agli stilemi, alle tematiche, ai parametri estetici e alla visione del mondo che contraddistinguono l’arte di oggi, simultanea al nostro tempo. Prima di entrare nel dettaglio della questione vediamo in primo luogo perché Duchamp è considerato da molti il padre dell’arte contemporanea. Duchamp iniziò a dipingere molto giovane e i suoi primi lavori si rifanno allo stile post- impressionista presentando soggetti classici come il nudo e il paesaggio Intorno al 1911, inizia a sperimentare con la pittura cubista incentrando la sua ricerca pittorica sulla rappresentazione del movimento, come si evince dall’opera "Giovane triste in treno". Nel 1912 realizza "Nudo che scende le scale no. 2", la prima delle sue opere a generare grandi controversie e profondo scandalo nel mondo artistico. L’anno successivo abbandona definitivamente la pittura e si ritira dalla scena artistica per qualche anno. Nel 1915 si trasferisce a New York, dove frequenta artisti quali Man Ray e Francis Picabia. Quest’ultimo era in rapporti con gli esponenti del movimento Dada una tendenza anti-conformista, anti-borghese e anti-tradizionalista formatasi a Zurigo durante la prima guerra mondiale. Duchamp Ray e Picabia divengono figure chiave dell’esperienza Newyorkese del Dadaismo. Nel 1917 Duchamp presenta “Fontana” un’opera che ha generato tanto scalpore quanta risonanza nel mondo dell’arte una risonanza la cui eco sentiamo ancora oggi. La “Fontana” di Duchamp non è infatti altro che un ordinario orinatoio firmato, datato e posto rovesciato su un piedistallo. Tuttavia essa è una delle opere d’arte più famose ed iconiche del secolo scorso. Ma cosa ha fatto sì che quell’orinatoio acquisisse lo status di opera d’arte? La risposta che ci da Duchamp stesso è che quell’orinatoio è un opera d’arte perché così l’ha stabilito l’artista. L’appropriazione da parte dell’artista di un oggetto ordinario - che Duchmap chiama "ready-made" termine traducibile in italiano con: già fatto, pronto all’uso eleva l’oggetto comune, l’oggetto d’uso - privo di qualità e finalità estetiche - ad oggetto d’arte. Con Duchamp dunque l’opera d'arte può essere qualsiasi cosa e il valore di un artista non consiste più nella sua abilità tecnica e manuale ma nelle idee che egli propone. Il gesto di Duchamp è un gesto provocatorio e di rottura assoluta rispetto alla tradizione del naturalismo ottocentesco con esso vengono messe in discussione alcune delle nozioni e degli assunti fondamentali concernenti l’arte e il fare artistico tradizionale come l’idea del bello artistico, la centralità dell’atto creativo gli attributi di autenticità e di unicità dell’oggetto artistico e il concetto stesso di opera d’arte. Prima di focalizzarci sulla portata rivoluzionaria del ready-made vorrei portare brevemente alla vostra attenzione altri due momenti nella carriera artistica di Duchamp che lo rendono un precursore di alcuni dei più importanti sviluppi dell’arte nella seconda metà del ‘900. Duchamp ha curato l’allestimento di due importanti mostre sul Surrealismo. La prima è "l’Expo­si­tion Inter­na­tionale du Surréalisme" di Parigi del 1938 alla quale partecipano una sessantina di artisti internazionali e dove vengono esibite più di 200 opere. Duchamp viene nominato produttore generale della mostra e collabora con artisti quali Salvador Dalí, Max Ernst e Man Ray alla realizzazione dell’allestimento. L’approccio assolutamente innovativo di questi artisti trasforma il tradizionale spazio espositivo della galleria in quella che oggi chiameremmo una vera e propria istallazione immersiva, che avvolge lo spettatore in un’atmosfera misteriosa, notturna ed onirica in linea con le opere Surrealiste esposte. Duchamp appende al soffitto 1.200 vecchi sacchi di carbone, riempiti con della carta di giornale per farli sembrare pieni. L’odore acre dei sacchi sporchi e la polvere di carbone che a tratti cadeva sulle teste degli spettatori contribuiva ad amplificare l’esperienza multisensoriale e disorientante di questo allestimento. Qualche anno più tardi, in occasione della mostra "First Papers of Surrealism" tenutasi nel 1942 alla galleria Art of this Century di New York Andrè Breton chiede a Duchamp di curare l’allestimento della mostra. L’artista interviene con l’opera “His Twine” consistente in una rete intricatissima di spago che riempie tutto lo spazio e avvolge il resto delle opere in mostra, impedendone in alcuni casi la fruizione. Con questi due interventi, Duchamp non solo può essere considerato come un precursore dell’Installation art o arte installata che si sviluppa tra gli anni '70 e gli anni '80 del secolo scorso ma il suo approccio inedito mette anche in luce qualcosa che spesso passa inosservato ovvero il ruolo del museo e la sua funzione in quanto luogo formale ed istituzionale per la fruizione dell’opera d’arte. Intervenendo così radicalmente sullo spazio espositivo egli pone dei quesiti sulla nozione stessa di esibizione e sulle convenzioni estetiche che regolano la tradizionale cornice modernista che isola l’oggetto d’arte dal resto del mondo in un’ambiente immacolato, asettico, puro e sacrale come un luogo di culto. Come vedremo più avanti, l’approccio critico della pratica artistica all’istituzione museale chiamato Institutional Critique si svilupperà in maniera sistematica negli anni '60 Duchamp ha utilizzato diversi pseudonimi, uno di questi è Rrose Sélavy che suona in francese come la frase “Eros c’est la vie”, “Eros: così è la vita” o “arroser la vie” brindare alla vita La prima apparizione di Rrose Sélavy è immortalata nell’iconico scatto di Man Ray del 1921. Dando vita e impersonando questo alter ego l’artista utilizza il proprio corpo come un vero e proprio medium artistico e realizza una performance anticipando di 40 anni la body art e la performance art che sconvolgono il mondo artistico negli anni ’60. Inoltre, Duchamp può essere considerato uno dei precursori delle più recenti investigazioni sull’identità di genere in ambito artistico. Anche quando presenta l’opera Fontana nel 1917 in occasione della mostra organizzata dalla Society of Independent Artists Duchamp si firma con uno pseudonimo: “R. Mutt”. Questo probabilmente perché egli stesso era membro della commissione organizzatrice della mostra e non voleva influenzarne il giudizio ma, piuttosto, testarne l’effettiva apertura. Quando l’opera è l’unica ad essere rifiutata perché indecente e non considerabile come un’opera d’arte Duchamp si dimette dal consiglio in segno di protesta. Il caso Richard Mutt mette in evidenza e al contempo denuncia i pregiudizi su cui si fondava il tradizionale “fare arte" L’introduzione del ready-made estende il campo della produzione artistica al piano filosofico e concettuale e le implicazioni e le conseguenze del gesto di Duchamp si diramano e sono evidenti in diverse correnti ed espressioni artistiche a lui successive. Prendiamo in considerazione il primo ready-made realizzato da Duchamp nel 1913. "Ruota di Bicicletta", composto dall’unione di una ruota e di un banale sgabello. La prima cosa che notiamo è che in quest’opera entrambi gli oggetti che la compongono hanno perso la propria funzionalità originale. Come avviene con l’Orinatoio, che ribaltato e decontestualizzato, perde la sua funzione d'uso così la ruota capovolta sopra uno sgabello smette di servire a mezzo di locomozione mentre lo sgabello non funge più da seduta perché occupato dalla ruota. Questi oggetti non sono passivamente in attesa di essere utilizzati non sono più cose banali, ordinarie e anonime che insieme ad altri oggetti spariscono inosservati sullo sfondo del nostro mondo. Scelti e riscattati dall’artista, essi diventano il centro di un mondo altro, quello dell’arte. La pratica di appropriazione e de-contestualizzazione dell’oggetto banale e quotidiano verrà ripresa in particolare dal movimento del Neo-dadaismo che si sviluppa alla fine degli anni ’50. Il secondo elemento a cui vogliamo porre attenzione è il movimento potenziale racchiuso nella ruota di bicicletta. Questo elemento non solo introduce il dinamismo e il divenire in un oggetto d’arte ma inserisce anche la casualità e la contingenza nell’opera che cessa di essere un assoluto isolato dal mondo per diventare un oggetto inserito nel mondo e che risponde alle sollecitazioni esterne. Nel corso dei secoli, diversi artisti si sono particolarmente misurati con la rappresentazione del movimento e del dinamismo nell’arte in età moderna ricordiamo in particolare due movimenti: il Cubismo e, soprattutto, il Futurismo. Duchamp stesso sperimenta con la rappresentazione del tempo che scorre nel suo "Nudo che scende le scale no.2" del 1912. Con "Ruota di Bicicletta" Duchamp non inserisce nella sua opera il movimento in maniera virtuale, non lo suggerisce attraverso degli espedienti ma introduce un movimento reale, meccanico. Diversi anni più tardi l’artista Alexander Caldér creerà le sue sculture cinetiche che Duchamp chiamerà "mobiles" coniando il termine distintivo che ancora oggi utilizziamo per indicare queste sculture dinamiche dalle forme colorate e cangianti che rotano cambiando costantemente aspetto. Negli stessi anni, in Italia l’artista Bruno Munari creava le macchine inutili (1933). Negli anni ’60 viene coniato il termine “Arte cinetica” per indicare quelle opere che presentano elementi dinamici che mirano a stimolare la percezione del movimento nello spettatore e ad introdurre la quarta dimensione nell’arte. Una forte critica che Duchamp fece all'arte del suo tempo, che egli definiva retinica era il fatto che fosse un'arte concepita esclusivamente per compiacere l’occhio. A questo riguardo, un’altra cosa importante da tener presente è il fatto che quest’opera non è semplicemente da osservare, da fruire col solo senso della vista ma è un’opera che stimola lo spettatore a ragionare, a porsi dei quesiti e a porsi la domanda più cruciale di tutte: perché questa è arte? Il valore dell’opera non risiede nel tecnicismo o nella maestria della sua esecuzione ma nell’idea che ne sta alla base, nel suo concetto che diventa più importante del risultato estetico dell’opera. Nel 1967 viene coniata da Sol LeWitt l’espressione “Arte concettuale” per indicare quelle forme d’arte nate negli anni ’60 che valorizzano il processo e la realizzazione intellettuale dell'opera rifiutando il valore dell’oggetto estetico. Introducendo il ready-made, Duchamp compie un’operazione rivoluzionaria su diversi fronti e con diverse conseguenze che concorrono a stravolgere il concetto tradizionale di opera d’arte Rivediamoli insieme: APPROPRIAZIONE E DE-CONTESTUALIZZAZIONE DELL’OGGETTO ORDINARIO L’interesse dell’artista si concentra sul contingente e sul mondano. L’oggetto d’uso, ordinario, spesso prodotto industrialmente viene de-contestualizzato e innalzato ad oggetto artistico nella pienezza della sua presenza fisica e reale. CREAZIONE DI UN’ARTE ANTI-RETINICA La fruizione dell’arte non è più prerogativa esclusiva dei sensi, ma principalmente dell’intelletto e l’esperienza dell’oggetto artistico non è finalizzata all’apprezzamento della bellezza sensibile ma diventa un esperienza di tipo concettuale. INSERIMENTO DEL MOVIMENTO REALE NELL’ARTE Inserendo il movimento nell’opera, Duchamp apre anche il rapporto tra l’opera d’arte e lo spazio reale dove essa è inserita ed in questo modo accoglie anche il caso e l’imprevedibilità come elementi chiave nella creazione artistica. DE-UMANIZZAZIONE DELL’OPERA D’ARTE l’artista non è più da considerarsi solo come un artigiano e l’opera non deve essere necessariamente realizzata manualmente dall’artista. Dagli anni 50 in avanti, accade che le opere vengano eseguite attraverso procedimenti industriali o tramite l’utilizzo di strumenti meccanici, a scapito dell’artigianalità. L’impronta del gesto modellante dell’artista catturato sulla superficie dell’opera viene sostituita dalla purezza e perfezione formale delle superfici realizzate industrialmente È innegabile, dunque, che Duchamp abbia spalancato un varco per los svilupparsi dell'arte contemporanea Ma per quanto l’introduzione del ready-made sia stata fondamentale nel determinare una cesura rispetto ai retaggi dell’arte moderna e rappresenti uno degli elementi chiave per lo svilupparsi del significato e della funzione dell’oggetto artistico come lo intendiamo oggi a mio parere, il porre al centro del discorso artistico contemporaneo una discussione ontologica sull’arte, è alquanto anacronistico. Come abbiamo visto, Duchamp introduce per la prima volta il concetto di readymade nel primo decennio del '900 stiamo dunque parlando di più di un secolo fa’. Ritengo invece che, ad oggi, l’inizio dell’arte contemporanea sia da collocarsi tra gli anni '60 e gli anni '70 del secolo scorso. E’ in questo decennio, infatti, che si introducono due elementi che ritengo essere fondamentali per definire l’arte del XXI secolo ovvero quella a noi veramente contemporanea: Il primo è l’interazione e la partecipazione attiva del pubblico fondamentale all’essere stesso dell’oggetto artistico come richiedevano le happening e le performance art che nascono appunto in quel periodo. Il secondo è l’utilizzo della tecnologia elettronica applicata all’arte Se infatti nell’arte moderna era già stato introdotto l’uso della macchina fotografica è solo alla fine degli anni ’60, con l’avvento della video arte, che gli artisti iniziano a servirsi della tecnologia elettronica utilizzando nelle proprie opere videoregistratori e videocamere. Lo sviluppo tecnologico di ogni periodo storico influisce enormemente sulle diverse generazioni di artisti, sul loro modo di vedere il mondo e di produrre arte. Una delle caratteristiche dell’arte contemporanea di oggi, che la differenzia dalle forme artistiche del secolo scorso è la sua sempre più crescente immaterialità che non concerne solo le singole opere ma anche la stessa fruizione artistica. Con l’avvento di internet si sono sviluppate declinazioni tecno-artistiche quali l’Arte Digitale, l’arte multimediale e la Net Art che hanno posto importanti, nuovi quesiti sullo statuto dell’opera d’arte. Al contempo, assistiamo attualmente ad una proliferazione sempre più esponenziale della digitalizzazione dell’esperienza museale e dell’oggetto d’arte la cui recente “esplosione” è stata una diretta conseguenza della pandemia mondiale che ha stravolto molti aspetti di tutte le nostre interazioni. Possiamo far risalire l’inizio di questo processo di forte de-materializzazione dell’arte contemporanea a partire dalla perdita di un vero e proprio supporto materiale che segue lo sviluppo dell’arte concettuale, della performance art e della video arte negli anni '60 Fatte queste premesse, faremo iniziare la nostra panoramica introduttiva all’arte del XXI secolo a partire da quel periodo che può essere considerato come un’importante spartiacque tra l’epoca moderna e il mondo contemporaneo, ovvero il secondo dopoguerra. Questo fondamentale periodo di transizione, in cui gli artisti sperimentano tecniche espressive nuove ma sempre ispirandosi alle avanguardie storiche e continuando ad utilizzare principalmente media tradizionali come la pittura e la scultura, ci aiuterà a capire meglio quel momento di maggiore cesura col passato che si verifica alla fine degli anni '60 e che coinvolgerà diversi ambiti, sia quello culturale, che sociale e politico. Vi aspetto nel prossimo video dove parleremo della situazione dell’arte occidentale all’inizio degli anni ’50.