Le cose passano, il mondo proprio in quanto è un divenire è un passare, il passato, il mondo del passato si costituisce, qui è Nietzsche che parla, il mondo del passato si costituisce rispetto alla volontà Rispetto alla creatività del volere, rispetto al modo in cui il divenire si concentra nella creatività del volere, il mondo del passato si costituisce come qualcosa di assolutamente immodificabile dalla volontà. La volontà, dice Nietzsche, in quel capitolo, digrigna i denti rispetto al passato che non può essere più modificato. Cioè, se si intende il divenire come un passare, dove nel passato si accumula e diventa sempre maggiore la massa di ciò che non può essere più modificato dalla volontà, allora, se si intende in questo modo, che vedremo è il modo sbagliato di intendere il divenire, allora...
il passato costituisce rispetto alla volontà un regno che ripropone quella struttura immutabile che prima abbiamo considerato nella forma del divino, del Dio. Il rapporto che c'è tra la volontà e Dio, il Dio immutabile, la volontà, se c'è un Dio immutabile, non può modificare il Dio immutabile. Questo rapporto, siamo al centro del discorso, e si ripropone nel rapporto tra la volontà e il passato.
Se il passato, lo si intende come l'accumularsi di ciò rispetto a cui la volontà ormai è assolutamente impotente, allora la volontà non può più avere quel carattere di creatività che d'altra parte, a partire dai greci, l'Occidente e soprattutto in Nice. Nietzsche riconosce al divenire e quindi alla forma in cui il divenire si concentra nella volontà. Allora, come prima si diceva, se c'è un Dio non ci può essere il divenire consistente nella creatività del volere?
Ora Nietzsche... Certo, bisogna fare una certa fatica per scoprirlo, ma c'è nel pensiero niciano. Ora, Nietzsche afferma, se intendiamo il divenire come un processo in cui il passato è l'immodificabile, l'irrecuperabile, l'indominabile da parte della volontà, allora la volontà si trova di fronte al passato come di fronte a un Dio, e anzi l'immutabilità del passato presenta i tratti più caratteristici.
del divino, è appunto la sua intoccabilità, è l'ormai intoccabile. Se esiste il passato in questi termini, allora questo passato immodificabile implica l'impossibilità della volontà, creativa ma la volontà creativa è l'evidenza originaria dell'occidente il divenire è l'evidenza originaria è la fede indiscutibile dell'occidente dunque sul fondamento di questa fede come impossibile un qualsiasi dio così è impossibile un passato il quale si costituisca come immodificabile se il passato è immodificabile l'evidenza del divenire impossibile ma il divenire è l'evidenza dunque il passato non può essere l'immodificabile ecco questo questa è la prima è la prima conclusione ma se il passato non è l'immodificabile cosa vuol dire vuol dire che il passato non può sfuggire al potere della volontà perché se sfuggisse al potere della volontà si ricostituirebbe come passato immodificabile come un dio Allora non può sfuggire al potere della donatà. Vuol forse dire questo, e sarebbe interessante ricostruire questo discorso sull'andamento dei testi di Nietzsche. interessante ma non estremamente difficile, vuol dire forse che la volontà deve continuare a volere una certa cosa, se per esempio la volontà ora è la volontà di godersi il sole, debba continuare a volere quel certo tipo di sole che ha voluto. ma che ormai è diventato un passato?
Questo evidentemente no, perché? Perché se la volontà si fissasse su un voluto, da capo questo voluto diventerebbe un immutabile. Allora, la volontà è creativa proprio in quanto è continuamente innovante. Se si mette insieme questa duplice caratteristica della volontà, cioè che la volontà vuole sempre cose nuove, e l'altra caratteristica che è impossibile che il voluto sfugga in quanto passato dal dominio della volontà allora l'unica possibilità di tenere insieme queste due tesi cioè che il voluto non deve mai sfuggire in quanto passato e che d'altra parte la volontà è un continuo volere cose nuove è possibile solo se il voluto è un infinitamente rivoluto e che ritorna dopo l'essersi presentate di essersi presentata dalla serie di cose nuove che la volontà va via via volendo. Allora, la volontà va via via volendo il nuovo.
e d'altra parte non può lasciarsi sfuggire il già voluto. La conciliazione tra questi due tratti è allora la necessità, quindi non semplicemente un compito etico. La struttura del divenire implica l'impossibilità che il passato sia unimodificabile. La struttura del divenire implica l'eterno ritorno. La fede nel divenire implica la necessità ontologica che il processo del divenire...
venire sia l'eterno ritornare delle stesse cose.