Allora, oggi iniziamo a vedere la critica della ragion pura nel dettaglio, la prima lezione dedicata alla critica della ragion pura e di fatto è un'introduzione alla critica della ragion pura ai problemi sollevati da Kant, dai problemi di ordine conoscitivo che Kant vuole appunto risolvere, che Kant vuole affrontare. Allora, la critica della ragion pura. Partiamo dal titolo.
Critica. Critica vuol dire giudicare, valutare. Kant in quest'opera vuole criticare, giudicare, valutare la ragione. La ragione intesa però come facoltà in senso ampio e lato del termine. Kant nell'opera Critica e Ragione Pura vuole portare, vi dicevo ieri, sul banco degli imputati, al banco degli imputati, la ragione umana.
E la ragione che giudice Valuta e giudica la ragione stessa, dunque la critica della ragione pura è la ragione che critica, valuta i limiti, le possibilità conoscitive della ragione. Critica, valutare, la ragione. La ragione valuta la ragione, la ragione come facoltà giudicante giudica la ragione come facoltà che in questo caso deve poter apprendere e conoscere. Valuta, giudica le possibilità conoscitive della ragione, valuta le possibilità della ragione di produrre una conoscenza vera, certa, universale, valuta le possibilità della ragione di poter fare scienza, cioè fisica, matematica, e valuta le possibilità o pretese della ragione di fare, di produrre metafisica.
Dunque la ragione interroga se stessa, valuta e giudica se stessa, ma non è l'unico aspetto di questo titolo. Critica, giudicare, ragione, che giudichiamo i limiti della ragione, ragione, giudicare, ragione, pura. Critica è un pura. Quel pura cosa indica? Indica le strutture aprioristiche della ragione.
Cioè la ragione vuole studiare, realizzare, criticare, valutare la ragione nel suo processo di apprendimento, nel suo processo di apprendimento, valutando, giudicando le strutture a priori della ragione, le strutture a priori che saranno le intuizioni pure, gli spazi e tempo, le dodici categorie, gli io penso, gli schemi mentali matematici, cioè vuole... valutare, studiare, analizzare quelle strutture mentali che possiede la mente umana, che possiede la ragione umana a priori, cioè prima di fare l'esperienza. Perché pura significa che la nostra mente ha una strutturazione dentro cui confluiscono i materiali empirici.
La mente ha una struttura che riceve i materiali empirici, che rielabora i materiali empirici, che produce dunque la conoscenza umana. Perché per Kahn la conoscenza umana non è soltanto figlia dell'esperienza. Empiristi, non è solo figlia della ragione pura. Cartesio, per Kahn la conoscenza sono già le conclusioni.
perché la conoscenza è l'unione tra il materiale empirico che deriva dai sensi e la rielaborazione che le strutture a priori della mente compiono su tale materiale empirico. Dunque la conoscenza umana è un incontro tra dimensione empirica sensoriale e dimensione struttura a priori mentale. Noi conosciamo perché abbiamo delle strutture a priori che vengono prima delle esperienze che sono nella nostra mente e perché abbiamo del materiale che giunge attraverso i sensi, che giunge attraverso l'esperienza nella nostra mente, alla nostra mente.
La critica della ragion pura vuole dunque analizzare le strutture a prioristiche della mente e valutare le possibilità della ragione di produrre, di fondare una conoscenza vera e certa. Produrre una conoscenza vera e certa significherà interrogarsi sulla possibilità di fare scienze, sulla possibilità di fare matematiche, sulla possibilità di fare fisica, astronomia, sulla possibilità di fare eventualmente metafisica. Va bene?
Iniziamo dunque a vedere la critica della ragion pura. Kahn scrive due edizioni, la prima è del 1781, poi la rimaneggia e soprattutto introduce nuovi passaggi importanti per quanto riguarda la deduzione trascendentale, che vedremo la prossima lezione, e ne pubblica una seconda edizione, dunque ampliata, soprattutto per quanto concerne la deduzione trascendentale, nel 1787. Noi tendenzialmente in questa lezione, anche nella prossima. Abbiamo come riferimento la seconda edizione della critica a John Pura, cioè l'edizione del 1787. Va bene? Appunto, iniziamo.
L'obiettivo di Kant è quello di fondare una scienza, di fondare una conoscenza vera, certa e universale. Deve uscire dal dogmatismo cartesiano, dal razionismo cartesiano, che ancora introduce la metafisica, la presenza di Dio come garante della conoscenza umana, ma deve anche uscire. dallo scetticismo dell'empirismo di Hume.
Dunque i punti di partenza sono questi due problemi. Il razionismo cartesiano che ha avuto poi un esito dogmatico per poter dire che questa lavagna è rettangolare, per poter dire che al fuoco seguirà la combustione e la cenere, devo avere la presenza ancora di Dio che mi garantisce il rapporto bionivoco, perfetto, coincidente tra fenomeno e noumeno. Le cose sono come appaiono perché non esiste un Dio maligno e ingannatore, bensì esiste un Dio giusto, matematico e geometrico che fa coincidere la ragione umana, io penso, il cogito ergo sum, la rex cogita, la cosna rex estensa, con il mondo circostante, con il mondo esteriore. Dunque è ancora legato a questa presenza dogmatica, alla fine non dimostrabile, di Dio per garantire la verità della conoscenza umana. Ma poi bisogna andare oltre quello che è.
È stato però un passaggio liberatorio di Racante, quello compiuto dallo scozzese Hume e quello compiuto prima da Locke, ma poi subito dallo scozzese Hume, cioè il dubbio che ha insinuato Hume sulla conoscenza. Hume ha il merito di aver scardinato il dogmatismo di Cartesi, di aver messo il dubbio sulla conoscenza. La stessa relazione causa-conseguenza è una pratica, un'abitudine.
Noi siamo abituati ad una causa a vedere una conseguenza e pertanto... Abbiamo come mente un abito su mentale che ci fa leggere la natura e la realtà, ci fa interpretare la natura e la realtà come causal conseguenziale. Non abbiamo una veridicità scientifica di questa relazione causal conseguenziale. Dunque i dubbi di Hume sono stati liberatori rispetto al dogmatismo, ma ci lasciano un problema.
È possibile fare scienza? Perché se soltanto tutto... una probabilità, un abitus mentale, noi non possiamo produrre scienze universali quale la fisica, l'astronomia e la matematica. Dunque i punti di partenza sono da un lato il razionalismo cartesiano, dall'altro l'empirismo scettico iumiano.
Da qui bisogna partire. Per fare che cosa? Bisogna partire da qui per provare a rispondere a queste domande.
È possibile una matematica pura? Pura vuol dire... Una matematica vera, universale, una matematica che non sia soltanto una seguenza di esperienza comprovata in atto.
Una matematica pura vuol dire una matematica universale. È possibile una fisica pura? Vuol dire una fisica che abbia delle leggi universali valide, necessarie, e non una fisica in atto. La stufa brucia.
Il fuoco è caldo, la mela è caduta dall'albero, perché se la fisica pura non può esistere, cioè una fisica che produca delle leggi che vanno al di là, che vadano al di là delle esperienze in atto, le leggi di Newton non sono valide, perché se non è possibile un'astronomia pura, le leggi di Kepler non sono valide, perché se non è possibile una matematica pura... La stessa matematica, la geometria, la quella di Pitagora, quella di Euclide, non sono più valide. Perché? Perché non sono poi matematiche, geometrie, fisiche, astrofisiche, astronomie legate all'impressione in atto.
Vedo la mela cadere, allora la mela se si stacca dall'albero cade. Io devo capire se le leggi della gravità di Newton, devo capire se il metodo scientifico, le leggi sul movimento dei corpi di Galileo, se le leggi del movimento dei pianeti di Chepero sono valide. in maniera universale. Dunque chiedersi se è possibile una scienza pura significa chiedersi se è possibile una matematica pura, una geometria pura, una fisica pura, un'astronomia pura, cioè a prescindere dall'esperienza, no a prescindere, che a partire dall'esperienza però producano una conoscenza che poi sia universale, necessaria, al di là dell'esperienza in atto. Il limite, Kantiano, è sempre l'esperienza, ma un conto è dire è l'esperienza in atto, cioè il momento in cui la vivo, la percepisco, le impressioni giugnane.
Un conto è dire parto dall'esperienza per elaborare delle leggi che sono valide ogni qualvolta le voglio applicare al mondo empirico, naturalistico, sensoriale, alla datità, cioè alla realtà. Perché sia possibile la matematica deve essere al di là dell'esperienza in atto. se non è una scienza.
Per avere un'astronomia, una fisica che sono scienze, devono essere al di là dell'esperienza in atto, devono contenere l'esperienza a partire dall'esperienza ma poi dopo andare oltre. Per questo è indispensabile usare il termine pura, possibile una scienza pura, cioè che non si limiti all'esperienza in atto ma che vada oltre l'esperienza in atto, cioè che parta dall'esperienza per elaborare leggi universali. Dunque le domande della critica ragion pura sono È possibile la matematica pura? Uno.
Due, è possibile la fisica pura? Poi fisica potrebbe anche essere astrofisica eventualmente. Ma c'è una terza domanda, che è la grande domanda kantiana, che è la domanda a cui Kant darà una risposta negativa che sancirà uno spartiacque nella storia del pensiero occidentale. La terza domanda.
Riguarda quella disciplina nata nella notte dei tempi, che attraversa i millenni, quella disciplina dominante in filosofia, che però non sembra portare molti risultati in ambito di fecondità e fertilità, che è la metafisica. Da Parmedia a Cartesio, da Platone all'Ainz, è chiaro, la metafisica è una scienza. E'possibile la metafisica pura?
La metafisica è quella disciplina che vuole andare al di là dell'esperienza sempre. E'possibile la metafisica pura, cioè la metafisica come scienza? La metafisica è una scienza? Perché la metafisica ha la pretesa di andare al di là dell'esperienza, ma anche di fare a meno dell'esperienza. Il problema della matematica e della fisica è è possibile avere una matematica e una fisica che pari all'esperienza siano poi veri e universali al di là dell'esperienza in alto?
Qua la domanda è, è possibile la metafisica come scienza? Cioè una scienza che non voglia tener conto dell'esperienza? La risposta, la vedremo, sarà no.
Ma è no alla metafisica come scienza, non alla metafisica come disposizione naturale. Prekhan ci dirà che quando noi osserviamo un filo d'erba, le stelle o la vita nostra di un altro uomo, noi la propensione alla metafisica ce l'abbiamo naturalmente. Quando ci chiediamo il senso di un filo d'erba che nasce o che muore, di un essere umano che nasce o che muore, noi possiamo avere una propensione naturale ad andare al di là dell'esperienza e andiamo verso la metafisica. Ma la metafisica che vuole andare al di là dell'esperienza è una scienza.
La sua risposta sarà no. Vuol dire che dopo millenni... Kant arriverà a dire che la metafisica è una disciplina che va eliminata dall'alveo, dall'area delle discipline scientifiche, non delle discipline filosofiche.
perché una predisposizione dirà naturale. Altri autori hanno già criticato profondamente la metafisica, autori però che erano minoritari, Epicuro, Democrito, i materialisti dell'antichità, certamente la metafisica di Bruno, la metafisica di Spinosa, erano delle metafisiche molto originali, ma rimanevano ancora nell'ambito della metafisica. Ripeto, con uno sguardo a una razionalità, quella di Spinoza, che potrebbe essere una metafisica estremamente originale, ma su questo devo ancora tornarci.
Dunque, è possibile la matematica come scienza, è possibile la fisica come scienza, è possibile la metafisica come scienza. Queste sono le tre domande della critica della ragione pura, che potete poi tradurre a quella domanda di ieri. E'possibile una conoscenza vera?
Che cos'è il vero? Che cos'è il vero diventa è possibile la matematica come scienza, è possibile la fisica come scienza, è possibile la metafisica come scienza. Queste tre domande sono le esplicazioni della domanda di ieri. È possibile una conoscenza vera?
Che cos'è il vero? Chiaro? Altro passaggio. Interrogarsi sulla metafisica come scienza, sulla matematica come scienza, sulla fisica come scienza, significa ci dire accanto, ci leggo anche qualche passaggio, interrogarsi sulla possibilità di giudizi sintetici a priori.
Perché siano vere, universali, come scienze, la matematica, la fisica e la metafisica, è indispensabile che siano vere le proposizioni. i giudizi di tipo sintetico a priori, su cui le scienze si fondano. Adesso ve li spiego.
Esistono vari tipi di giudizi, di affermazioni, tre tipi, ma quelli della scienza, i giudizi della scienza, sono quelli sintetici a priori. Ci sono dei giudizi che producono più conoscenza, fecondi, ma che posso pronunciare a priori prima di fare l'esperienza. Chiedersi è possibile la matematica come scienza, è possibile la fisica come scienza, è possibile la metafisica come scienza, significa chiedersi sono possibili, veri e validi, i giudizi sintetici a priori. Vediamo insieme cosa sono i giudizi sintetici a priori. e la differenza tra essi e gli altri tipi di giudizi.
Analizziamo le tre parole. Giudizi sintetici a priori. Cosa sono? Giudizi.
I giudizi sono delle proposizioni in cui un soggetto è connesso ad un predicato. Quando io connetto un soggetto a un predicato, ho espresso un giudizio. Michele è attento, Alice è preoccupata. È un giudizio. Va bene?
È chiaro? Ma sta scrivendo. Io sto esprimendo un giudizio, un giudizio è sempre quello, è connettere un soggetto, la categoria di sostanza di Aristotele, ad un predicato, che è una delle altre categorie, le altre nuove categorie di Aristotele tra l'altro, che sia di qualità, di tempo, di luogo, di comparazione. Un giudizio è connessione, soggetto con un predicato, che conterrà poi un complemento.
Giudizio. Sintetico. Sintetico vuol dire che il predicato ci dice qualcosa di più di quanto contenuto nel soggetto. Se io dicessi soltanto Alice, vabbè, potrebbe anche essere il nome che in maniera bizzarra ha dato ad un uomo. Ok, potenzialmente un nome femminile.
Al massimo Alice cosa contiene? Il fatto che è un nome femminile, ma non mi sta contenendo ragazza, donna, gatto, sta scrivendo, sta pensando, sta mangiandosi le unghie, sta dormendo, attenta. Dentro Alice non c'è contenuto se non il fatto che probabilmente è un nome femminile. È chiaro. Un giudizio sintetico, dunque un giudizio in cui al soggetto è connesso qualcosa che non è contenuto nel solito stesso.
Il giusto intento è quello che mi arricchisce. E se io dicessi l'acqua è bagnata, non è un giudizio sintetico, perché l'essere è bagnato, è una caratteristica dell'acqua. Il fuoco è caldo, l'acqua è bagnata, non sono giudizi sintetici, perché il complemento, perché il predicato, non mi sta semplicemente esplicando una caratteristica dell'essere del soggetto.
L'acqua è bagnata e il fuoco è caldo. Invece un giudizio sintetico deve essere un giudizio, dice Kant, in cui il predicato mi aggiunge qualcosa che non è contenuto nel soggetto. Giudizio connette un soggetto a un predicato.
Sintetico, il predicato aggiunge qualcosa al soggetto. Terza parola. Giudizio sintetico a priori.
Quell'a priori vuol dire che un giudizio sintetico a priori, cioè che non deriva dalla esperienza, che non deriva dall'aver messo in atto in quell'istante un'esperienza. Il giudizio sintetico dunque a priori è un giudizio fertile fecondo, ma che aggiunge qualcosa al soggetto, ma che per raggiungere ma che, aggiungendo, non ha avuto la necessità di passare per l'esperienza in atto. Dunque un giudizio a priori rispetto all'esperienza. Dunque voi quell'a priori, lo scrivete, a priori vuol dire a priori rispetto all'esperienza, prima dell'esperienza, senza fare l'esperienza.
È chiaro? Se i giudizi sintetici a priori sono veri, 7, 5, 12, Se è vero, 7 più 5 uguale 12, un corpo con questa massa cade a tratto a terra, questi sono i giudizi indizi a priori, se questi sono veri, la possibilità della fisica come scienza e della matematica come scienza sono vere, sono realizzabili. Veri i giudizi indizi a priori, vere la matematica e la fisica come scienze.
Vera anche la metafisica, l'esistenza di Dio non è mai esperienziale, nessuno di voi può fare l'esperienza di Dio, a meno che per Dio intendiamo appunto illusioni dettate appunto da stupefacenti, dicevo alcolici, apparizioni buffe, no, l'esperienza di Dio come l'essere perfetto, ok? Non possiamo fare esperienza di Dio, dunque è un giudizio sintetico a priori totale, Dio esiste. Vediamo insieme i giudizi sintetici a priori, se sono veri, se sono validi, se è possibile che siano veri o validi. Per farciò confrontiamoci con gli altri giudizi. Quali altri tipi di giudizi esistono?
Uno, esistono i giudizi analitici a priori e non sono quelli delle scienze. Gli giudizi analitici a priori è tipico della concezione razionalistica cartesiana delle idee innate giudizi analitici a priori, i giudizi analitici sono giudizi, cioè affermazioni collega un soggetto con un predicato in cui il predicato esplica, vi dicevo prima, il soggetto un corpo è esteso ecco lì, magari mi cancelli la lavagna, mi scrivi questo, Michele mi cancelli, grazie togli il foglio e scrivi Un corpo è esteso. Un corpo esteso vuol dire che il corpo, quella sostanza che ha un'estensione, che ha una superficie, è esteso. Il giudizio il corpo ha un'estensione, il corpo ha una superficie, è un giudizio sintetico. Io ho aggiunto qualcosa dicendo è esteso.
No, il corpo è esteso. No, perché l'estensione è dentro il corpo. Questo tipo di giudizio è un giudizio analitico a priori.
Perché io non devo a posteriori fare l'esperienza di un corpo per dire che ha un'estensione. Sì, però è analitico perché non mi ha aggiunto nulla. Ripeto, giudizio analitico a priori. Analitico vuol dire che il giudizio è contenuto dentro il soggetto. Però è a priori, non devo fare un'esperienza.
Il corpo ha un peso. Per piccolo, piccolo, piccolo, piccolo, piccolo, piccolo, piccolo, che sia, avrà un peso. Devo avere fuori gli strumenti per misurarlo. Qualunque corpo, per piccolo, piccolo, piccolo, piccolo, piccolo, che sia, avrà un'estensione. Dunque è un giudizio analitico perché io posso affermarlo a priori.
perché posso affermarlo a priori prima di fare esperienza, ma non mi aggiunge nulla perché è già contenuto come giudizio, come contenuto all'interno del soggetto. Il predicato è contenuto dentro il soggetto. Questi giudizi sono quelli della scienza?
No, perché se la scienza fosse i corpi hanno un peso, i corpi hanno un'estensione, il fuoco è caldo, L'acqua è bagnata, la luce è luminosa, se questi sono giudizi a priori, io lo posso dire senza fare esperienza, ma non mi arricchiscono di nulla il mio bagaglio conoscitivo, perché è un'esplicazione contenuta dentro la soggettività. Secondo tipo di giudizi, i giudizi sintetici a priori. Se i primi sono figli del razzismo cartesiano, le idee innate, Dio, in quanto essere perfetto, non può non esistere. È un giudizio analitico a priori. Dio, l'essere perfetto, non può non esistere.
Tipico di Cartesio. Se i primi, giudizi e ricce a priori, sono tipici del razzismo cartesiano e della scolastica, i secondi giudizi, giudizi sintetici a posteriori, sono tipici dell'empirismo. Va bene? Cosa vuol dire?
Le scarpe sono rosse. Beh sì, va bene. Caterina, così non nessuna di voi, pesa 61 chili.
58, 48. Io per poter dire Caterina pesa 61 chili o è alta 178 centimetri ho dovuto pesarla e misurarla. Giudizio sintetico perché alla parola caterina non corrispondono nei 178 cm nei 61 kg, ma facendo l'esperienza sintetico a posteriori io aggiungo qualcosa. Caterina è alta 178 cm, se guardo allora le facciamo fare... L'attaccante di mano, l'opposto, guarda, pesa 61 kg, ok, perfetto, può indossare questa taglia di camicia, pesa 48, questa altra taglia.
Io ho un giudizio, dopo averla misurata, in altezza, pesata, in kg, sintetico, perché mi ha aggiunto qualcosa, ma è a posteriori, ci ho dovuto produrre un'esperienza. Giudizio sintetico a posteriore. La scienza, se fosse solo così, rimarrebbe vincolata a un empirismo in atto.
Posso dire che questa cosa è in crescita, un'aggiunta, in espansione conoscitiva, solo se faccio l'esperienza. Ma la matematica o la fisica non devono dirti sempre. L'acqua adesso bolle. A quanto bolle?
Metto il terremoto a bolle. L'acqua bolle, quanti gradi sono? Metto il terremoto a La biglia è stata mossa su questo piano senza trito, sta andando avanti all'infinito.
Sei sicuro? Ogni volta sta andando avanti. Se io devo sempre fare il momento in atto, sono in giudizi sintetici a posteriori, che non sono della scienza. Diamo una chiusura.
La scienza si fonda sui giudizi, vi leggo un passaggio, sintetici a priori. I quali sono, ci dice Kant, fecondi? 7 più 5 uguale a 12. Non è contenuto dentro il 7 e il 5, è vero? Che facciano 12. Ma io non devo ogni volta fare l'esperienza di 7 e 5 per dire che fa 12. La somma interna degli angoli di un triangolo è 180 gradi.
Sarà poi a un certo punto un postulato. Il fatto che la mela caschi dall'albero sono giudizi sintetici, la legge di gravità. a priori in quanto fecondi Il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto e universali necessari a priori, non derivano dall'esperienza. Dunque i giudizi sintetici a priori sono fecondi, il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto, sono universali necessari, cioè non a posteriori, sono a priori. E dunque per Kant la scienza è esperienza più principi sintetici a priori.
Noi facciamo l'esperienza, ma poi la colleghiamo, la connettiamo all'interno di giudizi sintetici a priori, i quali sono la base della scienza. Come base della scienza abbiamo i giudizi sintetici a priori. Dunque, l'usura, i sensi ci danno la materia, la mente ci mette i giudizi sintetici a priori.
L'unione tra la mente, che si usa in sentenza a priori, e i sensi che ci offrono la materia ci produce la conoscenza. Ecco la rivoluzione copernicana kantiana. Prima di Kant, ecco dove nasce il problema fenomeno-numero.
Io mi chiedo, fenomeno, il portafoglio è come è o appare diverso da come è? Perché la conoscenza, prima di candela, si fa ruotare intorno all'oggetto. Ora, rivoluzione copernicana gnosiologica, io sono il soggetto che conosce e l'oggetto ruota intorno a me. Il portafoglio è come è o è diverso? Appare diverso da come è?
Il portafoglio appare come è per me uomo. perché la conoscenza è calibrata sull'uomo e dunque questo è il materiale empirico che arriva, ma la mia mente lo forma in questo modo, pertanto come esso sia, a prescindere dalla mia mente, mi può interessare, ma non è fondamentale per la conoscenza, perché la conoscenza antropocentrica riguarda noi uomini e tutti voi lo avete percepito con le stesse categorie a priori, con gli stessi principi a priori. E dunque, poiché il materiale empirico che arriva è uguale per tutti ed è filtrato da tutti voi con gli stessi principi a priori, prima era in mano e poi è accaduto.
Qualcuno ha visto che prima era accaduto e poi era in mano? Scusate? No. Poiché tutti noi abbiamo gli stessi principi a priori e abbiamo le stesse strutture a priori, Noi immagazziniamo, rielaboriamo il materiale empirico allo stesso modo.
Dunque la conoscenza umana è soggettiva perché dipende dal soggetto. Ma i soggetti conoscono, sono uguali o diversi? L'uomo ha le stesse menti uguali. Dunque la conoscenza è soggettiva, dipende dall'uomo.
Ma tutti gli uomini avendo le stesse categorie, principi a priori uguali? Tutti gli uomini lo percepiscono allo stesso modo, dunque un soggettivismo universalistico, perché il soggetto uomo che conosce, ma tutti i soggetti uomini conoscono allo stesso modo perché la mente ha gli stessi principi a priori. E dunque è come se noi avessimo tutte le stesse lenti a contatto rosse, e se noi avessimo le stesse lenti rosse il mondo è rosso. Avessimo tutti questi contatti blu, sarebbe blu.
Il blu non sta nel mondo. ma sta negli occhi, sta nella mente, sta nelle nostre facoltà prioristiche, nei nostri principi a priori. Ma poiché tutti noi il mondo lo vediamo blu, il mondo è blu, e in sé è blu, a noi tutti appare blu, e poiché a tutti appare blu lo consideriamo blu. E il fenomeno che appare a me è il fenomeno che appare a voi tutti.
Pertanto possiamo dire che questa lavagna è rettangolare perché a voi tutti appare rettangolare. Il problema, se sia rettangolare in sé, sarebbe un problema se arrivasse qualcuno qua con un'altra mente che non avrebbe la percezione nello spazio del tempo come la nostra e non avrebbe la forma di rettangolarità. E'chiaro?
Rivoluzione copernicana gnosologica vuol dire la conoscenza non ruota intorno all'oggetto conosciuto, la conoscenza ruota intorno al soggetto conoscente. Come prima di Copernico la Terra era il centro dell'universo e il Sole ruotava intorno, così prima di Kant la conoscenza ruotava intorno all'oggetto e il soggetto ruotava intorno. Dopo Copernico.
il sole è il centro dell'universo e la terra e i pianeti sono in periferia, così dopo Kant la conoscenza ruota intorno al soggetto uomo conoscitivo, il quale fa delle esperienze, il quale con i sensi raccoglie il materiale, ma poi con le strutture a priori, con i principi sintetici a priori della propria mente, struttura, immagazzina, rielabora i dati sensibili. Dunque la conoscenza... è l'incontro tra le strutture aprile della mente umana e il materiale derivato dall'esperienza.