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Riflessioni sul Totalitarismo e i suoi Regimi

Il totalitarismo è uno dei concetti più importanti nel nostro linguaggio politico. Vuol dire una dittatura, ma non qualunque dittatura. Solo quelle dittature che cercano di imporre la loro presenza in tutti gli aspetti della vita di un po'. Un termine che nei linguaggi di noi storici indica soprattutto le due peggiori dittature che l'Europa ha conosciuto nel XX secolo, la Germania di Hitler e l'Unione Sovietica di Stalin. I paesi dei campi di concentramento, della polizia segreta, degli arresti arbitrari, delle condanne a morte in segreto. Ma se andiamo a vedere come è nato e quando ha cominciato a essere usato nella politica europea il termine totalitarismo, ecco per noi italiani c'è una sorpresa, che questa parola non è stata coniata per parlare di Hitler o di Stalin, è stata coniata per parlare di Mussolini. Il primo a usarlo probabilmente all'indomani della marcia su Roma è Giovanni Amendola, giornalista e uomo politico antifascista che di lì a poco sarà ucciso dai fascisti. Amendola è il primo a dire che i fascisti vogliono impadronirsi del potere e non lasciare Non è possibile sopravvivere a nessun tipo di opposizione, questo lui chiama totalitarismo, è un uso ancora, non voglio dire ingenuo, ma semplice del termine e in questo stesso senso lo usano i principali leader antifascisti nei pochi anni in cui si sono riusciti a rinforzare la sua vita. in cui in Italia Mussolini consente ancora una parvenza di opposizione. Lo usa Don Luigi Sturzo, fondatore della democrazia cristiana, lo usa Lelio Basso, socialista. Tutti dicono che il fascismo è totalitario e intendono dire che vuole prendersi tutto il potere e non lasciare nessuno spazio agli altri. Ma la cosa straordinaria è che a un certo punto il fascismo accetta questa definizione. E'una definizione come avete visto che è stata coniata dagli... agli avversari, che aveva un sapore negativo, ma a un bel momento Mussolini accetta di farsene carico. Nel 25, all'indomani del delitto Matteotti, nello stesso momento in cui accetta di dire io sono responsabile del delitto Matteotti e di fatto con le leggi fascistissime mette fine alla democrazia in Italia, ecco in quel momento Mussolini accetta anche di dire che l'obiettivo del fascismo è proprio quello, costruire uno stato totalitario. nell'ideologia fascista totalitarismo vuol dire che lo Stato dominato dal partito fascista in Italia deve essere tutto che non ci deve essere niente al di fuori dello Stato lo dirà Giovanni Gentile il più grande filosofo che abbia aderito al fascismo, che quando deve scrivere la voce sulla dottrina del fascismo per l'enciclopedia italiana, la Treccani, gentile e dice per il fascista tutto è nello Stato e al di fuori dello Stato non c'è nessuno. non c'è niente, specialmente niente che valga la pena. E in questo senso, dice Gentile, il fascismo è totalitario. Nell'esperienza degli italiani poi il totalitarismo vuol dire qualche cosa di più banale, l'oppressione del partito fascista che è presente dappertutto e a cui non si può sfuggire, che irregimenta tutti, mette tutti in camicia nera. Ma sta di fatto che se uno guarda la lingua che si parlava in Italia durante il ventennio fascista, ecco, si rimane spaesati. Perché noi oggi diamo per scontato che totalitarismo è una brutta parola e invece per esempio democrazia è una parola positiva. Se uno legge i giornali italiani di quell'epoca non è così, è tutto il contrario. Nell'agosto del 39, quando sta per scoppiare la seconda guerra mondiale, e Hitler all'improvviso sorprendendo il mondo si è alleato col suo peggior nemico Stalin, il patto Molotov-Ribbentrop. E questo ovviamente provoca enorme sorpresa e sconcerto. nel mondo. In quei giorni i giornali italiani esultano dicendo i paesi democratici sono in difficoltà, i paesi antitotalitari sono sconcertati e per chi legge i giornali italiani questo vuol dire che appunto noi che siamo totalitari siamo il futuro. Democrazia è una cosa vecchia del passato, essere democratici vuol dire essere smidollati. La cosa curiosa è che mentre il termine totalitarismo è stato inventato per parlare del fascismo e poi il fascismo stesso se l'è posto come obiettivo la costruzione di un regime totalitario, oggi in realtà gli storici non sono più tanto d'accordo sul fatto che veramente Mussolini poi ci sia riuscito a costruire il totalitarismo. Alcuni pensano di sì e fanno notare che comunque in ogni caso... La dittatura di Mussolini è qualcosa di nuovo nella storia, di regimi autoritari che non lasciavano libertà, che non permettevano l'opposizione, ce ne erano già stati tanti in passato. Quello di Mussolini è il primo regime che non vuole però escludere le masse dalla partecipazione, le vuole far partecipare, per forza, irregimentate, costrette a marciare, costrette ad andare alle riunioni e alle adunate oceani. ma le masse devono essere in modo appunto totalitario dominate dallo stato fascista. In questo senso alcuni storici dicono sì sì, il regime di Mussolini è totalitario. Altri fanno notare che però è l'Italia stessa. per la sua complessità che non può essere ridotta a un regime totalitario. Pensiamo a cos'è l'Italia di Mussolini dove c'è ancora la monarchia per esempio. Mussolini vecchio repubblicano che detesta il re e i Savoia però non è mai riuscito a liberarsene e quindi durante tutto il ventennio la dittatura del duce coesiste con la monarchia, col ruolo del re, della famiglia reale, della corte che non hanno un grande potere concreto ma ci sono e sono molto visibili. questo vuol dire che il fascismo non è veramente totalitario. E poi c'è la Chiesa, la Chiesa che è un'enorme organizzazione internazionale ma che ha il suo centro, la Chiesa Cattolica dico, in Italia, a Roma, la Chiesa che con i patti lateranensi, il concordato del 29, accetta di benedire il regime fascista, è forse il più grande successo politico di Mussolini, però è chiaro che la Chiesa intende usare il regime, si sente superiore. superiore, ha obiettivi che vanno ben al di là del supporto al regime fascista e con la Chiesa il regime comunque deve fare i conti. E poi in Italia c'è la grande industria, le grandi famiglie di industriali come gli Agnelli, i Pirelli, i quali sono così potenti che non sono neanche costretti a essere fascisti. Certo collaborano col fascismo ma in un certo senso dal di fuori e il fascismo deve negoziare con loro. Ecco in questo senso appunto sembra più logico riservare la categoria di totalitarismo a regimi molto più efficienti di quello mussoliniano. Il primo che parla di totalitarismo a proposito dell'Unione Sovietica di Stalin è Trotsky nel 1936, nel suo libro La rivoluzione tradita. Trotsky, grande protagonista della rivoluzione d'ottobre, poi sconfitto da Stalin nella lotta per il potere, costretto all'esilio, qualche anno dopo Trotsky sarà assassinato dai sicari di Stalin. Ecco, Trotsky nel 1936 scrive questo libro, La rivoluzione tradita, in cui denuncia l'Unione Sovietica di Stalin, che non è quello che noi volevamo fare, non è quello che noi comunisti volevamo, dice Trotsky. Assomiglia piuttosto alla dittatura di Mussolini. Trotsky evidentemente non conosce così bene l'Italia fascista, non si è posto il problema se davvero sia un paese totalitario o no, ma quello che gli interessa è denunciare l'Unione Sovietica di Stalin come l'esempio peggiore di totalitarismo. E poi dopo... Seconda guerra mondiale, quando il regime nazista ormai è sparito ma rimane nella memoria di tutti. E invece l'Unione Sovietica è lì, Stalin è lì, siamo in piena guerra fredda. Esce un libro fondamentale che è il libro di Hannah Arendt. la filosofa tedesca, le origini del totalitarismo. Ed è proprio Hannah Arendt che per prima dice il fascismo italiano lasciamolo fuori, è un'altra cosa. I due totalitarismi sono quello sovietico e quello nazista. E certo, è facile mostrare che questi due paesi hanno molte cose in comune, abbiamo detto, i campi di concentramento, la polizia segreta, gli arresti arbitrari, il terrore. è curioso che se uno va a vedere a livello ideologico i nazisti in realtà non si riconoscevano come invece aveva fatto Mussolini nell'idea totalitaria i nazisti si sono sempre presentati innanzitutto come i grandi nemici del comunismo Preferivano che fosse il comunismo di Stalin ad avere, come dire, il marchio di fabbrica totalitario. Se uno va a leggere i propositi di Hitler nel suo Mein Kampf, Hitler lì si propone appunto come il grande nemico del comunismo. e quindi il difensore dell'individualismo occidentale. E quando la Germania nazista sarà in guerra con l'Unione Sovietica, il dottor Goebbels, il capo della propaganda nazista, dirà vinceremo noi perché noi rappresentiamo l'Occidente, l'Europa, i valori umanistici, i valori dell'individuo, mentre i comunisti di Stalin hanno costruito un sistema in cui l'individuo non esiste più, in cui l'uomo non esiste più, in cui l'uomo... è ridotto a macchina. Questa è propaganda, naturalmente. Chi analizza il funzionamento reale del regime nazista ci vede tutti gli aspetti del totalitarismo. A partire dal fatto che nella Germania nazista già all'indomani della presa di potere di Hitler non può esistere nessuna organizzazione, nessuna associazione che non si sia allineata, come dicono loro, che non sia diventata nazista. Non ci possono essere neanche i Boy Scout. Ci possono essere solo i Boy Scout nazisti. nazisti. Ecco, detto tutto questo, una riflessione sull'uso che noi facciamo del concetto di totalitarismo non deve fermarsi qui alle somiglianze tra l'Unione Sovietica di Stalin e la Germania nazista. È un rischio che si corre troppo spesso, anzi, un po'perché qui in Occidente l'Unione Sovietica ha continuato sempre a essere considerata come un nemico da battere e quindi andava bene a tutti sottolineare la sua somiglianza che c'era. al tempo di Stalin, con la Germania di Hitler, ecco un po'per questo, un po'per pigrizia mentale, troppo spesso ci comportiamo come se una volta stabilito che sia la Germania hitleriana, sia l'Unione Sovietica di Stalin sono paesi totalitari, ecco, avessimo detto tutto. Come se avessimo dimostrato che sono la stessa cosa e che tutto il resto del mondo invece è diverso. Come se il mondo del Novecento fosse stato diviso in due campi così netti. E questo è uno sbaglio, vuol dire non capire. più non ricordare più come era fatto quel mondo perché è verissimo che l'unione sovietica di stalin assomigliava alla germania nazista avevano campi di concentramento molto simili prima che i nazisti ci mettessero anche le camere a gas che i sovietici non ci hanno mai messo Ma altri aspetti invece sono sorprendentemente diversi. La Germania di Hitler era un paese fondato su una concezione raziale, sull'idea del popolo eletto, i tedeschi, e gli altri popoli inferiori, fra cui noi italiani. naturalmente, e poi i subumani da eliminare, gli ebrei, gli zingari. Ecco, in Unione Sovietica non c'era niente del genere. Se invece uno va a cercare un paese che negli anni 30 aveva una politica razzista, molto precisa e ufficiale, ecco con grande sorpresa scopriamo che gli Stati Uniti, la più grande democrazia del mondo di allora, erano un paese ufficialmente razzista, dove c'era una politica razziale, dove la popolazione era censita per razze, lo è tuttora fra parentesi, ma dove soprattutto in una parte dell'Unione i neri erano discriminati concretamente, non avevano diritti politici e non gli era permesso sedere nell'autobus. Grazie. sui posti riservati ai bianchi. Vogliamo dire che gli Stati Uniti assomigliavano all'Unione Sovietica o assomigliavano alla Germania nazista? Beh sì, assomigliavano alla Germania nazista se parliamo di politica raziale, pur non essendo in nessun modo un paese totalitario. E se guardiamo alla politica eugenetica che faceva la Germania di Hitler, con l'idea che si potesse migliorare la specie umana, eliminando gli esseri inferiori e soprattutto impedendo alle persone tarate di procreare, ecco, queste cose sono le cose che si possono fare. Queste cose si dicevano nei più civili paesi d'Europa all'epoca, si dicevano e si mettevano in pratica, si provavano a mettere in pratica nei paesi della Scandinavia per esempio. Questo non significa che uno possa fare delle graduatorie e dire... in fondo Stalin è stato meno spaventoso di Hitler, non è questo il punto. Il punto è di avere ben chiaro che quando usiamo questa categoria così affascinante e così comoda, totalitarismo, non dobbiamo credere che basti per spiegare tutto.