Nel mondo romano non c'era una vera e propria scuola di stato come oggi. La scuola gratuita e obbligatoria per tutti è infatti una conquista moderna, figlia dell'illuminismo settecentesco. Nel mondo romano l'istruzione era affidata alla famiglia che provvedeva in base naturalmente alle sue possibilità anche economiche. Diciamo che nella prima infanzia, anzi nell'infanzia fino più o meno ai settecentesci.
anni di vita il bambino veniva educato dal padre e dalla madre, mentre successivamente poteva o essere affidato a un pedagogo privato che in molti casi era uno schiavo di origine servile, oppure andava alla scuola. Scuola, che è il termine da cui poi deriva la nostra scuola, era un ambiente molto diverso da oggi. Ecco, non ci dobbiamo immaginare un edificio adibito proprio all'istruzione, perché molto spesso lo spazio riservato alla scuola potrebbe essere poteva essere anche all'aria aperta, a volte si trovava vicino a una via trafficata dalla quale magari era diviso soltanto da una tenda, quindi si trattava anche di ambienti piuttosto rumorosi, dove il maestro insegnava sulla catedra, che non era una scrivania ma era semplicemente una sedia con dei braccioli e i suoi discipuli, quindi i suoi allievi, lo ascoltavano seduti su degli sgabelli e tenendo sulle ginocchia delle tavole cerate.
Le tavole cerate erano il corrispettivo dei nostri quaderni ed avevano un margine di legno ed erano poi cosparse di questa cera piuttosto scura, sulla quale i bambini scrivevano utilizzando un bastoncino che si chiamava stilus o grafium, che da una parte aveva una parte appuntita con la quale appunto incidevano le lettere, mentre dall'altra parte aveva una specie di spatola che serviva per cancellare. E infatti in latino per dire cancellare o correggere si dice dice anche proprio vertere stilum, ovvero girare lo stile. La carta esisteva sì, ma col termine carta si intendeva il foglio di papiro o il foglio di pergamena, che era un materiale estremamente prezioso e quindi sicuramente non veniva utilizzato a scuola dai bambini. A questo ambiente così semplice, ma potremmo forse dire anche così squallido, corrispondeva anche una scarsa considerazione sociale degli insegnanti.
Sappiamo per esempio che l'equivalente di un attuale maestro di scuola primaria guadagnava davvero poco. Dalle dictum de praxis di Diocleziano, quindi siamo all'inizio del IV secolo d.C., sappiamo che il maestro di scuola guadagnava circa 50 denari al mese per alunno, il che vuol dire che per raggiungere lo stipendio di un operaio specializzato, di un artigiano, doveva avere almeno 30 bambini naturalmente. poi tutti i giorni del mese. Ma entriamo ora nel vivo del percorso scolastico del Puer Romanus.
Quella che di cui dicevamo prima che corrisponde alla nostra scuola primaria aveva come maestro il litterator e si chiamava Ludus Literarius. Naturalmente i bambini Imparavano a scrivere, a leggere, a fare un po'di conti con dei metodi che la attuale moderna pedagogia considererebbe decisamente poco ortodossi. Un esempio famoso è quello del poeta Orazio che ci racconta del suo magister, appunto del suo maestro che si chiamava Orubilio. E lo definisce Plagosus, quindi manesco, perché i metodi prevedevano anche l'uso delle botte e delle pene corporali. In realtà Orbiglio, il maestro di Orazio, non era un litterator, ma era un grammaticus.
ovvero era il maestro di quella che oggi considereremmo la scuola secondaria di primo grado, insomma la vecchia scuola media. In questo caso il programma prevedeva la lettura e l'analisi di testi in lingua sia greca che latina e molto spesso venivano non soltanto imparati e analizzati, ma anche proprio memorizzati, imparati a memoria. Naturalmente il canone degli autori che venivano studiati cambiò molto nel tempo.
nel corso del tempo e se inizialmente erano solo gli autori di età arcaica, in un secondo tempo entrarono anche autori come Virgilio, come Orazio, come Cicerone per la prosa. Chi accedeva però al terzo step, ovvero quella che noi oggi chiamiamo la scuola secondaria di secondo grado, ovvero i licei, erano davvero in pochi perché la maggior parte dei ragazzi di ceto medio si fermava alla scuola appunto del grammaticus. La scuola secondaria, l'attuale diciamo, il corrispettivo dell'attuale secondaria di secondo grado era la scuola del RETOR ed era il professore di eloquenza che aveva anche maggiore prestigio e uno stipendio più alto.
Quello che si imparava nella scuola del RETOR era principalmente l'arte oratoria, ovvero l'arte di saper parlare bene in pubblico ed era naturalmente importantissimo per i ragazzi perché costituiva uno strumento fondamentale per poter accedere alla carriera politica e quindi al cursus honorum. In questo caso il programma prevedeva la lettura e l'analisi delle opere dei più grandi oratori della tradizione greca e latina. La tipica esercitazione era costituita dalle controversie e dalle suasorie. Le controversie erano dei discorsi immaginari, fittizi, inventati, in cui si doveva sostenere prima una tesi, un'idea e poi la tesi contraria e molto spesso il tema era preso o dalla giurisprudenza oppure anche dalla mitologia perché erano storie inventate.
Le suasorie invece erano esercitazioni in cui i ragazzi dovevano imparare appunto a convincere qualcuno a fare o a non fare qualche cosa, insomma a prepararsi non soltanto per l'attività politica ma anche per l'attività di oratore inteso come avvocato, quindi giudiziaria. di questo ciclo di studi soltanto naturalmente chi poteva permetterselo faceva quello che oggi chiameremmo un viaggio studio naturalmente in Grecia la patria della cultura e di solito si recava ad Atene dove c'erano le più importanti scuole di filosofia e di retorica dove il percorso scolastico del Puer divenuto ormai Vir, uomo, veniva perfezionato.