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La Critica del Giudizio di Kant

La critica del giudizio. Oggi affrontiamo e introduciamo la critica del giudizio che è la terza critica kantiana. Il proiettile del criticismo kantiano è caratterizzato dall'elaborazione, dalla scrittura di tre appunto critiche. La critica della John Purr, la critica della John Pratt e la critica del giudizio. La critica del giudizio è l'opera in cui Kant affronta il tema del... giudizio riflettente, che si divide in giudizio estetico e giudizio teleologico, e ci torno. Il giudizio riflettente ha dunque a che fare con il sentimento. La critica del giudizio è l'opera in cui Kant affronta il tema del sentimento. E dunque la domanda che sottostà la critica del giudizio è che cos'è il bello. Qual è il fine ultimo della natura, delle cose? Dunque, la critica del giudizio va a affrontare un tema che le altre due critiche non hanno appunto affrontato, che hanno lasciato in parte in sospeso. Perché la critica della ragione pura ha risposto alla domanda che cos'è il vero e ha fondato la conoscenza. Kahn, nella critica della ragione pura, ha fondato la conoscenza. e ha studiato il mondo come mondo naturale, meccanico. È un mondo deterministico, quello affrontato dalla critica della ragione pura, cioè il mondo della fisica e della matematica, che Kant ha detto sono delle scienze vere e valide perché sono figlie dell'incontro tra l'esperienza sensibile i dati che provengono da essa, e la struttura prioristica, le intuizioni pure di spazio e tempo, le dodici categorie a priori e poi appunto gli opens come unità percettiva che coordina il materiale ricevuto dai sensi e l'attività appunto delle forme a priori. Dunque nella critica della ragione pura Kant ha fondato la matematica, le scienze, ha fondato la conoscenza umana, conoscenza di tipo empirico e aprioristico, ha compiuto la rivoluzione copernicana gnosiologica, cioè c'è detto che la conoscenza deriva dall'uomo, dalla sua sensibilità e dalla sua categoria a priori, ma questa categoria e questa sensibilità portano a una conoscenza universale perché tutti gli uomini possiedono. Lo stesso modo di fare esperienza, le stesse categorie, le stesse intuizioni di spazio e tempo. Ha fondato soggettivamente la conoscenza sull'uomo, ma una conoscenza appunto universale, perché tutti gli uomini la compiono nello stesso modo. E ha stabilito che dal punto di vista della conoscenza e di quel modo deterministico, meccanico delle scienze, la metafisica non è appunto una scienza, non rientra in questo panorama. non rientra in questa prospettiva. La conoscenza verevaida è quella empirica prioristica. La metafisica trascende alla borria di andare oltre esperienza e per questo non è una scienza. Nella critica della ragion pratica, Kant si è posto a domanda che cos'è il giusto quando un uomo è morale. e ha fondato una morale autonoma, il Today perché devi, e ha compiuto una rivoluzione copernicana in ambito non più gnosiologico ma etico morale, perché la moralità non dipende dalle cose esterne, non è una morale terronoma, non è una morale che deriva dall'esterno, non è una morale ipotetica del se vuoi allora fai, non è una morale imposta dall'esterno, è una morale che nasce dall'interno dell'uomo, da quello imperativo. categorico il tu devi perché devi. Dunque la moralità trova le proprie radici, affondare radici nell'uomo e poiché tutti gli uomini hanno la possibilità di questo slancio etico morale, tutti gli uomini hanno la possibilità di essere giusti. Ma in questa opera Kant è andato al di là del mondo deterministico, perché il mondo della libertà e della volontà, perché se noi fossimo robot programmati per il tu devi perché devi... Noi non saremmo morali perché le nostre azioni uscirebbero dal nostro corpo perché il programmatore ha innestato in noi un software che fa sì che noi ci possiamo comportare solo in quel modo. Invece la moralità ha come fondamento un'ipotesi che nella scienza non vale, che questo mondo sia il mondo della libertà. Noi non sappiamo se questo mondo sia necessario o libero. Ci dice Cannella, critica la John Pura. ma il mondo della pratica ci dice vivi come se questo mondo fosse il mondo della libertà, così puoi essere morale. Perché se non c'è libertà, l'azione di dire aiuto la vecchietta a traversare la strada o investo la vecchietta non avrebbe valore, è chiaro? Decido di dire no alla guerra o sì alla guerra, di essere razzista o di non essere razzista. La moralità deve prescindere, non deve prescindere dalla libertà, deve fondare sulla libertà. Io devo essere libero di poter dire tra. Schernire il mio compagno perché è sovrappeso, tra occupare il posto auto di un disabile e non farlo, tra schernire e non farlo, c'è la mia scelta libera. Scelgo il tu devi perché devi, usando l'altro, rappresentando l'altro sempre come un fine ma solo come un mezzo. Quando io scelgo liberamente la morale, allora io sono effettivamente un uomo eticamente giusto. Mondo della necessità, critica la ragion pura. Mondo della libertà, critica la ragion pratica. Manca un mondo da analizzare, che è il mondo del sentimento, che è il mondo appunto della facoltà del provare sentimento. Ragione conoscitiva, ragione etica, ragione sentimentale. Giudizio sintetico, analitico, occupato nella critica da John Poole, dicendo quello sintetico a priori è cosa scienza, giudizio etico, critica da John Pratica, giudizio riflettente, perché i sentimenti hanno a che fare con i giudizi riflettenti e di questo Kant si occupa nella critica del giudizio, è chiaro, del giudizio riflettente. Il giudizio riflettente, cioè quello di esprimere una valutazione, è tipico, ci dice, del uomo. L'uomo non può fare a meno di esprimere giudizi valutativi. Adesso leggeremo anche alcuni passaggi. Il giudizio riflettente non è il giudizio della scienza. Il giudizio riflettente è il giudizio dell'uomo che riflette sulla natura ed esprime dei giudizi attraverso il sentimento. I giudizi riflettenti, dice Kant, si dividono in due. Il giudizio riflettente estetico e il giudizio riflettente teleologico. Partiamo dal primo. Il giudizio riflettente estetico è un giudizio immediato. È tendenzialmente il giudizio di bello o di non bello. È un giudizio che sentimento puro, cioè parte dalla nostra mente, ok? deriva a priori anch'esso ed è quello che noi esprimiamo immediatamente quando entriamo in contatto con qualcosa, entriamo in contatto con un panorama, bello, entriamo in contatto con un quadro, bello, non è bello, è un giudizio immediato che noi viviamo in maniera immediata, cioè noi cogliamo in maniera intuitiva la finalità della natura. Un bel paesaggio lo avvertiamo immediatamente, un bel tramonto lo individuiamo immediatamente, lo cogliamo immediatamente, un bel gesto atletico, un gol, una schiacciata a pallavolo, un tiro da tre punti a basket, un'esibizione di ginnastica artistica, di ginnastica ritmica, il gesto atletico, noi lo cogliamo come bello o non bello immediatamente, non ci stiamo. a riflettere cercandone il fine e concettualizzandolo, ma è il giudizio riflettente estetico immediato. Bellissimo! Mai visto questo paesaggio? Questo tramonto mi sta rapendo, va bene? Talmente bello! Il giudizio riflettente estetico dunque è caratterizzato dall'immediatezza e dunque non da una concettualizzazione, da una rilaborazione molto lunga. Giudizio riflettente estetico. Poi abbiamo il giudizio riflettente teleologico, da telos che in greco significa fine. Il giudizio estetico, il giudizio riflettente teleologico invece è un giudizio che noi pronunciamo e maniamo in seguito ad una concettualizzazione, in seguito ad un ragionamento, cioè noi applichiamo la nozione di fine a quanto stiamo osservando, a quanto stiamo vedendo. Ad esempio posso dire, sto guardando un grattacielo e dico ah, questo grattacielo serve Bello, serve agli uffici di questa banca. Bello questo ospedale, serve per il ricovero di primo soccorso di... Quindi è legato all'utile. È legato al fine, io rifletto sul fine. Bellissima questa torre di controllo, altissima, bella. Serve proprio ad avvisare... gli aerei a comunicare, è bello questo faro, utilissimo, serve per comunicare alle navi eccetera eccetera. Dunque è legato al fine, sia una natura naturale, bello questa baia, è bello passare del tempo qui, portare i bambini a giocare perché non ci sono delle rocce, il fie di portare i bambini a divertirsi io lo concettualizzo, ci ragiono, dunque una natura naturale, oppure qualcosa di artificiale, la torre, il faro, eccetera. Quando noi esprimiamo un giudizio teleologico pensando, ragionando sul fine, pensando al fine e dunque ragioniamo sulle finalità di quello che noi stiamo guardando, ebbene stiamo esprimendo appunto un giudizio teleologico. Un giudizio teleologico è proprio questo, va bene? Riflettenti immediato. teleologico invece è ponderato ponderato vuol dire elaborato vuol dire concettualizzato due tipi di giudizi che hanno a che fare con il sentimento, noi valutiamo la valutazione matematica è diversa la valutazione del calcolare perimetro di calcolare i volumi il giudizio invece è etico un giudizio valoriale, giusto o sbagliato qui stiamo giudicando invece se è bello o non è bello qual è il fine e ragazzi il fine è una cosa di grandissima portata filosofica. Perché io facilmente posso dire qual è il fine del portapenne, qual è il fine del telecomando, qual è il fine delle montagne, il fine del fiume, il fine di un gatto, di una mucca è un problema, il fine di uno spindolo ci ha già detto che l'uomo antropocentrico e anche arrogante e violento considera gli animali Finalizzati alla sua alimentazione. Per non parlare nel circo, lo finalizziamo al nostro divertimento. O agli animali domestici, ok? A tenerci compagnia mentre altri animali li uccidiamo e li mangiamo. Il fine qual è del pollo? Diventare un mech-chicken è quello il fine. L'uomo glielo impone quel fine lì. E il fine del gatto qual è? Il gatto che è animale domestico tiene compagnia e invece il pollo diventa, gli scarti del pollo, mangime. in scatola, per il nostro gatto invece domestico, il cui fine è tracciare compagnia, mentre il fine dell'altro è alimentare il gatto che non è nessun animale e che ci tiene compagnia. Siamo noi che esprimiamo questi giudizi teleologici, cioè che diamo dei fini alle cose, tendenzialmente noi uomini. Il giudizio teleologico è molto, molto difficile. Qua è il fine del vivere, alziamo il tiro, del morire. Qua è il fine di una malattia, cioè il giudizio teleologico, che il democrazo direbbe Ma io studiando la natura non lo devo neanche cercare, tutto avviene meccanicamente perché deve venire, poi noi proviamo a darci delle spiegazioni, però quel spellerlo, il giudice teologico, ci ritorna, soprattutto ci ritorna, non qual è il fine di mangiare le patatine stasera, quello lì non ci pensiamo, guardate un fiore, qual è il fine di questo fiore? Ma quando cominci a pensare alla scuola? agli insuccessi, all'amore, al tradimento, alla malattia, alla morte, alla sofferenza, ma qual è il fine del mio soffrire, del mio ammalarmi? Se c'è, meccanicamente il dottore ti dirà lei ha questa malattia perché le cellule si sono ammalate, per questo e per questo motivo, la malattia procederà così, mi ha spiegato meccanicamente e sono tranquillo. Tu torni e dici, ma qual è il fine? Ho vent'anni, mi sono ammalato. Perché io e un altro? Queste sono tematiche tipiche del giudizio riflettente teleologico, va bene? Oggi vediamo insieme, vediamo in due lezioni architettiche del giudizio, partiamo dal giudizio estetico che ruota intorno alla nozione, concettualizzazione, alla categoria a priori di bello. Così recuperate quegli esempi che ho fatto prima. Il bello. Che cos'è il bello? Kant ha l'ambizione nella sua rivoluzione. copernicana estetica di dare una definizione di bello e il bello per Kant non è ciò che piace, il bello è un bello universale. Vediamo quali sono le caratteristiche del bello. Innanzitutto secondo Kant la bellezza va definita secondo quattro criteri. Secondo il criterio della qualità, secondo il criterio della qualità, il bello è ciò che viene giudicato in maniera disinteressata, secondo il disinteresse. Il bello è un oggetto di piacere disinteressato. Quando io osservo un oggetto e senza che ne abbia un interesse lo giudico bello, quello è già un percorso di bellezza, quello è un criterio di bellezza. Il bello dunque è ciò che è giudicato. totale senza interesse. Ad esempio io servo una vigna e dico, immaginate siete nel Monferrato o siete nelle Langhe, voi osservate dall'alto le Langhe, io non penso che nessuno dica di fronte a quei vigneti curati, tutte quelle colline che sembrano dipinte, che brutto, diciamo bello, poi vediamo il perché tutti diciamo bello. Ma nel dire bello, in base al criterio della qualità, voi non state pensando che bello, cioè quanta uva per fare del vino, quanto guadagno da quel vino venduto. Se voi state giudicando bello la vigna perché state pensando i soldi che ci farà il proprietario, non siete nel giudizio disinteressato dell'oggetto bello. È chiaro? Bello quel corpo, eh? Adesso io quel corpo lì lo prendo e lo ottimizzerò e lo esporrò nel mio circo, non lo sto giudicando bello nel mio atelier, non lo sto giudicando bello in maniera disinteressata, ma sto pensando ai soldi che farò. È chiaro? Prima definizione di bellezza, secondo il criterio della qualità, e la bellezza disinteressata. Secondo criterio, criterio della... quantità, in questo caso l'oggetto quantità, secondo il criterio della quantità l'oggetto è giudicato bello in maniera universale senza concettualizzazione, cioè quando io giudico un oggetto bello senza concettualizzarlo, cioè un qualcosa che va al di là della concettualizzazione. Vi faccio un esempio. Io giudico bello una cosa senza andare a recuperare il concetto di bellezza tipico di quella cosa. Ad esempio, bello perché risponde ai canoni di bellezza elaborati dal neoclassicismo. Io penso al concetto di bellezza dei neoclassici. al concetto di bellezza dei romantici, dei greci, dei romani, prendo quella concettualizzazione che ha una quantità, la applico e dico che è bello. Prendo la struttura del canto polifonico, gregoriano, prendo i versi dell'endecassillabo e dico ah sì, poiché questa poesia, questa canzone risponda a questa concettualizzazione, a questo canone, questo è bello. Prendo il concettualizzazione di un film tarantiniano, prendo e dico è bello perché quel film rispecchia i canoni concettuali, quantitativi anche, del cinema tarantiniano. Avete qui benissimo in mente, spero che avete visto, l'attimo fuggente quando l'insegnante non fa strappare, ragazzi, quelle metriche, quelle analisi quantitative delle poesie, dicendo la poesia ti deve dare delle emozioni. Io vi posso dire che i canoni sono questi. Poi andate a un museo, i canoni che vi ha spiegato la vostra storia dell'arte, li conoscete, ma a voi quel quadro non piace, a voi quella scultura non piace, perché il bello ha a che fare con l'estra-conceptualizzazione. Ragazzi, siete ai livelli più alti della filosofia qua, ci sono livelli altissimi. Kant ci sta dicendo, vi sta anche concettualizzando lui che cos'è la bellezza. Perché di fronte a un quadro, ok, uno può esserne rapito? dire che è bello senza averne addirittura la concettualizzazione. Devo andare a lezione dal plesimio professore di storia dell'arte per dire che un quadro è bello? No. Là la concettualizzerò la storia dell'arte, ma io ho saputo giudicarlo bello a prescindere da quelle lezioni, perché in base alla quantità il giudizio estetico è extra-concettuale, al di là dei concetti. È chiaro? Terza categoria di bellezza, terza definizione di bellezza in base al criterio della relazione. In base al criterio della relazione io giudico bello un oggetto in quanto esso è percepito senza uno scopo, senza una finalità. Ovviamente è collegato al concetto di prima ed è collegato al disinteresse ancora prima. Cosa vuol dire? La bellezza è tale quando è percepita senza un fine, quando è percepita senza uno scopo, quando è un gioco di bellezza di per sé, non c'è una finalità, ti giudico bello perché poi voglio passare una serata con te, giudico belle le tue poesie, il tuo capo di scrivere perché poi ti voglio assumere nella mia ditta, nella mia casa editrice, quando io giudico bello... senza che vi sia uno scopo, senza che vi sia un interesse, quando prevale il disinteresse. Quello è. Però in questo caso il disinteresse diventa proprio l'assenza di uno scopo. La bellezza è gioco, è un gioco, un rapporto intimo, tra voi la cosa bella. La cosa bella vi piace e voi non pensate minimamente a quale sia il fine. Possiamo dire una cosa, pensate ai giochi, quando uno si diverte. quando la bellezza del gioco sta giocando senza pensare, e lì puoi magari essere un pessimo giocatore o che li squadra, senza pensare che il fine è vincere, che il fine è fare quel canestro in quel modo, avere quel passaggio in quel modo. è quello senza scopo, quando prevale la dimensione gioco potremmo dire quasi immediatezza istintuale, la bellezza è un libero gioco che genera armonie, parola importante, quando si instaura tra me e l'oggetto un'armonia, ma un'armonia libera, non finalizzata. Quando c'è proprio un'attrazione costante, carattere d'armonia e da libertà, eh? Prego. Come faccio a giudicare bello un tiro in curva? Come faccio a giudicare bello un tiro in curva? Puoi immaginare che tu sei lì e una persona che è da centrocampo ha deciso di fare questo tiro, ok? E non è andato a buon fine, però il gesto tecnico, ipotizza, l'idea che ha avuto, ok? In quel momento lì... la giudichi bello, fantastico e che dopodiché negli sport di squadra sono tutti finalizzati noi la bellezza la giudichiamo anche in base alla finalità però Kant ci dice che la bellezza autentica è quella che è senza scopo quando ad esempio in maniera quasi artistica Zidane, Cantona, Dybala, Messi fanno un qualcosa che sembrerebbe non avere nessun fine, nessuno scopo dentro gli schemi previsti. Dopodiché hanno inventato qualcosa. Il mio fine è che quando l'altro si muoverà tu farei questo passaggio qua, la finalità del tuo spostarti qui è che poi l'altro arriverà. A un certo punto le cose belle sono quelle che sono senza un fine. I pittori che dipingono senza pensare alla mostra a cui devono andare. La finalità non è l'esposizione universale. Dunque questo tipo di arte, ragazzi, non è l'arte dell'epoca del capitalismo e del mercato, in cui la maggior parte degli artisti produce per vendere, il fine è quello di guadagnarsi. Siamo verso la fine. Quarta definizione di bellezza, secondo il criterio della modalità. La bellezza secondo il criterio della modalità. Secondo il criterio della modalità, il bello è senza. Concetto, come prima, ma il contempo è fantastico, necessario. Cioè il bello è quella modalità di relazione, è quella modalità di esperienza di cui noi, anche se siamo disinteressati, anche se non ne conosciamo i concetti, anche se senza scopo, non ne possiamo fare a meno. La bellezza è ciò che rende ricco. Eccala vita, senza pensare al fatto che... Io voglio essere ricco. Provate a togliere, ragazzi, le cose disinteressate dalla vostra vita. Quelle che non vi danno accertamento sul successo, sul futuro. Però provate a togliere. Cosa sarebbe la vostra vita senza tutta una serie di cose? che fate che non rispondono però a interesse, lo faccio per un interesse, lo faccio per uno scopo, lo faccio perché ci guadagno, lo faccio perché rispondo a questi canoni e questi dettami. La vera bellezza è quella che non rispondendo né all'interesse né ai concetti né allo scopo, è per noi comunque necessaria, cioè non ne possiamo fare a meno. Allora lì potremmo arrivare a dire che la bellezza salva le nostre vite, perché? Perché la bellezza è ciò di cui ho bisogno senza neanche dovertelo spiegare. Passo questo pomeriggio seduto su uno scoglio a guardare questi pesci Quello scopo non c'è, quello interesse che ho non c'è, quella concettualizzazione non c'è, mi piace, è bello, ne ho bisogno. La bellezza come sentimento ha una dimensione di immediatezza, sì. Quel vero bello non è quello appunto concettualizzato. Qua, verso la fine, c'è un altro passaggio importante, ma la bellezza, dice Kant, ha questi bellezzi. bellezza, vanno educate le persone, perché se il bello è ciò che porta guadagno, se il bello è quello che risponde alla teoria del dottor Vattelapesca, se il bello è ciò soltanto che ha uno scopo, voi le cose belle nella vita non le sapete poi così cogliere, perché siete stati educati sin da piccolo, piccolo è il fatto che la bellezza deve rispondere a queste finalità, a questi interessi, a questi scopi, a questi concetti, invece questa bellezza, giudizio riflettente sentimentale immediata va educata e lo sapete come si fa? Lo si fa contemplando le cose belle, contemplando le cose belle. Io vengo vedere questo artista che fa street art, graffiti perché mi piace, perché è bello, vengo vedere questo giocatore di calcio, di basket perché mi piace vederlo appunto quasi a prescindere che lei mi ascu... squadra vinca o che la mia squadra perda. Questa è la bellezza, quando è disinteressata ma va educata e la contemplazione di cose belle fa sì che voi vogliate le cose belle. E qua riecheggio qualcosa di Platone, esattamente come se voi siete educati a mangiare i buoni pasti della vostra nonna, il junk food, non lo sopporterete. Come siete educati alla bellezza, a vedere le cose belle, quando incontrerete il non bello? bello, voi faticherete a passare del tempo a guardare non bello, a stare con il non bello, il bello ti rapisce, se io ti educo al bello poi vorrai il bello, anche qua è molto banale, io sono stato educato a vedere la bellezza di quella squadra, di quell'atleta, sono abituato ad ascoltare la bellezza dei Pink Floyd, delle Zeppelin e poi ascolto altre altra musica, la contemplazione di quell'altra musica, non mi rapisce, non mi soddisfa, perché? Perché io sono stato educato a ascoltare sin da piccolo i Le Zeppeli, io in generale, sono stato educato a ascoltare i Pink Floyd, adesso devo ascoltare i Moda, non li ascolto, piuttosto chiudo, va bene? Perché? Perché io sono stato abituato a quello, sono abituato alla bellezza delle torte di mia nonna, è chiaro alla mela, ho preso quella confezionata al Carrefour, non ne potete potevo fare a meno, per quel giorno serviva, però qua io anziché mangiare tre fette ne mangio mezza, perché è educato la bellezza e quando tu sei educato cambi. Che cos'è dunque il giudizio estetico? Perché possiamo parlare di giudizio estetico universale? Perché il giudizio estetico, chiudiamo, non è per Kant il piacere, Kant distingue tra il giudizio estetico di bello e il piacevole, il piacevole risponde a... anche a dei giudizi molto molto empirici, va bene? E'legato esclusivamente ai sensi il piacevole. E'piacevole la temperatura di quest'acqua, è piacevole farsi la doccia a questa temperatura, è piacevole stare sul divano perché è più comodo. La piacevolezza è molto empirica. Il giudizio estetico di Bello invece rimanda a delle dimensioni aprioristiche che hanno a che fare con... La libertà, la bellezza, è con l'armonia. Noi, quando ci rapportiamo con le cose, entriamo in rapporto con esse, mente umana e oggetto, e la nostra mente porta con sé elementi a priori, quali libertà e armonia, che si ritrova negli oggetti di Giudica Belli. Perché? Le persone possono piacerci, essere attratti, ma se una testa umana fosse nel rapporto di un terzo del corpo, noi non diremmo che quell'uomo è bello, cioè la testa è un terzo, diremmo sproporzionato, perché l'idea prioristica, però che è nell'uomo e non è nell'idea del mondo di Platone, di bellezza e armonia che abbiamo, non corrisponde a quel corpo. la cui testa è un terzo della totalità. Dunque quando noi entriamo in rapporto con le cose, noi entriamo in un rapporto intimo, uomo-mente-oggetto, e applichiamo le categorie di libertà, di armonia, all'oggetto. Se noi le riscontriamo, le ritroviamo, diciamo che è bello. Ecco una cattedrale, ecco un corpo, ecco un animale. Spesso gli animali più proporzionati e più armonici li definiamo più belli di altri. È chiaro? Perché? Guarda il cavallo. Perché il cavallo è più bello di un criceto? Perché risponde alle categorie del cavallo animale libero che corre, corpo armonico rispetto magari al criceto. Ma ti piace di più il criceto? Perché la sera è piacevolezza empirica. Ti metti davanti alla tv e coccoli il tuo criceto e ti piace. non cocco il cavallo sul divano, ma quando guardi correre un cavallo e un criceto dirai che bellezza la corsa del cavallo, non dirai altrettanto del criceto. Dunque Kant compie una vera e propria rivoluzione copernicana estetica e ci dice che la bellezza risiede nella mente dell'uomo, è un giudizio riflettente che noi applichiamo agli oggetti, poi possiamo applicare la bellezza. In maniera libera o in maniera aderente? In maniera libera vuol dire assolutamente senza nessun canone, senza nessun concetto, o altrimenti in maniera aderente, cioè rispettando dei concetti. La bellezza libera è la bellezza più istintuale, abbiamo detto quella più immediata. La bellezza invece concettuale, che è pur sempre una forma di bellezza, risiede in un percorso di educazione alla bellezza anche con dei canoni. Educazione della bellezza immediata ed educazione della bellezza con dei cari, ma entrambe le bellezze partono dal fatto che una mente che sa giudicare il bello ed ecco perché tra il fisico di Scobolo, va bene greco, e il mio, voi avete scelto quello di Scobolo.