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L'Etica di Aristotele e la Felicità

grazie Purtroppo ieri mi sono preso un raffreddore e ora mi ritrovo questa voce bassa ero incerto se venire o rinviare questo incontro poi ho deciso di venire ma vi prego di scusarmi e ascolterete una conversazione con una voce Un po' alterata Spero di riuscire comunque a farmi sentire il tema di questo nostro incontro è l'etica di Aristotele Quindi io vi presenterò il contenuto di un'opera Aristotele ha scritto opere di Etica ma la più famosa la più completa e soprattutto quella che ha avuto più fortuna nel corso della storia è la cosiddetta etica nicomachea o anche etica a nicomaco che cosa significa questo titolo nicomaco era il figlio di Aristotele quindi questo libro quest'opera è stata scritta da Aristotele per suo figlio Questo è un dato importante di cui dobbiamo tenere conto perché abbiamo a che fare con i consigli potremmo dire che un padre dà al proprio figlio nell'interesse e per il bene del figlio come deve appunto fare un padre alcuni anni fa un filosofo spagnolo Fernando savater ha pubblicato un'opera intitolata etica per un figlio così è stata tradotta in italiano e pubblicata dall'editore la terza con questo titolo Forse gli insegnanti qui presenti la ricorderanno era in circolazione una decina di anni fa l'etica per un figlio di savater che ha avuto molto successo Era semplicemente una imitazione senza che l'autore lo dicesse ma era una imitazione dell'etica maacha di Aristotele e il successo che quell'opera ha avuto è stato una ulteriore conferma della enorme fortuna che l'etica nicomachea ha avuto nel corso dei secoli direi che di tutte le opere di Aristotele il quale è stato sicuramente il filosofo più influente per millenni nella cultura occidentale di tutte le opere di Aristotele Forse questa è quella che ha avuto Maggiore successo Se avete letto o avete cominciato a leggere la Divina Commedia avrete notato che Dante il quale si fa accompagnare da Virgilio a un certo punto fa dire al personaggio di Virgilio la tua etica cioè Virgilio si rivolge a Dante e riferendosi all'etica nicomachea di Aristotele gli dice la tua etica naturalmente è Dante che ha scritto questo per mostrare come quest'opera fosse da lui prediletta e rappresentasse per lui l'opera migliore disponibile in tema di Etica ma per capirne il significato dobbiamo anzitutto risalire alla situazione storica in cui quest'opera fu concepita cioè l'antica Grecia il secolo avanti CR nella cultura greca c'è una caratteristica che distingue il modo di pensare e il modo di vivere dei Greci da molti altri popoli cioè i greci gli antichi Greci non avevano una religione trasmessa attraverso un libro avevano ovviamente una religione come tutti i popoli hanno Ma questa loro religione la religione degli Dei Zeus Atena Apollo Afrodite non si fondava su un testo scritto cioè su un'opera considerata come rivelazione di Dio come parola di Dio E questo distingue la cultura dell Grecia da quella delle grandi religioni monoteistiche fondate sulla Bibbia anzitutto l'ebraismo Sapete che per gli ebrei la Bibbia i primi cinque libri della Bibbia vengono chiamati senz'altro la legge la torà perché contengono la legge del Signore Cioè nella religione ebraica il signore dio creatore del cielo e della terra è essenzialmente un legislatore Cioè è colui che dà al suo popolo una legge e il popolo è tenuto a obbedire a questa legge Quindi quella che comunemente si chiama l'etica cioè la morale che la etica è l'equivalente greco del latino morale etos corrisponde al latino mos l'etica nella religione ebraica si fonda su una legge la legge del Signore la legge di Dio questa concezione rimane anche nel cristianesimo perché è vero che Gesù propone poi la legge dell'amore Però anche dichiara che egli non abolisce un solo yota della legge di Mosè e questa stessa concezione si trova per esempio nell'islam nella religione dei musulmani dove ugualmente Dio è fondamentalmente un legislatore la sharia la legge contenuta nel Corano Addirittura in molti paesi islamici costituisce anche il fondamento della legislazione civile ecco tutto questo di greci non accade i greci naturalmente ritenevano che bisognasse comportarsi in modo gradito agli dei i greci però non hanno una legge fondata su una rivelazione Divina hanno le leggi delle città le diverse città Atene Sparta Tebe hanno le proprie leggi o Oltre alle leggi della città ci sono come dice Sofocle nell'antigone quel capolavoro dell'antica tragedia greca ci sono le leggi non [Musica] scritte ma appunto non sono scritte sono una volontà divina che non si è espressa in una serie di comandi di e quindi quando i greci elaborano una propria morale non fanno riferimento a una rivelazione questo conferisce all'etica greca un carattere particolare che per certi aspetti la fa risultare attuale ancora oggi Perché oggi i credenti hanno come loro riferimento la morale delle rispettive religioni ebraica Cristiana o islamica ma per esempio i non credenti che non si riconoscono in nessuna religione quando praticano un etica Sono alla ricerca di un discorso che non sia fondato sulla rivelazione e da questo punto di vista l'etica degli antichi appare molto più attra molto più convincente di tante altre trattazioni di etica elaborate nel Medioevo o nel corso dell'età moderna e nell'etica degli antichi quella di Aristotele è sicuramente l'etica che ha avuto Maggiore successo Perché è stata considerata la più umana quella nella quale si possono riconoscere tutti sia i credenti sia i non credenti E allora vediamo qual è il il punto di partenza di questa di questo discorso Aristotele nelle prime battute nelle prime righe dell'etica nicomachea lo dice subito e cioè Egli dice tutte le azioni umane sono rivolte ad un fine chiunque agisce razionalmente coscientemente agisce perché ha l'intenzione di realizzare un determinato fine molti dei fini che noi perseguiamo sono a loro volta dei mezzi in vista di fini ulteriori Ma c'è dice Aristotele un fine ultimo qualche cosa a cui tutti gli uomini quando agiscono sia indirettamente sia direttamente aspirano Sì c'è questo è il bene il bene supremo l'ottimo lui dice in greco Ariston Ariston vuol dire Appunto è il superlativo di adon Che vuol dire l'ottimo e che cos'è questo bene supremo questo ottimo a cui tutti aspirano nelle proprie azioni la felicità quindi l'etica è la disciplina filosofica che riflette su come sia possibile agli uomini realizzare la [Musica] felicità questa questa tesi questa posizione per i filosofi medievali e moderni appare scandalosa mi pare di aver capito che voi fate il primo anno di filosofia Quindi non avete ancora letto Kant Ma Kant è uno dei più grandi filosofi moderni vissuto alla fine del 700 che ha elaborato anche lui un'etica un'etica completamente diversa da quella di Aristotele Kant si sarebbe scandalizzato se qualcuno gli avesse detto che l'etica ha come fine la felicità K diceva la felicità è qualche cosa a cui tutti sono portati per natura tutti desiderano è una è è il fine di una inclinazione naturale e dice Kant non c'è nessun merito nel seguire le proprie inclinazioni naturali perché per cant invece l'etica deve procurare dei meriti l'etica deve insegnare la legge morale una legge che non è più la legge di Mosè o la legge di Maometto e neanche la legge di Gesù secondo Kant perché queste sono leggi date da altri e quindi danno vita a un'etica eteronoma eteronoma vuol dire basata su una legge Nomos data da altri Kant al contrario vuole costruire un'etica autonoma in cui Cioè l'uomo si dia da se stesso autos in greco la propria legge il proprio Nomos Ma come vedete anche in Kant l'etica continua ad essere fondata su una legge la cosiddetta legge morale la legge del dovere pr Era la cosa più importante che esistesse al mondo egli diceva il Cielo Stellato Sopra di me e la legge del dovere dentro di me sono le due cose di maggior pregio che esistano e quindi per l'idea che l'etica aiuti a realizzare la felicità è un assurdo è un non [Musica] senso Invece per i greci No in questo Greci non solo Aristotele ma anche Socrate anche Platone anche gli stoici anche gli epicurei tutti i greci erano d'accordo che il fine ultimo dell'uomo è la felicità Perché se l'uomo non aspira ad una qualche felicità che motivazione può avere nel compiere certe azioni se si prescinde con completamente dalla felicità l'etica perde qualunque motivazione non essendoci come abbiamo già detto la preoccupazione di obbedire alla volontà Divina quale altra motivazione può avere l'etica se non fa riferimento in qualche misura alla [Musica] felicità una studiosa americana di filosofia Antica Giulia annas ha scritto un bellissimo libro che è stato anche tradotto in italiano con un titolo sbagliato perché nel Tit nella traduzione italiana il libro si riferisce all'etica degli antichi appunto degli Aristotele degli stoici degli epicurei e nella traduzione italiana gli hanno messo come titolo la morale della felicità in realtà sia l'etica di Aristotele sia quella degli epicurei sia quella degli stoici ha come fine la felicità ma il titolo originale del libro di Giulia hannas era in inglese The morality of Happiness quindi la moralità della felicità non la morale della felicità e cosa vuol dire la moralità vuol dire che con questo titolo l'autrice voleva mostrare che per gli antichi Greci la ricerca della felicità ha un carattere morale è una questione di moralità non è immorale Come può sembrare dal punto di vista di Kant Ovviamente questo si capisce se dopo aver visto che cosa si deve intendere per felicità Perché se uno crede che la felicità sia fare quello che si vuole quello che di momento in momento i propri desideri o le proprie passioni ci suggeriscono Beh allora è un po' difficile far passare questo per una scelta dotata di moralità bisogna vedere che cosa si intende veramente per felicità e l'etica nicomachea di Aristotele si propone Appunto questo scopo di vedere di mostrare In che cosa consiste la felicità Aristotele anzitutto prende in esame le opinioni più diffuse nella società del suo tempo intorno all'etica queste opinioni venivano esposte nella concezione del dei cosiddetti bioi i bioi Bios in greco è la vita è lo stile di vita il modo di vivere e c'erano i fautori del bios dedito ai Piaceri per esempio erano I filosofi ciremai non so se avete studiato aristippo diceva che il fine dell'etica è il piacere poi c'erano i fautori del bios politicos cioè della vita dedita alla carriera politica e quindi alla ricerca degli onori alla ricerca del potere poi c'erano i fautori del bios teoretic che poi sarà interpretato come vita contemplativa cioè la vita dedita alla ricerca della verità e Aristotele discute queste diverse opinioni rilevando però che nessuna di esse ha chiarito in maniera soddisfacente con argomenti Che cos'è la felicità e allora come fa Aristotele prendiamo per esempio il primo libro Leica coma comprende 10 libri solo nell'ultimo nel decimo si dice finalmente Che cos'è la felicità ma la ricerca comincia già nel primo libro e comincia attraverso l'introduzione di un concetto che si rivela molto importante per l'etica qui purtroppo devo usare qualche parola greca perché Aristotele scrive in greco ma Poi cercheremo anche di tradurla in italiano è il concetto di ergon ergon Che vuol dire compito funzione anche opera e Aristotele [Musica] dice ciascun tipo di uomo ha un suo ergon una sua funzione un suo compito per esempio lo scultore ha come suo ergon come sua funzione fare delle statue l'architetto ha come sua funzione costruire delle case o dei Templi Il suonatore di flauto Questi sono gli esempi che fa Aristotele ha come sua funzione quella di suonare il flauto Allora si domanda Aristotele come i singoli i tipi particolari di uomo hanno ciascuno una sua funzione un suo ergon forse non esiste anche una funzione un ergon dell'uomo preso nella sua totalità nel suo complesso Cioè non di un uomo particolare come lo scultore l'architetto Il suonatore di flauto ma dell'uomo tuur dell'uomo e basta Qual è la funzione dell'uomo e lui dice la funzione dell'uomo è di realizzare di esercitare le capacità le potenzialità di cui è dotato l'uomo come tutti gli esseri viventi possiede un insieme di capacità di disposizioni alcune le ha in comune con tutti gli altri esseri viventi con le piante e con gli animali per esempio respirare nutrirsi riprodursi con gli animali ha in comune la sensibilità il movimento ma poi ci sono delle capacità delle disposizioni che sono proprie dell'uomo che sono peculiari dell'uomo e che altri animali non hanno e queste si compendiano nella parola logos logos vuol dire anzitutto parola linguaggio L'uomo è l'unico animale dotato di parola per questo poi Aristotele dirà che è natura un animale politico perché per mezzo della parola può discutere con gli altri su che cosa è bene e che cosa è male che cosa è giusto e che cosa non è giusto E Queste sono le attività proprie della Polis ma logos non vuol dire solo parola vuol dire anche ragione vuol dire anche pensiero e quindi la capacità peculiare dell'uomo consisterà nell'esercitare il logos e tutto ciò che è connesso al logos qui Aristotele introduce il il concetto di Noi siamo abituati a considerare che la virtù è il contrario del Vizio e diamo alla virtù un significato un po' moralistico diciamo uno è virtuoso quando si comporta bene ma in realtà il termine antico greco con cui Aristotele indica la virtù cioè Aretè non ha soltanto un significato morale vuol dire dire qualunque forma di eccellenza qualunque forma di perfezione la radice di Aretè è AR da cui viene Ariston che vuol dire l'ottimo Che vuol dire l'eccellenza il bene supremo e la virtù è appunto la capacità di fare di svolgere le proprie funzioni nel modo migliore possibile C è bene allora per esempio lo scultore oltre ad avere un suo Ergo una sua funzione che è quella di fare le statue avrà anche una sua virtù e cioè fare bene le statue fare delle belle statue il grande scultore è colui che fa delle belle statue l'architetto ha anchegli una sua virtù che è di fare bene nelle case di fare delle case artistiche Il suonatore di flauto ha come sua virtù suonare bene il flauto Guardate che questo significato della parola virtù è rimasto anche nel linguaggio nostro quando noi diciamo parliamo per esempio di virtuosismo diciamo di un musicista che è un virtuoso dicendo che il musicista è un virtuoso non vogliamo alludere alla sua vita privata dire che lui si comporta virtuosamente Non so con sua moglie con la sua famiglia o negli affari vogliamo dire che è un bravissimo musicista che è un musicista eccellente quindi virtù significa anzitutto eccellenza e quindi tornando alla funzione propria dell'uomo essa anche l'uomo avrà una sua virtù la quale consisterà nel realizzare nell'esercitare nel modo migliore possibile le capacità che sono proprie che sono peculiari dell'uomo Voi capite che in questo modo già si è Avviati verso un concetto di felicità che poi come Vedremo alla fine risulterà essere la piena la perfetta realizzazione delle capacità umane e quindi non semplicemente fare quello che si vuole di momento in momento cercare i piaceri più svariati No no qualcosa di molto più importante di più impegnativo realizzare pienamente le capacità che sono proprie dell'uomo e realizzarle nel modo migliore cioè con virtù con Aretè Ecco la coincidenza di felicità e virtù che non è È espressione di un punto di vista grett moralistico Anzi è espressione di una concezione molto elevata dell'uomo per la quale l'uomo deve cercare di essere se stesso nel modo migliore possibile deve dare il meglio di sé deve capire quali sono e questo lo dico a voi ragazzi voi siete nel momento della vita in cui Cominciate a delineare quello che sarà il vostro futuro e e per voi è fondamentale capire quali sono le vostre capacità le vostre disposizioni migliori in modo da poterle domani nella vita realizzare nel modo migliore solo in questo modo Sarete felici e anche qui Viene alla luce un significato della parola felicità che pure è presente nel nostro linguaggio e che non ha niente a che vedere con la semplice ricerca del piacere quando noi per esempio ascoltando una esecuzione musicale non so una Sonata per pianoforte o per violino diciamo questa è stata una esecuzione veramente felice Cosa vuol dire Qui felice vuol dire ben riuscita fatta bene che meglio di così non poteva essere lo diciamo anche di cose molto modeste uno può dire No questa è una battuta felice oppure ci sono battute che sono infelici che era meglio non fare la battuta Felice è quella fatta bene che realizza bene il suo scopo questo è l'idea l'idea della felicità c'è una una filosofa americana moderna ho già citato Giulia annas vedete che sono politicamente corretto perché Cito non solo filosofi di genere maschile ma anche filosofi di genere femminile forse ne avete sentito parlare Si chiama Marta nusbaum ha scritto molti libri anche sul femminismo Marta nusbaum che ha studiato a fondo Aristotele e si considera aristotelica pur essendo femminista cosa non facile perché Aristotele non era sicuramente femminista Ma di questo Eventualmente possiamo parlare dopo Marta nusbaum Paragona la felicità di cui Aristotele parla nell'etica nicomachea alla vita Fiorente lei usa proprio l'espressione inglese flourishing Life vita Fiorente o anche l'espressione Che vuol dire pienezza perché vita Fiorente è una metafora ovviamente che che si richiama alla fioritura al fiorire per una pianta il momento della fioritura è il momento migliore è il momento più felice in cui la pianta dà il meglio di sé un albero in Fiore e è una cosa bellissima perché è il meglio che l'albero possa fare così la felicità nella concezione di Aristotele è appunto la fioritura la vita Fiorente il meglio che ciascuno possa dare di sé e in questo senso è la realizzazione non solo della funzione propria dell'uomo ma anche la sua virtù la sua te la sua [Musica] eccellenza Voi direte Beh ma siamo già arrivati alla fine del discorso no Momento Questo è il primo libro in cui già Si delinea quello che sarà il risultato ma Aristotele dopo aver introdotto il concetto di virtù si rende conto che esistono molte virtù cioè l'uomo è in grado di fare molte cose ciascuna delle quali può essere fatta bene e allora realizza una virtù Oppure può essere fatta male E allora costituisce un vizio vizio in in greco si dice cachia che viene da cacos Che vuol dire cattivo brutto Quindi il vizio è l'azione brutta l'azione non non riuscita l'azione sbagliata errata che non bisognava compiere ed ecco allora che comincia nel secondo libro e continua avanti fino al sesto settimo libro della nicomachea la famosa trattazione aristotelica delle diverse virtù se avete studiato Aristotele a scuola ricorderete che egli distingue due tipi di virtù le cosiddette virtù o del carattere o anche dette virtù morali e le virtù dianoetiche diano etico viene da dianoia Che vuol dire ragione e quindi sono chiamate anche le virtù razionali o intellettuali da dove nasce questa divisione fra due tipi di virtù da come arist considera l'anima umana anche qui bisognerebbe fare un discorso su Che cos'è l'anima per Aristotele perché l'anima non è come credevano gli orfici i pitagorici E persino Platone non è un demone cioè una sorta di di spiritello che viene ad abitare nel corpo vi si trattiene per un certo tempo e poi quando il corpo muore se ne va trasmigra in altri corpi no tutto questo non è la concezione dell'anima propria di aristot per Aristotele l'anima è il principio della vita e quindi è il principio da cui scaturiscono tutte le capacità tutte le potenzialità tutte le attività proprie dell'uomo le piante hanno un'anima vegetativa che permette loro di nutrirsi di crescere e di riprodursi gli animali hanno un'anima sensitiva che permette loro di percepire e di muoversi e gli esseri umani hanno un'anima intellettiva che appunto comprende anche il logos Ma attenzione non si riduce tutta solo al logos nell'uomo nell'anima dell'uomo rimangono anche tutte le funzioni che sono proprie delle piante e degli animali solo che nell'uomo vengono tutte svolte da un'unica anima che è l'anima umana Ma questa contiene in sé c'è un paragone bellissimo che Aristotele fa nel de anima cioè il suo trattato sull'anima dice che queste anime nell'uomo sono come l'una dentro nell'altra come le figure geometriche dove il Quadrilatero contiene in Potenza il triangolo Perché se voi lo dividete in due ottenete due triangoli Allora il triangolo è dentro nel quadrilatero l'anima umana contiene dentro di sé l'anima vegetativa e l'anima sensitiva ma non nel senso che ci siano tre anime ce n'è una sola la quale però oltre a possedere delle capacità che le piante e gli animali non hanno possiede anche le capacità che le piante e gli animali hanno e cioè la azione l'istinto di riproduzione tutto ciò che fa parte della vita della vita perché l'anima è il principio della vita e allora in tutte queste funzioni si può realizzare la virtù e quindi ci sono delle attività che derivano direttamente dalla ragione e le virtù di queste attività saranno le virtù dianoetiche Ma ci sono tante altre attività che non sono prodotte dalla ragione non sono espressione della ragione anche se dice Aristotele devono essere in armonia in Concordia con la ragione non devono contrapporsi alla ragione altrimenti si crea nell'anima un conflitto un dramma e tanti Saluti alla felicità chi vive il conflitto chi vive il dramma certamente non è felice Quindi le virtù etiche le virtù del carattere lui dice sono modi di comportarsi che non sono direttamente espressione della ragione sono esercizio di attività che di per sé non sono attività razionali ma devono essere compiute in armonia con la ragione In conformità con la ragione e qui nasce quella famosa dottrina nella quale molti credono che si possa compendiare l'etica di Aristotele Ma che è soltanto un aspetto e non è neanche il più importante dell'etica di Aristotele cioè la teoria del giusto mezzo le virtù etiche le virtù del carattere secondo Aristotele sono la giusta via di mezzo fra due vizi opposti fra due opposti eccessi fra due opposti estremi E lui ne illustra tutta una serie i libri secondo terzo e quarto dell'etica nicomachea sono una grandiosa descrizione di queste virtù Allora voi avete per esempio Il Coraggio Coraggio è una virtù il coraggio è la virtù del guerriero il guerriero il bravo guerriero colui che sa combattere bene che sa difendere bene la sua patria è un virtuoso realizza la virtù del coraggio che è appunto la virtù del combattere bene quindi non è una virtù della ragione è la virtù del braccio la virtù dell'impeto Però anche Anche qui bisogna fare attenzione perché ci possono essere degli eccessi che non sono virtuosi per cui non abbiamo a che fare con un vero coraggio per esempio la temerarietà cioè il correre inutilmente rischi superiori alle proprie capacità questo non è coraggio questo per Aristotele non è virtù è un vizio è la temerarietà e poi c'è il vizio opposto che sta all'altro estremo che è la vacheria che è la codardia cioè la mancanza di coraggio il coraggio è il giusto mezzo fra la temerarietà e la vigliaccheria e lo stesso discorso vale per molte virtù per esempio la generosità anche la generosità deve fare attenzione a evitare dei dei vizi opposti che sono l'eccessiva prodigalità quando uno sperpera tutto quello che ha in maniera sconsiderata non si può dire che sia generoso si deve dire che è prodigo e la prodigalità è un vizio oppure c'è all'altro estremo l'avarizia altro vizio la generosità è il giusto mezzo tra i due vizi opposti fra la prodigalità e la parizia ora chi è che stabilisce Qual è il giusto mezzo il logos la ragione ma non in maniera meccanica non in maniera non con un calcolo matematico qui Aristotele è in polemica col suo maestro Platone e soprattutto con gli altri discepoli di Platone gli altri membri dell'Accademia antica speusippo senocrate i quali ritenevano che l'etica si dovesse fondare sulla matematica in età moderna studierete ci sarà un altro filosofo Spinoza che vorrà costruire anche lui un'etica con metodo geometrico Aristotele non è d'accordo né con gli accademici né con Spinoza se lo avesse conosciuto perché per lui no il il giusto mezzo non è sempre lo stesso per ogni uomo a seconda del tipo di uomo può essere diverso Così come per esempio nel cibo nel nel nel nutrimento c'è una giusta quantità che non è né il mangiare troppo né il mangiare troppo poco però è diversa la giusta quantità per uno mingherlino magro che non ha bisogno di tanto e invece un Colosso o un atleta che ha bisogno di energie per gareggiare e quindi la giusta quantità varia caso per caso a seconda del tipo di uomo con cui si ha a che fare quindi vedete ha questa concezione d'utile elastica del giusto mezzo tutta l'etica dice Aristotele questo lo dice già all'inizio dell'etica nicomachea è sì Una scienza è sì un sapere ma non è un sapere una scienza esatta come la matematica è una scienza che avendo a che fare con situazioni particolari deve essere più elastica più flessibile più duttile cioè deve avere delle regole ma deve anche ammettere delle eccezioni a queste regole mentre in matematica non ci sono eccezioni in etica ci possono essere casi particolari in cui la regola viene applicata in modo diverso che In altri casi E questo vale anche per le virtù tra tutte le virtù etiche quella a cui Aristotele dà più importanza è la giustizia La giustizia alla giustizia è dedicato l'intero libro Quinto dell'etica nicomachea che ne fa la trattazione più profonda e più completa che mai sia stata fatta della Giustizia anche la giustizia è un giusto mezzo cioè una giusta misura ma può essere o la giusta misura nella distribuzione degli onori o delle ricchezze per cui chi ha più merito o chi lavora di più avere di più E questa è la giustizia distributiva Ma poi c'è anche la giustizia che regola i rapporti tra i singoli per cui se qualcuno reca un danno ad un altro deve poi risarcirlo nella stessa misura qui i meriti non contano non conta la bravura eccetera Qui si deve rendere un risarcimento pari al danno che si è procurato e questa è la giustizia cosiddetta correttiva o commutativa c'è tutta una approfondita discussione sulla giustizia la quale per Aristotele viene ad essere in un certo senso il compendio di tutte le virtù etiche per cui il giusto è l'uomo virtuoso per eccellenza soprattutto nei rapporti nei rapporti con gli altri ma poi dopo aver parlato delle Virtù etiche nel libro Sesto Aristotele introduce le cosiddette virtù dianoetiche che sono [Musica] cinque l'arte la [Musica] Tecne Voi direte Che cosa c'entra l'arte con l'etica e invece per Aristotele la Tecne L'arte è una virtù il saper fare bene una statua comporre una musica bella costruire un edificio ben fatto è una virtù è precisamente la virtù dell'Arte della Tecnica cioè il saper produrre oggetti fatti [Musica] bene Poi c'è un'altra virtù che è quella che lui chiama la fronesis la saggezza il saper deliberare nel modo migliore per il bene proprio della propria famiglia e della propria città è la virtù dell'uomo politico la virtù che deve avere l'uomo politico il modello di saggezza indicato da Aristotele nel sesto libro della nicomachea è Pericle il grande statista che aveva fatto di Atene la città più felice e più bella di tutta L'Antica Grecia grazie alla saggezza cioè al aver preso le deliberazioni più giuste quelle che più giovava al bene della città Ma poi ci sono altre virtù ancora l'intelletto la scienza e La Sapienza la Sofia che è questa volta una virtù di carattere puramente teorico puramente conoscitivo conoscere quali sono le ragioni ultime delle cose e questo Aristotele era un filosofo e questo A lui interessava molto naturalmente non è che interessi a tutti nella stessa misura ma per un filosofo la virtù più alta la felicità è quella che ci fa con è quella Sapienza che ci fa conoscere le ragioni ultime delle cose del resto anche un epicureo come Lucrezio voi non so se a scuola probabilmente leggete qualche brano del der rerum natura di Lucrezio filosofo Romano di orientamento epicureo il quale a un certo punto ha un verso bellissimo che dice Felix quiot Rerum cognoscere causas Fel colui che ha potuto conoscere le cause le ragioni il perché ultimo delle cose quindi ecco le diverse virtù prospettate da Aristotele ma il discorso non è finito Poi troviamo due libri l'ottavo e il nono interamente dedicati all'amicizia è la più vasta e la più profonda trattazione che un filosofo abbia mai fatto sulla amicizia per Aristotele condizione indispensabile della felicità è l'amicizia dove per amicizia la parola greca è Filia intende qualunque tipo di affetto l'affetto tra coloro che si amano tra gli innamorati l'affetto tra i coniugi il marito e la moglie l'affetto tra i genitori e i figli l'amicizia civica tra cittadini che collaborano tutti al bene della città quando c'è l'amicizia dice Aristotele non c'è nemmeno più bisogno della Giustizia questo è concetto profondo l'amicizia supera ogni problema e quindi quando ci si vuol bene Non non non è più necessario calcolare i meriti i doveri il D Des c'è l'unione perfetta alla fine del nono libro della Nico Ma che purtroppo non ho il tempo ho portato con me il libro per leggervi alcuni passi ma ma è già passata quasi un'ora e quindi non ho tempo di farlo ma c'è un passo Bellissimo Alla fine del nono libro della nicomachea dove Aristotele dice per chi ama fare qualche cosa la felicità Maggiore consiste nel fare quella cosa con gli amici cioè con le persone care se a uno piace lui dice andare a cac egli sarà felice quando andrà a caccia con gli amici se uno piace giocare ad Adi o giocare a carte Sarà felice quando Potrà farlo con gli amici e se a uno piace fare filosofia Sarà felice quando potrà C'è un verbo greco che Aristotele qui introduce per la prima volta nella letteratura greca sin filosofi vuol dire fare filosofia sin cioè con insieme con gli amici cioè con le persone care con filosofare potremmo tradurre era l'ideale di vita che Aristotele aveva sperimentato quando viveva nell'accademia di Platone o quando ha dato vita lui a una sua scuola nella quale poteva filosofare con i suoi amici con i suoi allievi con i suoi colleghi e con i suoi amici e finalmente nel libro Deo si introduce un concetto di felicità che ha suscitato molti dubbi molte perplessità perché qui Aristotele arriva a dire che la forma più alta di felicità è quella che lui chiama la vita teoretica cioè la vita dedita alla teoria di solito si traduce teoretica con vita contemplativa ma questa traduzione A me non piace perché il concetto di vita contemplativa è un concetto che entra nella storia col cristianesimo in un'etica di tipo religioso a senso parlare di contemplazione perché c'è un Dio da contemplare quando Aristotele Invece parla di vita teoretica non non c'è nulla da contemplare la teoria è la ricerca è il desiderio di sapere è il perseguire la conoscenza come fine a se stessa è l'ideale di vita che lui personalmente ha tentato di realizzare è come dire l'ideale dello scienziato Provate voi a immaginare Che tipo di ideale può avere nella sua vita un grande fisico un grande chimico un grande biologo uno se non quello di poter dedicare tutta la propria vita alla ricerca al questo per Aristotele era il massimo naturalmente questo gli ha attirato delle critiche perché tutti hanno detto Beh ma questo è è un ideale per che va bene per i filosofi Ma mica sono tutti filosofi altri anche Aristotele sapeva che non tutti sono filosofi e infatti lui non pretende che tutti gli uomini si dedichino alla vita teoretica Però c'è un aspetto della vita teoretica che è valido per tutti cioè la felicità consiste nello svolgere attività fini a se stesse non strumentali Non che siano mezzi in vista di altro perché se io faccio una cosa perché quella mi serve come mezzo in vista di altro vuol dire che ciò a cui veramente aspiro non è questa cosa ma è questo altro per la quale essa è un mezzo mentre la vera felicità deve essere un fine non un mezzo e quindi le attività che danno la felicità sono le attività fine a se stesse non strumentali e allora non c'è solo la Fia Ma c'è anche l'arte c'è la musica lui nella nel libro perché poi tutti credono che l'etica di Aristotele finisca col Deo libro della nicomachea Anche questo è un pregiudizio che secondo me è sbagliato lui dice all'inizio che l'etica fa parte della politica della scienza politica perché il bene del singolo è parte del bene della Pol e il singolo può realizzare la propria felicità solo all'interno di una polis di una città felice di una città che funzioni bene quindi l'etica di Aristotele è è esposta per metà nell'etica nicomachea ma poi l'altra metà è nel trattato che viene subito dopo che si intitola politica e quindi la la fine del discorso non è il decimo della nicomachea bensì l'ultimo libro della politica e se voi andate a leggere l'ultimo libro della politica dove si parla non più della felicità del filosofo ma della felicità di tutta la città vedete che la felicità consiste nel potere appunto realizzare tutte le proprie capacità ma Queste capacità per potersi realizzare devono essere anzitutto scoperte e coltivate E questo chi lo deve fare la città dice Aristotele per mezzo della educazione per mezzo della Paideia Paideia È l'educazione è un concetto Altissimo di educazione perché qui l'educazione è proprio ciò che permette a ciascuno di scoprire Quali sono le proprie capacità e di realizzarle e per Aristotele comprende tutto peré comincia con l'educazione fisica La ginnastica per scoprire e valorizzare le capacità del corpo i greci avevano un concetto Altissimo sono coloro che hanno inventato lo sport hanno inventato le gare hanno inventato le olimpiadi e poi ci sono le attività dello spirito dell'anima Ecco il canto la danza La musica la poesia La letteratura tutte quelle attività che vengono praticate per il piacere che danno di per sé e non Perché servono ad altro Questa è la felicità ultima cosa tutto questo è possibile solo se si verificano determinate izioni esterne senza le quali la felicità non sarebbe possibile di questo Aristotele è perfettamente consapevole Aristotele Questo è uno dei motivi di successo dell'etica nicomachea non è di quelli che pensano che il saggio sia felice anche fra i tormenti come diranno gli stoici No per Aristotele per essere felici bisogna avere anche alcuni beni esterni cioè beni che non dipendono da noi la salute se uno non ha la salute difficilmente può essere felice un minimo di di ricchezza di risorse economiche sufficienti per poter vivere Poi lui dice anche ci sono delle cose tipicamente che sono tipiche dei Greci la bellezza Cioè non occor essere un Apollo ma almeno avere un aspetto gradevole perché se uno è proprio brutto brutto brutto difficilmente sarà felice nei rapporti con gli altri e poi avere degli amici avere una buona famiglia avere dei buoni figli non basta dice avere dei figli bisogna avere dei buoni figli per essere felici e poi bisogna che tutto questo duri tutta l'intera vita cioè la felicità non è la condizione di un momento solo alla fine della vita uno può dire se è stato felice o no perché prima di arrivare alla fine della vita anche all'uomo più felice del mondo possono ancora capitare le più grandi sciagure lui faceva l'esempio del Priamo Priamo il re di era il re di una delle delle più potenti città del mondo aveva una famiglia grandiosa 50 mogli 50 figli Una cosa però a un certo momento ha perso tutto è stata distrutta la sua città la sua famiglia quindi ecco come la felicità più grande può venire improvvisamente troncata per cui solo alla fine della vita si può dire se uno è stato felice e quindi che cos'è In definitiva La felicità è una vita ben riuscita e ultima cosa per questo secondo Aristotele è necessaria anche un po' di fortuna questo lo dice un filosofo che si distingue dagli altri in genere I filosofi dicono buon la fertuna non conta niente uno Tutto dipende da noi il vero filosofo è quello che da solo sa realizzarsi per Aristotele no bisogna avere anche se uno è sfortunato c'è poco da fare se è sfortunato se di muoiono i figli se se va incontro alle più grandi sciagure alle malattie eccetera Non può essere felice Quindi anche la fortuna anche la fortuna è indispensabile e felicità in greco si dice eudaimonia Eu vuol dire bene e daimonia viene da Daimon il demone è come se volesse dire bisogna essere assistiti da un buon demone dalla buona sorte dalla Buona fortuna dalla Buona fortuna quindi vedete è anche una concezione molto umana che tiene conto dei limiti dell'uomo l'uomo non è onnipotente l'uomo è un essere limitato è un essere finito che tuttavia può Aspirare e in qualche misura realizzare la felicità se sa capire quali sono le sue capacità e le sa realizzare nel modo migliore possibile cioè con virtù questo è in sintesi il succo dell'etica di Aristotele grazie per la vostra attenzione l