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Il Massacro di San Bartolomeo

Siamo arrivati al momento cruciale della nostra giornata particolare, 24 agosto 1572, la notte di San Bartolomeo. Le 4 del mattino scatta il piano ordito da Caterina e dai cattolici. Marie, la campana della chiesa di Saint Germain-Loxerrois, qua di fronte, comincia a battere a martello, è il segnale convenuto. Sta per iniziare la giornata più sanguinosa della storia di Francia, ma né le Re né Caterina possono immaginare quanto il loro piano andrà al di là delle aspettative. Anche se forse qualcosa sospettano, sarà difficile frenare la furia del popolo. Caterina all'ultimo momento è presa da uno scrupolo, manda un messaggio al duca di Guisa, al comandante dei cattolici, per dirgli di fermarsi, di lasciar perdere tutto. Ma il duca di Guisa è già sotto casa del grande nemico, l'ammiraglio di Coligny, ed è troppo tardi, quel messaggio non lo leggerà mai. Coligny è ancora letto convalescente, si asserraglia con alcuni compagni al primo piano della sua abitazione ma capisce presto che ogni resistenza è inutile e allora fa fuggire i compagni attraverso i tetti tanto è lui che vogliono. Nella camera fanno irruzione due sicari e gli chiedono siete voi l'amiraglio di Coligny? Lui senza battere ciglio risponde sì, sono io. Chiede solo di essere ucciso da un suo pari, da un nobile come lui e non da una canaglia come quelle che ha di fronte, ma non sarà accontentato. Uno dei sicari lo trafigge con uno spiedo, poi lo finisce con una spada e getta il corpo dalla finestra. In strada il duca di Guisa si avvicina al corpo, con un fazzoletto si china a pulirgli il viso per controllare che il cadavere sia proprio quello dell'ammiraglio di Coligny. E sì, è lui. Il duca di Guisa sorride soddisfatto. La carneficina può cominciare. Il corpo di Coligny viene lasciato in pasto alla folla che lo dilania, la testa viene staccata dal corpo e si racconta che quella testa, imbalsamata in un vaso di miele, sia finita sulla tavola del Papa, di Gregorio XIII, il quale avrebbe apprezzato, l'avrebbe custodita come un trofeo di guerra, come un segno di vittoria. Il massacro continua qui a Louvre, dove alloggiano molti dei protestanti arrivati in città con Enrico di Navarra. Vengono sorpresi nel sonno e trucidati senza pietà. Queste sale, queste scale si riempiono di sangue, ovunque morti e feriti, ovunque grida disumane. Enrico di Navarra viene convocato dal re nella sua stanza e messo di fronte a una scelta terribile o convertirsi al cattolicesimo o morire. Enrico di Navarra non sta a suo a pensarci troppo e sceglie la messa, sceglie di vivere. Poi passa nel cortile qua sotto ed è costretto ad assistere all'esecuzione di 30 suoi compagni per mano della Guardia Reale. Sono uomini che si sono fidati di lui, che lo hanno accompagnato a Parigi per le sue nozze e adesso vengono uccisi sotto i suoi occhi. È un'umiliazione terribile ma Enrico di Navarra non può fare nulla. Il capo protestante, il signore di Lefran... Fugge per queste sale in seguito dei suoi carnefici, è ferito, è pieno di sangue, entra nella camera di Margot e la abbraccia, si fa scudo del suo corpo, le imbratta tutta la camicia candida da notte di sangue. Margot non è stata avvertita e quindi non capisce quello che sta accadendo. Entrano i persecutori degli ugonotti, assistono alla scena e anziché infierire scoppiano ride. Margot implora di risparmiare quest'uomo che ha affidato la vita a lei e i carnetici la accontentano. Il signore delle Fran, almeno lui, è salvo. Nel frattempo qui, nelle strade di Parigi, quella che doveva essere una chirurgica operazione di polizia sfugge progressivamente di mano. I delitti si moltiplicano, la strage si allarga. Non sono più soltanto i sicari e i miliffiani a uccidere, è il popolo di Parigi, in maggioranza cattolico, e esasperato da decenni di lotte che scende in strada per farsi giustizia da solo. Si scatena una vera e propria caccia a lugonotto. Le loro case vengono saccheggiate e incendiate e i protestanti vengono massacrati senza pietà. E' questo il grande errore di Caterina? Aver sottovalutato il suo popolo? La forza, la ferocia dei parigini? Una furia selvaggia si impadronisce dalla capitale. La situazione è del tutto fuori controllo. E così, nel caos totale, finisce per essere massacrato anche chi Ugo Notto non è. Vengono presi d'assalto negozi, cantine, botteghe, per prime, quelle degli orefici e dei gioiellieri, tutti devotamente cattolici. C'è chi approfitta del torbido per regolare conti antichi. Si uccide il vicino che dava fastidio o quello che si intende depredare. Si uccide il creditore cui non si vuole saldare il debito. L'amante ne approfitta per uccidere un marito, il delinquente, il giudice che l'ha mandato in galera. Il matematico Pierre de la Ramay. viene ucciso da un rivale che vuole portargli via la cattedra e i suoi studenti infieriscono sul suo corpo, non doveva essere un professore particolarmente amato si distingue per la sua ferocia Hannibal de Coconnas che si chiama in realtà Hannibale di Cocconato, è un conte piemontese che è stato cacciato dalla sua terra per la sua crudeltà e qui a Parigi ha creato un corpo di guardie italiane che si distinguono nella caccia al protestante. Il re e Caterina assistono impotenti a ciò a cui hanno dato principio. Provano a dare ordini di fermare la strage, ma ormai è troppo tardi. L'orgia di violenza è inarrestabile e incontrollabile. La luce del giorno illumina scene raccapriccianti. Non viene risparmiato nessuno, neanche le donne e i bambini. Una ragazza incinta è stata gettata nella senna con il ventre squarciato. Dentro si vede il bambino che ancora si muove. Improvvisa arriva la notizia che un secco arbusto di biancospino è fiorito nel cimitero degli innocenti fuori stagione. La folla accorre a vedere il miracolo e lo interpreta come un segno di approvazione da parte del Signore. La strage deve continuare e la strage continua. La follia omicida va avanti per tutto il giorno seguente, ma non è finita. Perché la notizia dei fatti di Parigi si spande presto per tutta la Francia. E la strage si allarga alle province, poi alle città. Mons, Troyes, Bourges, Oranje... Orléans, Angers, Lione, Tolosa, Bordeaux. Disordini e uccisioni si protrarranno per i tre mesi successivi. A Louvre, cumuli di cadaveri si accatastano nel cortile. I morti vengono gettati, accarrettati nella senna. Il fiume di Parigi è colorato di rosso, come se avesse piovuto sangue addirotto, scrive un testimone. Si stima che in tutta la Francia le vittime della strage di San Bartolomeo siano tra le 20 e le 30.000. Altri sono più cauti e si attestano sui 10.000. I protestanti di Parigi riescono a identificare 772 vittime di fede calvinista. E le altre? Forse la maggior parte dei morti della strage non era un ugonotti.