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Storia di Filippo II ed Elisabetta I

La reggia di Aranjuez, una delle residenze di campagna della corte spagnola. Filippo si trova qui quando arriva una missiva da Londra. Maria Tudor, regina d'Inghilterra, accetta di diventare sua moglie. È il 1554, Filippo non è ancora re e ha così inizio la sua storia con la corona inglese, una storia che lo porterà alla più bruciante delle sconfitte.

A umiliarlo sarà la sorella più giovane di sua moglie, Elisabetta, la Vergine di Ferro. Miei Lord, non posso offrirvi alcuna parola di conforto. Questa armata che sta navigando verso di noi... Sappiate che porta in grembo l'inquisizione. Prego il Dio che si falliscano, perché non ci sarebbe più libertà in Inghilterra, né di coscienza, né di pensiero.

Questa terra non può essere sconfitta. Abbiamo visto il sorgere della potenza spagnola con gli Asburgo. La costruzione di un impero che abbraccia tre continenti, Europa, Asia e America.

Ma presto arriverà qualcuno in grado di umiliarla. La storia comincia qui, nella reggia di Aranjuez, al sud di Madrid. È la primavera del 1554. L'erede al trono, Filippo, riceve una lettera dalla corte di Londra. Da mesi suo padre, l'imperatore Carlo V, sta cercando di combinare per lui il matrimonio con la regina Maria Tudor. Alla fine Maria scrive che accetta, ma a due condizioni.

Filippo non potrà avere alcun ruolo di governo e in caso lei muoia non potrà rivendicare alcun diritto alla corona inglese. L'imperatore rassicura il figlio, se saprai guadagnarti l'amore e la fiducia di tua moglie l'Inghilterra sarà tua. Ma Carlo V si sbaglia.

Maria effettivamente si innamora di Filippo, ma non cede. E'lei l'unica sovrana e quando muore di un male incurabile, a salire al trono è Elisabetta. Maria ed Elisabetta sono sorelle, ma non si sono mai piaciute.

Maria è figlia della prima moglie di Enrico VIII, Caterina, ed è cattolica. Elisabetta è figlia della seconda moglie, Anna Bolena, ed è protestante. Per sposare Anna, Enrico VIII ha ripudiato Caterina e ha provocato lo scisma dell'Inghilterra dalla Chiesa di Roma. Maria, la cattolica, considera un fatto gravissimo la separazione da Roma e dà la colpa ad Anna Bolena, la strega, ed Elisabetta ne è la degna figlia.

Una volta salita al trono, Maria emargina Elisabetta e medita di eliminarla, ma Filippo intercede. Non vuole un'Inghilterra lacerata da una guerra civile tra cattolici e protestanti. Non si rende conto che sta salvando la donna che lo sconfiggerà.

Diventata regina, Elisabetta non si dimostra riconoscente. Respinge la proposta di matrimonio di Filippo e col passare degli anni gli si fa sempre più ostile. È dal XII secolo che Inghilterra e Spagna non si fanno la guerra, ma la pace sta ormai per finire. Enrico VIII sarebbe stato orgoglioso della sua figlia più piccola e coraggiosa, brillante e scaltra, proprio come lui. 7 settembre 1533. Anna Bolena dà alla luce Elisabetta.

La sorpresa è grande. Il re Enrico VIII è così furioso che annulla le feste promesse e fa tagliare le mani agli indovini che avevano previsto l'arrivo di un maschio. Ma non solo.

Anche l'amore che prova per la moglie subisce un duro colpo. Pochi anni dopo Enrico VIII accusa Anna Bolena di adulterio e la fa decapitare. Per Elisabetta, che ha solo tre anni, è l'inizio di un calvario.

legittima le viene tolto il titolo di principessa, è allontanata dalla corte e allevata in esilio. Grazie all'atto di successione del 1544 Elisabetta viene riammessa nella linea di discendenza. Nel quadro accanto a lei c'è la sorellastra Maria, il padre Enrico VIII, il fratellastro Edoardo e Jane Seymour. Per le persone del tempo i quadri non hanno solo la funzione di immortalare le persone, sono dipinti da consultare attentamente, ricchi di significati simbolici e allegorie che possono suggerire molteplici letture. Il quadro è un'attività che si può utilizzare per fare un'attività di un'attività di un'attività Non è un caso, per esempio, che Enrico VIII abbia alla sua destra Edoardo e poggi la sua mano sulla spalla.

Alla sua sinistra, poco distante, c'è Maria. Sono loro i più prossimi pretendenti al trono. Elisabetta è relegata nel lato destro del quadro, ultima tra i candidati a regnare. 1547. Muore Enrico VIII. Edoardo, ancora bambino, diventa re.

Nel dipinto Elisabetta è una ragazza, ha soltanto 13 anni. Tra le mani stringe il libro di preghiere, simbolo di mitezza e religiosità. 1553, dopo la morte di Edoardo, il trono passa a Maria che restaura la religione cattolica.

Il paese si spacca in due. due, da una parte i papisti con Maria e dall'altra i protestanti che vogliono Elisabetta sul trono. Sono anni difficili per Elisabetta, accusata di complottare ai danni della regina, viene fatta imprigionare nella torre di Londra. Per due volte è sul punto di essere decapitata, ma il suo atteggiamento mansueto e la sua abilità diplomatica riescono a calmare le ire della regina.

15 gennaio 1559, Maria è morta e il trono passa ad Elisabetta, a 25 anni. Nel quadro dell'incoronazione porta i capelli sciolti lungo le spalle, simbolo della sua verginità. Nelle mani gli emblemi tradizionali del potere, lo scettro e il globo. Anche la posizione del corpo è simbolica, ricalca il primo ritratto fatto a un regnante inglese, quello dell'incoronazione di Riccardo II. Questo è il primo dipinto dopo l'ascesa al trono.

Nel suo aspetto non ci sono ancora segni della sua regalità. Pochi gioielli, un abito scuro e sobrio e un libro di preghiere in mano. Al collo porta il diamante appartenuto al padre Enrico VIII. Nell'eredità che Enrico le ha lasciato non c'è solo la capacità di governare, c'è anche un apparato militare in crescita.

All'inizio del XVI secolo l'Inghilterra era costantemente minacciata dai nemici dall'altra parte della Manica, in Francia. E nel massiccio sforzo di rafforzare le difese, il re costruì una catena di 30 fortezze che avevano il compito di proteggere la vulnerabile costa inglese. Elisabetta è bella, ha bei lineamenti e una figura esile e nervosa.

Dalla madre è ereditato l'amore per la danza, la musica e la vanità. Dal padre la durezza del linguaggio, la crudeltà, la cociutaggine e l'orgoglio. Ma è soltanto una ragazza inesperta, spaesata di fronte ai complotti di corte e ai conflitti religiosi.

Nessuno ancora immagina la forza con cui un giorno sarà in grado di regnare. 1563. Il ritratto di Handan è un dipinto unico nel suo genere. L'abito scuro e pio del precedente quadro è sostituito da questo rosso su cui è appuntata la rosa, simbolo dei Tudor. Ma sono i dettagli che lo rendono particolarmente interessante.

I fiori e la frutta nello sfondo indicano che la regina è fertile e soprattutto pronta al matrimonio. E da ogni parte d'Europa arrivano proposte. Ne rifiuta una ventina, tra cui il principe di Svezia, Emanuele Filiberto, duca di Savoia, l'arciduca d'Austria, Enrico di Valois, duca d'Anjou, il re di Spagna Filippo II e il duca d'Alençon.

Ma la verità è che Elisabetta non vuole un marito a cui essere sottomessa e soprattutto non vuole dividere il potere con nessuno. 1575, il ritratto del pellicano. Elisabetta ha più di 40 anni, è diventata una regina consapevole del suo ruolo e vuole che l'Inghilterra diventi un grande impero. In politica interna intraprende uniforme, riduce il debito statale e incentiva l'attività bancaria. In politica estera, spinge l'Inghilterra all'egemonia sui mari e alla conquista delle terre del nuovo mondo.

Anche la sua immagine cambia a servizio del nascente impero. Il viso si fa bianco ed etereo, gli abiti diventano sontuosi, indossa perle, simbolo di purezza. Nel quadro è dipinto un pendaglio a forma di pellicano. La leggenda vuole che il pellicano si buchi il petto col becco per nutrire i figli col proprio sangue.

Un chiaro messaggio per dire che la regina si sacrifica per il suo popolo e mette gli interessi della nazione prima dei suoi. 1585, il ritratto dell'ermellino. La leggenda vuole che l'animale muoia se la sua pelliccia si sporca. È un altro simbolo della purezza della regina, ma il quadro dice qualcosa di più. Dipinto quando ormai Papa Pio V ha scomunicato Elisabetta e le tensioni con la Spagna continuano ad aumentare, vuole dare un messaggio chiaro ai suoi nemici.

Da una parte Elisabetta regge un ramo di ulivo in mano per significare pace. Ma dall'altra, la spada poggiata sul tavolo rappresenta un segnale chiaro. La forza della regina e dell'impero sono sempre pronti a scatenarsi.

1592, il ritratto di Dicli. Questo, come molti ritratti successivi, vedono Elisabetta ormai assurda al ruolo di icona. È diventata la regina vergine, quasi una dea nelle sue vesti pure e soprannaturali. Sul viso non ci sono tracce del tempo che passa, ma non è solo per una questione di vanità, quanto per mostrare che la regina è ancora giovane e sana e allontanare così l'idea della sua morte e le possibili lotte per la successione dinastica.

1600, il ritratto dell'arcobaleno. Forse il quadro più ricco di simboli. Dipinto quando lei ha 70 anni, Elisabetta appare senza età.

Il viso perfetto a conferma che i suoi poteri soprannaturali sconfiggono qualunque cosa, anche l'invecchiamento del corpo. Ma non solo. Regge nella mano destra un arcobaleno. Appena sopra la scritta, non sine sol iris, senza il sole non c'è l'arcobaleno, che è un monito a tutti.

Solo io posso garantire pace e prosperità. Se si guarda più attentamente il quadro, si vede ricamato sul suo vestito un serpente, simbolo di saggezza. In bocca un rubino a forma di cuore. Le passioni della regina sono governate dalla saggezza.

Sul mantello disegnati orecchie e occhi, un messaggio per dire che lei è onnisciente, vede tutto e sente tutto, ma anche... Non provate a mettervi contro di me. Nei 45 anni di regno, Elisabetta viene amata a tal punto che l'invocazione Dio salvi la regina viene ripetuta con piena convinzione dai sudditi di ogni classe sociale. Da parte sua Elisabetta ha sempre ricambiato questa devozione.

Nei quadri che la ritraggono e nella vita, la regina vergine non ha mai perso occasione di ricordare che si era negata le gioie dell'amore, pur di appartenere sempre e soltanto alla sua amata Inghilterra. Un galeone di nuovo tipo che sarebbe stata l'ammiraglia della flotta inglese, una flotta fatta di imbarcazioni più agili e leggere ma con più bocche da fuoco rispetto a quelle spagnole. William Drake incrocia per tre anni nell'Atlantico con una piccola flotta e con una lettera che lo autorizza ad attaccare gli spagnoli per conto della regina.

L'altro famoso corsaro è Walter Raleigh. L'uno e l'altro saranno i protagonisti della vittoria inglese sulla invenzibile armada. La loro carriera inizia rubando i tesori spagnoli. Oro.

Concessione di una nave spagnola che non è stata in grado di completare il suo viaggio. Perdonate, maestà. Trovo che l'aria stia diventando malsana. Sono sensibile ai miasmi di una cloaca aperta. La regina non può accettare i frutti della pirateria, signor Raleigh.

Filippo di Spagna non è amico dell'Inghilterra, maestà. Più oro riesco a portargli via, più voi sarete al sicuro. Bene, bene. Elisabetta gli scateda contro i suoi corsari.

Il papa gli chiede da anni di cacciare dal trono inglese la regina eretica. Ma Filippo temporeggia e subisce senza reagire. Lui è il re prudente e tiene sempre presente i consigli di suo padre, tra i quali ce n'è uno che non dimentica.

Abbiate sempre cura di mantenere l'amicizia con l'Inghilterra. Ma le provocazioni non si fermano. Elisabetta finanzia i ribelli protestanti nei Paesi Bassi.

Intanto il salasso provocato dall'azione dei corsari si sta facendo insostenibile. Senza le ricchezze delle Americhe, le casse del Regno di Spagna si svuotano e i proventi delle tasse non sono sufficienti a pagare gli interessi ai banchieri genovesi. Nonostante tutto, Filippo continua ad evitare lo scontro, finché accade un fatto che lui non può tollerare. Maria Stuarda, regina di Scozia, cattolica, è una bandiera della controriforma.

Elisabetta, che è sua cugina, la tiene prigioniera da 19 anni. Finché, dopo aver scoperto un ennesimo complotto che vuole mettere Maria sul trono al posto suo, Elisabetta la condanna a morte. È la prima volta nella storia che la pena di morte colpisce un sovrano investito da Dio.

Una regina cattolica muore per volontà di una regina protestante. È troppo. A questo punto Filippo, convinto che Dio glielo chieda dopo aver pianto la morte di Maria Stuarda e dopo aver a lungo pregato per la salvezza della sua anima, finalmente si decide. Chiederà al suo popolo uno sforzo immenso. per invadere l'Inghilterra.

La flotta deve essere pronta per attaccare il pesce. Ma questo è impossibile, Majestà. Impossibile?

Non è Dio. Solo un miracolo. Esatto.

Un miracolo. La preparazione della flotta da mandare contro l'Inghilterra dovrebbe rimanere un segreto, ma la quantità di cannoni, proiettili, polvere da sparo, armi leggere e di tutto l'equipaggiamento necessario è talmente grande che non si può rinforzare. talmente enorme che gli spagnoli devono comprare da tutte le parti. E così la voce dell'allestimento di una flotta gigantesca si sparge per tutta Europa.

E arriva anche agli inglesi. Non può perdere contro una donna, per di più erettica. Dio sarà con lui. Il 9 maggio 1588 la invincibile armada salpa da Lisbona. Poco prima della partenza lo standardo reale con l'effigie di Cristo e della Vergine è portato in corteo attraverso la...

flotta schierata. Al suo passaggio marinai e soldati si inginocchiano facendosi il segno della croce. I frati leggono il messaggio del Papa che promette l'indulgenza plenaria a chiunque partecipa alla Santa Santa. spedizione.

Il piano strategico prevede che l'armada si congiunga con le truppe spagnole distanza nei Paesi Bassi, per poi proseguire insieme verso l'Inghilterra, marciare su Londra e prendere Elisabetta. Ma l'esercito guidato dal duca di Parma Farnese e la flotta al comando di Medina Sidonia non si incontreranno mai. Le prime notizie che giungono a corte sono pessime.

La flotta è stata ricacciata indietro da una tempesta e ha dovuto cercare riparo nel porto della Corugna, nel nord della Spagna. Il cibo è avariato, l'acqua è marcia. L'ammiraglio crede di vedere in tutto questo un segno del cielo e scrive al re per indurlo a pensare alla pace. Ma gli ordini restano invariati. E'qui nella Cappella delle Scorialche Filippo II, raccolto in preghiera, aspetta notizie.

La notte del 7 agosto la sua flotta getta l'ancora davanti a Calais. Poi, dal buio, improvvisamente, come navi fantasma uscite dall'inferno, otto brullotti incendiari solcano le acque diretti contro l'armada. La flotta spagnola è sconvolta dal panico, i pesanti galeoni si urtano l'uno contro l'altro.

Il giorno dopo, all'alba, l'ammiraglio in capo ordina la ritirata. Delle 132 navi salpate da Lisbona, 40 vanno perdute. Dei 33.000 uomini imbarcati, tra soldati e marinai, 15.000 sono morti. Si leva il lamento dei monaci dell'Escoriale, un lamento che dovrebbe durare in eterno, perché la sciagura ha distrutto e cancellato il rispetto dei nemici per la Spagna. L'intera nazione è in lutto.

Il grido del popolo sale fino al cielo, scrive l'ambasciatore di Venezia. Da Roma Papa Sisto V fa sapere che non pagherà la sua quota di spese della spedizione. Il re ottiene il permesso di applicare una nuova tassa per coprire i costi dell'impresa fallita. Ma sarà l'ultima. L'astro della monarchia spagnola declina.

Dopo la sconfitta dell'armada, Filippo II torna sempre più spesso qui nel suo ritiro dell'Escorial. È stato battuto da una regina eretica. Dio lo ha abbandonato. È un colpo da cui né lui né la Spagna si riprenderanno più.

Elisabetta invece sembra consapevole di aver impresso una svolta alla storia. Gli inglesi saranno i nuovi dominatori del mondo. The Armada Portrait, il ritratto dell'Armada, esprime la fierezza di chissà di aver fondato un impero. La figura della regina riempie il quadro, con il suo vestito carico di fiocchi e perle e le maniche in tessute d'oro. Lo sguardo è altero, fisso all'orizzonte, la mano destra è appoggiata con fermezza su una sfera che rappresenta il mondo.

Dietro di lei due piccoli dipinti. A sinistra, l'armada spagnola in difficoltà in mezzo alle tempeste. A destra, la notte dei brullotti di Calais. che segnò la sconfitta spagnola.

Elisabetta muore nel 1603 e non vede il tramonto definitivo dell'impero spagnolo che avverrà alcuni decenni dopo. A dargli il colpo di grazia saranno gli eredi di Drake, i pirati dei Caraibi. I Pirati dei Caraibi e i Corsari sono stati i protagonisti di grandi romanzi e film d'avventure.

Ma la storiografia moderna tende piuttosto a mettere in rilievo il loro ruolo nella formazione della potenza inglese. E'soprattutto grazie all'azione di Drake che fu possibile sconfiggere Filippo II. E i suoi eredi, i Pirati dei Caraibi, durante il Seicento furono tra le cause principali del declino.

Abbiamo percorso attraverso i luoghi che ne furono in parte testimoni uno dei periodi più cruciali della storia del mondo moderno. Abbiamo assistito al duello fra due imperi, fra due mondi opposti e diversi, tra un grande re e una grande regina. In palio il privilegio e la responsabilità di forgiare il mondo in cui noi oggi viviamo, il mondo contemporaneo.