Cari amici, in occasione della giornata della memoria che alla data in cui sto registrando verrà celebrata sabato prossimo, ho deciso di pubblicare questo video per leggere e commentare insieme la poesia Shema, se questo è un uomo, composta da Primo Levi il 10 gennaio 1946 e da lui inserita come introduzione al suo romanzo autobiografico omonimo. Se questo è un uomo vedete infatti che in apertura, dopo la prefazione, troviamo la poesia che precede l'inizio del racconto. Avremo infatti modo di constatare più volte nel corso della lezione come romanzo e poesia siano strettamente collegati, a cominciare dall'evento storico a cui entrambi si riferiscono, cioè Grazie.
come già sapete, la Seconda Guerra Mondiale, considerata qui però non in generale come conflitto globale, bensì sotto quello che fu certamente il suo aspetto più atroce, lo sterminio di massa degli ebrei nei lager nazisti. E visto che pubblico questo video in occasione della giornata della memoria, trovo utile rammentare come il popolo ebraico ricordi questa tragedia collettiva con il tempo. termine Shoah, una parola ebraica ripresa dalla Bibbia che significa tempesta devastante.
E da questa tempesta fu investito anche Primo Levi, ebreo di nascita, come il cognome stesso ci suggerisce, fu fatto prigioniero nel dicembre 1943 e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove riuscì a sopravvivere. come ce lo racconta appunto nel romanzo che è l'autobiografia di due anni di Lager, fino al ottobre 1945, quando fu liberato con l'arrivo degli alleati e la fine della guerra. Pochi mesi dopo, ripeto, 10 gennaio 1946, compone questa poesia.
Nelle edizioni, compreso questa, la troviamo solitamente intitolata Secchi. questo è un uomo che è però correttamente il titolo del romanzo e come vedremo ricorre in uno di questi versi. Il titolo della poesia è però in realtà Shema, un altro termine ebraico che significa ascolta ed è la prima parola di una preghiera in cui si afferma la fede in un unico dio.
Ecco, ascolta, si tratta quindi di un invito, anzi direi meglio e lo vedremo, di un imperativo. categorico, ma rivolto a chi e a che cosa. Il chi, beh, lo vedremo fra pochissimo, ce lo illustra Primo Levi nella prima strofa, quindi non ve lo anticipo.
Il che cosa, invece, è la testimonianza che Primo Levi ci riporta nelle pagine del romanzo. Lo dichiara l'autore stesso nella prefazione del libro, esso è stato scritto dietro l'esigenza di raccontare. testimoniare e non dimenticare. Quindi Shema ascolta la mia testimonianza e non dimenticare, questo è il concetto fondamentale racchiuso nel titolo e anche la chiave che ci introduce alla corretta lettura del romanzo. Allora andiamo subito a scoprire chi deve ascoltare leggendo la prima strofa.
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici. Ecco che subito in apertura, come prima parola, troviamo il destinatario della poesia, voi, che come figura retorica rappresenta una apostrofe enfatizzata in questo caso dalla anafora, ripetizione della stessa parola a inizio verso. Vedete voi voi. Ecco ma chi sono esattamente questi voi? Beh in realtà i voi siamo noi, noi che godiamo la nostra tranquilla quotidianità fatta di tiepide case, cioè di una casa riscaldata, di un pasto pronto e piacevolmente commestibile, magari preparato da qualcun altro per noi, e di visi amici, una bella sineddoga, cioè la parte per il tutto.
che sta a significare, insomma, relazioni sociali. Quindi, insomma, noi che godiamo di questi piccoli, grandi piaceri, dandoli normalmente per scontati. Ecco, quello che c'è dietro questi primi versi è proprio l'invito a non dare per scontata la nostra tranquilla quotidianità.
Anzi, più che invito, direi, il monito, perché sono parole taglienti, dietro le quali si avverte chiaramente la rabbia Grazie. di chi invece è stato privato di tutto questo. Ma comprenderemo meglio questo inizio andando avanti con la seconda strofa.
Considerate se questo è un uomo. che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no, considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d'inverno. Beh, bellissimi questi versi, veramente potenti, il primo dei quali, fra l'altro, troviamo il titolo del romanzo, ve ne sarete già accorti, vi ho già detto altre volte, dello stretto legame che c'è tra poesia e narrazione, quindi in questo senso la poesia serve anche a dare un senso al titolo del libro. Ecco questa seconda strofa si sostanzia fondamentalmente nella enumerazione di una serie di sofferenze, sia fisiche che psichiche, le potete distinguere facilmente. E in questo senso si pone in netta antitesi rispetto alla strofa precedente, lì avevamo vivere sicuri, tiepide case, cibo caldo, visi amici, e qui invece, ripeto, in antitesi, in contrapposizione abbiamo lavorare nel fango, non conoscere pace, lottare per mezzo pane, morire per un sì o per un no, cioè morire per aver detto un semplice sì o un semplice no, questo lo racconta bene Primo Levi nel romanzo, quando i tedeschi facevano una domanda a un detenuto non si sapeva mai quale sarebbe stata la risposta giusta, cioè quella che non avrebbe scatenato la loro furia omicida e certo vivere così doveva essere davvero un incubo terrificante.
E andando avanti dopo un'ulteriore anafora, questa volta quasi dell'intero verso considerate se questa è una donna Abbiamo altre sofferenze, altre umiliazioni, senza capelli, cioè l'essere rasati a zero, lo avrete visto in molti film, cosa che doveva essere particolarmente umiliante per una donna. Freddo il grembo, una cruda ma bella metafora, sta a significare l'impossibilità di procreare, di generare figli, senza nome, ecco questa invece non è una metafora ma è Grazie. proprio la realtà, gli ebrei detenuti non venivano più chiamati per nome ma tramite un numero che veniva loro tatuato sul braccio e questo faceva parte di una precisa strategia nazista diretta a privare il popolo ebraico della sua memoria. Privando un individuo del nome lo si priva infatti della sua identità e quindi della sua memoria e quindi della sua storia.
E questo era l'obiettivo della strategia nazista, privare il popolo ebraico della sua memoria collettiva, cosa confermata dal verso seguente, senza più forza di ricordare, ecco ancora la parola chiave, ricordare che è anche la parola chiave del romanzo, come vi ho detto all'inizio, ascoltare per... ricordare e non dimenticare. Ultime due strofe, meditate che questo è stato, vi comando queste parole, scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi, ripetetele ai vostri figli, o vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.
Dunque la terza strofa contiene tre imperativi che si ricongiungono sia semanticamente sia grammaticalmente al voi della prima strofa. Vedete infatti sono tutte seconde persone plurali, meditate, scolpite, ripetete, ecco. E come del resto è una seconda persona plurale anche il vi. del verso 16. E se ci avete fatto caso sono tutti imperativi che ruotano intorno al concetto del ricordare, del riflettere, anzi ricordare in modo talmente indelebile quasi avendo scolpito le parole dell'autore nel proprio cuore, per usare la metafora del verso 17. Ricordare sempre, stando in casa andando per via, vedete l'antitesi?
enfatizzata dall'asindeto, cioè dalla mancanza di congiunzione o di virgola, ancora coricandovi, alzandovi di nuovo un'antitesi in asindeto. E la poesia si chiude poi con una vera e propria invettiva o maledizione, sono parole molto dure che confermano la giustezza dell'interpretazione. che vi ho fornito all'inizio.
E cioè che Levi quando all'inizio con quel voi si rivolge a noi, uomini al sicuro, uomini tranquilli, lo fa con la rabbia di chi si sta rivolgendo a persone inconsapevoli della fortuna loro e della sfortuna altrui. E per concludere vi volevo segnalare un film molto bello che mette insieme una trama di fantasia e reali immagini di Primo Levi con sue dichiarazioni e interviste, il film è questo, lo state vedendo, è molto utile anche didatticamente, io l'ho usato in classe abbinandolo alla lettura del romanzo perché parla proprio della genesi del libro e mette bene in evidenza questo tema centrale della memoria, del non dimenticare e della necessità. di ricordare sempre, anche se doloroso.