Ciao a tutti, benvenuti al Turbo Ripasso di Pedagogia. Anzi, per essere precisi, benvenuti al Turbo Ripasso di Psicopedagogia. Questo è un video un po' lungo, probabilmente, perché abbraccia molti degli argomenti che vengono richiesti nella prova scritta del concorso straordinario TER.
Anche il bando, in effetti, parla appunto di psicopedagogia. Questo perché la scienza pedagogica Per molti suoi aspetti si lega alla ricerca psicologica e viceversa, quindi cercherò di fare un po' una carrellata toccando quelli che sono gli elementi principali, partendo da una sommaria storia della pedagogia e arrivando poi a trattare insomma quelle che sono le principali scuole di pensiero su questi temi. Innanzitutto, che cosa intendiamo quando parliamo di pedagogia?
La pedagogia è qualcosa che non riguarda solamente la trasmissione di conoscenze, ma appunto un'educazione morale e spirituale. Un'educazione quindi che accompagni l'uomo per tutto il suo ciclo di vita, non solamente durante l'infanzia, come a volte si potrebbe pensare. Esistono tra l'altro varie pedagogie, la pedagogia generale, che è probabilmente quella di cui parleremo un po' di più in questo video, la pedagogia sperimentale, con la quale ci riferiamo alla ricerca scientifica in ambito pedagogico, la pedagogia sociale, la pedagogia clinica e la pedagogia cosiddetta speciale, quella cioè che riguarda appunto le persone con dei bisogni educativi speciali, di cui appunto parleremo.
Innanzitutto, da quando possiamo far partire la ricerca pedagogica? Beh, da molto in là, nel senso che difficilmente si potrebbe fare una riflessione completa senza prendere in considerazione gli apporti della filosofia alla pedagogia, partendo proprio con Socrate, il quale appunto, con il suo metodo socratico maieutico, poneva l'attenzione sul dialogo costruttivo all'interno della relazione educativa e valorizzava l'interrogazione e la riflessione. personale. Anche Platone, un altro autore appunto dell'antichità greca, è fondamentale perché è stato tra i primi a proporre quella che potremmo chiamare oggi, con termini che vanno un po' più di moda, un'educazione olistica, cioè un'educazione che sviluppasse in modo armonico corpo, mente e anima e solo successivamente si concentrasse invece su un pensiero logico e critico.
Altro autore fondamentale, stavolta ci troviamo nel mondo cristiano, è Sant'Agostino. il quale appunto anche gli non riteneva che l'educazione fosse qualche cosa solamente di intellettuale, ma fosse un'integrazione tra fede, ragione e apprendimento, e fosse centrata quindi sulla formazione morale e spirituale. Agostino non vedeva la mente umana come una tavola rasa, bensì come una tavola scritta da Dio. L'uomo quindi aveva lo scopo di ricercare dentro di sé, riflettere su se stesso, e andare alla ricerca di un sapere che si trovava fuori di lui.
Altro autore fondamentale, che viene un po' considerato, diciamo, il primo pedagogista moderno, è Comenio, autore di una didattica magna, uno dei grandi libri della pedagogia. Quello di Comenio prende il nome di ideale pansofico. Cosa vuol dire? Vuol dire che la sua formula era omnibus omnia omnino, che in latino significa insegnare a tutti, tutti. e completamente.
Naturalmente per lui anche la natura aveva un ruolo fondamentale e il sapere doveva in qualche modo indagare la natura sia dell'uomo sia la natura appunto come la intendiamo noi e soprattutto doveva essere un'educazione questa rivolta a tutte le classi sociali. Il periodo successivo della storia della pedagogia è il periodo illuminista. Un periodo che si basa su principi legati alla ragione, al progresso scientifico, all'uguaglianza e quindi quest'idea che la pedagogia debba rivolgersi davvero a tutti è ancora più marcata, ancora più sottolineata. Quali autori illuministi possiamo evidenziare?
Per cominciare Locke, il quale scrive un libro che è Pensieri sull'educazione. Ecco, per Locke, a differenza di quello che riteneva Agostino, la mente è effettivamente una tabula rasa. Quello che importa sono l'ambiente e le esperienze di apprendimento. Per lui, infatti, l'istruzione deve essere, per quanto naturalmente abbia un approccio olistico, un'istruzione personalizzata.
Quindi deve rivolgerci specificamente a ciascun individuo. Chi è che vuole formare Locke? Locke vuole formare il gentleman, per capirci, cioè una figura molto precisa nell'Inghilterra del suo tempo. Altro autore importante da questo punto di vista potrebbe essere Condorcet. Condorcet, il quale propone dei contributi alla pedagogia che sono molto moderni, potremmo dire, perché quello che lui propone è un sistema educativo pubblico, gratuito e universale.
Questo sistema educativo vede nell'individuo un elemento chiave per il progresso della società e quindi investire nella sua educazione, questo è molto illuminista, è senz'altro fondamentale. Un altro merito per il quale Condorcet può essere ricordato è il fatto che è un precursore del... diciamo del sostenere l'importanza anche dell'educazione femminile. Un altro autore fondamentale, ma vabbè su questo vi rimando magari a dei video specifici, è Vico, un autore a cui ho dedicato numerosi scritti e che oltre a essere diciamo anche un protocostruttivista è uno dei più geniali indagatori secondo me dell'animo infantile con le sue caratteristiche, con le sue ricchezze. Molto importante invece...
E anche Rousseau per restare appunto nel 1700, quindi in epoca illuminista. Rousseau è uno dei padri della pedagogia, lo si cita in tutti i manuali, non solo perché ha dedicato alcuni libri proprio a questo Emilio, ma anche la novella Eloisa, soprattutto perché molti dei pedagogisti dell'Ottocento riprendono il suo pensiero. Russo cosa pensava?
Pensava che l'educazione dovesse essere centrata sul bambino, dovesse seguire il corso naturale del suo sviluppo. Pensava che il bambino dovesse fare un'esperienza diretta della natura e che la sua formazione morale dovesse basarsi su compassione ed empatia. Cioè, in altre parole, non si trattava di far imparare delle conoscenze, ma diremmo appunto con termini...
molto contemporanei e molto europei sviluppare delle competenze. Nell'Emilio, che appunto il trattato pedagogico fondamentale di Rousseau è diviso in cinque volumi, si raccontano un po' le cinque fasi di sviluppo del bambino. Alla base di queste fasi, alla base della sua concezione, c'è un'opposizione fra natura e cultura. Rousseau aveva il mito del buon selvaggio, cioè riteneva che tutto ciò che è in natura è buono e poi invece è la società a corrompere i culi. costumi.
È per questo che è molto importante concentrarsi nell'educazione proprio sulla prima infanzia perché qui si può mettere in atto quella che lui chiama educazione negativa, cioè eliminare dal contesto educativo tutto ciò che ostacola lo sviluppo del ragazzo, del bambino che viene educato, che non è quindi influenzato da quelle cattive abitudini della società. Con l'avvicinarsi dell'adolescenza invece l'educazione da negativa deve diventare positiva, cioè appunto deve proporre dei modelli. Rousseau a differenza di Condorcet non è molto femminista, cioè ritiene che la donna debba sia essere educata ma è abbastanza conforme al pensiero del suo tempo, secondo la quale comunque la donna è sottomessa rispetto all'uomo.
Dopo Rousseau, che già per certi versi anticipa il romanticismo, si ha un altro grande blocco di autori, che sono gli autori romantici. Fra loro i più importanti sono sicuramente Frebel, Pestalozzi ed Erbart. Quali sono le caratteristiche generali degli autori romantici? Beh, sicuramente qua l'enfasi è posta oltre alla connessione. con la natura, come già fatto da Rousseau, sull'espressione emotiva, quindi su tutto ciò che dal bambino viene fuori, per così dire, e si può sviluppare attraverso l'arte, la musica, la letteratura, anche la religione, con un approccio olistico, ma anche per la prima volta forse incentrato un po' di più sul benessere psicofisico del ragazzo.
Freud, appunto, che è il primo autore che incontriamo, ritiene che il bambino debba essere educato tenendo sempre presente la sua autonomia spirituale. Questo è molto romantico, non l'idea dell'individualismo. E l'uomo debba essere in qualche modo destinato a scoprire in che cosa è bravo, in che cosa effettivamente può esprimersi al meglio. L'errore appunto da non fare assolutamente.
Educando i bambini, secondo Frebel è educarli non per ciò che sono nel momento in cui appunto ricevono l'educazione, ma per ciò che saranno, quindi in qualche modo plasmarli senza tenere conto delle loro specificità. In questo senso l'insegnante è un facilitatore, deve guidare il processo di apprendimento del bambino senza mai sostituirvi. Anche questo è decisamente ripreso oggi. Fröbel noi lo ricordiamo anche perché è l'inventore del concetto di kindergarten, che è l'asilo dell'infanzia.
Fröbel invece è un altro autore. Pestalozzi invece è un altro autore che a rispetto del nome in realtà non è italiano, è svizzero, scrive anche lui opere di pedagogia, una in particolare Leonardo e Gertrude, dove Gertrude è questa sposa, mamma coraggiosa, che in qualche modo riesce a farsi valere contro la prepotenza dei suoi concittadini e anche appunto a educare. bambini della sua comunità, diciamo che già da questo personaggio si capisce un po' qual è l'idea di Pestalozzi che fa molto per i bambini poveri soprattutto e propone un'educazione elementare che tocchi tre aspetti fondamentali, vale a dire il cuore attraverso l'educazione morale, la mente, quindi l'educazione intellettuale e anche però la mano, quindi il lavoro manuale. Pestalozzi ritiene che la donna, non è un caso se sceglie un'eroina femminile per il suo romanzo, debba essere educata adeguatamente, proprio perché è il perno intorno al quale ruota l'educazione dei figli. Altro autore romantico è invece Herbert.
Herbert, ci troviamo anche qua in area tedesca, è il padre della pedagogia scientifica. Ed è noto, insomma... per aver integrato nel suo pensiero pedagogico aspetti psicologici ed etici. Lui riteneva che l'educazione dovesse basarsi appunto su principi scientifici.
Introduce Herbert il concetto di interesse pedagogico, cioè il fatto che gli studenti apprendono di più e apprendono meglio se sono interessati e coinvolti. I passi formali, questo è il termine che lui utilizza per la sua... Teoria dell'istruzione sono la chiarificazione, l'associazione, la sistematizzazione e l'applicazione.
In questo modo, secondo lui, si può arrivare a un apprendimento efficace. Sono importanti per Herbert due agenzie educative. La famiglia, dove il bambino apprende le prime nozioni. e anche la scuola che sopperisce ai limiti della famiglia e agisce in questo senso come un elemento di grande uguaglianza.
Ecco, altri due autori che possiamo citare da questo punto di vista, visto che abbiamo un po' introdotto il tema del pensiero scientifico con Herbert, sono gli autori positivisti, Comte e Ardigo. Come mai abbiamo un'epoca del positivismo? È importante sottolineare come la pedagogia dell'epoca positivista si basi su fatti concreti e verificabili.
Di conseguenza acquisiscono un valore molto rilevante tutte quelle discipline scientifiche, matematiche e tecniche. Il positivismo inoltre influenza molto anche l'organizzazione, la struttura del sistema educativo. un'istruzione pubblica che sia il più possibile standardizzata e obiettiva. Anche questo è un principio nel quale ci ritroviamo anche oggi.
Ecco, dopo questi aspetti ci si inizia a avvicinare un po' di più a una protopedagogia, nel senso che sì, è vero, i romantici teorizzano, un tipo proprio di istruzione, un tipo proprio di educazione, ma è con la pedagogia del Novecento che questa disciplina acquisisce una nuova dignità e di conseguenza può essere studiata in maniera più autonoma. Proseguiamo questa carrellata andando a parlare di quelli che sono gli autori del funzionalismo. Il funzionalismo è una corrente che si sviluppa soprattutto negli Stati Uniti a inizio Novecento con le riflessioni di Dewey in particolare e James e che ritiene che l'educazione debba essere orientata allo sviluppo di competenze pratiche e abilità sociali così che chi la riceve possa diventare un cittadino a tutti gli effetti un membro attivo della comunità.
Questo termine attivo dà diciamo un'indicazione molto chiara perché un altro dei nomi con cui viene chiamata questa corrente è proprio l'attivismo pedagogico, con il quale si sottolinea anche il ruolo attivo degli studenti nel processo di apprendimento. Quali sono gli autori fondamentali per questa corrente? Dunque, James e Dewey li abbiamo già citati. Spostandoci invece sul versante europeo, per così dire, Non possiamo non citare autori francesi come Descroli e Clapared.
Clapared in particolare è autore della cosiddetta scuola su misura e è anche il fondatore della scuola di psicologia che prende il nome di Jean-Jacques Rousseau a Ginevra. Sì, mi correggo, non sono francesi, sono francofoni, ma in realtà Clapared è svizzero. Qual è la sua idea di scuola attiva?
La sua scuola attiva è una scuola in cui il processo di apprendimento è guidato dall'esperienza, dalla scoperta e dal gioco e non sviluppa solo competenze cognitive, ma anche capacità sociali, emotive, creative. In questo libro, appunto, che è del 1920, parla proprio di come organizzare la scuola per valorizzare al meglio le attitudini e le preferenze dei suoi studenti. Anche De Croli è francofono ma non è francese, è belga, scrive anche lui ai primi del Novecento e propone un modello educativo che si basa sui cosiddetti centri di interesse, cioè temi rilevanti per la vita dei bambini che possono rendere l'apprendimento più coinvolgente.
De Croli fonda a Bruxelles le Maisons des Petits, che sono appunto degli asili fondamentalmente che seguono questi principi. Un altro motivo per il quale De Croli è ricordato è il cosiddetto metodo globale, in cui si cerca di insegnare la lettura e la scrittura nel loro insieme, cioè senza concentrarsi su singole frasi, singole parole. È appunto un altro elemento di novità della sua pedagogia.
Spostiamoci invece in Italia. Autori fondamentali che non possiamo non citare per quanto riguarda l'Italia sono sicuramente Maria Montessori e le sorelle Agazzi, due donne in questo caso. Sì, ci sono anche altri autori, soprattutto in area religiosa, penso per esempio a Don Bosco, a Don Milani, fondatore della scuola di Barbiana, però sicuramente il genio pedagogico del Novecento in Italia è Maria Montessori. Il suo metodo pedagogico è rivoluzionario, questo perché innanzitutto lei è un medico, quindi parte con le proprie riflessioni osservando i metodi di apprendimento dei bambini con handicap e quindi elabora dei modelli che sono decisamente inclusivi, che pongono il bambino al centro e ne promuovono l'autonomia, l'apprendimento pratico, ovviamente anche per lei l'apprendimento è un processo olistico, questo è abbastanza importante.
ricorrente in tutti gli autori funzionalisti. Maria Montessori fonda nel 1907 a Roma la Casa dei Bambini. Il suo metodo è rivoluzionario, nel senso che innanzitutto non ha l'idea del maestro come colui che trasmette delle conoscenze.
Il maestro guida l'esplorazione del bambino in un ambiente che è a misura di bambino, cioè in cui il bambino può sperimentare liberamente in base a quelli che sono anche i propri ritmi di apprendimento. La Montessori è molto famosa oggi anche perché ha dato vita a tutta una serie di materiali per l'apprendimento, che si chiamano materiali montessoriani, e possono essere sensoriali per lo sviluppo motorio, per l'apprendimento del linguaggio o del calcolo matematico. Quali sono i principi fondamentali, volendo fare un po' un riassunto, perché sulla Montessori ci sarebbe da dire moltissimo?
Beh, innanzitutto l'educazione è centrata sul bambino e su un ambiente a misura di bambino, in cui l'educatore è un facilitatore. L'uso di materiali didattici specifici, questo in realtà è un elemento sul quale è stata spesso anche criticata, proprio perché l'uso del materiale didattico specifico talvolta potrebbe limitare appunto invece la creatività del bambino. L'apprendimento autonomo e l'auto-educazione.
e infine appunto l'educazione olistica. Sul discorso del materiale già costruito invece abbiamo un punto di riferimento interessante nelle sorelle Agazzi, le quali riprendono sicuramente alcuni principi montessoriani o meglio li sviluppano autonomamente, ma si basano su quelle che prendono il nome di cianfrusaglie senza brevetto. Vale a dire degli oggetti che i bambini ritrovavano nelle loro tasche e con i quali potevano giocare come se fossero materiale didattico, anche se appunto non preordinato, non prestabilito.
C'è un passaggio, insomma, di un testo di una delle sorelle Agazzi, non ricordo se è Rosa o Carolina, in cui descrive questo momento in cui trova questo oggetto nella tasca di un bambino e non ha cuore, insomma, di buttarlo via. anche se si tratta di una cianfrusaglia, e da qui invece l'idea è di usare queste cianfrusaglie proprio per sviluppare il proprio metodo. Quali altri autori possiamo citare?
Ce ne sarebbero molti. C'è anche un attivismo in Russia, per esempio con Makarenko e Dessen, talvolta anche Tolstoi, viene citato insieme a loro, proprio perché anche lui è caratterizzato da una... dall'idea di una scuola libertaria per i figli dei contadini.
Ci sarebbero anche altri autori, sempre in area anglosassone e non solo. Qua dico proprio dei nomi, giusto per non lasciare indietro nessuno, se poi magari qualcuno a piacere può cercarli e approfondirli. Abbiamo per esempio Cousinet, che è famoso per il metodo di lavoro per gruppi. Abbiamo Rick... Victor Maritain, Freinet con la sua cooperazione educativa, c'è la pedagogia dell'errore che si sviluppa con Popper e Parkinson e infine abbiamo un brasiliano Paolo Freire il quale appunto sottolinea l'importanza della concretezza nell'educazione ed è autore di un'opera fondamentale che è la pedagogia degli oppressi.
Prima di riprendere il filo della narrazione storica della psicopedagogia, mi soffermerei un attimo su quella che è la cosiddetta pedagogia speciale, vale a dire tutto l'insieme di riflessioni teorico-pratiche su coloro che sono portatori di bisogni educativi speciali. Innanzitutto bisogna essere chiari quando parliamo appunto, di bisogni educativi speciali. Ci si riferisce a tutte le persone, in qualche modo, che caratterizzate da una disabilità devono essere incluse all'interno della relazione educativa partendo proprio dal presupposto che possano ricevere un'educazione. Dico questo perché non è così scontato, nel senso che storicamente non è sempre stato così.
Vale a dire, nell'antichità il paradigma pedagogico per coloro che erano caratterizzati da una situazione di disabilità era l'eliminazione. Cioè se pensate a Sparta e alla rupe tarpea, che tutti abbiamo imparato a scuola, è che i bambini malformati venivano proprio gettati di sotto da questa rupe. Ma persino Platone, che per altri aspetti ci ha regalato delle riflessioni pedagogiche validissime, sosteneva questa tesi. Si è poi passati alla segregazione, cioè soprattutto con l'avvento del cristianesimo non venivano naturalmente uccisi, ma venivano allontanati dalla società.
Ed è stato così fino a che non si è proprio parlato invece di esclusione, cioè non erano necessariamente segregati ma comunque esclusi. Può sembrare che si stia parlando di qualcosa di molto lontano nel tempo, ma non è così, perché questo paradigma dell'esclusione è... stato grosso modo fino agli anni 60 del secolo scorso, quando si è iniziato invece a parlare di inserimento, per esempio appunto con le cosiddette classi differenziali.
Se volete una panoramica più approfondita su quelle che sono le leggi sull'inclusione in Italia, vi rimando al video specifico. A metà degli anni 70 invece si inizia a parlare di integrazione, che diventa poi, dopo gli anni 90, vera e propria inclusione. La differenza principale sta nel fatto che l'integrazione avviene in un contesto che non è pensato per colui che è portatore di un bisogno educativo speciale, il quale appunto deve integrarsi in quel contesto, mentre a livello di inclusione parliamo di un contesto che è già pronto ad accogliere qualcuno. Ma chi per primo inizia a interessarsi della psicologia, della pedagogia speciale e perché? Sicuramente il primo nome è un francese, vale a dire Delepe, il quale fonda a Parigi i primi istituti per sordi e per ciechi, siamo nel 1770. Esperienze analoghe avvengono in Italia.
Bisogna aspettare gli anni 20 perché invece venga inventato un codice per consentire ai ciechi di leggere e scrivere. Siamo negli anni 20 dell'Ottocento e inventarono naturalmente il nome famosissimo Ebrail. Un altro autore fondamentale, che è considerato il padre proprio della pedagogia speciale, è Itard, famosissimo soprattutto per chi ha visto il film di Truffaut Il ragazzo selvaggio, in cui appunto Itard si fa carico dell'educazione di questo ragazzo selvaggio, appunto ritrovato nei boschi dell'Aveyron in Francia.
che tutti considerano un povero idiota e che lui invece ritiene che abbia un deficit cognitivo perché non è mai stato socializzato. Questa è un'idea rivoluzionaria, Itark scrive proprio un libro su questo, offre degli spunti veramente molto interessanti, a differenza di quello che pensavano i suoi contemporanei, per esempio Pinelli, che diceva che invece Victor, lo chiamano così, il ragazzo selvaggio, era un povero idiota. Abbiamo poi Seguin, che è un altro francese che lavora con bambini che hanno deficit cognitivi e sviluppa un sistema basato sulla stimolazione sensoriale.
Abbiamo in Italia De Santis, siamo negli anni della legge Coppino che istituisce l'obbligo scolastico in Italia nel 1877. Nella seconda metà dell'Ottocento De Santis fonde i cosiddetti asili scuola. che si propongono l'assistenza e il recupero sociale dei ragazzi poveri e affetti da deficit cognitivi. Abbiamo poi altri autori, senza andarli a citare tutti perché sarebbero tantissimi, come per esempio Zavalloni, che è il titolare della prima cattera di pedagogia speciale a Roma, siamo nel 1964. Abbiamo ancora vivo oggi, insomma, nel 39 Andrea Canevaro, che è un pedagogista italiano e per primo, insomma, si è occupato di temi legati alla pedagogia speciale in Italia, osservando appunto come l'elemento del sostegno, dell'accompagnamento, sia un elemento fondamentale per lo sviluppo.
Articola, diciamo, varie forme di sostegno, appunto la prima è quella del sostegno di accompagnamento, abbiamo il sostegno di controrisposta. Il sostegno della mano anonima, il sostegno a ping pong, che si basa sulla reciprocità, questo è molto interessante, il sostegno di confine, qua ci sono dei punti di contatto con quella che Vigoschi chiamerà zona di sviluppo prossimale, magari dopo li sottolineiamo, il sostegno di fondo, che invece è un po' l'elemento integratore di tutti gli altri tipi di sostegno. L'idea di Canevaro è interessante proprio perché... osserva come il paradigma dell'integrazione debba avvenire senza proprio che il bambino, il ragazzo disabile perda la propria specificità. Altri autori importanti da citare sono, per esempio, restando in termini contemporanei, Dario Ianes, il quale è un psicologo dell'educazione, autore di un libro molto bello, secondo me, che è La speciale normalità.
Lui si sofferma sull'idea che per realizzare una buona integrazione scolastica è rendere più speciale la normalità della scuola. Quindi un'integrazione di qualità si basa proprio sulla qualità delle istituzioni che accolgono i ragazzi con bisogni educativi speciali, operando senza che questo rappresenti un elemento straordinario, ma un semplice elemento di solidarietà e accoglienza. Un altro autore da poter citare è Salvatore Nocera, che studia l'integrazione scolastica in Italia, osservando quali sono alcuni indicatori della qualità di questa integrazione. Faccio ora invece un passo indietro per parlare un po' di quella che è l'approccio psicopedagogico.
Abbiamo parlato del funzionalismo e dell'attivismo, percorrendo sempre una storia cronologica, Ma forse è necessario fermarsi un attimo a capire in opposizione a che cosa nasce questo punto di vista funzionalista. Mi sto riferendo alla psicologia strutturalista, che è caratterizzata dall'elementismo, adesso dico cosa vogliono dire tutti questi ismi, di Wundt, che è considerato appunto il padre della psicologia. Se in questo momento state pensando, ma come?
Non era Freud? No, in realtà Freud ha fondato la psicanalisi, la psicologia appunto esisteva già. Wundt è appunto uno psicologo, il quale si concentra su questa idea che per capire in qualche modo la mente umana, questa debba essere scomposta in tanti diversi pezzettini, da qui appunto la definizione di elementismo. che poi operano congiuntamente, quindi appunto rappresentano una struttura.
Allievo di Wundt è Tietkener, un altro psicologo appunto che segue questa corrente, in opposizione alla quale per l'appunto nasceranno invece le teorie funzionaliste, in particolare di Dewey e James. Perché nascono diciamo in opposizione? Perché l'idea del funzionalismo invece...
è che non si possa pensare alla psicologia umana come a qualcosa che non opera nell'insieme. Dewey e James affondano le loro idee soprattutto nella concezione della psicologia come qualcosa che deve essere integrato non solo a tutte le funzioni mentali dell'individuo, ma anche e forse soprattutto a quella che è la società. che è un altro aspetto, dal loro punto di vista, fondamentale per comprendere anche proprio la mente umana. Ecco, da questi due paradigmi ne scaturiscono altri che sono quelli per intenderci che nel bando del concorso vengono sottolineati a più riprese.
Mi sto riferendo al comportamentismo, al cognitivismo, al costruttivismo e alla psicologia della... Gestalt, rispetto alle quali adesso faremo una lunga digressione proprio per cercare di sottolineare quali sono le caratteristiche e gli elementi determinanti appunto di queste correnti, se vogliamo appunto chiamarle così. Partiamo con il comportamentismo. Allora, il comportamentismo come funzionalismo si lega al pragmatismo.
Pragmatismo è proprio una corrente che si sviluppa in America e sottolinea la necessità di favorire un'intelligenza pratica e applicativa. I costrutti teorici, insomma, che erano stati utilizzati fino a quel momento dagli strutturalisti, ma anche dai funzionalisti e dagli attivisti, erano per i comportamentisti troppo soggettivi. Quindi che cosa si doveva studiare per loro?
Beh, per loro si doveva osservare il comportamento umano, che era l'unica cosa che effettivamente poteva dare delle risposte un po' più sicure. Per i comportamentisti la mente è una sorta di black box, cioè praticamente una scatola nera in cui non bisogna guardarci, un po' come l'infinito per i filosofi greci, si sa che è lì ma non ci si guarda dentro, non ci si indaga perché si rischia di scoperchiare un vaso di Pandora. Quello che conta appunto sono le risposte comportamentali agli stimoli ambientali. Ecco perché uno dei fondamentali punti del comportamentismo è l'idea di condizionamento.
Cosa significa? Significa appunto che attraverso il condizionamento si va a influenzare il comportamento che è poi osservabile e appunto rispetto al quale si possono fare delle teorie. Il condizionamento può essere di due tipi, classico, adesso vedremo cosa si intende, e operante che invece appunto produce uno stimolo nel soggetto. oggetto che ha un maggior grado di controllo.
Autori principali del comportamentismo. Il primo sicuramente è Pavlov, è russo, tutti lo conoscono per l'esperimento con i cani e appunto Pavlov è il padre del condizionamento classico. Il condizionamento classico è molto semplice, se io mostro al cane il cibo o anche più semplicemente gli mostro l'uomo con il camice bianco che gli sta per portare il cibo.
il cane aumenta la sua salivazione. Anche se io gli faccio vedere dopo un po' l'uomo con il camice bianco, benché non abbia il cibo, il cane inizia a salivare. Questo è proprio il condizionamento classico.
Dopo Pavlov, gli altri autori, invece, ci spostiamo negli Stati Uniti, che vengono nominati, sono Watson, a cui si deve il termine comportamentismo, perché è autore di un testo che si chiama La psicologia dal punto di vista del comportamentista. Thorndike, il quale è famoso per il cosiddetto apprendimento per prove ed errori, e soprattutto Skinner, il quale è probabilmente il maggiore esponente del comportamentismo e introduce invece l'idea del condizionamento operante. Lui aveva costruito questa Skinner Box.
una scatola in cui faceva gli esperimenti con i topi e osservava come rinforzandoli positivamente o negativamente, quindi con un premio o diciamo una punizione, anche se lui non la chiamava così, questi topi si comportavano insomma in maniera diversa. Skinner è famoso anche per aver introdotto l'idea di una macchina per insegnare, diciamo considerata un po' l'antesignana, la sua teoria dell'introduzione delle cosiddette TIC. appunto nell'insegnamento è stato però anche molto criticato proprio perché si pensava un po' era una leggenda un po' no che in qualche modo avesse fatto esperimenti anche sui bambini sui suoi figli in effetti sui bambini aveva fatto qualche esperimento Skinner non so se proprio sui suoi figli e aveva appunto quest'idea che attraverso lo sviluppo dei condizionamenti lui poteva di fatto far a fare quello che voleva a chiunque.
Famosa la sua frase appunto in cui diceva che qualunque bambino gli avessero dato, opportunamente condizionato, avrebbe potuto farlo diventare qualsiasi cosa, dal medico all'astronauta. Altro autore comportamentista, ma famoso soprattutto perché è il padre delle teorie dell'apprendimento sociale, è Bandura, poco successivo diciamo rispetto a Skinner. ideatore del cosiddetto apprendimento per imitazione. La teoria dell'apprendimento sociale è una teoria che si basa sulla descrizione di un processo autonomo di apprendimento che però ha come base l'osservazione di un modello. Bandura è famoso per i suoi esperimenti con la bambola Bobo, questa bambola appunto di gomma che veniva lasciata in una stanza con dei bambini e un adulto che a un certo punto iniziava a colpirla.
Bandura aveva osservato come i bambini esposti a questo comportamento tendevano a riprodurlo e quindi si era proprio interrogato da questo punto di vista su quello che significava l'influenza sociale. Altri elementi della teoria di Bandura importanti sono l'auto-efficacia, vale a dire la percezione delle proprie capacità, In inglese è self-efficacy, è l'idea che un individuo ha circa la capacità di riuscire in un determinato compito. E anche della cosiddetta impotenza appresa, una cosa di cui si parla molto oggi, perché appunto Bandura osservava come concetto opposto a quello di autoefficacia, cioè proprio quello di impotenza appresa, cioè un atteggiamento di rinuncia, impartenza.
tale per cui di fatto poi effettivamente si hanno più difficoltà a svolgere determinati compiti. Un altro autore che possiamo considerare, diciamo, annoverare tra i comportamentisti, anche se ci stiamo un po' allontanando, è Bloom, che è colui che ha proposto il cosiddetto mastery learning, cioè l'apprendimento per padronanza, e anche una tassonomia degli obiettivi educativi. Il mastery learning è, diciamo, una situazione di apprendimento da incentivare, secondo Bloom, nella... quale la maggior parte degli studenti raggiunge la padronanza in una disciplina. Questo se viene loro garantito il tempo necessario e anche un'adeguata motivazione.
L'insegnante ha appunto il compito di motivare i suoi studenti suscitando la loro curiosità e questo è naturalmente molto importante perché avere una padronanza significa essere in grado anche di utilizzare quanto appreso. Il fatto che il Mastery Learning venga annoverato nelle teorie comportamentiste è legato al fatto che anche qua abbiamo un paradigma stimolo-risposta-rinforzo che si concretizza nella valutazione formativa. Molto importante è anche la tassonomia, la classificazione degli obiettivi educativi di Bloom secondo una piramide in cui si parte dal ricordare, dal comprendere, si passa poi all'applicare.
e all'analizzare e infine abbiamo la valutazione e la creazione, quindi appunto il processo di apprendimento è un processo creativo. Ultimo riferimento per quanto riguarda i comportamentisti è ai neocomportamentisti, così chiamati perché operano una rottura con il comportamentismo classico e si configurano come un ponte verso il cognitivismo di cui parleremo ora. Propongono un nuovo paradigma che è stimolo-organismo-risposta, cioè in altre parole introducono la variazione legata proprio a quello che l'organismo è, quindi in qualche modo c'è un elemento di maggiore soggettività. Sono neocomportamentisti Tolman, che ci parla di apprendimento latente, distinguendo l'apprendimento dalla performance, e Hull.
Veniamo ora a quello che è probabilmente l'argomento più ricco di tutto il programma per la prova scritta del concorso, vale a dire il cognitivismo. Questo perché la maggior parte delle teorie psicologiche sull'educazione, che ancora vengono utilizzate oggi, si basano proprio sull'approccio cognitivista. Che cosa intendiamo innanzitutto quando parliamo di cognitivismo?
Diciamo, la psicologia cognitiva è una branca innanzitutto della psicologia applicata, ovviamente, allo studio dei processi cognitivi, che venne teorizzata per la prima volta da uno psicologo statunitense, vale a dire Ulrich Neisser. C'erano tuttavia, naturalmente, già stati degli elementi che sono stati poi etichettati come cognitivisti in precedenza. Questo soprattutto grazie alla...
rapporto di tre autori fondamentali, vale a dire Piaget, Vygotsky e Brunner, di cui adesso parleremo abbastanza diffusamente. Quello che insomma Neisser fa è sintetizzare nel suo testo, che è appunto Cognitive Psychology, tutte le ricerche condotte negli anni precedenti, che a differenza di quello che faceva il comportamentismo, basandosi solo sull'osservazione del comportamento, paragonano invece la mente umana a un computer. Di conseguenza, appunto, andare a indagare la mente umana è il punto di partenza per comprenderla.
Piaget è svizzero, innanzitutto, è uno psicopedagogista e è il fondatore della cosiddetta epistemologia genetica, cioè lo studio, insomma, dell'evoluzione delle strutture cognitive, e ha indagato moltissimo, appunto, lo sviluppo dei bambini. Tra l'altro anche dei suoi bambini, insomma aveva tre figli, una in particolare Jacqueline, spesso protagonista delle sue teorizzazioni. La principale introduzione di Piaget è quella dell'azione, un'azione che può essere reale se il bambino agisce sull'ambiente e delinea così una sua conoscenza oppure interiorizzata, cioè se non agisce sull'ambiente ma sulle rappresentazioni. Questo è un elemento molto importante.
Piaget introduce poi le cosiddette invarianti funzionali, cioè praticamente delle strutture della mente sulla base delle quali noi operiamo. Sono il principio di organizzazione, come già tutto un programma, e il principio di adattamento. Anche in questo caso si capisce abbastanza bene che cosa si intende. I principi di adattamento si basano su due processi, che sono l'assimilazione e l'accomodamento. L'assimilazione è appunto l'assimilazione di nuove conoscenze nelle strutture che già ci sono, mentre l'accomodamento si ha quando le nuove conoscenze non si incastrano bene con le nostre strutture e dobbiamo in qualche modo lavorarci.
Ecco, attraverso questi principi Piaget si spiega quelli che sono tutti gli stadi di uno sviluppo che per lui è immodificabile e universale, cioè interessa a qualsiasi uomo a prescindere dalla sua posizione geografica o sociale. Questi stadi dello sviluppo psicologico sono lo stadio sensomotorio dagli 0 ai 2 anni, lo stadio preoperatorio dai 2 ai 7 anni, lo stadio delle operazioni concrete dai 7 ai 12 e infine lo stadio delle operazioni formali. dai 12 ai 16. Io vado a spiegarli uno per uno perché credo che siano uno degli argomenti un po' più rilevanti anche proprio per il concorso.
Lo stadio senso motorio ha al suo interno intelligenza e attività motoria ma non è caratterizzato dall'uso di simboli. Sono particolarmente importanti in questo le cosiddette reazioni circolari. C'è delle azioni che il bambino fa solo per il piacere di farlo, perfezionando appunto i suoi schemi di azione. L'obiettivo di questo stadio è sviluppare la permanenza dell'oggetto, cioè in altre parole il bambino alla termine dei due anni dovrebbe arrivare a capire che un oggetto esiste anche se lui non lo percepisce, ecco diremmo in termini filosofici.
Lo stadio pre-operatorio invece è quello in cui sono presenti l'uso dei simboli e le prime competenze linguistiche. È caratterizzato dal gioco, un gioco che diventa simbolico e questo è molto importante per Piaget e il pensiero dunque è un pensiero intuitivo, di tipo, dice Piaget, egocentrico. Cioè in questo caso il bambino, dopo aver acquisito la permanenza dell'oggetto, acquisisce anche l'idea...
che ci sia una realtà al di fuori di lui di cui però non è in grado di vedere i punti di vista. Questo per esempio si spiega molto bene con l'esempio della montagna, cioè se voi mettete l'immagine di una montagna davanti a un bambino e gli dite che dall'altra parte della montagna c'è un'altra bambina e gli chiedete di scegliere qual è l'immagine che vede la bambina, lui sceglierà la stessa immagine che vede lui, perché non è in grado di pensare appunto che... Detta così sembra che il bambino sia un incapace, no, naturalmente si tratta di tappe dello sviluppo, questo è un punto fondamentale, visualizzare il punto di vista dell'altro.
Nello stadio delle operazioni concrete, la manipolazione dei simboli si lega appunto a oggetti concreti. Se il pensiero prima non era reversibile, adesso è reversibile, cioè si colgono i concetti di conservazione della massa, della lunghezza, del... peso, del volume, cioè qua il bambino è in grado di capire che se due bicchieri hanno una forma diversa possono contenere la stessa quantità di liquido per capirci. Il pensiero quindi è logico e reversibile ma è concreto, cioè non ci sono ancora i concetti astratti che arrivano invece con lo stadio delle operazioni formali.
Qua abbiamo un pensiero astratto in cui si verificano delle ipotesi mentali ed è un pensiero che è logico e deduttivo. In altre parole è ormai un pensiero adulto. Molto importante sottolineare per quanto riguarda il linguaggio che lo sviluppo per Piaget è del tutto legato allo sviluppo cognitivo ma non lo influenza.
Cioè lo sviluppo comprende il linguaggio ma non si sviluppa attraverso il linguaggio. Vygotsky è invece un autore russo, vissuto pochissimo tra l'altro, è morto a neanche 40 anni e nonostante questo è considerato il Mozart della pedagogia, proprio perché le sue idee sono state assolutamente fondamentali e rivoluzionarie. Ma quali sono queste idee?
Innanzitutto Vygotsky osserva come lo sviluppo delle facoltà psichiche non sia influenzato solo da fattori biologici, ma anche da fattori storici, sociali e culturali. È un punto di vista assolutamente rivoluzionario. Una delle sue idee fondamentali è quella della cosiddetta zona di sviluppo prossimale.
Vale a dire... Diciamo, la differenza che c'è tra il livello attuale di sviluppo e il livello potenziale che il bambino potrebbe raggiungere se opportunamente stimolato. Cioè, diciamo, è proprio quello spazio in cui il bambino può crescere se coadiuvato da un adulto che gli fornisce alcuni supporti senza però sostituirsi a lui.
È qualcosa di simile a quello che lo vedremo Brunner chiamerà scaffolding. altro elemento fondamentale per Vygotsky è invece il linguaggio che per lui non è semplicemente un elemento dello sviluppo cognitivo ma è proprio uno strumento che si sviluppa e nasce in maniera autonoma rispetto al pensiero influenzandosi a vicenda cioè praticamente crescono insieme uno dei testi fondamentali di Vygotsky infatti è proprio pensiero e linguaggio e Quali altri elementi possiamo sottolineare? Un altro degli elementi che Vygotsky sottolinea è quali sono le varie tappe che portano alla formazione dei concetti.
Lui individua tre momenti, quello che chiama complesso, quello che chiama pseudoconcetto e quello che chiama concetto. Per certi versi diciamo ... Il complesso semplicemente è un significato della parola che prende forma in qualcosa che però non è del tutto chiaro.
Lo pseudoconcetto invece è un concetto in cui il bambino associa alla parola il suo reale significato ma manca l'astrazione, così come appunto per Piaget mancava l'astrazione fino all'ultimo degli stadi dello sviluppo. Con il concetto invece abbiamo effettivamente l'astrazione. Questi appunto sono alcuni degli elementi principali di Vygotsky, così un po' in ordine sparso. Essendo un autore davvero fondamentale ci sarebbe forse da dire molto altro, infatti secondo me potrebbe essere il caso appunto di andarlo anche a approfondire su un manuale. Ultimo elemento su cui Vygotsky si sofferma è l'importanza del gioco e in particolare del gioco di immaginazione.
Questo contribuisce secondo lui anche allo sviluppo morale del bambino, c'è la sua capacità di mettersi nei panni degli altri e di seguire delle regole. Ultimo grande autore cognitivista è Jerome Brunner, che ha una vita lunghissima invece a differenza di quella di Vygotsky perché vive appunto più di cent'anni, è morto nel 2016. E diventa famoso nel campo della psicologia cognitiva. aderendo a una corrente psicologica che è la cosiddetta new look on perception, cioè una corrente secondo la quale i processi mentali come la percezione sono appunto dei processi attivi. E per Brunner i processi, i fattori della percezione sono due, dei fattori autoctoni, che sono appunto quelle che sono le proprietà del nostro sistema nervoso, ma anche dei fattori comportamentali, che comprendono la motivazione, i bisogni sociali, le attitudini. Di conseguenza per lui è ancora più importante, di quanto non lo fosse per gli altri, l'elemento legato ai fattori sociali.
Anche il linguaggio, infatti, per Brunner ha una funzione eminentemente sociale. Ma quali sono le teorie? diciamo la teoria dello sviluppo cognitivo per Brunner. Innanzitutto Brunner prende in considerazione sia gli studi di Piaget che quelli di Vygotsky e prova un po' a operare una sintesi diciamo fra le due.
Da Piaget riprende il carattere scientifico della ricerca psicologica e da Vygotsky invece l'importanza grandissima dei fattori storici, sociali e culturali, riprende anche alla teoria appunto della zona di sviluppo prossimale. Lo sviluppo cognitivo di Brunner si delinea attraverso il concetto di rappresentazione, con cui lui intende una modalità di elaborazione delle informazioni che provengono dall'ambiente. Le modalità di rappresentazione di cui parla sono tre. Esecutiva, che corrisponde alle prime fasi dello sviluppo, perché ha una funzione di tipo esecutivo.
Iconica, vale a dire quando... Abbiamo delle rappresentazioni sotto forma di immagini. Il vantaggio delle rappresentazioni iconiche rispetto a quelle esecutive è che si affrancano dall'azione, quindi in altre parole possono essere richiamate anche in assenza dell'oggetto stesso.
Infine lui parla di rappresentazioni simboliche, che si basano appunto su simboli e segni, non hanno un diretto grado di somiglianza con la realtà. Questa categorizzazione serve appunto per creare categorie. Una categoria è un insieme di oggetti a cui viene dato un nome ben preciso e il concetto per Brunner è la rappresentazione mentale della categoria.
Attraverso questo processo appunto il bambino arriva a sviluppare la sua conoscenza. Ci sono molte altre cose da dire su Brunner, sto scorrendo i miei appunti e ho la sensazione che non finisca mai, perché è davvero un autore molto importante, rispetto al quale oggi vengono anche riprese molte teorie. Io ho scritto anche degli articoli proprio su Brunner e in particolare sulla sua idea di come vi sia una necessità oggi di mettere di nuovo insieme quelle che sono le due culture.
cioè il pensiero della mano destra, lui la chiama che è quello logico-razionale e quello della mano sinistra, che invece è il pensiero creativo-intuitivo, riprendendo anche alcuni elementi mutuati da Vico, che forse per primo aveva proprio sottolineato questa necessità e questi aspetti. Faccio proprio una carrellata di quelli che sono degli elementi della teoria dell'educazione di Brunner che emergono da una conferenza che ha... presieduto nel 1959 a Woods Hall, incentrata proprio sull'educazione.
Gli aspetti fondamentali per lui sono la struttura di una disciplina, cioè che cosa bisogna imparare che sia utile in futuro, il curriculum a spirale, che altro non è che una stratificazione diversa di approfondimenti, quello che si fa un po' oggi anche a scuola, ecco, all'elementare si studia una cosa, poi la si approfondisce successivamente alle scuole superiori. Sì, sarebbero poi la primaria e le medie, insomma, però ci siamo capiti, ecco. La differenza fra il pensiero analitico e intuitivo, che come dicevo appunto devono legarsi insieme, devono comunque collaborare.
La motivazione dello studente che è fondamentale appunto per il suo apprendimento. Altri elementi che caratterizzano il pensiero di Brunner sono appunto il concetto di scaffolding, paragonabile per certi versi alla zona di sviluppo prossimale di Vigoschi, è un termine che mutua dall'edilizia e vuol dire proprio l'impalcatura, cioè il sostegno che viene dato da una figura esperta al soggetto apprendente e anche il pensiero narrativo di cui lui parla molto e che è un pensiero che consente di gestire non solo dati reali ma anche dati astratti, produrre storie per lui è qualcosa di fondamentale appunto per poter... apprendere.
Ultimi argomenti che trattiamo in questo video infinito sono la psicologia della Gestalt e il costruttivismo. La psicologia della Gestalt nasce in Germania all'inizio del ventesimo secolo e studia i meccanismi di apprendimento, in particolare la percezione. I maggiori esponenti sono Kafka, Kohler e Wertheimer.
Kohler lo ricordiamo soprattutto per la sua idea del pensiero di intuizione o insight, ecco proprio in maniera del tutto diversa da quello che pensavano Wundt e Tietkener, quindi con lo strutturalismo, per loro la conoscenza è qualcosa che si intuisce, se dovessimo usare una metafora potremmo usare quella di un quadro puntinista, in cui ti arriva però un'immagine complessiva, quindi tu se guardi le singole parti non ci capisci nulla, devi guardare insomma l'insieme. Wertheimer invece introduce i concetti di pensiero produttivo e riproduttivo. Il primo risolve problemi nuovi usando l'intuito, mentre appunto il secondo è il pensiero comunemente inteso, che riproduce conoscenza.
Per quanto riguarda il costruttivismo in ambito pedagogico, parliamo di costruttivismo nel momento in cui riteniamo che la conoscenza non è oggettiva. ma soggettiva, viene appunto costruita in modo autonomo da ciascun individuo. Tra i maggiori esperti del costruttivismo ricordiamo Kelly, che studia la teoria dei costrutti personali, e insieme a lui anche Von Foster e Von Glaserfeld.
L'idea generale di tutti questi autori è che lo studente è costruttore attivo delle proprie... conoscenze, mai passivo, e è fondamentale questo aspetto proprio per poter sviluppare una teoria dell'educazione efficace. Per loro inoltre la conoscenza è sempre situata, cioè strettamente collegata al contesto in cui viene appresa e è sempre frutto della collaborazione e della negoziazione sociale, questo soprattutto per quella corrente del costruttivismo che si chiama sociocostruttivismo.
Dottori fondamentali da citare in questo senso sono Maturana e Varela. Quindi penso che ci sarebbero tantissime altre cose da dire, ma credo che questo video sia durato davvero più forse di ogni altro video che ho fatto. È stato utile a me che ho ripetuto un po' questi argomenti e spero che sia utile anche a voi che lo ascoltate, magari mentre viaggiate in macchina o mentre preparate la cena, proprio per ripassare alcuni dei nomi e dei concetti fondamentali rispetto a questo estremamente ampio campo di ricerca.