E'finita tra di noi, digli pure che è stata colpa mia. Salve, questa è la prima video lezione della sezione misure elettriche, le basi teoriche. Nel campo elettrico le misure si effettuano con appositi strumenti di misura ed è per questo motivo che in questo tutorial andremo a considerare proprio alcune delle principali caratteristiche degli strumenti che si utilizzano nei laboratori di misura elettrica.
In particolare considereremo gli strumenti di misura, l'errore assoluto, vedremo la definizione di errore assoluto, vedremo in che cosa consiste, poi considereremo il limite massimo dell'errore assoluto, andremo a considerare l'errore relativo, la portata degli strumenti, la costante di lettura nel caso si utilizzano degli strumenti analogici, la classe di precisione degli strumenti di misura e la classe di precisione per in particolare gli strumenti analogici. Infine andremo a considerare la scelta della portata sempre nel caso degli strumenti analogici. Per tutti questi argomenti sono previsti degli esempi numerici, chiaramente a chiarimento degli aspetti teorici che via via si andranno a prospettare.
Passiamo quindi senz'altro al primo argomento che è previsto nella scaletta. Per la misura di grandezze elettriche, la tensione, la corrente, la potenza, eccetera, Si utilizzano degli strumenti di misura, certo non si può utilizzare un metro come nel caso della misura delle lunghezze. Vi sono vari tipi di strumenti di misura, si possono fare diverse classificazioni.
Una classificazione può essere in funzione delle grandezze che si devono misurare. Per esempio noi avremo dei voltmetri o voltometri per la misura delle tensioni, degli amperometri per la misura delle correnti. i wattmetri sono ovviamente strumenti che misurano le potenze e così via vi sono, bisogna dirlo, anche degli strumenti cosiddetti multifunzione cioè che possono misurare vari tipi di grandezze elettriche è il caso quello dei multimetri che vengono detti anche tester a seconda dell'utilizzo che si deve fare si può selezionare il multimetro per la misura di tensione, di corrente, di resistenza, di capacità e così via.
Poi c'è un'altra classificazione in base alla modalità di visualizzazione. Si distinguono a questo proposito degli strumenti analogici che indicano il valore che si misura mediante lo spostamento praticamente di un indice su una scala graduata, nel caso di... questo è rappresentato in figura, questo amperometro, un amperometro analogico, c'è questo indice e si sposta e ci dà delle divisioni e dalle divisioni si risale alla grandezza da misurare. Poi invece ci sono degli cosiddetti strumenti digitali nei quali, qui è rappresentato un tipo di questi strumenti qua, un amperometro digitale, nei quali praticamente il valore misurato viene visualizzato mediante dei numeri che si leggono su un apposito display. Un'ulteriore classificazione si può fare in base al principio di funzionamento.
Si distinguono a questo proposito due categorie di strumenti, i cosiddetti strumenti tradizionali, sostanzialmente quelli a indici, quelli analogici che abbiamo già considerato, e che si basano su principi di funzionamento sostanzialmente di tipo elettromeccanico, come si vede nella slide, come rappresentato appunto in figura. E poi c'è la categoria degli strumenti elettronici, cioè gli strumenti digitali. A questo proposito bisogna dire che gli strumenti digitali sono molto diffusi e molti pensano che siano anche più precisi di quelli analogici. In realtà le cose non stanno proprio in questa maniera, perché sicuramente negli strumenti digitali non ci sono gli errori relativi alla valutazione della posizione dell'indice sulla scala, cosiddetti errori di parallasse o di apprezzamento, come vedremo in successivi tutorial. Però, al di là di questo aspetto, la precisione intrinseca dello strumento è un'altra cosa.
potrebbe addirittura essere inferiore la precisione intrinseca di uno strumento digitale rispetto alla precisione di uno strumento analogico perché la precisione intrinseca dello strumento dipende solo dalle modalità costruttive che sono state utilizzate in sede di fabbricazione dello strumento Dobbiamo dire che qualunque misura non può essere priva di errori Esiste cioè sempre una differenza fra il valore misurato che chiameremo Wm e il valore vero, cioè quello effettivo della misura che chiameremo Wv. Questi errori dipendono da varie cause, ci sono gli errori dovuti alla strumentazione utilizzata, cioè che dipendono dalla precisione dello strumento che stiamo usando, al metodo di misura che abbiamo scelto per effettuare appunto, una certa misurazione. Ci sono errori che sono relativi all'operatore che ha eseguito la misura, ma sono aspetti che approfondiremo in altri tutorial.
Diamo una definizione precisa, quella dell'errore assoluto. La riportiamo, è stata riportata in slide, si definisce l'errore assoluto epsilon con A, indichiamo con il simbolo epsilon A, la differenza tra il valore misurato vm e il valore vero vv. Tutto questo riportato in una relazione, Epsilon con A è uguale a Vm, appunto, valore misurato, meno Vv, valore vero. Si capisce anche questo, che l'errore assoluto ha un segno, cioè l'errore assoluto può essere positivo o negativo. Sarà positivo se la misura è stata effettuata in eccesso, che vuol dire che il valore misurato è maggiore del valore vero.
sarà negativo se la misura è stata effettuata in difetto, cioè che il valore misurato è minore del valore vero. È evidente quindi che se è nota l'entità dell'errore assoluto, cioè conosciamo il valore dell'errore assoluto, spesso appunto da questa relazione valore misurato meno il valore vero, con la formula inversa possiamo ricavare il valore vero. Il valore vero, VV, sarà VM, valore misurato, meno l'errore assoluto.
Facciamo un esempio. Di un voltmetro è noto con esattezza l'errore assoluto pari a meno 0,5 volt quando si effettua una lettura pari a 12 volt. Allora, se noi applichiamo questa relazione, Vm meno ε con A, otteniamo il valore vero. Quindi Vm in questo caso, il valore misurato è 12 volt, quindi 12, meno, il meno sta qui, ε con A questa volta è meno 0,5, quindi mettiamo una bella parentesi tonda, ci mettiamo meno 0,5. 5, meno per meno è più, diventa quindi 12 più 0,5, 12,5 V, cioè il valore vero, VV, in questo caso, in questo esempio, è 12,5 V, avendo ipotizzato di conoscere l'errore assoluto in modulo, cioè in entità e in segno, meno 0,5 V. In pratica, però, la denominazione dell'errore assoluto è y con a.
non può mai essere effettuata con certezza né per quanto riguarda la sua entità e in molti casi neanche per quanto riguarda il segno positivo o negativo. Quello che in genere è possibile stabilire è il limite massimo che questo errore può assumere e questo si fa valutando in maniera opportuna le singole cause di errore le varie operazioni di misura che si devono effettuare, gli strumenti che si adoperano, le apparecchiature eccetera. Quando si conosce soltanto il valore dell'errore massimo, si potrà soltanto stabilire che il valore vero praticamente della grandezza che noi abbiamo misurato è compreso fra un limite minimo ed un limite massimo.
Questo limite minimo e questo limite massimo possono essere determinati dalle relazioni che sono riportate in slide. La prima si utilizza quando del limite massimo dell'errore, perché in questa slide con Epson O'Connor indichiamo il limite massimo dell'errore assoluto. Dicevo. La prima si può utilizzare quando del limite massimo dell'ora assoluto si conosce anche il segno. Quando invece non si conosce neanche il segno, allora si utilizza questa seconda relazione.
Naturalmente tutto quello che abbiamo detto sarà più chiaro con degli esempi che andiamo subito a fare. Consideriamo quindi questo esempio. Con un amperometro si è misurata una corrente m uguale a 10 A Con un errore assoluto sicuramente positivo è pari al massimo a εA uguale 0,5 A.
Calcolare il valore vero della corrente. Quindi noi sappiamo che l'errore assoluto è positivo, è sempre positivo, e massimo può raggiungere i valori di 0,5 A. Quindi in definitiva questo errore assoluto non può essere negativo, per cui lui può andare da 0, questo è l'errore assoluto, al massimo valore di 0,5 A. Conoscendo il segno possiamo applicare la prima delle due relazioni che abbiamo considerato e quindi in questo caso avremmo IV uguale a IM meno Epsilon A, usiamo la I perché stiamo calcolando una corrente, quindi il valore vero IV uguale al valore misurato meno Epsilon A. Per quanto riguarda Epsilon A ci mettiamo prima 0 che è il valore minimo dell'errore.
e quindi abbiamo 10-0, 10A e poi ci mettiamo il valore massimo dell'errore, 0,5, quindi abbiamo 10-0,5, 9,5A. In definitiva quindi abbiamo determinato che il valore vero della corrente sarà compreso tra i valori limite di 10, quindi il massimo, e il valore limite di 9,5 che è il minimo. Consideriamo quest'altro esempio.
Con un amperometro si è misurata una corrente Im uguale 10A con un errore assoluto pari al massimo a Epsilon con A più o meno 0,5A calcolare come sempre il valore vero della corrente quindi questa volta noi sappiamo l'entità del valore massimo ma non ne conosciamo il segno applichiamo quindi la seconda relazione che abbiamo presentato che in questo caso diventa Iv uguale Im più o meno Epsilon con A. I m è 10, 10 più o meno 0,5. Quindi facciamo un 10 più 0,5 e viene fuori 10,5 e un 10 meno 0,5 e viene fuori 9,5.
In definitiva, quindi, il valore vero della corrente sarà compreso tra 9,5 e 10,5. 9,5 rappresenta il limite minimo e 10,5 rappresenta il limite massimo. Per valutare però la gravità dell'errore introdotto in una misura, non basta conoscere il suo valore assoluto.
Conviene in realtà valutare l'errore in relazione al valore Vm della grandezza misurata. Per esempio, se noi commettiamo un errore assoluto di 5 mA, quando andiamo a misurare una corrente di 200 mA poi commettiamo lo stesso errore assoluto di 5 mA quando andiamo a misurare una corrente di 10 mA, è evidente che commettiamo un errore meno grave quando misuriamo 200 mA rispetto al caso in cui lo stesso errore lo commettiamo su una corrente di 10 mA. Conviene in definitiva quindi riferirsi all'errore relativo, si definisce, lo riportiamo in slide, errore relativo a yr di una misura, il rapporto tra l'errore assoluto e il valore misurato della grandezza, quindi in formule y con a, errore assoluto, vm il valore misurato e questo è l'errore relativo. Ancora più utile, ancora più utilizzato è l'errore relativo percentuale che in sostanza è y con r, quindi y a su vm per 100. Calcoliamo l'errore relativo percentuale definito appunto dalla relazione epsilon con a fratto vm per cento, errore assoluto sul valore misurato per cento, proprio in relazione all'esempio che abbiamo già fatto. Allora, l'errore relativo percentuale, quando noi andiamo a misurare una corrente di 200 mA, ipotizzando un errore assoluto di 5, l'errore relativo percentuale sarà espresso da...
applicando questa relazione da 5 fratto 200, quindi errore assoluto fratto il valore misurato per 100 e viene fuori 2,5% di errore relativo percentuale. Quando invece noi andiamo a calcolare, a misurare, chiedo scusa, una corrente di 10 mA ipotizzando di commettere sempre lo stesso errore di 5 assoluto di 5 mA l'errore relativo percentuale sarà 5 fratto 10% e viene fuori 50% quindi viene fuori un errore relativo percentuale del 50% in definitiva quindi quando andiamo a valutare l'errore relativo percentuale è evidente che pur essendo uguale nelle due misure l'errore assoluto sempre 5 mA abbiamo ipotizzato in questo esempio La misura di 10 mA presenta un errore relativo percentuale di ben il 50%, quindi è molto meno precisa rispetto alla misura di 200 mA che presenta sempre lo stesso errore assoluto, ma un errore relativo percentuale di solo il 2,5%. Quindi in definitiva è proprio l'errore relativo percentuale che ci dà un'idea precisa della misura di 10 mA.
esattezza della misura. Consideriamo adesso che cosa si intende per portata di uno strumento. La riportiamo in slide.
La portata di uno strumento di misura rappresenta il massimo valore che lo strumento può misurare senza danneggiarsi. Se si tratta di un amperometro sarà la massima corrente, di un voltmetro la massima tensione e così via. È evidente quindi che in realtà Prima di utilizzare un qualunque strumento, noi dovremmo fare dei calcoli preliminari sul circuito, ovviamente utilizzando le leggi dell'elettrotecnica, per valutare in maniera approssimativa il valore della grandezza che poi andremo a misurare, in modo da scegliere lo strumento di misura con una portata superiore al valore che abbiamo individuato nei nostri calcoli preliminari. Perché chiaramente c'è sempre questo problema che se si supera la portata, lo strumento può danneggiarsi.
Bisogna dire che esistono degli strumenti con più portate, quindi nei quali si può scegliere, si può selezionare la portata necessaria. Poi bisogna anche fare questa osservazione. Nel caso degli strumenti analogici, quelli che sono caratterizzati da una scala graduata, come è riportata in slide, valori superiori alla portata che noi abbiamo scelto non possono essere letti perché l'indice andrebbe fuori dalla scala, quindi non potrebbero essere letti. Nel caso invece degli strumenti digitali, può essere prevista, almeno per alcuni strumenti, una...
certa percentuale di sovraccarico, cioè la possibilità di poter leggere una grandezza superiore alla portata scelta e questa lettura sarà resa possibile aumentando il numero delle cifre che appaiono naturalmente sul display del strumento digitale che abbiamo scelto. Come abbiamo già detto, Molti strumenti presentano più portate, cioè la possibilità di operare su più portate che possono essere singolarmente selezionabili con dei computatori presenti naturalmente sullo stesso strumento. Nel caso degli strumenti analogici vi possono essere scale graduati a lettura diretta per ciascuna portata e in tal caso naturalmente il valore delle divisioni di fondoscala coincide. con la portata relativa.
In questo esempio c'è un amperometro e si vede che c'è una scala che va fino a 0,5, quindi evidentemente per una portata fino a 0,5 ampere e c'è un'altra scala che va fino a 2,5, quindi per una portata di 2,5 ampere. In altri strumenti invece, sempre analogici, vi è una sola scala e questa scala deve servire per qualunque portata noi andiamo a scegliere. Nel nostro esempio, qui nell'esempio, abbiamo 150 divisioni, cioè una scala con 150 divisioni. Come si effettua la lettura in questi tipi di strumenti?
Si deve preventivamente calcolare la K, la cosiddetta costante strumentale o costante di lettura data dal rapporto tra la portata Pn e NFS che sarebbe il numero di divisioni di fondo scala, quindi FS sta per fondo scala, quindi in questo caso il nostro esempio 150 sarebbe NFS. Allora come si effettua il calcolo della grandezza misurata, del valore misurato? Si vede l'indice dove si posiziona durante la lettura e questo individua il n div, che sarebbe il numero di divisioni indicati dall'indice. Si moltiplica il numero di divisioni indicate dall'indice per la costante e si ottiene appunto il valore misurato, la grandezza misurata. Se per esempio l'indice si posiziona su 60, in corrispondenza di 60 divisioni, n div sarà 60. K è stato calcolato, 60 per K c'è il valore misurato.
Chiariamo quanto abbiamo detto con un esempio. Leggiamo il testo. Un amperometro analogico a più portate selezionabili presenta una sola scala di lettura da 150 divisioni. In base a calcoli preliminari si sceglie di utilizzare una portata di 300 mA. Nella lettura l'indice si posiziona su 95 divisioni calcolare il valore IM della corrente misurata.
Qui è rappresentata la scala del nostro strumento analogico con 150 divisioni. In questi casi la prima cosa da fare è calcolare la costante strumentale, quindi il rapporto tra la portata e il numero di divisioni di fondo scala. La portata che è scelta, abbiamo detto nel testo dell'esempio, è 300 mA e il numero di divisioni di fondo scala, nel nostro caso, è 150. per cui 300 fratto 150 sono 2 mA per divisione. Il valore misurato si calcolerà moltiplicando il numero di divisioni individuate dalla posizione dell'indice sulla scala, che nel nostro esempio è di 95 divisioni, per la costante che abbiamo calcolato. Quindi Nd per K, 95, per 2, 190 mA.
Quindi la corrente misurata è... di 190 mA. Occupiamoci adesso della precisione intrinseca degli strumenti.
In relazione infatti al grado di precisione che il costruttore di uno strumento di misura deve garantire, le norme CEI prevedono la suddivisione di questi strumenti di misura in classi che sono contraddistinte da dei numeri. che vengono dette anche indici di classe, o classi o indici di classe, che sono riportate nella slide 005, 01, 02, 05, 1, 1,5, 2,5 e 5. Si va da numeri più piccoli ai numeri più grandi, si va dagli strumenti più precisi, che sono contraddistinti appunto dai numeri più bassi, agli strumenti meno precisi, che sono contraddistinti dagli indici di classe più elevati. Quindi in definitiva per quanto riguarda il costo sarà esattamente il contrario, passando appunto da 0,05 a 5 il costo degli strumenti naturalmente non fa che diminuire perché si passa da quelli più precisi a quelli meno precisi.
Per quanto riguarda la scelta della classe da utilizzare, questa è strettamente collegata, correlata con l'utilizzazione dello strumento. Se per esempio noi dobbiamo effettuare delle misure di precisione, quindi stiamo praticamente parlando di misure di laboratorio, allora utilizzeremo classi caratterizzate da indici di classe più piccole, per esempio 0.1, 0.2, rappresentata qui in slide una situazione di misura in laboratorio, quindi con strumenti che hanno classi di precisione più piccoli. Se invece noi dobbiamo utilizzare...
strumenti in quadri e allora qui serve un'indicazione grossolana delle grandezze e quindi utilizzeremo degli indici di classe più elevati, per esempio 2, 5 o 5 saranno adatti per l'utilizzazione dello strumento, l'installazione dello strumento in quadri che danno appunto, dove è sufficiente una indicazione di massima grossolana della grandezza. In definitiva, quindi, la classe di uno strumento indica proprio la sua precisione intrinseca e quindi dipende solo ed esclusivamente dall'accuratezza con la quale lo strumento è stato realizzato, è stato costruito. Vediamo che cosa consiste la classe di precisione nel caso degli strumenti analogici. La CL, la classe di precisione, è definita dalla relazione A-max fratto Pn%, PN è la portata che abbiamo scelto e A-maximo rappresenta l'errore assoluto massimo che commette lo strumento in qualunque posizione dell'indice sulla scala di lettura.
In definitiva, qualunque sia la lettura, l'errore assoluto massimo che risulta è lo stesso. Questo è quello che garantisce il costruttore dell'apparecchio. E questo errore assoluto massimo si può ricavare con la formula inversa, CL per PN fratto 100, CL all'indice di classe, PN alla portata. Ribadiamo, questo errore assoluto massimo risulterà lo stesso per qualunque valore misurato.
Sappiamo anche che l'errore relativo percentuale è espresso da errore assoluto fratto valore misurato per 100, in questo caso errore assoluto massimo fratto Vm valore misurato per 100. Sostituiamo in questa relazione apposta idea massimo Cl per Pn fratto 100 e quindi otteniamo errore relativo percentuale Cl per Pn fratto 100 per 100 su Vm, qua c'è un 100, Vm li riportiamo qua, questo 100 e 100 si semplifica e otteniamo quindi che l'errore relativo percentuale è espresso da CL, indice di classe, per PN fratto VM. C'è questo rapporto PN su VM, si nota che se PN su VM è uguale a 1, quindi se a posto di PN su VM possiamo mettere 1, avremo che l'errore relativo percentuale è uguale a CL. Quindi l'errore relativo percentuale uguale a CL significa che è la situazione di errore minimo.
Quando l'errore relativo percentuale è uguale all'indice di classe, otteniamo l'errore minimo. Vediamo come si effettua la scelta della portata nel caso degli strumenti analogici. Ora, per ottenere la condizione epsilon r percentuale uguale a cl, l'indice di classe, la classe dello strumento, che abbiamo visto che è la condizione ottimale, quella che assicura c'è il minimo errore relativo percentuale, dovremmo, abbiamo detto, dobbiamo valutare preventivamente l'ordine di grandezza.
della misura che dobbiamo effettuare. In maniera da scegliere una portata che abbiamo indicato con Pn vicina, anzi meglio, immediatamente superiore al valore Vm che intendiamo misurare. Se questo avviene, cioè se prendiamo una portata immediatamente superiore al valore che intendiamo misurare, che abbiamo valutato preventivamente, cioè se stiamo in questa condizione, Vm uguale a circa Pn, Di conseguenza il rapporto Pn su Vm sarà circa uguale a 1, non è proprio uguale a 1, 1 sarà solamente quando la portata è uguale alla grandezza da misurare, ma sarà circa uguale a 1 e di conseguenza l'errore relativo percentuale sarà circa uguale all'indice di classe che sappiamo che è il minimo errore che si commette.
Illustriamo quello che abbiamo detto con questo esempio che chiarirà ancora meglio la procedura da seguire nel caso della scelta della portata degli strumenti analogici. Allora, leggiamo il testo. Da calcoli preliminari si prevede di misurare una corrente di circa 15 A.
Si dispone di un amperometro analogico a tre portate selezionabili 5, 20 e 100 A. Dobbiamo scegliere la portata più adatta per una corrente che prevediamo di 15 A. Allora, Tra le tre portate sicuramente 5A la escludiamo perché è inferiore al valore di misurare e quindi sappiamo che la portata deve essere sempre maggiore altrimenti compromettiamo la vita dello strumento.
Rimangono 20 e 100A. Se andiamo a prendere 100A invece di 20, dal punto di vista del funzionamento, lo strumento possiamo sempre farlo funzionare con una portata più elevata di quella strettamente necessaria. ma abbiamo detto che la scelta di 100 A comporterebbe un errore relativo percentuale maggiore, quindi escludiamo la scelta di 100 A. Prendiamo la portata invece di 20 A, che è quella fra le disponibili, quella immediatamente superiore a 15 A, cioè al valore da misurare, in maniera che il rapporto Pn fratto Vm non è proprio uguale a 1 ma è circa uguale a 1, ci avviciniamo alla condizione.
Pn fratto Vm uguale a 1 che è la condizione di minimo errore, cioè quella che assicura un errore relativo percentuale circa uguale all'indice di classe. Si deve osservare che quando noi scegliamo il valore di portata non molto maggiore del valore da misurare, quindi immediatamente superiore al valore da misurare, l'indice come si vede in questa figura si sposterà praticamente nella parte finale della scala. Se invece noi andiamo a considerare una portata molto maggiore del valore da misurare, l'indice si sposta poco, rimane praticamente nella zona d'origine della scala.
Sulla base di questa osservazione si dirà che l'errore relativo percentuale è minimo quando praticamente la lettura si fa a fondoscala, cioè quando l'indice va a fondoscala, quindi abbiamo la situazione epsilon r percentuale circa uguale all'indice di classe. Mentre avremo un errore percentuale elevato. quando la lettura si fa all'inizio della scala, cioè quando l'indice rimane nella zona di origine della scala.
Illustriamo quello che abbiamo detto con un esempio, chiariamo meglio le cose considerando questo esempio. Con un amperometro analogico di portata 1A classe 0,5 si effettuano due misure rilevando i valori di 0,4 e 0,95A. calcolare il valore dell'errore assoluto massimo e di quello relativo percentuale in entrambe le misure.
Per quanto riguarda l'errore assoluto massimo, noi sappiamo, abbiamo detto prima, che è indipendente dal valore misurato, quindi o misuriamo 0,4 o 0,95, cioè per tutte e due le misure avremo sempre lo stesso errore assoluto massimo. Il quale errore assoluto massimo, lo riportiamo in slide, l'abbiamo detto, è data da questa relazione a max. CL, l'indice di classe, per la portata diviso 100. Quindi applicando questa relazione, nel nostro caso CL05, ce lo dice il testo, la portata è 1APN1, viene fuori 0,05%, cioè o misuriamo 0,4A o 0,95A, il costruttore ci assicura che l'errore massimo è pari a 0,05%.
Grazie. L'altra domanda del testo è l'errore relativo percentuale in entrambe le misure. Per quanto riguarda l'errore relativo percentuale, epsilon r percentuale è data da questa relazione cl per pn fratto vm.
vm è la grandezza misurata, cl è la classe e pn è la portata. Applichiamo quindi questa relazione nelle due misure. Il numeratore è sempre lo stesso perché 0,5 è la classe e 1 è la portata.
Cambia il denominatore. Wm per la prima misura è 0,4, abbiamo detto una corrente di 0,4 A misurata e viene fuori 1,25%. Nella seconda misura 0,95, il numeratore è sempre lo stesso, le classe per portata sono le stesse, viene fuori 0,526%. Allora, sostanzialmente, da quello che si vede dai risultati di questa misura, di questo esempio, noi praticamente nella misura di 0,95 commettiamo un errore relativo percentuale minore perché il valore misurato, 0,95 infatti, è più vicino al valore della portata di 1 A e quindi sostanzialmente riconducendoci a quello che abbiamo detto prima, l'indice va in questo caso con questa misura di 0,95 verso il fondo scala della scala graduata dello strumento dove abbiamo detto che l'errore relativo percentuale è minimo e infatti abbiamo trovato 0,526 mentre con la misura di 0,4 abbiamo trovato 1,25% più elevato perché l'indice si è posizionato con questa misura nella zona di origine della scala dove sappiamo che l'errore relativo percentuale è massimo abbiamo esaurito gli argomenti che ci siamo proposti di affrontare, pertanto è giunto il momento della lettura di una curiosità.
Specie negli anni 60 l'idrolitina ebbe un successo e una diffusione quasi capillare, certamente dovuto al fatto che le acque minerali in commercio erano poche e pochi erano coloro che vi facevano ricorso. Si beveva l'acqua del rubinetto e per darle un sapore più gradevole si versava la polverina magica nella bottiglia. La reazione chimica era immediata. La bottiglia andava richiusa in fretta, mediante tappa o richiusura ermetica, altrimenti si rischiava il travaso.
L'acqua diventava bianca opaca per poi tornare limpida in pochi istanti. A quel punto era pronta per essere bevuta. Ogni scatola di idrolitina conteneva 10 o 20 bustine, ognuna delle quali conteneva a sua volta una miscela di bicarbonato di sodio, acido malico e acido tartarico, sempre sotto forma di polverina bianca. I caroselli sull'idrolitina si sprecavano, Gino Bramiera, Aurelio Fierro e Giorgio Bertazzi erano alcuni dei protagonisti.
Malgrado successivamente sul mercato arrivarono altre polveri concorrenti, idris, frizzina e cristallina, l'idrolitina sprecò. popolava sempre. In fondo a quell'epoca bastava poco per rendere la vita più frizzante. Bene, siamo giunti alla conclusione, ringraziarti per l'attenzione, ti invito come sempre ad iscriverti al canale, ti saluto con appuntamento naturalmente ad altro tutorial sulle note di La Verità cantata dal mitico Polanca.
Sei mai qua, ti chiederà come E'finita tra di noi, digli pure che è stata colpa mia, che se non è, che se non è la verità. Se vuoi davvero dimenticare, dì che ti ho fatto tanto male, dì che con me restavi sola. E se non è la verità, e sanno gli altri, io so che è soffrir di più tra di noi. Sono stato io. Anche se non è, anche se non è la verità,