Fino al 1860 circa l’architettura europea rimaneva legata al Neoclassicismo, al Neogotico e ad altri stili storicisti o eclettici senza che vi fossero mutamenti legati ai nuovi materiali come calcestruzzo, acciaio e vetro. Similmente si registrava una certa arretratezza nella produzione industriale, spesso di scarsa qualità estetica e materiale. Ciò contrastava con le aspirazioni della borghesia che, acquisendo sempre maggiore peso, desiderava emanciparsi dal gusto della nobiltà ed interpretare la modernità incalzante. In questo contesto alcuni artisti e architetti iniziano la ricerca di uno stile che si discostasse dalla tradizione compositiva accademica. Ciò portò alla nascita dell’Art Nouveau, un movimento manifestatosi intorno al 1880 che si estese all’architettura e alle arti applicate dal 1890 circa. L’Art Nouveau si diffuse in tutta Europa in differenti correnti nazionali con identità autonome, ma accomunate da alcune caratteristiche: - L’influenza dell’arte asiatica, soprattutto giapponese dalla quale deriva: - Il linearismo, ossia, la prevalenza compositiva della linea rispetto al colore e ai volumi; - L’imitazione delle forme naturali; - L’andamento curvilineo della composizione, caratterizzata spesso da un motivo detto “coup de fouet”, ovvero, colpo di frusta, una linea animata da anse e vortici. In generale, il movimento Art Nouveau tende all’opera d’arte totale, ovvero, all’idea che architettura, interni, decorazione e oggetti d’arredo creino un ambiente unitario, dove tutto è disegnato nei minimi dettagli. andando potenzialmente incontro all’industria. Analizziamo ora le differenti declinazioni nazionali. In Belgio le prime espressioni dell’Art Nouveau in architettura si manifestano con l’opera di Victor Horta che riassume nell’Hotel Tassel quasi tutti i motivi del movimento. Questa residenza sfrutta le possibilità costruttive del ferro e del calcestruzzo, così da permettere l’apertura di alcuni lucernari e una distribuzione degli ambienti meno costretta dai vincoli strutturali tradizionali. I piani sono connessi da una scala sinuosa sorretta da colonne metalliche ramificate dall’aspetto vegetale che non hanno solo valenza decorativa, ma anche strutturale permettendo una migliore distribuzione delle forze. Un'altra figura chiave nel contesto belga è Henry Van de Velde, formatosi come pittore poi architetto che progetta la sua casa: la Bloemenwerf. Qui ogni elemento è coerente con tutto l’ambiente e, dall’architettura agli oggetti, è progettato con cura. L’esterno è influenzato dalle Arts & Crafts per i riferimenti all’architettura rurale, ma ospita interni moderni comunicanti grazie all’ampio spazio di un atrio a doppia altezza illuminato da un lucernario. Van de Velde nel 1900 si trasferirà in Germania dove assumerà la direzione del Kunstgewerblicher Institut, che può essere considerato il diretto predecessore della scuola Bauhaus. A Parigi l’architetto Hector Guimard realizza gli ingressi della metropolitana, considerati veri e propri capolavori dell’Art Nouveau, per i quali Guimard disegna sistemi in ferro che integrano l’illuminazione e la segnaletica. L’ispirazione a forme naturali si coniuga alla modularità delle parti, ovvero, gli elementi sono gli stessi assemblabili in differenti configurazioni secondo le necessità. Viene qui applicato il concetto di prefabbricazione, sebbene in una forma ancora non industrializzata. L’Art Nouveau prende piede in Spagna sotto il nome di Modernismo Catalano poiché si esprime quasi esclusivamente in Catalogna, soprattutto a Barcellona, dove l’autore più illustre è l’architetto Antoni Gaudì. Gaudì sviluppa uno stile in cui le ispirazioni alla natura si sovrappongono a sottili riferimenti al gotico, dal quale rielabora l’idea di spinta e tensione, aspetti evidenti nel Parc Güell e nella chiesa della Sagrada Familia. Le architetture di Gaudì sovvertono la tradizionale separazione tra interno ed esterno grazie all’andamento della facciata progettata come una “pelle” dalla quale traspare la struttura degli ambienti interni. Questo concetto è evidente nella Casa Batllò, dove la spazialità è data dalla dinamica connessione degli ambienti e dalle ampie porte finestra che congiungono interno ed esterno organicamente. In Inghilterra l’Art Nouveau assume il nome di Liberty in riferimento all’omonimo negozio londinese di Sir Arthur Liberty. Molti autori in tutto il paese ideano progetti in cui l’influenza Art Nouveau si somma a quella dell’Arts & Crafts. In questo quadro variegato è lo scozzese Charles R. Mackintosh a produrre gli esempi più rilevanti in assoluto, dando vita a una particolare corrente detta Glasgow School o Geometric Liberty, dove la decorazione assume caratteri fortemente astratti e geometrici. Ne sono un esempio le due sedie Ladderback Chair e Willow Chair, disegnate rispettivamente per la camera da letto della Hill House e per le Willow Tea Room. Entrambe hanno proporzioni insolite: molto slanciata la prima, per permettere l’appoggio di abiti alla sera, e nettamente orizzontale la seconda, con funzione di paravento rispetto all’ambiente retrostante. Tutte e due presentano una decorazione di linee ortogonali, esaltate dal nero del legno. In Germania il termine che definisce l’Art Nouveau è Jugendstil, letteralmente stile giovane. Esso si colloca in un fervente clima di rinnovamento artistico caratterizzato dalle Secessioni, gruppi di artisti che si dissociavano dall’arte accademica, dando slancio di rinnovamento alle arti. Nel contesto delle arti decorative spiccano Hermann Obrist, autore di alcune composizioni poi trasposte in tessuti il cui soggetto è il colpo di frusta, quella linea tortuosa che accomuna tutta l’Art Nouveau. L’architetto August Endell di cui è celebre l’Atelier Elvira, un edificio oggi distrutto, dalla facciata dominata da un ornamento che allude a un’onda, e soprattutto, Peter Behrens figura chiave nella storia del design, maestro proto razionalista, che esordisce aderendo allo Jugendstil. Le forti influenze reciproche tra Austria e Germania e la comune lotta contro l’accademismo portarono nel 1897 alla nascita della Secessione Viennese guidata dal pittore Gustav Klimt e alla quale parteciparono giovani artisti e architetti. La figura di transizione tra la tradizione e le innovazioni è Otto Wagner, il maestro di alcuni autori della Secessione e autore di celebri architetture come la Majolikahause e il padiglione della metropolitana di Karlsplatz, la prima di una serie di stazioni mai realizzate. Qui Wagner contiene i motivi decorativi in una composizione geometrica più composta. Tra gli altri membri del movimento, ricordiamo Joseph Maria Olbrich, autore del Palazzo della Secessione, architettura simbolo di tutto il movimento, Joseph Hoffmann e il pittore Koloman Moser. Hoffman e Moser subiranno l’influenza di Mackintosh, dal quale riprendono il linguaggio geometrizzante. Nel 1903 fonderanno la Wiener Werkstätte, un’associazione di artisti e artigiani per la realizzazione di progetti dal carattere proto-razionalista. Un esempio della loro collaborazione è una poltroncina del 1903 costituita da una rigida struttura cubica entro cui delle traverse triangolari sorreggono una seduta in canna bianca e nera. In Italia l’Art Nouveau assume il nome di Liberty o Stile Floreale. L’evento chiave è la prima Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna del 1902 a Torino, alla quale parteciparono molti autori citati, imprimendo una spinta all’evoluzione dello stile. In questa circostanza Carlo Bugatti presenta una “sala da gioco e da conversazione” ribattezzata Camera a Chiocciola per il motivo ispiratore della decorazione e degli arredi, come le sedie dalla struttura in legno molto espressiva, rivestita con materiali rari come cuoio e pergamena. In gran parte del paese sorsero progetti d’interesse: a Milano si distingue l’architetto Giuseppe Sommaruga con Palazzo Castiglioni e Villa Faccanoni, edifici in cui la componente Art Nouveau incontra influenze storiciste; a Palermo l’architetto Ernesto Basile realizza il Teatro Massimo. Basile esprime appieno l’adesione allo Stile Floreale in alcune architetture private, dove dimostra la sua maestria nel controllo della relazione tra ambiente e decorazione, come nel salone di Villa Igiea le cui pareti sembrano dissolversi nei preziosi affreschi.