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L'Impero Ottomano e il suo impatto

Il mondo degli ottomani è un titolo un po'ambizioso, naturalmente, come potete ben immaginare, perché l'impero ottomano, su cui stasera proveremo a dire alcune cose della sua visione del mondo e del suo rapporto con l'Occidente, l'impero ottomano è uno dei grandi imperi della storia, è durato molto a lungo, è nato nel Medioevo ed è crollato ufficialmente soltanto alla fine della Prima Guerra Mondiale. Io conosco un po'meglio, senza essere uno specialista dell'argomento, conosco un po'meglio l'impero ottomano, diciamo, del Rinascimento, del 4-500, che è anche il momento in cui l'impero ottomano per l'Occidente ha rappresentato la sfida apparentemente più difficile da affrontare e più minacciosa. Tanto per cominciare con una testimonianza dell'epoca. Nel 1573 torna a Venezia Marcantonio Barbaro che è stato per parecchi anni ambasciatore della Repubblica di Venezia a Costantinopoli, nella capitale quindi dell'impero ottomano. Ambasciatore è una traduzione nostra, loro dicevano il bailo, l'ambasciatore veneziano si chiamava il bailo e ancora oggi, naturalmente, A Istanbul c'è, su, a Pera, una traversa di sticlal che si chiama Vicolo del Bailo, Bailios Socai, e lì c'è tuttora l'Istituto Italiano di Cultura. Come dire, quando una tradizione rimane radicata nel luogo. Il bailo veneziano a Costantinopoli, Marco Antonio Barbaro, era rimasto un po'più a lungo di quello che prevedeva, perché nel 1570-71 era già lì da qualche anno. e avevano certa voglia di tornare a casa e contava già i giorni e invece poi è scoppiata la guerra tra Venezia e l'impero ottomano e il bailo è rimasto incastrato a Costantinopoli. Gli ottomani, tanto per cominciare a fare conoscenza con loro, il Gran Vizir, Mehmet Sokollu e gli altri Pasha, gli altri ministri del governo del sultano Selim II, gente che col bailo negoziava tutti i giorni, andavano a pranzo lui a casa loro e loro a casa sua e quando scoppia la guerra devono decidere che cosa ce ne facciamo adesso del bailo veneziano, adesso che siamo in guerra con Venezia. A lui poi raccontano che nel divan, nel consiglio dei ministri, per un momento si era discusso, ma forse dovremmo chiuderlo nella torre, insomma, imprigionarlo. Poi qualcuno dice, ma insomma non è mica un comportamento. da persone civili. L'altra guerra che abbiamo avuto con i veneziani cosa avevamo fatto? Vanno a vedere? No, no, l'altra volta li abbiamo semplicemente lasciato nel suo palazzo con i giannizzeri davanti a far la guardia che non potesse uscire, ecco. Va bene, allora... Allora facciamo così anche stavolta. Poi arriva notizia che un ambasciatore ottomano di passaggio per Venezia è diretto in Francia. Quando è scoppiata la guerra è stato immediatamente arrestato dai veneziani e sbattuto in galera. E quindi nel governo ottomano per un attimo si dicono ma dovremmo ripensarci forse. Poi vabbè no, noi siamo persone civili, non ci ripensiamo. No, peraltro anche il governo francese protesta furibondo con Venezia che ha violato il... il diritto internazionale arrestando un ambasciatore. Insomma a Marco Antonio Barbaro però gli tocca rimanere a Costantinopoli ancora per qualche anno, chiuso in casa sua. E poi a un certo punto, siccome si accorgono che lui comunque ha delle relazioni, ha della gente fuori, parla con i suoi dalle finestre, butta messaggi da portare a Venezia, allora a un certo punto il gran vizir si stufa un pochino, gli fa chiudere tutte le finestre con assi, per cui in casa devono stare con le candele accese. Insomma non è, come dire, una situazione confortevole, dura qualche anno, poi durante questa guerra succede una cosa che tutti avete sentito nominare. battaglia navale il 7 ottobre 1571 al largo di Lepanto che è una schiacciante vittoria delle flotte cristiane veneziana e spagnola su quella del sultano che viene annientata in quell'occasione dopodiché della battaglia di Lepanto lo sanno tutti non tutti si ricordano che poi quella guerra l'hanno vinta i turchi comunque l'hanno comunque vinta gli ottomi domani perché l'anno dopo erano già stati in grado di ricostruire una flotta e quindi i veneziani a quel punto hanno cominciato a fare due calcoli e hanno scoperto che questa guerra costava veramente troppo e di conseguenza hanno deciso di chiedere al sultano se per caso accettava di fare la pace. Il sultano si è fatto cedere l'isola di Cipro che era il motivo per cui c'era la guerra, si è fatto pagare le spese di guerra e i danni dai veneziani e ha concesso la pace. pace. Questo è il modo in cui è finita la guerra durante la quale c'è stata la famosa vittoria cristiana di Lepanto. Marco Antonio Barbaro finalmente torna a casa e come era regola comune ogni volta che il bailo che aveva prestato servizio a Costantinopoli tornava a Venezia doveva presentare in senato una grande relazione in cui descriveva le condizioni dell'impero ottomano in quel momento. Tutte queste relazioni poi noi le abbiamo abbiamo è e sono a stampa e sono una fonte straordinaria su quello che è l'impero ottomano tra il 400 e il 600 ebbene marcantonio barbaro che torna a venezia appunto un paio d'anni dopo la grande battaglia di lepanto che se voi andate a vedere su internet troverete ancora qualche sito che dice mise fine all'espansione ottomana, la minaccia ottomana e così via. Marco Antonio Barbaro nella sua relazione al Senato dice questo impero è talmente potente che io non mi stupirei se si trasformasse in una monarchia universale. Cioè, se il sultano un bel giorno non conquistasse tutto il mondo. In effetti tutto il mondo gli ottomani non l'hanno conquistato ma ne hanno conquistato e governato un pezzo abbastanza considerevole. L'impero ottomano al massimo della sua espansione occupa... Venendo verso l'Occidente e verso l'Europa, tutta la penisola balcanica, compresa l'Ungheria, e come qualcuno ricorderà, e del resto c'è qui con noi Franco Cardini che ci ha insegnato queste cose, per ben due volte... volte gli ottomani arrivano ad assediare Vienna nel 1529 e poi di nuovo nel 1683, due secoli durante i quali le grandi notizie internazionali di cui si discute nelle cancellerie e nei mercati e nei caffè sono spesso del tipo e il turco cosa fa? E i turchi stanno avanzando? In Africa l'impero ottomano arriva fino ad Algeri, anche se i corsari barbareschi di Tunisi e di Algeri saranno sempre piuttosto autonomi, ma formalmente quei territori appartengono al sultano. apparteneva alla Libia, che noi abbiamo conquistato nel 1911 dichiarando guerra all'impero ottomano e invadendo l'impero ottomano e prendendoci la Tripolitania e la Cirenaica. Verso est l'impero appunto ci sono tutti i Balcani, l'Asia minore e arriva fino a Baghdad, conquistata nel 1535 da Soleimano il Magnifico, e alla penisola arabica, la Mecca è nell'impero ottomano e anche qui, scusatemi se per evocare questo mondo che magari ci può sembrare molto lontano faccio dei riferimenti a cose che invece bene o male sappiamo tutti, avete presente l'Orenz d'Arabia? Cos'è l'Orenz d'Arabia? Prima guerra mondiale, gli arabi si ribellano contro la dominazione ottomana e quindi guerra fra arabi sostenuti dagli inglesi e turchi ecco perché fino a quel momento il mondo arabo era parte dell'impero ottomano e la mecca il luogo santo dell'islam era sotto la tutela e la protezione del sultano quindi è un impero che va da algeri fino allo yemen dal danubio fino alla mesopotamia occupando territori diversissimi abitati dalle popolazioni più diverse, è il tipico diciamo grande impero multietnico e multireligioso anche che per tanti secoli è stata una forma di governo comunissima nel Mediterraneo e in Europa prima di tramontare con l'epoca dei nazionalismi. No ecco, oggi se voi andate a chiedere ai popoli balcanici cosa ricordano dei secoli di dominazione turca, se andate a vedere i libri di scuola greci o albanesi o dell'ex Jugoslavia, ecco ovunque domina il mito dei malvagi turchi, dell'oppressione turca, è il tipico mito che è stato creato nell'ottocento così come da noi c'era l'oppressione austriaca o il malgoverno spagnolo, quando cioè nell'epoca dei nazionalismi sembrava una vergogna dire che per secoli il nostro paese ha fatto parte di un grande impero multietnico. Ecco, e non eravamo noi a comandare, c'erano degli stranieri che comandavano, ma per secoli invece era stata la normalità. L'impero ottomano è stato il quadro politico, amministrativo, culturale, civile, in cui tanti popoli, popoli musulmani e popoli cristiani, sono vissuti per secoli tutti insieme. e nel complesso scannandosi di meno di quanto non si siano poi scannati non appena la Pax Ottomana è scomparsa. Ecco, per chi vive al di fuori dell'impero ottomano, per chi vive nell'Europa cristiana tra Medioevo e Rinascimento, l'impero ottomano è innanzitutto percepito come qualcosa di altro. come qualcosa di molto diverso da noi esageravano, magari riuscirò anche a spiegarlo, non erano poi così diversi, ma in realtà la sensazione che avevano i nostri antenati era che davvero quello fosse un altro mondo, un mondo pericoloso, un mondo minaccioso, ma anche una specie di specchio in cui andare a verificare quali sono le nostre caratteristiche, chi siamo noi, ecco, guardando gli ottomani capiamo meglio chi siamo noi. e anche in che cosa non siamo contenti di essere fatti in un certo modo. È possibile che gli ottomani siano meglio di noi in certe cose? Ecco, questo tema viene fuori. Naturalmente, come dire, la prima reazione a pelle è invece la paura. Ecco, un grande impero, strapotente, immenso, bellicoso, guidato da sultani a cui i loro sudditi chiedono conquiste, gloria e bottino e questo impero noi ce lo troviamo lì ai confini di casa. Nelle fonti italiane di quell'epoca il tema appunto della minaccia turca è un tema continuamente presente. Vi faccio qualche esempio. Una lettera di Machiavelli, 1521. Machiavelli scrive a Guicciardini È una lettera in cui Machiavelli si lamenta del fatto che a Firenze sono tutti dei perdigiorno, la gente sta sempre a chiacchierare di stupidaggini. Non c'è cosa così scema che i fiorentini immediatamente non ci si attacchino e non comincino a chiacchierare di quello, in pubblico, ai crocicchi, nei negozi, al mercato. Di cosa parlano questi fiorentini che perdono il loro tempo, dice Machiavelli? Sul diluvio che deve venire. e cioè arriverà un diluvio universale vedendo come vanno male le cose è probabile che arrivi prima o poi o sul turco che deve passare cioè il turco che attraverserà il mare e verrà a invadere E se fosse bene fare la crociata in questi tempi, voi direte 1521 le crociate ma non erano finite tanti secoli prima, sì per i nostri manuali erano finite, ma nella mentalità collettiva. non erano mica finite. La gente del 400, del 500, ancora del 600, sente in realtà molto fortemente di vivere in un mondo dove ci siamo noi e ci sono loro, ci siamo noi e ci sono gli infedeli, ci siamo noi e ci sono i nostri nemici. E alla fine del 500, che il Tasso scrive, come dire, il suo poema per raccontare di quella volta che tanti secoli fa abbiamo conquistato Gerusalemme, anzi non l'abbiamo conquistata, stata, l'abbiamo liberata, no? Ecco. E quindi non ci deve stupire che la brava gente ancora nel Cinquecento parli della crociata, salvo che adesso la crociata, prima di pensare a Gerusalemme, c'è un problema più grosso e cioè fermare i turchi, fermare gli ottomani. Quindi dice Machiavelli a Guicciardini, tutta questa gente, tutte queste chiacchiere, insulse, non puoi stare in mezzo alla gente senza sentire parlare di queste stupidaggini. Il turco, la crociata... e simili novelle da pancacce, chiacchiere da osteria, cioè l'osteria c'è il tavolone, c'è la panca, tutti sono utili a bere, di cosa parlano? Del turco. Sempre Machiavelli, Mandragola, la grande commedia di Machiavelli, in un dialogo della Mandragola c'è un dialogo Fra una donna e un frate. Avete presente il ruolo dei frati nella società italiana del medioevo del Rinascimento? Il frate è persona di famiglia, il frate non è un monaco che se ne sta chiuso nel monastero a pregare, il frate è uno che va in giro, che va per strada, che entra nelle case, che dà buoni consigli. Quindi già dal tempo del boccaccio il frate è uno che a volte alle donne dà troppi buoni consigli per cui i mariti è meglio che facciano attenzione e questo è il frate della mandrava. che chiacchiera con appunto una signora la quale una delle grandi preoccupazioni della signora questo personaggio della mandragola è appunto credete voi che il turco passi quest'anno in italia se voi non fate orazione si fede mia dio ci aiuti io ho una gran paura di quello impalare Perché siccome i supplizi degli altri sembrano sempre più terribili dei nostri, in tutta la cultura occidentale ci sono tutta una serie di paure, barra scherzi, gomitate. sottintesi sul fatto che il supplizio principale, il supplizio infamante per i criminali che se lo meritano nell'impero ottomano consiste per l'appunto nell'impalarli. Ovviamente il fatto che da noi la gente venga bruciata viva sul rogo o come dire fatta a pezzi sulla ruota, noi siamo gente civile, loro invece impalano e questo li rende particolarmente terribili. Ma io vi ho citato Machiavelli, ma in realtà questi sono temi che almeno in città non si possono riconoscere. in certe zone d'Italia hanno una loro lunga durata, magari non più nell'attualità, ma nella memoria collettiva. Basta pensare ai martiri di Otranto, per esempio, ecco. Ma un altro esempio ancora più interessante, secondo me. Siamo nel 1944. Siamo nel Friuli, occupato dai nazisti, percorso da truppe naziste che non sono soltanto tedesche, ci sono anche reparti reclutati in Oriente, cosacchi, mongoli. È una stagione particolare. particolarmente efferata, e in Friuli, nel Friuli del 1944, un giovanotto di Belle Speranze, che si chiama Pierpaolo Pasolini, scrive un dramma in friulano. in cui racconta la tragedia del Friuli appunto occupato da sanguinarie milizie straniere. Il tema ovviamente è il presente, è il 1944, ma è tutto raccontato in forma travestita, perché il dramma di Fasolini si intitola I Turks dal Friuli, I turchi in Friuli, e racconta di quando al tempo della Repubblica di Venezia i turchi che erano lì, erano lì in Croazia. in Slovenia, in Istria, a due passi ecco, e non ci mettevano niente a lanciare scorrerie verso il Friuli. E Pasolini che era, come dire, vicino a casa nella chiesa di Casarsa, poteva leggere una lapide in memoria della grande scorreria turca in Friuli del 1499. Ora, fin qua, se fosse solo questo, sarebbe, come dire, un aspetto interessante del modo di pensare dei nostri antenati di quei secoli lontani, ma sarebbe anche tutto, come dire, abbastanza unilaterale. Il punto è che però... invece nella nostra letteratura, nelle testimonianze di quell'epoca, affiora anche, come vi dicevo, il fatto che l'impero ottomano è però anche una specie di punto di riferimento per discutere, magari in modo satirico, anche delle cose che non vanno a casa nostra. Cosa voglio dire? Voglio dire che Chi vuole criticare certi aspetti della civiltà occidentale o italiana o cristiana, loro avrebbero detto cristiana, ecco, noi cristiani. Può fare quello che fa per esempio Guicciardini, sempre lui, il quale a un certo punto nei suoi ricordi comincia a discutere su una cosa che vi sorprenderà, e cioè come è male amministrata la giustizia in Italia e che i processi non finiscono mai e che si spendono un sacco di soldi in avvocati. E Guicciardini dice Io credo che alla fin fine è quasi meglio la giustizia dei turchi. E cosa consiste la giustizia dei turchi? Consiste nel fatto che i turchi, benché naturalmente oltre alla sharia, che è comunque il punto di... la base diciamo, benché per esempio il sultano solimano il magnifico che noi chiamiamo così, ma che i turchi chiamano suleiman kanuni, il legislatore, dove kanuni viene da canone, è una parola nostra. nostra latina ecco benché il sultano solimano per esempio abbia emanato leggi ecco però in realtà non c'è nell'impero ottomano un'amministrazione della giustizia complicata come in occidente in occidente hanno riscoperto il diritto romano c'è una serie di regole e di procedure molto precise molto complicate non si può fare niente senza gli avvocati senza convocazioni riconvocazioni rimandi ritardi e così via memoriali scritti nell'impero ottomano non c'è c'è una classe di avvocati, non c'è una classe di giuristi, se non in quanto specialisti del Corano. E tipicamente il giudice nell'impero ottomano è uno specialista del Corano. il quale, quando tu hai una lite, vai da lui, col tuo avversario. Ognuno spiega a parole qual è il problema e il Kadhi, in base alla sua esperienza del Corano e quindi della giustizia divina, decide chi ha ragione. E Guicciardini dice Avete presente noi che ci vogliono anni e anni? Allora, io credo che sia meglio perdere un processo in un giorno piuttosto che vincere dopo dieci anni. E poi, ammettiamo pure che il Cadi giudichi proprio completamente a casaccio. Vuol comunque dire che una sentenza su due sarà giusta. E dice Guicciardini, non sono mica tanto sicuro che da noi siano di più le sentenze giuste comunque alla fine. E insomma, ora, sta scherzando. Però c'era anche chi nel nostro mondo ci stava così male che, senza avere un'esperienza diretta di che cos'era la vita nell'impero ottomano, però comunque, come dire, a livello di battuta, ma non solo di battuta, l'idea, beh, probabilmente si starebbe meglio se ci fossero loro. Ecco, questa cosa ogni tanto ha legge, eh. Anche quella non è quella grande novità, sapete che anche nel tardo impero romano e al tempo delle invasioni barbariche nel mondo romano ci sono intellettuali che dicono ragazzi fatti due conti rispetto a come fa schifo il nostro mondo, come corrotto. ingiusto, eccetera, ma si starebbe meglio dai barbari, tutto sommato. E così, e così, all'epoca del grande confronto fra il mondo cristiano europeo e l'impero ottomano, noi troviamo, per esempio, ecco, una testimonianza di un cronista bolognese del Cinquecento. Bologna è sotto dominio papale, stato pontificio. E ci sono sovversivi che non amano il dominio papale e che tramano per sfuggire, per liberare la città e ovviamente vengono acchiappati e processati e condannati a morte. E un cronista bolognese racconta appunto di uno di questi sovversivi che sta per essere impiccato davanti al governatore papale e le sue ultime parole sono Vorria piuttosto il governo del turco che quello dei preti. Naturalmente anche qui è un estremo, il governo dei preti fa talmente schifo che perfino quello del turco sarebbe meglio. Non è un grande elogio, ma comunque il punto di riferimento è quello. Tra l'altro il cronista commenta. La frase era stata detta in faccia al governatore papale, no? E il cronista commenta, ben avea razon, ma non dirlo a lui. Se poi noi ci spostiamo da quell'Italia centrale, a centro-centrionale, nel caso di Bologna, dominata da un governo pontificio che molto presto ha cominciato a essere percepito come particolarmente oppressivo e corrotto, se ci spostiamo in un luogo dove la... tradizione politica italiana era tutta diversa, Venezia, Venezia che riuscirà a restare una repubblica indipendente fino all'arrivo di Napoleone, Venezia che oggi noi mitizziamo anche, la serenissima, comunque una grande tradizione politica. oltre che militare naturalmente, ma anche a Venezia ci sono gli scontenti, perché Venezia comunque è una società profondamente ingiusta, dove governano i patrizi e se non appartieni a quella cerchia di famiglie non conti niente, e dove le disuguaglianze economiche sono fortissime, e allora in quella Venezia dove ogni tanto sui muri di notte qualcuno scrive Venezia matta, la giustizia hai disfatta, e in quella Venezia ci sono gli scontenti. circolano ogni tanto canzoni o poesie rivoluzionarie, diciamo così, antigovernative. Ce n'è una che si chiama Il lamento dei pescatori veneziani, che in sostanza dice che questo mondo è in mano ai tiranni, Venezia compresa. Questo mondo è oppresso, ingiusto, ma Dio non sopporta i tiranni, non li sopporta troppo a lungo e si sta preparando a far giustizia, a farli cadere i tiranni e lo strumento di Dio per far cadere i tiranni sarà il Turco, sarà il Gran Sultano. che verrà e gli porterà via tutto quello che loro hanno portato via a noi. Per far giustizia, Turco è un gran soldato. Questo gli prende quello che loro hanno preso. Dopodiché loro dall'altra parte, loro a Costantinopoli, loro nei Balcani, in Nordafrica, in Medio Oriente, alla Mecca, loro, loro, intanto dire loro diventa difficile perché appunto... C'era ben poco in comune fra un pescatore greco, un montanaro serbo, un beduino arabo, un contadino del Maghreb, salvo che erano tutti sudditi del sultano, tutti sudditi del greco. il Gran Signore, come veniva ufficialmente chiamato in Europa, anche negli altri paesi europei, in Inghilterra, in Francia, lo chiamano il Gran Signore, in italiano o in veneziano probabilmente, ecco, no? Certo sono molto diversi. diversi. Poi ci sono gli ottomani veri, chi sono gli ottomani veri? Sono l'elite di Costantinopoli, sono quelli che dalla capitale governano questo immenso impero, che parlano una loro lingua tutta speciale, che è turco come base, ma pieno di parole arabe, pieno di parole persiane, pieno di raffinatezze, hanno una loro letteratura particolare, perché nel palazzo del sultano tutti scrivono poesie, compresi i sultani, in questa lingua di corte raffinate. raffinatissima e questa elite che non si considera turca. Poi vedremo che avevano anche delle ragioni speciali per non considerarsi turchi, però per loro, loro erano gli ottomani, loro erano davvero i servitori della dinastia ottomana, per loro i turchi erano i contadini dell'Anatolia, e cioè una popolazione fra le più rozze di tutto l'impero. Gli ottomani da Costantinopoli cosa vedevano? E vedevano che loro erano il centro del mondo, naturalmente. Ed erano il centro del mondo per due buoni motivi, diversissimi fra loro. Uno, che quell'impero... rappresentava gran parte del mondo musulmano e quindi della vera religione, gran parte della Ummah, della comunità dei credenti, era inclusa nell'impero ottomano. Naturalmente siccome c'è sempre qualcosa che fa saltare i conti, c'erano anche i persiani. C'erano i persiani eretici, sciiti, con i quali si era continuamente in guerra, però appunto erano eretici fondamentalmente. I veri musulmani stavano nell'impero. L'impero era l'impero. impero ben protetto, mentre fuori era il mondo della guerra, l'impero era la comunità ben protetta dei credenti, incentrato politicamente su Costantinopoli ma simbolicamente sulla Mecca, di cui ripeto il sultano era il guardiano. Ma non è solo questo però, gli ottomani si sentivano il centro del mondo anche perché loro governavano il loro impero da Roma. Cioè la nuova Roma, naturalmente, Costantinopoli, quella che oggi è Istanbul, ma che per molti secoli era stata considerata dai suoi abitanti la nuova Roma e in realtà la vera Roma. Sapete, prima che il sultano Mehmet II, il conquistatore, nel 1453, prenda Costantinopoli. eliminando definitivamente l'impero bizantino dalla carta geografica e dalla storia, prima di allora per molti secoli Costantinopoli era stata la capitale dell'impero bizantino, che noi chiamiamo così Perché già i nostri antenati del Medioevo, di fronte a questi qua che parlavano greco, facevano un po'fatica a riconoscere che erano romani. Ma in realtà l'impero bizantino è l'impero romano d'Oriente, naturalmente, con la sua capitale in quella Bisanzio che l'imperatore... Costantino, cioè l'imperatore romano più importante della storia, quello che ha fatto riunire la storia romana e la storia cristiana, convertendo l'impero al cristianesimo, bene, Costantino, l'imperatore più importante della storia, aveva trasferito la capitale a Oriente, non più a Roma ma a Costantinopoli, la nuova Roma. E l'impero bizantino era abitato da romani, che parlavano greco e in greco chiamavano se stessi i romani. E siccome anche dal punto di vista religioso i cristiani d'Oriente a un certo punto si sono staccati da quelli dell'Occidente, per tante divergenze specifiche, Adesso non voglio divagare, però accenniamolo fulminamente, quando in Occidente, dopo l'anno mille, si decide che, contrariamente a quello che abbiamo sempre fatto, i preti non devono sposarsi. I cristiani d'Oriente, i cristiani che pregano in greco, cominciano a pensare che gli occidentali si sono messi in testa delle strane idee e che forse non è detto che si debba seguirli in tutte queste innovazioni ingiustificate che stanno introducendo. Quando poi i cristiani dell'Occidente cominciano a dire sempre più forte che il centro della Chiesa Universale è Roma perché lì siede il Papa successore di San Pietro e a Pietro Gesù ha detto tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia chiesa e quindi i Vescovi di Roma cominciano a comportarsi come il vertice di tutta la Chiesa universale e mandare ordini agli altri vescovi, anche lì i vescovi dell'Oriente cominciano a pensare che gli occidentali, i latini, effettivamente hanno un po'perso la testa e le relazioni fra le due Chiese, quella greca e quella latina, si interrompono e a maggior ragione la nuova Roma si convince sempre di più di essere la vera Roma. Perché la Roma vecchia, ecco, ha degenerato. Bisogna vedere gli scrittori bizantini con che disprezzo dicono appunto la Roma vecchia, in greco naturalmente. Noi siamo Roma. E allora che cosa succede? Succede naturalmente che poi la nuova Roma viene conquistata dagli ottomani. E il sultano Mehmet II prende possesso della nuova Roma, ovvero di Roma, per quel che risulta. Certo, sanno benissimo che ce n'è un'altra, che ce n'è un'altra importantissima, sogneranno per secoli di conquistarla, ne parliamo poi fra poco, ma intanto quella che abbiamo a noi è la nuova Roma ed è la più importante. Il sultano, prima di conquistare Costantinopoli, aveva molti titoli. Appunto, era il sultano. che è un titolo che designa semplicemente il potere, in senso anche laico, ma era anche il califo, che invece è una parola araba che di laico non ha niente, perché il califo vuol dire il successore, il successore del profeta. Ed era il Khan. Perché i turchi in realtà, come dire, in origine erano dei nomadi delle steppe asiatiche, con un modo di vita e anche una lingua imparentati con quelli degli antichi unni e dei mongoli e così via, popolo di nomadi, popolo abitato. abituato a spostarsi, ecco, di questo gli ottomani del 400 o del 500 avevano ancora un ricordo, sì, avevano ancora un ricordo. Quando voi andate a Istanbul a visitare il palazzo di Topkapi, il palazzo del sultano, vedrete che il palazzo del sultano non è in nessun modo un palazzo come lo si intendeva in Occidente, ma è un insieme di padiglioni. Cioè un insieme di tende, di pietra naturalmente, di pietre, piastrelle e così via, ma è un accampamento fondamentalmente come modello mentale. E ancora in piena età moderna, quando un sultano deve consultare i suoi ministri e i suoi generali per qualcosa di particolarmente delicato, organizza una riunione del governo, un divan si chiama, che si chiama il divan a cavallo. E si devono trovare tutti a cavallo e a cavallo discutono, come un'orda di nomadi che appena presa la decisione è pronta a mettersi in movimento. Aspetti simbolici, ma che la dicono lunga su come gli ottomani conservassero un ricordo delle loro origini lontane, di popolo nomade, asiatico, e quindi Khan. Ma il sultano, califo e Khan... Nel momento in cui ha conquistato Costantinopoli, scopre di essere imperatore di Roma e prende un nuovo titolo che si aggiunge agli altri, Kaiser Irum, Cesare di Roma. E la chiesa greca locale gli dice, certo, certo, tu sei Cesare, tu sei l'imperatore romano, dato che ci hai garantito libertà religiosa, finanziamenti e così via anche a noi cristiani, cosa che quegli occidentali latini forse non avrebbero fatto, di loro è meglio non fidarsi, ecco, e invece tu, tu il sultano, sei il Cesare di Roma. E quella che in turco parlato si chiama Istanbul, nei documenti ufficiali dell'impero fino al 1918 continua a chiamarsi Costantinopoli. Costantinopoli la protetta. Dopodiché, come vi dicevo, l'impero ha questa caratteristica che può sembrare contraddittoria, in fondo lo è. Da un lato, appunto, è l'impero dei credenti, è l'impero musulmano. Nei documenti ufficiali, quando si parla della flotta ottomana, si dice la flotta musulmana. Noi siamo l'Islam. Però metà degli abitanti dell'impero sono cristiani. Tutti i Balcani, la Grecia e anche una fettina non indifferente sono ebrei. E tutti loro hanno dei diritti, una certa autonomia giuridica e il diritto con dei limiti di praticare la loro religione, che ovviamente è una religione inferiore all'Islam, dato che l'Islam è venuto dopo proprio per correggere gli sbagli dei cristiani. e degli ebrei, ma comunque anche loro hanno avuto il libro e anche loro hanno qualcosa di vero nella loro fede e anche loro comunque credono nel vero Dio e quindi nell'impero dell'Islam hanno diritto di avere le loro chiesi, i loro monasteri, i loro preti, i loro vescovi e di praticare la loro religione, purché non suonino le campane. Perché il panorama sonoro invece deve essere libero per il richiamo del muezzin, per il richiamo della preghiera. E il suono delle campane è davvero una cosa troppo aliena per tollerarla. Ma per il resto, appunto, i cristiani sono tollerati. gli ebrei sono anche più che tollerati. Lo si dota in modo particolare tra la fine del Medioevo e la prima età moderna, quando la situazione degli ebrei nell'Occidente cristiano invece va peggiorando pesantemente. Sapete che la storia dell'antisemitismo nel mondo cristiano è una storia che conosce molte oscillazioni. Non ce n'è quasi traccia nell'alto medioevo. Gli ebrei vivono nel mondo cristiano senza particolari limitazioni, certo guardati con un po'di diffidenza, ma protetti dalle autorità. E poi invece è una di quelle cose che fanno un po'impressione, la società medievale dopo il mille diventa sempre più evoluta, sempre più sofisticata, sempre più colta, sempre più ricca e sempre più intollerante. Come sarebbe bello se i percorsi storici invece non fossero, fossero più coerenti, invece no, il mondo della fine del medioevo, l'Europa della fine del medioevo che è un'Europa straordinariamente ricca, complessa e colta, è diventata decisamente antisemita, tanto che da molti paesi europei gli ebrei vengono espulsi. In particolare c'è un anno che da questo punto di vista fa veramente impressione per come, come dire, un singolo anno può assumere una valenza simbolica. Lo stesso anno che nei vecchi manuali veniva presentato come la fine del medioevo, il 1492, quando Colombo scopre l'America. è l'anno in cui i re cattolici espellono gli ebrei dalla Spagna e da tutti i possedimenti spagnoli, quindi Italia Meridionale e così via. Nel 1492 il mondo ebraico è attraversato dallo sgomento per la cacciata delle numerosissime e prospere comunità ebraiche della Spagna. Dove andranno? Dove andranno? Beh... Ci arrivavano anche da soli, ma in ogni caso dagli ebrei all'estero gli arrivano i consigli. Gli ebrei di Salonico, grande comunità ebraica dalla grande storia, gli ebrei di Salonico che vivono pacifici sotto il dominio ottomano, scrivono agli ebrei di Spagna dicendo venite qua. E'una terra posta sotto lo sguardo clemente di Dio e dove non manca nulla. Ed effettivamente molti ebrei spagnoli vanno in Marocco, vanno in Nordafrica, moltissimi vanno nell'impero ottomano. E il sultano ottomano, Bayezid II, in quel momento pare abbia detto, ma io credevo che Ferdinando re di Spagna fosse un uomo intelligente. Mi stupisco che mi manda tutta questa gente utilissima, banchieri, mercanti, gente di cui c'è un gran bisogno qui da noi e gli spagnoli li cacciano via, è proprio difficile capire quella gente là dell'Occidente, insomma, ecco. Certamente non dobbiamo idealizzare la tolleranza ottomana. Cristiani e ebrei sono sudditi di serie B, pagano più tasse degli altri, hanno meno spazio negli incarichi amministrativi e di potere e così via, però vivono con una libertà che in Occidente ormai è una prospettiva sparita. Ci sono poi esempi specifici, se vogliamo. La fine del Medioevo è il momento in cui in Occidente l'ostilità contro gli ebrei porta alla nascita di quelle leggende che poi si trascineranno per secoli, facendo anche delle vittime ogni tanto, la leggenda del sangue, la leggenda secondo cui gli ebrei praticano certi riti per cui rapiscono bambini cristiani e poi li uccidono e con loro sangue e con le ostie consacrate. celebrano dei riti, queste accuse di questo tipo contro gli ebrei circolano occasionalmente nell'Europa del 400, del 500 e in qualche caso ci sono anche processi e gente che finisce molto male in seguito ad accuse di questo tipo. Nell'impero ottomano il medico del sultano Solimano che è un ebreo spagnolo, non sono soltanto mercanti, banchieri, ma quasi tutti i grandi medici di Costantinopoli sono ebrei scappati dalla Spagna, ecco. E uno di questi ebrei è il medico del sultano Solimano e lo convince a emanare un editto in cui il sultano dichiara ufficialmente che questa storia degli ebrei che ammazzano i bambini e usano il loro sangue è un'invenzione ed è vietato crederci. Cos'altro vedono da Costantinopoli i Pasha, il Gran Vizir, i Generali, i Cortigiani, gli Eunuchi del Sultano, il Sultano stesso, la sua numerosissima famiglia? sultano ha tante donne, mogli, concubine, schiave e tanti figli che sono tutti buoni, sono tutti legittimi, la famiglia è molto più libera come gestione di quanto non sia in occidente dove si fa una differenza nettissima tra chi è nato da un matrimonio legittimo e chi è nato fuori dal matrimonio. Non è né meglio né peggio, è diverso, è una cultura diversa. Quella dell'Occidente è una cultura che ha una fortissima impronta giuridica, il diritto romano, il matrimonio come cosa legalmente riconosciuta e ha anche una fortissima spinta religiosa a valorizzare... il matrimonio e invece guardare male i rapporti sessuali al di fuori, questo però significa che in occidente appunto chi è nato fuori dal matrimonio e sono tantissimi ha meno diritti degli altri, nel mondo ottomano non c'è niente. niente del genere, quel che conta è che è mio figlio, dice il padre e quindi il sultano ha tanti figli e essere figlio di una schiava non è diverso da essere figlio di una donna legittimamente sposata, al di là del fatto che nessuno impedisce al sultano, se si innamora davvero di una schiava, di liberarla e sposarsela, come fa Solimano per esempio con la sua favorita Hurrem. E dunque, questa élite che governa l'impero sa di dipendere totalmente dalla volontà del sultano, perché il sultano ha un potere assoluto, come avevano prima di lui gli imperatori bizantini, e tutti quelli che lo servono sono al suo servizio totalmente. Il sultano ha potere di vita e di morte su chiunque. Il sultano può far uccidere un suo ministro senza bisogno di giustificazione. Ovviamente qui uno dice, beh, tutto sommato l'Occidente dove succedeva di tutto, però c'era comunque una certa attenzione a procedure giuridiche, processi, condanne, anziché l'arbitrio puro e semplice e spudorato del potere, beh era un mondo diverso. Ma perché vi dico questo? Perché l'élite di Costantinopoli è un'élite che viene costantemente rinnovata. Il sultano sceglie continuamente con la massima libertà gli uomini che vuole favorire, che vuole far andare avanti, che vuole far andare avanti. le far diventare ricchi e potenti, salvo che quando poi muoiono le loro ricchezze le confisca e se le riprende, in base fra l'altro al sano principio che tanto hanno rubato tutto. Rubano tutto anche i ministri e i principi in occidente naturalmente, ma in occidente esiste una nobiltà, esiste una cerchia di grandi famiglie strapotenti che si trasmettono di padre in figlio, di nuovo regole, leggi, procedure codificate, l'eredità. il figlio legittimo, tutto questo si trasmette di padre in figlio e quindi in occidente la società tra medioevo ed età moderna è dominata da una nobiltà di nascita e di sangue, orgogliosissima, convintissima di essere superiore alla plebe e questa è una cosa che plasma proprio la mentalità collettiva. Nessuno dei nostri antenati in quei secoli avrebbe avuto il minimo dubbio sul fatto che certo ci sono i nobili ed essere nobili significa appartenere a un'elite ereditaria di nascita, di sangue, che merita di comandare, di governare e così via. Nell'impero ottomano non esiste niente del genere. Nessuno diventa così ricco, così potente da poter poi trasmettere ai suoi discendenti una ricchezza e un potere tali da poter condizionare il potere del sultano. Davanti al sultano sono tutti uguali, tutti livellati, ricchissimi e poverissimi. Questa cosa i nostri antenati europei, occidentali, la percepiscono. Questi qua non hanno il concetto di nobiltà di nascita. Che barbari, selvaggi proprio, gente incomprensibile. Queste cose si leggono nelle relazioni dei baili veneziani, per esempio, no? Che tornano a Venezia e devono spiegare ai senatori allibiti che razza di gente sono gli ottomani, per l'appunto. Questo è un nemico, dicono, che non ammette... anzi no, questo qua è il comandante... comandante della flotta veneziana a Lepanto, Sebastiano Venier, il quale poi nella sua relazione sulla vittoria si sofferma sul fatto del grande sacrificio che ha fatto lui andando a combattere questo nemico che è un nemico che in fondo è disonorevole combatterli perché loro non hanno dei nobili e è un nemico che non ammette conti né cavalieri né gentiluomini ma solo mercanti. Il disprezzo con cui un patrizio veneziano parla dei mercanti, naturalmente. Un aspetto collaterale di questo è che mentre in Occidente è completamente ovvio che se tu sei il figlio di un duca o di un principe o di un grande nobile, fin da ragazzino cominciano ad arrivarti incarichi, onori, benefici, nomine, ministeri o cardinalati e così via, e questo è considerato del tutto ovvio da tutti, nell'impero ottomano, È molto forte la sensazione che anche l'uomo ricco e potente che è arrivato al vertice non si può permettere di mandare avanti suo figlio solo perché lui, il padre, è un uomo ricco e potente. Alla fine del Cinquecento per la prima volta è che di nuovo Marcantonio Barbaro, dopo Lepanto, che dice io in questi anni ho visto per la prima volta qualche caso in cui il figlio del gran figlio di Marco, un figlio del gran vizir o di un pascià importante, è stato nominato già da giovane governatore di una piccola provincia, ecco, proprio così, per fare un favore a suo padre. E ho visto che tutti criticavano. È una cosa che finora nell'impero non succedeva e che scandalizza. Naturalmente anche qui, capite, l'ho detto già, sì, un po'l'ho detto, ma ripetiamolo. A noi può sembrare infinitamente più simpatica una società in cui c'è mobilità sociale, in cui il merito viene riconosciuto e premiato, come si dice da noi adesso, ecco, ma dove comunque effettivamente... dove comunque effettivamente... Non c'è nessuno o quasi nessuno che arrivi ad avere incarichi importanti se non perché se li hai guadagnati effettivamente. Naturalmente l'altra faccia della medaglia è precisamente il fatto che il potere del sultano è un potere assoluto e che il sultano può far strangolare chiunque e nessuno gli può dire niente. Mentre invece in Occidente questa nobiltà parassitaria che occupa di diritto gli uffici, che incassa pensioni, regali, donativi, stipendi, che prospera e ingrassa sulle spalle del popolo, però questa nobiltà è anche un limite al potere del sovrano, il quale trovandosi di fronte è un po'la stessa cosa se volete della Chiesa, anche la Chiesa con le sue ingerenze, con la sua volontà di esercitare un potere nella storia d'Europa, la Chiesa è comunque un limite all'assolutismo, qualunque sovrano europeo sempre da Costantino, poveretto in poi, punto dirsi sì ma i vescovi cosa dicono? Il sultano questo non lo deve fare. Nel mondo islamico una chiesa organizzata, strutturata non c'è, un clero che si consideri a parte rispetto alla società laica non c'è, ecco quindi come dire, se non altro riconosciamo delle differenze profonde, ecco, nello sviluppo storico delle nostre società occidentali e delle società invece dell'impero ottomano. Dopodiché questo fatto della mobilità sociale però te lo ritrovi ovunque, tutti i volti a guardare. Cosa succede per esempio quando nella guerra permanente che si combatte in mare, perché magari per terra ci può essere la pace, ma in mare quando una nave cristiana e una nave musulmana si incontrano, molto spesso, non si fanno mica tante storie, il più forte prende il più piccolo e riduce in schiavitù. quelli che ci sono a bordo, i cristiani, i cavalieri di Malta o i cavalieri di Santo Stefano che partono da Livorno. quando catturano una nave ottomana, tutti i musulmani e gli ebrei che ci sono a bordo li mettono in catene al remo, e lo stesso fanno i corsari barbareschi quando catturano una nave cristiana. Dopodiché, nell'impero ottomano succede una cosa che invece nell'Occidente cristiano non succede. Nell'Occidente cristiano un turco, come dicono loro, o un moro. che è stato catturato e messo al remo, rimane al remo finché non è troppo vecchio per remare. Poi per carità, quando è troppo vecchio per remare, in genere lo mettono in un ospedale, gli passano la minestra lo stesso, ma comunque non c'è modo di uscire da quella situazione. Sulle galere dei corsari barbareschi o del sultano ottomano, il prigioniero cristiano, che dopo aver fatto i suoi conti, decide di convertirsi all'Islam, viene liberato e se vuole arruolarsi, si può arruolare, e se è uno in gamba, fa carriera. Questi rinnegati, come li chiamano gli altri cristiani che sono rimasti fedeli e che si cerca in tutti i modi da noi alla popolazione di instillare la ripugnanza per i rinnegati, ecco che cosa orrende, il rinnegato è il peggio che ci è. sia, ha rinunciato alla vera religione per i suoi sporchi interessi personali, in realtà questi rinnegati sono, come dire, un lievito presente nell'impero ottomano senza il cui quale le flotte del sultano e dei barbareschi sarebbero state molto meno efficienti e pieno di raiz comandanti di galera e di ammiragli barbareschi ottomani che in origine erano marinai cristiani pescatori cristiani catturati in mare e che dopo essere stati messi al remo hanno già pensato bene e hanno deciso di fare il gran salto e si sono convertiti arrivano al vertice perché di nuovo in quell'impero il sultano Il sultano promuove chi vuole, non deve rendere conto a nessuno e se c'è uno in gamba fa la sua carriera. E così il pescatore calabrese catturato in mare dal remo passa a diventare marinaio sulla galera e poi siccome è in gamba diventa raiz e poi siccome è molto in gamba il sultano lo nomina pascià di Algeri e comandante della squadra di Algeri. poi partecipa alla battaglia di Lepanto e lì è l'unico tra i comandanti ottomani che se la cava discretamente e che riesce a tornare a casa riportando sane e salve le sue galere, mentre tutti gli altri sono stati sbaragliati. sultano decide di nominarlo comandante in capo della flotta ottomana, si chiamava qualcosa come Giovanni Galeni o Dionigi Galeni, ma soprannominato Ucciali, che vuol dire il tignoso, ma quando il sultano lo nomina comandante in capo della flotta ottomana gli cambia anche nome, Kiliç Ali, Ali la sciabola, e Kiliç Ali, cioè il pescatore calabrese Giovanni Galeni, per molti anni a Costantinopoli, come dire, dire, comanderà la flotta del sultano diventando straricco, tanto quando muore il sultano confisca tutto, quindi gli permette di diventare straricco e noi abbiamo di nuovo gli ambasciatori veneziani i quali questo personaggio devono fare i conti, lo incontrano, ci parlano e quando scrivono a Venezia dicono certo che è dura, è dover discutere con uno così, un poveraccio qualunque, adesso è diventato l'ammiraglio. Di chi lì c'è lì, c'è uno di questi veneziani che dice, ah per il resto è uno che sa vivere, non si nega nessuno di quei piaceri che sogliono avere i giovani e dice che di due cose non tiene conto. degli anni che ha e dei denari che spende. Vabbè, mi sono dilungato su di lui, anche perché se andate a Isola Caporizzuto, di cui era originario, troverete il suo busto nella piazza del paese, piazza Uruccia lì. Dopodiché, Questo è un caso specifico, ma di fatto è un'altra dimostrazione di come in quell'impero l'apertura al talento ci sia davvero. E oggi siamo arrivati al punto che gli storici turchi nei congressi internazionali cominciano a chiedercelo, ma come mai queste persone, se fossero rimaste da voi, credete che avrebbero fatto quella stessa carriera? Stiamo facendo lunga, avviciniamoci un po'a concludere. Proviamo ancora a fare un ritratto del mondo dei veri ottomani, e quindi non il pescatore greco o il contadino dell'Anatolia, ma il gran signore che sta a Costantinopoli e partecipa alle grandi decisioni insieme con il sultano. Questa élite è assolutamente eccezionale da un altro punto di vista ancora. perché quasi tutti i pasciai, i ministri, i comandanti dei Giannizzeri, gli stessi gran visir, per gran parte della storia ottomana, non sono nati musulmani ma sono nati cristiani e sono entrati al servizio del sultano attraverso una procedura assolutamente particolare. Nell'impero ottomano è in vigore questa prassi Per cui periodicamente, ogni qualche anno, una commissione di ufficiali dei Giannizzeri attraversa le province cristiane dell'impero, quindi i Balcani fondamentalmente, di villaggio in villaggio, con l'incarico di farsi presentare i ragazzini, all'inizio i bambini proprio, poi col tempo li prendono più grandi, farsi presentare i bambini e quando ne viene fuori uno che ha l'aria particolarmente in gamba, sveglio, intelligente... persona adatta, ecco, allora questo lo prendiamo. Attraversano i Balcani, racdunano centinaia se non migliaia di ragazzini molto promettenti, tutti cristiani, la giustificazione ufficiale è che in teoria i sudditi cristiani non hanno il diritto di opporsi a nessuna decisione. del sultano, il sultano tollera la loro presenza nell'impero e mentre un suddito musulmano non può essere ridotto in schiavitù, in teoria un suddito cristiano si dice non si può opporre. In realtà poi si deve molto discutere su, come dire, l'impatto sociale di questa prassi, che si chiama in turco il devshirmel, la raccolta. Se ne deve discutere perché da un lato è ovvio che, come dire, l'impatto emotivo su una famiglia, del fatto che ti portano via un ragazzino, è certamente pesante e non a caso le istruzioni per queste commissioni della raccolta dicono non prendete i figli uomini. unici, non prendete i figli di madre vedova, non prendete i figli dei preti, sono tutti ortodossi, cristiani, quindi i preti sono sposati naturalmente, il che vuol dire che ci vuole una certa cautela. D'altra parte noi sappiamo che i sudditi bosniaci del sultano, che sono gli unici abitanti musulmani della zona balcanica. A un certo punto chiedono al sultano che prendano anche i loro bambini, perché noi no? E questo ci dice che appunto nelle condizioni di quel mondo, il trauma del fatto che ti portano via un bambino può essere largamente corretto dal destino che lo aspetta. Perché cos'è che succede? Succede che questi bambini arrivano a Costantinopoli, vengono esaminati, dopodiché, vabbè, la maggior parte dei bambini parte non sono niente di eccezionale. Allora questi vengono, come dicono in tono sprezzante quelli dell'elite, dati al turco, cioè li mandano in Anatolia a vivere qualche anno nelle famiglie famiglie dei poverissimi contadini turchi dell'Anatolia. Lì vengono allevati, imparano a faticare, a lavorare duro, non si sa come si convertono tutti all'Islam, su questa cosa non si insiste troppo però il taglietto glielo fanno a tutti, e quando sono cresciuti tornano a Costantinopoli ed entrano nel corpo dei Giannizzeri, cioè nel corpo scelto di fanteria dell'esercito del sultano. I Giannizzeri che formano e formeranno sempre fino alle grandi riforme ottocentesche, il nucleo più agguerrito dell'esercito ottomano, sono tutti bambini cristiani che sono stati prelevati con questo sistema. Quelli meglio sarebbero sprecati a fare i giannizzeri, entrano al palazzo imperiale. Il sultano è sempre circondato da una moltitudine di paggi, paggetti, ragazzini che sono arrivati a Costantinopoli attraverso la raccolta. Anche loro non si sa come diventano tutti musulmani, su questo le fonti sono pochissimo eloquenti, insomma. Vengono allevati sotto gli occhi del sultano, molto presto il sultano ne trova qualcuno particolarmente in gamba o che gli piace molto, se li tiene vicini, se li educa lui. lui personalmente, se li porta anche a letto, cosa considerata normalissima, dopodiché quando comincia a spuntargli la barba è ora di farli uscire. La maggioranza entrano nella cavalleria della guardia, quindi un corpo militare diciamo d'elite superiore ai giannizzeri. Quelli che il sultano si è allevato personalmente, nel momento in cui escono, diventano direttamente comandante dei giannizzeri, comandante di squadra della flotta. oppure Pasha, e quindi ministro e membro del governo. Fino a buona parte del Seicento quasi tutti i gran vizir e ministri e generali del sultano sono stati selezionati con questa procedura abbastanza pazzesca, devo dire, a pensarla adesso. Ci sono anche conseguenze naturalmente. Dopo la disfatta di Lepanto, uno dei rapporti del bailo barbaro da Costantinopoli è qui, se dovesse succedere qualcosa di grosso, un colpo di stato, se addirittura questo impero dovesse crollare, io sento dire i giannizzeri che dicono, ma in fondo a noi che ce ne frega, tanto noi siamo nati cristiani, ecco. In realtà poi la cosa affascinante è che questi ministri dell'impero islamico conservano le loro relazioni con le famiglie, non vengono troncate, riescono a conservare dei rapporti con le famiglie e ovviamente quando si è arrivato al potere cominci a richiedere i favori, le esenzioni fiscali, le promozioni, gli incarichi per il papà, per lo zio, per il cugino, il gran visir dell'epoca di Lepanto, Mehmet Sokollu. è uno che è stato preso già da ragazzino e che era destinato addirittura alla carriera ecclesiastica, era se non sbaglio un serbo di Bosnia, era già tipo diacono, perché aveva lo zio prete. Invece cambia tutto, lo portano a Costantinopoli, dopo qualche anno è diventato il gran visir, a quel punto fa creare un nuovo patriarcato dei Balcani per lo zio prete, che il sultano promuove, patriarca attualmente. Anche qui gli abbassatori occidentali sono sconcertati da questa cosa, sconcertati e sinceramente umiliati. Tu lo vedi che sono proprio sinceri e loro il mondo lo vedono in un altro modo. Dover negoziare con uno che è figlio di un pastore o di un contadino, chissà di chi è figlio questo qua. E a noi tocca negoziare con loro, gente nata ignobile, abietta, servile. Quelli che ricevono i più alti uffici dal sultano sono in gran parte figli di pastori. E, nota il nobile veneziano, sapete una cosa pazzesca? Non se ne vergognano, anzi a momenti se ne vantano. Devo dire che c'è anche uno di questi ambasciatori veneziani, il Moro, mi pare, no, il Cavalli, 1560, che dice Ma siamo sicuri che non hanno ragione loro? Vedete, qui da noi a Venezia uno non può comandare una galera se non è Patrizio, non può andare a Podestà in un paesino se non è Patrizio. Pensate quanta gente in gamba ci perdiamo. Guardate che ci fregano, eh? Perché loro la gente in gamba invece la vanno a prendere dovunque la trovino. Ma sono voci isolate, è troppo forte da noi la visione, come dire, gerarchica della società. Ultima cosa, e chiudiamo davvero, del loro mondo, abbiamo promesso di parlare un po'del mondo degli ottomani, insomma faccio il possibile, del loro mondo sia degli ottomani sia dei nostri, e in questo davvero si assomigliano molto, fa parte non soltanto una visione come dire razionale, concreta della realtà, politici in gamba questi dell'elite di Costantinopoli naturalmente, però quello è anche un mondo in cui hanno circolazione vastissima le profezie, in cui ci si aspetta, come dicevamo a Chiavelli, il diluvio, ecco, le profezie ci sono, Circolano, circolano fra il popolo che ci crede, magari le elite ci credono un po'meno, però le usano. Le profezie hanno un significato politico. Le profezie e le parole d'ordine che si accompagnano alle profezie. La grande profezia che anima l'impero ottomano quando deve fare la guerra, che anima i giannizzeri quando vanno in battaglia, è la profezia della mela rossa. La mela rossa... che si potrebbe però anche tradurre la mela d'oro, a dir la verità, dice un cronista turco, una voce circola fra il popolo, che i musulmani devono spingere le loro conquiste fino alla mela rossa. Quindi la mela rossa è l'obiettivo finale delle conquiste. dell'espansione dell'impero ottomano e si dice che il sultano abbia visto il profeta in sogno, il profeta Mahometto, il quale gli ha garantito la vostra generazione conquisterà la mela rossa e il mondo intero vi sarà sottomesso. La mela rossa in origine, prima della conquista di Costantinopoli, chi voleva provare a dare un'interpretazione diceva, vabbè è Costantinopoli chiaramente. Poi la prendono a Costantinopoli, però il mondo non è finito, ce n'è ancora tanto da conquistare al di là e la profezia continua a circolare, allora bisogna ripensarci, cos'è mai la mela rossa? Sarà Roma a questo punto, quella vecchia. E quando poi a Roma sorge la cupola di San Pietro, pare che la cosa consolidi l'interpretazione. La mela d'oro, la sfera d'oro, ecco, è quello, è Roma, a meno che non sia Vienna, perché comunque... Lasciamo pure in sospeso, ma sta di fatto che ogni sultano quando prende il potere e siede sul trono, la prima cosa che fa è di andare a salutare i giannizzeri passando davanti alle loro caserme e li saluta con le parole ci rivedremo alla mela rossa. Ma anche in occidente corrono le profezie, non c'è la mela rossa, ma la presenza di questo impero bellicoso proprio di là della porta di casa evidentemente favorisce, come dire, l'immaginazione collettiva e quindi tanto profeti popolari quanto dotti astronomi sono pronti a dire, specialmente dopo che si scatena la riforma protestante, e quindi la cristianità è lacerata, spaccata e la gente ci sta male, e c'è un forte... bisogno tra la gente di pensare che le cose andranno meglio, che si ricucirà questa spaccatura, che usciremo da questa situazione drammatica e allora non mancano i profeti e gli astronomi che dicono sì certo, certo che andrà tutto bene, tranquilli, e andrà tutto bene grazie al sultano, il quale conquisterà il mondo. e poi si convertirà in cristianesimo e quindi a quel punto avremo finalmente la pace sta di fatto queste sono le profezie ma dopo la conquista di Costantinopoli il Papa Pio II scrive al sultano Mehmet il conquistatore una bellissima lettera in cui gli dice ma perché non ti converti al cristianesimo? Guarda che noi ti facciamo imperatore di tutti i cristiani e gli dice il papa saresti adattissimo tutti conoscono la tua devozione religiosa C'è ancora una consapevolezza negli intellettuali tra medioevo e età moderna del fatto che Islam e cristianesimo hanno comunque una radice comune e che pregano lo stesso Dio e quindi è possibile che un Papa scriva al Sultano, nonché Califfo, dicendogli tutti conoscono la tua devozione, la tua pietà, la tua giustizia, che vivi facendo penitenza, insomma, per essere cristiano ti manca solo un po'd'acqua. Quella del battesimo, no? Ecco. Il clima è questo per un po'di tempo, per alcuni secoli. Quando questi due mondi si guardano a vicenda, ognuno convinto in cuor suo di aver ragione, di essere superiore all'altro e che Dio è con noi, però da parte dei cristiani devo dire che con un maggior dubbio che forse invece ci stiamo sbagliando e sono più forti loro. E poi lentamente questa bilancia non è più in pari. Lentamente gli occidentali cominciano ad avere un po'meno paura dell'impero ottomano e meno rispetto e a convincersi sempre più di essere superiori. Ed effettivamente, come dire, col tempo noi vediamo che l'impero ottomano, se ancora nel 600, è ancora in grado di rappresentare una sfida per l'Europa cristiana, però è finita. Le grandi guerre tra fine 600 e inizio 700. quando il principe Eugenio di Savoia sbaraglia più volte i turchi, riconquista l'Ungheria, riconquista Belgrado, lì si vede chiaramente che ormai non c'è più un equilibrio. E gli storici non fanno altro che chiedersi perché esattamente, cosa è successo. Naturalmente una risposta può essere che un equilibrio perfetto non c'era neanche prima. In Occidente, già nel Rinascimento, erano abbastanza convinti che i turchi, gli ottomani, fossero più indietro di noi dal punto di vista tecnologico. Che ci fossero cose che qui si sapevano fare e lì e lì no. In parte noi in questo intravediamo quel pregiudizio contro il modo di vita orientale che poi è sempre stato radicato nella nostra cultura, cioè l'idea che gli orientali sono pigri, non si danno abbastanza da fare, si accontentano troppo, le loro terre non sono coltivate bene e così via. Da un punto di vista strettamente tecnologico alcune cose c'era, perché fa impressione vedere come l'elite di Costantinopoli, quando ha bisogno... di orologi, quando ha bisogno di vetri di una certa qualità, quando ha bisogno di carte geografiche, quando ha bisogno di occhiali, li manda a comprare in Occidente. Tramite Venezia è tutto un flusso di merci, come dire, ad alta tecnologia che arrivano a Costantinopoli. Un'altra cosa impressionante, e qui forse qualcosa di vero c'è sul fatto che c'è una maggiore arretratezza nell'impero ottomano, anche se in quel momento nessuno si accorgeva di questo, è che da loro praticamente non c'è la stampa. Non c'è la stampa che non viene incoraggiata dalle autorità e anzi viene guardata con diffidenza, le autorità religiose sono preoccupate che si possano introdurre degli errori se si stampa il libro sacro e insomma in realtà... la società ottomana rimane legata alla modalità medievale del cronista che scrive a mano, quando ormai in occidente invece qualunque cosa succeda c'è un diluvio di informazione che arriva a tutti, libri, fogli, gazzette, instant book, qualunque cosa, la circolazione delle informazioni in occidente già nel rinascimento ha un livello impressionante e invece in tutto il mondo ottomano questo fenomeno non c'è e questo è qualcosa che... Qualcosa avrà voluto dire, senza dubbio. Che la società ottomana fosse più iniqua di quella occidentale? No, certamente non è così. Anzi, così come non c'era la nobiltà, non esistevano neanche quelle forme di servitù dei contadini che in Occidente, alla fine del Medioevo, cominciano a sparire, ma che riprendono piede in Europa Orientale, invece, per esempio. Ecco, nell'impero ottomano non esiste servaggio contadino. Il che spiega perché, per esempio, Come dire, i contadini di Creta o di Cipro, che erano trattati come servi sotto il dominio veneziano, non vedevano l'ora che arrivassero i turchi a liberarli. Ecco, su questo abbiamo testimonianze infinite. Quello che è certo è che, insomma, progressivamente l'Occidente conosce un tale decollo che il mondo ottomano non riesce a stargli dietro. Bisogna anche tener conto del fatto che il decollo dell'Occidente è poi sempre più guidato dalle grandi potenze atlantiche, dall'Inghilterra, dall'Olanda, prima la Spagna, poi l'Olanda, l'Inghilterra, come dire, il baricentro del mondo si è spostato nell'Atlantico. E l'impero ottomano è come l'Italia, è chiuso dentro il Mediterraneo. Essere chiusi dentro il Mediterraneo nel 600, nel 700 è diventato un handicap, insomma, che paghi. Quello che è sicuro è che gli occidentali non ci mettono niente a, come dire, gli viene naturale evidentemente, appena ci sono i... primi sintomi del fatto che quegli altri sono più arretrati, noi non ci mettiamo niente a dire sì, sono proprio arretrati, sono barbari, sono selvaggi, noi siamo la civiltà e quelli lì sono la barbarie. La cosa si radica fulminante. lineamente. Sono barbari, sono selvaggi, sono umani, d'accordo, però non meritano di essere trattati con le stesse regole giuste che si usano tra popoli civili. Chiudo con un aneddoto che mi ha colpito moltissimo quando l'ho incontrato. Parlavo proprio del principe Eugenio, cioè il grande condottiero al servizio dell'imperatore d'Austria, che tra fine 600 e inizio 700 vince tante battaglie e tante guerre, fra l'altro proprio contro i turchi. chi nei Balcani. Un giorno il principe Eugenio nel suo palazzo di Vienna riceve la visita di una famosa viaggiatrice inglese, Lady Mary Worthley Montague, la quale è una di queste inglesi che vanno in giro per il mondo, conoscono tutti, scrivono poi le loro relazioni di viaggio e Lady Mary viene portata a visitare la biblioteca del principe Eugenio e un amico del principe le fa vedere dei bei volumoni sull'arte della guerra e le dice sono rilegati in pelle di giannizzero. E il principe Eugenio sorride e Lady Mary, nel suo memoria, dice, ha uno scherzo veramente elegante. A noi magari fa un po'un altro effetto, ma è un bell'indizio, appunto, di come ormai gli occidentali avessero deciso che quello era un altro mondo e non meritava di essere trattato con le stesse regole, appunto, che si usano fra popoli civili. Grazie.